05-03-2013

marzo 6, 2013 by Redazione  
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PARIS-NICE

Il tedesco Marcel Kittel (Team Argos – Shimano) si è imposto nella seconda tappa, Vimory – Cérilly, percorrendo 200,5 Km in 5h42′18″, alla media di 35,144 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Elia Viviani (Cannondale Pro Cycling Team) e l’australiano Howard. Viviani è il nuovo leader della classifica, con 7″ e 8″ sui francesi Sylvain Chavanel e Gaudin.

TIRRENO – ADRIATICO. TRA I DUE MARI SGUAZZERA’ ANCORA LO SQUALO?

marzo 5, 2013 by Redazione  
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La Sanremo si fa sempre più vicina e ora il calendario proporrà un’edizione grandi firme della Tirreno – Adriatico. Al via si schiereranno il vincitore uscente Nibali, il britannico Froome, l’australiano Evans e gli spagnoli Contador e Rodriguez. Tutti hanno pari chance di vittoria su di un tracciato che segue la falsariga delle Tirreno delle ultime stagioni, composto di due cronometro, tappe per velocisti, tre grandi salite e tanti, tanti muri. C’è n’è per tutti i gusti… ma il sapore della vittoria sarà per uno solo.

Foto copertina: il Gran Sasso d’Italia visto dai Prati di Tivo, approdo della quarta tappa della “Tirreno – Adriatico” (www.camperlife.it)

Due tappe a cronometro, due per velocisti, due di montagna e una di collina. Si può dirlo ben forte: gli uomini di RCS, ereditata la “Corsa dei due mari” da Franco Mealli nel 1996, hanno pian piano trasformato la Tirreno – Adriatico in una versione “tascabile” del Giro d’Italia, concentrata in una settimana e destinata a fine nel carniere di un corridore di primissimo piano, a un corridore in grado di puntare, due mesi più tardi, anche al successo nella corsa rosa. E allora che fine ha fatto la corsa che era stata concepita nel 1966 come gara di preparazione alla Sanremo, alternativa alla vetusta Parigi – Nizza? È apparentemente scomparsa come tale ma in realtà nulla è cambiato perché, mentre davanti i grandi nomi della starting list si “scanneranno” per la maglia azzurra, nelle retrovie chi punta alla classicissima avrà il tempo di allenarsi in sordina, senza darlo troppo e a vedere e senza aver più ambizioni di classifica, disperdendo energie preziose. È così che la Tirreno si è costruita, in questi ultimi anni, la fama d’ideale “palestra” della Sanremo, forte di un palmares che parla – per limitarsi all’ultimo decennio – di otto vincitori della classicissima usciti dalla corsa che, quest’anno, si disputerà dal 6 al 12 marzo, come sempre in contemporanea alla concorrente corsa francese.
L’atto inaugurale sarà lo stesso dello scorso anno, una cronometro a squadre tracciata per 16,9 Km lungo la Costa degli Etruschi, tra San Vincenzo e Donoratico, percorso sul quale sfrecciò più veloce di tutte la formazione australiana GreenEdge Cycling Team, che impiegò 18’41” per compiere il tragitto, a una media di 54,273 Km/h. Le uniche insidie, in questa tappa, verranno dal meteo: per il 6 marzo in questo scampolo di Toscana è prevista pioggia e vento moderato, con folate che potranno raggiungere i 31 Km/h e che, fortunatamente, spireranno da sud est e, dunque, le squadre se lo troveranno prevalentemente alle spalle.
Identico sarò anche l’approdo della seconda giornata di gara, che terminerà nella frazione aretina di Indicatore a capo della tappa più lunga di quest’edizione (232 Km). Dodici mesi fa vi s’impose il britannico Cavendish e anche stavolta sarà volata perché il tracciato, altimetricamente movimentato nei primi 85 Km (caratterizzati dai GPM di Massa Marittima e Cantoniera Montebello), non presenterà ostacoli nel finale, dove si dovrà affrontare un facile circuito di 12,4 Km, da inanellare cinque volte.
Leggermente più intricato sarà il percorso della successiva tappa di Narni, che finirà con un doppio circuito attorno alla cittadina umbra. Prima di arrivarci il gruppo dovrà affrontare un lungo tratto a saliscendi, comprensivo dell’impervio muro di Todi (1,5 Km al 12,2%, max 20%), per poi infilarsi nel primo vallonato anello di 22 Km. Più lineare il circuitino finale di 7,7 Km, nel quale la pianura sarà spezzata da uno zampellotto di 2 Km al 4,8%: stavolta per i velocisti sarà un pochino più dura, anche se rimarranno loro i naturali favoriti per il successo, alla vigilia della frazione più dura.
L’indomani sarà, infatti, previsto l’arrivo in salita ai Prati di Tivo, riproposto dopo il successo della tappa vinta da Vincenzo Nibali, che poi s’imporrà anche nella classifica finale, nella scorsa edizione della corsa. Quest’anno la frazione si annuncia più dura perché la marcia d’avvicinamento all’ascesa finale (1450m, 14,6 Km al 7,1%) proporrà altre salite, sulle quali spiccano i 1299 metri del Passo delle Capannelle (13,8 Km al 4,5%). Percorso misto, collina e montagna, presenterà la non meno impegnativa tappa successiva, che si snoderà per 230 Km tra Ortona e Chieti, sede di tappa per il quarto anno consecutivo. Per arrivarci bisognerà superare prima i 1260 metri della Forchetta di Palena e poi i 1306 metri del più rilevante Passo Lanciano, affrontato dallo stesso versante (11,3 Km all’8,5%) che fu teatro di un arrivo in salita al Giro d’Italia del 2006, quando lassù s’impose Ivan Basso. Scavalcato quest’ultimo a 40 Km dall’arrivo, inizierà la fase collinare, costituita dai due secchi muri (1 Km al 12,1% sulla “Salita del Gas”) che precederanno l’ingresso nel centro storico di Chieti e che saranno anche un interessante test per il Giro d’Italia, essendo previsti nel tratto conclusivo della tappa di Pescara.
Lasciatisi le grandi montagne alle spalle, non si potrà certo dormire sonni tranquilli nelle ultime due frazioni, ottime per ribaltare la classifica pur non presentando grandissime ascese. La penultima giornata di gara si disputerà in tondo attorno alla località marchigiana di Porto Sant’Elpidio, dove ha fatto scalo l’ultimo Giro d’Italia in occasione della tappa vinta dal colombiano Miguel Ángel Rubiano e che proponeva nel finale il duro muro di Montegranaro. Anche in questa frazione ci sarà da fare i conti con questa ripidissima verticale di 1,1 Km (media del 14,4%, massima del 18%), che dovrà essere ripetuta due volte e che, però, sarà “soffocata” dalla presenza di un altro muro che debutterà nel ciclismo professionistico: è l’ascesa verso Sant’Elpidio a Mare, da prendere di petto ben tre volte e che presenterà una rasoiata fino al 27% (ultimi 400 metri al 20% di media), con l’ultimo passaggio piazzato a 17,5 Km dall’arrivo. La penuria di tratti pianeggianti e il chilometraggio ancora superiore ai 200 Km costituiranno due handicap che contribuiranno a elevare il grado di difficoltà e “pericolosità” di questa frazione.
Se, passate le “randellate” di Porto Sant’Elpidio, la classifica sarà ancora aperta toccherà alla crono dell’ultimo giorno il compito di decretare il vincitore, come accaduto lo scorso anno quando Nibali, dopo aver vinto la tappa di montagna ai Prati di Tivo, balzò in testa alla classifica solo grazie alla tappa di San Benedetto del Tronto, tradizionale punto d’approdo della “Corsa dei due mari”. Il tracciato non è stato toccato e sarà il solito andirivieni sul lungomare, affrontato in linea fino al 2010 e poi trasformato in una breve ma intensa frazione contro il tempo di 9,2 Km. La pianura qui sarà totale, con l’andata sul lato a mare e il ritorno a San Benedetto dopo il giro di boa a Porto d’Ascoli, per portare a termine un tracciato dalle rare curve (7 al massimo), sul quale l’anno scorso lo specialista del tic-tac Fabian Cancellara, che sarà della partita anche quest’anno, volò a oltre 52 Km/h, mentre lo “Squalo dello Stretto” riusciva a sopravanzare in extremis l’allora maglia azzurra in carica, lo statunitense Chris Horner, che perse la Tirreno per soli 14”.
Anche il messinese in maglia Astana si schiererà al via da San Vincenzo e sin dalla prima tappa dovrà tenere a bada gli avversari più pericolosi, a partire dal britannico Froome, fresco vincitore del Giro dell’Oman. Ma anche l’australiano Evans e gli spagnoli Contador e Rodriguez, che va a nozze sui muri di cui è infarcito il finale, saranno elementi dai quali Nibali dovrà guardarsi.

Mauro Facoltosi

BOUHANNI CASTIGA GLI ITALIANI

marzo 5, 2013 by Redazione  
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Altra vittoria francese alla Parigi-Nizza: Nacer Bouhanni si aggiudica allo sprint la prima tappa in linea della corsa transalpina. Il velocista della FDJ anticipa, in ordine, due sprinter di casa nostra: Alessandro Petacchi ed Elia Viviani. In virtù degli abbuoni conquistati sul traguardo, Bouhanni diventa anche il nuovo leader della classifica generale.

Foto copertina: il campione nazionale francese a segno nella prima tappa (foto Bettini)

Era un’occasione per uomini veloci, e loro non se la sono fatta scappare. É stata davvero una bella volata, con una sfida che si può riassumere in “Giovani contro Vecchi”, perché i protagonisti dello sprint sono stati due giovanotti come Bouhanni e Viviani da una parte, e un “vecchio volpone” come Petacchi dall’altra.
Questa prima tappa in linea con partenza da Saint Germain en Laye e con arrivo a Nemours, offriva come contesto principale la pianura francese, intervallata da un solo Gpm (di quarta categoria) a 70 chilometri dall’arrivo, anche se in questa “pianura”, oramai divenuta famosa grazie al Tour de France, i saliscendi ( non certamente insormontabili) erano comunque numerosi.
Prima di arrivare allo sprint finale è doveroso parlare anche di chi ha animato questa frazione sin dalla partenza. Si tratta di tre corridori partiti in avanscoperta sin dal secondo chilometro, praticamente in fuga dalla partenza: Romain Sicard (Euskaltel-Euskadi), Yannick Talabardon (Sojasun) e Bart Lindeman (Vacansoleil-DCM).
Questo trio di atleti riuscirà a guadagnare circa sette minuti sul gruppo inseguitore, guidato dalla sola Europcar, la squadra del leader Damien Gaudin; comunque sufficiente per rendere innocui i tre attaccanti. L’andatura non ancora elevatissima produce però qualche distrazione nel plotone, e a farne le spese, cadendo, sono corridori come Rui Costa (portato in ospedale), Gallopin, Basso e Viviani, tutti quanti ripartiti. Così, davanti, si pensa a conquistare qualche piccola soddisfazione per rendere meno amara la fatica, ed è proprio così che avrà ragionato Bart Lindeman, il quale si aggiudica sia i traguardi volanti sia l’unico Gpm di giornata. Il tutto prima che avvenga il ricongiungimento a 25 chilometri dall’arrivo.
Ma l’apparente tranquillità del gruppo è la classica “Quiete prima della tempesta”: tempesta che avviene in occasione delle prime folate di vento laterale. Squadre come la BMC colgono l’occasione e dopo qualche tirata il gruppo si spezza: in ritardo ci sono qualche “pesci grossi”come Boonen, Kittel (per le volate) e Taaramae ( per la classifica); questi atleti arriveranno al traguardo due minuti dopo il vincitore.
Si arriva così all’ultimo chilometro con il gruppo condotto dalla Orica-Greenedge, che lavora per Leigh Howard , ma a rompere i meccanismi del treno australiano ci pensa Alessandro Petacchi, che esce dalla ruota dell’australiano poco prima che questi lanciasse la sua volata. Lo spezzino viene però affiancato dal campione di Francia, Bouhanni, che, dopo un suggestivo testa a testa, lo supera e vince. Secondo classificato è Petacchi (Lampre-Merida), mentre terzo giunge un Elia Viviani (Cannondale) in netta rimonta, ma uscito troppo tardi dalla mischia del gruppo. Quarto posto per Debusschere (Lotto-Belisol), seguito in ordine da Haussler (IAM), Renshaw (Blanco), Rojas Gil (Movistar), Howard (Orica-Greenedge), Bozic (Astana) e Feillu (Vacansoleil-DCM).
Bouhanni diventa anche il nuovo padrone della maglia gialla di leader della classifica generale grazie agli abbuoni conquistati sul traguardo.
Domani altra tappa che sulla carta sembra adatta ai velocisti, ma come si è potuto vedere oggi, tra ventagli e cadute bisogna sempre stare molto attenti.

Paolo Terzi

04-03-2013

marzo 5, 2013 by Redazione  
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PARIS-NICE

Il francese Nacer Bouhanni (FDJ) si è imposto nella prima tappa, Saint-Germain-en-Laye – Nemours, percorrendo 195 Km in 4h47′24″, alla media di 40,710 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Alessandro Petacchi (Lampre – Merida) ed Elia Viviani (Cannondale Pro Cycling Team). Bouhanni è il nuovo leader della classifica, con lo stesso tempo del connazionale Gaudin e 1″ sul connazionale Sylvain Chavanel. Miglior italiano Viviani, 5° a 1″.

TRA I TANTI LITIGANTI… GAUDIN GODE

marzo 4, 2013 by Redazione  
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La “Corsa verso il Sole” si apre con la vittoria del ventiseienne francese Damien Gaudin (Europcar) nel breve cronoprologo attorno alla cittadina di Houilles.
Il portacolori della Europcar ha anticipato di un solo secondo il connazionale Sylvain Chavanel (Omega Pharma-Quick Step) e l’olandese Lieuwe Westra (Vacansoleil-DCM).

Foto copertina: “Carneade” Gaudin in azione nel cronoprologo (foto AFP)

Fino a pochi istanti prima della partenza di quest’edizione della Parigi-Nizza si son fatti i nomi di tutti i probabili vincitori di questo prologo: Van Garderen, Chavanel, Westra, Porte, De Gendt, Boonen, per citarne alcuni. Ma solo chi avesse avuto la cosiddetta sfera di cristallo avrebbe potuto indicare quello invece sarebbe stato il reale vincitore.
Sfida contro il tempo che si è svolta nella piccola cittadina di Houilles, situata nell’Ile de France e a pochi chilometri da Parigi. La lunghezza del prologo è stata esigua con i suoi 2,9 chilometri, ma il percorso era ricco di curve e perciò richiedeva ai corridori continui cambi di ritmo che, se effettuati più volte, poteva mettere in croce le gambe.
Il primo corridore che ha segnato un tempo degno di nota è stato Peter Velits (Omega-Quick Step) il quale ha fermato il cronometro sui 3 minuti e 40 secondi. La prestazione fatta registrare dallo slovacco ha resistito finché non è piombato sul traguardo un francese di ottime speranze, Geoffrey Soupe (FDJ), che ha fatto meglio rispetto a Velits per soli 31 centesimi di secondi, riuscendo a sopravanzarlo per il “rotto della cuffia”.
Purtroppo per Soupe i favoriti dovevano ancora partire e le sue possibilità di vittoria erano ridotte al lumicino. Il primo a battere il francese è stato Wilco Kelderman (Blanco) che ha fatto segnare un tempo di 3 minuti e 39 secondi, successivamente migliorato di un secondo sia da Lieuwe Westra (Vacansoleil-DCM), sia da Sylvain Chavanel (Omega-Quick Step). Ma la sorpresa è in agguato, ostentandosi sotto il nome di Damien Gaudin, mai seguito dalla televisione francese e inquadrato solo al momento del suo arrivo sul traguardo, giusto in tempo per segnare il miglior tempo: 3 minuti e 37 secondi.
Il francese della Europcar si aggiudica, oltre alla vittoria, anche la prima maglia gialla della corsa transalpina facendo valere il suo passato da ex pistard. Per Gaudin è anche la prima vittoria da protagonista.
Domani la prima tappa in linea partirà da Saint Germain en Lays e arriverà a Nemours per un totale di 195 chilometri e, dal punto di vista altimetrico, adatta ai velocisti. Ma l’incognita dei ventagli è sempre dietro l’angolo…

Paolo Terzi

KADRI, TUTTE LE FUGHE PORTANO A ROMA

marzo 4, 2013 by Redazione  
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Al termine di un’azione durata 127 km dapprima in compagnia di altri quattro corridori e successivamente in solitudine il franco-algerino dell’Ag2r si aggiudica all’ombra del Colosseo una spettacolare edizione del rinnovato Giro del Lazio. Grande beffato del giorno Pippo Pozzato che vince la volata degli inseguitori su Grega Bole, il sorprendente Enrico Barbin e Simone Ponzi ed esulta senza sapere che era rimasto un corridore davanti.

Foto copertina: l’arrivo solitario di Kadri ai Fori Imperiali (foto Bettini)

Dopo quattro anni di stop a causa della crisi economica che ha portato alla cancellazione di diverse corse storiche del nostro Paese, ultima delle quali in ordine di tempo il Giro dell’Appennino, ritorna il Giro del Lazio ribattezzato per l’occasione Roma Maxima e, grazie a una collocazione nel calendario più favorevole rispetto a quella precedente di fine agosto, lo fa in grande stile con un campo partenti degno di una gara World Tour: presenti infatti al via stelle del calibro stelle del calibro di Vincenzo Nibali (Astana) e Alejandro Valverde (Movistar) accanto a John Gadret e Domenico Pozzovivo (Ag2r), Fabio Felline e Francesco Reda (Androni), Sacha Modolo (Bardiani), Steven Cummings (Bmc), Leonardo Duque e Fabio Duarte (Colombia), Giampaolo Caruso (Katusha), Giovanni Visconti (Movistar), Juan Antonio Flecha e Grega Bole (Vacansoleil), Stefano Garzelli, Oscar Gatto e Mauro Santambrogio (Vini Fantini), Damiano Cunego e Filippo Pozzato (Lampre) con il vicentino, già vincitore del Giro del Lazio nel 2005, considerato l’uomo da battere in virtù della grande condizione mostrata nel mese di febbraio e di un percorso molto simile a quello tradizionale, 180 km con partenza da Roma e ritorno nella capitale dopo aver scalato Rocca Massima, Rocca Priora, Campi di Annibale e a 28 km dal traguardo lo strappo dei Cappuccini, con gli ultimi km lungo la via Appia Antica e l’arrivo sul pavè dei Fori Imperiali con il Colosseo sullo sfondo.
Fin dalle prime battute si sono susseguiti gli scatti, il più significativo dei quali ad opera di Matteo Montaguti (Ag2r), Marco Frapporti (Androni) e Mauro Finetto (Vini Fantini), ma solo al km 53 è nata la fuga che di fatto ha deciso la corsa ad opera del francese di origini algerine Blel Kadri (Ag2r), del belga Christophe Prémont (Crelan), del portoghese Andre Cardoso (Caja Rural) e degli olandesi Pim Ligthart (Vacansoleil) e Albert Timmer (Argos) che hanno acquisito fino a 8′30” sul gruppo, ridottisi ai piedi dell’ascesa che portava ai Campi di Annibale a poco più di 2 sotto la spinta della Movistar nonchè quella dei ciociari Valerio Agnoli (Astana) e Stefano Pirazzi (Bardiani), che hanno tentato un’azione sulla salita di Rocca di Papa prontamente rintuzzata dalla formazione iberica.
Sentendo il fiato sul collo del plotone Kadri, certamente il più dotato in salita tra gli atleti al comando e non nuovo comunque ad azioni apparentemente scriteriate di questo tipo, ha prodotto una serie di accelerate che hanno stroncato dapprima Lightart e Prémont, quindi Timmer e in prossimità della vetta, su rampe che arrivavano al 15%, anche Cardoso rimanendo solo al comando, mentre alle loro spalle Alessandro Vanotti (Astana) ha preparato il terreno al suo capitano Nibali che si è mosso in prima persona accanto a un Santambrogio in condizione invidiabile e apparso in assoluto il più forte in salita e al duo dell’Androni composto da Reda e da Josè Rubiano, che hanno proseguito nell’azione guadagnando fino a una trentina di secondi su un gruppo composto da circa 20 atleti e del quale non facevano più parte tra gli altri Modolo, Gatto, Garzelli, Felline e Duarte ma anche Pozzato che riuscirà in seguito a rientrare con il supporto del compagno Simone Stortoni.
Sullo strappo dei Cappuccini Valverde e Pozzovivo hanno tentato di riportarsi in solitudine sul gruppo Nibali, cui si è accodato anche Cardoso mentre gli altri ex fuggitivi sono stati riassorbiti strada facendo, ma senza successo e in discesa si è ricompattato un plotone di 40 unità che al termine di un lungo inseguimento condotto dalla Lampre, con Daniele Pietropolli e lo stesso Cunego a tirare oltre a Stortoni, per Pozzato, dalla Colombia per Duque e dalla Vacansoleil per Bole sono riusciti sull’Appia Antica ad annullare il gap nei confronti del siciliano e dei suoi compagni di inseguimento ma non quello nei confronti di Kadri, che ha dimostrato una resistenza incredibile perdendo pochissimi secondi al km e tagliando in solitaria il traguardo per quello che è il primo successo della carriera, ottenuto con un’impresa che può essere paragonata in piccolo a quella del fondista svedese Johan Olsson, che nello stesso giorno si è aggiudicato la 50 km dei Mondiali della Val di Fiemme al termine di una lunghissima azione solitaria. Il gruppo inseguitore è stato regolato da Pozzato che, essendo rientrato nel finale e avendo il regolamento vietato le radioline, ha esultato credendo che non ci fosse più nessuno davanti ma ha comunque commentato con ironia la cosa nel dopo corsa; il vicentino ha regolato allo sprint Bole, ritrovato dopo un 2012 costellato da innumerevoli problemi fisici, il sorprendente 23enne bergamasco Enrico Barbin (Bardiani), Simone Ponzi (Astana), Duque e un Visconti atteso a sua volta a un riscatto dopo una passata stagione da dimenticare. La stagione italiana del ciclismo proseguirà ora in grande stile con la Tirreno-Adriatico, che scatterà mercoledì 6 marzo con una cronosquadre da San Vincenzo a Donoratico, e quindi con l’attesissima Milano-Sanremo.

Marco Salonna

VANDEWALLE IN TRANQUILLITA’

marzo 3, 2013 by Redazione  
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Il corridore belga dell’Omega Pharma – Quick Step vince senza troppe difficoltà la Driedaagse van West-Vlaanderen, brevissima corsa a tappe fiamminga. Suo il prologo d’apertura poi, nonostante la gran bagarre messa in campo dagli avversari, controlla agevolmente nelle due facili frazioni in linea e si impone nella classifica finale 6″ sullo svedese Ludvigsson e 7″ sull’olandese Terpstra. L’Italia torna in patria con il successo allo sprint di Napolitano nella seconda tappa

Foto copertina: Vandewalle in azione nel cronoprologo della “Tre Giorni delle Fiandre Occidentali” (Photopress.be)

La corsa belga disegnata interamente per i passisti si lascia alle spalle la brutta esperienza della RadioShack, alla quale vengono rubate otto bici, e inizia col prologo di 7 km lungo le strade di Middelkerke. Vince Vandewalle a coronamento del dominio della OmegaPharma che piazza ben quattro uomini nei primi dieci. Oltre al vincitore giunge terzo Steegmans, alle spalle di Machado, Terprstra giù dal podio e Cavendish all’ottavo posto. Escluso Vandewalle, forte di 8” su Machado, tutti gli altri sono divisi da un paio di secondi, come previsto tutto ancora aperto dopo la tappa di apertura.
Nella seconda tappa, 175 km tra Brugge ed Harelbeke, è ancora la OmegaPharma a controllare la gara tenendo sotto controllo il tentativo di Wallays, Vanlandschoot e Pfingsten, poi quello dello stesso Pfingsten, Domont e Jacobs. Peccato però che il loro velocista di punta, tale Cavendish, non riesce ad imbroccare la volata giusta e permette a Napolitano di aggiudicarsi la frazione. Seconda piazza per il padrone di casa Van Asbroeck, terzo Markus della Vacansoleil. Per la OmegaPharma la consolazione di aver mantenuto, senza troppi grattacapi, il primato in generale e i distacchi sugli inseguitori.
La terza giornata, invece, si prospetta più ardua per la squadra del leader nel controllare i tentativi degli avversari agguerriti nel tentativo di rosicchiare i pochi secondi che li dividono dal leader Vandewalle. Nella prima parte a provarci sono Wallays, Cammaerts, Barbè, Eeckhour, Cordeel e Avery, nel finale invece si scatena la bagarre. Tutti coloro con un distacco ridotto provano a far saltare il banco: Ludvgsson passa al secondo posto grazie ad uno sprint intermedio, Terpstra riduce a sua volta il gap grazie agli stessi abbuoni, ci provano poi Pichon, Vandousselaere, Dion e vermote favoriti anche da un inconveniente tecnico per Cavendish che è così costretto a dire addio al sogno di vincere una tappa.
Il ricongiungimento avviene a solo un paio di chilometri dal traguardo, troppo pochi per organizzare il treno. La vittoria va così a Ciolek che è il più scaltro a trovare la ruota giusta, dietro di lui Petit e Traksel. Alla OmegaPharma, nonostante non siano riusciti a giocarsi la gara con Cavendish, rimane da festeggiare per la vittoria di Vandewalle che, come avvenuto per i vincitori delle scorse edizioni, ha dovuto solo controllare la situazione senza grossi patemi dopo aver vinto nel prologo iniziale.

Andrea Mastrangelo

03-03-2013

marzo 3, 2013 by Redazione  
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PARIS-NICE

Il francese Damien Gaudin (Team Europcar) si è imposto nel prologo, circuito di Houilles, percorrendo 2,9 Km in 3′37″, alla media di 48,110 Km/h. Ha preceduto di 1″ il connazionale Sylvain Chavanel e l’olandese Westra. Miglior italiano Elia Viviani (Cannondale Pro Cycling Team), 11° a 5″.

ROMA MAXIMA

Il francese Blel Kadri (AG2R La Mondiale) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Roma, percorrendo 180 Km in 4h26′27″, alla media di 40,533 Km/h. Ha preceduto di 37″ l’italiano Filippo Pozzato (Lampre – Merida) e lo sloveno Bole.

DRIEDAAGSE VAN WEST-VLAANDEREN (Belgio)

Il tedesco Gerald Ciolek (MTN Qhubeka) si è imposto nella seconda ed ultima tappa, Nieuwpoort – Ichtegem, percorrendo 181,8 Km in 4h19′01″, alla media di 42,113 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Petit e l’olandese Traksel. Miglior italiano Alessandro Bazzana (Unitedhealthcare Pro Cycling Team), 8°. In classifica si impone il belga Kristof Vandewalle (Omega Pharma – Quick Step) con 6″ sullo svedese Ludvigsson e 7″ sull’olandese Terpstra. Miglior italiano Bazzana, 69° a 53″.

STER VAN ZWOLLE

L’olandese Dylan Van Baarle (Rabobank Development Team) si è imposto nella corsa olandese, circuito di Zwolle, percorrendo 177 Km in 4h04′12″, alla media di 43,489 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Brus e Reinders. Miglior italiano Giorgio Brambilla (Atlas Persolal Jakroo), 15°.

STRADE BIANCHE TUTTE VERDI: DOPPIETTA CANNONDALE

marzo 3, 2013 by Redazione  
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Attaccando in solitaria a 18 km dal traguardo, Moreno Moser scavalca i fuggitivi della prima ora e resiste al ritorno degli altri favoriti sullo strappo finale. Il trionfo della Cannondale viene completato dal secondo posto di Peter Sagan, capace di distanziare Cancellara, Pozzato e tutti gli altri big nelle ultime centinaia di metri. Completa il podio un brillante Rinaldo Nocentini.

Foto copertina: l’arrivo di Moser nella spettacolare Piazza del Campo (foto De Socio)

È Moreno Moser il primo italiano a scrivere il proprio nome nell’albo d’oro della Strade Bianche, dopo un successo russo, uno belga, uno svedese, uno kazako e due svizzeri, colti da quel Fabian Cancellara che stamani condivideva con Peter Sagan i galloni di uomo da battere. Pronostico non rispettato, ma giustificato da quanto visto in gara, dove a fare la differenza tra i due è stata la diversa caratura delle squadre a loro disposizione: impeccabile quella dello sloveno, non all’altezza quella dell’elvetico, dissoltasi nelle fasi calde, sia pur dopo aver a lungo condotto l’inseguimento ai fuggitivi della prima ora.

A beneficiare della supremazia Cannondale non è stato però il baby-prodigio di Zilina, bensì l’ancor più giovane compagno, nato il giorno di Natale dello stesso 1990, capace di sfruttare la marcatura fin troppo stretta da tutti operata sui due nomi più caldi. Il trentino ha prodotto l’azione decisiva a 18 km dal traguardo, quando ai quattro battistrada evasi dopo 25 km – Schar, Ermeti, Saramotins e Belkov – restavano ancora quasi tre dei dieci minuti accumulati come vantaggio massimo, sufficienti ad alimentare ancora speranze di colpaccio. Sospeso fra i due gruppi, a 1’50’’ circa dalla testa, pedalava Juan Antonio Flecha, partito in solitaria sulla salita di Monte Sante Marie, a 57 km dall’arrivo, probabilmente nella speranza di trovare un po’ più di intraprendenza in altri outsider, andando a formare un drappello.

Nessuno – malgrado il nome di Moser fosse fra i più gettonati all’infuori del solito duo – ha anche solo provato a replicare, né una delle formazioni con più di un uomo nel gruppo buono (Astana, BMC, Lampre) ha pensato valesse la pena di organizzare celermente un inseguimento. Moser si è così ritrovato in breve a poter gestire un tesoretto di una quarantina di secondi, prima che finalmente comparissero quattro maglie Astana a capo dell’inseguimento, peraltro senza dare alcuna continuità alla loro azione.

Reda, Nocentini, Amador, Slagter, Caruso e Iglinskiy hanno alternativamente lanciato contrattacchi che hanno sortito il solo effetto di frammentare ancor di più l’inseguimento, lasciando inalterato il vantaggio di Moser finché il trentino, distanziato Flecha nell’ultimo settore sterrato, non ha raggiunto Schar, Belkov e Saramotins, sbarazzatisi intanto della compagnia di Ermeti, incappato anche in una foratura.

Trovati tre compagni d’avventura, il nipote del grande Francesco ha scelto di non continuare a fare da sé, ma di cercare la collaborazione degli ex fuggitivi, sperando di conservare un barlume di energia per affrontare lo strappo conclusivo. Una decisione rivelatasi quasi fatale, allorché, ad un paio di chilometri dal traguardo, gli inseguitori, più volte spaccatisi e ricompostisi, sono giunti ad un centinaio di metri dal quartetto di testa; l’ennesima esitazione alle loro spalle ha però consentito ai battistrada di rimpinguare leggermente il loro margine negli ultimi istanti prima della salita, dove Moser ha riversato in strada le forze risparmiate nei cinque chilometri precedenti.

Nessuno dei coraggiosi della prima ora ha ovviamente avuto la forza di reggere il ritmo del trentino, e sono bastate poche pedalate per capire che neppure l’accelerazione di Kolobnev sarebbe bastata al gruppo dei big per annullare il divario. L’unico in grado di farlo sarebbe forse stato Peter Sagan, che ha però onorato le logiche di scuderia attendendo che Moser fosse ormai al sicuro prima di produrre un allungo, con il quale ha passato di slancio quel che restava della fuga e ha staccato nettamente Rinaldo Nocentini, più reattivo degli avversari e terzo al traguardo, alle spalle del duo Cannondale.

Cancellara si è dovuto alla fine accontentare della medaglia di legno, frutto di una condizione inferiore a quella dello scorso anno, pensata verosimilmente per giungere all’apice in corrispondenza della campagna delle pietre. Saramotins e Belkov, 5° e 10°, hanno difeso il piazzamento in una top ten completata da Van Avermaet, Kolobnev, Reda e Caruso.

Presenti fino alle battute conclusive, ma venuti meno nella fase chiave, Damiano Cunego e Filippo Pozzato, che autorizzano tuttavia la Lampre a pensare in grande in ottica Sanremo. Meno pimpanti Alejandro Valverde, costretto a spendere più del dovuto per recuperare da una foratura, e soprattutto Cadel Evans. Sfortunati e costretti ad uscire di scena prima di entrare nel vivo della gara Vanmarcke e Boom, acciaccati, e Luca Paolini, costretto a rallentare la sua marcia di avvicinamento alle grandi classiche dopo il trionfo dell’Omloop Het Nieuwsblad.

Il calendario italiano proseguirà già domani con la Roma Maxima, ex Giro del Lazio. La gara cui guardano i protagonisti della Strade Bianche odierna è però la Classicissima del prossimo 17 marzo. In contumacia Alessandro Ballan, al tramonto dell’era Petacchi e nell’ormai probabilmente vana attesa che Bennati ne raccolga l’eredità, il ciclismo italiano potrebbe aver trovato proprio in Moreno Moser il nome su cui puntare fra quindici giorni.

Matteo Novarini

CHICCHI CHIUDE IN BELLEZZA, LANGKAWI AD ARREDONDO

marzo 3, 2013 by Redazione  
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Colpo doppio del lucchese della Vini Fantini che sul traguardo di Kuala Terengganu conquista il suo secondo successo di tappa davanti a Rico Rogers e Graeme Brown e con esso la maglia azzurra della classifica a punti a discapito di Andrea Guardini. In classifica generale si impone il 24enne colombiano della Nippo-De Rosa davanti ai più quotati Peeter Weening e Sergio Pardilla con Fortunato Baliani 7° e primo degli azzurri.

Foto copertina: Chicchi mette i sigilli sull’edizione 2013 del Tour de Langkawi (foto Bettini)

Si è concluso con l’ennesima frazione adatta alle ruote veloci, 114,8 km da Tasik Kenyir, un Tour de Langkawi che per quanto riguarda la lotta per la classifica generale si è deciso di fatto lungo i due arrivi in salita di Cameron Highlands e Genting Highlands in cui Julian Arredondo, 24enne colombiano in forza da due stagioni al Team Nippo-De Rosa senza ottenere grandi risultati ad eccezione di un successo di tappa al Giro del Giappone, ha fatto il vuoto nei confronti degli avversari diretti conquistando la maglia gialla e mantenendola senza patemi fino al termine. Con la classifica di miglior scalatore e quella di primo degli atleti asiatici anch’esse già assegnate in favore del cinese Meiyin Wang (Hengxiang Cycling Team), grazie alla lunghissima e vittoriosa fuga nella tappa di Cameron Highlands, l’unica maglia ancora in bilico era quella azzurra della classifica a punti con Andrea Guardini (Astana) e Francesco Chicchi (Vini Fantini) separati da 5 punti e i due azzurri si sono dati battaglia lungo gli sprint intermedi, mentre Diego Rosa (Androni), da cui ci si attendeva forse un acuto nelle frazioni più impegnative, ha tentato l’avventura dapprima in compagnia di Meron Russom (Mtn-Qhubeka), Amin Sharul (Terengganu), Seo Keong Loh (Ocbc), Yasuharu Nakajima (Aisan Racing Team) e Rauf Nur Misbah (Nazionale malese) e successivamente in solitudine ma le squadre dei velocisti, a partire dalla Europcar di Bryan Coquard, hanno fatto buona guardia concedendo non più di 2′30” al corridore piemontese e riprendendolo a 23 km dal traguardo. Inevitabile dunque lo sprint ma nessuna squadra è riuscita a organizzare un treno che prendesse il sopravvento sugli altri e hanno tentato di approfittarne dapprima Nathan Haas (Garmin), 6° in classifica generale a 2′43” da Arredondo, con un attacco ai -500 metri e, una volta che l’australiano è stato ripreso, Rico Rogers (Synergy Baku) che si è lanciato ai -350 ma nulla ha potuto di fronte alla prepotente rimonta di Chicchi che, dopo quello di Kapar nella quarta tappa, ha conquistato il suo secondo successo in questo Tour de Langkawi davanti al neozelandese, a Graeme Brown (Blanco) e ad Allan Davis (Orica-GreenEdge) strappando anche la maglia blu a un Guardini che, ancora sofferente per problemi gastrointestinali, non ha avuto le forze per disputare la volata finale ed esce dalla corsa malese con la sola vittoria di Kuantan dopo le 11 conquistate nelle due precedenti edizioni: rimarchevole comunque la costanza di rendimento del 32enne di Camaiore, che ha preso il posto proprio del veronese come velocista principe della compagine di Luca Scinto, che ha chiuso al 6° e all’8° posto le due frazioni inaugurali di Kuala Kangsar e Kulim ma nelle 5 tappe successive che si cono concluse allo sprint si è sempre piazzato tra i primi tre. In classifica generale Arredondo ha prevalso su 1′15” su Pieter Weening (Orica-GreenEdge), promessa mai completamente mantenuta del ciclismo olandese ma atleta comunque cresciuto nelle ultime due stagioni, 2′10” su Sergio Pardilla (Mtn Qhubeka), sempre protagonista nelle brevi corse a tappe quando la strada sale ma che non è mai riuscito a mantenere lo stesso rendimento anche nei grandi Giri, 2′30” su Peter Stetina (Garmin), prezioso gregario di Ryder Hesjedal nell’ultimo Giro d’Italia, 2′40” su Wang, 2′43” su Haas e 2′49” sul 38enne umbro Fortunato Baliani (Nippo-De Rosa), che ha dato un fondamentale apporto al suo capitano lungo le rampe di Genting Highlands: da segnalare anche il 12° posto di Yonathan Monsalve (Vini Fantini), lontano dai livelli di due stagioni fa in cui conquistò il Tour de Langkawi, il 20° di un Pierre Rolland (Europcar) e la debacle dell’Androni di Gianni Savio che dopo aver dominato in Malesia nelle ultime quattro stagioni non è andata oltre il 17° posto di Tomas Gil e il 19° di Jackson Rodriguez.

Marco Salonna

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