LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XIV: TOUR DE SUISSE 2012
Dopo il Giro di California Sagan va a far incetta di vittorie anche al Tour de Suisse. E riesce nell’intento facendo man bassa e portandosi a casa quattro delle nove tappe a disposizione
1a TAPPA: LUGANO – LUGANO (cronometro individuale)
LA NOUVELLE VAGUE LIQUIGAS SBANCA LUGANO
43 anni in due per Peter Sagan, che conferma la straordinaria forma dell’ultimo periodo aggiudicandosi il prologo del Tour de Suisse davanti al grande favorito Cancellara, e Moreno Moser che chiude 3° dopo aver cullato a lungo sogni di vittoria. Bene anche l’altro azzurro Cataldo, più indietro i duellanti di un anno fa Cunego e Leipheimer.
Si è aperta per il terzo anno consecutivo con un prologo di 7,3 km in quel di Lugano, caratterizzato da 2 km in salita verso Castagnola nella prima parte seguiti da altrettanti in discesa, la 75a edizione del Tour de Suisse, tradizionalmente quarta corsa a tappe per importanza dopo i tre grandi Giri in cui si confronteranno per la classifica generale atleti che puntano al prossimo Tour de France, sebbene la maggior parte di essi sia in gara al Critérium du Dauphiné, e altri appena usciti dal Giro d’Italia. Le squadre faro saranno l’Omega-QuickStep di Cataldo, Peter Velits e del campione uscente Leipheimer, la Rabobank di Gesink, Mollema e Kruijswijk e soprattutto la RadioShack di Kloeden, Fuglsang, Monfort e di un Frank Schleck che dopo il controverso ritiro alla corsa rosa ha dimostrato buona condizione al Giro del Lussemburgo e punta a bissare il successo del 2010, che se la vedranno con Kreuziger e Kiserlovski (Astana), Danielson (Garmin), Frank (Bmc), Hoogerland e Poels (Vacansoleil), Anton e Nieve (Euskaltel), Valverde e Bruseghin (Movistar), Gadret e Roche (Ag2r), Pinot (Fdj), Chris Soerensen (Saxo Bank) e Cunego (Lampre), sempre competitivo in passato al Giro di Svizzera e a caccia di rivincite dopo il beffardo secondo posto della passata edizione a soli 4” da Leipheimer: a caccia di successi parziali andranno invece Boonen (Omega-QuickStep), Freire (Katusha), Sagan e Viviani (Liquigas), Gavazzi (Astana), Farrar (Garmin), Albasini (Orica-GreenEdge), Petacchi (Lampre), Van Avermaet (Lotto-Belisol), Marcato (Vacansoleil), Rui Costa e Rojas (Movistar), Breschel (Rabobank), Hutarovich (Fdj) e Cancellara (RadioShack), già vincitore del Tour de Suisse 2009 sia pure su un tracciato molto adatto alle sue caratteristiche e sopratutto di ben cinque prologhi in terra elvetica tra cui gli ultimi due disputati a Lugano.
Proprio il diretto di Berna, pur essendo da poco rientrato alle corse dopo la brutta caduta della Parigi-Roubaix, era il grande favorito anche in quest’occasione ma la condizione non al top gli ha impedito di dare il meglio di sè soprattutto salendo verso Castagnola e malgrado abbia fatto segnare il miglior tempo negli ultimi 4 km in discesa e pianura ha dovuto accontentarsi del 2° posto battuto per 4” da uno straordinario Sagan (Liquigas), già 3° un anno fa a Lugano ma che questa volta si è superato confermando lo stato di grazia del Giro di California in cui si era aggiudicato ben cinque tappe; le buone notizie per Amadio non finiscono qui con il 21enne Moreno Moser, partito tra i primi a differenza dello slovacco e di Cancellara, che sulle orme dello zio Francesco ha dimostrato grande attitudine per i prologhi facendo segnare addirittura il miglior tempo nel tratto in salita e chiudendo al 3° posto con un distacco di 7”. Ai piedi del podio il sorprendente Elmiger (Ag2r) staccato di 11”’ seguito dall’ex biker Kessiakoff (Astana) a 15”, da Albasini a 17”, da un ottimo Cataldo a 18” e da Kreuziger a 19”: per quanto riguarda gli altri uomini di classifica Fuglsang ha chiuso a 22”, Monfort a 23”, un positivo Poels a 25” così come Peter Velits e Kloeden entrambi piuttosto deludenti, Valverde, Roche e Gesink a 31”, un Danielson sotto tono a 33”, un Gadret molto più avanti rispetto alle aspettative a 34” e Mollema, Frank Schleck e Cunego, quest’ultimo leggermente al di sotto rispetto alla prestazione di un anno fa, a 36”, mentre Leipheimer, in ritardo di condizione dopo l’incidente alla tibia patito al Giro dei Paesi Baschi, ha perso ben 41” facendo meglio tra i big rispetto ai soli Nieve e Anton staccati rispettivamente di 44” e 53”.
La prima tappa in linea vedrà il Giro di Svizzera tornare in Italia, a 14 anni di distanza dal 1998 quando una frazione si concluse a Varese, con la partenza da Verbania e sarà già una frazione decisiva per la classifica generale: si tornerà in terra elvetica attraverso il Sempione ma soprattutto il traguardo è posto a Verbier, al termine di una salita di 8,8 km al 7,5% di pendenza media che nel Tour de France 2009 mise le ali a Contador che conquistò il successo parziale e strappò la maglia gialla al nostro Nocentini portandola poi fino a Parigi; il Tour de Suisse a sua volta ha fatto a più riprese visita nella località sciistica del Vallese con i successi in tempi recenti di Kirchen nel 2008, Lastras nel 2005 e Moos nel 2002.
Marco Salonna
3a TAPPA: MARTIGNY – AARBERG
CHI FERMERA’ SUPER-SAGAN?
In una tappa resa emozionante da un passaggio a livello chiuso che ha frenato la rincorsa del gruppo ai fuggitivi Bonnafond e Morkov ripresi a 1 km dal traguardo il fuoriclasse slovacco, malgrado un inconveniente all’ultima curva, supera a doppia velocità Cooke sul rettilineo di Aarberg conquistando il decimo successo stagionale e il settimo nelle ultime 11 gare disputate. Giornata tranquilla per Lastras che conserva la maglia gialla.
La terza tappa del Giro di Svizzera, 194,7 km da Martigny ad Aarberg, malgrado la presenza dell’insidioso strappo di Frienisberg a 25 km dal traguardo e del ben più abbordabile Innerberg a 10, era considerata per velocisti e come tale è stata interpretata dai corridori, anche perchè la pioggia battente caduta nella prima parte di gara non ha incentivato la combattività, con Bonnafond (Ag2r), Vangenechten (Lotto-Belisol) e l’ex campione mondiale dell’inseguimento a squadre Morkov (Saxo Bank) che hanno preso il largo dopo 5 km acquisendo un vantaggio massimo vicino agli ultimi 11′ e il gruppo che intorno a metà percorso ha iniziato l’inseguimento con gli uomini della Liquigas di Sagan che hanno iniziato a tirare insieme ai Movistar della maglia gialla Rui Costa. Tutto sembrava dovesse svolgersi secondo copione con il plotone a giocare al gatto con il topo con i battistrada per poi andarli a riprendere nel momento più opportuno ma tutto è cambiato a 55 km dal traguardo quando i primi 20 corridori del gruppo tra cui il leader hanno incontrato un passaggio a livello sul punto di chiudersi ma sono ugualmente passati, mentre tutti gli altri sono stati costretto ad arrestarsi: la giuria ha fermato il plotoncino di Rui Costa fino al rientro del grosso ma con una decisione piuttosto discutibile non ha fatto lo stesso con i fuggitivi, che da questa situazione hanno guadagnato oltre 2′ ritrovandosi con ancora ben 8′30” di margine quando mancavano 45 km.
Gli inseguitori non si sono comunque persi d’animo e accanto alla Liquigas e alla Movistar, che malgrado i tre battistrada non fossero pericolosi per la generale ha continuato a tirare avendo in Rojas un potenziale vincitore, sono arrivati il Team Sky di Swift, l’Orica-GreenEdge di Davis e Cooke e la Lampre di Petacchi che hanno iniziato a recuperare rapidamente terreno portando il ritardo a meno di 3′ all’imbocco della salita di Frienisberg; qui Vangenechten non ha retto il ritmo di Morkov e Bonnafond e dietro hanno perso contatto tra gli altri un Viviani (Liquigas) ancora in ritardo di condizione, Bole (Lampre), Bonnet (Fdj) e Paolini (Katusha) nonchè molti degli atleti che avevano tirato in precedenza, ma Sky e Liquigas, con Moreno Moser attivissimo pur essendo messo ancora piuttosto bene in classifica generale, hanno avuto ancora sufficienti energie per inseguire e, malgrado l’asfalto bagnato e il tracciato piuttosto tortuoso di lì al traguardo favorissero i fuggitivi, il loro sogno si è spento poco oltre lo striscione dell’ultimo km.
Nel finale caratterizzato anch’esso da diverse curve l’Orica-GreenEdge ha preso il comando con Davis a tirare la volata a Cooke ma qui è iniziato il capolavoro di Sagan che ai 300 metri si è portato a ruota del veterano australiano con una staccata da motociclista ai danni di Van Avermaet (Bmc) e, malgrado nell’ultima curva gli si fosse sganciato il piede dal pedale costringendolo a perdere qualche metro, si è prodotto in un’accelerazione devastante sul breve rettileo conclusivo che gli ha consentito di recuperare il gap e bruciare lo stesso Cooke con Swift (Sky) 3° davanti al cremonese Guarnieri (Astana), a Davis, a Hutarovich (Fdj) e a Mondory (Ag2r). Per Sagan si tratta del decimo successo stagionale ma soprattutto del settimo, dopo il prologo di Lugano e le cinque tappe del Giro di California, nelle ultime 11 gare disputate, dato già incredibile di suo ma che diventa fantascientifico se si pensa che le quattro che non ha vinto erano due frazioni di montagna e una lunga crono non adatte alle sue caratteristiche e nella rimanente era arrivato 2° vincendo la volata del gruppo preceduto dal fuggitivo Georges.
Nulla cambia nella classifica generale guidata da Rui Costa con 8” su Frank Schleck, 15” su Kreuziger, 19” su Pinot, 21” su Roche e Lovkvist e 23” su Valverde; la quarta tappa, 188,8 km da Aarberg a Trimbach/Often, presenta a metà percorso la scalata allo Scheltespass e soprattutto nel finale le ascese di Unter Hauenstein e Salhöhe, gpm di 2a categoria posto a 18 km dal traguardo che potrebbe tagliare fuori gli sprinter puri e rendere ancora una volta Sagan più che mai l’uomo da battere.
Marco Salonna
4a TAPPA: AARBERG – TRIMBACH/OLTEN
SAGAN, SEMPRE LUI
Trimbach lo slovacco della Liquigas conquista l’undicesima vittoria stagionale, dimostrandosi ancora una volta imbattibile in volata in questo Giro di Svizzera
La quarta tappa del Giro di Svizzera 2012, 189 Km da Aarberg a Trimbach/Olten, si annunciava come di trasferimento per i big della classifica, ma lo spettacolo non è mancato. Il percorso presentava l’impegnativo Scheltenpass (cat. 1 dopo 81,5 Km) e le due facili salite di UnterHauenstein (cat. 3 al Km 153,5) e di Salhöhe (cat. 2 al Km 171), ma è stata soprattutto la pioggia e una successione continua di saliscendi, con strappi anche molto ripidi, a movimentare la corsa.
Nei primi 70 Km di gara, molto mossi pur senza essere contrassegnati da GPM, ci sono stati svariati tentativi di fuga, con il nostro Francesco Gavazzi tra i più attivi assieme a Michael Albasini, e il gruppo ad un certo punto si è trovato frazionato in tre tronconi, ricomposti a fatica ai piedi dello Scheltenpass. Durante questa salita, lunga 8,2 Km al 6% medio ma con gli ultimi 3,5 Km sempre superiori al 7,5% e con tratti oltre il 10%, ha preso il largo una fuga di nove uomini: Martin Kohler, Grégory Rast, Ruben Perez, Sébastien Minar, Sergio Paulinho, Javier Megias, Brian Vandborg Bach, Dario Cataldo e MathewHayman. I fuggitivi hanno guadagnato subito terreno e allo scollinamento, dove Vandborg Bach si è imposto su Hayman e Minard, avevano tre minuti di vantaggio sul gruppo.
Nel successivo tratto di fondovalle il gruppo maglia gialla, trainato dalla Movistar di Faria Da Costa, ha recuperato parte dello svantaggio, ma la fuga, composta da ottimi pedalatori, ha resistito bene, mantenendo oltre due minuti all’attacco dei 4,4 Km al 5,2% dell’UnterHaunstein, affrontato sotto il diluvio. Mentre il gruppo recuperava sotto la spinta di Astana e Orica Greenedge, la fuga si fraziona sugli attacchi di Kohler e Paulinho, ma è ancora una volta Vandborg Bach a conquistare il GPM di terza categoria.
Dopo la discesa si muovono dal gruppo principale, tiratissimo, gli svizzeri Frank e Albasini e su alcuni strappi sono i capitani in prima persona a muoversi per ricucire i vari buchi. La corsa, complice la strada stretta e tortuosa e la pioggia, resta estremamente incerta. Ai meno 30 Km dal traguardo i fuggitivi vengono raggiunti su uno strappo al 15% di pendenza, in cui prova a resistere Dario Cataldo. Non c’è un attimo di tregua né un metro di pianura e nel seguente tratto di salita più dolce scatta dal gruppo Lars-Petter Nordhaug, che con una grande azione si porta solo al comando. Appena prima dell’ultima salita ufficiale di giornata, i 3,1 Km al 7% del Salhöhe, escono dal gruppo anche Martin Elmiger e Greg Van Avermaet, che scollinano pochi secondi dopo il norvegese. Alle loro spalle il gruppo maglia gialla s’è assottigliato fino a trenta unità, con Sagan e Freire pronti in caso di volata, ma la discesa bagnata sembra lasciare ai fuggitivi uno spazio sufficiente per arrivare al traguardo, anche perché non ci sono squadre organizzate. Invece, dopo qualche chilometro di stallo, ci pensa soprattutto Moreno Moser, unico compagno rimasto a Sagan, ad incaricarsi dell’inseguimento, ottenendo collaborazione dalla Kathusha e dimostrando ancora una volta tutto il suo valore.
A 6 Km dall’arrivo Nordhaug si fa riprendere dai due inseguitori, ma il gruppo è poco dietro e rientra quando i chilometri rimanenti sono tre. Ci provano prima Vladimir Gusev e poi Johnny Hoogerland e Jakob Fuglsang, ma sarà la volata a decidere il vincitore di questa quarta tappa. È Moser a tirare il gruppo nelle ultime curve, in cui Sagan è abile a fare il buco e a mettersi coperto in quarta ruota. Lancia lunghissimo la volata Burghardt, ma il talento slovacco risale facilmente in modo imperioso, senza che né Rojas (2°) né Albasini (3°) riescano ad uscire dalla sua ruota, e taglia il traguardo a braccia alzate. Può avere qualche rammarico Oscar Freire, chiuso involontariamente da Haussler (4°) e costretto a rinunciare alla volata, ma non avrebbe comunque impensierito questo Sagan. Buona la volata del nostro Francesco Gavazzi (5°).
Non cambia nullanelle prime posizioni della classifica generale, ancora guidata da Rui Alberto Faria Da Costa davanti a Frank Schleck e Roman Kreuziger. In attesa dei tre ultimi giorni che determineranno il vincitore del Giro di Svizzera 2012, la tappa di domani da Olten/Trimbach a Gansingen di 193 Km e con sei GPM tutti di terza categoria ha, manco a dirlo, un unico grande favorito: Peter Sagan.
Giorgio Vedovati
6a TAPPA: WITTNAU – BISCHOFSZELL
SEMPLICEMENTE ASSAGANATO
Quarto successo in sei giorni per il fenomeno di Zilina che rimane chiuso nell’ultima curva dell’insidioso arrivo di Bischofszell ma riesce ugualmente a trovare il varco e battere in rimonta Swift e Davis mentre gli uomini di classifica a cominciare dal leader Rui Costa ricaricano le batterie in vista delle frazioni decisive.
La sesta tappa del Giro di Svizzera, 198,5 km da Wittnau a Bischofszell, era caratterizzata da un circuito finale di 29 km da ripetere tre volte con l’abbordabile dente di Schocherswil ai -6 dal traguardo e soprattutto da un ultimo km molto impegnativo non tanto perchè tutto in salita con una pendenza mai oltre il 5%, quanto per le diverse curve, la carreggiata molto stretta e un tratto in pavè tra i 250 e i 150 metri dal traguardo. Il bel tempo che finalmente ha fatto capolino sulla corsa e la fuga vincente di Isaichev nella tappa di Gansingen hanno dato coraggio ai corridori, che hanno interpretato con molta più combattività dei giorni scorsi le prime fasi di gara con innumerevoli attacchi e solo al km 34 sono riusciti a prendere il largo il forlivese Montaguti (Ag2r), Vinther (Saxo Bank), Reynes (Lotto-Belisol), lo sprinter Cooke (Orica-GreenEdge) che pure avrebbe potuto dire la sua in volata e che ha già raccolto un 2° posto nella tappa di Aarberg, e Bertogliati (Team Type 1), che però secondo un discutibile copione già visto più volte è stato costretto ai compagni d’avventura a rialzarsi e lasciarsi riassorbire dal gruppo in quanto distanziato di soli 1′45” nella generale dalla maglia gialla Rui Costa (Movistar). La formazione di Unzue non ha comunque mai concesso più di 4′ ai fuggitivi che si sono rivelati però più difficili del previsto da andare a riprendere, e solo quando la Liquigas di Sagan, il Team Sky di Swift l’Omega-QuickStep di un Boonen voglioso di riscatto dopo le prime tappe in cui non si è mai visto davanti hanno preso il comando il vantaggio dei quattro di testa ha iniziato a scendere drasticamente fino al ricongiungimento avvenuto a 3 km dal traguardo, da parte di un gruppo dal quale nel frattempo avevano perso contatto una cinquantina di atleti tra cui Farrar (Garmin) e Guarnieri (Astana).
Nell’ultimo km il Team Sky ha preso il comando delle operazioni con Swift a ruota dei compagni Barry e Rowe ma è stato Davis (GreenEdge) ad approcciare l’ultima curva in testa approfittando di un disperato tentativo a 300 metri dal traguardo di Hondo (Lampre) che ha tentato di giocare le proprie carte nel momento in cui Petacchi aveva perso le prime posizioni del gruppo; Swift è comunque riuscito ad affiancare l’australiano mentre Sagan si è trovato nella morsa dei due ed è stato costretto a smettere di pedalare perdendo qualche metro ma negli ultimi 100 metri ha iniziato la sua portentosa rimonta superando dapprima Davis e quindi anche il britannico che ha dovuto arrendersi per poco più di mezza ruota: salgono dunque a 12 in stagione, a 4 in 6 tappe del Tour de Suisse e a 9 nelle ultime 14 corse disputate le vittorie del cannibale slovacco, numeri che si commentano da sè tanto più se si considera che per trovare la sua ultima vera sconfitta in uno scontro diretto con gli avversari dobbiamo tornare all’Amstel Gold Race di aprile in cui terminò al 3° posto battuto da Gasparotto e Vanendert. Ai piedi del podio ha chiuso Albasini (Orica-GreenEdge) davanti a Freire (Katusha), Mondory (Ag2r) e ai nostri Bazzana (Team Type 1) e Marcato (Vacansoleil).
La classifica generale rimane guidata da Rui Costa con 8” su Frank Schleck, 15” su Kreuziger, 19” su Pinot, 21” su Roche e Lovkvist e 23” su Valverde mentre tra gli altri Fuglsang è 12° a 32” e Leipheimer 13° a 33”. Pur non avendo brillato fin qui il campione uscente del Tour de Suisse avrà ora a disposizione i 34,3 km della crono di Gossau, lungo un percorso molto duro in cui dai 454 metri della partenza i corridori dovranno arrampicarsi fino ai 727 di Pfannerstiel e in cui solo gli ultimi 12 km sono scorrevoli; il veterano statunitense oltre a giocarsi il successo parziale con il solito Cancellara ha la possibilità di infliggere pesanti distacchi ai rivali con i soli Kreuziger, Fuglsang e lo stesso Rui Costa in grado di limitare i danni, mentre in casa Italia dovranno difendersi Giampaolo Caruso e Cunego ed è invece atteso a un’ottima prova su un tracciato adattissimo alle sue caratteristiche Moreno Moser.
Marco Salonna

Sagan vince la 4a tappa del Giro di Svizzera 2012 (www.grahamwatson.com)
21-11-2023
novembre 22, 2023 by Redazione
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VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A GUATEMALA
Il guatemalteco Sergio Geovani Chumil (Club Ciclista Padronés – Cortizo) si è imposto anche nella quinta tappa, Catarina – San Rafael Pie De La Cuesta, percorrendo 91.1 Km in 2h34′00′, alla media di 35.494 Km/h. Ha preceduto di 7″ il costaricense Kevin Rivera (7C – Economy – Lacoinex) e di 10″ l’ecuadoriano Byron Guamá (Movistar – Best PC). Nessun italiano in gara. L’ecuadoriano Nixon Efrain Rosero (nazionale ecuadoriana) è ancora leader della classifica con 31″ sul connazionale Stalin Wladimir Puentestar (nazionale ecuadoriana) e 39″ su Guamá
20-11-2023
novembre 22, 2023 by Redazione
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VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A GUATEMALA
Il guatemalteco Sergio Geovani Chumil (Club Ciclista Padronés – Cortizo) si è imposto nella quarta tappa, Antigua Guatemala – Coatepeque, percorrendo 200 Km in 4h41′09′, alla media di 42.682 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’ecuadoriano Byron Guamá (Movistar – Best PC) e il canadese Jean-Michel Lachance (Rio Grande Elite Cycling Team). Nessun italiano in gara. L’ecuadoriano Nixon Efrain Rosero (nazionale ecuadoriana) è ancora leader della classifica con 9″ sul connazionale Stalin Wladimir Puentestar (nazionale ecuadoriana) e 47″ su Guamá
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XIII: TOUR OF CALIFORNIA 2012
E’ stato il terreno di caccia più prolifico il Tour of California per Peter Sagan. La corsa statunitense la vincerà una sola volta (nel 2015) ma la vera scorpacciata la farà con i successi di tappa. Ne otterà complessivamente ben 17, cinque dei quali nella sola edizione del 2012, lasciando agli altri le “briciole”, la più grossa delle quali spetterà al corridore che si imporrà in classifica, l’olandese Robert Gesink. Per lo slovacco la “consolazione” non certo magra di portare a casa la classifica a punti della corsa californiana, staccando di ben 33 lunghezze l’australiano Heinrich Haussler
1a TAPPA: SANTA ROSA – SANTA ROSA
SAGAN “INAUGURA” IL GIRO DI CALIFORNIA
Incredibile finale di tappa in una tappa in previsione anonima. Prima la foratura di Sagan, poi la caduta di Matthews in prossimità dell’arrivo hanno reso il finale davvero avvincente con lo slovacco che dopo una poderosa rimonta mette in fila tutti gli avversarsi e si aggiudica la prima tappa della corsa americana.
Finalmente, dopo le polemiche sugli inviti “pilotati” dagli sponsor, è iniziato l’Amgen Tour of California: prima tappa pianeggiante, adatta alle ruote veloci e, secondo pronostico, sono stati i velocisti a giocarsi la tappa nelle spaziose strade americane che hanno visto un finale di gara incredibile con diversi colpi di scena: ai meno dieci una foratura sembra tagliare fuori definitivamente Peter Sagan che invece compie un’autentica impresa nel recuperare il gruppo lanciato a tutta verso lo sprint, con uno sforzo che pregiudicherebbe a chiunque di poter disputare una volata, lui invece, accompagnato dai suoi fidi gregari che lo hanno atteso nell’ultima parte di rimonta, ai meno tre è già nelle prime posizioni intento ad evitare la caduta causata, da uno sbandamento di Matthews, che, oltre all’australiano, mette fuori gioco Roche e altre seconde linee tra le quali King della Liquigas.
Il gruppo non molla con la Green Edge davanti per McEwen e la Liquigas subito a ruota. La vittoria si decide, forse, in quell’ultima mezza curva a destra a quattrocento metri dall’arrivo con la Liquigas che esce dalla scia della Green Edge prendendo la leggera svolta all’interno e portando il duo Oss-Sagan nelle prime posizioni, con l’italiano pronto a dare tutto per lanciare la volata al compagno. Quella del campione slovacco è una volata poderosa che non lascia scampo agli avversari, qualcosa di impensabile dopo i cinque chilometri di rincorsa che a qualsiasi altro corridore avrebbero lasciato strascichi tali da impedire anche solo di disputare la volata, lui no, l’ha disputata, l’ha vinta, e ha pure dato una bicicletta e mezza ad Haussler, Fred Rodriguez, Howard e Van Avermaet.
Prima maglia di leader quindi per il portacolori della Liquigas che grazie agli abbuoni vanta quattro secondi da Haussler, sei da Rodriguez e dieci dal resto dei corridori giunti col gruppo formato da non più di 50-60 unità. Oggi arrivo nella Contea di Santa Cruz, finale mosso che arriva dopo due salite di media difficoltà poste ad una decina di chilometri dal traguardo. Se la giocheranno i velocisti-scattisti che non perderanno contatto nelle due salite: doppietta per Sagan?
Andrea Mastrangelo
2a TAPPA: SAN FRANCISCO – SANTA CRUZ
PAGANINI NON RIPETE, SAGAN SI!
Due su due in California, Sagan vince anche la seconda tappa con una facilità incredibile con tre metri di vantaggio su Haussler e Howard. Tappa leggermente più impegnativa di quella di ieri con un paio di salite poste negli ultimi 20km, ma le squadre dei velocisti controllano bene riprendendo la fuga di giornata lungo la salita di Bear Creek e preparando la strada per i velocisti.
Volata incredibile di Peter Sagan che si aggiudica la seconda tappa, su due, dell’Amgen Tour of California, ma quello che sorprende non è tanto la vittoria in sé, quanto il modo in cui è arrivata: due volate differenti per lui e per i suoi avversari: lo slovacco vince la gara sull’ultima curva pennellata in modo perfetto tanto da uscire al doppio della velocità rispetto al resto del gruppo e a quel punto, accennando appena la volata, ha potuto alzare le braccia al cielo davanti agli impotenti Haussler e Howard che si sono visti battuti con un distacco di tre metri.
Concludono la top five De Kort e Fred Rodriguez con Van Avermaet in sesta posizione.
Nonostante la tappa presentasse un paio di salite negli ultimi venti chilometri nessuno dei big si è mosso lasciando spazio per tutta la giornata ad una fuga composta da Geniez, White, Creed, Mondory, Suarez e Vennel controllata dal gruppo fino alla salita di Bear Creek quando, rimasto solo al comando Geniez, il gruppo è rientrato in preparazione della volata. L’ultimo acuto prima dello sprint, lo ha proposto Sutherland con un’azione che ai meno tre ha rischiato di scombinare i piani ai velocisti, “consumando” l’ultimo uomo Liquigas che ha quindi dovuto farsi supportare dalla Orica-Geen-Edge per preparare la volata. Sagan è stato bravo a piazzarsi a ruota del treno di Howard e anticipare quest’ultimo sulla curva finale.
Andrea Mastrangelo
3a TAPPA: SAN JOSÉ – LIVERMORE
INARRESTABILE SAGAN!!!
Lo slovacco coglie la terza vittoria nel giro di California, superiorità imbarazzante su tutti gli altri concorrenti che anche oggi si devono inchinare al portacolori della Liquigas. Alle sue spalle il solito Haussler e un ritrovato Boonen. Domani prevista altra volata dopo una tappa impegnativa: poker?
Tappa più impegnativa delle precedenti, ma l’epilogo non cambia, a tagliare il traguardo davanti a tutti è ancora Peter Sagan, letteralmente inarrestabile, lo slovacco, durante questo Giro di California. Alle sue spalle giunge ancora una volta Haussler che quest’oggi aveva provato ad anticipare la volata nel tentativo di sorprendere Sagan: niente da fare, il portacolori Liquigas non s’è lasciato beffare e negli ultimi metri ha messo la sua ruota davanti a quella dell’avversario. Terzo posto per Boonen che dopo due tappe in sordina si rivede nelle primissime posizioni della classifica.
Per il resto tappa che vede andare la fuga dopo pochissimi chilometri, ancora Vennel seguito da Marentes Torres, Salas e McCarty coi primi due ripresi solo all’inizio della salita posta a pochi chilometri dal traguardo. Proprio lungo questa asperità Roche e Duarte hanno tentato uno scatto che gli ha consentito di guadagnare una ventina di secondi su Geniez e il gruppo. Il ritmo imposto dalla Liquigas non ha lasciato però scampo ai due fuggitivi con Sagan che ha potuto andare a cogliere il terzo successo su tre in volata.
Domani la tappa si presenta poco più impegnativa di quella odierna, il finale piatto fa presagire un altro arrivo a ranghi compatti: Sagan calerà il poker?
Andrea Mastrangelo
4a TAPPA: SONORA – CLOVIS
Ancora Sagan. Quattro su quattro per lui e alle sue spalle ancora Haussler. Passo indietro invece per Boonen che non sembra avere la condizione dei migliori e giunge quarto dietro a Matthews. Domani cronometro individuale dove Sagan potrebbe tenere la maglia, poi le salite.
Ci scusiamo con chi non mastica troppo bene l’inglese, ma non avendo trovato altro titolo, dopo la quarta vittoria consecutiva di Sagan, abbiamo ripreso le parole del commentatore della tv ufficiale che segue l’Amgen Tour of California al termine della quarta frazione: “Questo è impossibile, quattro di quattro” per Peter Sagan.
Nella quarta tappa, dopo tre volate senza storia, ci si aspetta un po’ di bagarre almeno sull’ultima salita, così, dopo aver ripreso il nutrito plotoncino di attaccanti della prima ora composto da King, Irizar, Atapuma, Devenyns, Elissen, Cherel, Kelderman, Quintero, Sulzeberger, Howes e Duggan, siamo tutti in attesa di qualche attacco. Lungo la salita di Crane Valley, forse a causa del gran caldo, invece l’unica cosa da segnalare è il ritiro di Nocentini per via di un guaio al ginocchio.
Per vedere il primo attacco bisogna attendere lo scatto di Clarke che però ha vita difficile e viene ripreso a quindici dal traguardo.
Il secondo attacco è invece molto più pericolo in quanto se ne va un cronoman come Zabriskie che parte ai meno quattro creando parecchio scompiglio. Anche per l’americano però non c’è nulla da fare e viene ripreso a poco più di un chilometro dalla linea d’arrivo. A quel punto ci sono già i treni in testa con la Argos-Shimano in testa e la Liquigas che rimonta posizioni sulla destra con Oss, quando parte la volata Sagan è in terza posizione e di potenza va a scavalcare i suoi diretti avversari cogliendo il quarto successo su quattro, alle sue spalle, per la quarta volta secondo, Haussler poi Matthews e Boonen apparso ancora appannato.
Domani finalmente qualcosa di diverso: una crono di 30km nella quale non dovrebbe, condizionale d’obbligo, vincere Sagan, che alla luce di tutti gli abbuoni ottenuti potrebbe però non perdere la maglia di leader. Con la sesta tappa di vedranno invece le prime salite importanti, anche se l’ultima è posta a 20km dal traguardo.
Andrea Mastrangelo
8a TAPPA: BEVERLY HILLS – LOS ANGELES
CALIFORNIA, SAGAN CHIUDE IN BELLEZZA
Nella passerella finale vince ancora Sagan, alle sue spalle Boonen e Ciolek chiudono il podio dell’ultima tappa. In generale vittoria per Gesink e podio per Zabriskie e Danielson, il tutto nella gara che decreta la fine della carriera per McEwen.
Settanta chilometri fino a Los Angeles, passerella finale di un divertente Amgen Tour of California: fin dai primi chilometri ci prova un gruppetto dal destino segnato: Sutherland, Haas, Maynes, Schmitt, Zwianski, Stuyven, Damusseau pedalano in testa alla corsa col gruppo alle spalle che controlla con attenzione il loro vantaggio in attesa di riprenderli e lanciarsi in volata.
Sull’arrivo il team Omega Pharma riesce a lanciare molto bene il suo uomo di punta, Boonen, in una volata dall’esito meno scontato delle precedenti. Alla fine la vittoria va ugualmente allo slovacco Sagan che conclude una micidiale cinquina, unita al secondo posto dietro al fuggitivo di due giorni fa, ma finalmente si è vista una volata dall’esito più incerto fino agli ultimi metri. Molto bene anche Ciolek che dopo aver tirato la volata al compagno di squadra Boonen, ha continuato per la sua strada chiudendo terzo.
Come ovvio che fosse in generale nessun cambiamento di rilievo: Gesink si aggiudica l’Amgen Tour of California con 46” su Zabriskie 54” su Danielson. Bene anche Van Garderen e Duarte, tutti gli altri oltre i 2′.
Tutto questo nella tappa che sancisce la fine della carriera di McEwen che da oggi diventerà membro dello staff della Orica GreenEdge.
Andrea Mastrangelo

la 5a affermazione di Sagan sulle strade della California 2012 (foto Jon Devich)
19-11-2023
novembre 20, 2023 by Redazione
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VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A GUATEMALA
Il cileno Pablo Andres Alarcón (Canel’s Pro Cycling) si è imposto nella terza tappa, El Progreso – Fraijanes, percorrendo 119 Km in 3h10′15”, alla media di 37.529 Km/h. Ha preceduto allo sprint il colombiano Ruben Dario Acosta (Teo Copajebal) e il guatemalteco Edwin Sam (Asociacion de Quetzaltenango – Ceramicas Castell). Nessun italiano in gara. L’ecuadoriano Nixon Efrain Rosero (nazionale ecuadoriana) è ancora leader della classifica con 9″ sul connazionale Stalin Wladimir Puentestar (nazionale ecuadoriana) e 53″ sul connazionale Byron Guamá (Movistar – Best PC)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XII: LA PANNE 2012 – 2013 – 2014
Ci sono corse o traguardi per i quali diversi corridori avevano l’abbonamento fisso o quasi. È per esempio il caso dell’australiano Richie Porte e della collina di Willunga, classico arrivo in salita del Tour Down Under che ha fatto suo per ben 6 volte. Anche Sagan he ha avuti e non ci stiamo riferendo ora ai 3 mondiali vinti consecutivamente (unico al mondo ad aver siglato questa impresa), dei quali parleremo più avanti. Adesso concentriamoci su quella che è stata la sua prima vittoria in una corsa disputate sulle strade delle grande classiche, la frazione d’apertura della Tre Giorni di La Panne, corsa a tappe che dal 2018 è stata trasformata in una gara di un solo giorno. Ebbene Sagan l’abbonamento ce l’avrà proprio con la prima tappa di questa “classica a tappe” che pure conquisterà per tre anni di fila.
2012
E ORA CHIAMATELO PETER IL GLADIATORE
Fantastico uomo-squadra nel gestire il tentativo di fuga del compagno di squadra Daniel Oss, protagonista in prima persona nell’annullare gli attacchi dei più pericolosi avversari, fenomenale nello sprint vincente di Oudenaarde. Questo è il bollettino odierno di Peter Sagan, 22enne slovacco della Liquigas – Cannondale che alla Tre Giorni di La Panne ha colto la ventitreesima vittoria in carriera e che va di diritto tra i favoriti del Giro delle Fiandre domenica.
Oramai non esistono più aggettivi per descrivere il talento di Peter Sagan: fuoriclasse, fenomeno, spettacolare, e tanti altri ancora sono stati detti. La prestazione di oggi nella prima tappa della Driedaagse van De Panne – Koksjide è forse la migliore della sua carriera, dove ha unito le sue doti di grande velocista a quelle di uomo-squadra fondamentale: l’esempio più evidente è quando, mentre il suo compagno di squadra Daniel Oss si trova in fuga solitaria all’ultimo giro, lui stesso in prima persona annulla ogni tentativo di attacco provato da avversari pericolosi come il belga Devolder o Chavanel. Infine il colpo di reni sull’arrivo, quanto basta per battere l’ex compagno di squadra Guarnieri, passato quest’anno all’Astana dopo un anno difficilissimo in casa Liquigas – Cannondale. Una giornata grandiosa per i bianco-verdi-blu che come ciliegina sulla torta hanno anche in bacheca il 3° e il 4° posto in classifica di Fabio Sabatini e del polacco Bodnar.
La città di Oudenaarde, oltre a traguardo della tappa di oggi domenica prossima sarà sede di arrivo anche del Giro delle Fiandre: se tutti aspettano l’ennesimo duello serratissimo tra Boonen e Cancellara, non si dovrebbe tralasciare il fenomeno nato a Zilina nel 1990, il quale ha saputo comportarsi egregiamente sui muri belgi tra Harelbeke, la Gand – Wevelgem e questo avvio di 3 Giorni di La Panne. Sagan è tra i possibili outsider candidati alla vittoria, forse il primo dopo Boonen e Cancellara. Il belga avrà dalla sua parte un Sylvain Chavanel in formissima, autore di diverse progressioni quest’oggi dimostrando di essere un uomo su cui il proprio capitano alla Omega Pharma – Quickstep potrà contare a occhi chiusi. Dall’altra parte c’è un Devolder che dimostra sempre la sua pericolosità sul pavè: la battaglia per domenica è viva e apertissima.
Andrea Giorgini
2013
SAGAN HA PRESO LA MALATTIA DELLA VITTORIA
Dopo l’affermazione di domenica nella Gent-Wevelgem, Peter Sagan (Cannondale) replica oggi nella prima tappa della Tre Giorni di La Panne. Lo slovacco della Cannondale ha regolato un gruppetto di dieci corridori che si era staccato dal gruppo ad 8 chilometri dall’arrivo, precedendo d’un soffio Arnaud Demare (FDJ) e Alexander Kristoff (Katusha). Quinto posto per Oscar Gatto (Vini Fantini). Sagan diventa anche leader della piccola corsa a tappe belga con un vantaggio di 4 secondi su Demare 6 su Kristoff.
Non c’è niente da fare. Quando Peter Sagan si mette in testa di vincere, lo può fare in tutti i modi e per gli avversari non c’è scelta se non accettare la sconfitta. Stavolta è toccato ad Arnaud Demare, anche se nella volata finale il ragazzo francese ha peccato di paura nell’infilarsi nel varco, sì stretto, offertogli da Peter Sagan, e quell’indecisione è costata parecchio a Demare dato che gli ha precluso la possibilità di vincere.
Come ogni anno, la prima tappa della Tre Giorni di La Panne, lunga 199 chilometri, ci offre un piccolo antipasto di quello che verrà domenica alla Ronde. Il percorso di oggi prevedeva di affrontare tredici muri negli ultimi 100 chilometri, così da garantire un po’ di spettacolo.
Dopo la partenza si forma subito un drappello in testa alla corsa, composto da: Haller (Katusha) Reijnen (UnitedHealthcare), Barbé (Crelan-Euphony) e Bennett(An Post Sean Kelly). Scremati successivamente ai soli Barbé e Haller che, dopo aver litigato un po’, trovano l’accordo e vanno via insieme. Il loro vantaggio massimo sarà di circa otto minuti prima che il gruppo si organizzi, soprattutto per mano degli Omega Quick-Step. Ci vorrà poco tempo per diminuire il vantaggio, che a 70 chilometri dal traguardo si attesta sui due minuti. Dopo qualche chilometri iniziano i primi scatti anche dal gruppo, con l’iniziatore Vaitkus (Orica-GreenEdge) che porta via un gruppetto composto da: Gaudin, Pozzo, Bennett ed Heytens, i quali raggiungeranno i due fuggitivi, formando la testa della corsa. Quando mancano una quarantina di chilometri all’arrivo, Damien Gaudin, oggi in giornata super, stacca i suoi compagni d’avventura, tentando la fuga solitaria.
Il francese dell’Europcar non è l’unico ad avere, oggi, lo spirito d’attaccante; sarà imitato in gruppo anche da un sorprendente André Greipel, assieme ad un brillante Alan Marangoni; tuttavia questi tentativi saranno vani.
Dopo che Sagan ha dimostrato sull’ultimo muro una facilità incredibile di pedalata, iniziano una serie di scatti e controscatti che tengono il gruppo in fila indiana. Ai meno 7 chilometri su un attacco di Sagan e Oscar Gatto, si compone un gruppetto di 10 corridori, composto oltre che dai due citati, anche da: Ventomme (Crelan), Cousin (Europcar), Cimolai (Lampre-Merida), Chavanel e Terpstra (Omega-Quick Step), Le Bon e Demare (FDJ) e Kristoff (Katusha).
I battistrada tengono un margine esiguo sul gruppo che, nonostante la superiorità numerica, non riuscirà più nell’intento di raggiungerli, e saranno quelli in testa a giocarsi la tappa in uno sprint ristretto.
Ai 300 metri, dopo il grande lavoro di Le Bon per Demare, parte lungo Kristoff, ma per il norvegese non c’è niente da fare, dato che si è portato a ruota uno “scorpione” come Sagan, che a sua volta, dapprima salta il norvegese, e poi resiste con molta esperienza al tentativo di rimonta di Arnaud Demare, stringendolo quel tanto che basta per scoraggiarne il recupero.
Lo slovacco vince la tappa davanti a Demare e Kristoff, completano la Top Ten: Chavanel, Gatto, Terpstra, Ventomme, Cousin, Cimolai e Le Bon. Il gruppo giunge con un ritardo di 9 secondi, e viene regolato da Greipel.
Per Sagan c’è anche la gioia della vestizione della maglia di leader della classifica generale.
Domani tappa più semplice, con le difficoltà concentrate a metà frazione. Probabile l’arrivo in volata, con sfida Greipel-Cavendish.
Paolo Terzi
2014
SAGAN, GRAN LAVORO PER GATTO… MA SENZA MIAO
Nella prima tappa della Tre Giorni di La Panne Peter Sagan vince in volata e strozza in gola il grido di vittoria del compagno di squadra Gatto, che non riesce a sopravanzarlo sulla linea del traguardo e giunge secondo per questione di centimetri. Tappa caratterizzata da una fuga iniziale di sei ciclisti, alla quale il gruppo risponde nel finale con attacchi e contrattacchi, l’ultimo dei quali, decisivo per le sorti della tappa, portato proprio dalla coppia Sagan-Gatto ai meno 9 km dall’arrivo.
La felicità di Oscar Gatto per la vittoria di un compagno di squadra (e che compagno!), alla fine della prima tappa della Tre Giorni di La Panne, stride senz’altro con la delusione che un po’ lo accompagnerà a mente fredda, quando realizzerà di quanto non è riuscito a vincere, dopo che la sua ultima affermazione risale proprio a circa un anno fa, da queste parti, alla Dwars door Vlaanderen, quando militava ancora nella Vini Fantini. La Tre Giorni di La Panne, breve corsa a tappe belga incastonata tra la Gand-Wevelgem e il Giro delle Fiandre e giunta alla 38° edizione , offre come sempre una varietà di percorsi adatti a più categorie di ciclisti: dagli attaccanti nati ai velocisti puri, dai grandi nomi delle classiche fino ai cronoman puri. La prima tappa offriva un percorso adatto agli attaccanti ed un’opportunità ai più scaltri del gruppo nel cercare il momento giusto per sferrare l’attacco decisivo. La partenza da La Panne doveva, purtroppo, registrare il forfait dell’ultimo minuto di Mark Cavendish, che non si è ancora ripreso dai problemi gastrointestinali patiti dopo la Milano-Sanremo, anche se l’Omega padrona di casa poteva contare alla partenza nomi altrettanto altisonanti come Niki Terpstra, Gert Steegmans e Guillaume Van Keirsbulck, tra l’altro protagonisti proprio nel finale di questa tappa. La fuga di giornata si formava dopo circa trenta chilometri dal via ed era formata da sei ciclisti: Tim De Troyer (Wanty – Groupe Gobert), Stijn Steels (Topsport Vlaanderen – Baloise), Kevin Peeters (Vastgoedservice – Golden Palace), Tom Devriendt (Team 3M), Bradley Potgieter e Jay Robert Thompson (MTN Qhubeka). L’azione del sestetto di testa veniva però controllata dal gruppo, in particolare dalla Cannondale e dalla FDJ, mentre più sorniona si manteneva l’Omega. Ai meno 70 il vantaggio era di 3 minuti, che però si riducevano rapidamente di una trentina di secondi dopo un’improvvisa accelerazione della Katusha mentre la corsa di avvicinava al Ten Bosse, quinto dei tredici muri che costellavano la tappa odierna. Dal gruppo uscivano quindi Hayman (Orica GreenEDGE), Ligthart (Lotto Belisol) e Baugnies (Wanty), che provavano ad accodarsi alla fuga dalla quale si staccavano irrimediabilmente alcuni ciclisti e che era segnalata a soli un minuto e 24 secondi di ritardo dal gruppo principale quando transitava sull’ultimo sprint intermedio di Zottegem, ai meno 40. Intanto i tre dietro resistevano al ritorno del gruppo e, anzi, riuscivano a raggiungere la fuga, o almeno ciò che restava di essa, ai meno 30. Da qui alla fine era un continuo susseguirsi di attacchi, sia in testa al gruppo che tra gli uomini della fuga. In un primo momento un drappello di uomini, tra cui Van Keirsbulck, Finetto, Cordeel, Jérôme, Van Bilsen, De Vreese, si staccava dal gruppo inseguitore andando a raggiungere Thompson, ultimo reduce della fuga iniziale. Successivamente, ai meno 10, una violenta accelerazione della Cannondale con Sagan e Gatto spezzettava il gruppo sull’Eikenmolen. Ai due uomini Cannondale riuscivano ad accodarsi Gert Steegmans e Niki Terpstra ed il quartetto in breve tempo raggiungeva la testa della corsa, composta da 11 uomini i quali, a questo punto, si sarebbero giocati la volata, nonostante un coraggioso inseguimento, alle loro spalle, del duo Démare-Durbridge. Sagan lanciava la volata per Gatto, il quale però non riusciva a superare il compagno sul traguardo. Terzo si classificava Kenneth Van Bilsen mentre Steegmans, velocista riciclato dell’Omega dopo il forfait di Cavendish, doveva accontentarsi del quarto posto. Il gruppo veniva regolato, a 19 secondi di ritardo, da Kittel su Kristoff. In classifica generale Peter Sagan conduce con 4 secondi di vantaggio su Gatto e 6 su Van Bilsen. La tappa di domani, tra Zottegem e Koksijde per 206 km, non dovrebbe sfuggire ad un arrivo in volata a ranghi compatti, visto che i muri da scalare sono soltanto quattro ma posizionati a metà tappa. Ci aspettiamo quindi la rivincita dei velocisti – tra cui Démare, Kittel e Kristoff, che vorranno sicuramente rifarsi dopo la delusione di oggi – anche se la presenza di un corridore come Sagan nasconde sempre l’eventualità di qualche sorpresa.
Antonio Scarfone

Sul traguardo di Oudenaarde Peter Sagan ottiene nel 2012 la prima vittoria in carriera in terra belga (foto Bettini)
18-11-2023
novembre 19, 2023 by Redazione
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VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A GUATEMALA
Il guatemalteco José David Canastuj (Decoba-ASO Quetzaltenango) si è imposto nella seconda tappa, Castillo de San Felipe (Rio Dulce) – Ipala, percorrendo 203 Km in 5h11′26”, alla media di 39.109 Km/h. Ha preceduto di 7″ l’ecuadoriano Byron Guamá (Movistar – Best PC) e il connazionale Alder Torres (Muni Fraijanes). Nessun italiano in gara. L’ecuadoriano Nixon Efrain Rosero (nazionale ecuadoriana) è il nuovo leader della classifica con 9″ sul connazionale Stalin Wladimir Puentestar (nazionale ecuadoriana) e 53″ su Guamá
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XI: TIRRENO-ADRIATICO 2012
Per la prima volta Sagan viene a disputare la Tirreno-Adriatico e anche nella “Corsa dei due mari” riesce a farsi notare, imponendosi della frazione più lunga, di ben 252 Km.
STREPITOSO SAGAN: VITTORIA A SORPRESA A CHIETI
Il talento slovacco si impone a Chieti nella tappa più lunga della Tirreno – Adriatico, resistendo oltre ogni previsione sugli strappi della 4a frazione e regolando agevolmente il drappello dei migliori in volata. Piazza d’onore per Kreuziger, che precede un Nibali raggiunto a poche decine di metri dal traguardo. Tagliata dal percorso la salita di Passo Lanciano a causa del maltempo. Domani arrivo in quota ai Prati di Tivo con Horner in maglia azzurra.
Se ancora qualcuno non era convinto del fatto che Peter Sagan ha i numeri del fenomeno, la vittoria nella quarta tappa della Tirreno – Adriatico dovrebbe aver fugato anche i dubbi dei più scettici. Non tanto per il prestigio del successo – di per sé inferiore, ad esempio, a quello della tripletta all’ultima Vuelta a Espana -, quanto piuttosto per l’autorevolezza con cui il 22enne di Zilina ha conquistato una frazione sulla carta non adattissima alle sue caratteristiche, e per il blasone dei nomi che l’enfant prodige di casa Liquigas si è messo alle spalle. Nomi tra cui spicca quello di Vincenzo Nibali, che già in passato ha avuto qualcosa da ridire sul modo in cui l’ammiraglia ha gestito situazioni con più uomini in bianco-verde davanti (pensiamo proprio alla tappa del primo dei tre successi di Sagan alla Vuelta 2011, con l’attacco in discesa di quattro Liquigas che rischiarono di farsi beffare da Lastras e Nibali alla fine a secco di abbuoni), e che quest’oggi è stato raggiunto a poche decine di metri dalla linea d’arrivo proprio da un rilancio di andatura dello slovacco, quando l’allungo prodotto dal siciliano ai 400 dal traguardo pareva dover risultare vincente.
Motivo di amarezza al messinese era già stato fornito ieri sera dall’annullamento del transito sulla salita di Passo Lanciano, che avrebbe dovuto rappresentare il primo grande test in salita della Tirreno, dovuto alla presenza di neve. Una decisione certamente condivisibile in nome della necessità di salvaguardare la sicurezza degli atleti, anche se – poiché il problema era legato ad un accumulo di neve e non ad avverse condizioni climatiche nel giorno della gara – viene da chiedersi che cosa si aspettassero di trovare gli organizzatori a quelle quote e in questo periodo quando hanno pensato di includere l’ascesa nel tracciato.
Pur privata del suo passaggio più aspro, la frazione è rimasta comunque altamente impegnativa, in virtù degli innumerevoli saliscendi e del chilometraggio, rimasto di 252 km anche dopo la modifica al percorso. Controllata senza particolari patemi la fuga orchestrata da Pagani, Pirazzi, Mondory, Hulsmans, Urtasun, Boaro e Brutt, il gruppo si è però inevitabilmente presentato ai piedi dello strappo finale verso Chieti – lo stesso che nelle due ultime edizioni ha lanciato Michele Scarponi verso altrettante vittorie – forte ancora di svariate decine di unità, trainato dalla BMC di Cadel Evans e Philippe Gilbert. Quest’ultimo, ad una settimana dalla Milano – Sanremo, ha però alzato bandiera bianca non appena la strada si è impennata sotto le ruote dei corridori, autorizzando ad ipotizzare che uno degli uomini più attesi possa già essere significativamente declassato nella lista dei favoriti della Classicissima di sabato prossimo.
A dar fuoco alle polveri è stato Johnny Hoogerland, al quale ha prontamente replicato un Danilo Di Luca tornato a livelli che non gli competevano da prima della squalifica per doping. All’abruzzese si sono accodati Nibali, Kreuziger, Scarponi, Horner e un sorprendente Peter Sagan, che fino ad oggi avevamo sempre considerato un atleta con problemi sulle lunghissime distanze. Non soltanto, ma lo slovacco, anziché accontentarsi di restare in scia ad avversari che avrebbe comodamente stampato allo sprint, ha accelerato in prima persona sulle ultime rampe, con il solo Roman Kreuziger capace di restare incollato alla sua ruota.
Neutralizzato l’allungo della coppia dell’Est, e con Scarponi ormai irrimediabilmente attardato, è toccato a Vincenzo Nibali partire in contropiede, costruendo in poche pedalate un margine che sembrava poter essere decisivo. E, chissà, forse lo sarebbe stato davvero, se al suo inseguimento non si fosse posto proprio il suo compagno di squadra, che lo ha agganciato in corrispondenza dell’ultima curva, per poi passarlo di slancio sul rettilineo finale, imponendosi in scioltezza davanti a Roman Kreuziger e al siciliano, con Di Luca e Horner ai piedi del podio. Una mossa che senz’altro dividerà: da un lato chi si indignerà per lo scarso spirito di squadra, dall’altro chi insisterà sul fatto che, a conti fatti, l’ordine d’arrivo dice che, se Sagan avesse rinunciato a giocarsi le proprie carte, la tappa sarebbe andata a Kreuziger. Nell’impossibilità di sapere come sarebbero andate le cose se lo slovacco si fosse immolato alla causa dello Squalo (Kreuziger avrebbe ugualmente raggiunto Nibali?), è però d’obbligo applaudire il pezzo di bravura di Sagan, che a questo punto pone una serissima candidatura anche in chiave Sanremo.
Possibile ma improbabile, inoltre, che i secondi di abbuono in meno raccolti da Nibali possano risultare decisivi, con ancora tre tappe una più significativa dell’altra ancora da affrontare. La più dura di tutte, in particolare, sarà quella di domani, con traguardo ai 1450 metri di Prati di Tivo. Auspicando che siano finiti i cambiamenti di programma (anche perché sarebbe grottesco annullare due salite di tale peso nell’economia della corsa per neve, quando negli ultimi due giorni non si è visto neppure un fiocco), sarà lì che Nibali, Kreuziger, Di Luca, Scarponi e tutti gli altri dovranno andare all’assalto della maglia azzurra di nonno Chris Horner, issatosi quest’oggi in vetta alla generale, con 7’’ sul ceco della Astana e 13’’ su Cameron Meyer. Con un giorno di ritardo, il momento delle montagne dovrebbe essere finalmente arrivato.
Matteo Novarini

Peter Sagan stravince lo sprint tra i migliori e conquista la tappa di Chieti (foto Bettini)
17-11-2023
novembre 18, 2023 by Redazione
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VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A GUATEMALA
L’irlandese Cormac McGeough (Canel’s Pro Cycling) si è imposto nella prima tappa, circuito di San Benito, percorrendo 115.2 Km in 2h39′36”, alla media di 43.308 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’ecuadoriano Nixon Efrain Rosero (nazionale ecuadoriana) e di 7″ l’ecuadoriano Stalin Wladimir Puentestar (nazionale ecuadoriana). Nessun italiano in gara. McGeough è il primo leader della classifica con 4″ su Rosero e 13″ su Puentestar
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO X: TOUR OF OMAN 2012
La stagione 2012 di Peter Sagan parte dalla penisola araba. La sua prima corsa è il Giro del Qatar, dove coglie due terzi posti in volata. Meglio gli andrà in Oman dove riuscirà a cogliere la sua prima vittoria sul traguardo della seconda tappa, presso la diga di Wadi Dayqah.
VIVIANI CHIAMA, SAGAN RISPONDE
Il 22enne slovacco rilancia la sua candidatura al ruolo di capitano della Liquigas per la Sanremo messo in discussione dalle vittorie di Elia in Calabria superando sul traguardo in leggera ascesa di Wadi Dayqah Cooke e Slagter e strappando la maglia di leader a Greipel. Fuglsang guadagna terreno sui rivali per la generale, bene Nibali
La seconda tappa del Giro dell’Oman, 140,5 km da Sur a Wadi Dayqah Dam, si presentava insidiosa con diversi strappi nell’ultimo terzo di gara e un finale all’insù non adatto ai velocisti puri. La corsa è vissuta sulla fuga di Lodewijk (Bmc) partito al km 8 e subito raggiunto dal compagno di squadra Kohler (Bmc), da Boucher (Fdj) e dal nostro Caccia (Farnese) ma il gruppo guidato dalla Lotto-Belisol della maglia gialla Greipel e dalla Garmin di Farrar ma anche del campione lituano Navardauskas, già vincitore di una Liegi-Bastogne-Liegi under 23 e dunque più adatto all’arrivo rispetto allo statunitense, ha sempre controllato la situazione e i fuggitivi non sono riusciti a guadagnare più di 3′40” al km 26.
Non è stato comunque agevole riprendere i battistrada in quanto dopo i primi 100 km completamente pianeggianti il susseguirsi delle salitelle nel finale hanno fatto sì che le squadre iniziassero a sfaldarsi e il gruppo perdesse elementi tra cui Cavendish (Sky), Goss e Kruopis (GreenEdge), Galimzyanov (Katusha), Guardini (Farnese) e successivamente anche Davis (GreenEdge), Eisel (Sky) e Kittel (Project 1T4I); davanti Kohler, indubbiamente il più dotato tra gli uomini in fuga e spesso in evidenza nell’ultimo Giro d’Italia, è rimasto solo al comando e solo a 4 km dal traguardo è stato riassorbito da un gruppo ridotto ormai a una sessantina di uomini e tirato dalla Liquigas che aveva in Sagan un uomo dalle caratteristiche ideali per affrontare al meglio lo strappo finale verso Wadi Dayqah Dam.
Il giovane ma già affermato atleta slovacco, che nelle prime corse stagionali aveva raccolto solo piazzamenti in arrivi però totalmente pianeggianti e dunque non adattissimi a lui, non si è lasciato pregare e ha avuto la meglio secondo pronostico davanti a Cooke (GreenEdge), che dopo un avvio di carriera da sprinter puro è divenuto corridore più completo pur perdendo qualcosa a livello di punta di velocità, allo scalatore olandese Slagter (Rabobank), a Gallopin (RadioShack) e a Navardauskas con Fuglsang (RadioShack) che ha chiuso 8° con lo stesso tempo del vincitore guadagnando preziosi secondi sui rivali diretti per la generale: Rodriguez (Katusha) ha infatti perso 6”, un comunque positivo Nibali (Liquigas) 9” così come Velits (Omega Pharma) e Ten Dam (Rabobank) 13” mentre come spesso accade Andy Schleck (RadioShack) ha affrontato la corsa come un allenamento e si è rialzato nel finale chiudendo con un distacco di 39”: quanto a Greipel ha dato tutto per conservare la maglia gialla chiudendo 10° a 4” ma ha dovuto cedere il primato a Sagan che guida con 4” sul tedesco, 7” su Cooke, 9” su Slagter, 10” sul sorprendente francese Bouhanni (Fdj), su Gallopin e su Sutton mentre Nibali è 13° a 19”. Greipel e con lui gli altri velocisti avranno comunque la possibilità di rifarsi nella terza frazione, 144,5 km senza difficoltà altimetriche da Al Awabi a Muscat Heights.
Marco Salonna

Sagan ottiene la prima vittoria nel 2012 al Tour of Oman (foto AFP)