LAPORTE SORPRENDE I VELOCISTI PURI E TRIONFA A CAHORS. VINGEGAARD RESTA IN GIALLO.
A Cahors in un arrivo concitato in costante salita, Christophe Laporte (Team Jumbo Visma) è abile a partire in contropiede all’ultimo km ed a tenere un vantaggio che gli consente di ottenere la prima vittoria francese al Tour 2022. Sorpreso Jasper Philipsen (Team Alpecin Fenix), favorito di giornata, che deve accontentarsi della piazza d’onore. Jonas Vingegaard (Team Jumbo Visma) conserva la maglia gialla.
Il Tour si avvia alla conclusione dopo lo spettacolo offerto dai ciclisti sui Pirenei con l’attacco decisivo di Jonas Vingegaard (Team Jumbo Visma) che ha ipotecato la maglia gialla ad Hautacam. Oggi è in programma la diciannovesima tappa da Castelnau-Magnoac a Cahors di quasi 190 km in cui sono presenti due semplici GPM negli ultimi 50 km. Le squadre dei velocisti avranno il compito di tenere chiusa la corsa e di preparare i propri capitani al quarto arrivo in volata del Tour 2022. Dopo la partenza si formava subito la fuga di giornata grazie all’azione di cinque ciclisti: Nils Politt (Team BORA Hansgrohe), Mikkel Honoré (Team Quick Step Alpha Vinyl), Matej Mohoric (Team Bahrain Victorious), Taco van der Hoorn (Team Intermarchè Wanty Gobert) e Quinn Simmons (Team Trek Segafredo). Simmons vinceva il traguardo volante di Auch posto al km 38.4, dopo che la corsa era stata interrotta per alcuni minuti in seguito alla protesta di alcuni lavoratori che avevano bloccato la strada. Politt si rialzava facendosi riprendere dal gruppo maglia gialla, che non concedeva molto vantaggio ai quattro ciclisti in testa alla corsa. Infatti nei primi 100 km di corsa il vantaggio della fuga non superava mai il minuto e mezzo. In testa al gruppo si alternavano gli uomini di TotalEnergies, Lotto Soudal, Alpecin Fenix, DSM e BikeExchange Jayco. Mohoric era il primo a scollinare sulla Côte de la cité médiévale de Lauzerte, posta al km 135.7. Lo sloveno trainava con sé Simmons, mentre Honoré e Van der Hoorn restavano attardati e venivano ripresi dal gruppo maglia gialla a 47 km dall’arrivo. Simmons staccava a sua volta Mohoric e restava da solo in testa alla corsa. A 42 km dall’arrivo una foratura costringeva Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) a fermarsi a bordo strada ed a cambiare bici. Lo sloveno rientrava in breve tempo in gruppo scortato da un paio di compagni di squadra. Simmons scollinava per primo sulla Côte de Saint-Daunès, seconda ed ultima asperità di giornata posta al km 152.6. Il ciclista veniva ripreso subito dopo lo scollinamento, quando mancavano 35 km alla conclusione. Ripartiva un nuovo tentativo d’attacco con Alexis Gougeard (Team B&B Hotels KTM), Jasper Stuyven (Team Trek Segafredo) e Fred Wright (Team Bahrain Victorious). A 28 km dal termine il vantaggio del terzetto sul gruppo maglia gialla era di 30 secondi. Il vantaggio restava invariato a 20 km dall’arrivo, con Lotto Soudal e TotalEnergies che aumentavano l’andatura allungando il gruppo maglia gialla. A 10 km dalla conclusione il vantaggio di Wright, Stuyven e Gougeard era sceso a 20 secondi. In testa al gruppo erano arrivati anche uomini del Team BikeExchange Jayco e del Team Quick Step Alpha Vinyl per dar man forte all’inseguimento. Wout van Aert (Team Jumbo Visma) era spesso nelle primissime posizioni per condurre al meglio la maglia gialla Vingegaard. Sotto lo striscione dell’ultimo km i tre fuggitivi venivano ripresi dal gruppo, nel quale non c’era una squadra numericamente forte che tenesse l’alta l’andatura. E così ne approfittava Chritophe Laporte (team Jumbo Visma), che con uno scatto secco prendeva un vantaggio tale da non essere più ripreso sulla strada che tendeva costantemente in salita. Il francese giungeva praticamente solo sul traguardo di Cahors, mentre alle sue spalle si piazzava in seconda posizione Jasper Philipsen (Team Alpecin Fenix) ad un secondo di riterdo, con Alberto Dainese (Team DSM) terzo. Chiudevano la top five Florian Senechal (Team Quick Step Alpha Vinyl) in quarta posizione e Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) in quinta posizione. Laporte vince la sua prima tappa al Tour ed è anche il primo francese a vincere una tappa dell’edizione 2022. In classifica generale Vingegaard controlla la situazione, pur perdendo 5 secondi su Pogacar, che resta secondo a 3 minuti e 21 secondi di ritardo dal danese. Domani è in programma la penultima tappa, la cronometro individuale da Lacapelle Marival a Rocamadour, di 40 km e 700 metri. A meno di clamorose sorprese, si lotterà soltanto per le posizioni di rincalzo della classifica generale, visto che il podio sembra ormai cosa fatta. A Vingegaard basterà controllare prima di godersi la vittoria finale sugli Champs Elysées.
Antonio Scarfone

Christophe Laporte vince a Cahors (foto: Getty Images)
LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): CASTELNAU-MAGNOAC – CAHORS
luglio 22, 2022 by Redazione
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Lasciatesi alle spalle le ultime montagne il Tour prende la direzione di Parigi con tappa lunga quasi 190 Km che, a veder l’altimetria, sembrerebbe destinata ad un arrivo allo sprint. Ma, come successo lo scorso anno nella molto simile frazione di Libourne, un gruppo decisamente più stanco del solito potrebbe lasciar carta bianca agli uomini della fuga
Sulla carta la terzultima tappa del Tour 2022 sembra una tranquilla frazione destinata ai velocisti. Di salite ce ne sono un paio, abbastanza facili, piazzate tra i meno 53 e i meno 36 km al traguardo e tale distanza non turba di certo il sonno ai velocisti, per qualcuno dei quali potrebbe però risultare un boccone difficile da digerire la meno pendente rampetta che caratterizza il chilometro finale nel centro di Cahors, la cui inclinazione media è del 2.3%. In condizioni normali questa sarebbe, dunque, una tappa da volata a gruppo sfilacciato, con uno spiraglio aperto ai finisseur, ma qui ci troviamo in una situazione particolare, all’uscita dall’impegnativa tre giorni pirenaica e a gli sgoccioli di un Tour di tre settimane che quest’anno è stato selettivo anche per il gran caldo, per il fatto che si sta andando a tutta sin dalla partenza di Copenaghen e per lo stress indotto dalla pandemia, con la variante Omicron che ha costretto al ritiro diversi corridori. L’anno scorso – in condizioni forse un pelo più clementi – nella stessa collocazione temporale della tappa odierna si era disputata la frazione di Libourne, altimetricamente più gestibile dalla parte delle squadre degli sprinter (le salite erano simili ma molto più lontane dall’arrivo, il traguardo era al termine di un tratto conclusivo pianeggiante), ma le energie profuse fin lì non permisero loro di trovare le forze sufficienti a contrastare la fuga di giornata, che arrivò fino al traguardo con vantaggio “monstre” di 20 minuti, uno scenario che ha ottime probabilità di ripetersi anche in quel di Cahors.

Il Pont Valentré a Cahors e l’altimetria della diciannovesima tappa (peapix.com)
METEO TOUR
Castelnau-Magnoac: poco nuvoloso, 27.9°C (percepiti 30°C), vento moderato da WNW (18-21 km/h), umidità al 63%
Auch (traguardo volante – 38.1 Km): poco nuvoloso, 30°C (percepiti 32°C), vento moderato da WNW (18-21 km/h), umidità al 55%
Cahors : sole e caldo, 32.9°C (percepiti 34°C), vento moderato da WNW (15-17 km/h), umidità al 41%
GLI ORARI DEL TOUR
12.55: inizio diretta su Eurosport1
13.10: partenza da Castelnau-Magnoac
14.00-14.05: traguardo volante di Auch
14.45: inizio diretta su RAI2
16.05-16.25: GPM della Côte de la Cité médiévale de Lauzerte
16.30-16.50: GMP della Côte de Saint-Daunès
17.15-17.40: arrivo a Cahors
RASSEGNA STAMPA
Vingegaard trionfa a Hautacam e ipoteca il Tour. E che fair-play con Pogacar: lo aspetta dopo una caduta!
Gazzetta dello Sport – Italia
Pogačar petkrat napadel, na koncu mu je zmanjkalo moči
Delo – Slovenia
Fænomenale Vingegaard fuldender forrygende ridt med at styrke sit herredømme, udvise storhed og erobre bjergtrøjen
Politiken – Danimarca
Vingegaard wins stage 18 to all but seal Tour title after Pogacar crash drama
The Daily Telegraph – Regno Unito
Vingegaard écrase le Tour
L’Équipe – Francia
Vingegaard sentencia el Tour
AS – Spagna
Pogacar gaat strijdend ten onder, Vingegaard zet orgelpunt met ritwinst op Hautacam
Het Nieuwsblad – Belgio
Vingegaard trekt Tour naar zich toe na machtsvertoon Jumbo-Visma
De Telegraaf – Paesi Bassi
Jonas Vingegaard sorgt für Vorentscheidung
Luxemburger Wort – Lussemburgo
Vingegaard steht vor Gesamtsieg und entreißt Geschke das Bergtrikot
Kicker – Germania
Датчанин Вингегор выиграл 18-й этап «Тур де Франс»
Sport Express – Russia
Vingegaard all but clinches Tour de France with win in Pyrenees
The Globe and Mail – Canada
Jonas Vingegaard drops Pogacar in final Tour mountain test
The Washington Post – USA
El Tour de Francia dijo adiós a la montaña con victoria de Jonas Vingegaard – Erviti, Froome y Caruso dieron positivo al covid-19 y abandonaron el Tour de Francia
El Espectador – Colombia
Vingegaard lets champion catch up after crash but still takes Tour’s final climb
The Sydney Morning Herald (Australia)
TOURALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.
Ordine d’arrivo della diciottesima tappa, Lourdes – Hautacam
1° Jérémy Lecroq
2° Yves Lampaert s.t.
3° Mattia Cattaneo s.t.
4° Fabio Jakobsen s.t.
5° Florian Sénéchal s.t.
Classifica generale
1° Caleb Ewan
2° Reinardt Janse Van Rensburg a 7′09″
3° Frederik Frison a 12′45″
4° Albert Torres a 14′35″
5° Fabio Jakobsen a 19′55″
Miglior italiano Alberto Daniese, 36° a 1h24′21″
STRAFALGAR SQUARE
L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti
Pancani: “Froome il 21 luglio 1913 vinse il suo primo Tour de France” (2013)
Rizzato: “Ciccone si volta per vedere se Pinot lo segua”
Rizzato: “La presenzia di Giulio Ciccone”
Rizzato: “Gruppo che è rimasto di una venticinque di corridori”
Rizzato: “Questo è l’occhio dell’elicottero che spazia”
Garzelli: “Le accelerate di Pogacar vengono risposte con sempre seduto”
Rizzato: “Il quarto quinto della classifica generale”
Garzelli: “Un grande colpo di pedala”
Rizzato: “Immagino cosa stia passando sotto il casco del corridore francese”
Garzelli: “Questa ultima saluta”
Rizzato: “Compagno di scadra”
CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1992
Sono passati 30 anni dall’impresa di Claudio Chiappucci al Tour del 1992. Riviviamo quell’edizione della corsa francese attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”
18a TAPPA: MONTLUÇON – TOURS (212 Km) – 23 LUGLIO 1992
BUGNO LANCIA L’ULTIMA SFIDA
Il grande sconfitto del Tour cerca nella crono di conquistare almeno il terzo posto
“Roba da piangere, ma non mi resta altro” – A Tour successo in volata del francese Marie – Hampsten e Lino davanti a Gianni
DELIRIO WOUTACAM: VINGEGAARD, VISMA, VINCIAMO. TUTTO.
Giochiamo di sigle, WVA è l’MVP di questo Tour de France. Nel tappone pirenaico, Pogacar ci prova a fondo, ma Van Aert lo stacca in salita e lancia Vingegaard. Tappa in cascina, e – salvo incidenti – maglia verde matematica per Wout, gialla e a pois per Vingegaard. Saluti e baci!
Jumbo-Visma, l’alveare meccanico. Gialloneri a orologeria in una tappa degna di un film di Christopher Nolan per il thrilling ma soprattutto per gli incastri temporali. Il ciclismo è spesso così: sullo stesso spazio lineare si sparpagliano ciclisti le cui linee narrative divergono e poi convergono in accordo alle diverse velocità relative, con tutta una combinatoria di incroci o rovesciamenti. Insomma, per capirci, si va dal banale “due tappe in una” in cui il gruppo si divide in una corposa fuga, che si giocherà la tappa, mentre poco più tardi sullo stesso traguardo si possono dar battaglia i migliori della classifica generale (che arrivano “dopo” ma di solito sono e restano “davanti” in classifica); fino a ogni sorta di complicata strategia per cui un corridore va in avanscoperta magari a raccogliere punti su un traguardo volante, o perfino per aiutare un altro compagno pure lui in fuga; poi rallenta e viene raggiunto dai migliori, e quindi dà il suo contributo accelerando di nuovo; e magari di seguito si stacca, ma per riportare infine con un’ultima trenata un altro capitano attardato verso il gruppo principale.
Ecco, i Jumbo-Visma nella tappa odierna sono andati ancora più in là, forse piccati dall’impennata di orgoglio con cui ieri McNulty aveva fatto piazza pulita del gruppo quasi da solo per il proprio capitano Pogacar. Niente scherzi, si devono essere detti nel bus della squadra. Oggi lo spazio e il tempo li pieghiamo ai nostri comodi, punto e a capo. E il punto, nonché il capo, o se vogliamo l’X-man (CX-man in questo caso) con il superpotere di schiacciare la serpeggiante strada pirenaica come una lattina di Coca Cola testé scolata, traforandola quindi a piacimento, risponde ovviamente al nome di Wout Van Aert. Troppo. Oltre.
Ma prima di parlare di Van Aert, prendiamo l’esempio di Benoot. Entra nel fugone che si forma solo in salita, sull’Aubisque, dopo una sterile ma sofferta ora e passa di lotta all’arma bianca sul filo dei 50 km/h in cui la fuga non riusciva a venire alla luce. Lavora per supportare la fuga e lanciare Van Aert in testa alla corsa, poi cede sul penultimo GPM. Quando da dietro su impulso di Pogacar il gruppo dei migliori lo passa, non si perde d’animo. Si ritrova con Kuss, pure lui staccato da Pogacar sulla penultima ascesa e lo riporta sotto nel corso della discesa e avvicinamento al finale di Hautacam. Dopodiché tira per i primi due km dell’Hautacam stesso, prima di cedere quest’onere a Kuss, da lui appunto riportato dentro. Ascensori spaziotemporali.
Wout Van Aert ci regala invece una quasi perfetta struttura ad anello, altro modulo caro a Nolan. L’istantanea del km zero con la bandiera del via appena calata lo vede già tre metri avanti a tutto il resto. In fuga dal primo secondo, senza voltarsi. Poi, come detto, la fuga non va fino all’Aubisque, ma Wout ci sarà. C’è sempre.
Nella fuga finisce quasi un quarto del gruppo, perché tutti cercano il varco cronologico in cui infilarsi per strappare se non la vittoria di tappa, almeno una giocata d’anticipo con cui scalare qualche posto in classifica generale, oppure, come Geschke, quella decina di punticini con cui confermare la maglia a pois (per la cronaca, il barbuto tedesco finisce in lacrime perché vincendo la tappa e il corrispondente arrivo in salita Hors Categorie, Vingegaard gli sfila in extremis la maglia per una manciata di punti). Segnaliamo Ciccone che ben supportato dalla sua Trek con Mollema prova a portarsi via lui la classifica di miglior scalatore, missione ben cominciata sull’Aubisque, poi spazzata via dalla montante marea Pogacar e Jumbo sui due restanti GPM. Merita una nota di merito anche Meintjes, che si muove un po’ più tardi, sospeso fra gruppo e fuga, e a lungo lì oscilla, particella quantica di natura ignota che confonde spettatori e regia non appena l’entità “gruppo dei migliori” e quella “fuga” collassano, si intersecano, si rifrangano. Tenendo duro getta le basi per un potenziale quinto posto finale (a un certo punto lo si vede solo soletto sul penultimo colle, che regge la ruota per qualche centinaio di metri dei due scatenatissimi Pogacar e Vingegaard). E indichiamo anche Pinot, Dani Martínez e Lutsenko in quanto si rivelano i più coriacei di tutti da un lato nel tenere le ruote, in fuga, di un bombastico Van Aert, e poi, nel caso di Lutsenko, per aggrapparsi a un piazzamento di tappa che si traduce in top-10 finale, puro oro per un’Astana disperatamente bisognosa di punti UCI.
Curioso il nastro temporale di un Vlasov, che non va in fuga, anzi si stacca presto dal gruppo dei migliori, ma poi anche aiutato dai suoi gregari insegue e insegue e insegue, risale il fiume del tempo controcorrente scavalcando così gli altri residui di fuga, o di gruppo principale, che il vento cosmico generato dai fenomeni là davanti spazza verso l’indietro. Pure lui, come e più di Mentjes, fiuta una potenziale classifica in top-5 dopo la crono. Anche Gaudu si stacca prestino dai migliori, molto prima di un Thomas per dire, ancora una volta l’ultimo a cedere; ma poi, in questo spaziotempo che si apre e chiude a fisarmonica riprende l’inglese, lo stacca, ne viene di nuovo staccato, e alla fine i due convergono a meno di 5 secondi di distanza. Thomas che, diciamolo a suo onore, è l’unico essere umano a sopravanzare con un allungo il cursore temporale in accelerazione irrefrenabile rappresentato dal duo dei migliori, Pogacar e Vingegaard. Durerà poco, il ghiribizzo di una particella instabile.
Eppure questa infinità di storie, vicende, sottotrame, si comprime e condensa quasi in un nulla quando Pogacar innesca sull’inedito colle di Spandelles il suo ultimo tentativo di invertire il destino e il distacco in classifica generale. Accelerazione del team, e poi, via, velocità smodata, attacchi, e scatti, e attacchi. Non regge nessuno tranne l’ombra gialla del leader, Vingegaard, ormai seconda pelle dello sloveno. Spettacolo puro. Forse qualcuno rimpiangerà in Pogacar il non aver fatto ricorso al pantaniano “o salta lui o salto io”. Pogacar spara forte, poi quando l’altro risponde allunga un po’, ma senza mantenere il gas indefinitamente aperto (l’aveva fatto un po’ di più, e pagandolo appunto carissimo, in quel del Galibier, quando in giallo c’era lui). Di questi tempi il gas indefinitamente aperto è proprio meglio non lasciarlo, c’è aria di penuria, e così anche al Tour, in realtà. La vittoria di ieri di Pogacar di fatto era in realtà una resa a metà. Ricordiamo però anche che l’esplosività è dove Pogacar si è visto comunque superiore a Vingegaard, dunque forse non è così assurdo provare a porre la sfida su quel terreno, piuttosto che non su un ritmo infernale che si vorrebbe infinito ma che una fine deve averla per forza, prima o poi.
La sfida resta appassionante, con i tipici riavvicinamenti da dietro quando il duello diventa di nervi. E, a proposito di nervi, una volta scollinato Spandelles la discesa ghiaiosa li mette a dura prova. Pogacar forza, Vingegaard quasi va per terra ma si salva con un equilibrismo a gamba tesa, e poi per terra Pogacar ci finisce lui, fra l’altro dopo un salvataggio a propria volta acrobatico, cui segue però un incoccio della ruota col limite fra asfalto e fuoristrada. Coscia sbucciata, mani spellate, ma in un secondo lo sloveno è di nuovo in sella. Davanti, Vingegaard lo attende apertamente. E Pogacar gli offre una bella stretta di mano con cui si salda la tregua in quanto resta di intermezzo prima dell’ultima leggendaria salita ad Hautacam, che Nibali ha lasciato negli occhi degli italiani e il danese Riis in quelli di tutto il mondo.
Tutto pare rientrare nella normalità, l’universo si riordina con il rientro da dietro di vari atleti in attesa della prossima accelerazione. Vingegaard schiera i suoi Jumbo-Visma di nuovo presenti: come spiegato sopra, ecco Benoot, e poi ecco Kuss. Scrematura, carneficina, sono di nuovo i magnifici due col gregario a tirarli. Ma ecco il fattore X a piombare nella “normalità” come un meteorite e a sconvolgerla alla radice. Lì davanti si intravvede… Wout Van Aert. Sì, il mostro belga aveva schiodato di ruota tutti gli avversari e compagni di fuga, per quanto scalatori di prima fila, addio Pinot, addio Dani Martínez, ed era ancora in testa da solo. I migliori ora lo riprendono.
Siamo alla chisura della struttura ad anello. Ouroboros, la testa del serpente morde la cola. Kuss profonde un ultimo estremo sforzo per riprendere Wout e, mentre tutti immaginano che il fuggitivo venga superato e lasciato indietro come ogni suo predecessore, accade invece l’impensabile: Kuss esausto fa cenno a Van Aert di mettersi a tirare, ed è lo statunitense a cedere.
Wout Van Aert, la maglia verde, lo sprinter, l’uomo da pavé, dopo quattro ore in fuga e quasi quattromila metri di dislivello, prende il comando davanti agli unici superstiti, Pogacar e Vingegaard. Maglia verde, maglia gialla, maglia bianca. In fila. Poi il vuoto.
E Van Aert accelera, e accelera. E scatta. E stacca. Stacca Pogacar.
Se ne vanno i due Jumbo, il meccanismo perfetto si chiude secco. Ci mancherebbe solo che facciano assieme gli ultimi 4 km e che il danese omaggi con la tappa il belga (che così avrebbe preso lui la maglia a pois!), ma non esageriamo. Lo sforzo ha fatto scoppiare Wout, mentre dietro Pogacar non è scoppiato del tutto come invece sul Granon, e va dunque ancora eliminato, certo senza più il fastidio di doverlo levare di ruota, che spesso è il difficile. Vingegaard si regala allora, e ci regala, i 4 km finali di Hautacam più veloci di tutti i tempi, più veloci anche di quelli del compatriota Riis (ma fin a quel punto si era andati un paio di minutini più lenti che Riis…). La freschezza, gli sforzi risparmiati, si traducono in un finale folgorante, mentre Pogacar transita semplicemente la propria consapevolezza di essere stato battuto, e supera Van Aert senza degnarlo di chissà che sguardi (tutta amicizia invece con Vingegaard, in cima). Vingegaard è primo, vittoria di tappa in giallo per le foto, bacetto romantico di celebrazione, maglia a pois, e Tour in cascina salvo sciagure. Pogacar è secondo, incassa un minutino, con ieri tre tappe in saccoccia, miglior giovane comunque (il secondo è il fenomeno Pidcock a 50 minuti, il terzo è il fenomeno McNulty a un’ora e venti). Van Aert è terzo a un altro minutino, dopo una giornata campale come poche se ne sono viste. E a un ulteriore minuto arriva il quarto di oggi e terzo a Parigi, Geraint Thomas – distacco nella generale, sulla decina di minuti per lui e altri tre, poi si parla di 15-20’. Con venti minuti di distacco sei in top-10, con tre quarti d’ora in top-15, il ventesimo è più di un’ora dietro. In questo Tour, decisamente, la misura intuitiva del tempo umano è travolta da quella di alcuni fenomeni stellari.
Gabriele Bugada

Vingegaard spiana la salita di Hautacam (Getty Images)
21-07-2022
luglio 21, 2022 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR DE FRANCE
Il danese Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) si è imposto nella diciottesima tappa, Lourdes – Hautacam, percorrendo 143.2 Km in 3h59′50″, alla media di 35.825 Km/h. Ha preceduto di 1′04″ lo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) e di 2′10″ il belga Wout Van Aert (Jumbo-Visma). Miglior italiano Simone Velasco (Astana Qazaqstan Team), 31° a 15′44″. Vingegaard è ancora maglia gialla con 3′26″ su Pogacar e 8′00″ sul britannico Geraint Thomas (INEOS Grenadiers). Miglior italiano Velasco, 32° a 2h01′40″
LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): LOURDES – HAUTACAM
luglio 21, 2022 by Redazione
Filed under Approfondimenti
L’ultima occasione in montagna per Pogacar per tentare di ribaltare il verdetto del Col du Granon è proposta allo sloveno dal tappone di Hautacam. L’arrivo in salita che vide vittorioso Nibali nel 2014 sarà affrontato al termine di una frazione che proporrà in precedenza il mitico Aubisque e un colle che sarà affrontato per la prima volta nella storia al Tour, lo Spandelles.
Anche l’ultima tappa di montagna va a pescare nel passato del Tour ma stavolta ci sarà spazio per una novità, una primizia succulenta anche se non assoluta. Nel 2012 alla Route du Sud (corsa che da qualche stagione ha mutato il suo nome in Route d’Occitanie) era stata proposta per la prima (e finora unica) volta in una gara professionistica l’impegnativo Col de Spandelles, 10 Km all’8.3% ancor più selettivi di quel che lasciano intendere i suoi numeri perchè caratterizzati da una sede stradale molto ristretta – anche sul versante della discesa – che metterà in fila i corridori e darà non pochi problemi anche alle ammiraglie al seguito. I corridori l’affronteranno a 33 Km dall’arrivo, stretto tra l’incudine del Col d’Aubisque (16.4 Km al 7.1%) – altro valico che, come l’Aspin scalato ieri, debuttò nel lontano 1910 – e il martello dell’ascesa finale verso Hautacam, 13.6 Km al 7.8% che hanno fatto per la prima volta la comparsa nell’edizione del 1994 e che sono stati affrontati l’ultima volta nel 2014, quando lassù Vincenzo Nibali ottenne la sua quarta e ultima vittoria di tappa nell’edizione che vinse con più di 7 minuti sul secondo classificato, il francese Jean-Christophe Péraud. Tornando alla tappa del 2022, con questi numeri anche un corridore come Vingegaard non dovrà troppo crogiolarsi nella sua “botte di ferro” di classifica perché un clamoroso ribaltone è sempre possibile.

In salita verso Hautacam e l’altimetria della diciottesima tappa (pyreneescyclinglodge.com)
METEO TOUR
Lourdes : cielo sereno, 27.9°C (percepiti 30°C), vento moderato da ENE (10 km/h), umidità al 64%
Gourette (72.1 Km): cielo sereno, 26.7°C, vento debole da SSW (10-16 km/h), umidità al 44%
Argelès-Gazost (124.4 Km): cielo sereno, 28.4°C (percepiti 31°C), vento debole da WNW (4-8 km/h), umidità al 67%
Hautacam : previsioni non disponibili
GLI ORARI DEL TOUR
13.20: inizio diretta su Eurosport1
13.40: partenza da Lourdes
14.45: inizio diretta su RAI2
15.00-15.10: traguardo volante di Laruns e inizio salita Col d’Aubisque
15.40-15.55: GPM del Col d’Aubisque
16.05-16.25: inizio salita Col de Spandelles
16.30-16.55: GPM del Col de Spandelles
16.50-17.20: inizio salita finale
17.25-17.55: arrivo ad Hautacam
RASSEGNA STAMPA
Pogacar attacca e regala il tris, Vingegaard difende la maglia gialla
Gazzetta dello Sport – Italia
Pogačar je zmagal, a pridobil le 4 sekunde proti rumeni majici
Delo – Slovenia
Vingegaard leverer ny storslået opvisning, og nu venter bjerget, hvor Riis triumferede
Politiken – Danimarca
Pogacar pips Vingegaard to stage as Thomas loses time
The Daily Telegraph – Regno Unito
Pogacar gagne l’étape, Vingegaard solide leader
L’Équipe – Francia
Vingegaard es una lapa
AS – Spagna
Pogacar komt na ritzege in Tour niet veel dichter bij Vingegaard, maar blijft optimistisch: “Ik kan de Tour nog steeds winnen”
Het Nieuwsblad – Belgio
Pogacar verslaat Vingegaard in directe confrontatie
De Telegraaf – Paesi Bassi
Angeschlagener Geniets kämpft sich ins Ziel
Luxemburger Wort – Lussemburgo
Kampf der Tour-Giganten: Pogacar ringt im Bergsprint Vingegaard nieder
Kicker – Germania
Словенец Погачар выиграл 17-й этап «Тур де Франс»
Sport Express – Russia
Pogacar wins Stage 17, Vingegaard moves closer to Tour title
The Globe and Mail (Canada)
Tadej Pogacar se quedó con la etapa 17 del Tour de Francia
El Espectador – Colombia
TOURALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.
Ordine d’arrivo della diciassettesima tappa, Saint-Gaudens – Peyragudes
1° Fabio Jakobsen
2° Taco van der Hoorn a 3′47″
3° Kevin Geniets s.t.
4° Dylan Groenewegen a 3′53″
5° Maciej Bodnar a 3′55″
Miglior italiano Alberto Dainese, 28° a 7′56″
Classifica generale
1° Caleb Ewan
2° Reinardt Janse Van Rensburg a 6′48″
3° Frederik Frison a 12′51″
4° Albert Torres a 17′01″
5° Fabio Jakobsen a 22′36″
Miglior italiano Luca Mozzato, 35° a 1h24′57″
STRAFALGAR SQUARE
L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti
Garzelli: “Le discese dei Pirenei spesso gestiscono questo tipo di corsa”
Rizzato: “Vingegaard ha fatto sorpresa l’anno scorso”
Rizzato: “Questi sono i freni a disco che frenano in questi tornanti” (commentando lo stridore dei freni delle auto in discesa)
Rizzato: “Uno ha l’aria più scanzionata”
Garzelli: “Terribile rampa finala”
Rizzato: “Sono staccati di 3 minuti rispetto al podio di Geraint Thomas”
CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1992
Sono passati 30 anni dall’impresa di Claudio Chiappucci al Tour del 1992. Riviviamo quell’edizione della corsa francese attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”
17a TAPPA: LA BOURBOULE – MONTLUÇON (189 Km) – 22 LUGLIO 1992
CHIAPPUCCI DEVE FARE L’INDURAIN
Al Tour scaramucce tra i big, ma alla fine vince per distacco il francese Colotti
L’azzurro annulla una strana fuga dello spagnolo – Il gruppo a 16’
POGACAR: UNA VITTORIA CHE SA DI RESA
Pogacar conquista il primo tappone pirenaico con una condotta di gara che è sembrata improntata più a conquistare il successo parziale che a mettere in difficoltà il corridore in maglia gialla.Grande lavoro di McNulty che ha sfiancato tutti gli uomini di classifica ed ha permesso a Pogacar e, di riflesso anche a Vingegaard, di distanziare Thomas
Il ciclismo è uno sport spietato, uno sport in cui tutti aspettano di vedere l’avversario in difficoltà per attaccarlo e rigirare il coltello nella piaga, uno sport in cui le rampe della strada che si impennano verso luoghi meravigliosi e incantati sembrano respingerti, le montagne, che tante volte ti sono state alleate, all’improvviso sembrano imprigionarti.
Il ciclismo è lo sport dei duelli, delle sfide epiche a viso aperto.
Il ciclismo però è anche lo sport dei tatticismi, dei calcoli, degli obiettivi e del realismo e allora, a volte, ci si rende conto che la battaglia è difficile, che la vittoria finale è ancor più ardua da conquistare della più arcigna delle salite.
Nella tappa di oggi la UAE, con la sua condotta di gara, ha dato la netta impressione di aver preso in considerazione il lato meno romantico e più pragmatico del ciclismo e abbia deciso di puntare decisamente alla vittoria di tappa.
Gli UAE, orfani anche di Maijka (vittima di un problema muscolare) e ridotti al lumicino, hanno sfruttato un grandissimo McNulty per impostare un attacco vero, che ha fatto fuori tutti i vari uomini di classifica ma che, all’evidenza, non era tale da distanziare la maglia gialla, salvo ovviamente una crisi inaspettata.
La maglia bianca, dal canto suo, eccetto un effimero scatto in cima al GPM del Col de Val Louron, ovviamente velleitario, non ha mai provato ad attaccare il leader della generale, affidandosi al ritmo di Mc Nulty che comunque ha mandato Thomas ad oltre 2 minuti. Pogacar sa perfettamente di avere uno spunto veloce migliore del suo avversario danese e ha sfruttato quello per vincere la tappa.
Tutta la condotta di gara ovvero la fuga tenuta a tiro, i mancati tentativi di affondo, l’affidarsi all’ottimo gregario fino al finale e anche il rallentamento per innescare un tentativo di allungo di Vingegaard per prendergli la ruota è stata improntata alla vittoria di tappa, piuttosto che all’attacco alla maglia gialla.
Per questo motivo questa vittoria dà un po’ l’impressione che Pogacar cominci a considerare eccessivamente difficile ricuperare gli oltre 2 minuti che lo separano dalla prima posizione in generale e che cerchi quindi di virare su altri obiettivi, pure prestigiosi, ma certo differenti da quelli con i quali si era presentato ai nastri di partenza della Grande Boucle.
Ovviamente, nella tappa di domani, Pogacar potrà provare ad attaccare nuovamente e in caso di difficoltà dell’avversario ad affondare il colpo, ma quello che ha fatto oggi porta a pensare che per ora stia seguendo il cosiddetto “piano B”.
La partenza è a tutta e la fuga non riesce a formarsi sino alle prime rampe del Col d’Aspin, dove Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan) e Thibaut Pinot (Groupama-FDJ) vanno a porre fine ad un improbabile tentativo di Guillaume Boivin (Israel-Premier Tech) e Owain Doull (EF Education-EasyPost).
Alle spalle della coppia di testa si forma un drappello composto da Patrick Konrad (Bora-hansgrohe), Gregor Mühlberger, Carlos Verona (Movistar), Christopher Hamilton, Andreas Leknessund (Team DSM), Rigoberto Uran (EF Education-EasyPost), Pierre-Luc Perichon, Simon Geschke (Cofidis), Dylan van Baarle (Ineos Grenadiers), Quinn Simmons, Giulio Ciccone (Trek-Segafredo), Christopher Juul-Jensen (Team BikeExchange-Jayco), Dylan Teuns (Bahrain Victorious) e Georg Zimmermann (Intermarché-Wanty-Gobert), i quali scollinano l’Aspin con un ritardo di trenta secondi.
Dietro provano ad avvantaggiarsi Bob Jungels (Ag2r Citroen), Jonathan Castroviejo (Ineos Grenadiers) e Romain Bardet (Team DSM), desideroso di riscatto dopo la débâcle di ieri. I tre si riportano sui contrattaccanti mentre in gruppo Pogacar mette davanti Mikkel Bjerg (UAE Team Emirates), che impone un ritmo che manda in crisi diversi uomini, alcuni dei quali rientreranno in discesa.
Sul Col de Val Louron i contrattaccanti si riportano sui battistrada mentre in gruppo il ritmo di Bjerg spopola il plotone. La vera svolta arriva quando in testa si pone Brandon Mc Nulty. I fuggitivi non hanno scampo e vengono ripresi uno a uno, mentre molti uomini di classifica soffrono. David Gaudu Groupama-FDJ), Enric Mas (Movistar), Louis Meintjes (Intermarché-Wanty-Gobert), Aleksandr Vlasov (Bora-hasngrohe) e Nairo Quintana (Arkea-Samsic) formano un gruppo alle spalle dei primi tre della generale, che sono in compagnia di McNulty e Kuss.
L’ottimo statunitense della Jumbo, che ieri aveva sfoderato una prestazione monumentale impedendo a Pogacar di attaccare la maglia gialla, oggi non ne ha e deve lasciare la compagnia dei battistrada, imitato poco dopo da Geraint Thomas, che cerca come al solito di salvarsi con la regolarità (ma oggi è durissima senza alcun aiuto).
Quello di McNulty è comunque un attacco vero perché davanti rimangono in tre, dietro di lui rimangono solo i primi due della generale.
Il vantaggio dei tre continua ad aumentare e neppure l’arrivo di Bardet riesce a risollevare le sorti di Thomas che, nel finale, staccherà il francese.
McNulty affronta davanti anche la salita finale e, a giudicare da quanto si è visto, forse sarebbe stato anche in grado di vincere la tappa se non avesse dovuto lavorare per il capitano.
Sul rampone finale Pogacar si porta in testa ma non forza; ci prova allora Vingegaard ad avvantaggiarsi, ma Pogacar gli prende la ruota e fa valere le sue doti in volata, certamente superiori rispetto a quelle del danase.
Thomas giunge a 2′07″, Bardet a 2′38″ e tutti gli altri big accusano ritardi superiori ai 3 minuti.
Ora Thomas è a distanza di sicurezza dai due, ma può sorridere perché ora Quintana è meno minaccioso per il podio.
La tappa di domani presenta salite più dure rispetto a quella di oggi e l’Aubisque è adatto ad aprire le danze.
Certamente, se Pogacar vedrà uno spiraglio proverà ad attaccare, ma è molto probabile che dovrà fare tutto da solo, considerato che McNulty oggi ha speso molto e la squadra è ormai ridotta al lumicino con un Marc Hirschi che non sembra per nulla in condizione. Da rivedere la Jumbo, che oggi non è stata all’altezza della situazione e ha lasciato solo il leader della generale, il quale comunque se l’è cavata egregiamente.
Benedetto Ciccarone

La vittoria di Pogacar a Peyragudes (Getty Images)
20-07-2022
luglio 20, 2022 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR DE FRANCE
Lo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) si è imposto nella diciassettesima tappa, Saint-Gaudens – Peyragudes, percorrendo 129.7 Km in 3h25′51″, alla media di 37.804 Km/h. Ha preceduto allo sprint il danese Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) e di 32″ lo statunitense Brandon McNulty (UAE Team Emirates). Miglior italiano Giulio Ciccone (Trek-Segafredo), 14° a 5′20″. Vingegaard è ancora maglia gialla con 2′18″ su Pogacar e 4′56″ sul britannico Geraint Thomas (INEOS Grenadiers). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 22° a 1h07′38″
LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): SAINT-GAUDENS – PEYRAGUDES
luglio 20, 2022 by Redazione
Filed under Approfondimenti
La carovana del Tour si addentra nella catena pirenaica con una frazione che proporrà quattro salite in rapida successione negli ultimi 80 Km: si comincia con lo storico – seppur non durissimo – Col d’Aspin per poi scollinare Hourquette d’Ancizan e Col del Val Louron prima dell’ascesa finale verso Peyragudes
Come la celebre pizza, potrebbe essere ribattezza “Quattro stagioni” la seconda tappa pirenaica per il suo andare a proporre quattro ascese prese da differenti epoche della Grande Boucle. Si comincerà a salire a una cinquantina di chilometri dal via con i 12 Km al 6.5% del versante orientale del Col d’Aspin, uno dei valichi pirenaici della “prima ora”, affrontato sin dal 1910, l’anno nel quale per la prima volta fu proposta una tappa disegnata tra queste montagne. Immediatamente dopo si salirà sull’Hourquette d’Ancizan (8.2 Km al 5.1%) – scoperta recente del Tour, scalata per la prima volta nel 2011 – per poi sbarcare su un colle appartenente al “passato prossimo” della corsa francese: è il Col de Val Louron (10.7 Km al 6.8%), in cima al quale si è transitati per la prima volta nel 1997, anche se già nel 1991 questa salita era stata percorsa fin quasi alla vetta in occasione della tappa terminata presso la poco sottostante e omonima stazione di sport invernali, dove si era imposto il varesino Claudio Chiappucci e Miguel Indurain era andato a vestire per la prima volta in carriera la maglia gialla. Ciclisticamente coetanea dell’Hourquette d’Ancizan è la salita conclusiva verso Peyragudes, sede d’arrivo di una tappa del Tour per la prima volta nel 2012, la cui prima parte è in comune con un altro storico valico del Tour, il Peyresourde. Per arrivarci bisognerà affrontare 8 Km d’ascesa al 7.8%, nulla di particolarmente trascendentale almeno fino al momento di “planare” sul ripidissimo rettilineo d’arrivo di 400 metri al 16%, tracciato – per la terza e ultima volta in questa edizione del Tour – sulla pista dell’Altiport 007, così ribattezzato in ricordo delle riprese qui svoltesi del prologo de “Il domani non muore mai” (1997), diciottesimo film della saga del celebre agente segreto, nell’occasione interpretato dall’attore statunitense Pierce Brosnan.

Peyragudes e l’altimetria della diciassettesima tappa (www.francethisway.com)
METEO TOUR
Saint-Gaudens: cielo coperto, 21.3°C, vento debole da NNW (5-8 km/h), umidità al 72%
La Barthe-de-Neste (traguardo volante – 32.9 Km): cielo coperto, 20.6°C, vento debole da NE (5 km/h), umidità al 77%
Arreau (inizio salita Col d’Aspin – 53.6 Km): cielo coperto, 20.1°C, vento debole da W (5 km/h), umidità al 93%
Saint-Lary-Soulan (inizio salita Col de Val Louron – 97.3 Km): cielo coperto, 20.5°C, vento debole da W (4 km/h), umidità al 90%
Peyragudes : previsioni non disponibili
GLI ORARI DEL TOUR
13.05: inizio diretta su Eurosport1
13.25: partenza da Saint-Gaudens
14.15-14.25: traguardo volante di La Barthe-de-Neste
14.45: inizio diretta su RAI2
15.10-15.20: GPM del Col d’Aspin
15.35-15.50: GPM dell’Hourquette d’Ancizan
16.00-16.20: inizio salita Col de Val Louron-Azet
16.15-16.40: GPM del Col de Val Louron-Azet
16.35-17.00: inizio salita finale
16.50-17.15: arrivo a Peyragudes
RASSEGNA STAMPA
Sui Pirenei vince Houle, Pogacar attacca ma è nella morsa Vingegaard-Van Aert
Gazzetta dello Sport – Italia
Pogi trikrat napadel rumeno majico, Hugo Houle zmagal
Delo – Slovenia
Vingegaard beholder sin gule trøje og virker ikke mærket efter sit styrt – Bardet er dagens store taber i klassementet
Politiken – Danimarca
Houle wins first Pyrenean stage of Tour de France as Thomas fights to stays in contention
The Daily Telegraph – Regno Unito
Houle chavire d’émotion
L’Équipe – Francia
El Movistar sigue negado
AS – Spagna
Canadees Hugo Houle draagt ritzege op aan overleden broer, Pogacar bestookt Vingegaard zonder succes
Het Nieuwsblad – Belgio
Vingegaard slaat aanvallen Pogacar af, Houle pakt zege
De Telegraaf – Paesi Bassi
Houle sorgt für den nächsten Sieg eines Ausreißers
Luxemburger Wort – Lussemburgo
Houle holt emotionalen Sieg – Geschke weiter im Bergtrikot
Kicker – Germania
Канадец Уль стал победителем 16-го этапа «Тур де Франс»
Sport Express – Russia
Hugo Houle wins Stage 16 of Tour de France, fellow Canadian Michael Woods third
The Globe and Mail (Canada)
Hugo Houle se llevó el primer día del Tour de Francia 2022 en los Pirineos
El Espectador – Colombia
TOURALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.
Ordine d’arrivo della sedicesima tappa, Carcassonne – Foix
1° Caleb Ewan
2° Fabio Jakobsen s.t.
3° Alexander Krieger s.t.
4° Reinardt Janse Van Rensburg s.t.
5° Mattia Cattaneo s.t.
Classifica generale
1° Caleb Ewan
2° Reinardt Janse Van Rensburg a 12′36″
3° Frederik Frison a 13′06″
4° Albert Torres a 22′38″
5° Amund Grøndahl Jansen a 29′30″
Miglior italiano Luca Mozzato, 34° a 1h25′34″
STRAFALGAR SQUARE
L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti
Rizzato: “Ha la capacità di aprire tutto la maglietta”
Rizzato: “Teuns ha questo tipo di terreno ritagliato addosso”
Garzelli: “Da qui a fine traguardo la situazione può evolversi”
Garzelli: “Tatticamente sono stati perfetto”
Televideo: “Vingeggard” (Vingegaard)
Televideo: “Tuens” (Teuns)
Televideo: “Geshke” (Geschke)
CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1992
Sono passati 30 anni dall’impresa di Claudio Chiappucci al Tour del 1992. Riviviamo quell’edizione della corsa francese attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”
16a TAPPA:-SAINT-ÉTIENNE – LA BOURBOULE (212 Km) – 21 LUGLIO 1992
LO MANDA INDURAIN, VIA LIBERA A ROCHE
Chiappucci se ne sta tranquillo e la Maglia Gialla lascia vincere il luogotenente del varesino
Arrivo solitario nella nebbia dopo un uragano, Ekimov a 46” – Oggi i velocisti
IMPRESA DI HOULE A FOIX, GENERALE BLOCCATA
Hugo Houle con un gran contropiede riesce ad andar via e a resistere grazie alla sua regolarità anche su pendenze che non sembravano sorridergli. Pogacar ha provato 3 allunghi sulla prima salita, mentre è sembrato più ingessato sulla seconda.
La tappa di oggi, con un primo assaggio di Pirenei, era indicata da molti come quella che poteva vedere i primi veri attacchi di Pogacar alla maglia gialla. Il Mur de Péguère, anche se posto a 27 chilometri dalla conclusione, presentava in effetti pendenze molto severe nella seconda parte e poteva rappresentare un trampolino di lancio per poi provare ad aumentare il distacco in discesa grazie ai compagni recuperati per strada.
Per questo motivo sia la squadra di Pogacar, sia quella di Vingegaard ha inserito uomini nella fuga di 29 corridori formatasi sin dai primi chilometri di corsa.
Aleksandr Vlasov, Felix Großschartner (Bora-Hansgrohe), Neilson Powless, Stefan Bissegger (EF Education-EasyPost), Valentin Madouas, Michael Storer, Olivier Le Gac (Groupama-FDJ), Damiano Caruso, Dylan Teuns (Bahrain-Victorious), Brandon Mcnulty (UAE Team Emirates), Matteo Jorgenson, Gorka Izagirre (Movistar), Wout Van Aert, Nathan Van Hooydonck (Jumbo-Visma), Simone Velasco (Astana Qazaqstan), Tony Gallopin (Trek-Segafredo), Daniel Felipe Martínez (Ineos Grenadiers), Michael Woods (IPT), Simon Geschke (Cofidis), Łukasz Owsian, Maxime Bouet (Arkéa-Samsic) Philippe Gilbert, Tim Wellens (Lotto Soudal), Alexis Gougeard, Cyril Barthe (B&B Hotels-KTM), Mathieu Burgaudeau (TotalEneriges), Mikkel Honoré (Quci-Step Alpha Vinyl) e Nils Eekhoff (DSM) evadono dal gruppo e riescono a prendere il largo, nonostante la presenza di uno come Vlasov, situato a 10 minuti in classifica dalla maglia gialla e desideroso di riscatto dopo le difficoltà patite nella prima parte del Tour.
I primi attacchi tra i fuggitivi arrivano con Burgadeau, Jorgenson e Gougeard ma, dopo alcuni chilometri, in testa alla corsa resta solo quest’ultimo, mentre gli altri due si rialzano. Anche l’avventura del francese tuttavia ha vita breve, con il drappello che si ricompatta e attacca le rampe Port de Lers con 8 minuti di vantaggio.
Sulle rampe della salita che fu tenuta a battesimo da Marco Pantani nella nebbia nel 1995 Caruso attacca e rimane solo in testa alla corsa, ma su di lui si riportano prima Woods e Storer e quindi un drappello con Wout van Aert, Jorgenson, McNulty e Geschke, mentre Vlasov perde contatto, ma riesce a gestirsi e a non naufragare.
Nel gruppo maglia gialla il primo a lanciare l’attacco è Enric Mas con due compagni di squadra che lo pilotano fuori dal gruppo, ma la miccia la accende Tadej Pogacar con tre allunghi secchi di cui l’ultimo sotto lo striscione del GPM. Come già avvenuto nelle scorse tappe, è il solo Vingegaard che riesce a resistere alle stilettate dallo sloveno, ma oggi è sembrato in stato di grazia anche Sepp Kuss, che non ha mai mollato le ruote del gruppetto dei migliori. Pogacar ha provato a continuare l’azione in discesa, ma la buona guardia di Vingegaard lo ha portato a desistere.
Nelle discesa riesce così a rientrare Romain Bardet, che si era staccato sulle rampe del Port de Lers.
Anche davanti la discesa favorisce i rientri, con Houle, Vlasov, Gallopin e Burgaudeau che si accodano alla testa della corsa. Houle prova successivamente a forzare e si avvantaggia su Gallopin, al quale poi si ricongiungono Caruso, Madouas, Storer, Woods e Jorgenson
La salita del Mur de Péguère si fa sentire e, uno alla volta, Gallopin, Caruso, Madouas e Storer perdono contatto da Woods e Jorgenson, che transitano al GPM a 23 secondi da un Houle che, sul tratto duro, è riuscito a limitare i danni perdendo meno di 30 secondi dei 50 che aveva accumulato.
Dietro, invece, si porta in testa Rafal Maijka, cosa che fa pensare a un imminente attacco della maglia bianca, anche se in realtà il ritmo non è elevatissimo.
Quando il GPM è ancora piuttosto lontano Maijka accusa un problema al cambio e rimane attardato senza possibilità di rientro. A quel punto Sepp Kuss impone un ritmo molto elevato che viene patito soprattutto da Thomas, mentre Quintana riesce a rimanere in scia. Il tanto atteso attacco di Pogacar non arriva. Probabilmente lo sloveno non è al 100% e il ritmo dell’americano era troppo elevato per consentirgli la rasoiata vincente.
Ancora una volta, però, i primi due della generale hanno fatto l’errore di non affondare il colpo nei confronti di Geraint Thomas. Un uomo come il capitano della Ineos è pericoloso soprattutto a cronometro e resta comunque un brutto cliente; quindi, quando lo si vede in difficoltà, bisognerebbe cercare di non consentirgli un rientro come invece ha fatto il gruppetto della maglia gialla, affrontando tranquillamente la discesa verso Foix.
Davanti Houle prosegue la sua marcia verso la vittoria mentre Woods che fa da stopper nei confronti di Jorgenson, che si va a complicare la vita cadendo in discesa.
Il canadese va quindi a vincere la tappa su Madouas, che si era riportato sulla coppia di contrattaccati negli ultimi chilometri.
Vlasov fa un buon balzo in avanti in classifica, entrando in top ten e recuperando più di quattro minuti sui big, gli stessi che perde Bardet che invece scivola dalla quarta alla nona posizione.
Quintana ora è ai piedi dal podio, ma deve recuperare un minuto e mezzo a Thomas e bisogna considerare che la cronometro di 40 chilometri del penultimo giorno è favorevole al gallese.
Con questa situazione di classifica è lecito aspettarsi di tutto nelle due tappe pirenaiche di domani e di dopodomani.
Benedetto Ciccarone

Hugo Houle in avanscoperta solitaria verso il traguardo di Foix (Getty Images)
19-07-2022
luglio 19, 2022 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR DE FRANCE
Il canadese Hugo Houle (Israel-Premier Tech) si è imposto nella sedicesima tappa, Carcassonne – Foix, percorrendo 178.5 Km in 4h23′47″, alla media di 40.602 Km/h. Ha preceduto di 1′10″ il francese Valentin Madouas (Groupama-FDJ) e il connazionale Michael Woods (Israel-Premier Tech). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 10° a 5′04″. Il danese Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) è ancora maglia gialla con 2′22″ sullo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) e 2′43″ sul britannico Geraint Thomas (INEOS Grenadiers). Miglior italiano Caruso, 20° a 43′55″