IL WORLD TOUR SI CHIUDE NEL SEGNO DI CUMMINGS E MARTIN
Il sipario sul circuito maggiore Uci cala nell’ultima tappa del Tour of Beijing con il britannico della Bmc che al termine di una lunga fuga batte in volata il vincitore del Giro Hesjedal rinvenuto dalle retrovie mentre il tedesco dell’Omega-QuickStep bissa il successo del 2011 nella generale precedendo Gavazzi e Boasson Hagen
Foto copertina: Martin festeggia il suo successo nella 2a edizione del Tour of Beijing (foto AFP)
La frazione conclusiva del Tour of Beijing, nonchè ultima corsa in assoluto del circuito World Tour del 2012, si è disputata lungo un percorso di 182,5 km da Chang Ping a Ping Gu caratterizzato da quattro gran premi della montagna ultimo dei quali quello di Zuo Lou, 5,4 km di ascesa con pendenza media del 5,9% la cui vetta era posta a 29 km dal traguardo: un tracciato dunque che, complice una classifica generale ormai delineata con Tony Martin (Omega-QuickStep) saldamente al comando, si prestava alle fughe da lontano e fin dalle prime battute si sono susseguiti gli scatti, di cui ne ha fatto le spese un Andy Schleck (RadioShack) palesemente fuori condizione che ha abbandonato la corsa, finchè al km 50 non sono finalmente riusciti a prendere il largo Jussi Veikkanen (Fdj), Mikhail Ignatyev e Alexey Tsatevich (Katusha), Grega Bole (Lampre), Enrique Sanz (Movistar), Manuele Boaro e David Tanner (Saxo Bank-Tinkoff), Maarten Wynants (Rabobank), Kenny Dehaes (Lotto-Belisol), Jan Bakelants (RadioShack) Frederik Veuchelen (Vacansoleil) e Steven Cummings (Bmc), il migliore in classifica generale tra i battistrada con un distacco di 3′15” dalla vetta. Per tale ragione l’Omega-QuickStep non ha lasciato troppo spazio agli uomini di testa ma di ciò ne ha approfittato anche un Ryder Hesjedal (Garmin) deciso a far saltare il banco: il vincitore del Giro d’Italia, apparso sotto tono nelle giornate precedenti ma comunque distanziato di solo 1′30” da Tony Martin, è scattato sulla salita di Tai Hou Village, penultima asperità di giornata, e si è riportato tutto solo sui fuggitivi mentre in gruppo il Team Sky di Evald Boasson Hagen collaborava nell’inseguimento, impedendo al canadese di acquisire un vantaggio superiore al minuto.
Sulla salita di Zuo Lou Hesjedal ha proseguito nel suo forcing sgretolando via via il gruppetto di testa finchè alla sua ruota sono rimasti i soli Cummings, Bakelandts e Tsatevich; in vista dello scollinamento anche il belga e il bielorusso hanno ceduto e la coppia al comando ha scollinato con 35” di vantaggio sul gruppo dei migliori ridotto a una trentina di unità, nel quale Dario Cataldo (Omega-QuickStep) ha tenuto un’andatura sostenuta per impedire gli scatti e, una volta terminato il lavoro dell’abruzzese, Tony Martin è stato brillantissimo nel replicare a un tentativo di Samuel Sanchez (Euskaltel), per la prima volta in evidenza dopo aver deluso nei giorni scorsi, in prossimità della vetta.
Con Daniele Bennati ancora presente insieme ai big anche il Team RadioShack si è portato in testa a tirare ma non c’è stato nulla da fare di fronte a due ottimi passisti come Cummings ed Hesjedal che hanno conservato il vantaggio fino al traguardo, e nello sprint a due il 31enne britannico non ha avuto difficoltà nel superare l’ex biker conquistando il suo secondo successo stagionale dopo quello della tappa di Ferrol alla Vuelta, ottenuto anch’esso grazie a una fuga da lontano: con un distacco di 17” è arrivato il gruppo inseguitore regolato da Boasson Hagen davanti a Bennati, a Tim Wellens (Lotto-Belisol), a un ancora protagonista Francesco Gavazzi (Astana) e a Tom Slagter (Rabobank) con Tony Martin al 21° posto. Il due volte campione del mondo a cronometro ha così superato le ultime insidie e per il secondo anno consecutivo si è aggiudicato il Tour of Beijing, grazie soprattutto all’assolo di cui si è reso protagonista nella tappa di Men Tou Gou: il tedesco ha chiuso con un vantaggio di 40” su Gavazzi, splendido vincitore in quel di Badaling, 46” su un Boasson Hagen sempre tra i primissimi ma che non è riuscito a piazzare lo spunto vincente, 50” su Daniel Martin (Garmin), 52” su Eros Capecchi (Liquigas) e 56” su Rinaldo Nocentini (Ag2r), a loro volta protagonisti di una spedizione azzurra in Cina più che positiva con il successo parziale di Elia Viviani (Liquigas) nella frazione inaugurale conclusasi allo stadio Bird’s Nest di Pechino oltre che quello già citato di Gavazzi.
Il World Tour va dunque in archivio per questa stagione con il meritato successo di Joaquin Rodriguez (Katusha), che si è mantenuto ad altissimo livello lungo tutto l’arco della stagione aggiudicandosi Freccia Vallone e Giro di Lombardia e chiudendo sul podio nelle classifiche generali di Giro e Vuelta; il catalano ha totalizzato 692 punti contro i 601 di Bradley Wiggins (Sky), dominatore del Tour de France e medaglia d’oro nella prova a cronometro delle Olimpiadi di Londra ma a secco di risultati nella seconda parte della stagione, e i 410 di Tom Boonen (Omega-QuickStep), mattatore assoluto delle classiche del Nord con i successi di Gp Harelbeke, Gand-Wevelgem, Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix oltre che del campionato nazionale belga, mentre ai piedi del podio ha chiuso con 400 punti il nostro Vincenzo Nibali (Liquigas), grazie soprattutto al terzo posto al Tour de France e al secondo alla Liegi-Bastogne-Liegi: nella classifica a squadre ha prevalso nettamente il Team Sky davanti a Katusha e Liquigas con l’altra compagine azzurra Lampre-Isd al 14° posto mentre nella graduatoria per nazioni si è imposta la Spagna davanti a Gran Bretagna e Italia. L’appuntamento con il circuito maggiore è ora fissato ai metà gennaio 2013 con il Tour Down Under in Australia.
Marco Salonna
TRA TANTA ITALIA SPUNTA HALLER
Azzurri ancora protagonisti nella frazione di Chang Ping ma a mettere le ruote davanti a tutti nella volata finale è il sorprendente austriaco Haller che batte in rimonta Petacchi 2° davanti a Viviani, Haedo, Bennati e Chicchi mentre Tony Martin controlla la situazione e si avvia a bissare il successo del 2011 nella classifica generale.
Foto copertina: l’austriaco Haller esulta sul traguardo di Chang Ping (foto AFP)
Dopo le due impegnative tappe di Men Tou Gou e Badaling che hanno visto gli uomini di classifica darsi battaglia il Giro di Pechino torna a sorridere ai velocisti nelle ultime due frazioni, a cominciare dalla quarta che da Yanqing conduce a Chang Ping Stadium dopo 165,5 km senza particolari asperità ad eccezione di tre gpm di 3a categoria, con pendenze e dislivelli non tali comunque da impensierire gli sprinter, presenti in rapida successione tra i -50 e i -30 dal traguardo. La corsa è vissuta sulla fuga partita al km 20 di Alex Howes (Garmin), Timofey Kritskiy (Katusha), Mitchell Docker (Orica-GreenEdge) e Alex Dowsett (Team Sky) e Jeremy Roy (Fdj) che hanno acquisito un vantaggio massimo di 6′30” sul gruppo guidato inizialmente dall’Omega-QuickStep della maglia rossa Tony Martin e quindi dalla Lampre di Alessandro Petacchi e dalla RadioShack di Daniele Bennati, mentre non è mai intervenuta la Liquigas di Elia Viviani che pure si presentava come l’uomo da battere dopo essersi aggiudicato la frazione inaugurale del Tour of Beijing: non è stato comunque facile per il plotone andare a riprendere Roy, atleta in grado di ottenere ottimi risultati nelle prove a cronometro e abituato alle lunghe fughe tanto da aver conquistato il premio della combattività nel Tour de France del 2011, che ha distanziato i compagni d’avventura sul secondo gran premio della montagna e ha proseguito nell’azione, arrendendosi al ritorno del gruppo solo a 5 km dal traguardo.
Nel finale accanto a Lampre e RadioShack si sono avvicendate al comando anche il Team Sky di Edvald Boasson Hagen, la Saxo Bank-Tinkoff di Lucas Haedo, la Bmc di Taylor Phinney e anche l’Omega-QuickStep, con Tony Martin che ha pilotato in prima persona Francesco Chicchi fino ai 300 metri dal traguardo: il primo a lanciare lo sprint è stato Petacchi che è riuscito a cogliere di sorpresa buona parte dei suoi avversari ma non il 21enne austriaco della Katusha Marco Haller, che si è posizionato alla ruota dello spezzino e lo ha saltato agevolmente andando a conquistare il suo primo successo in campo professionistico, dopo che in carriera vantava come massimo risultato la medaglia di bronzo nella prova su strada ai Mondiali di Mendrisio del 2009 nella categoria junior: Petacchi è riuscito comunque a difendere una piazza d’onore importante per la Lampre in chiave punti World Tour precedendo nell’ordine un Viviani che ha atteso qualche secondo di troppo per lanciarsi, Haedo, Bennati e Chicchi. I nostri avranno la possibilità di prendersi una rivincita nella quinta e ultima tappa, 182,5 km da Chang Ping a Ping Gu che salvo sorprese improbabili coroneranno Tony Martin quale vincitore per la seconda volta consecutiva di un Tour of Beijing che guida con 40” su Francesco Gavazzi, 52” su Daniel Martin e 56” su Edvald Boasson Hagen e Rinaldo Nocentini: non è comunque scontato lo sprint per via della presenza di quattro gran premi della montagna, ultimo dei quali quello di Zuo Lou posto a 29 km dal traguardo al termine di un’ascesa di 5,4 km al 5,9% di pendenza media.
Marco Salonna
11-10-2012
ottobre 12, 2012 by Redazione
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TOUR OF BEIJNG
L’italiano Francesco Gavazzi (Astana Pro Team) si è imposto nella terza tappa, Men Tou Gou – Badaling Great Wall (Grande Muraglia), percorrendo 162,5 Km in 4h05′08″, alla media di 39,774 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’irlandese Martin e il norvegese Boasson Hagen. Il tedesco Tony Martin (Omega Pharma – Quick Step) ha conservato la testa della classifica, con 40″ su Gavazzi e 50″ sull’irlandese Martin.
GRAND’ITALIA SULLA GRANDE MURAGLIA
Cinque azzurri nella top ten nell’arrivo in salita di Badaling e primo trionfo stagionale del valtellinese Francesco Gavazzi che con uno sprint prepotente nelle ultime centinaia di metri salta un Boasson Hagen che sembrava avviato verso il successo e precede Daniel Martin, il norvegese e Rinaldo Nocentini mentre Tony Martin conserva la maglia rossa di leader.
Foto copertina: Gavazzi a pochi istanti dalla vittoria (skysports.com)
La terza frazione del Tour of Beijing, 162,5 km da Men Tou Gou a Badaling ai piedi della Grande Muraglia Cinese che per brevi tratti ripercorreva il tracciato della prova olimpica del 2008, si presentava per numero di km in salita e dislivello complessivo come la più impegnativa della breve corsa a tappe, con quattro gran premi della montagna l’ultimo dei quali portava al traguardo al termine di una salita di 20 km, impegnativa però solo nell’ultimo km che presentava una pendenza del 6,3% e in brevi altri tratti; inoltre erano quasi 80 i km che separavano la vetta del terzo gpm di giornata, il più impegnativo con i suoi 10 km al 6,4%, dall’inizio dell’ascesa conclusiva, e ciò ha scoraggiato la battaglia con le prime salite affrontate ad andatura tranquilla e i soli Johnny Hoogerland and Pim Ligthart (Vacansoleil), Matthieu Ladagnous (Fdj), Christian Meier (Orica-GreenEdge), Mikel Nieve (Euskaltel), George Bennett (RadioShack) e Andriy Grivko (Astana), tutti molto lontani in classifica generale, che si sono lanciati in avanscoperta, con l’Omega-QuickStep della maglia rossa Tony Martin che si è limitata a controllare il distacco dai fuggitivi, che ha raggiunto un massimo di 4′30”: molto più motivate ad inseguire si sono rivelate la Liquigas e la Garmin a caccia di un successo di tappa rispettivamente con Moreno Moser e Daniel Martin, e sotto la loro spinta il gap ha iniziato a ridursi fino al ricongiungimento avvenuto a metà dell’ultima salita, con Ligthart ultimo ad arrendersi dopo aver distanziato in precedenza i compagni d’avventura.
In contropiede hanno provato a partire dapprima Sylvain Georges (Ag2r), con un’azione finalizzata a un possibile contrattacco del suo capitano Rinaldo Nocentini già brillantissimo in salita nella tappa di Men Tou Gou, e successivamente Igor Anton (Euskaltel), rimasto in avanscoperta per qualche centinaio di metri senza però riuscire a guadagnare un margine apprezzabile sul resto del gruppo: ben più decisa è stata l’azione di Edvald Boasson Hagen (Team Sky) che a 3 km dalla conclusione, in uno dei tratti più impegnativi dell’ascesa, è a sua volta fuoriuscito dal plotone superando a doppia velocità il basco e incrementando il vantaggio nel falsopiano in discesa che precedeva l’ultimo km, con Tony Martin a condurre in prima persona gli inseguitori a difesa della propria leadership nella generale. Sembrava che la medaglia d’argento di Valkenburg fosse avviato verso il successo ma in vista del traguardo il norvegese ha iniziato ad accusare la fatica e quando mancavano non più di 50 metri è stato inghiottito dal gruppo inseguitore, nel quale Daniel Martin ha lanciato per primo lo sprint andando a saltare via Boasson Hagen ma ad avere la meglio è stato un brillantissimo Francesco Gavazzi (Astana), probabilmente mai così a suo agio in carriera su un arrivo apparentemente troppo duro per le sue caratteristiche, che sul traguardo ha preceduto nell’ordine l’irlandese e Boasson Hagen, confermando l’ottima condizione già palesata a Men Tou Gou che l’aveva portato alla piazza d’onore dietro a Daniel Martin e andando a conquistare il primo successo di una stagione, la prima all’Astana dopo i primi sette anni da professionista trascorsi tutti sotto le insegne della Lampre, fin qui non esaltante tanto che non era mai stato preso in considerazione tra gli azzurrabili per Valkenburg. Il valtellinese ha guidato una nutrita pattuglia azzurra nella top ten con Rinaldo Nocentini al 4° posto seguito da Eros Capecchi (Liquigas) al 7°, Moreno Moser all’8° e Daniele Pietropolli (Lampre) 10°; anche Daniele Bennati (RadioShack) ha provato a dire la sua ma si è arreso nelle ultime centinaia di metri chiudendo 23° a 12” comunque davanti ad atleti del calibro di Haimar Zubeldia (RadioShack) 24° a 16” e Ryder Hesjedal (Garmin) 29° a 30”.
La classifica generale non subisce grandi variazioni con Tony Martin saldamente in vetta con 40” su Gavazzi, 50” su Daniel Martin, 52” su Boasson Hagen e Nocentini e 56” su Capecchi: la strada sembra ora in discesa per il due volte campione del mondo a cronometro alla luce delle ultime due frazioni del Tour of Beijing che non presentano grandi difficoltà altimetriche, a cominciare da quella che da Yanqing porta allo stadio di Changping dopo 165,5 km con tre gpm di 3a categoria prima degli ultimi 30 km di discesa e pianura verso il traguardo.
Mauro Facoltosi
10-10-2012
ottobre 11, 2012 by Redazione
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TOUR OF BEIJNG
Il tedesco Tony Martin (Omega Pharma – Quick Step) si è imposto nella seconda tappa, Pechino – Men Tou Gou, percorrendo 126 Km in 2h53′05″, alla media di 43,678 Km/h. Ha preceduto di 46″ gli italiani Francesco Gavazzi (Astana Pro Team) ed Eros Capecchi (Liquigas – Cannondale). Martin è il nuovo leader della classifica, con 50″ su Gavazzi e 52″ su Capecchi.
NIENTE CRONO? MARTIN SE NE INVENTA UNA
Il 27enne di Cottbus stacca i sette compagni di fuga nella discesa conclusiva e percorre in solitudine gli ultimi 20 km verso Men Tou Gou strappando la maglia di leader a Viviani e ipotecando il Tour of Beijing malgrado l’assenza di prove contro il tempo. A 46” giunge il gruppetto inseguitore regolato da Gavazzi su Capecchi e Nocentini, a 50” il plotone con Boasson Hagen, Hesjedal e Sanchez
Foto copertina: Tony Martin vince la seconda frazine della corsa cinese (www.cyclingweekly.co.uk)
La seconda tappa del Giro di Pechino, 126 km dalla capitale cinese a Men Tou Gou, si presentava come una delle frazioni decisive della corsa per via della presenza di quattro salite tra cui una di 10,1 km al 4,9% posta dopo 83 km e contrassegnata come gpm di 1a categoria e un’altra di 3,6 km al 5,6% con la vetta a 23 km dal traguardo. Dopo un avvio a ritmo sostenuto la fuga di giornata è nata al km 34 di Mathias Frank (Bmc), Juan Manuel Garate (Rabobank), David Tanner (Saxo Bank-Tinkoff), Ivan Gutierrez (Movistar) e Maxim Belkov (Katusha) che hanno acquisito un vantaggio massimo di 3′40” ma la corsa si è accesa sulla salita di 1a categoria in cui la Euskaltel Euskadi, a caccia di punti con il suo leader Samuel Sanchez per rimanere nel circuito World Tour, ha operato con Igor Anton e Ivan Velasco un forcing che ha portato al ricongiungimento con i battistrada e che ha ridotto il gruppo dei migliori a 25 unità, tra cui il campione uscente Tony Martin (Garmin), Edvald Boasson Hagen (Sky), Rui Alberto Faria da Costa (Movistar), Ryder Hesjedal e Daniel Martin (Garmin), Haimar Zubeldia (RadioShack) e i nostri Moreno Moser ed Eros Capecchi (Liquigas), Francesco Gavazzi (Astana) e Rinaldo Nocentini (Ag2r), i cui compagni di squadra hanno a loro volta supportato gli uomini della Euskaltel nel portare avanti l’azione, e non c’è stato nulla da fare per il primo gruppo inseguitore che è rimasto a lungo intorno al minuto di distacco con RadioShack, Orica-GreenEdge e Lampre a tirare rispettivamente per Daniele Bennati, Manuele Mori e Allan Davis ma non è più riuscito a rientrare, mentre fin dalle prime rampe ha perso contatto il leader della generale Elia Viviani (Liquigas) che ha chiuso con un distacco superiore ai 13′.
Il primo a muoversi sull’ultima salita è stato Tony Martin ma l’azione decisiva è stata promossa da Nocentini, alla cui ruota si sono portati il due volte campione del mondo a cronometro, Rafal Majka (Saxo Bank-Tinkoff), Tomasz Marczynski (Vacansoleil) Tom Slagter (Rabobank) e in prossimità dello scollinamento anche Daniel Martin, Capecchi e Gavazzi mentre Moser ha tentato a sua volta di replicare ma non ha avuto le gambe per riagganciarsi; Nocentini ha dettato il ritmo praticamente fino alla vetta ma nel primo tratto della discesa Tony Martin, approfittando di un attimo di distrazione dei compagni d’avventura, ha preso qualche metro di vantaggio e una volta che la strada è tornata pianeggiante ha fatto valere le sue grandi doti di passista tenendo da solo a distanza i 7 inseguitori e il resto del gruppo, in cui Boasson Hagen rimasto senza compagni di squadra è stato il più attivo nel tentare di limitare i danni. Non c’è stato però nulla da fare di fronte all’atleta di Cottbus che ha continuato ad incrementare il proprio vantaggio e ha tagliato il traguardo di Men Tou Gou con 46” su Gavazzi, Capecchi e Nocentini che hanno regolato il plotoncino degli inseguitori quasi raggiunto nel finale dal gruppo di Boasson Hagen, Hesjedal, Moser e Sanchez che ha chiuso a 50” mentre il plotone con Bennati e Mori è giunto con un ritardo di 2′53”.
La nuova classifica generale vede Tony Martin saldamente al comando con 50” su Gavazzi, 52” su Capecchi e 56” su Boasson Hagen, Nocentini, Daniel Martin, Marczynski e Majka e alla luce della condizione mostrata il tedesco sembra ormai avviato a conquistare per il secondo anno consecutivo un Tour of Beijing che alla vigilia sembrava essergli precluso in virtù dell’assenza di prove a cronometro; la terza frazione, 162,5 km da Men Tou Gou a Badaling ai piedi della Muraglia Cinese, non è comunque da sottovalutare con una salita di prima categoria nella prima parte del percorso e gli ultimi 20 km di ascesa verso il traguardo, anche se si tratta più di un lungo falsopiano e solo nell’ultimo km le pendenze arrivano al 6,3%.
Marco Salonna
09-10-2012
ottobre 10, 2012 by Redazione
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TOUR OF BEIJNG
L’italiano Elia Viviani (Liquigas – Cannondale) si è imposto nella prima tappa, circuito di Pechino, percorrendo 117 Km in 2h37′49″, alla media di 44,481 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo statunitense Fenn e il norvegese Boasson Hagen. Viviani è il primo leader della classifica, con 4″ su Fenn e sul francese Ladagnous.
NATIONALE SLUITINGPRIJS – PUTTE – KAPELLEN
L’olandese Wim Stroetinga (Koga Cycling Team) si è imposto nella corsa olandese, circuito di Putte, percorrendo 183,6 Km in 3h55′03″ alla media di 46,866 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Van Staeyen e l’olandese Van Dijk. Due italiani in gara: Eugenio Alafaci (Leopard Trek Continental Team) 32°, Marcello Pavarin (Vacansoleil Pro Cycling Team) 116°, entrambi con lo stesso tempo dei primi.
VIVIANI, UNA VITTORIA ”OLIMPICA”
Dopo la medaglia sfumata per poco in quel di Londra e i numerosi piazzamenti alla Vuelta il velocista veronese torna al successo sulle strade che hanno ospitato la rassegna a cinque cerchi del 2008 imponendosi in rimonta su Fenn e Boasson Hagen e conquistando la prima maglia di leader del Tour of Beijing
Foto copertina: Viviani si impone nella prima tappa del “Giro di Pechino” (www.cyclingweekly.co.uk)
L’ultimo atto del calendario World Tour, che ha visto il successo nella classifica generale di Joaquin Rodriguez grazie al trionfo al Giro di Lombardia con cui ha tolto il primato a Bradley Wiggins, si consuma in Cina con il Giro di Pechino, corsa a tappe di cinque giorni intorno alla capitale giunta alla sua seconda edizione. In virtù dei profili altimetrici non impossibili delle varie frazioni sono gli sprinter a fare la parte del leone nella start list con Edvald Boasson Hagen (Sky), Heinrich Haussler (Garmin), Gregory Henderson (Lotto-Belisol), Allan Davis e Aivis Kruopis (Orica-GreenEdge), Theo Bos (Rabobank), Lukas Haedo (Saxo Bank-Tinkoff), Kelly Van Hummel (Vacansoleil) e i nostri Francesco Chicchi (Omega-QuickStep), Jacopo Guarnieri (Astana), Alessandro Petacchi (Lampre), Elia Viviani (Liquigas) e Daniele Bennati (RadioShack) mentre per quanto riguarda la classifica generale i nomi più accreditati sono il vincitore uscente Tony Martin (Omega-QuickStep), che però non avrà km a cronometro a sua disposizione a differenza che nella passata edizione, Ryder Hesjedal (Garmin), Rui Alberto Faria da Costa (Movistar), Samuel Sanchez (Euskaltel), che torna sulle strade dove ha conquistato il titolo olimpico nel 2008, e lo stesso Boasson Hagen, in grado di guadagnare terreno nelle frazioni più adatte a lui grazie agli abbuoni e di difendersi nelle non trascendentali ascese che caratterizzano questo Tour of Beijing: da segnalare anche la presenza di Andy Schleck (RadioShack), tornato recentemente all’attività agonistica dopo un lungo stop, mentre l’Italia punta le sue fiches su Dario Cataldo (Omega-QuickStep), Rinaldo Nocentini (Ag2r), Moreno Moser ed Eros Capecchi (Liquigas) e Mauro Santambrogio (Bmc), reduce dal brillante quarto posto al Giro di Lombardia.
La prima tappa si è svolta interamente sulle strade di Pechino con partenza da Piazza Tien An Men, tristemente famosa per l’eccidio del 1989, e arrivo nei pressi del Bird’s Nest, lo stadio che ha ospitato gran parte delle manifestazioni olimpiche, al termine di un circuito completamente pianeggiante di 7,8 km da ripetere per 12 volte. La corsa è vissuta sulla fuga partita al km 14 di Craig Lewis (Champion System), Mathieu Ladagnous (Fdj), Bert Lindeman (Vacansoleil) e dei nostri Marco Bandiera (Omega-QuickStep) e Adriano Malori (Lampre), al ritorno in gara dopo il convincente 10° posto ottenuto nella crono mondiale di Valkenburg, che hanno guadagnato fino a 2′ sul gruppo; dapprima l’Orica-GreenEdge e successivamente anche Liquigas e Rabobank si sono incaricate dell’inseguimento e il vantaggio ha iniziato lentamente a calare fino al ricongiungimento avvenuto nel corso del penultimo giro, con Lewis ultimo ad arrendersi. Nel finale nessuna squadra è riuscita a organizzare un vero e proprio treno e le carte si sono rimescolate più volte fino al rettilineo conclusivo, approcciato in testa dall’Orica-GreenEdge con Cameron Meyer a lanciare Kruopis: quella del lituano si però rivelata un’azione poco incisiva e ben presto lo hanno affiancato Fenn (Omega-QuickStep) e Boasson Hagen finchè negli ultimi 150 km è sbucato di prepotenza sulla sinistra Viviani, bravo in precedenza a portarsi le prime posizioni pur in assenza di compagni di squadra che lo pilotassero, che ha superato tutti e si è imposto nettamente davanti al giovane britannico e al norvegese medaglia d’argento di Valkenburg, cogliendo il suo settimo successo stagionale e il secondo al Giro di Pechino dopo quello di Shuniy della passata edizione. Ai piedi del podio si è piazzato Van Hummel davanti a Henderson, Bos, Sanz (Movistar), Kruopis e Petacchi che ha chiuso al 9° posto.
La classifica generale influenzata dagli abbuoni vede Viviani in testa con 4” su Fenn e Ladagnous, 6” su Boasson Hagen e 10” su Van Hummel e il resto del gruppo ma subirà quantomeno una setacciata al termine della seconda tappa, la più impegnativa della corsa con i suoi 126 da Pechino a Men Tou Gou: in programma infatti a metà percorso un’ascesa di 10,1 al 4,9% seguita da un’altra di 3,6 km al 5,6% lungo le quali ci sarà certamente battaglia anche se gli ultimi 16 km di discesa e pianura verso il traguardo rendono uno sprint di un plotone comunque abbastanza nutrito come l’opzione più probabile.
Marco Salonna
NICKI SORENSEN BEFFA TUTTI AL GP BEGHELLI
E’ Nicki Sorensen ad aggiudicarsi la 16esima edizione della competizione emiliana. Il corridore danese si è accodato assieme ad altri tre contrattacanti al duo di testa, uscito dal gruppo sulla salita della Zappolino, e poi li ha lasciati a sua volta, impoendosi sul traguardo di Monteveglio con una dozzina di secondi di vantaggio sui compagni d’avventura.
Foto copertina: Sorensen taglia in solitaria il traguardo del GP Beghelli (foto Bettini)
La 16esima edizione del GP Beghelli si infiamma già dopo 20 Km, quando una fuga di 16 unità prende il largo. Il vantaggio massimo raggiunto sul plotone è di 7 minuti al Km 40. Ma già al primo dei 10 passaggi in programma da Monteveglio il gruppo accelera, riducendo il vantaggio a soli 3’15”. L’accordo nel gruppo di testa si rompe fra terzo e quinto giro, quando una serie di scatti e controscatti spezzettano l’andatura. E’ proprio grazie a questo disaccordo che il gruppo alla vista dell’ultimo giro riassorbe la quasi totalità del plotoncino. Dopo un nuovo ricongiungimento in testa al gruppo Domenico Pozzovivo (Colnago-CSF) e Matteo Rabottini (Farnese Vini) piazzano l’azione che risulterà decisiva sull’ultima ascesa dello Zappolino, quando mancano solo 8 chilometri all’arrivo. Fabio Felline (Androni-Venezuela), Przemyslaw Niemiec (Lampre ISD) e Nicki Sørensen (Saxo Bank-Tinkoff) si uniscono alla coppia di testa e i cinque vanno verso l’arrivo con quindici secondi di vantaggio sul gruppo. Partita la volata, è il danese Sorensen a sorprendere gli avversari: vittoria sofferta ma meritata. Per lo scandinavo è il primo successo stagionale. Completano il podio i nostri Rabottini e Felline.
Lorenzo Alessandri
06-10-2012
ottobre 8, 2012 by Redazione
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PARIS – TOURS
L’italiano Marco Marcato (Vacansoleil Pro Cycling Team) si è imposto nella classica francese, Châteauneuf-en-Thymerais – Tours, percorrendo 235,5 Km in 4h50′34″, alla media di 48,629 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga De Vreese e l’olandese Terpstra.
GRAN PREMIO BRUNO BEGHELLI
Il danese Nicki Sørensen (Team Saxo Bank – Tinkoff Bank) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Monteveglio, percorrendo 196,3 Km in 4h31′21″ alla media di 43,405 Km/h. Ha preceduto di 12″ gli italiani Fabio Felline (Androni Giocattoli – Venezuela) e Matteo Rabottini (Farnese Vini – Selle Italia).
GRAND PRIX CHANTAL BIYA
L’elvetico Alexandre Mercier (Team Vulco – VC Vaulx-en-Velin) si è imposto nella corsa a tappe camerunense precedendo di 8″ il francese Gay e di 22″ lo slovacco Polievka. Le quattro frazioni previste sono state conquistate dal camerunense Ngock Yves Ngue (Yaoundé – Bafia), dall’olandese David Van Eerd (Yaoundé – Ebolowa), dallo stesso Mercier (Zoetélé – Meyomessala) e dallo slovacco Pavol Polievka (Sangmelima – Yaoundé)
TOBAGO CYCLING CLASSIC (Trinidad e Tobago)
Il corridore delle Barbabos Darren Matthews si è imposto nella corsa caraibica, circuito della Scarborough Esplanade, percorrendo 112 Km in 3h46′06″, alla media di 29,721 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo statunitense Bajadali e il britannico Cuming.
GRAN PREMIO EZIO DEL ROSSO (dilettanti)
Il polacco Pawel Poljanski (Ciclistica Sestese) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Montecatini Terme, percorrendo 179 Km in 4h22′, alla media di 40,992 Km/h. Ha preceduto di 13″ gli italiani Luca Chirico (Trevigiani Dynamon Bottoli) e Michele Simoni (General Store Mantovani Cicli Fontana)
PARIS – TOURS ESPOIRS
Il francese Taruia Krainer (Vendée – U) si è imposto nella corsa francese, Bonneval – Tours, percorrendo 183 Km in 3h49′24″, alla media di 47,864 Km/h. Ha preceduto di 4″ e 10″ i connazionali Barguil e Renault. Unico italiano in gara Eugenio Alafaci (Leopard Trek Continental Team), 11° a 26″