LA TAPPA DEL GIORNO: BASE AEREA RIVOLTO (Frecce Tricolori) – PIANCAVALLO
ottobre 18, 2020 by Redazione
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Le abbiamo a lungo attese e finalmente il Giro è arrivo al cospetto delle Alpi, che debutteranno con l’impegnativo arrivo in salita a Piancavallo, traguardo in salita affrontato in sole due occasioni al Giro ma già nobilitato dalle vittorie di Pantani nel 1998 e di Landa nel 2017. Chi sarà stavolta a scrivere il suo nome nel ristretto albo d’oro dell’ascesa friulana?
Con la classifica rivoluzionata dalla crono il Giro si appresta ad affrontare le Alpi, quest’anno suddivise in quattro frazioni la prima delle quali proporrà un arrivo in salita poco frequentato dalla Corsa Rosa ma che è già riuscito a ritagliarsi un paio di momenti di celebrità. Tre volte l’ascesa verso Piancavallo è stata inserita nel percorso del Giro e in due casi ha lasciato il segno, la prima volta nel 1998 (l’anno del debutto di questa salita) quando lassù si impose Marco Pantani e la seconda nel 2017 quando a vincere fu lo spagnolo Mikel Landa, alle cui spalle si verificò un ribaltone in classifica con il passaggio della maglia rosa dalle spalle dell’olandese Tom Dumoulin a quelle del colombiano Nairo Quintana, un ribaltone temporaneo perché due giorni più tardi Dumoulin ristabilì l’ordine nella conclusiva crono di Milano. Sono precedenti che fanno pensare e che riportano alla memoria le parole pronunciate nella primavera del 1998 dal russo Evgenij Berzin quando, dopo esser stato in sopralluogo sulla salita friulana, paragonò Piancavallo all’Alpe d’Huez. I numeri gli danno ragione perché la salita francese è più corta di qualche centinaio di metri rispetto a quella friulana, che invece ha un dislivello complessivo leggermente superiore. Anche la struttura della salita – 14. Km al 7.8% – è simile, con i tratti più impegnativi all’inizio (i primi 6.5 Km salgono al 9.4% medio) e il finale progressivamente più dolce, proprio come capita nei chilometri conclusivi della mitica ascesa del Tour. Non ci sarà solo il Piancavallo in questa frazione, il cui percorso ricorda molto quello della tappa del 2017; come quel giorno si dovrà affrontare l’ascesa alla Sella Chianzutan (ma dal versante opposto), mentre non faceva parte del tracciato della frazione vinta da Landa l’impegnativa Forcella di Monte Rest (7.4 Km al 7.5%), selettiva non solo per le pendenze ma anche per la carreggiata ristretta che la caratterizza su ambo i versanti. È una salita storica questa, perché è lassù che al Giro del 1987 si verificò il celebre attacco dell’irlandese Stephen Roche a Roberto Visentini, suo capitano in maglia rosa: è l’episodio passato alla storia come il “tradimento di Sappada” dal nome della località dove si concluse quella frazione, vinta dall’olandese Johan van der Velde
METEO
: Base Area Rivolto (Frecce Tricolori): cielo coperto, 13.9°C (percepiti 13°C), vento debole da NNE (4 Km/h), umidità al 39%
Pinzano al Tagliamento (37.2 Km): cielo coperto, 14.1°C, vento debole da E (2-3 Km/h), umidità al 69%
Villa Santina (traguardo volante – 81.3 Km) : nubi sparse, 13.5°C, vento debole da S (4-6 Km/h), umidità al 60%
Poffabro (traguardo volante – 135.9 Km) : nubi sparse, 12.9°C, vento debole da S (4 Km/h), umidità al 62%
Aviano (inizio salita finale – 170.6 Km) : poco nuvoloso, 15.3°C, assenza di vento, umidità al 60%
Piancavallo : cielo coperto, 7.5°C, vento debole da SSW (6-8 Km/h), umidità al 78%
GLI ORARI DEL GIRO
10.15: inizio collegamento RaiSport (50 minuti prima della partenza)
11.20: partenza dalla base aerea di Rivolto
12.25: inizio collegamento Eurosport Player (a circa 42 Km dalla partenza)
13.00-13.15: scollinamento Sella Chianzutan
13.20-13.35: traguardo volante di Villa Santina
14.00: inizio collegamento Rai2 (a circa 100 Km dalla partenza)
14.05-14.30: scollinamento Forcella di Monte Rest
14.45-15.10: traguardo volante di Poffabro
15.00-15.30: scollinamento Forcella di Pala Barzana
15.35-16.05: inizio salita finale
16.10-16.50: arrivo a Piancavallo
UN PO’ DI STORIA
Abbiamo già detto degli arrivi a Piancavallo (ai quali aggiungere il passaggio in testa di Emanuele Sella nel 2011, in occasione del tappone del Gardeccia vinto dallo spagnolo Mikel Nieve) e anche della tappa di Sappada, forse la più celebre tra le frazioni di montagna disputate in Friuli, regione che grazie all’intraprendenza di Enzo Cainero negli ultimi vent’anni è divenuta spesso sede di appassionanti frazioni della Corsa Rosa. In particolare è stato Cainero a far scoprire agli organizzatori della Corsa Rosa il Monte Zoncolan, una delle salite più dure d’Italia, che in precedenza era stata “offerta” al Giro d’Italia femminile, anche se nella tappa vinta dalla toscana Fabiana Luperini nel 1997 si affrontava il versante meno impegnativo, quello di Sutrio, e ci si fermava ai piedi del tratto più duro, che invece sarà inserito nel finale della tappa del Giro del 2003, conquistata dal trentino Gilberto Simoni. All’epoca direttore del Giro era Carmine Castellano, il quale fece capire a Cainero che mai si sarebbe potuto salire da Ovaro perché, a suo dire, non c’erano le condizioni di sicurezza per far transitare la corsa nelle basse gallerie che caratterizzano il finale e che non avrebbero consentito né il passaggio delle ammiraglie, né delle ambulanze. L’anno successivo ci sarà il cambio al vertice della Corsa Rosa e il nuovo direttore Angelo Zomegnan è di diverso parere: così nel 2007 si è per la prima volta saliti da Ovaro, dal difficilissimo versante che in seguito è stato riproposto altre cinque volte, consacrato da un’altra affermazione di Simoni (2007) e poi dalle vittorie del varesino Ivan Basso (2010), dallo spagnolo Igor Antón (2011), dall’australiano Michael Rogers (2014) e dal britannico Chris Froome nel 2018, nella stessa stagione che vedrà anche le donne misurarsi con questo versante, in cima al quale s’imporrà l’olandese Annemiek Van Vleuten. Altre difficili salite friuliane che Cainero in tempi recenti a fatto scoprire al Giro sono state il Passo Duron, il Passo del Pura, la Sella di Razzo, il Passo del Cason di Lanza e l’Altopiano del Montasio, mentre è rimasta sulla carta l’ascesa al difficile Monte Crostis, in programma nella tappa dello Zoncolan del 2011 ed estromessa dal tracciato all’ultimo momento in seguito alla protesta di alcuni direttori sportivi, a causa dell’impossibilità delle ammiraglie di accedere ad un lungo tratto di percorso per la strada eccessivamente stretta. Intanto il vulcanico Cainero non si ferma qui: per il 2021 ha già annunciato il difficilissimo arrivo al Monte Lussari, sopra Tarvisio, al termine di una ripida salita dal fondo sterrato.

Il Monte Cavallo e, in trasparenza, l’altimetria della quindicesima tappa del Giro 2020 (flickr.com)
GANNA SENZA RIVALI, ALMEIDA ORA CI CREDE
Solo uno superspecialista come Rohan Dennis riesce a contenere sotto il minuto il distacco da uno strepitoso Filippo Ganna, che riesce a far registrare il miglior tempo anche in cima al muro di Ca’ del Poggio, posto nella prima parte della tappa. Buona prova di Kelderman, ottima quella di Mc Nulty. Vicini gli altri uomini di classifica come Nibali Pozzovivo e Majka. Un po’ peggio Fuglsang, mentre Almeida guadagna su tutti i rivali diretti…. ed ora ci crede.
Una bellissima prova contro il tempo, molto ben disegnata tra i vigneti dai quali si ricava il prosecco, una tappa a cronometro in pieno stile Giro d’Italia sui 30/35 Km molto varia con pianura salita e discesa. Il percorso ideale, una crono più tecnica che da pedalare, ma anche con tratti in cui spingere il lungo rapporto. Il giusto mix per valorizzare la completezza di un corridore. Il vincitore del resto ha dimostrato in questo Giro d’Italia di essere in grado di far fruttare le proprie doti di potenza anche su salite con pendenze non impossibili come il valico di Montescuro. Oggi però Filippo Ganna è andato oltre, perché ha fatto registrare il miglior tempo anche in cima al Muro di Ca’ del Poggio, con pendenze vicine al 20%, che iniziava dopo soli 6 Km di corsa.
Per tutta la frazione, ha costantemente guadagnato sugli altri corridori, con un rapporto massimo impressionante 58×11. Soltanto un grande specialista due volte campione del mondo di specialità come Rohan Dennis, tra l’altro suo compagno di squadra, è riuscito a contenere il distacco sotto il minuto. La posizione perfetta, lo stile, la grande potenza sprigionata da Ganna sono uno spettacolo da vedere. Nei programmi originari dell’uomo che vestiva oggi la maglia iridata non c’era questa frazione, in quanto l’idea era quella di non disputarla a tutta per conservare le energie ed essere di aiuto al capitano Thomas, ma l’impressione è stata che, seppure avesse corso a mezzo gas, Ganna probabilmente avrebbe vinto ugualmente, anche perché anche Dennis si sarebbe dovuto risparmiare per aiutare Thomas.
Ora Ganna punta alla cronometro conclusiva di Milano, ma bisognerà vedere come uscirà dalla terza settimana del cui tracciato non si può ancora essere sicuri, ma che sarà comunque disputata in montagna.
Una menzione speciale merita Mc Nulty che, dopo aver rotto ieri il treno della Deceunick, mossa probabilmente determinante per la vittoria di Ulissi, ha disputato un’ottima prova, chiudendo in terza posizione e fermando i cronometri sul tempo di 43:49, superiore di poco più di un minuto rispetto a quello di Ganna. L’americano rientra in classifica, piazzandosi al quarto posto con un distacco dalla maglia rosa simile a quello degli altri uomini di classifica coma Nibali, Pozzovivo e Majka.
Passando all’argomento classifica generale, il migliore è stato certamente Joao Almedia. La maglia rosa ha disputato un’ottima prova nella prima e nell’ultima parte, mentre nella parte centrale è sembrato un po’ meno brillante, tanto che aveva dissipato il considerevole vantaggio che aveva su Kelderman in cima al muro di Ca’ del Poggio. Negli ultimi chilometri invece ha recuperato un buon colpo di pedale ed è riuscito ad infliggere 16 secondi di distacco al secondo della generale che ora si trova con un distacco che sfiora il minuto. Questo dimostra che, nonostante la giovane età, Almeida non ha pagato l’inesperienza e l’esuberanza, ma è riuscito a gestire bene la prova molto più lunga di quella inaugurale che lo aveva visto siglare il secondo tempo dietro solo a Ganna.
Molto regolare invece Kelderman, non ha patito crisi né ha avuto particolari acuti, sempre molto composto e molto regolare, questa è la sua dote che cercherà di mettere a frutto sulle grandi salite che cominciano domani. L’olandese ha meno di un minuto dalla maglia rosa ed un buon vantaggio sugli altri uomini di classifica che oggi hanno patito distacchi non risibili.
Nibali in particolare è sembrato un po’ legnoso, ha disputato gran parte della prova col 56×10, lo stesso rapporto di Rohan Dennis, un po’ troppo lungo da spingere per un uomo come Vincenzo Nibali che si difende abbastanza nelle prove contro il tempo, ma non può certo mettersi sullo stesso piano degli specialisti. Il distacco è stato di 2:54 dal vincitore e di 1:23 dalla maglia rosa. Ha fatto comunque meglio di Pozzovivo che però, sulla carta, avrebbe dovuto pagare molto di più del siciliano. Per questa ragione, nel complesso, la prova di Pozzovivo può essere considerata migliore di quella di Nibali. Il Lucano ha accusato un ritardo di 3:01 da Ganna e di 1:30 da Almedia, solo sette secondi peggio di Nibali.
Se l’è cavata bene anche Majka, che ha chiuso sedicesimo con un distacco di 2:37 da Ganna e di 1:06 dal leader delle generale.
Come ci si poteva aspettare, non ha esaltato Fuglsang che ha chiuso ventinovesimo con il tempo di 45:53 a 3:13 da Ganna ed è uscito dalla top ten provvisoria, trovandosi ora dodicesimo con un ritardo superiore ai 4 minuti.
Vicini a quelli di Nibali e Pozzovivo anche i tempi di Masnada e Pello Bilbao.
La classifica ora vede quindi Almeida ancor più saldamente in maglia rosa, con Keldermana 56 secondi, segue un plotoncino composto da Pello Bilbao, Mc Nulty, Nibali, Majka e Pozzovivo con distacchi tra i 2:11 di Pello Bilbao ed i 2:33 di Pozzovivo.
A questo punto, per Almeida è impossibile non crederci. Il portoghese ha retto molto bene sia sull’Etna che all’Aremogna e negli ultimi giorni non è apparso affatto in fase calante, anche se si sa che nella terza settimana la benzina potrebbe finire improvvisamente (Yates docet).
L’attuale maglia rosa ha poi a disposizione un’altra cronometro l’ultimo giorno e la memoria ci insegna che sia nel 2012 che nel 2017 la cronometro finale vide il cambio al vertice, in particolare nel 2017 con Dumoulin che perse la rosa sulle montane, cedendola a Quintana, e la riprese l’ultimo giorno. Per gli appassionati dei corsi e ricorsi storici anche il quel giro c’era un arrivo a Piancavallo ed una crono finale con arrivo Milano.
Domani tappa con 4 salite, non si tratta di salite impossibili e neppure attaccate l’una all’altra tuttavia la salita di Piancavallo nella prima parte potrebbe far male, le pendenze infatti arrivano sino al 14%. Nella seconda parte, però, anche i passisti possono difendersi egregiamente. Nel 1998 Pantani attaccò ad inizio salita, ma riuscì a rosicchiare solo 12 secondi a Zulle che invece patì molto di più le severe pendenze del Fedaia.
I distacchi non sono indifferenti, a questo punto bisogna chiedersi se Almeida può reggere sulle grandi salite e se ha il fondo per reggere le tre settimane. Dietro è tutto ancora aperto perché Kelderman ha sì oltre un minuto sul gruppo che lo segue, ma sinora il suo miglior piazzamento al giro è stato un settimo posto nel 2014.
La corsa in ottobre ed il freddo che i corridori troveranno in quota potranno però sconvolgere i consueti valori.
Benedetto Ciccarone

Filippo Ganna in azione sulle rampe del muro di Cà del Poggio (foto Bettini)
17-10-2020
ottobre 17, 2020 by Redazione
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GIRO D’ITALIA
L’italiano Filippo Ganna (INEOS Grenadiers) si è imposto nella quattordicesima tappa, cronometro individuale Conegliano – Valdobbiadene, percorrendo 34.1 Km in 42′40″ alla media di 47.95 Km/h. Ha preceduto di 26″ l’australiano Rohan Dennis (INEOS Grenadiers) e di 1′09″ lo statunitense Brandon McNulty (UAE-Team Emirates). Il portoghese João Pedro Gonçalves Almeida (Deceuninck – Quick Step) è ancora in maglia rosa con 56″ sull’olandese Wilco Kelderman (Team Sunweb) e 2′11″ sullo spagnolo Pello Bilbao López de Armentia (Bahrain – McLaren). Miglior italiano Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo), 5° a 2′30″
LA TAPPA DEL GIORNO: CONEGLIANO – VALDOBBIADENE
ottobre 17, 2020 by Redazione
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Tornano a scorrere le lancette dei cronometri per la seconda delle tre prove a cronometro individuali. Si correrà tra i vigneti del Prosecco, ricalcando il tratto conclusivo di una frazione contro il tempo disputata nel 2015 e che fu particolarmente “invasiva” per la classifica generale. Stavolta il chilometraggio contenuto, l’assenza del lungo tratto pianeggiante iniziale e l’inserimento del muro di Cà del Poggio dovrebbe rendere più complicata la corsa dei cronoman e spezzare leggermente la “lancetta” a favore dei corridori meno attrezzati, in primis gli scalatori
Si torna tra i vigneti del Prosecco per un’altra appassionante sfida contro il tempo che farà il paio con quella disputata su queste stesse strade nel 2015 e che fu fortemente impattante per il risultato finale, anche a causa dell’elevato chilometraggio, quasi 60 Km che penalizzarono non poco gli scalatori. Memori di questo precedente gli organizzatori hanno riproposto una versione riveduta e corretta di quella crono, tagliandone tutta la fase iniziale pianeggiante, i 25 Km che da Treviso conducevano a Conegliano, e conservandone il tratto ondulato conclusivo pur con un’ulteriore rettifica. Come in quella crono si dovrà, infatti, affrontare la salita verso il borgo di San Pietro di Feletto, che stavolta sarà raggiunto dalla strada più facil ma da quella del ripidissimo muro di Cà del Poggio, 1.1 Km al 12.3% e un picco del 19%. L’insidia è doppia perché ai disagi della pendenza si aggiungerà quella vicinanza alla partenza di questa crono, la cui rampa di lancia sarà collocata 6 Km prima dell’attavvo del muro e questo costituirà un bel grattacapo per i passistoni che necessitano di parecchia strada piatta per carburare e che furono esageratamente favoriti nel 2015. Di strada a loro favore ne troveranno comunque anche oggi e in particolare modo nei 18 Km successivi allo scollinamento di Cà del Poggio, dopodiché la strada tornerà a prendere quota con l’ascesa di 2.2 Km al 5.4% che condurrà a Guia. Dopo un tratto in quota inizierà una veloce discesa che all’altezza dell’ultimo chilometro riserverà un’insidiosa curva a gomito che nella crono di cinque anni fa diede problemi a diversi corridori. Si salirà ancora nei 400 conclusivi metri che, al 5% di pendenza media, porranno termine a una delle tappe chiave del Giro 2020.
METEO
Conegliano – partenza primo corridore: cielo sereno, 14.4°C, vento debole da NNE (6 Km/h), umidità al 86%
Conegliano – partenza maglia rosa: poco nuvoloso, 16.1°C, vento debole da S (2 Km/h), umidità al 60%
Valdobbiadene – arrivo primo corridore : poco nuvoloso, 15°C, vento debole da NE (2-3 Km/h), umidità al 63%
Valdobbiadene – arrivo maglia rosa : nubi sparse, 15.3°C, vento debole da S (4 Km/h), umidità al 58%
GLI ORARI DEL GIRO
11.45: inizio collegamento RaiSport (un’ora e 15 minuti prima della partenza del primo corridore)
12.25: inizio collegamento Eurosport 2 (35 minuti prima della partenza del primo corridore)
13.00: partenza dal primo corridore da Conegliano (Jonathan Dibben)
13.13: partenza di Alex Dowsett
13.34: partenza di Victor Campenaerts
13.55: partenza di Rohan Dennis
13.45: arrivo del primo corridore a Valdobbiadene
14.00: inizio collegamento Rai2
14.11: partenza di Mikkel Bjerg
14.20: partenza di Filippo Ganna
15.25: partenza di Jakob Fuglsang
15.28: partenza di Fausto Masnada
15.31: partenza di Rafal Majka
15.40: partenza di Vincenzo Nibali
15.43: partenza di Domenico Pozzovivo
15.49: partenza di Wilco Kelderman
15.53: partenza della maglia rosa João Almeida
16.40: arrivo della maglia rosa João Almeida a Valdobbiadene
UN PO’ DI STORIA
Abbiamo parlato della crono del 2015 e allora andiamo a rinverdire il ricordo di quella giornata, che vide il successo del bielorusso Vasil’ Kiryenka, vincitore a 45.771 Km/h con 12” di vantaggio sullo spagnolo Luis León Sánchez e 14” sul grande favorito per la vittoria finale in quella edizione del Giro, l’altro iberico Alberto Contador. Il “Pistolero” quel giorno affibbiò pesanti distacchi ai rivali più accreditati e in particolare 2’47” a Fabio Aru e quattro minuti netti al basco Mikel Landa, che a Milano saranno i corridori che più vicini gli giungeranno in classifica, con 1’53” per il sardo e 3’05” per il suo connazionale. È chiaro che con un percorso dal chilometraggio più contenuto la storia di quel Giro sarebbe potuta essere diversa e che, se si potesse cancellara quella crono con un colpo di spugna, ora staremo qui a raccontare della vittoria finale di Landa, con un secondo appena di vantaggio su Aru e 55 su Contador. Non si tratta questo dell’unico precedente a Valdobbiadene, dove la Corsa Rosa fece tappa anche nel 2009 quando vi fece tappa la terza frazione del Giro del Centenario, conquistata allo sprint dallo spezzino Alessandro Petacchi sullo statunitense Tyler Farrar e sul valtellinese Francesco Gavazzi.

I vigneti del Prosecco e, in trasparenza, l’altimetria della quattordicesima tappa del Giro 2020 (donnasommeliereuropa.files.wordpress.com)
BIS DI ULISSI SUI COLLI EUGANEI, BATTUTA LA MAGLIA ROSA
Dopo il successo agrigentino, Diego Ulissi riesce a ripetersi sul traguardo di Monselice. Stavolta è vittoria in uno sprint ristretto grazie alla selezione fatta sull’ultimo strappo che ha lasciato indietro avversari temibili come Sagan e Démare. Sugli scudi la maglia rosa che disputa la volata e coglie il secondo posto con il relativo abbuono alla viglia di una cronometro che potrebbe far luce sulle reali possibilità dell’attuale capoclassifica.
Tappa molto ben disegnata perché incerta sino alla fine. Si trattava di un percorso completamente pianeggiante nella prima parte, con due dentelli da pendenze severe nella seconda. Se dopo il primo GPM, il gruppo dei velocisti ed in particolare di Arnaud Démare è riuscito a rientrare sul gruppo maglia rosa, dopo il secondo non c’è stato nulla da fare. La selezione violenta sulle arcigne rampe e il ritmo forsennato imposto dagli uomini della maglia rosa nel tratto pianeggiante per andare all’arrivo hanno impedito di ricucire sia al gruppetto di Sagan, in ritardo di pochi secondi, che a quello di Démare più distanziato.
Questo non significa che la tappa di oggi non fosse comunque aperta a diversi scenari.
Dopo il primo GPM infatti, Démare è riuscito a riportarsi sul gruppo dei migliori, mentre nel secondo caso, è stato solo il lavoro degli uomini della maglia rosa ad impedire il ricongiungimento. Almeida oggi era certamente interessato anche alla vittoria di tappa che non è ancora riuscito a centrare in questo giro, ma anche a cogliere un abbuono in chiave classifica generale.
Non è la prima volta che il portoghese va a raccogliere abbuoni sul percorso per consolidare, seppur di pochi secondi, il vessillo del primato.
Questa ricerca spasmodica di raccogliere secondi ove possibile rivela che Almeida non pensa affatto di essere condannato a cedere la rosa sulle grandi salite specie se, come appare tutt’altro che improbabile, la terza settimana subirà mutamenti tali da renderla meno selettiva.
Una prima importante risposta la si avrà domani al termine della prova contro il tempo. Nella prima tappa a cronometro, Almeida è stato secondo solo a Ganna, che però è di un’altra categoria in quella specialità. Il portoghese ha fatto un secondo meglio di Geraint Thomas che è comunque uno specialista e che si era presentato ai nastri di partenza della corsa rosa con una buona condizione.
Se i distacchi per ogni chilometro saranno gli stessi della prima tappa, i vari Nibali e Fuglsang potrebbero pagare un passivo intorno ai due minuti che, sommato all’attuale distacco, andrebbe a costituire un gap importante verso un corridore che ha dimostrato di cavarsela perlomeno in salite non durissime.
Va anche detto che, man mano che si va avanti con le tappe, contano più le energie residue che l’attitudine a certi tipi di tracciati e che Nibali, negli ultimi giorni, è apparso in crescendo di condizione. Lui che è un diesel potrebbe difendersi egregiamente.
La cronaca della tappa per i primi 150 Km ha seguito il consueto copione. Dopo 30 Km di scatti, si è formata una fuga di sette uomini che rispondono ai nomi di Geoffrey Bouchard (Ag2r La Mondiale), Simon Pellaud e Simone Ravanelli (Androni Giocattoli – Sidermec), Rodrigo Contreras (Astana), Alessandro Tonelli (Bardiani CSF Faizanè), Harm Vanhoucke (Lotto-Soudal) e Lorenzo Rota (Vini Zabù Zardo KTM).
Il vantaggio massimo di questi corridori ha superato i 3 minuti, per poi attestarsi sui due grazie al lavoro degli uomini di Peter Sagan che oggi era uno dei favoriti.
In vista del primo GPM, grande bagarre in gruppo per prendere la salita nelle prime posizioni, a fare il ritmo ci pensa Matteo Fabbro che riesce a togliere di ruota i velocisti puri, mentre tra i fuggitivi, si avvantaggiano Bouchard e Tonelli.
Nel tratto tra i primo ed il secondo GPM, i velocisti rientrano sul gruppo maglia rosa, ma sulla salita in concomitanza con la definitiva capitolazione del tentativo di giornata, vi è una nuova accelerata in gruppo ad opera di Diego Ulissi. Il ritmo del toscano è nuovamente fatale ai velocisti, ma stavolta i distacchi al GPM saranno più netti e soprattutto porteranno a staccare anche Peter Sagan, che scollinerà con una ventina di secondi, mentre il gruppo di Démare con un distacco intorno a 45 anche per via del rilancio da parte di Tao Geogenhart Hart (Ineos Grenadiers) che riesce a guadagnare qualche metro, ma non a dare continuità all’azione.
Nel tratto pianeggiante per andare all’arrivo, i gregari della maglia rosa tirano a tutta, segno che Almeida, dotato di un discreto spunto veloce, è intenzionato a tentare la vittoria di tappa.
Il ritmo della squadra della maglia rosa impedisce il rientro dei gruppi staccati e neppure Sagan, che insieme a De Gendt e Swift aveva tentato un inseguimento più deciso, riesce a rientrare.
Si va quindi allo sprint con un gruppo maglia rosa composto da 20 uomini con tutti i big in lotta per la generale. E’ McNulty a portare nelle prime posizioni Diego Ulissi che riesce poi a prendere la ruota di Mikkel Frolich, facendosi praticamente tirare la volata dal compagno della maglia rosa.
Almeida prova a rimontare mentre Konrad cerca di uscire sulla destra vicino alle transenne, ma il traguardo è troppo vicino ed Ulissi lo supera per primo andando a bissare il successo di Agrigento.
Come si diceva in apertura, domani il giro entra nella fase decisiva con la cronometro e l’arrivo a Piancavallo di domenica in attesa di capire che ne sarà dei tapponi che prevedono passaggi a quote elevate.
Benedetto Ciccarone

La vittoria di Ulissi a Monselice (Getty Images)
16-10-2020
ottobre 16, 2020 by Redazione
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GIRO D’ITALIA
L’italiano Diego Ulissi (UAE-Team Emirates) si è imposto nella tredicesima tappa, Cervia – Monselice, percorrendo 192 Km in 4h22′18″ alla media di 43.92 Km/h. Ha preceduto allo sprint il portoghese João Pedro Gonçalves Almeida (Deceuninck – Quick Step) e l’austriaco Patrick Konrad (Bora – Hansgrohe). Gonçalves Almeida è ancora in maglia rosa con 40″ sull’olandese Wilco Kelderman (Team Sunweb) e 49″ sullo spagnolo Pello Bilbao López de Armentia (Bahrain – McLaren). Miglior italiano Domenico Pozzovivo (NTT Pro Cycling), 4° a 1′03″
LA TAPPA DEL GIORNO: CERVIA – MONSELICE
ottobre 16, 2020 by Redazione
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Dopo la tappa di Tortoreto ecco un’altra frazione che parlerà l’ostico linguaggio dei muri. Più leggera rispetto a quella vinta da Sagan tre giorni fa, proporrà solo due “verticali” nei chilometri conclusivi, dopo una prima parte di gara totalmente pianeggiante. Stavolta qualche velocista potrebbe riuscire a stringere i denti e rimanere a galla nel finale, mentre sorprese devono essere sempre messe in conto, come quello salato pagato l’altro giorno da Fuglsang
I muri tornano a dettar legge al Giro d’Italia e lo faranno al termine di una tappa che sino a 37 Km dal traguardo non proporrà emozioni altimetriche. Si procederà, infatti, in totale pianura per i primi 155 Km che, tagliando nel mezzo la pianura padana, si concluderanno ai piedi dei Colli Euganei dove per prima si andrà ad affrontare la salita più nota dell’area, quel Roccolo che era il simbolo del Giro del Veneto, corsa uscita dal calendario nel 2012. In salita si affronterà il versante che solitamente si percorreva in discesa, 4 Km all’8,3% all’interno dei quali è stato inserito il muro di Vallorto da superare ad inizio ascesa, 1000 metri al 10.2% con una stilettata al 20%. Una decina di chilometri più avanti ci si misurerà sulle pendenze di un muro inedito, quello di Calaone (2 Km al 9.8% e un massimo del 18%), prima di ritrovare strada filante negli ultimi 16 Km verso Monselice, traguardo al quale potrebbero emergere anche quei velocisti che sanno rimanere a galla nei finali più complicati
METEO
Cervia: cielo coperto con possibilità di deboli e isolate precipitazioni, 13°C (percepiti 6°C), vento moderato da WNW (25-27 Km/h), umidità al 86%
Argenta (58.3 Km): pioggia debole (0,4 mm), 12.7°C (percepiti 8°C), vento moderato da NW (17-21 Km/h), umidità al 88%
Rovigo (traguardo volante – 118.5 Km) : pioggia debole (0,2 mm), 13.8°C (percepiti 12°C), vento moderato da NNW (10-13 Km/h), umidità al 76%
Galzignano Terme (traguardo volante – 155.2 Km): cielo coperto, 13.9°C (percepiti 13°C), vento debole da NNW (8-9 Km/h), umidità al 72%
Monselice: cielo coperto, 13.9°C (percepiti 13°C), vento debole da NNW (7-8 Km/h), umidità al 73%
GLI ORARI DEL GIRO
10.50: inizio collegamento RaiSport (un’ora prima della partenza)
11.50: partenza da Cervia
12.25: inizio collegamento Eurosport 2 (a circa 30 Km dalla partenza)
14.00: inizio collegamento Rai2 (a circa 95 Km dalla partenza)
14.30-14.45: traguardo volante di Rovigo
15.00-15.20: primo passaggio da Monselice
15.15-15.40: traguardo volante di Galzignano Terme
15.30-16.00: scollinamento Roccolo
15.50-16.20: scollinamento Calaone
16.10-16.40: arrivo a Monselice
UN PO’ DI STORIA
Monselice è uno dei cinque arrivi di tappa inediti del Giro 2020, che oggi si fermerà ad una ventina di chilometri da Abano Terme, la celebre località curativa dove la Corsa Rosa ha fatto scalo tre volte nella storia, precedenti risalenti agli anni ’50 quando si sono qui imposti l’olandese Wim van Est nel 1953 e il belga Rik Van Steenbergen, a segno nel 1954 e nel 1957. Poco più distante è Padova, dove il Giro è stato di casa in sette occasioni: i vincitori nella città del “Santo” sono stati il friulano Giovanni Micheletto nella prima tappa dell’edizione del 1912 (l’unica disputata a squadre e vinta proprio dall’Atala nella quale militava il vincitore della tappa patavina), il cremonese Gaetano Belloni nel 1922, il veneto Antonio Bevilacqua nel 1947, il già citato Van Steenbergen nel 1954 (il giorno dopo la vittoria ad Abano), il trentino Francesco Moser nel 1978 e il cremasco Ivan Quaranta nel 2000.

La collina del Mastio Federiciano dominante il centro di Monselice, in trasparenza, l’altimetria della tredicesima tappa del Giro 2020 (www.euganeamente.it)
NARVÁEZ, UN ECUADOREGNO IN PARADISO A CESENATICO
Sul percorso che ricalca quello della gran fondo Nove Colli, Narváez vince dopo una grande battaglia tra i fuggitivi sotto il diluvio. Non ci sono stati attacchi tra i big, ma il ritmo della squadra di Pozzovivo ha ridotto il gruppo maglia rosa ad uno sparuto drappello di meno di venti unità.
Non si può far altro che aprire qualunque riflessione su questa tappa con un ricordo di Marco Pantani. Il ricordo però non può essere sterile né inutilmente commemorativo. Un ricordo deve essere proficuo, deve costituire un insegnamento, un dono per quelli che devono affrontare quello che già è stato affrontato da altri. L’esperienza è un patrimonio per tutti e la storia dei successi e degli insuccessi di Marco Pantani è molto importante per il ciclismo moderno. In un ciclismo di calcolatori, di ragionieri, di computer, di misuratori di potenza, di corridori che si concentrano su una sola corsa in stagione, di alte andature, di prudenza di paura, il ricordo di Marco Pantani non può che far respirare il gusto di quella spregiudicatezza e di quell’incoscienza che caratterizzava il modo di correre di Marco Pantani.
Già a 24 anni, quando Pantani era un illustre sconosciuto, dopo aver mandato in grave crisi la maglia rosa Berzin e il leggendario Indurain con un attacco a 60 Km dall’arrivo sul Mortirolo, Marco non si accontentò del secondo posto e, nella tappa in cui il giro affrontava per la prima volta nella storia il Colle dell’Agnello, attaccò a oltre cento chilometri dall’arrivo, rischiando seriamente di saltare. Quell’attacco non riuscì e Pantani faticò a mantenere le ruote di Berzin e Indurain sull’ultima salita, ma proprio l’incoscienza di quel tentativo fece capire di che stoffa fosse fatto il Pirata che seppe ripetersi al Tour dello stesso anno a suon di attacchi su ogni salita pur senza vincere tappe.
In seguito, la sfortuna con gli incidenti ed i suoi successi crearono la leggenda del pirata, ma proprio la voglia di inseguire la vittoria a ogni costo, anche quando sembrava più agevole difendere un onorevole piazzamento deve far riflettere i corridori oggi.
Anche nel 2000 al Tour, quando Pantani era tornato alla vittoria dopo aver patito una brutta giornata ad Hautacam, quando fu staccato da Armstrong, invece di tentare di agguantare un piazzamento che sarebbe stato straordinario perché veniva dopo una stagione senza preparazione, Pantani attaccò dalla prima salita nella tappa di Morzine. In quella occasione saltò, ma dimostrò, ancora una volta, che il coraggio di tentare anche imprese disperate è ciò che rende questo sport epico.
Oggi, con la tecnologia e con le alte andature è sempre più difficile realizzare imprese, tuttavia i veri campioni hanno dimostrato che con l’incoscienza si può ancora dare spettacolo. Certamente Froome nel 2018 preparò anche scientificamente l’attacco sul Colle delle Finestre, ma fu la convinzione di credere nella possibilità di una vittoria, anche con un grave ritardo accumulato e con un attacco ad 80 Km dall’arrivo a permettere quello spettacolo.
In questa chiave di lettura, la bellissima tappa di oggi deve costituire occasione di riflessione ed insegnamento per capire che, prima di tutto, nel ciclismo conta la testa e la convinzione di poter raggiungere certi risultati.
Convinzione che ha dimostrato di avere Narváez, quando con Padun più passista di lui che inseguiva a 10 secondi in pianura con 12 chilometri ancora da percorrere, ha spinto a tutta ed è riuscito ad incrementare il vantaggio, dando un grosso colpo al morale del suo avversario che era stato molto sfortunato a forare, ma sembrava potesse agevolmente recuperare.
Bellissima tappa con grande battaglia tra i fuggitivi flagellata dalla pioggia nella seconda parte.
Tra i big non ci sono stati attacchi, ma il fatto che il gruppo maglia rosa, pur giunto a 8 minuti, fosse composto da una quindicina uomini la dice lunga sulla durezza di questa frazione che ricalcava il tracciato della prestigiosa gran fondo Nove colli, corsa di grande tradizione che quest’anno ha dovuto rimandare la propria cinquantesima edizione al 2021 a causa della pandemia.
La squadra di Domenico Pozzovivo si è incaricata di fare la corsa tra i big e, su questo punto, ci sono molti dubbi, visto che non si è ben capito quale fosse lo scopo del lucano. Gli uomini di classifica sono rimasti tutti nel gruppetto, anche perché attacchi veri non ci sono stati e il ritmo ha fatto male a molti, ma non era comunque un ritmo adatto a staccare uomini di classifica cosa che si sarebbe potuta tentare solo con un attacco al quale però evidentemente il ritmo imposto dagli uomini di Pozzovivo non era finalizzato. Il lavoro non è neppure sembrato finalizzato a chiudere sulla fuga, sia perché il gruppo è comunque giunto a 8 minuti, sia perché un uomo come Pozzovivo non era certo adatto ad un finale che prevedeva 20 Km pianeggianti.
L’unica possibilità allora è che lo scalatore lucano abbia voluto saggiare la resistenza di un ragazzo molto giovane come Almeida, anche in vista delle montagne ed al contempo che abbia voluto controllare la corsa sfoltendo un po’ il gruppo. Scopo legittimo ma dubbio in chiave costi benefici, viste le energie che ha fatto spendere a compagni di squadra che potrebbero essere utili nelle prossime tappe.
La fuga è andata via già nelle prime battute di gara, dopo la consueta bagarre iniziale si forma un drappello di attaccanti composto da François Bidard (Ag2r La Mondiale), Simon Pellaud (Androni-Sidermec), Manuele Boaro (Astana), Mark Padun (Bahrain-McLaren), Cesare Benedetti (Bora – hansgrohe), Joseph Rosskopf (CCC), Jesper Hansen (Cofidis), Simon Clarke (EF Pro Cycling), Albert Torres (Movistar), Victor Campenaerts (NTT Pro Cycling), Jhonatan Narváez (Ineos Grenadiers), Maximiliano Richeze (UAE Team Emirates) ed Etienne Van Empel (Vini Zabù KTM) ai quali si aggiungerà Hector Carrettero (Movistar) che scattato sulla prima salita, recupererà la testa della corsa sulla seconda.
Il gruppo lascia fare ed i battistrada raggiungono un vantaggio massimo di oltre 13 minuti, finché la NTT Pro Cycling di Domenico Pozzovivo non si mette in testa a tirare. Il vantaggio crolla letteralmente dimezzandosi, anche perché davanti l’accordo comincia a mancare. In effetti, sulla salita di Barbotto ci sono alcuni tentativi di attacco tra i fuggitivi. Viste però le oggettive difficoltà di muoversi da così lontano e visto anche l’avvicinarsi e gruppo, i fuggitivi si ricompattano e ritrovano l’intesa.
Lungo la salita di Perticara, perde contatto Richeze, mentre nella discesa prova ad avvantaggiarsi Pallaud, sul quale si riportano subito Benedetti e Rosskop. Il terzetto, lungo la salita di Madonna de Pugliano, viene raggiunto prima da Padun, Hansen, Narváez, Bidard e Boaro e poi anche da Van Empel e Clarke. Quest’ultimo, che era sembrato in difficoltà in salita, decide di allungare in discesa, ma viene raggiunto da Narváez e Padun che lo staccheranno senza troppi complimenti sulla successiva salita.
Il gruppo, che si era portato a circa quattro minuti, comincia a perdere terreno a causa di un rallentamento forse dovuto anche alla pioggia. Gli uomini di classifica ovviamente preferiscono non prendere troppi rischi sulle viscide ed insidiose discese.
La situazione si stabilizza con la coppia al comando che continua a guadagnare su un Clarke che procede lodevolmente in solitaria invece di rialzarsi, i fuggitivi della prima ora rimasti staccati e il gruppo dietro che continua ad assottigliarsi nonostante l’andatura sia inferiore a quella della coppia di testa.
Si prosegue con questa situazione, ma c’è ancora spazio per le sorprese perché, nella discesa dell’ultimo GPM, fora Padun, lasciando Narváez solo in testa alla corsa. L’ucraino cambia bici al volo e, essendo un buon passista, sembra in grado di rientrare. Riduce il gap da 28 secondi iniziali sino a 10 ma, proprio quando sembrava fatta, si accende la spia della riserva e la pedalata si fa più legnosa, mentre Narváez, che ha avuto il grande merito di crederci e di tirar dritto quando poteva sembrare meglio aspettare Padun e tentare poi di batterlo in volata magari cercando di tirare il meno possibile, ha ancora una buona pedalata, anche per via del morale infusogli dal trovarsi in testa a pochi chilometri con il rivale dietro che non ne ha più.
Sul traguardo il passivo sarà di oltre un minuto, mentre dietro arrivano tutti da soli, dimostrando la durezza di questa frazione, svoltasi per gran parte sotto la pioggia. Il gruppo maglia rosa arriva oltre 8 minuti dopo composto da circa una quindicina di unità.
Anche gli uomini di classifica hanno sofferto. Le immagini hanno ripreso Almeida gettarsi addosso del the caldo per contrastare le basse temperature, Nibali costretto ad andare in prima persona all’ammiraglia per mancanza di gregari e Fuglsang costretto a spendere energie per rientrare in gruppo da solo dopo un problema meccanico.
Forse l’Astana avrebbe potuto fermare prima Boaro, che non era di alcuna utilità e mezza strada tra la testa e il gruppo, ma questi sono dettagli che non hanno comunque avuto chissà quali conseguenze.
Conseguenze che invece avrà questa tappa sulle energie dei corridori che continuano ad assottigliarsi proprio in vista della cronometro e della prima tappa di montagna, in attesa di capire se sarà possibile disputare le tappe della terza settimana sul tracciato previsto.
Sperando che il meteo non giochi il tiro mancino, gli appassionati rimangono in attesa, sperando che il passaggio nella terra del Pirata inspiri qualcuno a mettere in strada il coraggio per tentare un’impresa da incosciente.
Benedetto Ciccarone

Jhonatan Narváez vince la tappa che ricalca il tracciato della Nove Colli (Getty Images Sport)
15-10-2020
ottobre 15, 2020 by Redazione
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GIRO D’ITALIA
L’ecuadoregno Jhonatan Manuel Narváez Prado (INEOS Grenadiers) si è imposto nella dodicesima tappa, circuito di Cesenatico, percorrendo 204 Km in 5h31′24″ alla media di 36.93 Km/h. Ha preceduto di 1′08″ l’ucraino Mark Padun (Bahrain – McLaren) e di 6′50″ l’australiano Simon Clarke (EF Pro Cycling). Miglior italiano Fausto Masnada (Deceuninck – Quick Step), 11° a 8′25″. Il portoghese João Pedro Gonçalves Almeida (Deceuninck – Quick Step) è ancora in maglia rosa con 34″ sull’olandese Wilco Kelderman (Team Sunweb) e 43″ sullo spagnolo Pello Bilbao López de Armentia (Bahrain – McLaren). Miglior italiano Domenico Pozzovivo (NTT Pro Cycling), 4° a 57″
LA TAPPA DEL GIORNO: CESENATICO – CESENATICO
ottobre 15, 2020 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Si corre sul percorso della “Nove Colli”, la più celebre gran fondo italiana. Grandissime salite non se ne incontreranno ma i 165 Km centrali non concederanno mai tregue e, se un corridore di primo piano dovesse staccarsi su una delle tre salite più toste (Barbotto, Monte Tiffi e Gorolo), potrebbe faticare molto a rientrare. Come a Vieste e Tortoreto dovrebbe trattarsi di un’altra occasione d’oro per i cacciatori di tappe, pronti a lanciarsi in fuga sui saliscendi dell’appennino romagnolo
Non si può certo definirla tappa d’alta montagna (non si supereranno gli 800 metri di quota) ma quella che andrà in scena oggi a Cesenatico sarà sicuramente una delle frazioni più attese da una parte degli appassionati di ciclismo, quelli che non si limitano a tifare i loro beniamini dalla poltrona di casa o dal bordo strada, ma poi si mettono loro volta in sella per ricalcare le rotte dei professionisti. Il tracciato della dodicesima tappa del Giro 2020 ricalcherà, infatti, quello della più nota manifestazione amatoriale italiana, quella Gran Fondo Nove Colli che richiama ogni anno sulle strade romagnole più di diecimila cicloamatori e che quest’anno avrebbe tagliato il prestigioso traguardo della cinquantesima edizione, evento rimandato al 2021 a causa dell’emergenza sanitaria. Come lascia ben intuire il nome della gara, nove sono le salite da affrontare, tutte contenute nelle quote e nei chilometraggi (la più lunga è di 9 Km), che vanno a confezionare un tracciato di 204 che, tolti i primi 25 Km e gli ultimi 15 (totalmente privi di difficoltà altimetriche), potrebbe dare il vita ad una tappa da due possibili risvolti, una giornata ideale per le fughe da una parte e una frazione insidiosa per qualche uomo di classifica se dovesse scoppiare la bagarre in uno momento qualsiasi dei 165 Km centrali, che non concedono mai un attimo di tregua. In particolare tre dei nove colli presentano inclinazioni foriere di sorprese, il Barbotto al Km 90 (4.5 Km al 9.3% con l’ultimo chilometro al 12%), il Monte Tiffi al Km 112 (1.8 Km al 9.8%, il colle più celebre a livello professionistico perché da anni viene affrontato nella tappa di Sogliano al Rubicone della Settimana Internazionale Coppi e Bartali) e il Gorolo al Km 173 (4.4 Km al 6.3% con il chilometro conclusivo al 9.6%).
METEO
Cesenatico: cielo sereno, 18.6°C (percepiti 15°C), vento moderato da S (19 Km/h), umidità al 62%
Bertinoro (31.3 Km): nubi sparse con possibilità di deboli e isolate precipitazioni, 15.9°C (percepiti 11°C), vento moderato da SSW (19-20 Km/h), umidità al 69%
Barbotto (GPM – 90.3 Km) : cielo coperto, 17.3°C (percepiti 13°C), vento moderato da SSW (18-21 Km/h), umidità al 63%
Novafeltria (traguardo volante – 130.4 Km): cielo coperto, 15.4°C (percepiti 10°C), vento moderato da SSW (21-30 Km/h), umidità al 63%
San Giovanni in Galilea (GPM – 144.1 Km): pioggia debole (0.3 mm), 13.3°C (percepiti 9°C), vento moderato da SSW (15-21 Km/h), umidità al 83%
Cesenatico: pioggia debole (0.2 mm), 17.2°C (percepiti 15°C), vento moderato da SSW (12-13 Km/h), umidità al 70%
GLI ORARI DEL GIRO
10.20: inizio collegamento RaiSport (55 minuti prima della partenza)
11.15: partenza da Cesenatico
12.05-12.10: scollinamento Polenta
12.25: inizio collegamento Eurosport 2 (a circa 45 Km dalla partenza)
12.50-13.00: scollinamento Pieve di Rivoschio
13.10-13.25: scollinamento Ciola (GPM)
13.35-13.55: scollinamento Barbotto (GPM)
14.00: inizio collegamento Rai2 (a circa 90 Km dalla partenza)
14.05-14.25: scollinamento Monte Tiffi
14.20-14.40: scollinamento Perticara (GPM)
14.30-14.55: traguardo volante di Novafeltria
14.50-15.15: scollinamento Madonna di Pugliano (GPM)
15.10-15.40: scollinamento Passo delle Siepi
15.35-16.10: scollinamento San Giovanni in Galilea (Gorolo – GPM)
15.55-16.30: traguardo volante di Savignano sul Rubicone
16.10-16.50: arrivo a Cesenatico
UN PO’ DI STORIA
Se non ci fosse nato Pantani probabilmente la città di Cesenatico non avrebbe mai avuto il legame che ha instaurato con il ciclismo negli ultimi 25 anni e che continua ancora oggi, a 16 anni dalla distanza della scomparsa del “Pirata”, grazie alla gara che ne perpetua nome e memoria e che quest’anno è stata conquistata per la seconda volta in carriera dal piemontese Fabio Felline. Quanto al Giro sette sono le volte che l’ha prescelta come sede d’arrivo e, come nel caso della vicina Rimini, è stato Learco Guerra il primo a vincere sotto questo traguardo, anno 1935. Dodici mesi più tardi sarà il turno del ligure Giuseppe Olmo, poi arriveranno i successi del siciliano Giovanni Corrieri nel 1947, del varesino Pietro Giudici nel 1954 e del tedesco Rudi Altig nel 1966. Sarà il sorgere della stella di Pantani a riportare il Giro a Cesenatico, che vi farà tappa nel 1999, l’anno successivo la vittoria dello scalatore romagnolo al Giro, quando il primo a tagliare la linea d’arrivo sarà il velocista cremasco Ivan Quaranta. Infine, nel 2010 l’ultimo corridore a imporsi su questo traguardo sarà il corridore di casa Manuel Belletti.

La partenza di un’edizione della Nove Colli dal Porto Canale di Cesenatico e, in trasparenza, l’altimetria della dodicesima tappa del Giro 2020 (www.michaelhotels.com)