MOLLEMA COME UNA MOLLA ALL’ULTIMO KM A VUOTO IL BEL GIOCO DI SQUADRA GARMIN
Tappa spenta, sotto la pioggia battente, fino all’ultima ascesa dove nonostante il vento da bufera varie squadre si sfidano a viso aperto. Si giunge però all’ultimo km con un nulla di fatto, e l’arrivo si traduce in una serie di scatti a premiare la miglior scelta di tempo: la mossa più azzeccata è di Bauke Mollema, ma la scarsa selezione ci avvia a uno Svizzera molto aperto.
Foto copertina: Mollema a braccia alzate sul classico traguardo di Crans Montana (foto Bettini)
La fuga del mattino è quella di tutto il gruppo dalla neve della Novena (Nufenen), il passo over 2400 previsto proprio in avvio di tappa. Come quest’anno è capitato spesso, ecco il taglio del tracciato a mezzo bus, tappa scorciata a 130km, e tanto dislivello in meno. Non si può però dire che la gara sia stata facile, flagellata da una pioggia incessante e corsa su ritmi altissimi (oltre 50km/h la media della prima ora, grazie anche al dislivello leggermente negativo). Al di là delle battute, la fuga della prima ora, quella tradizionale, viene annullata ancor prima dell’ultima ascesa, e non rivestirà dunque alcuna rilevanza per la gara.
Verso Crans Montana, però, si nota subito che l’acqua gelida non ha spento gli ardori dei contendenti: BMC, Omega (con Boonen in prima persona!), Garmin si alternano in trenate impressionanti che portano ad abbordare la salita su ritmi che farebbero quasi pensare alla preparazione di una volata sul piano.
La prima mossa di un uomo importante la porta Pinot, dopo nemmeno un km: con lo schema che abbiamo già visto recentemente praticato dalla Movistar al Delfinato, un compagno avvantaggia il francese che prova a partire lontanissimo dall’arrivo. Niente da fare per lui, oltre ai team già citati anche Blanco e Ag2R si incaricano di chiudere ogni spiraglio.
Ai -12km parte forte, e prende il largo, D. Martin della Garmin. La mossa acquista ancora più significato quando un paio di km dopo Hesjedal abbandona il gruppo con uno scatto violentissimo, e si riporta sul compagno trascinandosi dietro il solo Kangert. Martin cederà dopo non molto, dato un buon impulso all’azione con robuste tirate, e i due reduci del Giro, usciti con ben diverso umore dalla corsa rosa, proseguono assieme per cinque km, con Kangert via via meno attivo e poi definitivamente al gancio, aggrappato alla ruota del canadese. Ai -5km, attacco secco di Ryder, e Kangert esce dai giochi.
Dietro le altre squadre con ambizioni lavorano in buona alternanza, ma il vantaggio non si riduce più di tanto: d’altronde il ritmo non deve essere stravolgente, se il gruppo è ancora composto da quasi cinquanta unità. Lavora fin troppo la Orica del leader, con un uomo solo, Albasini, che verrà perfino lasciato libero per un attacco alquanto avventizio.
Le cose cambiano ai -6km, quando uno scatto esplosivo, nel senso di kamikaze, operato da Kruijswijk dà uno scrollone al peloton dal quale cascano come pere mature un Andy Schleck ancora non competitivo e il capitano della Sky, tale Tiernan-Locke già fenomeno imrpovvisato delle categorie inferiori. L’olandesino fa una bella sparata, ma quando sarà rimontato dal gruppo che avanza con bel altra inerzia, il fuorigiri verrà pagato caro.
Si giunge così senza troppa fantasia al finale di gara, abitudine triste e inveterata rispetto alla quale oggi dobbiamo rendere omaggio solo alla bella giocata Garmin. Spilak, Pozzovivo, Pinot ci provano in rapida successione dai -2,5km ai -1800m, ma Daniel Martin è attentissimo nelle vesti di stopper per proteggere il compagno, dimostrando una brillantezza che non ci si aspettava più dopo averlo visto soffrire assai durante la sua anteriore fuga, prima solitaria poi al servizio del compagno Hesjedal.
Inspiegabile, se non come rodaggio per il Tour, il botto proposto da Van Garderen, in teoria capitano BMC: la sua accelerazione fa fuori metà del vantaggio di Hesjedal, ma lo sforzo lo precipiterà in un’inchiodata che gli costerà quasi un minuto di ritardo in vista della generale.
A questo punto, sentendo l’odore del sangue, si muovono il padrone di casa Tschopp e quindi Bauke Mollema. Passata la flamme rouge Ryder appare sempre più imballato, e quando il giovane olandese della Blanco mette il turbo, non c’è speranza di resistere per nessuno.
Meyer, arrivando a poco meno di 30”, salva di un niente la maglia. Bravissimo, ma la presenza di 30 corridori entro il minuto dice molto della scarsa selettività della tappa così ridotta, nonostante il maltempo. Hesjedal fa comunque quarto, ma ancor più stupefacente il sesto di D. Martin, con tutto il lavoro fatto. Misere consolazioni per l’intraprendenza Garmin, ma qualcosa è, e ci saranno altre occasioni.
Nei fuochi d’artificio conclusivi spiccano un altro svizzero, oltre a Tschopp, cioè Frank della BMC, e il puledro di razza Thibaut Pinot, il futuro della Francia nei GT (un futuro che potrebbe farsi presente già a luglio). Bene anche Kreuziger, e benissimo una pattuglia italiana che arriva intorno ai 20”, in una trafila di tricolori ininterrotti che comprende nell’ordine Scarponi, Visconti, Pozzovivo, Ulissi e Moser, con questi ultimi due specialmente incoraggianti, pur con tutti i limiti delle indicazioni che può dare una tappa come quella odierna.
Gabriele Bugada
09-06-2013
giugno 9, 2013 by Redazione
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CRITÉRIUM DU DAUPHINÉ
L’italiano Alessandro De Marchi (Cannondale Pro Cycling Team) si è imposto nell’ottava ed ultima tappa, Sisteron – Risoul, percorrendo 155,5 Km in 4h28′09″ alla media di 34,793 Km/h. Ha preceduto di 24″ il britannico Christopher Froome (Sky ProCycling) e lo statunitense Talansky. In classifica si impone Froome con 58″ sull’australiano Porte e 2′12″ sullo spagnolo Moreno Fernández. Miglior italiano Damiano Cunego (Lampre – Merida), 21° a 13′59″
TOUR DE SUISSE
L’olandese Bauke Mollema (Blanco Pro Cycling Team) si è imposto nella seconda tappa, Ulrichen – Crans Montana, percorrendo 132,3 Km in 2h43′00″ alla media di 48,699 Km/h. Ha preceduto di 11″ l’elvetico Frank e il francese Pinot. Miglior italiano Michele Scarponi (Lampre – Merida), 8° a 11″. L’australiano Cameron Meyer (Orica – GreenEDGE) è ancora leader della classifica, con 3″ sul canadese Hesjedal e 5″ su Frank. Miglior italiano Giovanni Visconti (Movistar Team), 4° a 12″.
PRORACE BERLIN
Il tedesco Marcel Kittel (Team Argos – Shimano) si è imposto nella corsa tedesca, circuito di Berlino, percorrendo 184,6 Km in 4h00′05″ alla media di 46,134 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Matteo Pelucchi (IAM Cycling) e il tedesco Greipel.
JURMALA GRAND PRIX
L’italiano Francesco Chicchi (Vini Fantini – Selle Italia) si è imposto nella corsa lettone, circuito di Jurmala, percorrendo 182 Km in 4h00′56″ alla media di 45,484 Km/h. Ha preceduto allo sprint il brasiliano Andriato e il neozelandese Rogers.
RONDE DE L’OISE (Francia)
Il portoghese Fabio Silvestre (Leopard Trek Continental Team) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Beauvais – Rantigny, percorrendo 180,2 Km in 4h12′23″ alla media di 42,839 Km/h. Ha preceduto allo sprint i francesi Turgis e Jérôme. Due italiani in gara: Piero Baffi (Leopard Trek Continental Team) 20° a 22″, Davide Malacarne (Team Europcar) ritirato. In classifica si impone il norvegese Vegard Breen (Joker Merida) con 12″ su Jérôme e 19″ sull’australiano O’Shea. Baffi 21° a 2′13″, Malacarne 70° a 9′10″.
TOUR DE KOREA
L’italiano Kristian Sbaragli (MTN Qhubeka) si è imposto nella prima tappa, Cheonan – Muju, percorrendo 172 Km in 4h16′44″ alla media di 40,197 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Alberto Cecchin (Team Nippo – De Rosa) e l’estone Ojavee, distanziati di 4″ e 6″ nella prima classifica generale.
TOUR OF SINGKARAK (Indonesia)
L’iraniano Mehdi Sohrabi (Tabriz Petrochemical Team) si è imposto nella settima ed ultima tappa, Padang Pariaman – Padang, percorrendo 143,5 Km in 3h26′55″ alla media di 41,611 Km/h. Ha preceduto allo sprint il filippino Aquino e l’australiano Karl Evans. In classifica si impone l’iraniano Ghader Mizbani Iranagh (Tabriz Petrochemical Team) con 5′40″ sul belga Coenen e 6′32″ sull’iraniano Kolahdozhagh.
VUELTA A COLOMBIA
Il colombiano Edwar Estiver Ortiz Caro (EPM – UNE) si è imposto nella prima tappa, Quito – Ibarra, percorrendo 131,8 Km in 3h12′32″ alla media di 41,073 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Tamayo Martínez e Ramírez. Miglior italiano Omar Lombardi (Utensilnord Ora24.eu), 81° a 5′34″. La prima classifica vede in testa Ortiz Caro con 1″ su Tamayo Martínez e 6″ su Ramírez. Miglior italiano Lombardi, 81° a 5′44″
INTERNATIONALE THÜRINGEN-RUNDFAHRT (dilettanti)
Il polacco Lukasz Wisniowski (Etixx – iHNed) si è imposto nella prima tappa, circuito di Erfurt, percorrendo 171,8 Km in 4h36′58″ alla media di 37,217 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Herklotz e di 6″ il danese Haugaard Jensen L’australiano Damien Howson (nazionale australiana) è ancora leader della classifica, con 1″ sul danese Norman Hansen e 2″ su Herklotz.
INTERNATIONAL RAIFFEISEN GRAND PRIX
L’austriaco Riccardo Zoidl (Team Gourmetfein Simplon) si è imposto nella corsa austriaca, circuito di Judendorf-Straßengel, percorrendo 174 Km in 4h12′41″ alla media di 41,316 Km/h. Ha preceduto allo sprint il croato Rogina e il tedesco Sinkewitz. Miglior italiano Andrea Fedi (Ceramica Flaminia – Fondriest), 19° a 1′12″.
COUPE DE NATIONS – VILLE SAGUENAY (Canada, dilettanti)
L’italiano Federico Zurlo (Zalf Euromobil Désirée Fior) si è imposto nella terza ed ultima tappa, circuito di Chicoutimi, percorrendo 128,4 Km in 3h04′07″ alla media di 41,843 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Sondre Holst Enger (Team Plussbank) e l’italiano Alberto Bettiol (Mastromarco Sensi Dover Benedetti). In classifica si impone Enger con 4″ sul francese Gougeard e 7″ sul colombiano Ochoa Camargo. Miglior italiano Bettiol, 4° a 8″.
SPLENDIDO DE MARCHI: ANTICIPA GLI SKY A RISOUL
Il friulano si impone nell’ultima tappa del Giro del Delfinato al termine di una lunga fuga, rintuzzando la rimonta di Froome e Porte nei chilometri conclusivi. Tra i due Sky, 2° e 4°, si inserisce Andrew Talansky. Crolla invece Michael Rogers, costretto a cedere il gradino più basso del podio a Daniel Moreno, malgrado l’aiuto ricevuto anche oggi da Alberto Contador.
Foto copertina: Alessandro De Marchi impegnato nell’ascesa verso Risoul (foto lequipe.fr)
È Alessandro De Marchi a prendersi la copertina dell’ultima tappa del Delfinato 2013, coronando una caccia al primo successo da professionista durata tre anni. Quale teatro, il friulano ha scelto la frazione regina, 155 km da Sisteron a Risoul, ridotti ad una mera formalità – perlomeno in ottica maglia gialla – dalla schiacciante supremazia di Froome e Porte, pressoché certi delle prime due piazze in classifica dall’arrivo in quota di Valmorel.
A lanciare il 27enne di San Daniele del Friuli è stata la maxi-fuga della prima ora promossa da Gianni Meersman e sposata, oltre a De Marchi, da Wellens, Gavazzi, Grivko, Ejssen, Quinziato, Garate, Goos, Irizar, Meyer, Losada, Molard, Astarloza, Martinez, Geslin, Quemeneur, Sarmiento, Castroviejo, Flecha, Clarke, Damuseau e Duret. A dispetto della difficoltà di controllare un drappello tanto folto e dell’assenza di reali minacce alle zone alte della graduatoria, Sky e Saxo Bank hanno concesso all’azione il benestare per partire, ma non quello per arrivare, mantenendo sempre il distacco entro margini di sicurezza, e approcciando il Col de Vars, a poco meno di 50 km dal traguardo, con 3’ scarsi di ritardo.
I battistrada si sono ben presto sparpagliati verso i 2100 metri della cima più alta della corsa, dove De Marchi ha preceduto di un pugno di secondi un Meyer impegnato in una battaglia all’ultimo sangue con una mantellina riottosa. Nel mentre, analoga sorte subiva il gruppo maglia gialla, trainato da una Saxo Bank intenta a difendere il terzo posto di Rogers e a dare la caccia alla tappa con Contador, e brevemente scosso da un allungo di Valverde, la cui pericolosità è stata ben presto sgonfiata dalle difficoltà del murciano nel tenere il passo del compagno d’avventura Barguil.
Quinziato, Losada e Wellens hanno ritrovato le ruote della coppia di testa prima dell’imbocco dell’ascesa conclusiva, ed è stato proprio il belga, iperattivo per tutti gli otto giorni di gara, ad andarsene sulle prime rampe. La ritrovata calma del gruppo dava l’impressione di lasciare via libera al giovane fiammingo verso la prima vittoria da professionista, finché, a 5 km dal traguardo, non si è materializzata dal nulla alla sua ruota la sagoma di De Marchi, capace di un amen di scavalcarlo e staccarlo.
Il margine del rosso in maglia Cannondale sul plotoncino dei big si è mantenuto rassicurante fino ai 2 km dal traguardo, malgrado i tentativi di Nieve e – soprattutto – del duo Gallopin – Contador, il secondo reduce da un capitombolo nella discesa del Vars. Neutralizzati tutti gli attacchi, e lasciato indietro il campione madrileno, costretto ad attendere un Rogers a rischio deriva, Froome e Porte hanno però deciso di chiudere con un acuto la loro marcia verso la doppietta, con la maglia gialla a tentare di ricambiare il gran lavoro del tasmaniano negli ultimi giorni con un ritorno al gregariato.
Denotando la stessa incapacità nel dettare il ritmo ai compagni che tante polemiche aveva destato all’ultimo Tour, Froome ha però finito per demolire in breve le gambe di Porte, alternando brusche ed immotivate accelerazioni ad altrettanto brusche frenate per attendere lo scudiero in affanno. Oltre a lasciare spazio al rientro di Talansky, l’andatura incostante dei due ha dunque fatto sì che il vantaggio di De Marchi calasse, ma non abbastanza da negare alla Cannondale e ai colori italiani il secondo successo al Criterium du Dauphiné, dopo quello di Elia Viviani ad Oyonnax. Froome, preso atto dell’affanno di Porte, ha anticipato Talansky in un inutile sprint per la piazza d’onore, 24’’ dopo l’arrivo del vincitore e 7’’ prima di quello di Porte, mentre Moreno, giunto insieme a Valverde e Rodriguez a 49’’, ha salvato per 6’’ il terzo posto dall’assalto di Fuglsang, capace di recuperarne soltanto undici.
Navarro, oggi 9° a 55’’, completa la top 5 in classifica generale, appena davanti ad un Rogers che con la sua crisi ha privato gli spettatori dell’ultima chance di un secondo round tra la maglia gialla e Contador, dopo quello vinto dal britannico a Valmorel. Possibile che la cosa, di certo accolta con un certo disappunto da chi sedeva in poltrona, non sia invece dispiaciuta ai due diretti interessati: Froome non vede minata la sensazione di superiorità offerta in questi otto giorni; Contador, uscito a pezzi dalla cronometro e battuto nel primo arrivo in salita, evita che il passivo assuma proporzioni tali da poter pesare al Tour de France, e guadagna certamente punti presso i suoi uomini con il sacrificio degli ultimi due giorni alla causa di Rogers. Dettagli, ma da quelli lo spagnolo e tutti gli altri dovranno partire, se vorranno evitare che la Grande Boucle si riduca ad una questione fra gli uomini in nero per la seconda edizione di fila.
Matteo Novarini
08-06-2013
giugno 9, 2013 by Redazione
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CRITÉRIUM DU DAUPHINÉ
Lo spagnolo Samuel Sánchez González (Euskaltel – Euskadi) si è imposto nella settima tappa, Le Pont-de-Claix – Superdévoluy, percorrendo 187,5 Km in 5h26′14″ alla media di 34,484 Km/h. Ha preceduto allo sprint il danese Fuglsang e di 15″ l’australiano Porte. Miglior italiano Damiano Cunego (Lampre – Merida), 17° a 1′52″. Il britannico Christopher Froome (Sky ProCycling) è ancora leader della classifica, con 51″ sull’australiano Porte e 1′37″ sull’australiano Rogers. Miglior italiano Cunego, 27° a 13′19″.
TOUR DE SUISSE
L’australiano Cameron Meyer (Orica – GreenEDGE) si è imposto nella prima tappa, circuito a cronometro di Quinto, percorrendo 8,1 Km in 9′39″ alla media di 50,362 Km/h. Ha preceduto di 10″ l’olandese Terpstra e di 14″ l’australiano Haussler. Miglior italiano Matteo Tosatto (Team Saxo – Tinkoff), 10° a 19″.
RIGA – JURMALA GRAND PRIX
L’italiano Francesco Chicchi (Vini Fantini – Selle Italia) si è imposto nella corsa lettone, Riga – Jurmala, percorrendo 168 Km in 3h31′44″ alla media di 47,607 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Marco Benfatto (Continental Team Astana) e l’estone Laas.
RONDE DE L’OISE (Francia)
L’estone Alo Jakin (VC Rouen 76) si è imposto nella terza tappa, Le Plessis Belleville – Pont-Sainte-Maxence, percorrendo 190,5 Km in 4h34′47″ alla media di 41,596 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Breen e di 3″ l’olandese Godrie. Due italiani in gara: Piero Baffi (Leopard Trek Continental Team) 17° a 3″, Davide Malacarne (Team Europcar), 56° a 3″. L’australiano Glenn O’Shea (An Post – Chainreaction) è ancora leader della classifica con 4″ su Breen e sul francese Daeninck. Baffi 23° a 1′54″, Malacarne 70° a 9′10″.
TOUR DE SLOVAQUIE
La quinta ed ultima tappa (circuito di Bratislava, 103,9 Km) è stata annullata a causa della alluvioni che hanno colpito la Slovacchia. In classifica si impone il ceco Petr Vakoč (Etixx – iHNed), con 29″ sullo sloveno Mikelj e 36″ sullo slovacco Kovác. Miglior italiano Nicola Dal Santo (Ceramica Flaminia – Fondriest), 6° a 42″.
TOUR OF SINGKARAK (Indonesia)
Il filippino Ronnel Hualda (Team 7 Eleven presented by Road Bike Philippines) si è imposto nella sesta tappa, Pariaman – Painan, percorrendo 144,5 Km in 3h30′07″ alla media di 41,263 Km/h. Ha preceduto allo sprint il malesiano Saleh e l’iraniano Nateghi. L’iraniano Ghader Mizbani Iranagh (Tabriz Petrochemical Team) è ancora leader della classifica, con 5′40″ sul belga Coenen e 6′32″ sull’iraniano Kolahdozhagh.
INTERNATIONALE THÜRINGEN-RUNDFAHRT (dilettanti)
L’australiano Damien Howson (nazionale australiana) si è imposto nel prologo, Sülzenbrücken – Holzhausen, percorrendo 4,1 Km in 4′52″ alla media di 50,548 Km/h. Ha preceduto di 1″ il danese Norman Hansen e di 4″ il neozelandese Vink.
COUPE DE NATIONS – VILLE SAGUENAY (Canada, dilettanti)
L’italiano Niccolò Bonifazio (Viris Maserati) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Jonquière, percorrendo 144,2 Km in 3h19′01″ alla media di 43,474 Km/h. Ha preceduto allo sprint i norvegesi Enger eHoelgaard. Il francese Alexis Gougeard (nazionale francese) è ancora leader della classifica con 3″ su Enger e sul colombiano Ochoa Camargo. Miglior italiano Alberto Bettiol (Mastromarco Sensi Dover Benedetti), 5° a 10″.
CAMERON MEYER VOLA NEL VENTO
Grazie anche a condizioni atmosferiche oltremodo favorevoli rispetto a molti dei rivali il 25enne australiano domina in quel di Quinto la breve crono d’apertura del Tour de Suisse infliggendo 10” a Niki Terpstra e 14” a Heinrich Haussler con i nostri Matteo Tosatto e Giovanni Visconti 10° e 11°, mentre Peter Velits e Ryder Hesjedal guadagnano terreno sui rivali diretti per la classifica generale.
Foto copertina: l’espressione di Meyer alla partenza della crono di Quinto (foto Keystone)
Per il quarto anno consecutivo il Tour de Suisse, giunto alla sua 76a edizione, ha preso il via dal Canton Ticino ma a differenza delle ultime tre stagioni la breve crono inaugurale è stata disputata non più a Lugano bensì in quel di Quinto lungo un percorso di 8,1 km quasi interamente pianeggiante e molto meno impegnativo rispetto a quello dei prologhi precedenti. Sebbene la maggior parte dei big che preparano il Tour de France siano in gara al Giro del Delfinato, come avviene ormai da qualche anno a questa parte, il campo partenti è comunque di tutto rispetto con Rui Alberto Faria da Costa (Movistar), trionfatore a sorpresa nel 2012, che dovrà difendere il suo titolo dall’assalto di Simon Spilak (Katusha), Peter Velits (Omega-QuickStep), Janez Brajkovic (Astana), Daniel Martin (Garmin-Sharp), Jean-Christophe Péraud (Ag2r), Bauke Mollema (Blanco), Igor Anton (Euskaltel), Thibaut Pinot (Fdj), Diego Ulissi (Lampre-Merida), del vincitore nel 2008 Roman Kreuziger (Saxo-Tinkoff), della corazzata RadioShack composta da Andreas Klöden, Maxime Monfort e un Andy Schleck apparso sulla via della rinascita nella settimana delle Ardenne e soprattutto da Tejay Van Garderen (Bmc) che si presenta come uomo da battere dopo aver dominato un Giro di California in cui ha mostrato evidenti progressi in salita, senza dimenticare i reduci del Giro d’Italia Tanel Kangert (Astana), Wilco Kelderman (Blanco) e i nostri Michele Scarponi (Lampre-Merida), Domenico Pozzovivo (Ag2r) e Damiano Caruso (Cannondale) oltre a un Ryder Hesjedal (Garmin-Sharp) che, dopo aver abbandonato la corsa rosa a causa di un virus, torna in gara per ritrovare la miglior condizione in vista del Tour de France. Ai successi parziali punteranno invece i vari Fabian Cancellara (RadioShack), vincitore nel 2009 ma lungo un percorso molto poco esigente, Peter Sagan e Moreno Moser (Cannondale), Philippe Gilbert e Greg Van Avermaet (Bmc), Michael Albasini e Matthew Goss (Orica-GreenEdge), John Degenkolb (Argos-Shimano), Alexander Kristoff (Katusha), Enrico Gasparotto (Astana) e Giovanni Visconti (Movistar).
La crono di Quinto è stata fortemente condizionata dal vento che intorno alle 15 del pomeriggio, dopo che erano giunti al traguardo una sessantina di corridori, ha iniziato a spirare fortissimo in senso contrario nel lungo rettilineo che conduceva all’intertempo di metà percorso, creando per gli ultimi a partire uno svantaggio quantificabile intorno alla trentina di secondi, solo in parte bilanciato dal secondo tratto in cui vi erano diverse curve che hanno limitato l’incidenza del vento a favore: ne è scaturita una classifica finale decisamente anomala in cui a spuntarla è stato un atleta comunque di alto livello nelle prove contro il tempo come Cameron Meyer (Orica-GreenEdge) che ha conquistato il suo primo successo su strada in Europa ma che può vantare nel suo palmarès due titoli nazionali a cronometro e una tappa e la classifica generale del Tour Down Under del 2011 oltre a ben sei titoli iridati su pista tra corsa a punti, americana e inseguimento. Il 25enne australiano, fratello dell’altrettanto quotato Travis, ha inflitto distacchi pesanti a tutti i rivali con Niki Terpstra (Omega-QuickStep) 2° a 10”, il ritrovato Heinrich Haussler (Iam Cycling) 3° a 14”, Alex Rasmussen (Garmin-Sharp) 4° a 15” e uno scalatore puro come Gorka Verdugo (Euskaltel) addirittura 5° a 16” insieme a Reto Hollenstein (Iam Cycling) con il giovane tedesco Michel Koch (Cannondale) 7° a 17” con il nostro Matteo Tosatto (Saxo-Tinkoff) che ha fatto segnare il miglior tempo a metà gara e ha chiuso ottimo 10° a 19” con Visconti 11° a 20”, mentre il grande favorito Cancellara è stato tra i più penalizzati dal meteo e, pur avendo recuperato 6” su Meyer nel secondo tratto, non è potuto andare oltre il 16° posto a 22”, facendo comunque nettamente meglio rispetto agli atleti partiti con simili condizioni di vento, tra i quali anche Sagan e Moser, primo e secondo un anno fa a Lugano, che sono riusciti a limitare i danni chiudendo rispettivamente a 35” e 37”. Per quanto riguarda gli uomini che lotteranno per il successo finale i migliori sono stati Velits ed Hesjedal che hanno chiuso con un distacco di 19” e al pari di Monfort e Pinot che ne hanno persi 25 e 32 sono stati tra i primi a partire, a differenza di Rui Costa che comunque si è ben comportato perdendo 40”, seguito da Mollema a 41”, Brajkovic e Kelderman a 42”, Kloeden a 43”, Kreuziger e un discreto Pozzovivo (che ha gareggiato in condizioni di vento già non ideali ma migliori rispetto agli ultimi), a 44”, Péraud e un Van Garderen sotto tono a 45”, Ulissi a 46”, Caruso a 50”, Daniel Martin a 58”, Scarponi a 1′00”, Andy Schleck e un deludentissimo Spilak a 1′07” e Anton a 1′13”. Chi ha perso terreno avrà comunque modo di recuperare già nella seconda tappa, sebbene dal percorso originario che prevedeva la partenza da Quinto e l’arrivo a Crans Montana sia stato tagliato il transito sul passo Nufenen a causa delle abbondanti nevicate cadute anche in Svizzera nell’ultimo mese: il via è stato dunque spostato in quel di Ulrichen ma resta confermata l’ascesa finale, 14,5 km al 6,8% di pendenza media impegnativi soprattutto nella prima parte e affrontati per l’ultima volta nel 2007 con il successo di Thomas Dekker su Gerrit Glomser e Gilberto Simoni.
Marco Salonna
SUPERDÉVOLUY PER UN SUPERSAMUEL. CONTADOR GREGARIO GENEROSO
Poche scintille anche nel primo “tappone” del Delfinato: Contador, senza sacrificare la top ten, passa a fare il gregario per il compagno Michael Rogers, che ascende al podio della generale. La tappa è per un Samuel Sanchez finalmente vincente, irriducibile e infine commosso fino alle lacrime.
Foto copertina: Sanchez vittorioso sul traguardo di Superdévoluy (foto AFP)
Si consuma l’ennesima bruttura tecnica di questo Delfinato con l’Alpe d’Huez “affrontata” – di un vero affronto si tratta! – in apertura di tappa, dunque a un’eternità dall’arrivo, e oltretutto nel contesto di un disegno del tracciato che sterilizza accuratamente le asperità, diluendole in un profluvio di chilometri piani o appena mossi, in particolar modo prima dell’ultima ascesa di spicco, il non facile Col du Noyer. Ascesa a sua volta un po’ mortificata dal fatto di venir scollinata a una dozzina di km dall’arrivo, poi tanta discesa e un’ultimo dentello verso Superdévoluy.
Come da manuale, non accade nulla di rilevante fino agli ultimissimi chilometri.
La fuga del giorno, evento intrinsecamente prevedibile, se n’era già andata prima dell’Alpe d’Huez, vanificando ulteriormente la presenza odierna della mitica salita, e non vedeva motivi di speciale interesse a parte la presenza di una coppia Astana (la squadra kazaka dopo il Giro vinto con Nibali resta assai attiva, tutt’altro che appagata, anche se con pochi esiti degni di nota). Dei celesti ci sono il giovanissimo e molto promettente Lutsenko, e ancora Seeldrayers, nemmeno troppo malmesso in classifica: dopo la fuga di ieri è a 3’30” dal leader della generale.
L’evasione è ad ogni modo corposissima, di circa venti atleti: altri nomi di spicco son Van den Broeck, De Gendt, Rolland e Chavanel, tutta gente interessata più che altro a fare rodaggio in vista del Tour, per confermare sensazioni già buone, nel caso di Sylvain, o scacciare i fantasmi di gambe che proprio non girano, nel caso degli altri tre.
Per circa 140km non c’è proprio nulla da dire, se non che la Sky tira alla grande. Segnaliamo fin d’ora la giornata mostruosa di Geraint Thomas, che alla fine si staccherà solo da una decina di uomini sulle ultimissime rampe del conclusivo Col du Noyer, dopo aver tirato in piano, in falsopiano, in salita, a ritmo, in spinta, a tutto gas, insomma in tutte le salse. Va da sé che nonostante le energie profuse per tutto il giorno, durante le fasi conclusive gli Sky saranno in quattro su un gruppetto di quattordici, e finiranno per restare in due solo quando la selezione risparmierà solo i capitani (e non tutti).
Ma non anticipiamo troppo. Prima di arrivare alle fasi finali va segnalato che ai -35km abbandonano la compagnia degli altri fuggitivi Chavanel e l’ottimo De Marchi, quest’anno alla Liquigas, molto atteso dopo le belle esibizioni dell’anno passato. Proprio De Marchi offrirà la prova più convincente in salita, resistendo fino a un km scarso dallo scollinamento. E con ciò si esaurisce la rilevanza della fuga per la tappa odierna.
Che cosa succede in gruppo? Poco. La Movistar ci riprova con Valverde, stavolta lanciato da Herrada. Per l’occasione pare voglia aggregarsi anche Purito Rodriguez, i due parlottano, restano un po’ in avanscoperta, ma non sembra esserci grande convinzione. Valverde è anche meno determinato dell’altroieri. Il gruppo li riassorbe, per mano, o per gamba che dir si voglia, dello stakanovista Geraint Thomas.
Poi sembra voglia tentare Contador, con Jesús Hernandez a fargli da skilift. Thomas ricuce, oppure… non era nemmeno un attacco.
In effetti riesce difficile capire se la Saxo ci abbia provato, e abbia cambiato piani vista l’efficacia di Thomas nel tamponare senza affanni sugli scalatori spagnoli, oppure se i movimenti di Hernandez e Contador fossero tentativi di passare a condurre le danze del gruppo, a ritmo diverso, gioco al quale però la Sky non ha voluto adeguarsi.
Sta di fatto che da questo momento, a circa 15km dall’arrivo, Contador si mette di buzzo buono a fare il gregario per Michael Rogers. Sta lì in testa al gruppo e imposta il ritmo in maniera regolare, lasciando che siano i cambi di asperità della salita a scremare il gruppo poco a poco. Peccato per De Marchi, che dietro ci fosse un gregario così! Il buon Alberto va a tamponare su diversi allunghi, ma sempre con la testa pronta a girarsi per verificare la tenuta di Rogers.
In prossimità del Gpm, attacca bene Samuel Sanchez, contando di mettere a frutto le proprie doti nella discesa che precede lo strappetto conclusivo. Il margine non è moltissimo, ma c’è, e Fulgsang, capitano dell’Astana, intuisce l’occasione e si lancia per aggregarsi all’uomo Euskaltel, riuscendovi giusto allo scollinamento.
La discesa garantisce una piccola riserva di secondi ai due, circa una ventina, e sulla salitella finale Samuel Sanchez realizza il proprio capolavoro resistendo disperatamente alle accelerazioni dell’avversario, evidentemente più fresco e in forma.
Le smorfie di dolore dell’asturiano non hanno nulla dell’affettazione che contraddistingue i teatrini di Voeckler: immerso in un abisso di sforzo spasmodico, concentrazione e sofferenza, Sanchez si aggrappa alla sirena di una volata a due, peraltro tutt’altro che certa visto l’incombere del gruppetto dei migliori alle spalle.
Lì dietro scandisce regolare Contador, Froome storce il collo e piega la testa da un lato, quasi orizzontale (come peraltro durante tutta la tappa), però non perde posizioni. Forse più uno strano tic che una dimostrazione di fatica. Sono tre le fucilate che dal gruppo dei migliori si susseguono nel tentativo di andare in caccia della tappa: prima Rodriguez, poi Dani Navarro, all’ultimo km Richie Porte, come un razzo. Ma non c’è nulla da fare.
Davanti Sanchez si è conquistato la sua sudatissima volata, e la stravince di forza, prima di lasciarsi andare a una commemorazione di amici scomparsi mista all’entusiasmo per la prima liberatoria vittoria dell’anno, la prima per il suo team in una gara WT.
Rogers è terzo in generale, Contador comunque nei dieci (nonostante il lavoro indefesso di gregariato perderà una decina di secondi scarsi nel rush finale), Fuglsang si avvicina a una top five che comunque non lo consolerà della tappa sfumata, Froome si difende senza alcun patema con una squadra portentosa e che dà, un po’ ipocritamente, troppo tardi il via libera a Richie Porte per la tappa. Meglio forse non farne nulla, però si sa che tanto la tattica come la gestione dei rapporti umani non sono mai stato il punto di forza della formazione inglese. A giudicare dai risultati, in questo Delfinato nemmeno ne hanno troppo bisogno.
Gabriele Bugada
07-06-2013
giugno 8, 2013 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
CRITÉRIUM DU DAUPHINÉ
Il francese Thomas Voeckler (Team Europcar) si è imposto nella sesta tappa, La Léchère-les-Bains – Grenoble, percorrendo 143 Km in 3h24′13″ alla media di 42,014 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Herrada López e il belga Seeldraeyers. Miglior italiano Francesco Gavazzi (Astana Pro Team), 7° a 46″. Il britannico Christopher Froome (Sky ProCycling) è ancora leader della classifica, con 52″ sull’australiano Porte e 54″ sull’australiano Dennis. Miglior italiano Gavazzi, 37° a 9′37″.
RONDE DE L’OISE (Francia)
L’australiano Glenn O’Shea (An Post – Chainreaction) si è imposto nella seconda tappa, Villers-Saint-Paul – Noyon, percorrendo 179,8 Km in 4h20′57″ alla media di 41,341 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Tronet e il belga Baugnies. Due italiani in gara: Piero Baffi (Leopard Trek Continental Team) 49° a 1′41″, Davide Malacarne (Team Europcar), 86° a 8′57″. O’Shea è il nuovo leader della classifica con 1″ sul francese Daeninck e 4″ su Tronet. Baffi 24° a 1′51″, Malacarne 84° a 9′07″.
TOUR DE SLOVAQUIE
Il danese Martin Mortensen (Concordia Forsikring – Riwal) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Trenčín – Hlohovec, percorrendo 65,5 Km in 1h25′12″, alla media di 46,126 Km/h. Ha preceduto di 4″ lo spagnolo Sobrino Martínez e il belga Carolus. Miglior italiano Federico Rocchetti (Utensilnord Ora24.eu), 6° a 4″. In classifica si impone il ceco Petr Vakoč (Etixx – iHNed), con 29″ sullo sloveno Mikelj e 36″ sullo slovacco Kovác. Miglior italiano Nicola Dal Santo (Ceramica Flaminia – Fondriest), 6° a 42″. La tappa sarebbe dovuta finire a Bratislava (201 Km), ma è stata accorciata a causa della alluvioni che hanno colpito la Slovacchia e trasformata nella tappa conclusiva in seguito, per lo stesso motivo, dell’annullamento della quinta ed ultima tappa, prevista per l’8 giugno (circuito di Bratislava, 103,9 Km)
TOUR OF SINGKARAK (Indonesia)
giorno di riposo
COUPE DE NATIONS – VILLE SAGUENAY (Canada, dilettanti)
Il francese Alexis Gougeard (nazionale francese) si è imposto nella prima tappa, circuito di La Baie, percorrendo 151 Km in 3h36′44″ alla media di 41,802 Km/h. Ha preceduto allo sprint il colombiano Ochoa Camargo e il kazako Kozhatayev. Miglior italiano Alberto Bettiol (Mastromarco Sensi Dover Benedetti), 8°. La prima classifica vede in testa Gougeard con 3″ su Ochoa Camargo e 7″ su Kozhatayev. Miglior italiano Bettiol, 8° a 12″.
UNO SPETTACOLO GIÀ VISTO: A GRENOBLE VOECKLER VINCE IN FUGA
Tappa da fughe, e fuga è stata in quel di Grenoble. L’unico sussulto di una tappa scialba è stato il “cambio in corsa” dei fuggitivi sull’unica ascesa di rilievo del giorno: bruciati al volo i tre della prima ora, scappano in otto, dimezzati a quattro, regolati dall’inossidabile e incorreggibile T-Blanc. “Sil” & “Seel” due piccioni per un’Astana.
Foto copertina: Voeckler a segno nella sesta tappa del Delfinato (foto ASO)
Il solito solido, stucchevole, spregiudicato Voeckler. Pareva strano che avesse perso la fuga del mattino, nella tappa fatta a misura per i coraggiosi di giornata, e invece… (comunque non sarebbe stato impossibile anche un epilogo in volata di gruppo ristretto, se ce ne fosse stata la volontà da parte del peloton).
In effetti quando se ne vanno Flecha, Huzarski e Bazayev il drappello appare un po’ misero, per giocarsi una delle poche occasioni riservate alle molte squadre che non hanno uomini in generale né sprinter.
Non per nulla i tre non prendono mai il largo, e sul Col du Barioz – una salita di prima categoria, in fin dei conti – il loro tentativo si spegne mentre prende corpo un attacco più corposo e qualificato.
Nessun movimento di classifica sia chiaro, Fuente Dé è lontana nel tempo, nello spazio, e soprattutto nello spirito della corsa e dei protagonisti.
È comunque un bel drappello quello che si fa largo sull’impegnativo colle, il coraggioso 22enne Wellens che bissa dopo ieri (sarà però il primo a cedere), un altro giovane di belle speranze da cui però si attendono ormai segnali più solidi, ovvero Geniez della FDJ, e poi De Gendt, deluso nelle sue speranze di classifica e ancora con le gambe ingolfate, quindi uno scalatore di razza come Mikel Nieve, ed Herrada, uomo della Movistar già visto in bello spolvero offensivo al Giro; c’è una coppia di Astana, ovvero Silin e Seeldrayers, infine l’attesissimo Thomas Voeckler. Gli uomini Europcar sanno come entrare in forma quando arrivano le “loro” corse.
Va pur detto che il gruppo dietro non lascia troppo spazio, con l’Omega in primo luogo a tenere aperta la porta per la volata di Meersman: non si raggiungono mai i tre minuti. D’altro canto, però, Viviani è attardato, e così Bouhanni (che ha pure Geniez davanti), il che limita l’impulso del gruppo, dove si dà da fare peraltro anche la BMC. La Sky lavora, ma piuttosto sorniona.
Quando sul terreno mosso che va dai -50km ai -20km Herrada e poi gli Astana aprono il gas, il gruppo dei fuggitivi si seleziona, con l’inserimento pure dell’uomo Europcar. Da quando si forma questo quartetto, in cui il francese è favorito d’obbligo, e in cui l’uomo più prossimo in classifica è Seeldrayers, a oltre quattro minuti, si scompongono le velleità di inseguimento del gruppo. Il distacco si riduce, certo, ma più per l’atteggiamento della testa della corsa che per la veemenza della caccia.
Sky in particolare non solo ha la maglia, ma ha anche uno dei favoriti per vincere la volata in caso di ricongiungimento. È però chiaro che Voeckler fin dai tempi di Armstrong è un beniamino dei capi pastore del gruppo, in quanto beniamino di ASO: non c’è dunque costrutto nell’andare a strappargli una tappa quando si ha già il proprio bottino; meglio una bella spartizione e una strizzata d’occhio.
L’Omega esibisce sfinimento, ma è d’altronde arduo a credersi che il Martin e lo Chavanel visti in questi giorni stentino tanto a chiudere su un gruppetto in cui abbondano i bisticci.
Sì, perché naturalmente Voeckler mette su il suo teatrino di scenette, da un lato tirando poco o niente, a strappi e strattoni (più simili ad attacchi che a trenate), e poi – figuriamoci! – rimproverando gli altri casomai non profondano troppe energie o addirittura accennino ad attaccarlo a loro volta.
Forse intimiditi dal veterano compagno di fuga, che appartiene a tutti gli effetti a un’altra generazione, i due Astana, non novellini ma pur sempre un 26enne e un 24enne, si comportano di lì in poi in maniera indicibilmente mansueta, accennando un fuoco incrociato solo negli ultimissimi km, dove il francese avrà facilmente ragione di loro, tenendo cucito il gruppetto e poi regolandolo con una volata prepotente. Finirà che i due pulcini in maglia celeste si accontenteranno degli ultimi due posti della fuga…
Come previsto, Boasson Hagen regola il gruppo, giunto a poco meno di un minuto, davanti a Meersman e Gavazzi (ci voleva lui, in fuga per l’Astana). Da domani, le due tappe impegnative che concluderanno la corsa e finiranno di delineare la generale. Speriamo in qualche brivido in più.
Gabriele Bugada
06-06-2013
giugno 7, 2013 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
CRITÉRIUM DU DAUPHINÉ
Il britannico Christopher Froome (Sky ProCycling) si è imposto nella quinta tappa, Grésy-sur-Aix – Valmorel, percorrendo 139 Km in 3h28′39″ alla media di 39,971 Km/h. Ha preceduto di 4″ lo spagnolo Contador Velasco e lo statunitense Busche. Miglior italiano Ivan Santaromita (BMC Racing Team), 29° a 2′52″. Froome è il nuovo leader della classifica, con 52″ sull’australiano Porte e 54″ sull’australiano Dennis. Miglior italiano Ivan Santaromita (BMC Racing Team), 23° a 5′15″.
GP DU CANTON D’ARGOVIE
L’elvetico Michael Albasini (Orica – GreenEDGE) si è imposto nella corsa elvetica, circuito di Gippingen, percorrendo 181,5 Km in 4h24′58″ alla media di 41,099 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Hivert e l’italiano Marco Frapporti (Androni Giocattoli – Venezuela)
RONDE DE L’OISE (Francia)
Il francese Maxime Le Montagner (Roubaix Lille Metropole) si è imposto nella prima tappa, Clermont-de-l’Oise – Senlis, percorrendo 135,9 Km in 3h06′57″ alla media di 43,616 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Van Trijp e il belga Boutté. Due italiani in gara: Piero Baffi (Leopard Trek Continental Team) 13°, Davide Malacarne (Team Europcar), 112°. Le Montagner è il primo leader della classifica con 6″ su Van Trijp e sul francese Daeninck. Baffi 15° a 12″, Malacarne 112° a 12″.
TOUR DE SLOVAQUIE
L’italiano Andrea Fedi (Ceramica Flaminia – Fondriest) si è imposto nella terza tappa, Liptovský Hrádok – Trenčín, percorrendo 225,8 Km in 5h17′44″, alla media di 42,639 Km/h. Ha preceduto allo sprint il russo Nikolaev e lo slovacco Kovác. Il ceco Petr Vakoč (Etixx – iHNed) è ancora leader della classifica, con 29″ sullo sloveno Mikelj e 36″ su Kovác. Miglior italiano Nicola Dal Santo (Ceramica Flaminia – Fondriest), 4° a 42″.
TOUR OF SINGKARAK (Indonesia)
L’iraniano Amir Kolahdozhagh (Tabriz Petrochemical Team) si è imposto nella quinta tappa, Sawahlunto – Muara Labuh, percorrendo 138,5 Km in 3h39′56″ alla media di 37,784 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Ghader Mizbani Iranagh (Tabriz Petrochemical Team) e di 8′03″ lo spagnolo Pujol Muñoz. Mizbani Iranagh è il nuovo leader della classifica, con 5′45″ sul belga Coenen e 6′32″ sull’iraniano Kolahdozhagh.
A VALMOREL MUOVE BENE CHI MUOVE ULTIMO. IN FRANCIA TORNA IL CICLISMO DELLA NOIA
Su un tracciato scontato, torna alla ribalta il trenino Sky e con esso il trionfante Froome, ormai favoritissimo per il Tour. Valverde ci prova “da lontano” (virgolette d’obbligo) e mostra un buona gamba, Contador attende il finale per una zampata d’orgoglio che gli si ritorce contro.
Foto copertina: Froome battezza il traguardo di Valmorel (foto ASO)
Ci eravamo abituati bene, tra Tirreno e Giro. Tappe mosse, agguati, tensione alle stelle, imprevisti atmosferici: di fronte al variegato menù di un ciclismo a tutto tondo, l’approccio Sky aveva dimostrato tutta la propria monodimensionalità, e di conseguenza aveva finito per apparire inadeguato.
Nell’amica terra di Francia, sotto il benevolo stendardo dell’ASO, torniamo invece a quelle dinamiche che già avevano imposto pomeriggi comatosi agli appassionati, con la lugubre processione in nero a scorrazzare il gruppo per monti e valli, salvo risicati scattini dell’ultimo chilometro.
Il copione non cambia verso Valmorel. Se ne va fin dal mattino una fuga, nella quale segnaliamo solo Imanol Erviti della Movistar per il ruolo tattico che andrà a svolgere, e poi per la loro intraprendenza nella salita finale l’eritreo Teklehaimanot, tornato in gruppo dopo un interminabile periodo senza corse per problemi di visto, Tim Wellens, giovanissimo atleta della Lotto, e Matthew Busche, ormai maturo corridore statunitense della Radioshack che, senza aver mai troppo brillato in carriera (a parte il jolly pescato a un campionato nazionale), oggi è andato vicinissimo al bersaglio grosso. Durante la giornata si alternano al lavoro in testa al gruppo, oltre alla Garmin del leader (che non è Froome, ma per pochi secondi il giovanissimo pistard Rohan Dennis), si distinguono in testa al gruppo la Katusha, per Dani Moreno, scopriremo poi, e la Movistar, particolarmente pimpante.
Le dinamiche della fuga sull’ascesa finale, prima delle quale non accade nulla degno di nota, vanno a suggerirci quale sarà il leit motiv della giornata: chi prima attacca, nulla stringe.
Dalla fuga prende il largo un terzetto, dove Teklehaimanot si impone come il miglior scalatore, rispetto a un egregio passista come Rabon e a uno spento Huzarski della Net App. A breve però appare dalle retrovie Wellens, che tira dritto a pieno ritmo, mentre alla sua ruota resiste, non per molto, il bravo eritreo. Anche Wellens tuttavia finirà per vedersi rimpiazzato come eroe solitario da Busche, pure lui emerso dai rimasugli della fuga che sembravano ormai attardati senza speranza.
La morale della favola è probabilmente che tira vento, che l’ascesa prevede strade larghe e rettilinee, ingannevoli, e che quindi stare in avanscoperta sia più dispendioso del previsto.
La controprova può essere, dietro, la strenua quanto improbabile resistenza di Dennis fino agli ultimi 2-3km, macinando nella pancia del gruppo un rapportone degno di un Honchar dei tempi d’oro.
Rispetto al cadenzato rullo di tamburi Sky, gli unici guizzi di ingenio sono quello di Egor Silin dell’Astana, probabilmente per fare da ponte, di esigua durata ed effetti insignificanti, a una decina dall’arrivo; e quello, ben più stimolante, di Alejandro Valverde intorno ai -7km, la cui squadra ha per lo meno il merito di aver cercato di imbastire una parvenza di gioco tattico, visto che Erviti (staccatosi dai compagni di fuga per scelta, ovvero per recuperare le forze), al momento di essere ripreso si spreme alla morte per offrire a Valverde un po’ di copertura. Ci sarebbe voluto più coraggio da parte di altri attori, per allearsi al murciano. Fuglsang, Taaramae o De Clerq, assiepati nel gruppetto, avrebbero poco da perdere e tutto da guadagnare
Ma non c’è verso. La noia impera, con i vari Lopez, Kyrienka, Thomas, Kennaugh a scandire il passo uno dopo l’altro (nemmeno “a turno”), come una bomba a razzo formata da più stadi per disegnare matematicamente una traiettoria letale.
Il vantaggio di Valverde si assesta sui 15-20” mentre dietro il gruppo si assottiglia, con la Sky sempre dominante, ma con anche la Saxo-Tinkoff in bello spolvero, con Contador, Jesús Hernándes e l’immarcescibile Michael Rogers. Perché non inventarsi qualcosa alla maniera della Movistar?
Infine ecco il turno di Porte: Valverde è riuscito quasi a isolare Froome, ma ai -2,5km decide di desistere, e viene riassorbito.
Ai -1500m ci prova Contador, provocando un immediato sparpaglio. Ma è imminente la flamme rouge, che tanto potere ha nel rianimare Chris Froome (apparso orribile nel viso e nelle movenze durante tutta l’ascesa come se patisse le pene dell’inferno: un nuovo attore da Oscar, o da Razzies, come già Thomas Voeckler?). Il capitano della Sky parte in progressione, si riporta su Contador, lo porta al gancio, e poi se lo scolla di ruota nel finale con un’altra brutale accelerazione.
Contador fa secondo, appaiato con Busche (l’avevamo dimenticato lì davanti, ma l’americano ha retto in testa fino alle ultime centinaia di metri), quarto è Valverde a una decina di secondi da Froome. Porte arriva nei dieci, a neanche mezzo minuto, e consolida la seconda piazza in generale, in vista di una di quelle doppiette che alla Sky piacciono tanto ma che nondimeno hanno un sapore terribilmente inquietante. Specialmente se i componenti di queste accoppiate dimostrano la loro classe solo un’annata qua e una là, una corsa qui e una là (Porte ha solo due mesi meno di Nibali, non è più una giovane promessa o un novellino, eppure finora non ha vinto granché, dopo la maglia bianca al Giro).
Un’altra triste riflessione si impone: Valverde ha azzardato l’attacco su un terreno che, a giudicare dalla dinamica di corsa, era particolarmente penalizzante per le mosse offensive. Pure così, è giunto terzo, tolto l’uomo in fuga dal mattino, a un pugno di secondi. Viene da chiedersi se, standosene comodo a ruota, non avrebbe potuto reggere fino alla fine e poi far valere il proprio spunto. Per fortuna nostra, ha scelto una strategia più interessante: il rischio è che ciò si trasformi in una lezione negativa, in un ulteriore invito a un gruppo già di per sé assopito affinché si aspetti tutti assieme appassionatamente la fine della gara.
Il problema è che finché si corre sui binari, vincono i treni.
Deludono molto anche le formazioni che, in parte inaspettatamente, piazzano più uomini nel selezionato gruppetto di una decina tra i migliori: la Cofidis con Taaramae e Dani Navarro, la Saxo di cui già si è detto. Che senso ha non provare nulla? Pesa forse la lotta per i punti Pro Tour, meglio due atleti ben messi che uno solo a scalare di una posizione grazie al sacrificio dell’altro. Certo che così andiamo a rivivere i tempi armstronghiani in cui i primi alleati della maglia gialla erano coloro che difendevano il proprio secondo, terzo, quarto posto, anche a discapito delle proprie pur lontane speranze di vittoria finale… a meno che, naturalmente, a quei tempi già non fosse chiarissimo che la vittoria finale era bella che assegnata fin dal via, per cui meglio proteggere i piazzamenti di rincalzo. Speriamo che non sia più quello il caso.
Vero, il percorso proprio non aiutava, né sarà troppo più entusiasmante in luglio, al Tour. Certo che però finché si esegue lo spartito prevedibile e programmato, la gara si avvicina sempre di più a una competizione tra ergometri, watt contro watt. E come ha dimostrato la cronometro di ieri, la squadra che ha più watt da scaricare sui pedali è una sola.
Gabriele Bugada