COME BUTTARE LA VITTORIA AL… WEYLANDT

maggio 10, 2010
Categoria: News

Il punto più alto della tappa era a 6 s.l.m., eppure guardando l’ordine d’arrivo di questa seconda tappa sembra di essere in cima al Mortirolo. In un’altra giornata da straordinari in gruppo, alza le braccia al cielo un po’ a sorpresa il belga della Quick Step Wouter Weylandts che ringrazia il lavoro della Columbia e batte Graeme Brown. Tutti i big, eccezion fatta per Basso e “Vino”, perdono terreno e il kazako per una questione di centesimi indossa il Rosa.

Foto copertina: il successo di Weylandts a Middelburg, ultimo traguardo in terra olandese del Giro d’Italia 2010 (foto Bettini)

Come può un po’ di vento mandare all’aria una classifica generale? Come può una caduta a cinquanta chilometri dall’arrivo tagliare fuori da sogni e velleità a breve e lungo termine? Basta andare in Olanda, metterci un bel sole, un po’ di freddo, tanto Eolo ed il gioco è servito.
Dopo Utrecht, Middelburg. Dopo Farrar, Weylandts. Dopo confusione, altra confusione. Si chiude così la terza tappa di questo 93° giro d’Italia, 229 km dalla capitale orange alla piccola cittadina sul mare del Nord e si chiude anche il capitolo legato all’estero.
Come detto, tanta confusione, tante ginocchia sbucciate e ventagli a non finire. E poi un percorso molto insidioso, curve, controcurve, spartitraffico, pavè e chi più ne ha più ne metta. Con tutte queste variabili impazzite è logico aspettarsi un finale pazzo, anche se davanti non sono in 200 ma in venti e se di velocisti fortissimi ce n’è uno e tutti gli altri, in teoria, dovrebbero vederlo solo dopo il traguardo.
Sbaglia tutto Andrè Greipel che deve rimandare l’appuntamento con la vittoria al Giro, nonostante tutta la squadra davanti a tirare per lui, un epico Adam Hansen in testa dai -3 ai 1.500, un Pinotti che sgomita e alla fine finisce a terra con Sacha Modolo, un Goss che ancora una volta cerca di pilotare il proprio capitano alla perfezione ma, quando si fa da parte per vederselo passare accanto, nota che non c’è la sua maglia ma quella di un altro. E, allora, in questa volata pazza di 250 metri c’è spazio per il belga Wouter Weylandts, portacolori di una Quick-Step che dopo solo due giorni di gara può ritenersi più che soddisfatta di questa partecipazione alla corsa rosa. L’obiettivo massimo era vincere una tappa. Vedremo quello che sapranno fare in più.
Una volata strana, appunto, con il compagno di Boonen che parte lungo e riesce a tenere a bada un Graeme Brown non particolarmente scattante e relega sul gradino più basso del podio Forster (Milram). Fra chi finisce davanti, alla fine, il più deluso può ritenersi Danilo Hondo (Lampre) che, dopo aver sgomitato a lungo ed aver perso la ruota di Greipel, si ritrova quarto senza possibilità di agguantare i primi due. Ma, in questo gruppetto, non ci sono solo velocisti e gongola Vinokourov che si prende la “Rosa”, ma gongolano senz’altro anche Basso, Nibali, Scarponi e Garzelli, che iniziano a scavare solchi importanti su tanti altri.
Facendo rewind dal mattino, la tappa aveva regalato la consueta fuga con Kaisen, Pineau e poi Stamsnijder, partiti dopo 2 chilometri. Prendono un vantaggio massimo di 8 minuti poi, quando ci si avvicina al mare, arriva il vento e sotto il suo influsso il gruppo si fraziona in tre tronconi e davanti rimangono in 58.
Al km 134 i tre fuggitivi vengono ripresi, ma è ai meno cinquanta che la situazione per qualcuno sembra iniziare a precipitare. I ventagli si susseguono ed i primi a farne le spese sono Damiano Cunego e Domenico Pozzovivo. I due, intorno a se, formano due gruppi distinti con il lucano costretto ad inseguire il veronese che insegue a sua volta il gruppo, con Lampre e Colnago-CSF che si dannano l’anima per ricucire il divario. L’allarme diventa rosso quando il cronometro dice che il “Piccolo Principe” accusa dai primi poco più di un minuto, ma quel colore diventa bianco poco dopo, quando il gruppo di testa si rialza e così in diversi possono rientrare. L’allarme in casa Lampre però non cessa, visto che nel preciso momento del ricongiungimento Petacchi fora. Il principale favorito per l’arrivo di tappa è fuori dai giochi e al traguardo il suo ritardo sarà di quelli importanti.
Intanto si continua anche a cadere e a farne le spese, ai meno 31, è Vandevelde che finisce giù con Bruseghin e Sabatini. Subito dopo, siamo di nuovo sul mare, la confusione aumenta ancora di più, r anche la maglia rosa Cadel Evans sembra vittima delle trappole dell’HTC-Columbia ma, alla fine, riesce a rimanere davanti. Per Petacchi non c’è più nulla da fare, così come per l’americano della Garmin, che è costretto a ritirarsi dal Giro per il secondo anno consecutivo.
Altra importante caduta ai -12, protagonisti Lastras (che sembra avere la peggio), Wiggins, Cioni e soprattutto la maglia rosa che, oramai ampiamente abbandonata da tutti i compagni di squadra, deve tentare il tutto per tutto con le proprie forze. Spesso si sa che l’apparenza inganna e, quando l’australiano agguanta una parvenza di gruppo, sembra che il peggio sia passato. Proprio in quell’istante, però, ci si accorge che ha ripreso il secondo plotone e non il primo, che se ne va via in lontananza. Dentro ci sono tanti uomini HTC-Columbia, diversi Liquigas, qualche Androni e Astana, nessun Lampre e nessun Cervelo. Tradotto: Basso, Vinokourov, Scarponi e Garzelli sono davanti, Sastre, Cunego ed Evans dietro.
A quel punto la tappa si trasforma in una corsa nella corsa, con il campione del mondo che, in assenza di meglio, si mette a tirare in prima persona. Ma è troppo tardi e, alla fine, accuserà addirittura un ritardo di 45”.
Nel marasma più totale, solo alla fine si capisce che la maglia rosa va sulle spalle di Alexandre Vinokourov, separato dall’inezia di qualche centesimo di secondo da Richie Porte. Ad un solo secondo c’è David Millar, a cinque Vincenzo Nibali e poi la coppia HTC formata da Sieberg e Greipel. Andando ai nomi pesanti, invece, Ivan Basso rimane lì a 18”, mentre Evans è 23° a 43”, Sastre 43° a 1’40”, Cunego 50° a 2’07”, Simoni 135° a 9’24”, Pozzovivo 143° a 9’30”, Bruseghin 152° a 9’41” e Giampaolo Caruso a 9’45”. Per tutti questi nomi, i buoi sono già scappati e nemmeno torneranno. O forse si. L’anno prossimo, però.
Ora un po’ di riposo di gambe, ma non di testa. C’è il trasferimento in Italia e si torna a correre mercoledì con la cronosquadre da Savigliano a Cuneo: sarà bagarre fra Garmin, Astana e Team Sky, con questi ultimi favoriti su tutti gli altri. Sempre che non ci sia la nuvola del vulcano a cambiare programmi o anche nel cuneese spiri un forte vento in ricordo del tempo olandese. Ma, questa eventualità sembra piuttosto remota.

Saverio Melegari

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