SAGAN BISSA IL SUCCESSO IN OMAN. E’ SUA LA TERZA TAPPA

febbraio 13, 2013 by Redazione  
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Grande prova del talentuoso slovacco che batte in volata Van Avermaet e Gallopin dopo una tappa caratterizzata da una fuga ‘a esclusione’ e resa interessante da un finale ondulato. Primato in classifica rinforzato per lo slovacco della Cannondale ed ora occhi puntati alla tappa di domani, sulla carta la più impegnativa, con l’arrivo in salita verso Green Mountain, dove probabilmente si deciderà la corsa araba.

Foto copertina: la soddisfazione sul volto di Sagan, durante la vestizione della sua seconda maglia rossa di leder della classifica (foto Stephen Farrand)

La terza e più lunga tappa del Tour of Oman ha rivestito, anche se non del tutto, come vedremo più avanti, i crismi di interlocutorietà pronosticati alla vigilia, visto che la corsa araba dovrebbe decidersi al 99% nella tappa di domani con arrivo sulla Green Mountain. I 190 km da Nakhal Fort a Wadi Daykah Dam prevedevano infatti un solo gpm, per di più a 100 km dall’arrivo, nell’insieme di una tappa che recitava la parte delle due già trascorse, nelle quali ad una fuga iniziale si contrapponeva il ritorno progressivo del gruppo che avrebbe sparato le migliori cartucce nei km conclusivi. La fuga di oggi, composta da quattro ciclisti, ha visto la presenza immancabile dell’olandese Traksel, sempre più vicino alla conquista della maglia della combattività, corroborata ulteriormente dai punti ottenuti al passaggio in prima posizione al primo sprint intermedio, il giapponese Hatanaka (Japan team), il cinese Jang (Champion System) e l’italiano Christian Delle Stelle (Bardiani Valvole-CSF Inox) reduce dal Tour of Qatar e migliore dei fugaioli in classifica generale a 2 minuti e 21 secondi da Sagan. Una fuga che ha avuto un vantaggio massimo di nove minuti, tenuta sempre sotto controllo dalla Cannondale che scandiva con regolarità il ritmo del gruppo. Più o meno a metà corsa, il gpm di Bousher Alamrat vedeva l’allungo solitario di Delle Stelle, raggiunto nella discesa successiva da Hatanaka e Jang, mentre Traksel veniva inghiottito da un gruppo che evidentemente non aveva intenzione di lasciare troppa strada ai fuggitivi. Tra il rifornimento e il secondo sprint intermedio non vi era molto da segnalare, se non il costante controllo mantenuto dal gruppo sui tre restanti fuggitivi, che si manteneva intorno ai quattro minuti. Quindi Delle Stelle passava per primo al secondo sprint intermedio, dopodiché il cinese Jang era costretto ad alzare bandiera bianca a causa dei crampi. La fuga a esclusione, che aveva già perso Traksel, era a questo punto composta da due soli ciclisti a meno 45 km dal traguardo. Ai meno 20, anche Delle Stelle, con il gruppo in forte recupero, si rialzava lasciando a se stesso il giapponese Hatanaka, che infine veniva ripreso ai meno 14 km dall’arrivo. La guerra per le prime posizioni era già iniziata, con SKY, Omega Pharma, Astana e Cannondale le più attive in testa al gruppo. Un allungo di Brett Lancaster (Orica GreenEdge) ai meno 8 km portava il forte ciclista australiano ad accumulare un vantaggio massimo di una decina di secondi tra gli 8 e i 5 km all’arrivo, finchè il gruppo, guidato in primis da SKY e BMC, rinveniva prepotentemente sul fuggitivo preparando le grandi manovre per la volata finale. Ma gli ultimi tre km davano ancora emozioni, poiché la strada ondulata anche questa volta traeva in inganno la maggior parte dei velocisti, a vantaggio di uomini più dotati che, scattando, riuscivano a formare un gruppetto di poche decine di unità. Un invito a nozze, come ieri, per Peter Sagan, che batteva sul traguardo un coriaceo Greg Van Avermaet. Al terzo posto si classificava Tony Gallopin e al quarto Alberto Contador mentre quinto e primo degli italiani si segnalava un redivivo Marco Marcato, anch’egli a suo agio in arrivi come questo. Nella top ten da annotare anche i nomi di Philippe Gilbert, settimo, che evidentemente inizia a testare la gamba in vista degli impegni più severi di marzo, e di altri due italiani, Pasqualon e Nocentini, rispettivamente sesto e ottavo, mentre Vincenzo Nibali si piazzava in undicesima posizione. A conti fatti, Peter Sagan fa il pieno: è ora leader nella classifica generale, rinforzata grazie agli abbuoni – ha ora un vantaggio di 16 secondi su Gallopin e di 26 secondi su Van Avermaet – nella classifica a punti e nella classifica di miglior giovane, mentre all’olandese Traksel resta – si fa per dire – la maglia della combattività. Tutti adesso a guardare con interesse alla tappa di domani, con l’arrivo all’insù della Green Mountain. La classifica generale è ancora abbastanza corta e siamo curiosi di vedere se Peter Sagan riuscirà a tenere testa agli attacchi che inevitabilmente verranno portati ai suoi danni lungo la scalata finale.

Antonio Scarfone

12-02-2013

febbraio 13, 2013 by Redazione  
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TOUR OF OMAN

Lo slovacco Peter Sagan (Cannondale Pro Cycling Team) si è imposto nella seconda tappa, Fanja in Bidbid – Al Bustan, percorrendo 146 Km in 3h48′36″, alla media di 38,320 Km/h. Ha preceduto di 5″ il francese Gallopin e l’elvetico Elmiger. Miglior italiano Vincenzo Nibali (Astana Pro Team), 4° a 5″. Sagan è il nuovo leader della classifica, con 9″ su Gallopin e 11″ su Elmiger. Miglior italiano Nibali, 4° a 15″

AD AL BUSTAN ESCE IL NOME DI PETER SAGAN. ED E’ TRIONFO

febbraio 12, 2013 by Redazione  
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Prova maiuscola del talento slovacco della Cannondale che con un’azione di classe mista a potenza si aggiudica la seconda tappa del Tour of Oman anticipando la volata e issandosi così in vetta nella classifica generale. Una tappa simile per tre quarti a quella inaugurale, ma che negli ultimi 25 km si è rivelata molto interessante grazie a due strappetti che hanno animato la corsa spezzettando il gruppo e facendolo rimescolare continuamente nelle prime posizioni. A due km dal traguardo, poi, la stoccata vincente del campione di Zilina.

Foto copertina: un Sagan già in gran forma in questo inizio di stagione (foto Bettini)

La seconda tappa del Tour of Oman, con l’arrivo di Al Bustan, differiva dalla prima sostanzialmente per due gpm posti negli ultimi 25 km. Due rampette, Al Hamriya e Al Jissa , non durissime ma che hanno scremato il gruppo sotto i ripetuti attacchi di SKY e Cannondale, lasciando staccati i velocisti e conferendo alla classifica generale un nuovo assetto. Il copione della prima parte della tappa non si discostava di molto da quello di ieri, dal momento che troviamo due uomini in avanscoperta: il giapponese Tomohiro Kinoshita e l’olandese Traksel , già in fuga ieri ed evidentemente deciso a rinforzare il primato nella classifica della combattività. I setti minuti, vantaggio massimo della fuga, vengono erosi progressivamente e del tutto annullati verso l’ascensione lungo il primo gpm di giornata, Al Hamriya, a circa 25 km dall’arrivo. Marcel Kittel si stacca quasi subito dovendo così dire addio ai sogni di gloria in classifica generale e con lui la maggior parte dei velocisti. Emergono così dal gruppo nomi interessanti che si alternano nei primi posti. In particolare la SKY con Wiggins, Kennaugh e Porte, l’Astana con Grudzev e Nibali e ovviamente la Cannondale, con Sagan in rampa di lancio e pronto a sferrare l’attacco sul secondo e ultimo gpm di Jissa, ai meno 6 km dal traguardo. Ma prima, un po’ di gloria la ottiene anche Daryl Impey, il sudafricano dell’Orica GreenEdge che con uno scatto secco riesce a arrivare da solo sul predetto gpm ma non a fare la differenza nelle fasi conclusive della corsa, incentrata adesso sull’azione ai meno 5 km del duo Contador-Nocentini, che rinviene sul sudafricano e traina con sè una quindicina di altri ciclisti, tra cui si segnalano Nibali, Marcato, Froome, Bouhanni – uno dei pochi uomini veloci a resistere sui gpm conclusivi – e Sagan. E propio lui, Peter Sagan, uno degli uomini più temuti in arrivi come quello di oggi, non aspetta la volata ma con uno scatto secco ai meno 2 km saluta e se ne va in un assolo imperiale verso la prima vittoria stagionale. L’Oman dice bene al talento slovacco della Cannondale, che come lo scorso anno, raccoglie la sua prima vittoria stagionale nella seconda tappa di questa corsa. Secondo a cinque secondi il francese Gallopin, terzo lo svizzero Elmiger e si segnala anche il quarto posto di Vincenzo Nibali, che dimostra così di tenere alla classifica anche in ricordo dell’anno scorso, quando si classificò secondo in classifica generale a solo un secondo dal vincitore Velits, slovacco come Sagan. L’ordine d’arrivo si riflette nella classifica generale e grazie agli abbuoni Sagan ha 9 secondi di vantaggio su Gallopin, 11 su Elmiger e 15 su Nibali, mentre Bouhanni, quinto a 17 secondi, prova a resistere su un percorso di una corsa che non gli si addice e che vedrà la tappa clou nella Al Saltiyah in Samail – Jabal Al Akhdhar (Green Mountain) di dopodomani. Nel frattempo, domani è in programma la terza tappa, sulla carta favorevole ai velocisti, che non dovrebbe cambiare di molto la classifica generale.

Antonio Scarfone

11-02-2013

febbraio 12, 2013 by Redazione  
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TOUR OF OMAN

Il tedesco Marcel Kittel (Team Argos – Shimano) si è imposto nella prima tappa, Al Musannah – Sultan Qaboos University, percorrendo 192 Km in 4h04′59″, alla media di 47,023 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Davide Appollonio (AG2R La Mondiale) e il francese Bouhanni. Kittel è il primo leader della classifica, con 4″ su Appollonio e sull’olandese Traksel.

KITTEL “BATTEZZA” IL GIRO DELL’OMAN

febbraio 11, 2013 by Redazione  
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E’ il tedesco Kittel il vincitore della prima frazione della corsa a tappe arabica, giunta quest’anno alla quarta edizione. Il vincitore finale sarà, prevedendo la corsa un impegnativo arrivo in salita, inevitabilmente uno scalatore, ma la giornata d’apertura si è conclusa con un sprint di gruppo, secondo le previsioni. Il velocista tedesco ha avuto la meglio sull’italiano Appollonio e sul francese Bouhanni, conquistando così il suo primo successo stagionale.

Foto copertina: primo successo nel 2013 per il tedesco Marcel Kittel (foto EFE)

Il Tour Of Oman 2013 ha aperto oggi i battenti sul panorama ciclistico internazionale. Dopo il Tour of Qatar, svoltosi la settimana scorsa, i ciclisti si sono trasferiti più a sud nella Penisola Arabica per una competizione che nasconde insidie inaspettate lungo il suo tracciato, dal momento che alcune tappe contengono gustosi trabocchetti altimetrici che potranno mettere in luce le qualità dei ciclisti più completi nel gruppo. Infatti il Tour of Oman, giunto quest’anno alla sua quarta edizione, è tradizionalmente terra di conquista per ciclisti dotati di gamba buona, di buona tecnica e capaci anche di resistere a improvvise pendenze della strada. Del resto, i tre vincitori precedenti (Cancellara nel 2010, Gesink nel 2011 e Peter Velits lo scorso anno) rivestono in toto l’identikit del ciclista descritto pocanzi. Un corsa che prevede sei tappe in linea, delle quali solo due – la prima e l’ultima – dovrebbero concludersi con una volata generale. Venendo quindi alla cronaca della prima tappa (Al Musannah – Sultan Qaboos University di 162 km), dopo una partenza abbastanza tranquilla, riesce a staccarsi la fuga di giornata formata dall’olandese Bobbie Traksel e dal giapponese Kohei Uchima, rappresentanti rispettivamente di una squadra cinese ed una giapponese, che in questo modo rendono più Vicino l’Estremo Oriente. I due raggiungono il massimo vantaggio (9 minuti sul gruppo) in corrispondenza del facile gpm di Rustaq, dopodiché prendono in mano le redini del gruppo Orica-GreenEdge e Argos-Shimano per favorire i loro veloci capitani. Il vantaggio del duo di testa cala progressivamente e si segnalano, prima dell’arrivo, soltanto i due sprint intermedi entrambi appannaggio di Traksel. Un ulteriore allungo di Uchima, ultimo a darsi per vinto, viene stoppato dal gruppo che lo riprende ai meno 15. Com’era quindi prevedibile, la prima tappa del Tour of Oman si conclude con una volata di gruppo. La spunta Marcel Kittel, su Appollonio e Bouhanni. Il tedesco dell’Argos-Shimano, alla prima vittoria stagionale, veste anche la prima maglia di leader. Nei primi dieci da segnalare i nomi di Tom Boonen, tornato alle corse dopo l’operazione al gomito,e di altri tre italiani (Fortin, Viviani e Guarnieri), che tengono alto l’onore del ‘velocismo’ nostrano, un po’ annebbiato ultimamente dalle voci di doping su Mario Cipollini.

Antonio Scarfone

RIBALTONE A GRASSE, RISORGE LOVKVIST

febbraio 11, 2013 by Redazione  
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Sulla salita finale del Giro del Mediterraneo cambia la classifica generale con il 29enne svedese della Iam Cycling che stacca Maxime Monfort e Lars Boom che lo precedevano e tiene a bada Jean-Christophe Péraud, precedendolo alla fine per 376 millesimi e tornando a vincere una corsa dopo tre stagioni anonime al Team Sky. Il successo di tappa va a Juergen Roelandts che con una sparata nelle ultime centinaia di metri supera Francesco Reda alla seconda piazza d’onore in due giorni malgrado una coraggiosa azione.

Foto copertina: Lovkvist premiato quale vincitore della 40a edizione del Giro del Mediterraneo (foto Bettini)

Dopo l’arrivo in cima al Mont Faron, che ha consegnato una classifica generale cortissima con Maxime Monfort (RadioShack) leader per 1” su Lars Boom (Blanco) e 2” su Thomas Lövkvist (Iam Cycling) e Jean-Christophe Péraud (Ag2r) il Giro del Mediterraneo è ripartito per l’ultima tappa, 192 km da Bandol a Grasse con gli strappi di Tuillières e del Col du Tanneron nella parte centrale del percorso e la salita finale verso il traguardo che pur non essendo paragonabile a quella del Mont Faron si è rivelta sufficiente per sconvolgere la classifica generale. Nonostante le temperature particolarmente rigide per tutto il giorno c’è stata bagarre fin dalle prime battute e ci sono voluti 50 km perchè riuscisse ad avvantaggiarsi un nutrito gruppo composto da Vincent Jérôme e Christophe Kern (Europcar), Blel Kadri (Ag2r), Jeremy Roy e Thibaut Pinot (FDJ), Romain Zingle (Cofidis), Danilo Wyss (BMC), Bobby Jungels (RadioShack), Evgeny Petrov (Saxo-Tinkoff), Jon Izaguirre (Euskaltel), Martijn Keizer (Vacansoleil), Jean Marc Marino (Sojasun), Pierre-Luc Perrichon (Bretagne), Emanuele Sella e Patrick Facchini (Androni), un Théo Vimpère (BigMat) a caccia di punti per la classifica degli scalatori e Andre Greipel (Lotto-Belisol), non nuovo a queste sortite da lontano nelle occasioni in cui non può giocarsi il successo allo sprint; la presenta nel gruppo di testa di Roy, distanziato di 1′30” da Monfort nella generale, ha fatto però sì che il gruppo non lasciasse spazio e dopo aver acquisito un vantaggio massimo di 2′ i fuggitivi, complice anche un accordo venuto meno sul Col du Tanneron dove il francese ha forzato il ritmo rimanendo con i soli Pinot, Kadri e Izagirre, sono stati ripresi a 10 km dal traguardo dal gruppo tirato da RadioShack, Iam Cycling e Ag2r mentre non si è mossa la Blanco, con un Boom che dopo il dominio nella prova contro il tempo di Mont-Saint-Clair e la strenua difesa sul Mont Faron si è trovato già in difficoltà sul Tanneron anche se successivamente è riuscito a rientrare.
Il primo ad attaccare sulla salita finale è stato il calabrese Francesco Reda (Androni), che dopo la beffa della tappa precedente in cui si era mosso troppo tardi e non era riuscito a riprendere Péraud ha deciso di anticipare tutti mantenendo un vantaggio intorno ai 15” sul gruppo dei migliori, dal quale ha subito perso contatto Boom e più avanti anche la maglia gialla Monfort ha alzato bandiera bianca dando via libera a Lövkvist e Péraud; dal canto suo il 27enne fiammingo Jürgen Roelandts (Lotto-Belisol), che sul Mont Faron aveva attaccato in compagnia dell’ex biker transalpino per poi rimbalzare indietro negli ultimi km, questa volta ha atteso il finale per produrre la sua azione che l’ha portato a distanziare tutti, riportarsi su Reda a poche centinaia di metri dal traguardo e andare a conquistare il successo, il settimo di una carriera che sembrava poter essere luminosa dopo che da neoprofessionista si era imposto nel campionato belga ma in cui successivamente si era votato a un ruolo di gregario. Reda è stato costretto ad accontentarsi nuovamente della piazza d’onore con un ritardo di 4” mentre a 13” hanno chiuso Mikel Nieve (Euskaltel) e Jarlinson Pantano (Colombia), a 15” un brillante Davide Malacarne (Europcar) e Bauke Mollema (Blanco) e a 17” un gruppetto comprendente tra gli altri i nostri Riccardo Chiarini (Androni) e Ivan Santaromita (Bmc) ma soprattutto Lövkvist e Péraud, con lo svedese che grazie anche al supporto del compagno e connazionale Gustav Larsson non ha lasciato un metro al francese e grazie al computo dei millesimi della cronometro di Mont-Saint-Clair lo ha preceduto nella generale, tornando a vincere una corsa dopo ben quattro anni, quando si impose nella MontePaschi Strade Bianche e in una tappa del Giro di Sassonia: sempre nel 2009 Lövkvist, che sarà anche in questa stagione al via della corsa rosa, aveva dato prova di grande talento al Giro d’Italia conquistando la maglia rosa e difendendola con successo nel duro arrivo dell’Alpe di Siusi prima di perderla in seguito ma una volta passato al Team Sky non si era più ripetuto su quei livelli e potrebbe ritrovare se stesso in una formazione più modesta come la Iam Cycling in cui potrà correre da leader come avvenuto in questo Giro del Mediterraneo, in cui certamente ha anche beneficiato delle condizioni climatiche rigide su cui si è sempre trovato a proprio agio. In classifica generale lo svedese ha preceduto di 376 millesimi Péraud, di 11” Reda, di 16” Monfort, di 20” Nicolas Roche (Saxo-Tinkoff) e di 30” Mollema mentre Roelandts si è aggiudicato la classifica a punti, Vimpère quella dei gran premi della montagna e il 23enne piemontese Diego Rosa (Androni) quella di miglior giovane.

Marco Salonna

10-02-2013

febbraio 11, 2013 by Redazione  
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TOUR MÉDITERRANÉEN CYCLISTE PROFESSIONNEL (Francia)

Il belga Jürgen Roelandts (Lotto Belisol Team) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Bandol – Grasse, percorrendo 192 Km in 4h54′49″, alla media di 39,075 Km/h. Ha preceduto di 4″ l’italiano Francesco Reda (Androni Giocattoli – Venezuela) e di 13″ lo spagnolo Nieve Ituralde. In classifica si impone lo svedese Thomas Lövkvist (IAM Cycling) con lo stesso tempo del francese Péraud e 11″ su Reda.

PERAUD SPIANA IL FARON, MONFORT NUOVO LEADER

febbraio 10, 2013 by Redazione  
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Grazie anche al supporto dell’ottimo Paolo Montaguti 5° al traguardo l’ex biker francese si aggiudica la tappa regina del Giro del Mediterraneo davanti al calabrese Francesco Reda e all’olandese Bauke Mollema, mentre il belga della RadioShack pur non andando oltre il 17° posto strappa per un solo secondo il primato nella generale a Lars Boom con Thomas Lovkvist e Péraud a 2” prima della frazione conclusiva di Grasse.

Foto copertina: il francese Peraud all’attacco sulla salita del Mont Faron (foto Bettini)

Dopo l’annullamento della tappa di Saint-Remy-de-Provence per via di un contenzioso tra gli organizzatori e le istituzioni locali che hanno negato il permesso al transito su alcune strade il Giro del Mediterraneo è ripartito con una frazione di 145 km da Rousset al Mont Faron, salita simbolo della corsa transalpina che negli ultimi anni è stata più volte inserita anche nel percorso della Parigi-Nizza; non sono comunque mancate ancora una volta le disavventure e a farne le spese è stata la Garmin-Sharp, alla quale sono state rubate le 16 biciclette e che è stata costretta ad abbandonare in blocco la corsa. In ogni caso si è partiti regolarmente e dopo soli 7 km è nata la fuga che ha caratterizzato la giornata ad opera di Julian Kern (Ag2r), Pablo Urtasun (Euskaltel), Martijn Keizer (Vacansoleil), Brice Feillu (Sojasun), Juan Arango (Colombia) e Geoffrey Lequatre (Bretagne), cui si sono agganciati in seguito Aleksejs Saramotins (Iam Cycling) e il trentino Daniel Oss (Bmc), che in classifica generale era il migliore tra i battistrada con un distacco di 2′04” dalla maglia gialla Lars Boom (Blanco): la formazione olandese che dopo ben 17 anni ha preso il posto della Rabobank non ha pertanto lasciato più di 3′30” agli uomini di testa e gradualmente ha chiuso il gap fino al ricongiungimento avvenuto sul Col de Garde, ascesa breve ma piuttosto arcigna con la vetta posta a 15 km dal traguardo in cui Feillu e Urtasun hanno tentato di resistere al ritorno del plotone staccando i compagni d’avventura ma sono stati a loro volta riassorbiti subito dopo lo scollinamento.
Il gruppo forte ancora di un centinaio di atleti è arrivato dunque ai piedi dell’ascesa finale, 5,5 km con pendenza media intorno all’8%, e il primo a muoversi è stato il forlivese Matteo Montaguti (Ag2r) sul quale si sono portati il suo capitano Jean-Christophe Péraud, già secondo nel 2011 in cima al Mont Faron alle spalle di David Moncoutiè, e il belga Jurgen Roelandts (Lotto-Belisol), tutti piuttosto lontani in classifica generale, che hanno rapidamente guadagnato terreno su un gruppo nel quale la Blanco imponeva un ritmo blando per salvaguardare la leadership di Boom che non ha certo nella salita il suo punto di forza e che ben presto è scivolato dalle retrovie ma ha proseguito con il proprio passo supportato da Laurens Ten Dam, cercando di non perdere di vista il suo diretto inseguitore nella generale Maxime Monfort (RadioShack). Davanti Montaguti ha svolto un gran lavoro per Péraud fino a 2 km dal traguardo, quando il 35enne ex biker francese è scattato togliendo di ruota anche Roelandts e ha proseguito in solitudine fino alla vetta imponendosi con 19” su uno splendido Francesco Reda (Androni), che dopo la buona prova nella cronometro di Mont Saint Clair si è superato in salita facendo il vuoto dietro di sè con Bauke Mollema (Blanco), lasciato libero di fare la propria corsa, 3° a 24”, il talentuoso ma incostante francese Alexandre Geniez (Fdj) 4° a 27”, Montaguti, che ha retto bene fino al traguardo a differenza di Roelandts precipitato nelle retrovie, 5° a 31”, un Thomas Lövkvist (Iam Cycling) che sembra ritrovato almeno in quest’avvio di stagione 6° a 35” e gli altri due azzurri Ivan Santaromita (Bmc) e Davide Rebellin (Ccc Polsat), che sul Mont Faron aveva vinto nel lontano 1999, 7° e 8° a 39” e 41”; dal canto suo Monfort nonostante una prestazione non brillantissima chiusa al 17° posto con un ritardo di 54” è riuscito a infliggerne 23 a Boom e pertanto a superarlo in una classifica generale incredibilmente corta che lo vede al comando con 1” sull’olandese e 2” su Lovkvist e Péraud con Nicolas Roche (Saxo-Tinkoff) 5° a 22” e Reda 6° a 26”: non sarà comunque facile scalzare dalla vetta il belga alla luce dell’assenza di abbuoni e dell’assenza di particolari difficoltà altimetriche nell’ultima tappa, 192 km da Bandol a Grasse, ma presumibilmente ci sarà battaglia fino alla fine.

Marco Salonna

09-02-2013

febbraio 10, 2013 by Redazione  
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TOUR MÉDITERRANÉEN CYCLISTE PROFESSIONNEL (Francia)

Il francese Jean-Christophe Péraud (AG2R La Mondiale) si è imposto nella quarta tappa, Rousset – Toulon Mont Faron, percorrendo 145 Km in 3h33′12″, alla media di 40,806 Km/h. Ha preceduto di 19″ l’italiano Francesco Reda (Androni Giocattoli – Venezuela) e di 24″ l’olandese Mollema. Il belga Maxime Monfort (RadioShack – Leopard) è il nuovo leader della classifica, con 1″ sull’olanfese Boom e 2″ sullo svedese Lövkvist. Miglior italiano Reda, 6° a 26″.

QUESTO CAV NON SI FERMA PIÚ

febbraio 9, 2013 by Redazione  
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L’inglese si impone per la quarta volta consecutiva in Qatar, ancora una volta dopo una volata condotta alla grande e ancora una volta davanti a Yahueni Hutarovich (FDJ); mentre Barry Markus (Vacansoleil-DCM) si classifica al terzo posto.
Dominio che si riflette anche in classifica generale, che Cavendish conquista con un vantaggio di 25 secondi sul secondo classificato, Brent Bookwalter.

Foto copertina: Cavendish dominatore del Tour of Qatar 2013 (foto ASO)

Ormai è diventato un ritornello, quello di Cavendish vincente, e in questo scritto si abuserà parecchie volte la parola “ancora”, perché ANCORA una volta questo corridore si è dimostrato come il più forte. E una vera notizia arriverà il giorno in cui sarà battuto.
La tappa di oggi era forse quello meno complicata con i suoi 120 chilometri totali, e la metà di
questi compiuti nel circuito di Doha; quindi era impossibile evitare la volata.
Volata che si è avverata ANCORA una volta grazie alla razione di lavoro oramai quotidiana che la Omega-Quick Step si è dovuto accollare. Ma dopo giorni in cui si è filati a medie superiori ai 45 orari, oggi il ritmo è stato inferiore e il carico lavorativo della squadra belga è stato anch’esso minore.
Si arriva così negli ultimi chilometri con la Omega che da spazio anche alle altre squadre nel guidare il plotone, e in effetti altri team si muovono in prima fila e la tranquillità relativa finisce, sancendo l’inizio della gara per conquistare le posizioni migliori per la volata finale.
Negli ultimi chilometri prende il comando la Cannondale, sostituita dopo 2 chilometri dalla Orica-GrennEdge, poi dal Team Sky, e infine dalla Argos-Shimano. Negli ultimi 600 metri sbucano invece due uomini dell’Astana intenzionati a guidare Andrea Guardini nel migliore dei modi.
La volata ha luogo su uno stradone molto largo che da la possibilità a diversi corridori di impostare il proprio sprint: il primo a prendere la testa è Guardini (infine rinculato in diciottesima posizione), affiancato da Bouhanni e Kristoff. Tuttavia, da destra guadagna sempre più posizioni Mark Cavendish che prende la testa e vince ANCORA una volta la tappa.
L’inglese è riuscito a battere, ANCORA una volta, il bielorusso Yahueni Hutarovich (FDJ) e l’olandese Barry Markus (Vacansoleil-DCM).
Giù dal podio, invece: Blythe (BMC), Phinney (BMC), Van Hummel (Vacansoleil-DCM), Kristoff (Katusha), Eisel (Sky), Bouhanni (FDJ) e Boivin (Cannondale).
Migliore degli italiani è Sonny Colbrelli (Bardiani-Csf), giunto undicesimo.
Cavendish conquista definitivamente anche la classifica generale, relegando il secondo, Bookwalter (BMC) a 25 secondo e il terzo, Phinney, a 26.
Con le due vittorie odierne, tappa e classifica generale, Cannonball sale a 101 affermazioni in carriera.

Mauro Facoltosi

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