LURE PORT(E)A VITTORIA!
L’australiano Richie Porte si aggiudica la tappa regina dell’edizione 2013 della Parigi-Nizza. Il corridore del Team Sky ha staccato tutti gli avversari, arrivando al traguardo con un vantaggio di 26 secondi su Menchov (Katusha) e 33 su Talansky (Garmin-Sharp). Quale effetto della sua vittoria, Porte sale in prima posizione anche nella graduatoria generale, che ora controlla con 32 secondi di vantaggio su Talansky.
Foto copertina: Il corridore australiano all’attacco verso la cima della Montagne de Lure (foto AFP)
É stato sufficiente uno scatto a due chilometri dall’arrivo, a Richie Porte, per conquistare la tappa e mettere una seria ipoteca anche alla classifica generale. A testimonianza della prova maiuscola che ha sfoderato il 28enne australiano, è il vantaggio guadagnato in soli 2 chilometri sul secondo classificato: 26 secondi su Denis Menchov.
Come si era detto questa quinta frazione era considerarsi come la tappa regina di questa “Corsa verso il mare”: qualche GPM di terza e secondo categoria per scaldare le gambe prima della “piatto forte”, una salita di 14 chilometri al 6,5% di pendenza media.
In avvio solita routine (“macchiata” dal ritiro eccellente di Gerrans) con un drappello che si sgancia dal gruppo a tentare l’avventura, oggi composto da: Hupond (Argos-Shimano), Longo Borghini (Cannondale), Lemoine (Sojasun) e Voigt (Radioshack). Questi quattro corridori arriveranno a guadagnare circa sei minuti e mezzo, quando di chilometri da fare ce ne sono ancora un centinaio; e vista l’esigua dimensione della fuga, gli inseguitori decidono di non andarli a prendere subito, magari lasciandoli sfogare del tutto.
Si arriva così all’attacco della salita finale con Jens Voigt solitario in testa alla corsa che ha un vantaggio di un minuto abbondante nei confronti del gruppo maglia gialla, nell’occasione tirato a turno da Lampre-Merida e Team Sky. Inseguimento che si completa a circa 8 chilometri dalla vetta.
Dopo attimi di “pace”, ai meno 5, inizia la battaglia, in coincidenza dei primi scatti, effettuati prima da Gesink (Blanco) e poi da Malacarne (Europcar), ma entrambi i tentativi restano vani.
Ai 4 dall’arrivo rompe gli indugi Michele Scarponi (Lampre-Merida), e grazie alla sua progressione, il marchigiano riesce a guadagnare 6/7 secondi di vantaggio. Raggiunto, però, un chilometro più tardi anche da Talansky (che era scattato) e Porte, e successivamente anche da altri corridori, così da formare un gruppetto composto da una decina di unità. Eppure la gara si decide poco più avanti, sotto lo striscione dei meno 2, quando parte deciso Denis Menchov: il russo parte forte e sembra guadagnare immediatamente; ma in contropiede piomba su di lui Richie Porte, che prima lo riprende e poi lo stacca, andando da solo verso l’arrivo. Da dietro nessuno ha le forze per cercare di rispondere all’australiano, che nel frattempo continua a guadagnare secondi. Il corridore della Sky non ha nient’altro da fare che spingere al massimo sui pedali, prima di giungere sul traguardo e iniziare a festeggiare. In seconda posizione si classifica Menchov, con un ritardo di 26 secondi, mentre a 33 secondi arriva un gruppo composto da otto corridori, regolato da Talansky (terzo), che precede Van Garderen (quarto), Ulissi (quinto), Westra (sesto), Peraud (settimo), Quintana (ottavo), Spilak (nono) e Scarponi (decimo).
In classifica generale Talansky perde la leadership a favore di Porte, che ora guida con un vantaggio di 32 secondi proprio sull’americano della Garmin e 42 su Lieuwe Westra.
Domani tappa di difficile interpretazione con l’ultima salita (di 1a categoria peraltro) posta a 60 chilometri dall’arrivo, anche se è molto probabile che arrivi “in porto” la fuga di giornata, mentre i big si controlleranno in attesa della decisiva cronoscalata al Col d’Eze di domenica.
Paolo Terzi
SAGAN A PIOGGIA
Quarto successo stagionale per il fuoriclasse slovacco che al termine di una giornata caratterizzata ancora una volta dal maltempo supera con uno sprint regale Marc Cavendish, che allunga nella generale, Andre Greipel, Gerald Ciolek e Matthew Goss in quel di Narni Scalo. Il migliore dei nostri è Davide Cimolai 6° mentre i big si controllano in vista dell’arrivo in quota di Prati di Tivo.
Foto copertina: Sagan è letteralmente “piovuto” sul traguardi di Narni (foto Bettini)
La terza tappa della Tirreno-Adriatico, 190 km da Narni Scalo caratterizzati dal breve ma arcigno strappo di Todi ai -70 dal traguardo e dalla più pedalabile ma lunga oltre 5 km ascesa di Madonna Scoperta ai -19, è stata a lungo una sorta di replay di quella di Indicatore con la fuga partita praticamente subito dopo l’abbassamento della bandierina del via ufficiale di Cesare Benedetti (NetApp) e Garikoitz Bravo (Euskaltel), in lotta per la classifica di miglior scalatore guidata dal basco, in compagnia di un atleta della Vini Fantini, non più Kevin Hulsmans ma un Francesco Failli stimolato dal fatto di correre sulle strade di casa; unica variante rispetto alla frazione precedente sono state le condizioni meteo finalmente favorevoli nelle fasi iniziali ma intorno a metà percorso la pioggia ha nuovamente iniziato a cadere e ha accompagnato i corridori fin sul traguardo. La lotta per la maglia verde è stata appannaggio di Benedetti che salendo verso Todi ha distanziato Bravo, che non riuscirà più a rientrare, è passato in vetta per primo e ha proseguito insieme a Failli senza però avere chances di resistere al ritorno del gruppo che, tirato dall’Omega-QuickStep della maglia azzurra Marc Cavendish, dalla Lotto-Belisol di Andre Greipel e dall’Argos Shimano di John Degenkolb, tutti a caccia di un riscatto dopo aver deluso nella volata di Indicatore, ha concesso fino a 8′50” agli uomini di testa prima di completare il ricongiungimento ai piedi della salita di Madonna Scoperta, in cui la Cannondale di Peter Sagan ha smosso le acque con l’intento di eliminare più avversari possibili per il campione slovacco: sotto la spinta di Kristjan Koren e Damiano Caruso il gruppo si è infatti spezzato in diversi tronconi e hanno ceduto tra gli altri Degenkolb, Francesco Chicchi (Vini Fantini), Roberto Ferrari (Lampre-Merida) e Davide Appollonio (Ag2r) oltre, ma ormai non è più una sorpresa, ad Andy Schleck (RadioShack) e ulteriore selezione è stata prodotta nella successiva discesa da una caduta che ha coinvolto l’ex astro nascente Thomas Dekker (Garmin-Sharp) e il vincitore del GiroBio 2012 Joseph Dombrowski (Sky), facendo sì che rimanessero indietro e non riuscissero più a rientrare Arnaud Démare (Fdj), Giacomo Nizzolo (RadioShack) e un Filippo Pozzato (Lampre-Merida) che ha consapevolmente scelto di evitare qualsiasi rischio a poco più di una settimana dalla Milano-Sanremo. Una volta esauritosi il lavoro della Cannondale sono seguiti degli attimi di confusione durante i quali tutti gli uomini di classifica, a partire da Vincenzo Nibali (Astana), Alberto Contador (Saxo-Tinkoff), Tony Martin (Omega-QuickStep), Damiano Cunego (Lampre-Merida) e un Chris Froome supportato da un Team Sky presente in forze malgrado l’assenza di Dombrowski, si sono mantenuti nelle primissime posizioni e a turno hanno provato a evadere dal gruppo Jorge Azanza (Euskaltel), Juan Antonio Flecha (Vacansoleil) con a ruota Fabian Cancellara (RadioShack) e soprattutto Lars Boom (Blanco), che è rimasto in avanscoperta dai -12 ai -7 dal traguardo ma nulla ha potuto quando l’Orica-GreenEdge di Matthew Goss e l’Omega-QuickStep di Cavendish si sono riorganizzate dopo che nel tratto in salita erano rimaste al fianco dei rispettivi velocisti scivolati nelle retrovie del gruppo di testa.
Non sono mancati neppure nel finale gli attacchi ad opera del miglior scalatore dell’ultimo Giro d’Italia Matteo Rabottini (Vini Fantini) ai -4 e del pluricampione uzbeko Sergey Lagutin (Vacansoleil), seguito per un attimo da un Contador molto attento ad evitare possibili cadute, in cima allo strappetto di Narni posto a 3 km dal traguardo: anche questi tentativi si sono però conclusi con un nulla di fatto e si è giunti allo sprint in cui Daryl Impey ha lanciato Goss che è partito con a ruota nell’ordine Gerald Ciolek (Mtn Qhubeka), Greipel e Sagan che, a differenza di quanto era avvenuto ad Indicatore in cui aveva lanciato la sua volata molto lontano dal traguardo per poi piantarsi, è venuto fuori negli ultimi 50 metri e ha conquistato il successo, quarto stagionale dopo due tappe del Giro dell’Oman e il recente Gp Camaiore; il fuoriclasse slovacco si è dichiarato nel dopo corsa felicissimo di aver battuto per la prima volta nella sua ancor breve carriera in uno sprint di gruppo Cavendish, che a sua volta ha rimontato nel finale fino alla piazza d’onore precedendo Greipel, Ciolek e Goss in un ordine d’arrivo regale in cui si è ben distinto anche il 23enne friulano Davide Cimolai (Lampre-Merida), 6° davanti a Tyler Farrar (Garmin-Sharp), al redivivo Thor Hushovd (Bmc), in ripresa dopo i problemi fisici che ne hanno condizionato il rendimento nella passata stagione e nel mese di febbraio, a un Manuel Belletti (Ag2r) meno brillante rispetto alla tappa di Indicatore e a Simon Geschke (Argos-Shimano). La nuova generale vede al comando Cavendish con 7” su Michal Kwiatkowski, 9” su Niki Terpstra, Tony Martin e Zdenek Stybar e 18” su Sagan ma più importanti sono i distacchi degli uomini di classifica che si daranno battaglia nell’arrivo in salita di Prati di Tivo, teatro un anno fa di uno splendido assolo di Vincenzo Nibali che aveva posto le basi per il successo finale: il siciliano accusa al momento un ritardo di 29” dalla vetta, preceduto da Cadel Evans (Bmc) e Moreno Moser (Cannondale) che ne accusano rispettivamente 25 e 28 mentre Froome è distaccato di 34”, Contador di 38”, Cunego di 44”, Mollema di 46”, Joaquim Rodriguez (Katusha) di 53”, Domenico Pozzovivo (Ag2r) di 1′14” e Samuel Sanchez (Euskaltel) di 1′15”.
Marco Salonna
08-03-2013
marzo 9, 2013 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
PARIS-NICE
L’australiano Richie Porte (Sky ProCycling) si è imposto nella quinta tappa, Châteauneuf-du-Pape – La Montagne de Lure, percorrendo 176 Km in 4h50′54″, alla media di 36,301 Km/h. Ha preceduto di 26″ il russo Menchov e di 33″ lo statunitense Talansky. Miglior italiano Diego Ulissi (Lampre – Merida), 5° a 33″. Porte è il nuovo leader della classifica, con 32″ su Talansky e 42″ sull’olandese Westra. Miglior italiano Ulissi, 8° a 54″.
TIRRENO-ADRIATICO
Lo slovacco Peter Sagan (Cannondale Pro Cycling Team) si è imposto nella terza tappa, Indicatore – Narni Scalo, percorrendo 190 Km in 5h15′12″, alla media di 36,167 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Mark Cavendish (Omega Pharma – Quick Step) e il tedesco Greipel. Miglior italiano Davide Cimolai (Lampre – Merida), 6°. Cavendish è ancora leader della classifica, con 7″ sul polacco Kwiatkowski e 9″ sull’olandese Terpstra. Miglior italiano Giovanni Visconti (Movistar Team), 8° a 20″.
VITTORIA ALL’ALBA(SINI)
Lo svizzero Micheal Albasini trionfa nella quarta tappa della Paris-Nice , anticipando, con un ottimo spunto, quel che restava del gruppo, scremato dai numerosi strappi presenti sul percorso. Il corridore della Orica-Greenedge ha preceduto il Kazako Maxim Iglinskiy (Astana) e lo slovacco Peter Velits (Omega-Quick Step). Andrew Talansky, classificatosi sesto nella tappa, mantiene la leadership.
Foto copertina: la vittoria di Albasini nella quarta tappa della Parigi – Nizza (foto AFP)
A vedere e rivedere il finale, ancora non si è riusciti a trovare il termine adatto all’azione compiuta da Albasini per aggiudicarsi la tappa: ci starebbe “volata”, ma è ancora diminutivo, forse “rush” o magari “sparata”. Sta di fatto che lo svizzero, con quello scatto a 300 metri, ha vinto per distacco sul secondo classificato.
La tappa odierna si è disputata su un percorso tutto sommato impegnativo, anche perché il profilo altimetrico non prevedeva praticamente pianura, nonostante non ci fossero da affrontare grandi salite: in totale 7 Gran Premi della Montagna, 4 di seconda categoria (gli ultimi due consecutivi nel finale) e 3 di terza.
Partita la gara, comincia subito la lotta per andare in fuga, visto che oggi potrebbe essere la volta buona per arrivare al traguardo. Il tentativo, che poi sarà quello decisivo, è formato da: Tschopp (IAM), Meersman (Omega-Quick Step), poi raggiunti anche da Voeckler (Europcar), Dupont (Ag2r La Mondiale), Sicard (Euskaltel-Euskadi), Morkov (Saxo Bank-Tinkoff) e Barguil (Argos-Shimano). Il drappello in testa trova l’accordo e imposta un ritmo che gli consente di avere un vantaggio massimo di quattro minuti sul gruppo inseguitore, il che significa che in gruppo c’è chi ha già compreso il pericolo che i battistrada possano giocarsi la tappa.
La squadra che insiste maggiormente nell’inseguimento è quello del leader Talansky, ovvero la Garmin-Sharp, che con il passare dei chilometri, smorza il pericolo fuggitivi.
Tuttavia è sulla penultima salita di giornata, la cote de Talencieux, posta ai 20 dall’arrivo, che si accende la corsa, sia davanti che in gruppo. In testa è Thomas Voeckler che, mai domo, prova a ribellarsi al ritorno del gruppo, assieme al connazionale Hubert Dupont, poi però i due saranno raggiunti in discesa. Nel plotone sono Ulissi e Quintana a smuovere le acque, e anche se non riusciranno ad evadere, il loro tentativo fa sì che i velocisti si stacchino. Ma non è finita perché in discesa, a causa di una caduta, il gruppo maglia gialla si spezza, lasciando davanti una trentina di corridori, che nel frattempo riprendono tutti i fuggitivi; mentre uomini come Quintana e Gilbert rimangono attardati.
Sull’ultima salita, la cote de Sizeranne, ci provano prima Monfort, poi Chavanel ed infine Scarponi (che passa in prima posizione al GPM); ma tutti gli attacchi vengono rintuzzati prontamente. In discesa e nell’ultimo tratto in pianura si verificano ancora numerosi tentativo; ma per ogni attaccante che prova, c’è sempre qualcuno, lesto, pronto a chiudere.
Si arriva così a quella che sembrerebbe una volata finale: Iglinskiy, deputato a lanciare la volata a Gasparotto, si accorge di avere un vantaggio di qualche metro sul gruppo in fila, e decide di provare ad anticipare tutti, ma, prontamente, Albasini si fionda su di lui, lo passa con incredibile facilità, e si aggiudica la tappa, quasi per distacco su Iglinskiy (Astana) e Peter Velits (Omega-Quick Step). Poi troviamo Gasparotto (quarto, che avrà molto da ridire sul comportamento di Iglinskiy nel finale), Ulissi (quinto), Talansky (sesto), Bardet (settimo), Keukelaire (ottavo), Kloden (nono) e Florencio (decimo). In classifica generale non cambia nulla, e vede Andrew Talansky ancora in testa.
Domani è prevista la tappa regina della corsa a tappe francese, con l’arrivo in salita alla Montagne de Lure (14 chilometri al 6,8%): qui si deciderà la classifica generale.
Paolo Terzi.
GOSS, PROVE DI SANREMO
L’australiano dell’Orica-GreenEdge, vincitore della Classicissima nel 2011 ma reduce da una passata stagione non esaltante, grazie a una perfetta scelta di tempo nel lanciare lo sprint si impone sotto la pioggia in quel di Indicatore davanti a un brillante Manuel Belletti rimontato negli ultimi metri, a Gerald Ciolek e a Roberto Ferrari. Solo 5° il leader della generale Marc Cavendish polemico con i compagni nel dopo corsa, delusione anche per Peter Sagan che parte troppo in anticipo e scivola fino al 9° posto.
Foto copertina: Goss a pochi metri dal successo (foto Bettini)
Il tracciato della prima tappa in linea della Tirreno-Adriatico, 232 km da San Vincenzo a Indicatore, ha ricalcato quello della passata stagione caratterizzato dalle pedalabili ascese di Massa Marittima e Cantoniera Montebello nella fase iniziale e da un circuito finale completamente pianeggiante di 12 km da ripetere per 6 volte nella frazione di Arezzo, reso impegnativo oltre che dall’elevato chilometraggio anche dalla pioggia che, come accaduto nella cronosquadre inaugurale di Donoratico, ha accompagnato i corridori per tutte le 6 ore di corsa. Il primo tentativo di fuga è stato portato dopo 2 km dal belga Kevin Hulsmans (Vini Fantini), ingaggiato un anno fa dalla formazione di Luca Scinto per fare da spalla a Pippo Pozzato nelle classiche del Nord, sul quale si sono portati il trentino Cesare Benedetti (NetApp), più volte in evidenza all’ultimo Giro d’Italia, e il 23enne basco Garikoitz Bravo (Euskaltel) che hanno acquisito fino a 9′ di margine su un gruppo guidato dall’Omega-QuickStep della maglia blu Marc Cavendish, grande favorito di giornata in virtù dei 6 successi già conquistati in stagione e del precedente di un anno fa che lo vide trionfare a Indicatore davanti all’ormai ritirato Oscar Freire e a Tyler Farrar, e successivamente anche dalla Cannondale di Peter Sagan, apparso in condizioni di forma straripanti nel vittorioso Gp Camaiore e nella Strade Bianche chiusa alle spalle del compagno Moreno Moser, dalla Lotto-Belisol di André Greipel e dalla Fdj dell’emergente Arnaud Démare, voglioso di emulare quanto fatto alla Parigi-Nizza, prima che una brutta caduta lo costringesse al ritiro, dal ”gemello” Nacer Bouhanni: con una tale coalizione all’inseguimento le speranze per i tre battistrada erano ridotte al lumicino, a maggior ragione nel momento in cui Bravo, dopo aver sprintato nei due gran premi della montagna e conquistato così la maglia verde di miglior scalatore al termine della prova, si è rialzato lasciandosi riprendere da un gruppo che a 30 km dal traguardo ha riassorbito anche Benedetti e Hulsmans. In attesa dell’inevitabile volata finale si è scatenata la bagarre nei due sprint intermedi entrambi collocati all’interno del circuito di Indicatore, in cui Cavendish ha acquisito 3” di abbuono mentre di 1” è stato il bottino del suo compagno Michal Kwiatkowski, senz’altro più quotato in chiave classifica generale anche se le ascese di Prati di Tivo e Passo Lanciano che verranno affrontate nei prossimi giorni sembrano ancora ostacoli insormontabili per i suoi mezzi attuali; nel secondo sprint il primo a transitare è stato Maciej Bodnar (Cannondale), fuoriuscito dal gruppo qualche km prima con un’azione finalizzata a togliere punti ai rivali diretti di Sagan per la speciale classifica, mentre a 20 km dal traguardo ci ha provato con un tentativo apparso più che altro ad uso e consumo delle telecamere Sep Vanmarcke (Garmin), immediatamente ripreso dal plotone.
L’asfalto bagnato ha fatto sì che negli ultimi km il gruppo si allungasse molto, con la creazione di diversi buchi ininfluenti in chiave classifica generale dal momento che la giuria ha optato per la neutralizzazione dei distacchi dopo i -3 dal traguardo, e che nessuna squadra riuscisse ad organizzare un treno per il proprio velocista ad eccezione dell’Orica-GreenEdge di Matthew Goss, rimasto in ogni caso a sua volta allo scoperto a 250 metri dal traguardo: l’australiano ha atteso il momento giusto e il primo a partire è stato Sagan con a ruota Greipel ma entrambi non hanno avuto le gambe dei giorni migliori e sono rimbalzati indietro superati dapprima da un brillante Manuel Belletti (Ag2r), che si era portato nelle prime posizioni per lanciare il compagno Davide Appollonio rimasto però nelle retrovie, e quindi da Goss che negli ultimi 100 metri ha avuto la meglio sul 27enne romagnolo andando a conquistare il primo successo stagionale e, dopo un 2012 costellato di piazzamenti in cui aveva alzato le braccia solo nella tappa di Horsens al Giro d’Italia, candidandosi prepotentementemente a un ruolo da protagonista nella Milano-Sanremo che lo ha visto trionfare due stagioni fa. Dal canto suo Belletti ha difeso la piazza d’onore dall’assalto di Gerald Ciolek (Mtn-Qhubeka), sempre a suo agio in volate complicate come quella di Indicatore, di un Roberto Ferrari (Lampre-Merida) autore di una prova incoraggiante se si considera che nell’ultimo mese non aveva più corso dopo il debutto stagionale al Tour Down Under e di Cavendish, che malgrado una grande rimonta finale non è andato oltre il 5° posto e nel dopo corsa ha avuto parole piuttosto dure nei confronti dei compagni di squadra, a partire da Gert Steegmans, rei di non averlo lanciato a dovere: alle spalle del campione del mondo di Copenhagen hanno chiuso nell’ordine Démare, Greipel, la rivelazione Kristian Sbaragli (Mtn-Qhubeka), Sagan e Appollonio che ha chiuso la top ten. La classifica generale varia leggermente grazie agli abbuoni e vede Cavendish in maglia blu con 2” su Kwiatkowski, 3” su Niki Terpstra, Tony Martin e Zdenek Stybar e 14” sugli atleti della Movistar tra cui i nostri Giovanni Visconti ed Eros Capecchi: anche la terza tappa, 190 km da Indicatore a Narni Scalo, dovrebbe essere dedicata agli sprinter che però dovranno superare indenni lo strappo di Todi a 53 km dal traguardo e quello di Madonna Scoperta ai -20.
Marco Salonna
07-03-2013
marzo 8, 2013 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
PARIS-NICE
Lo svizzero Michael Albasini (Orica – GreenEDGE) si è imposto nella quarta tappa, Brioude – Saint-Vallier, percorrendo 199,5 Km in 4h55′41″, alla media di 40,482 Km/h. Ha preceduto allo sprint il kazako Iglinskiy e lo slovacco Peter Velits. Miglior italiano Enrico Gasparotto (Astana Pro Team), 4°. Lo statunitense Andrew Talansky (Garmin – Sharp) è ancora leader della classifica, con 3″ sull’ucraino Grivko e 4″ su Velits. Miglior italiano Gasparotto, 11° a 15″.
TIRRENO-ADRIATICO
L’australiano Matthew Harley Goss (Orica – GreenEDGE) si è imposto nella seconda tappa, San Vincenzo – Indicatore, percorrendo 232 Km in 5h48′41″, alla media di 39,558 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Manuel Belletti (AG2R La Mondiale) e il tedesco Ciolek. Il britannico Mark Cavendish (Omega Pharma – Quick Step) è ancora leader della classifica, con 2″ sul polacco Kwiatkowski e 3″ sull’olandese Terpstra. Miglior italiano Giovanni Visconti (Movistar Team), 6° a 14″.
OMEGA, STILL VERY QUICK
Trascinata da un impressionante Tony Martin la compagine belga domina la cronosquadre di Donoratico con 11” sulla sorprendente Movistar, 16” sulla Bmc di Cadel Evans, 19” su una positiva Cannondale e 20” sull’Astana di Vincenzo Nibali e conquista la leadership della generale con Marc Cavendish. Tengono botta il Team Sky di Chris Froome e la Saxo-Tinkoff di Alberto Contador, distacco pesante per la Katusha di Joaquim Rodríguez.
Foto copertina: l’Omega va veloce anche sotto l’acqua (foto Bettini)
Si è aperta per il secondo anno consecutivo con una cronosquadre di 16,9 km da San Vincenzo a Donoratico un’edizione della Tirreno-Adriatico che forse come mai avvenuto in passato presenta al via, ad eccezione dei soli Bradley Wiggins, Tom Boonen e Philippe Gilbert, tutti i big del ciclismo internazionale. Per quanto riguarda la classifica generale il campione uscente Vincenzo Nibali (Astana), forse non al 100% della condizione avendo come grande obiettivo stagionale il Giro d’Italia ma comunque protagonista nella recente Roma Maxima, dovrà vedersela con un Alberto Contador (Saxo-Tinkoff) al debutto nella Corsa dei Due Mari, con il dominatore della classifica del World Tour 2012 Joaquim Rodríguez (Katusha), che avrà al fianco il fedelissimo Daniel Moreno, e con un Chris Froome (Team Sky) mai così in palla in passato in questo periodo dell’anno e supportato dagli emergenti colombiani Sergio Henao e Rigoberto Urán, senza dimenticare Domenico Pozzovivo (Ag2r), Bauke Mollema (Blanco), Cadel Evans (Bmc), Moreno Moser (Cannondale), Samuel Sánchez (Euskaltel), Daniel Martin (Garmin), Damiano Cunego (Lampre-Merida), Juan José Cobo (Movistar), Tony Martin (Omega-QuickStep) e l’incognita Andy Schleck (RadioShack), che fin qui ha abbandonato in quasi tutte le gare cui ha preso il via, pronti ad inserirsi: ai successi parziali e ad affinare la condizione per l’imminente Milano-Sanremo punteranno invece atleti del calibro di Rinaldo Nocentini (Ag2r), Lars Boom (Blanco), Thor Hushovd e Taylor Phinney (Bmc), Peter Sagan (Cannondale), Arnaud Démare (Fdj), Tyler Farrar (Garmin), Luca Paolini (Katusha), Roberto Ferrari e Filippo Pozzato (Lampre-Merida), Andre Greipel (Lotto-Belisol), Giovanni Visconti (Movistar), Matthew Goss (Orica-GreenEdge), Fabian Cancellara (RadioShack), Daniele Bennati (Saxo-Tinkoff), Marco Marcato e Grega Bole (Vacansoleil), Francesco Chicchi e Mauro Santambrogio (Vini Fantini) e il campione mondiale di Copenhagen Marc Cavendish (Omega-QuickStep), che si è già imposto per 6 volte in questo avvio di 2013.
Proprio il velocista dell’isola di Man è il primo leader di questa Tirreno-Adriatico grazie a una prova maiuscola dell’Omega-QuickStep che ha trionfato sotto una pioggia battente, che comunque non ha influito sul risultato finale essendo rimasta costante per tutte le formazione in gara, facendo segnare il miglior tempo già al rilevamento posto al km 7,9 e incrementando il vantaggio nei lunghi rettilinei in leggera discesa che dalla località Castagneto Carducci portavano al traguardo in cui un Tony Martin in eccezionale condizione di forma, come dimostrato alla recente Volta ao Algarve, ben supportato da altri passisti di alto livello come Michal Kwiatkowski, Zdenek Stybar, Niki Terpstra e lo stesso Cavendish ha trascinato la formazione belga che ha chiuso con il tempo di 19′24”: 2a a 11” si è piazzata a sorpresa la Movistar, non certo tra le più quotate al via pur potendo contare sul vicecampione spagnolo a cronometro Jonathan Castroviejo, sul neoacquisto britannico Alex Dowsett e su un Visconti a sua volta spesso a suo agio contro il tic tac e 3a a 16” e forse leggermente al di sotto delle aspettative la Bmc di Taylor Phinney e Cadel Evans, che ha comunque guadagnato terreno sugli avversari diretti per la classifica generale in cui si è imposto nel 2011: ottima invece la prova della Cannondale di Sagan e Moser 4a a 19” e positiva, malgrado qualche secondo perso in avvio a causa di una caduta di Dmitriy Gruzdev che ha rischiato di coinvolgere anche Nibali, quella dell’Astana che oltre al siciliano può contare su Janez Brajkovic e su un Fredrik Kessiakoff spesso in evidenza nelle prove contro il tempo della passata stagione e che ha chiuso 5a a 20”, facendo meglio rispetto a un’Orica-GreenEdge che schierava per sette ottavi la stessa formazione che si era imposta un anno fa a Donoratico ma che non è andata oltre un deludente 6° posto con un distacco di 24”. Per quanto riguarda le altre il Team Sky, che se si eccettua Froome e il campione italiano a cronometro Dario Cataldo non ha grandi specialisti al via, ha chiuso 7a a 25”, la Saxo Bank-Tinkoff, calata notevolmente nel finale dopo un buon avvio, 8a a 29”, la Lampre-Merida autrice di una prova convincente grazie soprattutto ad Adriano Malori ma anche a un Pozzato in eccellenti condizioni 9a a 35”, una RadioShack cui l’impegno di Cancellara non è bastato a colmare le lacune dei compagni di squadra, a partire da Andy Schleck che si è staccato poco oltre metà percorso, 10a a 36”, la Katusha di Rodriguez, che pure in passato aveva saputo esaltarsi in questo tipo di prove pur essendo priva di veri e propri cronomen, solo 13a a 44” e l’Euskaltel di Samuel Sanchez, tradizionalmente non a suo agio nelle cronosquadre, 22a e ultima a 1′06” a pari merito con la Vini Fantini. In classifica generale Cavendish guida con lo stesso tempo dei Martin, Kwiatkowski, Stybar e Terpstra e sarà l’uomo da battere nella prima tappa in linea, 232 km da San Vincenzo a Indicatore lungo lo stesso tracciato della passata stagione, caratterizzato da un circuito finale pianeggiante di 12 km da ripetere per 6 volte, in cui il britannico si impose allo sprint davanti a Óscar Freire e Tyler Farrar.
Marco Salonna
THE BIG TALANSKY
Lo statunitense Andrew Talansky trionfa nella terza tappa della corsa francese, disputata interamente sotto una pioggia battente. Il corridore della Garmin-Sharp anticipa di pochi centimetri il nostro Davide Malacarne (Europcar) e lo spagnolo Gorza Izaguirre Insausti (Euskaltel-Euskadi). Cambio della guardia in classifica generale, con Elia Viviani attardato sul traguardo e spodestato dallo stesso Talansky
Foto copertina: l’esultanza di Talansky sul traguardo (foto Bettini)
Tappa interessante quella odierna alla Parigi-Nizza, la quale ha offerto i primi spunti sugli atleti che puntano alla classifica generale. Ha detto per esempio che corridori come Gesink, Fuglsang e Menchov, giunti sul traguardo con un minuto di ritardo, difficilmente potranno ribaltare una situazione che ora si fa per loro sempre più difficile.
Questa terza tappa partiva da Chatel Guyon per arrivare, dopo 170 chilometri, a Brioude e prevedeva una côte di seconda categoria a 15 chilometri dall’arrivo, possibile trampolino di lancio per qualche volenteroso, anche perché i successivi chilometri sarebbero stati in discesa o comunque in un falsopiano tendente a scendere.
Subito dopo la partenza ci provano in quattro corridori: Keizer (Vacansoleil-DCM), Minard (Ag2r La Mondiale), Christiansen (Saxo Bank-Tinkoff) e Vuillermoz (Sojasun); e come accaduto nelle tappe precedenti, il primo tentativo è quello buono, e la fuga prende il largo riuscendo a guadagnare circa quattro minuti sul gruppo.
Tuttavia la tappa è ancora lunga, per di più da correre sotto la pioggia battente, e quindi la Cannondale, che ha l’onere di controllare la corsa essendo la proprietaria della maglia gialla, se la può prendere comoda, entrando in azione con un paio di corridori addirittura a 60 chilometri.
Successivamente coadiuvata anche dalla Omega-Quick Step (anche Boonen a tirare il gruppo), il distacco inizia immediatamente a diminuire, fino ad azzerarsi quando mancano 25 chilometri all’arrivo.
Come si era detto il punto più importante della frazione era la Cote de Mauvagnat, salita lunga 3 chilometri, di sicuro non durissima, tuttavia il passo imposto dal Team Sky screma il gruppetto principale ad una quarantina di unità. Ma se non è la salita a dare spettacolo, ci pensa la discesa, che con il bagnato diventa doppiamente complicata. All’inizio ci provano Grivko (Astana) e Kirienka (Sky), eppure il bielorusso esagera nel tirare i freni e ruzzola per terra.
Alla fine della discesa si ritrovano in testa quattro corridori e oltre a Grivko, ci sono: Bardet, Lopez, Malacarne, Izaguirre; poi raggiunti anche da Talansky e Porte.
I sette arrivano all’ultimo chilometro con il gruppo che sembra in grado di chiedere il gap che si aggira intorno ai 6/7 secondi. Ma a quel punto, pensando alla generale, si mette in testa Richie Porte che tira il gruppetto fino alla volata finale, togliendo la possibilità agli inseguitore di acciuffare i battistrada. La volata vede i corridori in testa spargersi sull’intera carreggiata, ma il più fresco è Andrew Talansky, che infila tutti gli altri, alza le braccia e vince la tappa. In seconda posizione giunge un ottimo Davide Malacarne fin troppo generoso, però, nelle fasi antecedenti alla volata; mentre in terza si classifica Izaguirre Insausti. Gli altri fuggitivi arrivano, in ordine: Lopez (quarto), Porte (quinto), Bardet (sesto) e Grivko (settimo). Il gruppo inseguitore giunge a 7 secondi regolato da Hivert (Sojasun) che si piazza in ottava posizione, precedendo Gasparotto e Bouet. Presenti in questo gruppetto anche Ulissi, Westra, Peraud, Spilak, Kloden, Quintana e Van Garderen.
Domani altra tappa interessante che può risultare di complicata previsione: le numerose salite presenti sul percorso (tutte di 3a e 2a categoria) potrebbero favorire una fuga da lontano, ma l’ultimo GPM, a 8 chilometri dall’arrivo, potrebbe spingere qualche big all’attacco.
Paolo Terzi
06-03-2013
marzo 7, 2013 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
PARIS-NICE
Lo statunitense Andrew Talansky (Garmin – Sharp) si è imposto nella terza tappa, Châtel-Guyon – Brioude, percorrendo 170,5 Km in 4h06′15″, alla media di 41,543 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Davide Malacarne (Team Europcar) e lo spagnolo Izagirre Insausti. Talansky è il nuovo leader della classifica, con 3″ sull’ucraino Grivko e su Malacarne.
TIRRENO-ADRIATICO
La formazione belga Omega Pharma – Quick Step si è imposta nella prima tappa, cronometro a squadre San Vincenzo – Donoratico, percorrendo 16,9 Km in 19′24″, alla media di 52,268 Km/h. Ha preceduto di 11″ la spagnola Movistar Team e di 16″ la statunitense BMC Racing Team. Miglior formazione italiana la Cannondale Pro Cycling Team, 4a a 19″. La prima classifica vede in testa il britannico Mark Cavendish (Omega Pharma – Quick Step), con lo stesso tempo del tedesco Martin e del polacco Kwiatkowski. Miglior italiano Giovanni Visconti (Movistar Team), 6° a 11″.
TROFEJ UMAG – UMAG TROPHY
Lo sloveno Aljaz Hocevar (Adria Mobil) si è imposto nella corsa croata, circuito di Umag, percorrendo 80 Km in 2h04′30″, alla media di 38,554 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Landa e il tedesco Auer. Unico italiano in gara Marco Benfatto (Continental Team Astana), 4°.
BOUHANNI KO, VIVIANI OK… MA KITTEL DI PIÚ!
Marcel Kittel (Argos-Shimano) trionfa nella seconda tappa della Parigi-Nizza con arrivo allo sprint. Il tedesco infila, in ordine, Elia Viviani (Cannondale) e Leigh Howard (Orica-Greenedge). Viviani si consola indossando la maglia gialla dopo che Bouhanni, padrone della classifica fino a pochi chilometri dall’arrivo, ha dovuto abbandonare la corsa per una brutta caduta.
Foto copertina: Viviani in maglia gialla (foto AFP)
Seconda tappa, e seconda volata. Anche oggi i velocisti e le loro squadre hanno portato al traguardo il gruppo compatto per poi confrontarsela tra di loro. E dire che tra brutto tempo e pioggia, sembrava che la tappa potesse prendere una piega diversa, ma come abbiamo detto gli squadroni hanno dettato la loro legge e non c’è stato nulla da fare.
Erano 200, i chilometri che si dovevano compiere in questa frazione; con partenza da Vimory ed arrivo a Cerilly. Questo percorso proponeva tanta pianura e qualche saliscendi, troppo morbidi, però, per infastidire qualche velocista; ma all’arrivo i corridori, e soprattutto coloro che avrebbero dovuto lottare per la vittoria, si son trovati gli ultimi 400 metri in dolce ascesa, rendendo la volata ancor più estenuante.
In avvio di tappa provano la fuga in tre corridori: Smukulis (Katusha), Boeckmans (Vacansoleil-DCM), e Christensen (Saxo Bank-Tinkoff). Ma questo tentativo, causa forte vento contrario, prima si sfalda e poi si rialza, facendosi così assorbire dal gruppo. E dopo circa due ore di corse trascorse a velocità amatoriale, parte il tentativo che contraddistinguerà la tappa, composto da quattro corridori: Romain Feillu e De Gendt (Vacansoleil-DCM, che manda in una fuga dispendiosa i suoi leader, rispettivamente per le volate e per la classifica; ma per quale motivo?), Bouet (Ag2r La Mondiale) e Astarloza (Euskaltel-Euskadi). Il quartetto riuscirà a guadagnare circa 4 minuti sul gruppo, ma quando entrano in azioni i gregari dei velocisti, il vantaggio cala drasticamente, fino al ricongiungimento che avviene a 45 chilometri dall’arrivo. Nel frattempo, in gruppo, erano occorse alcune cadute, e una di queste aveva avuto come protagonista la maglia gialla Bouhanni, che all’uscita da una curva ha perso l’equilibrio ed è caduto picchiando il mento, ed è stato obbligato al ritiro.
Con gli ultimi chilometri da affrontare sotto la pioggia, il gruppo imprime un’andatura a scatti, dipendente dalla squadra che dettava il ritmo; ma il plotone non si spezza e si mantiene compatto.
Si giunge così allo sprint finale con più squadre che ruotano nel gestire la situazione, e fra queste, la Cannondale, l’Argos-Shimano e la FDJ.
Negli ultimi 500 metri è Andrea Palini (Lampre-Merida) che conquista la testa del gruppo, con Petacchi alla sua ruota; il bresciano lascia il suo capitano a 300 metri, troppo lontano, ma AleJet non tira i freni, anzi, e comincia un’accelerazione suicida. Gli avversari non impiegano molto spazio a saltare lo spezzino, anche perché la strada è in salita, in primis Geoffrey Soupe, ma anch’esso è costretto a cedere a causa della rimonta di Marcel Kittel, che uscito al momento buono, vince senza concedere rimonta agli avversari. Sul podio si piazzano Elia Viviani (Cannondale) e Leigh Howard (Orica-Greenedge). Finiscono nella Top Ten: Bozic (quarto), Dumoulin (quinto), Meersman (sesto), Feillu (settimo dopo la “strana” fuga). Debusschere (ottavo), Rojas Gil (nono) e Gallopin (decimo).
Per il ritiro di Nacer Bouhanni, cambia il capoclassifica, ora capitanata da Elia Viviani.
Domani tappa interessante con la Cote de Mauvagnat (3 chilometri al 6,7%), posta a 15 chilometri dall’arrivo, che potrebbe togliere dai giochi qualche velocista non avvezzo alla salita.
Paolo Terzi