TOM PIDCOCK CONQUISTA L’ALPE D’HUEZ, VINGEGAARD IN CONTROLLO SUGLI ATTACCHI DI POGACAR.

luglio 14, 2022 by Redazione  
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Grazie alla fuga di giornata Tom Pidcock una volta solo al comando della corsa va ad imporsi nella tappa più prestigiosa del Tour 2022 alzando le braccia al cielo dell’Alpe d’Huez sbarazzandosi della compagnia di Louis Meitjes arrivato secondo ed un redivivo Chris Froome, terzo al traguardo, che torna sul podio di un grande giro Tadej Pogacar attacca la maglia gialla ma senza esito, infatti Jonas Vingegard non cede terreno ed il distacco tra i due resta invariato, lo sloveno conquista il secondo posto della classifica generale a discapito di Romain Bardet attardato all’arrivo, che viene sopravanzato anche da Geraint Thomas.

Il secondo tappone alpino, dopo quello di ieri che ha decretato la crisi di Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) a vantaggio di Jonas Vingegaard (Team Jumbo Visma), nuova maglia gialla, vede tre GPM hors categorie a testimonianza della durezza del percorso. Si scaleranno infatti Col du Galibier, Col de la Croix de Fer e Alpe D’Huez. Vedremo se la crisi di Pogacar è stata soltanto temporanea e se lo sloveno riuscirà a recuperare gli oltre 2 minuti di ritardo che lo separano da Vingegaard, ora come ora favorito principale pel la vittoria del Tour 2022. Dopo la partenza da Briancon si saliva subito verso il Col Du Galibier, primo GPM di giornata, ed il gruppo iniziava subito a sfilacciarsi tra attaccanti pronti a scatenare la fuga, uomini di classifica raggruppati a tenere gli occhi aperti sui diretti avversari e gruppetto dei velocisti che già arrancavano nelle retrovie. Il primo attacco in testa alla corsa si concretizzava grazie all’azione di sei ciclisti: Nelson Oliveira (Team Movistar), Anthony Perez (Team Cofidis), Kobe Goossens (Team Intermarchè Wanty Gobert), Neilson Powless (Team EF Education EasyPost), Matis Louvel (Team Arkea Samsic) e Sebastian Schonberger (Team B&B Hotels KTM). Goossens vinceva il traguardo intermedio di Le Monetier-les-Bains posto al km 11.8. Giulio Ciccone (Team Trek Segafredo) e Louis Meintjes (Team Intermarchè Wanty Gobert) contrattaccavano durante la lunga scalata del Galibier e rientravano sui fuggitivi prima dello scollinamento. Era Perez a scollinare in prima posizione mentre il gruppo maglia gialla era segnalato già ad oltre 4 minuti di ritardo. Nella discesa si riportavano sui fuggitivi, grazie ad un nuovo attacco combinato, Thomas Pidcock (Team INEOS) e Chris Froome (Team Israel Premier Tech). Di contro, Louvel si faceva riprendere dal gruppo. Sul successivo Col de la Croix de Fer la fuga aumentava il vantaggio sul gruppo maglia gialla, in cui nelle prime posizioni il Team Jumbo Visma si limitava a controllare la situazione. Era Ciccone a scollinare in prima posizione. Il gruppo dei fuggitivi si era spezzato in diversi tronconi e la discesa dal Col de la Croix de Fer aumentava il divario. In testa alla corsa ad una cinquantina di km dall’arrivo erano presenti Pidcock, Meintjes, Ciccone, Powless e Froome. I cinque di testa iniziavano la scalata dell’Alpe d’Huez con circa 6 minuti di vantaggio sul gruppo maglia gialla e Pidcock aveva la ghiotta opportunità, giunti a questo punto, di scalare qualche posizione in classifica generale. Il Team Jumbo Visma aumentava l’andatura e tra i primi a farne le spese erano Thibaut Pinot (Team Groupama FDJ), ormai lontano parente del ciclista che fu ed Alksandr Vlasov (Team BORA Hansgrohe), la cui caduta nelle tappe precedenti aveva ormai compromesso il suo Tour de France. Nei successivi km anche Nairo Quintana (Team Arkea Samsic) e David Gaudu (Team Groupama FDJ) rimbalzavano nelle retrovie. A 5 km dall’arrivo Pidcock si involava tutto solo per la vittoria personale, la prima al Tour de France, avendo oltre 20 secondi su Meintjes, il primo inseguitore. Nel frattempo nel gruppo maglia gialla, sempre più ridotto, anche Enric Mas (Team Movistar), Romain Bardet (Team DSM) ed Adam Yates (Team INEOS) perdevano posizioni alle spalle di Jonas Vingegaard (Team Jumbo Visma), Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) e Geraint Thomas (Team INEOS). Pidcock trionfava a braccia alzate sul traguardo de l’Alpe d’Huez. In seconda posizione Meintjes si piazzava a 48 secondi di ritardo dal britannico, mentre chiudeva il podio Froome a 2 minuti e 6 secondi di ritardo da Pidcock. La top five era completata da Powless in quarta posizione a 2 minuti e 29 secondi di ritardo da Pidcock mentre la quinta posizione se la prendeva Tadej Pogacar davanti a Vingegaard e Thomas, tutti e tre a 3 minuti e 23 secondi di ritardo da Pidcock. Nelle zone alte della classifica generale Vingegaard conserva la maglia gialla con 2 minuti e 22 secondi di vantaggio su Pogacar e 2 minuti e 26 secondi di vantaggio su Thomas, mentre Bardet perde due posizioni ed adesso è quarto. Domani è in programma la tredicesima tappa da Le Bourg d’Oisans a Saint-Etienne per un totale di 193 km. I ciclisti dovranno affrontare tre GPM, due di terza ed uno di seconda categoria, ma sono presenti diversi saliscendi, soprattutto nella seconda parte della tappa. Dopo le fatiche delle due tappe alpine di ieri e di oggi, è molto probabile che una fuga di ciclisti fuori classifica si giocherà la vittoria di tappa.

Antonio Scarfone

Thomas Pidcock vince sullAlpe dHuez (foto: Thomas Samson AFP via Getty Image)s

Thomas Pidcock vince sull'Alpe d'Huez (foto: Thomas Samson AFP via Getty Image)s

14-07-2022

luglio 14, 2022 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE

Il britannico Tom Pidcock (INEOS Grenadiers) si è imposto nella dodicesima tappa, Briançon – Alpe d’Huez, percorrendo 165.1 Km in 4h55′24″, alla media di 33.534 Km/h. Ha preceduto di 48″ il sudafricano Louis Meintjes (Intermarché-Wanty-Gobert Matériaux) e di 2′06″ il connazionale Chris Froome (Israel-Premier Tech). Miglior italiano Giulio Ciccone (Trek-Segafredo), 10° a 3′32″. Il danese Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) è ancora maglia gialla con 2′22″ sullo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) e 2′26″ sul britannico Geraint Thomas (INEOS Grenadiers). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 22° a 41′54″

GIRO CICLISTICO DELLA VALLE D’AOSTA – MONT BLANC (Under 23)

L’italiano Lorenzo Germani (Groupama-FDJ Conti) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Saint Christophe, percorrendo 124.5 Km in 3h13′12″, alla media di 38.665 Km/h. Ha preceduto di 27″ il ceco Karel Vacek (Tirol KTM Cycling Team) e di 29″ l’italiano Marco Frigo (Israel Cycling Academy). Il francese Lenny Martinez (Groupama-FDJ Conti) è il nuovo leader della classifica con 25″ sul neozelandese Reuben Thompson (Groupama-FDJ Conti) e di 29″ l’italiano Simone Raccani (nazionale italiana)

BALOISE LADIES TOUR (Belgio)

L’olandese Lorena Wiebes (Team DSM) si è imposta nella prima tappa, circuito di Zulte, percorrendo 128.6 Km in 3h14′19″, alla media di 39.708 Km/h. Ha preceduto allo sprint le connazionali Mylene de Zoete (AG Insurance-NXTG Team) e Amber van der Hulst (Liv Racing Xstra). Miglior italiana Letizia Paternoster (Trek-Segafredo), 7°. La Wiebes è la nuova leader della classifica con 1″ sulla connazionale Ellen van Dijk (Trek-Segafredo) e 14″ sulla francese Audrey Cordon-Ragot (Trek-Segafredo). Miglior italiana la Paternoster, 16° a 22″

VUELTA INTERNACIONAL FEMENINA A COSTA RICA

La colombiana Mariana Herrera (nazionale colombiana) si è imposta nella prima tappa, Florencia – Pital, percorrendo 103.8 Km in 2h49′38″, alla media di 36.714 Km/h. Ha preceduto allo sprint le connazionali Laura Daniela Rojas (nazionale colombiana) e Serika Mitchell Guluma (ATL-BC Crbicis.com). Nessuna italiana in gara. La Herrera è la prima leader della classifica con lo stesso tempo della Rojas e della Guluma

LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): BRIANÇON – ALPE D’HUEZ

luglio 14, 2022 by Redazione  
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Dopo 4 anni d’assenza il Tour fa ritorno all’Alpe d’Huez nel 70° anniversario della prima scalata alla mitica ascesa francese. Fu il nostro Fausto Coppi il primo a domare i quasi 14 Km all’8.1% che conducono ad un traguardo che diventerà una meta ricorrente della Grande Boucle a partire dagli anni ‘70

Qualcuno l’aveva data per dispersa. Erano 4 anni che il Tour non proponeva l’arrivo sull’Alpe d’Huez e mai gli organizzatori del Tour aveva lasciato trascorrere così tanto tempo senza inserire la mitica ascesa alpina nel tracciato da quando questo traguardo – era il 1976 – è divenuto ricorrente nel percorso della Grande Boucle. Ma c’è un perché: si è voluto attendere il 2022 per celebrare il 70° anniversario della prima scalata, tenuta a battesimo il 4 luglio del 1952 da Fausto Coppi con una delle sue indimenticate imprese. Quel giorno si partiva da Losanna e si dovevano percorrere quasi 270 Km per giungere all’Alpe, senza affrontare altre difficoltà altimetriche prima dei 13800 metri finali all’8.1% che salgono con 21 tornanti fino a 1850 metri di quota. Stavolta ci saranno molti meno chilometri da effettuare tra il raduno di partenza di Briançon e il traguardo, 165 per la precisione, ma molto più infarciti di difficoltà rispetto alla tappa vinta dal Campionissimo. E così a una trentina di chilometri dal via si dovrà tornare ai 2642 metri del Galibier, stavolta salendo dal versante ieri percorso in discesa, meno impegnativo rispetto a quello di Valloire (media del 5.1%) anche se i suoi 23 Km impegneranno i corridori per almeno una quarantina di minuti. Tornati nella Maurienne il gruppo imboccherà quindi la salita diretta a un altro dei “moloch” del Tour, il Col de la Croix-de-Fer, 2067 metri di quota e 29 Km d’ascesa a corrente alternata, la cui pendenza media del 5.2% è motivata dalla presenza da due consistenti tratti in discesa o falsopiano. Poi altrettanti di chilometri di discesa e una dozzina di fondovalle pianeggiante condurranno dritti ai piedi dell’Alpe più iconica della storia del ciclismo.

I mitici tornanti verso l’Alpe d’Huez e l’altimetria della dodicesima tappa (www.vtf-vacances.com)

I mitici tornanti verso l’Alpe d’Huez e l’altimetria della dodicesima tappa (www.vtf-vacances.com)

METEO TOUR

Briançon : cielo sereno, 29°C, vento debole da NW (9 km/h), umidità al 36%
Col du Galibier (GPM – 33.2 Km): cielo sereno, 16.3°C, vento debole da NW (10-13 km/h), umidità al 38%
Saint Jean-de-Maurienne (80.5 Km): cielo sereno, 29.5°C, vento moderato da WSW (16-19 km/h), umidità al 42%
Alpe d’uez : previsioni non disponibili

GLI ORARI DEL TOUR

12.55: inizio diretta su Eurosport1
13.20: partenza da Briançon
13.40-13.45: traguardo volante di Le Monêtier-les-Bains e inizio salita Col du Galibier
14.15-14.25: GPM del Col du Galibier
14.45: inizio diretta su RAI2
15.35-15.50: inizio salita Col de la Croix-de-Fer
16.25-16.50: GPM della Col de la Croix-de-Fer
17.30-18.05: inizio salita finale
17.55-18.30: arrivo all’Alpe d’Huez

RASSEGNA STAMPA

Impresa Vingegaard nel giorno del Galibier: è maglia gialla! Crollo di Pogacar

Gazzetta dello Sport – Italia

Vingegaard v neštetih potezah matiral Pogačarja

Delo – Slovenia

Suveræne Vingegaard vinder dramatisk bjergetape og tager den gule førertrøje fra slovener i dyb krise- Vilde Vingegaard: »Vi lagde en plan fra dagens start. Jeg tænker, I kunne se, hvad planen var«

Politiken – Danimarca

Vingegaard takes thrilling yellow jersey

The Independent – Regno Unito

Le coup de Granon de Vingegaard

L’Équipe – Francia

Vingegaard tumba a Pogacar

AS – Spagna

Jumbo-Visma zet Tour op zijn kop: ongenaakbaar gewaande Pogacar verliest minuten, Vingegaard stevig in het geel

Het Nieuwsblad – Belgio

Vingegaard zet Tour op zijn kop en ziet Pogacar door ijs zakken

De Telegraaf – Paesi Bassi

Vingegaard gewinnt elfte Etappe und holt das Gelbe Trikot

Luxemburger Wort – Lussemburgo

Coup am Col du Granon: Vingegaard nimmt Topfavorit Pogacar Gelb ab

Kicker – Germania

Датчанин Вингегор выиграл 11-й этап «Тур де Франс»

Sport Express – Russia

Twist on the Mountain: Vingegaard Grabs Tour de France Lead

The New York Times – USA

Épica en el Tour: Vingegaard le quitó el amarillo a Pogacar; Nairo fue segundo

El Espectador – Colombia

Vingegaard blows the Tour de France apart as Pogacar cracks

The Sydney Morning Herald – Australia

TOURALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo dell’undicesima tappa, Albertville – Col du Granon (Serre Chevalier)

1° Fabio Jakobsen
2° Michael Mørkøv s.t.
3° Victor Lafay a 16″
4° Mikkel Bjerg s.t.
5° Reinardt Janse Van Rensburg a 47″

Miglior italiano Luca Mozzato, 27° a 2′57″

Classifica generale

1° Anthony Turgis
2° Mikkel Bjerg a 4′52″
3° Marc Hirschi a 6′28″
4° Caleb Ewan a 14′27″
5° Albert Torres a 17′14″

Miglior italiano Alberto Dainese, 25° a 43′10″

STRAFALGAR SQUARE

L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti

Garzelli: “Pantani scattò quando mancavano 3 Km al traguardo” (ne mancavano 43 al traguardo di Les Deux Alpes)
Garzelli: “Potrà prendere due se va in crisi”
Garzelli: “Stanno provando a mettere in difficoltà a Pogacar”
Rizzato: “Sente la vittoria nelle gambe”
Garzelli: “Pogacar ha una borraccia nella schiena”
Garzelli: “Quando Pogacar partirà ci passera in cima a Quintana”
Rizzato (mentre inquadravano il tentativo di Bardet): “Ecco lo scatto di Quintana”
Rizzato: “Una bici che pesa molto più leggera”
Rizzato: “Un duello che pende dalla parte della bilancia di Vingegaard”
Garzelli: “Guarda come è facile Adam Yates”
Garzelli: “Vingegord” (Vingegaard)
Televideo: “Valentine Madouas” (Valentin)
Televideo: “Louis Menintjes” (Meintjes)

CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1992

Sono passati 30 anni dall’impresa di Claudio Chiappucci al Tour del 1992. Riviviamo quell’edizione della corsa francese attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”

11a TAPPA: STRASBURGO – MULHOUSE (249.5 Km) – 16 LUGLIO 1992

A RE INDURAIN BASTA UN CENNO
Il vecchio Fignon vince la tappa del Tour col generoso consenso dell’iberico
Lo spagnolo vigila in cima al gruppo e coordina i suoi – Bugno sorvegliato speciale: ma è ancora un pericolo? – In classifica sempre Lino leader

VINGEGAARD THE KINGSLAYER: POGI DOMINA UNA LOTTA EPICA, POI CROLLA

luglio 13, 2022 by Redazione  
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Granon 2022, una tappa per la Storia. Il sogno di ogni spettatore, botte da orbi su salite da leggenda come Telegraphe e Galibier, già dal terz’ultimo Gpm, a decine di km dal traguardo. I migliori faccia a faccia, ma anche tattiche a iosa. L’eroe solitario accerchiato, e la caduta dell’invulnerabile.

Il ciclismo è uno sport violento. A qualcuno fa brutto, coi tempi che corrono, lèggere metafore belliche (quelle metafore che si sono sempre impiegate quando erano in corso – sostanzialmente tutto il tempo – guerre magari meno mediatiche e meno mediate). Ma i corridori arrivando uno a uno disfatti in cima ai 2.400 metri di altitudine del Granon sembrano reduci che sfilano spersi dopo la battaglia, anche quelli che pur non avendo vinto escono vincitori dalla giornata, come Bardet, che lascia cadere la bici su un prato stempiato e si accascia, resta seduto a terra a fissare il vuoto degli abissi alpini. Sono reduci da uno scontro titanico se mai ve ne furono, Iliade e film giapponese. Pogacar contro il mondo, Pogacar assalito da tutti i lati dallo sciame giallonero al gran completo, Pogacar in controllo che piroetta da uno scatto al successivo, Pogacar che mette tutti fuori gioco, Pogacar che sfodera un ghigno di simpatia alla vigilia del Granon, Pogacar che ritrova un Majka sbucato di tra i caduti a rimettere in fila il gruppo, a liquidare tutti i Jumbo-Visma, a lasciare il campo sgombro se non di fantasmi del passato, razziatori e bucanieri. E proprio quando mancano quindici minuti di strada da triturare, Vingegaard scocca se stesso come un dardo e Pogacar crolla, diventa petreo in volto e nei pedali, e sembra scivolare all’indietro sul nastro di asfalto invece che avanzare. Sprofonda di tre minuti in nemmeno cinque chilometri. Il Tour è finito, comincia il Tour.
Della fuga che parte dopo quell’oretta filante a 50 km/h di media che ben conosciamo dai tempi del Giro, segnaliamo giusto alcuni pochi nomi. Barguil, perché dalla testa della fuga si involerà solo a 50 km dalla fine, in pieno Galibier, in una sua storia parallela, aliena agli uragani alle sue spalle – sempre solo, sempre in testa – fino a che a una manciata di km dalla meta, già ritorto dai crampi, la tormenta agonistica, i fulmini sprigionati dallo scontro fra Vingegaard e Pogacar, lo investono e travolgono. Geschke perché fa il suo supportato da Izagirre per tenere la maglia a pois ancora un altro giorno. Van der Poel perché fa coppia con Van Aert dal km zero in un attacco che promette un buon giorno – per i corvi – fin dal primo raggio di sole del mattino (diciamo così anche se è quasi mezzogiorno!). E Mathieu finirà metaforicamente – metaforicamente! – in pasto ai corvi, arenato fra i ghiaioni del Galibier. Ritirato, finisce qui il suo Tour. Van Aert perché unitosi presto a Laporte inaugura una giornata in cui i Jumbo scatenano l’inferno. Non è bello per nessuno avere Van Aert davanti a “far da ponte”, però Van Aert oggi non “farà da ponte”, farà da elicottero, da cavalcata delle Valchirie vivente, correndo avanti e indietro per il percorso a proprio piacimento. Pare una di quelle sgambate fra amici a cui si aggrega qualcuno molto più in forma degli altri, che a proprio piacimento come fosse una motocronaca raggiunge i primi, poi torna a incoraggiare gli staccati, si riporta sui primi, tira sempre in piano… Ecco oggi Wout è uguale uguale. Una superiorità quasi insultante per il resto del gruppo, visto che “ehi ragazzi, qui siamo tutti professionisti!”. E poi condisce il tutto regalando la maglia verde a un fan che gli presta una pompa a bordo strada. Versione divinità omerica, solca il campo di battaglia rovesciandone le sorti, ma non si nega al cameratismo o all’avventura coi comuni mortali.
I primi boati si odono sul Telegraphe, “Benoot Benoooot” rumoreggiano le valli, sono le cannonate che provano a lanciare prima Roglic poi Vingegaard, con Pogacar incastrato nella doppia marcatura. Sono salve di avvertimento, perché i primi colpi secchi partono proprio nello spazio interstiziale, né salita né discesa, quasi boscaglia o palude metaforica, fra Telegraphe e Galibier. Roglic stavolta va via secchissimo e in niente parliamo di soli cinque atleti in testa: tre sono Jumbo, i due capitani con Laporte testa di ponte attivata con tempismo perfetto; poi c’è Geraint Thomas a far onore al proprio dorato passato di “inseguitore”; e poi, per forza, c’è Pogacar. Enric Mas ci aveva anche provato, ma la sparata lo fa scoppiare a livelli tali che passerà il resto della tappa in affanno ad inseguire (per la cronaca, arriva al traguardo con otto minuti di distacco, e ciò nonostante è in top ten della generale, giusto per capire il livello di devastazione a tappeto).
Roglic e Vingegaard mettono letteralmente in mezzo Pogacar e iniziano a martellarlo ai fianchi, o meglio, ai fianchi, in faccia, alle tempie, uno scatto, due, tre, sempre con veemenza, tant’è che il gruppo già disgregato nemmeno si avvicina. E Pogacar c’è sempre, come uno spadaccino che salta sui bambù, chiude di qua, schiva di là, controlla la gragnuola di colpi, a tratti ribatte, e quando ribatte si fa subito il vuoto, solo lui e Vingegaard sospesi sul filo di asfalto bollente anche in quota, quasi 30 gradi, sotto il sole senz’ombra e senza ossigeno di chi sale verso i duemila e ben oltre. Ci sono momenti di respiro, a tratti, come quando un eroico Marc Soler gregario d’eccezione di Pogacar riesce miracolosamente a rientrare, nonostante i Jumbo facciano del tutto per renderglielo impossibile. E quando Soler rientra, si fa ordine, si scandisce un passo, si tirano le fila, c’è chi da dietro rientra (piccoli piccoli come figurine di un plastico i trenini Movistar per Mas e FDJ per Gaudu che cercano di ridurre i danni). Fra gli altri il più in palla sembra Quintana, ma poi s’incaglia, per riprendersi poi in altura; e anche Bardet se la cava niente male. Si avvicinano gli inglesini Yates e Pidcock a consolidare la presenza INEOS, accorrono altri gregari Jumbo come Krujiswjik e Kuss a rinfocolare il senso di assedio, c’è pure un sorprendente Lutsenko… Ma non c’è niente da fare, il leit motiv è sempre lo scontro all’arma bianca fra Pogacar e i Jumbo. A 7 km dallo scollinamento torna a martellare Roglic, e poi Vingegaard, e poi Roglic al quinto scatto solo sul Galibier, quinto e ultimo perché poi Pogacar si scoccia, apre gas, e scrolla dal gruppetto ormai minimale il suo connazionale. Passano i km, e appena Pogacar fa un po’ di ritmo restano solo in due, lui e Vingegaard. Ma Vingegaard ha fatto la metà degli scatti, i suoi sono stati ben spartiti con Roglic (anche se bisogna pur sempre rientrare, ma per terzo, e sulla ruota altrui) – e non ha certo speso energie facendo il ritmo in testa solo. Pogacar però non demorde né si lascia intimorire. Controlla la situazione. Quando arriva in cima al Galibier, il resto del mondo è sottomesso. Si può lasciarli rientrare. Gran traffico di gregari nella lunga discesa e nei falsipiani, rientri, Van Aert che come detto aspetta che ti aspetta per andare a ripescare… Roglic!… e riportarlo sotto. Attenzione tuttavia a questa fase: in tanti mangiano e bevono, hanno supporto o sono tranquilli – Pogacar non ha supporto, e anzi è sottoposto a continue piccole punzecchiature, un buco di qua, un allunghino di là, in modo da mantenerlo sotto pressione. Oltre all’enorme fatica accumulata prima, qui scatta probabilmente un deficit di rifornimento. La catena delle vettovaglie che decide dove finisca l’infinita cavalcata di Alessandro Magno.
In una ventina di atleti scarsa si arriva ai piedi del Granon, colosso di 11 km tutti al 9-10%, per oltre un terzo over quota 2.000. Il Tour lo scalo una sola volta, nel 1986, e marcò il tramonto di Hinault, in crisi e a tre minuti dal compagno Lemond.
Prima mossa, va subito solo Quintana, alza il ritmo e poco a poco dilata il margine. Dieci km in solitaria, lo riprenderà e passerà il solo Vingegaard. Da bravo sciamano levita sul percorso come un ghost di Strava o come un fantasma di altri tempi fra i fenomeni del presente. Gran momento televisivo per l’Arkea con Barguil per qualche km in testa alla gara e Quintana un minuto davanti al gruppo dei migliori.
Dietro fra i revenant c’è Majka. Adesso scoppia, pensano tutti, il gruppetto poi è infarcito di gregari Jumbo. E invece Majka impone la sua marcia marziale, senza sussulti, senza sparate, e piano piano piano dall’albero cascano come frutti maturi quasi tutti i rivali, e in particolare tutti i Jumbo. Siamo giunti alla polarità opposta della storia. Pogacar in controllo con il luogotenente più fidato a mantener pulita la piazza, Vingegaard isolato. Disfatta Jumbo. Sparata ogni munizione disponibile, ma il supereroe le ha evitate tutte quante. E ora è lui in posizione di tiro.
La svolta, come sempre quasi impercettibile, quasi casuale, è un allungo di Bardet. Majka cede, e Pogacar non insegue. Ma Bardet in classifica è più vicino di Quintana, e la mossa è già a distanza ragionevole dalla fine 4-5 km, non i 10 dello scriteriato e serioso colombiano. Perché Pogacar non reagisce? È un istante, la polvere si accende, e Vingegaard scatta come un lampo, si scatena, prende il largo, vola via. Il suo passo è sconvolgente, un wattaggio mai visto a queste quote in cui l’ossigeno scarseggia e dunque pone un limite anche ai motori più potenti. Però oltre al numero di Vingegaard c’è la crisi nera di Pogacar. Piantato secco. Uno a uno, poco a poco, gli si affiancano e lo sorpassano quasi in processione pressoché tutti i rivali per una potenziale classifica generale finale. Bardet e Quintana sono già davanti, e dunque ecco Thomas, e poi Gaudu ricomparso da chissà dove, e Adam Yates che pure vagava fra gli zombie del Galibier, poco dietro arriva Lutsenko, più attardati Vlasov e Mas inframmezzati ai fuggitivi della prima ora. Pidcock invece arriva a 10 minuti, Roglic a 11… uno al km sul tremendo Granon. Salendo a 14 km/h di media dove Vingegaard sfiorava e sforava i 20.
Vingegaard ora è in giallo, con un paio di minuti (o tre) su Bardet, Pogacar, Thomas, Quintana, Yates, Gaudu. I magnifici sette, con Pogacar precipitato fra i comuni mortali. Il resto del mondo è minuti dietro. Che cos’è capitato all’invulnerabile sloveno? Covid? Crisi di fame? Eccesso di scatti? Chissà se mai lo scopriremo. Intanto domani si torna a scalare il Galibier, poi la Croix de Fer e gran finale l’Alpe d’Huez. Domani. L’Alpe d’Huez!

Gabriele Bugada

Vingegaard allattacco sulle dure rampe del Col du Granon (Getty Images)

Vingegaard all'attacco sulle dure rampe del Col du Granon (Getty Images)

13-07-2022

luglio 13, 2022 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE

Il danese Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) si è imposto nell’undicesima tappa, Albertville – Col du Granon (Serre Chevalier), percorrendo 151.7 Km in 4h18′02″, alla media di 35.275 Km/h. Ha preceduto di 59″ il colombiano Nairo Quintana (Team Arkéa-Samsic) e di 1′10″ il francese Romain Bardet (Team DSM). Miglior italiano Simone Velasco (Astana Qazaqstan Team), 39° a 27′16″. Vingegaard è la nuova maglia gialla con 2′16″ su Bardet e 2′22″ sullo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 27° a 33′01″

GIRO CICLISTICO DELLA VALLE D’AOSTA – MONT BLANC (Under 23)

Il britannico Mason Hollyman (Israel Cycling Academy) si è imposto nella prima tappa, circuito di Saint-Gervais Mont Blanc, percorrendo 82.4 Km in 2h13′57″, alla media di 36.909 Km/h. Ha preceduto di 52″ il francese Lenny Martinez (Groupama-FDJ Conti) e di 1′11″ l’irlandese Darren Rafferty (Hagens Berman Axeon). Miglior italiano Simone Raccani (nazionale italiana), 6° a 1′21″. Hollyman è il primo leader della classifica con 52″ su Martinez e 1′11″ su Rafferty. Miglior italiano Raccani, 6° a 1′21″.

BALOISE LADIES TOUR (Belgio)

L’olandese Ellen van Dijk (Trek-Segafredo) si è imposta nel prologo, circuito a cronometro di Utrecht, percorrendo 3.9 Km in 05′08″, alla media di 45.584 Km/h. Ha preceduto di 11″ la connazionale Lorena Wiebes (Team DSM) e di 14″ la connazionale Esmee Peperkamp (Team DSM). Miglior italiana Letizia Paternoster (Trek-Segafredo), 15° a 21″. La Van Dijk è la prima leader della classifica con 11″ sulla Wiebes e 14″ sulla Peperkamp. Miglior italiana la Paternoster, 15° a 21″

LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): ALBERTVILLE – COL DU GRANON

luglio 13, 2022 by Redazione  
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Arriva finalmente il momento delle grandi montagne. L’inossidabile (e inevitabile) accoppiata Télégraphe – Galibier sarà il corposo antipasto alla dura ascesa verso il Col du Granon, 11 Km al 9.2% che da più di 30 anni attendono il ritorno del Tour de France

Erano anni che al Tour non si vedevano due tappe di montagna di fila così dure. Nel volgere di 48 ore i corridori dovranno affrontare qualcosa come 7363 metri di dislivello complessivo distribuiti su oltre 100 Km da percorrere in salita, numeri che coniugati matematicamente forniscono come risultato una pendenza media globale del 6%. Se è vero che la fetta più consistente del dislivello e dei chilometri da percorrere in salita sarà offerta dalla tappa di domani, è anche vero che pure la frazione odierna non scherza e, anzi, è quella che offrirà le inclinazioni maggiori. Si comincerà a salire a 46 Km dal via, al momento d’inerpicarsi tra gli spettacolari Lacets de Montvernier, 17 tornanti concentrati nello spazio di 3.4 km (media dell’8.2%). Una ventina di chilometri più avanti arriverà l’inevitabile accoppiata Télégraphe (12 Km al 7.1%) – Galibier (tetto del Tour 2022 dall’alto dei suoi 2642 metri), con quest’ultimo affrontato dal versante più impegnativo, i quasi 18 Km al 6.9% della “face nord” che il 27 luglio del 1998 furono teatro della fantastica impresa di Marco Pantani nel tappone di Les Deux Alpes. Quel giorno si dovettero percorrere sotto il diluvio – un “refrigerio” che non sarà concesso quest’anno – 43 Km per andare al traguardo, un paio di chilometri in meno rispetto alla tappa del Granon, il cui finale sarà molto più impegnativo: se l’ascesa verso Les Deux Alpes non presenta pendenze particolarmente cattive, gli undici chilometri che riporteranno i corridori abbondantemente sopra quota 2000 salgono a una media del 9.2%, che ne fa la salita più ripida di questa edizione della Grande Boucle, affrontata in passato una sola volta, ben 36 anni fa. Era il 20 luglio del 1986 quando ai 2413 metri del Col du Granon s’impose in solitaria lo spagnolo Eduardo Chozas, mentre la maglia gialla passò definitivamente dalle spalle di Bernard Hinault – che quell’anno puntava al sesto Tour, impresa mai riuscita a nessuno – a quelle del suo giovane compagno di squadra Greg LeMond.

Il col du Granon e l’altimetria dell’undicesima tappa (Wikipedia)

Il col du Granon e l’altimetria dell’undicesima tappa (Wikipedia)

METEO TOUR

Albertville : cielo sereno, 28.5°C (percepiti 30°C), vento debole da SW (6 km/h), umidità al 55%
Saint Jean-de-Maurienne (57.5 Km): cielo coperto, 25.7°C (percepiti 27°C), vento debole da N (5-6 km/h), umidità al 46%
Valloire (inizio salita Galibier – 88.3 Km): cielo sereno, 22.8°C, vento debole da W (6-7 km/h), umidità al 49%
Col du Galibier (GPM – 106.7 Km): poco nuvoloso, 15.8°C, vento debole da WNW (8-10 km/h), umidità al 55%
Col du Granon (Serre Chevalier) : nubi sparse, 17.4°C, vento debole da NW (9 km/h), umidità al 57%

GLI ORARI DEL TOUR

12.00: inizio diretta su Eurosport1
12.30: partenza da Albertville
12.50-12.55: traguardo volante di Aiguebelle
13.35-13.40: inizio salita Lacets de Montvernier
13.40-13.55: GPM dei Lacets de Montvernier
14.15-14.25: inizio salita Col du Télégraphe
14.45: inizio diretta su RAI2
14.45-15.00: GPM del Col du Télégraphe
14.50-15.05: inizio salita Col du Galibier
15.30-16.00: GPM del Col du Galibier
16.15-16.45: inizio salita finale
16.40-17.15: arrivo sul Col du Granon

RASSEGNA STAMPA

Manifestanti bloccano la tappa: ecco cosa è successo. Poi vince Cort Nielsen, Pogacar resta in giallo per 11″

Gazzetta dello Sport – Italia

Drama s srečnim koncem, Pogačar ostaja v rumeni majici

Delo – Slovenia

Cort efter årets første danske sejr: »Jeg var fuldstændig udkørt«

Politiken – Danimarca

Tour de France 10th stage halted after climate activists block the route

The Daily Telegraph – Regno Unito

Cort roi de l’altiport

L’Équipe – Francia

Pogacar ya conoce al enemigo

AS – Spagna

Wout van Aert over protestactie: “Goed geprobeerd, maar voor ons toch wel ambetant” – Knap eindschot levert Magnus Cort tweede Touretappe op: “Ongelofelijk! Ik bleef proberen en vandaag lukte het”

Het Nieuwsblad – Belgio

Magnus Cort Nielsen wint door protest ontsierde Tour-etappe

De Telegraaf – Paesi Bassi

Pogacar nach Zwangspause fast eingeholt

Luxemburger Wort – Lussemburgo

Nach Demo-Chaos: Kämna verpasst Gelb um elf Sekunden

Kicker – Germania

10-й этап «Тур де Франс» был прерван из-за появления на трассе экоактивистов

Sport Express – Russia

Cort Nielsen ganó la décima etapa del Tour de Francia y Pogacar sigue líder – La manifestación por el medio ambiente que paró la décima etapa del Tour de Francia

El Espectador – Colombia

Schultz pipped and Pogacar’s team takes hit on eventful day in the Alps – Injured O’Connor abandons Tour de France, sets sights on Vuelta

The Sydney Morning Herald – Australia

TOURALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo della decima tappa, Morzine – Megève

1° Caleb Ewan
2° Reinardt Janse Van Rensburg a 2′29″
3° Frederik Frison a 2′49″
4° Brent Van Moer s.t.
5° Florian Vermeersch s.t.

Miglior italiano Fabio Felline, 22° a 4′44″

Classifica generale

1° Anthony Turgis
2° Mikkel Bjerg a 12′59″
3° Marc Hirschi a 14′02″
4° Caleb Ewan a 20′01″
5° Albert Torres a 21′12″

Miglior italiano Andrea Bagioli, 16° a 38′26″

STRAFALGAR SQUARE

L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti

Garzelli: “Sarà un proseguo durissimo”
Rizzato: “È stato molto tranquillo per molto a lungo”
Garzelli: “La sensazione di caldo cerchi di portarla nel miglior modo”
Garzelli: “Potrebbe crearsi un gruppetto di sette-otto secondi”
Rizzato: “Si è andato a tutto velocità”
Garzelli: “Ripartire da fermo dopo otto minuto”
Televideo: “Jungels attaca sulla Croix”
Garzelli: “Lo sforzo che lo ha preceduto è stato tanto”
Televideo: “Matteo Jorgensen” (Jorgenson)
Televideo: “Urs Zimmermann” (Georg Zimmermanm, Urs ha smesso di correre 30 anni fa)

CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1992

Sono passati 30 anni dall’impresa di Claudio Chiappucci al Tour del 1992. Riviviamo quell’edizione della corsa francese attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”

10a TAPPA: LUSSEMBURGO – STRASBURGO (217 Km) – 15 LUGLIO 1992

CHIAPPUCCI E BUGNO, CADONO LE SPERANZE
Tour: Indurain sembra proprio inattaccabile
In volata Van Poppel 1° – Lino in giallo

MAGNUS, IL GUSTO DELLA FUGA. VITTORIA DEL DANESE, POGACAR RESTA IN GIALLO

luglio 12, 2022 by Redazione  
Filed under News

Una maxifuga dopo il secondo giorno di riposo accende la decima tappa ‘pre – alpina’ del Tour 2022. E’ Magnus Cort Nielsen (Team EF Education EasyPost), validissimo uomo da fughe, ad avere la meglio sul nutrito gruppo di fuggitivi ed a battere in una volata ristretta Nick Scultz (Team BikeExchange Jayco). Tades Pogacar (UAE Team Emirates) conserva la maglia gialla ed è pronto a fare faville nei due consecutivi tapponi alpini di mercoledì e giovedì.

Dopo il secondo giorno di riposo, il Tour riparte con la decima tappa da Morzine a Megève. Sarà pure una tappa alpina ma la distanza di soli 148 km e i quattro GPM inseriti nel percorso, di cui due di quarta categoria, uno di terza ed uno di seconda non sembrano tali da fare sconquassi in classifica generale. La salita finale verso Megève è lunga quasi 20 km ma la pendenza media del 4% la rende più simile ad un lungo falsopiano. Insomma si poteva fare di più per una tappa che anticipa quella del Col du Granon e dell’Alpe d’Huez ma che sulla carta non dovrebbe aggiungere o togliere molto alla classifica generale. La fuga avrà perciò le sue buone chances di successo, come già accaduto nella tappa di domenica. Da Morzine no ripartivano, causa Covid o altre patologie, Alexis Vuillermoz (Team TotalEnergies), George Bennett (UAE Team Emirates), Ben O’Connor (Team AG2R Citroen) e Luke Durbridge (Team BikeExchange Jayco). I primi attacchi concreti per portare via la fuga di giornata iniziavano sulla Cote de Chevenoz, primo GPM di tappa, posto al km 24. Benoit Cosnefroy (Team AG2R Citroen) ed Alberto Bettiol (Team EF Education EasyPost) ci provavano, riuscendo a mettere tra loro ed il gruppo maglia gialla una quindicina di secondi di vantaggio. Il gruppo però reagiva ed annullava questo primo tentativo di fuga. Pierre Latour (Team TotalEnergies) era il primo a scollinare. Nella discesa che portava ai piedi del Col de Jambaz, seconda asperità di tappa, provava l’azione solitaria Alexis Gougeard (Team B&B Hotels KTM). Il francese riusciva ad accumulare oltre 20 secondi di vantaggio al km 35. Una volta esaurita l’azione di Gougeard, dopo una decisa accelerazione del gruppo che lo riprendeva sulle prime rampe verso il Col de Jambaz, ci riprovavano in quattro, ovvero Philippe Gilbert (Team Lotto Soudal), Luis Leon Sanchez (Team Bahrain Victorious), Pierre Rolland (Team B&B Hotels KTM) e Dylan Van Baarle (Team INEOS). Il quartetto di testa aveva una ventina di secondi di vantaggio lungo il falsopiano che precedeva l’ascesa vera e propria di questo secondo GPM. Ai quattro di testa si univano in ventuno, ovvero Lennard Kamna (Team BORA Hansgrohe), Christophe Laporte (Team Jumbo Visma), Filippo Ganna (Team INEOS), Matteo Jorgenson (Team Movistar), Ion Izagirre e Benjamin Thomas (Team Cofidis), Fred Wright (Team Bahrain Victorious), Kristian Sbaragli (Team Alpecin Fenix), Andreas Leknessund (Team DSM), Georg Zimmermann (Team Intermarchè Wanty Gobert), Simone Velasco (Team Astana Qazaqstan), Alberto Bettiol e Magnus Cort Nielsen (Team EF Education EasyPost), Hugo Hofstetter e Connor Swift (Team Arkea Samsic), Mads Pedersen e Quinn Simmons (Team Trek Segafredo), Edvald Boasson Hagen (Team TotalEnergies), Simon Clarke (Team Israel Premier Tech), Jack Bauer e Nick Schultz (Team BikeExchange Jayco). Rolland era il primo a scollinare sul Col de Jambaz posto al km 69.3. Il gruppo era segnalato ad oltre 3 minuti di ritardo ed per la maglia rosa il ciclista della fuga più ‘minaccioso’ era Kamna, a quasi 9 minuti di ritardo da Pogacar. Sulla successiva Cote de Chatillon-sur-Cluses era Rolland a scollinare per primo. Il gruppo maglia gialla lasciava fare e manteneva un ritmo molto blando, per cui Kamna iniziava a intravedere la possibilità di vestire la maglia gialla al termine della tappa. Bettiol si aggiudicava il traguardo intermedio di Passy posto al km 123.9. Sull’ultima irregolare salita che portava all’arrivo i fuggitivi iniziavano a scattarsi in faccia ed i più attivi nei km finali erano Cort Nielsen, Schultz, Sanchez, Kamna, Jorgenson e Van Baarle. Erano Cort Nielsen e Schultz ad avvantaggiarsi di quel tanto per giocarsi la vittoria in una volata a due. A prevalere era Cort Nielsen che riusciva per questioni di centimetri a mettere la sua ruota davanti a quella di Schultz. Terzo si classificava Sanchez a 7 secondi di ritardo, mentre chiudevano la top five Matteo Jorgenson in quarta posizione e Dylan Van Baarle in quinta posizione, con un ritardo rispettivamente di 8 e 10 secondi da Cort Nielsen. Velasco, primo degli italiani in fuga, era soltanto dodicesimo. Il gruppo maglia gialla veniva regolato da Pogacar a 8 minuti e 54 secondi di ritardo da Cort Nielsen. Il danese, ormai a tutti gli effetti un finisseur cacciatore di tappe, ottiene la sua seconda vittoria in carriera al Tour de France, dopo quella ottenuta nel 2018 a Carcassonne. In classifica generale Pogacar mantiene la maglia gialla per soli 11 secondi rispetto a Kamna. Domani si fa sul serio, con il primo dei due tapponi alpini da Albertville al Col du Granon. La scalata finale, hors categorie, è preceduta da altri tre GPM, in un crescendo di difficoltà: Lacets de Montvernier (2° categoria), Col du Telegraphe (prima categoria) e Col du Galibier (hors categorie). Tutti aspettiamo l’attacco di Pogacar, che già sul Col du Telegraphe potrebbe animare la corsa. La fuga ha certamente le sue chances di successo, ma anche ai big di classifica farà sicuramente gola vincere la tappa del Telegraphe, del Galibier e del Granon.

Giuseppe Scarfone

Magnus Cort Nielsen vince a Megève (foto: Getty Images)

Magnus Cort Nielsen vince a Megève (foto: Getty Images)

12-07-2022

luglio 12, 2022 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

TOUR DE FRANCE

Il danese Magnus Cort (EF Education-EasyPost) si è imposto nella decima tappa, Morzine (Les Portes du Soleil) – Megève, percorrendo 148.1 Km in 3h18′50″, alla media di 44.691 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Nick Schultz (Team BikeExchange-Jayco) e di 7″ lo spagnolo Luis León Sánchez (Bahrain Victorious). Miglior italiano Simone Velasco (Astana Qazaqstan Team), 12° a 1′02″. Lo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) è ancora maglia gialla con 11″ sul tedesco Lennard Kämna (BORA-hansgrohe) e 39″ sul danese Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 16° a 3′40″

LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): MORZINE – MEGÈVE

luglio 12, 2022 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

Dopo il secondo giorno di riposo il Tour si rimette in marcia con la meno impegnativa tra le quattro tappe disegnate sulla catena alpina. L’interminabile ascesa finale verso Megève non presenta in nessun punto pendenze degne di segnalazione e con tutta probabilità i big si prenderanno una seconda giornata di relax vigile in attesa dei tapponi previsti nelle prossime ore

Non v’illuda l’interminabile salita finale, terza per lunghezza tra le ascese inserite nel percorso del Tour 2022, preceduta solo dai mitici colli del Galibier e della Croix-de-Fer. I 21 Km e rotti che condurranno oggi il gruppo fino ai 1460 metri dell’aeroporto della stazione di sport invernali di Megève, sulla cui pista sarà tracciata la linea d’arrivo, non presentano in nessun punto pendenze impegnative e difficilmente vedremo in azione i big, oggi principalmente attenti a non sprecare inutili energie in vista delle due dure tappe che sono programmate tra domani e dopo. Al massimo potrebbe esserci una sparata di qualche uomo di classifica sul rettilineo d’arrivo, che coincide con uno dei tratti più impegnativi dell’ascesa, sulla falsariga di quanto fatto da Pogacar domenica a Châtel, azione che gli ha permesso di guadagnare giusto una manciata di secondi sui rivali. Quella odierna, dunque, sarà un’altra occasione che i cacciatori di tappe e i corridori oramai fuori classifica non dovranno lasciarsi sfuggire, come ha saputo fare l’altro giorno il lussemburghese Jungels.

La pista dell’aeroporto di Megève e l’altimetria della decima tappa (www.savoie-mont-blanc.com)

La pista dell’aeroporto di Megève e l’altimetria della decima tappa (www.savoie-mont-blanc.com)

METEO TOUR

Morzine : cielo sereno, 25.2°C, vento debole da N (9 km/h), umidità al 41%
Thonon-les-Bains (42.8 Km): sole e caldo, 30.1°C, vento moderato da NNE (14-15 km/h), umidità al 35%
Châtillon-sur-Cluses (GPM – 97.3 Km): cielo sereno, 27.5°C, vento moderato da NNE (11 km/h), umidità al 38%
Megève* : nubi sparse, 23.1°C, vento debole da NW (8 km/h), umidità al 53%

* previsioni relative al centro di Megève (1111 metri), traguardo a quota 1460

GLI ORARI DEL TOUR

13.15: inizio diretta su Eurosport1
13.40: partenza da Morzine
14.10-14.15: GPM della Côte de Chevenoz
14.45: inizio diretta su RAI2
15.10-15.20: GPM del Col de Jambaz
15.50-16.00: GPM della Côte de Châtillon-sur-Cluses
16.25-16.40: traguardo volante di Passy-Marlioz
16.30-16.45: inizio salita finale
16.55-17.15: GPM della Montée de l’altiport de Megève
17.00-17.20: arrivo a Megève

RASSEGNA STAMPA

Tour, Jungels trionfa in solitario. Pogacar sempre in giallo

Gazzetta dello Sport – Italia

​Jungels zmagovalec 9. etape, Roglič je že na robu deseterice

Delo – Slovenia

Kalkuleret gambling slog fejl: Asgreen er ude af Touren

Politiken – Danimarca

Bob Jungels takes emotional Tour de France stage win with long-range solo effort

The Daily Telegraph – Regno Unito

Jungels, numéro en solo

L’Équipe – Francia

Jungels alarga la sequía española

AS – Spagna

Bob Jungels rondt lange solo in 9e rit van de Tour succesvol af, Tadej Pogacar pakt in laatste instantie toch nog wat tijd

Het Nieuwsblad – Belgio

Bob Jungels rondt solo van 50 kilometer succesvol af in Tour

De Telegraaf – Paesi Bassi

Bob Jungels gewinnt Tour-de-France-Etappe

Luxemburger Wort – Lussemburgo

Jungels attackiert zum Sieg – Geschkes Kampf mit Bergtrikot belohnt

Kicker – Germania

Люксембуржец Юнгельс выиграл девятый этап «Тур де Франс»

Sport Express – Russia

Mala jornada para Martínez y Urán en el Tour de Francia 2022

El Espectador – Colombia

Best day of Luxembourger’s life

The Australian – Australia

TOURALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo della nona tappa, Aigle – Châtel

1° Frederik Frison
2° Reinardt Janse Van Rensburg s.t.
3° Amund Grøndahl Jansen s.t.
4° Caleb Ewan s.t.
5° Tim Wellens s.t.

Miglior italiano Mattia Cattaneo, 11° a 1′20″

Classifica generale

1° Anthony Turgis
2° Mikkel Bjerg a 12′59″
3° Marc Hirschi a 14′02″
4° Albert Torres a 23′12″
5° Amund Grøndahl Jansen a 24′55″

Miglior italiano Andrea Bagioli, 10° a 29′08″

STRAFALGAR SQUARE

L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti

Rizzato: “Pogacar, due volte vincitore delle ultime due edizioni”
Rizzato: “L’ultima volta fu 25 anni fa, nel 1988″ (1998)
Garzelli: “Pidcock mi sembra di vederlo in maglia bianca” (a dire il vero la indossa da tre giorni)
Garzelli: “Otto giorni di corsi a tutta”
Rizzato: “La sua prima vittoria stra i professionisti”
Televideo: “Jungels attaca sulla Croix”
Televideo: “Thomas Geraint” (al contrario, Thomas è il cognome)
Televideo (riportando una dichiarazione di Pogacar): “L’Alpe d’Huez è la tappa regina”

CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1992

Sono passati 30 anni dall’impresa di Claudio Chiappucci al Tour del 1992. Riviviamo quell’edizione della corsa francese attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”

9a TAPPA: LUSSEMBURGO – LUSSEMBURGO (cronometro individuale, 65 Km) – 14 LUGLIO 1992

INDURAIN È IL PADRONE
Lo spagnolo domina la cronometro e mette le mani sul Tour – E adesso addio ai sogni
Bugno perde quasi 4’, Chiappucci 5’ – Neppure l’aiuto di uno psicologo evita all’iridato un autentico kappaò – Il campione del mondo: “Bravo Miguel” – Lino ancora 1°

PAMBIANCO, RICORDO DI UN “GARIBALDINO”

luglio 11, 2022 by Redazione  
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È scomparso negli scorsi giorni all’età di 86 anni Arnaldo Pambianco, il corridore che vinse il Giro d’Italia del 1961 e che era soprannominato il “garibaldino” per il suo modo di correre e “Gabanein” dai suoi corregionali. Lo ricordiamo con il racconto di Mario Silvano

“Generoso!” Così ha definito Pambianco il mio amico Michele Dancelli, al quale ho chiesto che tipo di corridore fosse stato il campione romagnolo recentemente scomparso.
E che avesse questa caratteristica gli sportivi italiani se ne erano accorti ben prima del suo clamoroso successo al Giro del 1961.
Perché nel 1957, al campionato mondiale dei dilettanti, il ventunenne Arnaldo Pambianco diede prova di coraggio e di generosità, lanciandosi in un tentativo solitario verso il successo iridato, che si infranse a ottocento metri dal traguardo quando venne raggiunto dal belga Proost, che lo superò in volata. Un secondo posto amaro, invelenito dalla polemiche nell’ambiente azzurro, che non risparmiarono chi, tra i compagni di squadra, non lo avrebbe adeguatamente protetto. Quell’argento si aggiungeva non solo al titolo nazionale dei puri, conseguito lo stesso anno, ma anche al quinto posto ottenuto l’anno precedente alle Olimpiadi di Melbourne, dove il successo arrise al suo conterraneo Ercole Baldini.
Insieme a lui sarebbe passato professionista nelle fila della Legnano, ma nei primi due anni dovette accontentarsi di compiti di gregariato, che sembravano cozzare con i brillanti trascorsi da dilettante.
Al Mondiale di Reims, nel 1958, Pambianco c’era e quando Baldini andò in fuga fu sul punto di andarlo a riprendere, ma Coppi lo stoppò: “Lascialo andare”, gli disse. E Fausto aveva visto giusto, quel giorno.
Poi, nel 1960, dopo il secondo posto al Giro della Sardegna ottiene la prima vittoria da professionista: alla Milano-Torino giunge in solitudine nel motovelodromo, dopo essere scattato sulla salita che conduce all’Eremo. E il suo primo gesto dopo la vittoria è dettato anch’esso dalla generosità: depone il mazzo dei fiori del vincitore ai piedi della stele che ricorda Serse Coppi, tragicamente scomparso dopo la caduta alla Milano Torino del 1951.
Al Giro di quell’anno è un esempio di regolarità: in otto tappe si piazza nei primi dieci e nello storico tappone del Gavia è quarto. Conclude la corsa rosa al settimo posto e la brillante prestazione lo porta dritto in Francia, ad affiancare Gastone Nencini.
In quel Tour il generoso contributo di Pambianco per la vittoria di finale del campione toscano è determinante. Il giorno del trionfo azzurro a Briançon (primo Battistini, secondo Massignan) è accanto a Nencini e arriva insieme a lui sul traguardo. Addirittura potrebbe impreziosire la sua partecipazione alla Grande Boucle con una vittoria di tappa, ma a Luchon deve accontentarsi della piazza d’onore alle spalle dell’elvetico Gimmi.
Il settimo posto finale nella generale (terzo degli italiani, dopo il primoposto di Nencini e il secondo di Battistini) è un ulteriore conferma delle indubbie qualità del romagnolo.
Ma è l’anno successivo che Pambianco (il quale ha cambiato squadra, passando alla Fides con i gradi di capitano) compie il suo capolavoro, l’impresa che lo renderà indimenticabile.
E’ il Giro del 1961, la corsa a tappe dedicata al centenario dell’Unità d’Italia. Torriani pare essersi ispirato in buona parte alla memorialistica risorgimentale di Abba (Da Quarto al Volturno) quando ha disegnato il tracciato. Da Torino a Milano, passando per Quarto, Marsala, Teano, Castelfidardo, Trieste ,Vittorio Veneto e Trento: un evento sportivo il cui significato travalica il dato meramente agonistico per trasformarsi in una celebrazione dei luoghi del Risorgimento e dell’italianità.
Assente Nencini, non sembra che i nostri portacolori possano competere con Anquetil e Gaul, accreditati dei favori del pronostico.
Qualcuno, alla vigilia, accenna a Pambianco tra i possibili aspiranti alla vittoria finale, pur non nascondendo i limiti dell’atleta di Bertinoro il quale, invece, affronta la sfida con uno spirito “garibaldino”. Dopo una settimana di gara è quarto in classifica con soli 44 secondi di distacco dalla maglia rosa, l’iberico Suarez, mentre Anquetil ha quasi due minuti di ritardo.
Nella tappa da Cosenza a Taranto Pambianco è vittima di una grave caduta. Riesce a concludere la frazione, sospinto dai suoi compagni di squadra (“Qui non si ritira nessuno”, gli dicono) ma i sogni di gloria sembrano definitivamente tramontati. Il giorno successivo c’è la tappa cronometro e, miracolosamente, riesce a limitare i danni, pur accusando un ritardo di oltre quattro minuti dal transalpino. Risalendo la penisola, tuttavia, giorno dopo giorno guadagna terreno e dopo la tappa di Castelfidardo si ritrova al terzo posto, con un distacco di un minuto e 18 secondi dal campione d’oltralpe (ne aveva più di sette dopo la crono di Bari!).
Ma è nella tappa da Ancona a Firenze che Pambianco termina la sua rincorsa alla vetta della classifica. Sul passo del Muraglione si lancia in fuga con altri ardimentosi accorgendosi che Anquetil non è in giornata di grazia (il francese avrebbe addentato un panino insieme alla carta che lo avvolgeva, stagnola o oleata che fosse a seconda delle versioni). Settimo al traguardo, conquista la maglia rosa con un vantaggio di ventiquattro secondi sul francese, che diventano quarantaquattro dopo l’arrivo di Trieste.
L’Italia sportiva e non si appassiona all’impresa del romagnolo, a cui resta un ultimo ostacolo da superare, il temibile tappone dolomitico che, seppur modificato (il tracciato originario prevedeva il Gavia, oltre allo Stelvio da Bormio e l’arrivo in quota al Passo Resia), resta una prova ardua.
In quei giorni di inizio Giugno solo un altro evento ruba spazio al Giro: alla Corte d’Assise di Roma si celebrano le ultime udienze del famoso processo Fenaroli e gli italiani si dividonoin colpevolisti e innocentisti, in attesa del verdetto.
Pambianco, invece, rappresenta un momento di ritrovata unità e, sullo Stelvio, tutti vorrebbero essere lassù a sostenerlo. E l’impresa riesce: Gaul si aggiudica la frazione, ma il romagnolo a Bormio chiude al secondo posto, distanziando ulteriormente Anquetil. Il Giro è suo e la notizia oscura quella della sentenza di condanna emessa nel caso Fenaroli.
Finisce in un trionfo, per nulla annunciato, al Vigorelli (con l’attrice Joan Crawford a consegnargli il mazzo di fiori) e sarà il punto più alto (e irripetibile) della sua carriera.
Non ha vinto alcuna tappa, ma la lacuna verrà colmata due anni dopo con il successo al Nevegal.
Nel frattempo ci sarà spazio per un quinto posto ai Mondiali di Salò e per la vittoria finale al Giro di Sardegna. Passato nel 1963 alla Salvarani, Pambianco coglierà un prestigioso successo alla Freccia del Brabante prima di dedicarsi, negli ultimi due anni di carriera, a scortare con la consueta generosità Adorni e Gimondi nei loro successi al Giro e al Tour.
Una bella storia, quella di Arnaldo, che da ragazzo faceva il garzone di macelleria e indossava una giacchetta corta e striminzita (da qui il soprannome “Gabanein”).
Bella e romantica come la sua storia d’amore con Fabiola, la donna che avrebbe sposato dopo la vittoria al Giro e che sarebbe stata la compagna di tutta una vita.
E che fosse un atleta generoso lo aveva capito anche Coppi, il quale una volta gli consigliò di imparare ad amministrarsi, a non sprecare inutilmente energie. Il romagnolo fece tesoro dei preziosi suggerimenti del Campionissimo proprio in quel Giro del 1961, vinto – come ebbe a ricordare – grazie alla forza di volontà, alla resistenza alle avversità e a cinque minuti di fortuna. E chissà come sarebbe stato contento Fausto…..
Vera e propria icona del ciclismo di quegli anni Pambianco ha goduto dell’apprezzamento di colleghi e appassionati e non è mai stato dimenticato: il “garibaldino d’Italia” ha saputo conquistarsi, con pieno merito, un posto nella storia del ciclismo.

Mario Silvano

Arnaldo Pambianco in maglia rosa al Giro del 1961

Arnaldo Pambianco in maglia rosa al Giro del 1961

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