FIANDRE 2013, L’ARTE DELLA GUERRA. FABIAN FA BIS, SAGAN COLPITO E (NON) AFFONDATO

marzo 31, 2013 by Redazione  
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Cancellara mette nel carniere il suo secondo Giro delle Fiandre. Nel 2010 l’impallinato era stato il campione di casa, Tom Boonen, oggi messo fuori gioco da una caduta e dunque impossibilitato a bissare il successo conseguito l’anno scorso. Stavolta a finire dietro all’elvetico è stato il non meno atteso Sagan, al quale va riconosciuto il fatto di esser riusciuto a tenere nella sconfitta e a non affondare. Tra gli italiani si salvano solo Selvaggi e Paolini, il primo in ordine d’arrivo è Oss mentre delude Pozzato.

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Foto copertina: Cancellara e Sagan sul Paterberg (foto AFP)

Qualcuno disse che il Giro delle Fiandre è un “gioco di guerra”. Una guerra che si può vincere con una singola giocata, anche se articolata in un uno-due pugilistico semplice e spietato. Così è stato per il Fiandre 2013, che si potrebbe riassumere in una sola azione implacabile: Cancellara che esegue puntualmente ciò che tutti sapevano avrebbe fatto, esponendosi al rischio di una reazione fatale da parte dell’unico rivale, altrettanto prevedibilmente Peter Sagan; ma il colpo di Cancellara è stato decisivo e perfetto.
Gli altri contendenti, a grandi linee, abdicano (con la sola eccezione della Lotto che raccoglie un meritato podio). Come in un apologo giapponese, le sorti della guerra vengono affidate interamente alla sfida tra due samurai. E dopo una lunga attesa la sfida si risolve in due soli colpi di katana: Cancellara sferra un poderoso fendente, Sagan para, Fabian lo trafigge con un affondo che coglie il bersaglio nell’ultimo istante disponibile.

La velocità, complice il bel tempo, è da subito sostenuta, e prestissimo comincia il computo delle vittime eccellenti di quella guerra di trincea che si combatte soprattutto nelle fasi interlocutorie, nella pancia del gruppo, o in mezzo alle ammiraglie: è la guerra delle rotture meccaniche, delle cadute, delle forature. Il caso ne è il sovrano assoluto, il proiettile vagante della malasorte può colpire il combattente più valoroso, anche se certo la distrazione e l’imprudenza espongono maggiormente al rischio. Dopo 19km, il campione in carica, l’eroe del pavé, Tom Boonen, cade malamente mentre si muove tra le ammiraglie, e le ferite lo costringono al ritiro.
Diciamo subito che l’assenza di Boonen si noterà. Gli assenti hanno sempre torto, e non c’è controprova, ma l’impressione è che Tom avrebbe introdotto una componente imprevista al duello tra i due campioni svizzero e slovacco. È più che probabile, diciamo pure quasi certo, che il più forte avrebbe vinto comunque, e perfino a maggior ragione: e il più forte, senza ombra di dubbio, era Fabian Cancellara. Nondimeno il campione in carica non avrebbe esitato a dar fuoco alle polveri ben prima della penultima ascesa.

L’elenco dei caduti, in senso metaforico o letterale, comprende tra i nomi illustri anche Sep Vanmarcke (peraltro non in formissima), ai 95km dalla fine; Geraint Thomas, formalmente capitano del Team Sky, a una trentina dall’arrivo, prima del penultimo Paterberg. Poco dopo, alle prime rampe di questo stesso muro, Flecha rompe la bicicletta e vede sfuggirgli la gara. Merita invece una menzione d’onore il soldato Kevin Hulsmans, che si improvvisa “medico di campo”, o meccanico fuori di metafora: quando Gatto fora in un momento critico, prima del secondo Oude Kwaremont, Hulsmans gli passa la propria ruota cambiandola a tempo di record. Collaborerà poi al rientro in gruppo, e il suo prezioso supporto cesserà nel finale solo per… una foratura!

La classica fuga del mattino non vede elementi di spicco, mentre sul Molenberg – poco prima di metà gara – prende consistenza un’azione che effettivamente connoterà il resto della gara. Poco più di una scaramuccia, una guerriglia di disturbo diciamo: visto che protagonista ne è un degnissimo André Greipel potremmo battezzarla “Gorilla Guerrilla”. La Lotto comincia la propria disperata battaglia, una carica di cavalleria contro i carri armati: ma oltre all’onore delle armi, raccoglieranno un riconoscimento concreto nell’affiancare sul podio i due fenomeni oggi protagonisti. Infatti dopo una ventina di minuti Sieberg raggiungerà Greipel, animando ulteriormente la fuga, i cui resti costituiranno più avanti il punto d’appoggio per l’attacco in anticipo di Roelandts.

In questa fuga, sulle piste di Greipel, si affacciano anche un paio di Europcar, ma in generale tutto il contributo francese alla gara è stato volenteroso quanto assolutamente velleitario. Entra qui nell’avanscoperta anche Kwiatkowski, la cui prestazione sarà invece tutt’altro che velleitaria, visto che il polacco resterà incredibile protagonista per i successivi 110-120km. Un “ultimo soldato” rintanato a difendere la sua buca nella giungla, mentre il suo esercito, la poderosa Omega-Quickstep, si lascia affondare tristemente.

Per chilometri e chilometri di muri e pavé non ci sarà praticamente più nulla da segnalare, se non il mostruoso lavoro della Radioshack, e nella fattispecie di Rast, Roulston, Devolder, Popovych – titanico. Andatura eclatante con lo sporadico contributo di una comunque ottima Cannondale, tenendo la fuga sempre a tiro, e ammazzando fino al momento chiave una gara tutt’altro che facile da controllare, presa qui in pugno e stritolata fino alla noia. Ma questo era esattamente quello che Cannondale e Radioshack dovevano fare. Le truppe schierate per poter inscenare il grande duello finale.

Si possono citare uno spunto di Offredo sul primo Kwaremont, un più concreto attacco di un ardito Selvaggi nei tratti in pavé dopo il Koppenberg (con Minard), che porterà l’italiano a condividere la testa della corsa con Kwiatkowski dopo il penultimo Paterberg… ma sono episodi. Gesta eroiche senza costrutto.
Più decisiva, ma solo per un uomo, la “sortita napoleonica” in corrispondenza del secondo Patersberg: ben tre francesi (Turgot, di nuovo Offredo e S. Hinault) a scortare Tjallingi e, quel che più conta, Roelandts, che andrà a – per così dire – rimpiazzare Selvaggi nel fare da testa di ponte, e testa della corsa, assieme a Kwiatkowski.

Quel che è davvero degno di nota è… l’assenza di altre azioni degne di nota. La robusta corazzata BMC, l’impressionante moloch Sky, anche se deprivato di Thomas, la stessa Omega che senza Boonen poteva vantare un Chavanel visto in grandissima forma, come anche Vanderbergh, e poi Langeveld della Orica, Boom della Blanco, Haussler della IAM, a quanto pare tornato competitivo. Tutti uomini in formissima, che arriveranno nei dieci o giusto a ridosso. È mai possibile che nessuno di loro abbia provato l’assalto all’arma bianca, l’aggiramento inatteso, l’imboscata? Tutti sapevano quel che sarebbe successo di lì a poco, ed è successo appunto quel che tutti quanti, indovini o strateghi, pronosticavano da tempo.

Sull’ultimo Kwaremont Cancellara apre il gas. Restano in gara lui e Sagan. Timida e inconsistente la reazione dei nomi roboanti come Boasson Hagen o del cavallino Chavanel. Gatto si vedrà sullo sfondo a condurre l’inseguimento del gruppo, ma, in termini tattici, ormai il gruppo è solo uno stuolo di vittime di guerra. Per quanto riguarda la vittoria, morti che pedalano.
Qualche pallida chance solo per chi ha anticipato: il monumentale soldato Kwiatkowski, poi fermato ad aiutare capitan Chacha (i duri ordini dei generali che sacrificano gli eroi della trincea), e Roelandts, che si accoda al duo di campionissimi.

Sagan dà qualche cambio, ma con molta parsimonia. Patersberg. Cancellara apre il gas. Se Peter ne avesse, contrattacco e addio Fabian. Ma Peter è al gancio. Se Peter resistesse, chissà poi il finale. Ma Peter non resiste. Negli ultimi venti metri Cancellara sempre seduto spalanca un abisso. È il colpo del ko. Tutti sanno che Fabian tornerà in vista solo per ritirare il premio in cima al podio.
Qui il capolavoro di Sagan: non affondare. Si volta, vede Roelandts, si alleano. Il gruppo li tallona, ma i due stringono i denti all’impossibile, con corretta e inevitabile prevalenza di trenate dello slovacco. Paolini si danna tirando per portare a podio Kristoff, che infatti vincerà la volata dei battuti (il norvegese buono di oggi, dispersi Boasson e Hushovd).
È durissima lottare così quando la vittoria se n’è andata. Lottare con una katana infilata mortalmente tra le costole. Ma Sagan lo fa (e Roelandts pure).
È podio, un podio bellissimo per cui vale perfino la pena, con modestia, di esultare, come fa Peter alzando appena un pugno, ben lontano dall’amarezza di Sanremo. Sul podio indicherà Fabian: il più forte è lui. Il più forte ha vinto, e sembra incredibile che questo sia solo il suo secondo Fiandre.

Questa la top ten:
1 Fabian Cancellara (Swi) RadioShack Leopard 6:06:01
2 Peter Sagan (Svk) Cannondale Pro Cycling 0:01:27
3 Jurgen Roelandts (Bel) Lotto Belisol 0:01:29
4 Alexander Kristoff (Nor) Katusha 0:01:39
5 Matthieu Ladagnous (Fra) FDJ
6 Heinrich Haussler (Aus) IAM Cycling
7 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
8 Sébastien Turgot (Fra) Team Europcar
9 John Degenkolb (Ger) Team Argos-Shimano
10 Sebastian Langeveld (Ned) Orica-GreenEdge

Oss miglior italiano dodicesimo, poteva forse fare di più, ma Van Avermaet l’avrà voluto vicino (per fare settimo?). Gatto, altro ottimo italiano e comunque bravo, vista anche la sfortuna e la fatica del recupero, sarà quindicesimo. Pozzato impalpabile e deludente.

Gabriele Bugada

POCHI ITALIANI, MA BUONI: LASCA FA SUA LA RIOJA

marzo 31, 2013 by Redazione  
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Solo due portacolori azzurri in terra iberica per la classica della Rioja 2013, pochi ma buoni, visto il risultato finale che ha visto Francesco Lasca, della Caja Rural, centrare la prima vittoria stagionale. Alle sue spalle Matthews e Hanson.

Foto copertina: Francesco Lasca festeggia la vittoria nella corsa spagnola (www.marca.com)

Corsa povera, in termini economici e di partecipanti la versione 2013 della Vuelta a La Rioja, un centinaio di corridori tra i quali due soli italiani, ma come dice il detto “pochi ma buoni!” E’ infatti un azzurro ad aggiudicarsi la quinta edizione in tappa unica della corsa iberica, dopo sei anni in cui si suddivideva in più tappe. Si tratta di Francesco Lasca, atleta della Caja Rural, che riesce a scrivere, per la prima volta, un nome italiano nell’albo d’oro della corsa. Compiuti gli anni venerdì, il venticinquenne di Osimo, ha battuto nella volata finale il ben più quotato Matthews, corridore della Orica GreenEdge attiva fin dalle prime fasi di gara nell’intento di aggiudicarsi la corsa. Dapprima è il loro uomo Albasini a tentare la fuga, poi è tutta la squadra ad impegnarsi nel chiudere sul tentativo di Moreno, Corti, Larrinaga, Villegas, Arguelyes e Mas, cosa che riesce in appena quaranta chilometri, siamo alla fine della salita di Elciego e davanti ci sono tutti gli uomini migliori come Karpets e Valverde, Astarloza, Lobato e tutti gli uomini della Orica che sfruttando l’allungamento del gruppo riescono a guadagnare ben 45” prima che fossero Caja Rural e Colombia a chiudere nuovamente.
Ancora Orica con Albasini e poi la Movistar con Gutierrez provano timidamente ad evadere dal gruppo senza fortuna, la corsa si incanala allora verso l’epilogo più scontato in volata. Il resto è storia con il giovane Lasca, rallentato nel finale da una foratura, a battere avversari più quotati come Matthews, secondo, e Hanson (Optum) terzo, ancora Optum e Orica giù dal podio con Young e Impey.

Andrea Mastrangelo

SPILAK, WINNING IN THE (GP INDU)RAIN

marzo 31, 2013 by Redazione  
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Al termine di una fuga di 150 km dapprima in compagnia di altri 11 atleti e in solitudine negli ultimi 40 lo sloveno della Katusha, tradizionalmente a suo agio con avverse condizioni atmosferiche, si aggiudica sotto la pioggia la corsa dedicata al campione navarro davanti al redivivo Igor Antón, mai così competitivo negli ultimi due anni, a Peter Stetina e al favorito della vigilia Alejandro Valverde. In casa Italia brillanti prove di Giampaolo Caruso 5° e Daniele Ratto 9°.

Foto copertina: Spilak al traguardo del GP Indurain (www.as.com)

La 45a edizione del Gp Miguel Indurain, in precedenza Gp Navarra prima di assumere nel 1999 l’attuale denominazione dedicata al fuoriclasse di Pamplona che peraltro era riuscito a imporsi ancora giovanissimo nel 1987, si è disputata lungo il tradizionale percorso di 179,3 km con partenza e arrivo a Estella infarcito di salite, con il gpm di 1a categoria di Alto de Gurguillano ai -55 dalla conclusione, altre quattro ascese di 2a categoria e lo strappo finale di un km verso la Basilica de Puy in cima al quale era posto il traguardo. Tra i protagonisti al via, molti dei quali saranno in scena anche nel prossimo Giro dei Paesi Baschi in programma dal 1° al 6 di aprile, i nomi più attesi erano quelli di Alejandro Valverde (Movistar), a caccia di una rivincita dopo la caduta che lo ha costretto al ritiro in un Giro di Catalogna che con ogni probabilità avrebbe fatto suo e spalleggiato dai compagni Juan Josè Cobo, Rui Alberto Faria da Costa e Beñat Intxausti, e un Samuel Sánchez (Euskaltel), supportato da Igor Antón, Mikel Nieve e dai fratelli Jon e Gorza Izagirre, apparso in netta crescita di condizione nelle ultime tappe della Tirreno-Adriatico e voglioso di bissare il successo del 2011: accanto a loro Giampaolo Caruso, migliore degli italiani un anno fa nella corsa vinta dal suo compagno Daniel Moreno qui assente, e Alexandr Kolobnev (Katusha), Tom Danielson, Peter Stetina e Andrew Talansky (Garmin), Chris Sørensen, Nicolas Roche e Roman Kreuziger (Saxo-Tinkoff) e Daniele Ratto e Cristiano Salerno (Cannondale).
Proprio il 28enne di Imperia, già più volte all’attacco al Giro di Catalogna il che gli ha consentito di aggiudicarsi la classifica di miglior scalatore, è stato tra gli animatori della fuga nata dopo 25 km che ha deciso la corsa e comprendente Simon Spilak (Katusha), Rohan Dennis (Garmin-Sharp), Intxausti and Javier Moreno (Movistar), Mikel Landa (Euskaltel), Wilson Marentes (Colombia), Karol Domagalski (Caja Rural), Jesse Anthony (Team Optum), Igor Merino (Euskadi), Juan Chamorro and Ever Rivera (472-Colombia) che hanno acquisito fino a 8′30” di vantaggio su un gruppo che ha tardato a reagire con le corazzate Katusha, Movistar ed Euskaltel rappresentate da atleti di alto spessore nel gruppo di testa e la sola Saxo-Tinkoff che ha tentato di chiudere ma senza successo, anche perchè il susseguirsi delle salite e la pioggia caduta lungo gran parte del percorso hanno reso ancor più complicato l’inseguimento: a 70 km dal traguardo Spilak e Intxausti, sulla carta i più quotati tra i fuggitivi, hanno preso il largo insieme al sorprendente Dennis, 22enne australiano conosciuto soprattutto per le sue doti di cronoman che gli hanno consentito di aggiudicarsi due campionati mondiali dell’inseguimento a squadre su pista, ma lungo la scalata dell’Alto de Lezaun, la cui vetta era posta ai -37 dalla conclusione, lo sloveno ha intuito che i due compagni d’avventura non erano più in grado di dargli una mano e li ha lasciati sul posto proseguendo con un ritmo impressionante fino al traguardo che taglierà in perfetta solitudine, mentre Intxausti e Dennis verranno ripresi e staccati dal gruppo al pari del resto della fuga iniziale: arriva dunque il secondo successo consecutivo della Katusha al Gp Indurain nonchè il terzo in carriera per Spilak dopo una tappa al Giro di Slovenia 2009 e una tappa, anch’essa disputata sotto una pioggia battente, e la classifica generale del Giro di Romandia del 2010 quando correva per la Lampre e non è un caso che questo atleta dotato di ottime qualità sia a cronometro che in salita abbia sempre dato il meglio nella parte iniziale della stagione caratterizzata da condizioni meteo spesso difficili mentre non si sia mai ripetuto su quei livelli nei mesi più caldi dell’anno.
La corsa dei battuti ha visto prevalere Igor Antón, autore forse della sua migliore prestazione da quasi due anni a questa parte: lo scalatore basco, che dopo la vittoria in cima allo Zoncolan al Giro 2011 non era più riuscito a ripetersi a quei livelli al di là del successo di Bilbao nella Vuelta dello stesso anno e del 9° posto nella classifica generale della corsa a tappe iberica della passata stagione, si è avvantaggiato nel finale in compagnia di Peter Stetina (Garmin-Sharp), già brillante al Giro di Catalogna in cui è stato fondamentale per il successo di Daniel Martin, e lo ha battuto in cima allo strappo verso la basilica de Puy chiudendo a 1′32” da Spilak con lo statunitense 3° a 1′34” e Valverde solo 4° a 1′49” con a ruota Caruso, che si conferma il migliore degli italiani in questa corsa e che insieme ad Alberto Losada 8°, Angel Vicioso 10° ed Eduard Vorganov 11° completa una grande prestazione di squadra della Katusha; 6° ha invece chiuso Kreuziger davanti alla sorpresa di giornata Danail Petrov (Caja Rural) e 9° un convincente Daniele Ratto che si conferma in ottima forma, mentre la grande delusione di giornata è stato Samuel Sánchez che si è staccato molto lontano dal traguardo e ha chiuso 39° a 9′18” ma probabilmente si è risparmiato per dare il meglio di sè al Giro dei Paesi Baschi in cui andrà alla caccia del bis dopo essersi imposto un anno fa per la prima volta nella classifica generale.

Marco Salonna

SELIG PORTA A CASA LA VOLTA LIMBURG CLASSIC

marzo 31, 2013 by Redazione  
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Il tedesco Rudiger Selig trionfa alla Volta Limburg Classic anticipando il nostro Sonny Colbrelli, terzo Paul Martens.

Foto copertina: la volata che ha deciso la corsa olandese (foto Bettini)

Gara gradevole, grazie ad un frazionamento iniziale che aveva visto avvantaggiarsi un drappello con anche grossi nomi sul resto del gruppo. Avvenuto il riassorbimento a 70 km dalla fine, parte un altro tentativo di fuga, composto da Luc Hagenaars (Metec), Marco Canola (Bardiani-CSF), Maurits Lammertink (Vacansoleil-DCM), Bram Tankink (Blanco) e Timofey Kritskiy (Katusha). Il gruppo riesce a fatica a riassorbire tutti i componenti del drappello di testa – ultimi a mollare Lammertink e Tankink, ripresi in vista del traguardo – e a far quindi partire la volata. A dominare lo sprint è stato il portabandiera della formazione russa, riuscendo a prevalere su un Sonny Colbrelli visto oggi, come negli ultimi periodi, in un buono stato di forma. Chiude il podio Paul Martens.
Per il tedesco primo successo stagione, quinto assoluto in carriera.

Lorenzo Alessandri
Twitter @LorenzoAleLS7

30-03-2013

marzo 31, 2013 by Redazione  
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GP MIGUEL INDURAIN

Lo sloveno Simon Spilak (Katusha Team) si è imposto nella corsa spagnola, circuito di Estella, percorrendo 179,3 Km in 4h50′46″ alla media di 36,999 Km/h. Ha preceduto di 1′32″ lo spagnolo Antón Hernández e di 1′34″ lo statunitense Stetina. Miglior italiano Giampaolo Caruso (Katusha Team), 5° a 1′49″.

VOLTA LIMBURG CLASSIC

Il tedesco Rüdiger Selig (Katusha Team) si è imposto nella corsa olandese, circuito di Eijsden, percorrendo 196 Km in 4h55′46″ alla media di 39,761 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Sonny Colbrelli (Bardiani Valvole – CSF Inox) e il tedesco Martens

BOUCLE DE L’ARTOIS (Francia)

Il belga Louis Verhelst (Etixx – iHNed) si è imposto nella prima tappa, Saint Pol-sur-Ternoise – Hesdin, percorrendo 178 Km in 4h20′55″ alla media di 40,932 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Druyts e l’italiano Alberto Cecchin (Team Nippo – De Rosa)

LE TRIPTYQUE DES MONTS ET CHÂTEAUX (Belgio)

Seconda giornata strutturata in due semitappe.
Il mattino, il belga Edward Theuns (Lotto Belisol U23) si è imposto nella prima semitappa, circuito a cronometro di Bernissart, percorrendo 10 Km in 12′55″ alla media di 46,451 Km/h. Ha preceduto di 3″ l’olandese Van Baarle e di 5″ il tedesco Zepuntke. Due italiani in gara: Eugenio Alafaci (Leopard Trek Continental Team), 23° a 23″, Marco Benfatto (Continental Team Astana) 59° a 52″. Theuns è il nuovo leader della classifica, con 3″ su Van Baarle e 5″ su Zepuntke.
Il pomeriggio, lo statunitense Lawson Craddock (Bontrager Cycling Team) si è imposto nella seconda semitappa, Vieux-Condé – Mont de l’Enclus, percorrendo 103 Km in 2h34′16″ alla media di 40,060 Km/h. Ha preceduto di 11″ il belga Declercq e il portoghese Silvestre. Miglior italiano Alafaci, 5° a 11″. Craddock è il nuovo leader della classifica, con 1″ sul belga Lepla e 3″ sul portoghese Silvestre.

TOUR DE MAROC

Il francese Mathieu Perget si è imposto nella seconda tappa, Oued Laou – Al Hoceima, percorrendo 153 Km in 5h26′58″ alla media di 28,076 Km/h. Ha preceduto di 7′03″ lo slovacco Kováč e il kazako Mizourov. Unico italiano Daniele Aldegheri (Christina Watches Onfone), 10° a 15′53″. Perget è il nuovo leader della classifica, con 7′03″ su Kováč e Mizourov. Aldegheri 9° a 15′53″

29-03-2013

marzo 29, 2013 by Redazione  
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ROUTE ADÉLIE DE VITRÉ

L’italiano Alessandro Malaguti (Androni Giocattoli – Venezuela) si è imposto nella corsa francese, circuito di Vitrè, percorrendo 197,8 Km in 4h53′55″ alla media di 40,379 Km/h. Ha preceduto allo sprint il bielorusso Hutarovich e il francese Jules.

LE TRIPTYQUE DES MONTS ET CHÂTEAUX (Belgio)

Il belga Jorne Carolus (Lotto Belisol U23) si è imposto nella prima tappa, Mouscron – Quevaucamps, percorrendo 178 Km in 4h09′39″ alla media di 42,780 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Marco Benfatto (Continental Team Astana) e il belga Van Hoecke. In gara anche l’italiano Eugenio Alafaci (Leopard Trek Continental Team), 13°. Carolus è il primo leader della classifica, con 4″ su Benfatto e sul belga Benoot. Alafaci 17° a 10″.

TOUR DE MAROC

Il marocchino Essaïd Abelouache si è imposto nella prima tappa, Rabat – Larache, percorrendo 180 Km in 4h15′53″ alla media di 42,207 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo slovacco Jurco e di 7″ l’algerino Baz. Unico italiano Daniele Aldegheri (Christina Watches Onfone), 5° a 1′53″.

LA ROUTE ADÉLIE PARLA ANCORA ITALIANO

marzo 29, 2013 by Redazione  
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L’Italia succede a se stessa sulle strade della Route Adélie, corsa in linea disputata a Vitrè, nel nord della Francia. Dopo il successo conseguito lo scorso anno da Roberto Ferrari, stavolta è toccato ad un altro corridore italiano, Alessandro Malaguti mentre non è cambiata la squadra del vincitore, l’attivissima Androni Giocattoli-Venezuela. Per il corridore romagnolo la vittoria è arrivata al termine di un sprint ristretto a 16 corridori, con il bielorusso Hutarovich e il francese Jules ad incarnare il ruolo dei battuti.

Foto copertina: il successo di Malaguti a Vitrè (www.lejournaldevitre.fr)

Con il freddo ospite non invitato lungo tutto il percorso a rendere ancora più oneroso l’impegno dei protagonisti si è disputata oggi la Route Adélie de Vitré. Per il secondo anno consecutivo la vittoria ha arriso ad un italiano. Dopo Roberto Ferrari lo scorso anno è stata la volta di Alessandro Malaguti, altro portacolori della Androni Giocattoli Venezuela. La vittoria dell’atleta di Forlì non è stata frutto del caso e di un miglior spunto nelle ultimissime fasi della corsa, ma è stata cercata da tutta la squadra. Alla Androni, come è nel suo dna, spetta la palma di squadra più attiva dell’intero plotone. Sono stati infatti gli uomini di Gianni Savio, guidati dall’ammiraglia da Roberto Miodini, quelli sempre presenti nelle fasi salienti fin dal mattino. Il “fare la corsa” ha permesso a Malaguti e ai suoi compagni di gestire al meglio le varie situazioni di gara. Culminate con la presenza della stesso Malaguti nel drappello che ha condotto la gara per una trentina di chilometri prima di venire riassorbito ai meno 9. Nove km sufficenti al corridore Androni per recuperare le energie necessarie per regolare in volata Yauheni Hutarovich e Justin Jules. Quarto è giunto Bacquet, quinto l’altro Androni Bertazzo, quindi Simon, Gérard e Andrea Peron. Per quest’ultimo un onorevole ottavo posto che vale anche come la prima volta nei top ten per la sua squadra, la Novo Nordisk, formazione che vanta Massimo Podenzana in ammiraglia. Un altro piccolo pezzo di Italia era rappresentato della Colombia, squadra che, come tutti sanno, nonostante nome, affiliazione e roster sudamericani trae linfa vitale da un solido managemant italiano, rappresentato in questa occasione dal DS Valerio Tebaldi.

Mario Prato

ANNO NUOVO, STESSO “CHAVA”

marzo 29, 2013 by Redazione  
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Per il secondo anno consecutivo, il francese Sylvain Chavanel (Omega-Quick Step) si aggiudica la Tre Giorni di La Panne grazie alla vittoria nella cronometro finale. Giornata che ha visto disputarsi due semitappe: la prima al mattino è stata vinta da Alexander Kristoff (Katusha) che si è imposto in uno sprint a ranghi compatti davanti a Modolo (Bardiani-CSF) e Viviani (Cannondale). Nella seconda semitappa, una cronometro, si è imposto, per l’appunto, Sylvain Chavanel davanti a Vorobyev (Katusha) e Westra (Vacansoleil-DCM); mentre in classifica davanti a Kristoff e al suo compagno di squadra, Terpstra.

Foto copertina: Sylvain Chavanel bissa il successo conseguito lo scorso anno nella 3 Giorni di La Panne (Photopress.be)

Piace veramente questa corsa a Sylvain Chavanel che se l’aggiudica per il secondo anno consecutiva grazie alla ormai solita, maxi prestazione nella cronometro finale di 14 chilometri, dimostrando un’ottima condizione che lo porta ad essere uno dei favoriti del grande appuntamento di domenica, il Giro delle Fiandre, visto che il suo compagno di squadra Tom Boonen sembra essere ancora un po’ indietro di condizione.
La frazione di oggi si è svolta, come già ripetuto, in due semitappe: la prima, al mattino, lunga poco più di 100 chilometri e adatta ai velocisti, quindi abbastanza facile; mentre la seconda, da disputarsi nel pomeriggio, una cronometro individuale di 14 chilometri che avrebbe definito la classifica finale.
Nella semitappa del mattino, la vittoria è andata al norvegese Alexander Kristoff che ha resistito alla grande al tentativo di ritorno di Sacha Modolo (Bardiani-Csf) e di Elia Viviani (Cannondale), dopo aver lanciato una volata lunghissima; peraltro il norvegese vinse l’anno scorso proprio su questo arrivo.
Nella seconda semitappa c’è stata la doppia affermazione di Sylvain Chavanel, che oltre ad imporsi nella tappa, si è portato a casa anche la classifica generale, “fotocopiando” l’edizione 2012 della piccola corsa a tappe belga.
Nella crono ha dovuto precedere di 19 secondi il giovanissimo Vorobyev (Katusha), che si conferma ad alti livelli dopo il recente secondo posto nella prova contro il tempo alla Coppi e Bartali, e di 21 l’olandese Lieuwe Westra.
In classifica generale il francese è stato accompagnato sul podio da Kristoff, a 22 secondi, e da Niki Terpstra (Omega-Quick Step), a 31.

Paolo Terzi

28-03-2013

marzo 29, 2013 by Redazione  
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VDK – DRIEDAAGSE DE PANNE – KOKSIJDE (Belgio)

Ultima tappa strutturata in due semitappe
Il mattino, il norvegese Alexander Kristoff (Katusha Team) si è imposto nella prima semitappa, circuito di La Panne, percorrendo 109,7 Km in 2h29′02″ alla media di 44,164 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Sacha Modolo (Bardiani Valvole – CSF Inox) ed Elia Viviani (Cannondale Pro Cycling Team). Kristoff è il nuovo leader della classifica, con 4″ sul francese Démare e 9″ sul britannico Cavendish. Miglior italiano Davide Cimolai (Lampre – Merida), 7° a 15″
Il pomeriggio, il francese Sylvain Chavanel (Omega Pharma – Quick Step) si è imposto nella seconda semitappa, circuito a cronometro di La Panne, percorrendo 14,7 Km in 18′02″ alla media di 48,909 Km/h. Ha preceduto di 19″ il russo Vorobev e di 21″ l’olandese Westra. Miglior italiano Sonny Colbrelli (Bardiani Valvole – CSF Inox), 20° a 1′27″. In classifica si impone Chavanel con 22″ su Kristoff e 31″ su Terpstra. Miglior italiano Colbrelli, 13° a 1′20″

CAVENDISH RITORNA IN CATTEDRA

marzo 28, 2013 by Redazione  
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Nella seconda tappa della Tre Giorni di La Panne c’è il ritorno alla vittoria di Mark Cavendish (Omega-Quick Step) dopo un mese di digiuno. Il velocista inglese precede in uno sprint convulso due corridori italiani: Elia Viviani (Cannondale) e Francesco Chicchi (Vini Fantini). Arnaud Demare nuovo leader in classifica generale, dato che Peter Sagan è giunto al traguardo con un ritardo di tre minuti.

Foto copertina: l’esultanza di Cavendish sul traguardo di Koksijde per il successo ritrovato (foto Bettini)

Dopo un inizio di stagione scoppiettante con le cinque vittorie in Qatar e una in Argentina, Mark Cavendish non era più riuscito ad alzare le braccia in nessuna corsa alle quali ha partecipato, in primis Tirreno-Adriatico,Milano-Sanremo e Gent Wevelgem. E oggi è ritornato a riassaporare il gusto della vittoria, sì grazie alla squadra (anche oggi non del tutto perfetta nei tempi di lancio) ma soprattutto grazie alla sua potenza che gli ha permesso di domare una volata abbastanza complicata.
Quello odierna era una tappa semplice dal punto di visto altimetrico, con le uniche difficoltà concentrate nella prima parte. Ma in Belgio anche una corsa pianeggiante può diventare complicata.
Poco dopo il via si forma un gruppetto in testa alla corsa composto da: Eeckhout (An Post-Chainreaction), Claeys (Crelan), Mertens (Topsport Vlaanderen), Mattia Pozzo (Vini Fantini) e Brammeier (Champions System). I battistrada riusciranno a guadagnare un vantaggio massimo di oltre otto minuti, segnato a metà gara; da lì in poi inizierà il vero inseguimento da parte del gruppo, che durante la caccia ai “coraggiosi”, causa l’alta velocità, si spaccherà in un paio di tronconi ma si ricompatterà tempestivamente. Ai 60 chilometri dall’arrivo il gruppo risulta già compatto proprio per il ritmo imposto dalle squadre dei velocisti durante l’inseguimento.
Ma non per molto, perché passato lo striscione dei meno 50 al traguardo, partono al contrattacco altri tre corridori: Barbé (Crelan), Alessandro Bazzana (Unitedhealthcare) e Gruzdev (Astana).
Data la vicinanza al traguardo, il gruppo non lascerà molto vantaggio al tentativo dei tre, che saranno ripresi quando mancheranno otto chilometri all’arrivo.
Pochi attimi prima che le telecamere inquadrano in fondo al gruppo Peter Sagan che perde contatto, non perché lo slovacco fosse in crisi, ma per riposarsi in vista del Giro delle Fiandre che si disputerà domenica.
Negli ultimi chilometri è l’Omega-Quick Step che si incarica di fare il ritmo (addirittura un “buco” favorirà quattro atleti, Cavendish compresi, ma questi verranno ripresi), ma la squadra belga si sfalda in vista dell’ultimo chilometro. Nel finale è la Lotto-Belisol che cerca di lanciare Greipel, ma il tedesco, oltre che partire lungo, è sembrato poco in condizione; verrà quindi saltato da Chicchi e Cavendish, i quali si disputano la tappa in duro testa a testa dal quale esce vincitore il corridore dell’Omega-Quick Step. Seconda posto per Viviani che negli ultimi metri soffia la piazza a Chicchi, classificatosi terzo. Completano la top ten: Demare, Kristoff, Planckaert, Feillu, Jarc Blaz, Arndt e Van Asbroeck.
In classifica generale c’è il cambio tra Sagan e Demare, con il francese che balza al comando della Tre Giorni di La Panne con un vantaggio di due secondi su Kristoff e cinque su Cavendish.
Domani tappa che si affronterà in due semitappe: la prima una tappa linea per velocisti lunga 109 chilometri mentre la seconda sarà una cronometro individuale da percorrere su una distanza di 14 chilometri e 700 metri.

Paolo Terzi

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