DOPPIETTA VAN DER POEL NELLE FIANDRE CON FINALE A SORPRESA
aprile 3, 2022 by Redazione
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Mathieu van der Poel, in uno sprint a quattro, ha vinto l’edizione 106 del Giro delle Fiandre, dopo aver conquistato qualche giorno fa la semiclassica “Dwars door Vlaanderen”, che condivide alcuni tratti di percorso con la più illustre sorella maggiore, dopo aver resistito a tutti gli attacchi di Pogacar ed al ritorno di Madouas e Van Baarle a pochissimi metri dall’arrivo.
Questa volta indubbiamente Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) ha commesso un grave errore di valutazione.
Il ragazzo è giovane e probabilmente la sua grande potenza è di gran lunga superiore alla sua esperienza.
Questo fa sì che lo sloveno riesca a vincere corse dure, contro avversari di valore, anche partendo da molto distante e rischiando parecchio; tuttavia quando la corsa si fa tatticamente difficile, gli manca ancora quel pizzico di furbizia ed intelligenza che solo l’esperienza ti può dare.
Pogacar, dopo aver attaccato a più riprese ed essere rimasto da solo con Mathieu van der Poel (Alpecin-Fenix), senza essere riuscito a staccarlo, era perfettamente consapevole di essere sfavorito allo sprint ed ha deciso quindi di cercare ad ogni costo di rimanere alla ruota dell’olandese, mandando in scena una specie di surplace.
Ha così trascurato i pericoli di andare incontro ad una volata a quattro con Valentin Madouas (Groupama – FDJ) e Dylan van Baarle (INEOS Grenadiers), che arrivavano da dietro a doppia velocità
Van der Poel, conscio di essere il più forte allo sprint, ha lasciato fare a Pogacar per poi far valere il suo spunto veloce nei confronti di Van Baarle e Madouas, che erano rientrati proprio per via del rallentamento.
Risultato, vittoria di Van Der Poel, Pogacar fuori dal podio e abbastanza alterato per essere stato chiuso nello sprint da Van Baarle.
Lo sloveno va comunque lodato per aver messo in strada un’altra volta la sua grande classe e potenza, iniziando a fare il diavolo a quattro quando mancavano ancora più di 50 km alla conclusione.
Su ogni muro dava una sgasata, scrollandosi di dosso colpo su colpo tutti i corridori, salvo un coriaceo Van der Poel, che ha mirato solo a non mollare la ruota dell’avversario più pericoloso, ben consapevole che lasciare venti metri di vantaggio a Pogacar significa aver perduto la corsa.
Sul Peterberg, muro in pavè con pendenze al 20%, l’olandese ha dato ad un certo punto l’impressione di aver avuto un passaggio a vuoto, ma probabilmente si è trattato solo di un inconveniente nel cercare di andare a prendere la parte più esterna della carreggiata per evitare le pietre.
Kasper Asgreen (Quick-Step Alpha Vinyl Team), vincitore lo scorso anno, è stato sfortunato perché ha patito un incidente meccanico nel punto più duro del Koppenberg, mentre Pogacar attaccava a più non posso, e questo lo ha tagliato fuori dai giochi molto presto.
Sfortunato è stato anche un altro superfavorito come Wout Van Aert (Jumbo-Visma), che ha dovuto dare forfait a causa della positività al covid, notizia che purtroppo non si è rivelata essere un pesce d’aprile come molti appassionati avevano sperato.
La corazzata Jumbo si è così affidata a Tiesj Benoot, arrivato secondo qualche giorno fa nella Dwars door Vlaanderen, che però non è riuscito ad essere all’altezza dei migliori, pur avendo provato comunque a collaborare all’inseguimento quando in testa erano in cinque.
La corsa è partita di buon mattino, visto il lungo chilometraggio da coprire, le temperature erano rigide anche se, per fortuna, i corridori non hanno dovuto correre sotto il nevischio che era caduto nella giornata di venerdì e che aveva fatto temere condizioni da tregenda.
I tentativi di fuga sono partiti subito e quello buono ha visto la partecipazione di Sébastien Grignard (Lotto Souda), Mathijs Paasschens (Bingoal Pauwels Sauces WB), Taco van der Hoorn (Intermarché-Wanty-Gobert), Stan Dewulf (Ag2r Citroen), Tom Bohli (Cofidis), Max Kanter (Movistar), Luca Mozzato (B&B Hotels-KTM) e Lindsay De Vylder (Sport Vlaanderen-Baloise).
Il tentativo di attacco è sempre stato tenuto sotto controllo da Jumbo-Visma, Alpecin-Fenix, Quick-Step Alpha Vinyl e Ineos Grenadiers, che non hanno mai lasciato prendere più di cinque minuti ai battistrada. Dopo i primi due tratti di pavè, quando stavano per iniziare i muri, il gruppo ha alzato i ritmi, cominciando ad erodere pian piano il gap.
La prima azione che muove le acque nasce per iniziativa di Jonas Koch (Bora-hansgrohe), che accelera in modo deciso e viene poco dopo raggiunto da Nathan Van Hooydonck (Jumbo-Visma).
I due riescono a prendere circa trenta secondi sul gruppo dal quale escono, sulle rampe del Berendries, Ivan Garcia Cortina (Movistar) Alberto Bettiol (EF Education-EasyPost), Marco Haller (BORA – hansgrohe), Alex Kirsch e Mads Pedersen (Trek – Segafredo), Olivier Le Gac (Groupama – FDJ), Jannik Steimle e Zdeněk Štybar (Quick-Step Alpha Vinyl Team), Ben Turner (INEOS Grenadiers), Gianni Vermeersch (Alpecin-Fenix) e Mick van Dijke (Jumbo-Visma). Questo gruppetto raggiunge i due andando a comporre un primo gruppo inseguitore, mentre dietro il gruppo principale si spezza a causa di una caduta e il primo a dare una frustata è Matteo Trentin (UAE Team Emirates), che spezza ulteriormente il plotone e riduce il distacco.
Dopo questa fase, il gruppo si placa e i contrattaccanti tornano a raggranellare circa trenta secondi, mentre la fuga del mattino continua a perdere terreno.
Avvicinandosi al Vecchio Kwaremont Trentin ripropone un allungo che è il preludio all’attacco di Pogacar, il quale si riporta agevolmente sugli inseguitori che, nel frattempo, avevano chiuso sulla testa della corsa.
In cima rimane un gruppetto con Pogacar e Asgreen, ma un drappello di circa venti uomini con Tom Pidcock (INEOS Grenadiers) e Van der Poel si riporta prontamente sulla testa.
Nel successivo tratto, allungano Fred Wright (Bahrain-Victorious) e Van Baarle.
Sul Koppenberg Pogacar imprime una nuova accelerazione e stavolta riescono e resistere solo Van der Poel e, seppur con qualche difficoltà, Madouas, mentre Asgreen, a causa di un problema meccanico nel punto peggiore, perde contatto e non riuscirà più a rientrare.
Il gruppo inseguitore si è estremamente ridotto e manca l’accordo per strutturare un inseguimento sicché, quando i battistrada hanno già quasi un minuto di vantaggio, escono dal plotone Benoot, Stefan Kung (Groupama-FDJ) e Dylan Teuns (Bahrain-Victorious).
All’ultimo passaggio sul Vecchio Kwaremont è nuovamente Pogacar ad accelerare e stavolta resiste solo Van der Poel, mentre dietro si forma una coppia all’inseguimento perchè Van Baarle raggiunge Madouas, che aveva ceduto per ultimo all’accelerazione del vincitore degli ultimi due Tour de France.
Sulle durissime pendenze del Peterberg Pogacar prova di nuovo ad accelerare a tutta, ma anche stavolta l’olandese della Alpecin resiste alla sfuriata.
Negli ultimi 13 chilometri pianeggianti la coppia di inseguitori non si dà per vinta e riesce a rosicchiare pian piano qualcosa sino a portarsi a circa 20 secondi all’ultimo chilometro, mentre si avvicinano pericolosamente anche Wright, Kung e Teuns.
20 secondi sotto il triangolo rosso sembrano più che sufficienti per andarsi a giocare lo sprint a due, ma Pogacar vuole partire da dietro per cercare di avere una possibilità contro un avversario decisamente superiore allo sprint.
Va così in scena un quasi surplace tra i due, cosa che permette a Van Baarle e Madouas di rientrare a doppia velocità ai 300 metri.
Van der Poel è lesto a lanciare lo sprint e vincerlo senza difficoltà, mentre Pogacar viene superato dai due avversari e non riesce ad uscire, complice anche una manovra di Van Baarle che lo chiude in maniera comunque regolamentare.
Lo sloveno che è stato sicuramente il più attivo della corsa, avendo tentato l’affondo su tutti i muri sin dai 50 km all’arrivo e avrebbe certamente meritato di più, ma la mancanza di esperienza lo ha lasciato fuori dal podio.
Il ragazzo comunque ha una condizione di forma straordinarie e, se la Parigi Roubaix allo stato attuale non sembra adatta alle sue caratteristiche (ma chissà…), le altre monumento che non ha ancora vinto (Sanremo e Fiandre) potrebbero sicuramente entrare nel suo palmares nei prossimi anni.
Benedetto Ciccarone

Van der Poel vince la seconda classica monumento della stagione 2022 (Getty Images Sport)
02-04-2022
aprile 2, 2022 by Redazione
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GP MIGUEL INDURAIN
Il francese Warren Barguil (Team Arkéa-Samsic) si è imposto nella corsa spagnola, circuito di Estella, percorrendo 190 Km in 4h57′49″, alla media di 38.279 Km/h. Ha preceduto allo sprint il russo Aleksandr Vlasov (BORA-hansgrohe) e l’australiano Simon Clarke (Israel-Premier Tech). Miglior italiano Andrea Vendrame (AG2R Citroën Team), 5°.
VOLTA LIMBURG CLASSIC
Il belga Arnaud De Lie (Lotto Soudal) si è imposto nella corsa olandese, circuito di Eijsden, percorrendo 195 Km in 5h04′26″, alla media di 38.432 Km/h. Ha preceduto di 1″ l’italiano Stefano Oldani (Alpecin-Fenix) e il connazionale Loic Vliegen (Intermarché-Wanty-Gobert)
THE PRINCESS MAHA CHAKRI SIRINDHORNS CUP TOUR OF THAILAND
Il polacco Alan Banaszek (HRE Mazowsze Serce Polski) si è imposto nella seconda tappa, Mukdahan – Sakhon Nakhon, percorrendo 183.5 Km in 4h15′11″, alla media di 43.145 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Raymond Kreder (Team UKYO) e l’australiano Cyrus Monk (MEIYO CCN Pro Cycling). Unico italiano in gara Danilo Celano (Team Sapura Cycling), 75° a 3′11″. Banaszek è il nuovo leader della classifica con 3″ su Kreder e 6″ su Monk. Celano 73° a 3′24″
LE TRIPTYQUE DES MONTS ET CHÂTEAUX (Belgio – U23)
L’australiano Jensen Plowright (Groupama-FDJ Conti) si è imposto nella seconda tappa, Bernissart – Tertre, percorrendo 169.9 Km in 3h59′13″, alla media di 42.614 Km/h. Ha preceduto allo sprint britannico Samuel Watson (Groupama-FDJ Conti) e il norvegese Stian Fredheim (Uno-X DARE Development Team). Unico italiano in gara Lorenzo Milesi (Development Team DSM), 54° a 7′50″. Fredheim è il nuovo leader della classifica con 26″ sul francese Enzo Paleni (Groupama-FDJ Conti) e 36″ sul tedesco Tim Torn Teutenberg (Leopard Pro Cycling). Milesi 43° a 7′54″
GP INDURAIN – NEVE, FREDDO E… WARREN BARGUIL
Warren Barguil (Team Arkéa Samsic) ha vinto il GP Miguel Indurain in volata su Aleksandr Vlasov (BORA – hansgrohe) e Simon Clarke (Israel – Premier Tech) al termine di una corsa condizionata dal freddo e la neve caduta in Navarra nella giornata di oggi. Quinto posto per Vendramix (AG2R Citroën Team), il migliore degli italiani.
La trentunesima edizione del Gran Premio Miguel Indurain si correva sull’ormai consueto percorso di Estella di 204 chilometri su un percorso che transitava su tutte le salite circondanti il paese della Navarra. Il dislivello di 3500 metri e le varie salite che si susseguono permettevano gli attacchi ai tanti corridori venuti qui per preparare l’imminente Giro dei Paesi Baschi.
L’Alto de Eraul è la salita simbolo della corsa con i suoi 3800 metri al 5.6% da ripetere due volte, la prima a 100 chilometri dall’arrivo, mentre la seconda ad appena dieci chilometri e viene seguita da una discesa intervallata dai due strappi di Alto de Muru e Alto Ibarra, il quale seppur breve di 600 metri ha una pendenza media dell’11.5%.
Gli atleti favoriti alla vigilia erano Enric Mas (Movistar Team), Sergio Higuita, Aleksandr Vlasov ed Emanuel Buchmann (BORA – hansgrohe), Pello Bilbao e Gino Mäder (Bahrain – Victorious), Jesus Herrada e Ion Izagirre (Cofidis), Clement Champoussin e Aurélien Paret-Peintre (AG2R Citroën Team), João Almeida, Marc Hirschi, Davide Formolo e Marc Soler (UAE Team Emirates), Warren Barguil (Team Arkéa Samsic) e Pierre Latour (TotalEnergies).
Come era chiaro da questo elenco BORA e UAE si presentavano alla partenza con due formazioni estremamente competitive che avrebbero provato probabilmente a fare corsa dura durante la giornata, ma al mattino i corridori si accorgevano che c’era qualcosa di strano, la Navarra era imbiancata con la neve che continuava a scendere fino a costringere gli organizzatori a cambiare il percorso rimuovendo tutte le salite principali, il percorso risultava quindi di 190 chilometri con solo salite brevi e il finale con due Alto Ibarra da ripetere.
La nevicata terminava prima del via ufficiale della corsa al quale non prendevano parte Alex Molenaar (Burgos-BH) e Derek Gee (Israel – Premier Tech). Solo dopo 35 chilometri si creava la fuga di giornata con Rafael Reis (Glassdrive Q8 Anicolor), Xabier Mikel Azparren e Mikel Bizkarra (Euskaltel – Euskadi), Alex Martin (EOLO-Kometa), Jon Barrenetxea (Caja Rural – Seguros RGA), Stephen Bassett (Human Powered Health), Paul Lapeira (AG2R Citroën Team), Ivan Cobo (Equipo Kern Pharma), e Oscar Cabedo (Burgos-BH).
Questi atleti ottenevano un vantaggio massimo di quattro minuti che rimaneva abbastanza stabile per diversi chilometri poi andare progressivamente a diminuire col gruppo che tornava compatto ai -21, proprio in vista del penultimo passaggio sull’Alto Ibarra.
Sul muro Enric Mas (Movistar Team) produceva un ritmo costante ed elevato che allungava il gruppo fino allo scollinamento dove Davide Formolo (UAE Team Emirates) prendeva la testa per allungare e creare vari divisioni in gruppo, una volta passati sotto l’arrivo per un ultimo circuito da compiere tutti si rialzavano permettendo a chiunque stesse tenendo duro di tornare in testa, sfruttava questo momento l’ex fuggitivo Bizkarra per attaccare, il quale veniva seguito da Alexandr Riabushenko (Astana Qazaqstan Team) in un secondo momento. Questo tentativo veniva però ripreso poco dopo quando sulle docili rampe dell’Alto de Irache attaccava Vlasov (BORA – hansgrohe) con Bilbao e Mäder, Jefferson Alveiro Cepeda (Caja Rural – Seguros RGA), Victor Lafay (Cofidis) e Gorka Izagirre (Movistar). Dalla cima della salita mancavano 13 chilometri principalmente il falsopiano in discesa che conducevano all’Alto Ibarra ai -2. Proprio in fase di scollinamento Mäder cedeva con Cepeda, quest’ultimo però rispondeva nel tratto di falsopiano per formare questo tentativo di cinque corridori, mentre al loro inseguimento si formava un gruppetto di otto unità che inizialmente sembrava poter riuscire a rientrare, per poi però rialzarsi e aspettare il grosso del gruppo che doveva riprendere 15” dalla testa ai -10.
Dopo una prima fase dove l’inseguimento non era deciso, la TotalEnergies si organizzava aumentando il ritmo del gruppo con l’azione che veniva finalizzata da Formolo, il quale riusciva a tornare sulle code della fuga proprio ai piedi del muro finale. Qui erano chiaramente Latour e Hirschi gli uomini più in palla alternandosi negli scatti e riuscendo a scollinare in testa, con Vlasov leggermente più staccato, ma il gruppo in fila indiana a breve distanza.
Nonostante Latour tentasse di mantenere un forte ritmo nella tecnica discesa, da dietro rientravano una dozzina di corridori a 500 metri dall’arrivo con Clément Champoussin che si sacrificava per Andrea Vendrame (AG2R Citroën Team). Alla ruota del corridore francese c’era però Alexis Vuillermox (TotalEnergies) il quale lanciava lo sprint finale negli ultimi 300 metri, sfruttando la sua schiena Simon Clarke (Israel – Premier Tech) provava a saltarlo con successo, venendo però sopravvanzato alla sua destra da Vlasov, ma soprattutto negli ultimi 25 metri dallo spunto di Barguil che andava a conquistare il successo sull’atleta russo e lo stesso Clarke. Vendrame restava un po’ chiuso nel finale, come Latour e Hirschi, dovendosi accontentare del quinto posto alle spalle anche di Vuillermoz.
Carlo Toniatti.

La vittoria di Barguil nella corsa dedicata al grande "Miguelon" Indurain (foto SprintCyclingAgency)
APRILE, ARIA DI GIRO
aprile 2, 2022 by Redazione
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Tra poco più di un mese saremo qui a narrarvi le storie del Giro d’Italia e le gesta del successore di Egan Bernal. Nell’attesa della prima grande corsa a tappe della stagione i pretendenti al successo finale cominceranno ad affinare le armi con la lunga sfilza di brevi gare che si succederanno nel mese di aprile.
Manca un mese alla partenza del Giro d’Italia ma già nell’aria comincia ad aleggiare il soave aroma della Corsa Rosa. Le cilindrate dei grandi big che hanno scelto di schierarsi al via da Budapest, infatti, cominciano già a rombare ad aprile, quando classiche del nord e una serie di brevi ma interessanti corse a tappe consentono a questi campioni di prepararsi a dovere al primo dei tre grandi giri. C’è davvero l’imbarazzo della scelta e c’è chi deciderà di schierarsi al via delle corse cronologicamente più vicine alla partenza del Giro, come il Tour of the Alps o il Romandia, e chi invece preferirà non arrivare troppo stanco alle prime frazioni della Corsa Rosa e disputerà le corse in programma a inizio mese.
La prima di queste sarà il Giro dei Paesi Baschi che, giunto alla sua 61a edizione, quest’anno andrà in scena tra il 4 e il 9 aprile aprendosi con un cronoprologo tradizionale ma non troppo, essendo la fluidità dei 7.5 Km del circuito di Hondarribia “inquinata” dal complicato attraversamento delle viuzze del centro storico nel finale e da tre brevi strappi, il più difficile dei quali è lungo 500 metri e presenta una pendenza media del 9%, con un picco al 12%. La prima frazione in linea, 207 Km da Leitza a Viana, nonostante i tre GPM, i saliscendi del finale e il modesto dentello in cima al quale sarà posto il traguardo sarà la più facile tra quelle in programma e non è escluso che possa vincerla un velocista, di quelli resistenti. Simile ma leggermente più complicata sarà la successiva Laudio – Amurrio, 182 Km e cinque salite da scavalcare, mentre per vedere le prime scaramucce tra gli uomini di classifica bisognerà attende la tappa che scatterà dal capoluogo dei Paesi Baschi, Vitoria-Gasteiz, con obiettivo il traguardo di Zamudio, dove si giungerà dopo aver percorso 185 Km e affrontato due interessanti muri nel finale: quello di Urruztimendi (1600 metri al 12.5%) ai meno 38 e il tratto iniziale (1.9 Km all’11.7%) dell’Alto del Vivero (6 Km al 6.2%) a una decina di chilometri dalla conclusione. Per ultime sono state collocate le frazioni più impegnative, cominciando con quella di Mallabia, 164 Km e undici brevi ascese – nei Paesi Baschi sono rari i “salitoni” – sulle quali spiccano l’ultimo dei cinque GPM ufficiali previsti (Alto de Karabieta, 6.8 Km al 5.4%, dei quali i primi tre al 9.4%) e il muretto in cima al quale sarà collocato il traguardo, una rampa di 600 metri al 10.5% che presenta un paio di tratti di lastricato e inclinazioni fino al 16%. A decidere il nome del successore di Primož Roglič – vincitore non solo lo scorso anno ma anche nel 2018 – sarà l’immancabile tappa con arrivo al Santuario de la Virgen de Arrate, traguardo al quale si giungerà in discesa un paio di chilometri dopo aver conquistato la cima dell’Alto de Usartza (4.6 Km all’8.6%), ultima delle sette salite della frazione conclusiva, che prevede anche un primo passaggio dal traguardo, giungendovi dal più impervio versante dell’Alto de Krabelin (4 Km al 10.5%)
Negli stessi giorni in Francia si disputerà una corsa che, pur non presentando un cast stellare (e, per ovvie ragioni, nessuno scalatore al via), vanterà nella starting list nomi interessanti come quelli dell’ex campione del mondo Mads Pedersen, di Filippo Ganna, del suo omonimo Baroncini e dei velocisti Elia Viviani e Mark Cavendish. Con tutta probabilità, infatti, sarà uno sprinter il vincitore della 68a edizione del Circuit Cycliste Sarthe – Pays de la Loire per la scelta degli organizzatori di togliere dal percorso di questa gara – che ha nell’albo d’oro nomi prestigiosi come quelli di Bernard Hinault (due volte vincitore) e di Greg Lemond – la salita del Mont des Avaloirs (1.2 Km al 7%), presenza fissa della corsa francese sin dal 2009 come traguardo della frazione “regina”. La prima tappa del “Circuito della Sarthe”, che tornerà in calendario dopo due anni d’assenza causa pandemia, sarà quella più complicata sul piano altimetrico, disegnata in circuito per 192 Km attorno a Mamers, affrontando per due volte ciascuna – nella prima parte della tappa – le salite del Belvédère de Perseigne (3.6 Km al 4.3%) e del Col des Quatre Gardes (2 Km al 6.4%), mentre meno movimentato sarà l’anello conclusivo di 16 Km, che dovrà essere ripetuto cinque volte e prevede al suo interno un modesto tratto in ascesa di 1000 metri esatti al 4.4%. Tutte e quattro le frazioni previste presenteranno partenza e arrivo fissate nella medesima località e la seconda si snoderà nei dintorni di La Lude, stavolta gareggiando su di un tracciato meno complicato rispetto a quello della tappa d’apertura, con salite che non arriveranno al chilometro di lunghezza e un circuito conclusivo di 8.5 Km che dovrà essere inanellato sette volte e non sarà comunque totalmente pianeggiante. Ancora più facili saranno le rimanenti frazioni di Sablé-sur-Sarthe e La Chapelle-Saint-Aubin, con quest’ultima che proporrà il finale più impegnativo per gli sprinter perché l’ultimo chilometro, tratto conclusivo di un circuito di 9 Km che dovrà essere percorso otto volte, presenta una pendenza poco inferiore al 3%.
Nairo Quintana, che quest’anno ha deciso di puntare sul Tour e che a febbraio si è già imposto in due brevi corse a tappe (il Tour de la Provence e Tour des Alpes-Maritimes et du Var), sarà il “faro” della 57a edizione del Giro di Turchia, in calendario durante la settimana precedente la Pasqua. La corsa asiatica prenderà il via la Domenica delle Palme con la tappa più lunga tra le otto previste, una frazione di media montagna di 207 Km che da Bodrum – l’antica Alicarnasso – condurrà a Kusadasi, dove si giungerà dopo aver affrontato una salita di 2a categoria di 4.2 Km all’8.5% che terminerà a 27 Km dal traguardo, a sua volta preceduto di 1.6 Km dallo scollinamento di un’ultima ascesa di 1.4 Km al 4% circa. Dalla celebre località archeologica di Efeso si ripartirà l’indomani alla volta di Alaçatı, dove si giungerà al termine di una frazione destinata ai velocisti ma che proporrà l’insidia del vento essendo per buona parte disegnata sulle rive del Mar Egeo, stesso discorso che vale anche per la successiva tappa di Smirne. Da quest’ultima scatterà la frazione più attesa che prevede l’arrivo in salita sullo Spil Dağı, montagna che proporrà quasi 14 Km d’arrampicata al 7.3% di pendenza media. Dopo la tappa di Ayvalık, ultima occasione per i velocisti, il gruppo supererà in bicicletta lo stretto dei Dardanelli sul nuovissimo “Ponte della Battaglia di Gallipoli” inaugurato il 18 marzo scorso e primo al mondo per lunghezza tra quelli sospesi: a causa del rischio d’incappare in ventagli sarà uno dei momenti più insidiosi della tappa diretta a Eceabat, dove è stato approntato un finale di gara che fa gola ai finisseur, con una salita di 1500 metri al 5.8% che terminerà a 1.7 Km dall’arrivo, seguita da un lungo tratto in quota e da uno strappo finale di 500 metri al 6.7%. Nonostante i due GPM di 2a categoria previsti lungo il tracciato della Gallipoli – Tekirdağ, con tutta probabilità questa sarà una tappa di trasferimento verso la passerella conclusiva di Istanbul, che però non sarà la classica chiusura favorevole ai velocisti perché l’arrivo sarà posto in cima ad uno strappo di 1300 metri al 6.2% che dovrà essere ripetuto per quattro volate.
A cavallo delle festività pasquali i riflettori si riaccenderanno sull’Italia, dove andranno in scena due interessanti antipasti alla Corsa Rosa, il Giro di Sicilia (12-15 aprile) e il Tour of the Alps (18-22 aprile). La corsa siciliana in particolar modo tirerà la volata al Giro sia per la presenza di due tappe destinate ai velocisti – totalmente omesse dall’altra corsa – sia per l’arrivo della tappa decisiva sull’Etna, anche se si salirà da un versante differente rispetto a quello che sarà affrontato un mese più tardi dai “girini”. Il primo round per gli sprinter si disputerà sul “ring” di Bagheria, al termine di una tappa d’apertura quasi totalmente pianeggiante che prenderà il via da Milazzo e che si snoderà costantemente in riva al Tirreno, con tutti i rischi connessi all’eventuale formazione di ventagli. Chiamerà alla ribalta i finisseur l’arrivo il giorno successivo a Caltanissetta, dove il traguardo sarà collocato al termine di un tratto in salita di 1000 metri al 5.2%, di poco preceduto da un’altra ascesa di circa 5.5 Km al 5% mentre una trentina di chilometri prima si salirà fino ai 935 metri di Enna (4.3 Km al 6.2%). I velocisti torneranno protagonisti l’indomani a Piazza Armerina, in una tappa dal finale leggermente più difficile rispetto a quella di Bagheria per l’aspetto altimetrico, poi tra Ragalna e Piano Provenzana, sul versante settentrionale dell’Etna, andrà in scena la tappa più difficile, che prevede di ripetere due volte l’ascesa verso Contrada Giuliana (l’ultima scalata, più lunga della precedente, misura 12.5 Km e presenta una pendenza media del 5.9%) prima d’intraprendere quella che condurrà al traguardo, quasi 18 Km al 5.4% con i tratti più impegnativi negli ultimi 3.2 Km, che salgono all’8.2% medio e che furono affrontati anche nel finale della tappa del Giro d’Italia del 2020 vinta dall’ecuadoriano Jonathan Caicedo.
Come già accaduto nelle ultime due edizioni, non presenterà arrivi in salita il Tour of the Alps, ma anche quest’anno l’ex Giro del Trentino sarà una corsa favorevole agli scalatori, che – infatti – hanno conquistato sia l’edizione 2019, sia quella del 2021 (due anni fa non si gareggiò per la pandemia), rispettivamente vinte dal russo Pavel Sivakov e dal britannico Simon Yates. Le salite non mancheranno e subito due di queste dovranno essere affrontate nel corso della prima tappa, che vedrà i partecipanti percorrere 161 Km tra Cles e Fiera di Primiero salendo prima ai 1618 metri del Passo del Brocon (10.7 Km al 7.1%) e successivamente al Passo di Gobbera (5.8 Km al 4%), superato il quale all’arrivo mancheranno 24 Km, totalmente privi di altre difficoltà. L’unica frazione ad avere l’aspetto del tappone d’alta montagna sarà la seconda, diretta in 154 Km a Lana, dove si giungerà dopo aver affrontato in partenza il mitico Passo Rolle (1984 metri, 21.2 Km al 5.8%) e a 50 Km esatti dal traguardo il Passo della Mendola (16 Km al 6.5%), dopo il quale si dovrà anche scavalcare il più pedalabile Passo delle Palade (12.9 Km al 4.2%). Sulla carta la tappa più adatta agli scalatori pare essere quella successiva di Villabassa, l’ultima interamente disegnata in Italia, che vedrà i corridori che puntano al successo finale darsi battaglia sui 7.8 Km al 7.6% del Passo Furcia, dopo la cui cima bisognerà, però, percorrere ben 23 Km per andare al traguardo. Il Tirolo, che nelle edizioni più recenti aveva ospitato le tappe d’apertura, nel 2022 accoglierà il finale della corsa italo-austriaca, che a questo punto ha in programma la frazione più facile, con il traguardo di Kals am Grossglockner che rappresenterà un’occasione da non perdere per i cacciatori di tappe. Sarà, infine, Lienz a ospitare partenza e arrivo della frazione conclusiva, un circuito di 114 Km caratterizzato dalla doppia ascensione al Bannberg e, soprattutto, dalla salita di Stronach, un lungo muro di 3.2 Km al 12.3% che molto probabilmente sarà determinante per decretare il nome del successore di Simon Yates.
L’ultimo “pit stop” prima della partenza della Corsa Rosa sarà rappresento dal Giro di Romandia (26 aprile – 1 maggio), la cui frazione conclusiva si correrà appena cinque giorni prima della frazione d’apertura del Giro. Al momento si conosco le tappe dell’edizione 2022 ma non ancora i percorsi dettagliati della corsa elvetica, che si aprirà e chiuderà a cronometro: tra il prologo del primo giorno a Losanna e la cronoscalata conclusiva di Villars-sur-Ollon, si farà scalo nell’ordine a Romont, Échallens, Valbroye e Zinal, con quest’ultima che il 30 aprile accoglierà l’arrivo della tappa di montagna, al termine di una salita non particolarmente difficile ma lunga quasi 25 Km.
E se ancora non ne avete abbastanza, c’è ancora spazio per un’ultima corsa proprio a ridosso del Giro, le cui prime tre frazioni in terra d’Ungheria si disputeranno in contemporanea alle ultime della gara francese. È la Quattro Giorni di Dunkerque, calendarizzata dal 3 all’8 maggio e che tornerà a disputarsi dopo due anni d’assenza. Sarà una delle gare più attese dai velocisti, che avranno per loro quasi tutte le fette della torta, con cinque frazioni su sei adatte ai loro mezzi, cominciando con quella d’apertura disegnata tra la città base di Dunkerque e Aniche, durante la quale s’incroceranno le rotte del pavé, anche se non saranno previsti tratti da percorrere sulle pietre. Di volate, treni e compagnia bella si parlerà anche ai traguardi di Maubeuge (dove Cipollini si impose al Tour de France nel 1999), di Mont-Saint-Éloi (con un microscopico muretto all’interno del chilometro conclusivo) e di Aire-sur-la-Lys, poi al penultimo giorno si correrà la tappa decisiva, che proporrà il tradizionale circuito disegnato attorno a Cassel, 14.6 Km a ripetere sette volte e due salite a tornata, la prima di 2.3 Km al 4.9% in asfalto e la seconda di 1.3 Km al 4.7% in pavé, quest’ultima collocata a poco più di un chilometro dal traguardo. L’ultimo giorno con il ritorno a Dunkerque torneranno protagonisti i velocisti, ma anche chi punta al successo finale dovrà tenere gli occhi bene aperti perché la passerella conclusiva si disputerà a breve distanza dalle ventose coste del Mare de Nord e un ventaglio potrebbe cambiare i connotati alla classifica proprio in extremis.
Poi dal 6 maggio… vai col Giro!!!
Mauro Facoltosi
I SITI WEB DELLA CORSE
Giro dei Paesi Baschi
Circuit Cycliste Sarthe – Pays de la Loire
www.sarthe.fr/sarthe-sportive/circuit-cycliste-sarthe/edition-2022
Giro di Turchia
Giro di Sicilia
Tour of the Alps
Giro di Romandia
Quattro Giorni di Dunkerque
Giro d’Italia

La salita verso Passo Rolle (cyclinginlove.com)
01-04-2022
aprile 1, 2022 by Redazione
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LA ROUTE ADÉLIE DE VITRÉ
Il francese Axel Zingle (Cofidis) si è imposto nella corsa francese, circuito di Vitré, percorrendo 176.7 Km in 4h26′38″, alla media di 39.76 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Dorian Godon (AG2R Citroën Team) e Valentin Ferron (TotalEnergies). Miglior italiano Filippo Tagliani (Drone Hopper-Androni Giocattoli), 44° a 3′17″
THE PRINCESS MAHA CHAKRI SIRINDHORNS CUP TOUR OF THAILAND
Il polacco Marceli Boguslawski (HRE Mazowsze Serce Polski) si è imposto nella prima tappa, circuito di Mukdahan, percorrendo 157.3 Km in 3h28′37″, alla media di 45.241 Km/h. Ha preceduto allo sprint il malesiano Muhammad Harrif Saleh (Terengganu Polygon Cycling Team) e l’olandese Raymond Kreder (Team UKYO). Unico italiano in gara Danilo Celano (Team Sapura Cycling), 77°. Boguslawski è il primo leader della classifica con 4″ su Saleh e 6″ su Kreder. Celano 77° a 10″
LE TRIPTYQUE DES MONTS ET CHÂTEAUX (Belgio – U23)
L’ìtaliano Lorenzo Milesi (Development Team DSM), unico azzurro in gara dopo il ritiro del compagno di squadra Lorenzo Ursella, si è imposto nella prima tappa, Antoing – Mont Saint-Aubert, percorrendo 131.7 Km in 3h12′48″, alla media di 40.985 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Stian Fredheim (Uno-X DARE Development Team) e di 2″ il belga Vincent Van Hemelen (Lotto Soudal U23). Milesi è il primo leader della classifica con 3″ su Fredheim e 7″ su Van Hemelen