10-05-2012
maggio 11, 2012 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
Il britannico Mark Cavendish (Sky Procycling) si è imposto nella quinta tappa, Modena – Fano, percorrendo 209 Km in 4h43′15″, alla media di 44,272 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Harley Goss e l’italiano Daniele Bennati (RadioShack-Nissan). Il lituano Ramunas Navardauskas (Garmin – Barracuda) ha conservato la maglia rosa, con 5″ sul sudafricano Hunter e 11″ sul canadese Hesjedal. Miglior italiano Manuele Boaro (Team Saxo Bank), 7° a 19″.
RHÔNE-ALPES ISÈRE TOUR
Il francese Paul Poux (Saur – Sojasun) si è imposto nella prima tappa, Domarin – Ruy-Montceau, percorrendo 141,2 Km in 3h16′16″, alla media di 43,165 Km/h. Ha preceduto di 28″ i connazionali Hardy e Reza, distanziati di 31″ e 34″ nella prima classifica generale.
TOUR OF MALOPOLSKA (Polonia)
Il polacco Mariusz Wiesiak (Matrix Powertag) si è imposto nella prima tappa, Niepolomice Zamek – Miechow Rynek, percorrendo 153 Km in 3h56′12″, alla media di 38,865 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Smolen e Matysiak, distanziati di 4″ e 6″ nella prima classifica generale.
JELAJAH MALAYSIA (Malesia)
Il malaysiano Mohamed Shahrul Mat Amin (Terengganu Cycling Team) si è imposto nella terza tappa, Kulim – Felda Chuping Perlis, percorrendo 168,8 Km in 4h23′36″, alla media di 38,422 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’indonesiano Lesmana e di 21″ il malaysiano Othman. L’uzbeko Yusuf Abrekov (Uzbekistan Suren Team) ha conservato la testa della classifica, con 21″ sull’australiano Crawford e 23″ sul giapponese Nakajima.
HEYDAR ALIYEV ANNIVERSARY TOUR (Azerbaigian)
Lo spagnolo Diego Rubio Hernández si è imposto nella seconda tappa, Baku – Ismayilli, percorrendo 176 Km in 4h41′39″, alla media di 37,493 Km/h. Ha preceduto di 12″ l’algerino Youcef Reguigui (Groupement Sportif Petrolier Algerie) e di 13″ il lituano Savickas. Reguigui è il nuovo leader della classifica, con 43″ sul russo Yatsevich e 48″ sul kazako Kozhatayev.
CAVENDISH, SIMPLY THE BEST
Grande dimostrazione di forza del campione del mondo che rimane agevolmente con i migliori sulla salita di Gabicce Monte a differenza di molti dei rivali e supportato da una Sky finalmente all’altezza della situazione si impone nettamente in quel di Fano davanti a Goss e a un redivivo Bennati mentre Navardauskas conserva la maglia rosa e gli uomini di classifica scaldano i motori in vista delle prossime tappe
Foto copertina: Cavendish torreggia anche a Fano (foto Bettini)
La quinta tappa del Giro d’Italia, 209 km da Modena a Fano piatti come un biliardo se si eccettua il tratto dai -40 ai -15 dal traguardo caratterizzato dal gran premio della montagna di 4a categoria di Gabicce Monte e altri due strappetti successivi, ha chiuso la prima fase di una corsa rosa che ha fin qui strizzato l’occhio ai cronomen e ai velocisti che avranno invece ben poco spazio nelle prossime giornate. Per i primi 170 km la gara ha avuto un andamento tipico delle frazioni per sprinter con una fuga da lontano di pochi uomini, nella fattispecie De Marchi (Androni), De Negri (Farnese), Kaisen e Bulgac (Lotto-Belisol) e la Garmin della maglia rosa Navardauskas e di Farrar che ha condotto l’inseguimento con Rasmussen e Bauer riducendo a meno di 2′ ai piedi di Gabicce Monte il vantaggio dei battistrada che aveva toccato i 6′.
In apparenza la salita di circa 2,5 km al 6% di pendenza media non era in grado di provocare sconquassi e invece dapprima l’Orica-GreenEdge di Goss e successivamente la Liquigas che aveva l’intento di tenere nelle prime posizioni Ivan Basso si sono portate al comando e, malgrado non ci siano stati attacchi e l’andatura non fosse sostenutissima, si è rivelata comunque troppo alta per sprinter quotati come Farrar, Bos (Rabobank), Guardini (Farnese), Ferrari (Androni), Haedo (Saxo Bank) e un Hushovd (Bmc) neppure lontano parente di quello che all’ultimo Tour de France riuscì a vincere la tappa di Pau che prevedeva la scalata dell’Aubisque che hanno perso contatto e non sono più riusciti a rientrare mentre Cavendish (Sky) che pure avevamo visto stentare in salita al Giro di Romandia ha retto il ritmo senza problemi: nulla da fare anche per Phinney (Bmc) incappato nella terza caduta in cinque giorni mentre va segnalato il bel numero di Boaro (Saxo Bank) che dopo essere finito a terra insieme all’ex maglia rosa si è riportato sotto così come quello di De Marchi che ha staccato i compagni di fuga rimanendo al comando fino a circa 15 km dalla conclusione.
Nel finale si è avuto un breve tentativo di Bak (Lotto-Belisol), già autore di azioni analoghe nelle due tappe in linea danesi, ma la GreenEdge e la Sky che fino a quel momento si era mantenuta sempre a ruota hanno preso il comando e, complice l’assenza nel primo gruppo di molti velocisti e delle rispettive formazioni, la formazione britannica è riuscita a differenza di quanto accaduto a Herning e Horsens a portare Cavendish già in prima posizione ai 200 metri dal traguardo e a quel punto è stato un gioco da ragazzi per il campione del mondo mettere la sua bici davanti a quelle degli avversari con il solo Goss che ha tentato in qualche modo di contrastarlo chiudendo al secondo posto, mentre sul gradino più basso del podio si è piazzato un Bennati (RadioShack) che non si era visto nei giorni scorsi ma che si è trovato a suo agio in uno sprint lineare e non caotico, seguito da Hunter (Garmin), Modolo (Csf), Kristoff (Katusha) e Favilli (Farnese): per Cavendish si tratta del nono successo in carriera al Giro d’Italia e del sesto stagionale.
Grazie ai 20” di abbuono e ad altri 5 guadagnati grazie a un buco che si è creato negli ultimi metri tra i primi 17, tra i quali comunque nessun uomo di classifica, e gli altri il britannico è risalito nella generale al 5° posto a 14” da Navardauskas che conserva il primato con 5” su Hunter, 11” su Hesjedal e 13 su Goss: ad eccezione dell’ex biker canadese tutti questi atleti sono destinati a sparire dalle prime posizioni già dopo la sesta tappa, 210 km molto impegnativi da Urbino a Porto Sant’Elpidio con l’insidioso Passo della Cappella, 4,4 km di cui 3 in sterrato con pendenza media dell’8%, a metà percorso e a seguire una serie di strappi durissimi, su tutti quello di Montegranaro che ha rampe fino al 18% posto a 33 km dal traguardo: solo gli ultimi 11 km sono pianeggianti ed è prevedibile che accanto a cacciatori di tappe come Ballan, Pozzato e Gasparotto possano muoversi in prima persona anche gli uomini di classifica.
Marco Salonna
MODENA – FANO. IL RITORNO DEI SOLITI NOTI
La prima tappa in linea italiana sarà ancora una giornata destinata alle ruote veloci del gruppo. Sarà l’occasione, per i “suiveurs”, per distrarsi ammirando le bellezze dell’Emilia-Romagna e per ripensare ai tempi andati. Questa giornata, infatti, offrirà parecchie occasioni per tuffarsi nella storia del Giro, tornando indietro nel XX secolo sino alla prima, storica edizione del Giro d’Italia, che attraverserà la Romagna il 16 maggio del 1909.
“Addio pianure sorgenti dai monti”. Si sentiranno un po’ come Renzo e Lucia al momento di abbandonare il paesello natio i velocisti questa mattina. Non sarà, a dire il vero, un addio ma solo un arrivederci poiché, dopo cinque giornate di grafici dalle linee rette praticamente costanti, da domani e per le tre giornate seguenti il Giro andrà a fare i conti con le prime salite degne di questo nome, anche se non ancora estreme e decisive, mentre gli sprinter dovranno rinfoderare le armi e attendere tracciati migliori. Oggi, invece, i protagonisti saranno ancora loro, al termine di una frazione più impegnativa per distanza – si sfioreranno d’un soffio i 200 Km – che per altimetria, molto comoda da pedalare anche perché di fatto costituita da due lunghe “spade” che punteranno verso sud, dapprima la Via Emilia e poi, da Rimini in avanti, la statale Adriatica. Velocità elevate anche oggi, dunque, ma emozioni poche all’orizzonte perché, di fatto, la tappa, tolti i probabili tentativi di fuga destinati immancabilmente al riassorbimento, sarà inevitabilmente “condannata” al destino d’un arrivo allo sprint. In una giornata che si annuncia noiosa – sempre che la cronosquadre non abbia dato una rimescolata non troppo decisa ai piani alti e ci sia in ballo un cambio al vertice della classifica – a tener alto l’interesse tra i “suiveurs” ci penserà la lunga catena di ricordi che susciterà il percorso di questa quinta frazione. Se ne potranno raccogliere per tutte le età, tornando indietro nel tempo sino a quelli che, oramai, ci sono tramandati solo dalle cronache passate, come quelle del primo Giro d’Italia che, al suo secondo giorno di gara, passò proprio sulle strade di questa tappa, andando a incontrare la prima salita in assoluto della corsa rosa, quella microscopica Siligata che si affronterà anche oggi e che non dovrebbe dare troppi grattacapi ai treni dei velocisti, anche se un pizzico d’attenzione è sempre dovuto.
Al pari della giornata precedente il Giro muoverà da una località, Modena, inserita nella lista dei patrimoni mondiali dell’umanità. L’iscrizione riguarda solo la centralissima Piazza Grande e i monumenti che vi si specchiano (il Duomo e la “Ghirlandina”), ma l’offerta al turista contempla anche la chiesa di San Pietro, il Palazzo Ducale (sede della prestigiosa Accademia Militare) e il Palazzo dei Musei, al cui interno sono alloggiate la galleria e la biblioteca estensi.
Basteranno già le prime pedalate per aprire il libro dei ricordi, le cui pagine cominceranno a sfogliare a 9 Km dal via, al momento del passaggio da Castelfranco Emilia. È il paese natale di Alfonsina Strada, l’unica donna ad aver corso il Giro d’Italia con i maschi, nel 1924. Quell’anno il Giro fu disertato dalle case di marca – e di conseguenza dai grandi campioni dell’epoca – per alcuni dissidi con la Gazzetta, che si vide schieratial via solo gli appartenenti alla categoria degli “isolati”, quei corridori che non erano affiliati a nessuna squadra e per i quali l’organizzazione doveva provvedere – come già accadeva in passato – a vitto, alloggio e assistenza tecnica. La presenza della Strada, si racconta, fu un escamotage promozionale da parte della “rosea” per attirare i lettori ma la giuria non fu tenera con lei quando, giunta fuori tempo massimo nell’ottava tappa, molti membri non accettarono le attenuanti (tra cadute e forature, quel giorno Alfonsina incappò in diversi incidenti) e la estromisero dalla corsa e dalla classifica, consentendogli comunque di arrivare fino a Milano, dove fu una dei 30 partecipanti (su 90 partenti) a portare a termine il Giro.
Come le ciliegie che sono colte per la prima volta proprio nel mese del Giro, un ricordo tirerà l’altro e ci riporterà indietro di oltre un secolo quando il gruppo si troverà a transitare per Bologna. La “dotta”, infatti, fu la meta della prima tappa del primo Giro, terminata sotto un vero e proprio acquazzone estivo con il successo del romano Dario Beni e tra gli spintoni del pubblico indisciplinato che era accorso in massa all’ippodromo Zappoli e che diede non pochi problemi ai giudici di gara chiamati a compilare il primo ordine d’arrivo.
Un’altra trentina di chilometri serviranno per riavvolgere il film della corsa rosa sino ai recenti anni di Pantani, passando per il periodo delle sfide tra Gimondi e Merckx, gloriose pagine di Giro (ma anche di Tour) scritte sulle cime alpestri ma le cui radici poggiano sulla collina di Dozza, nota agli appassionati grazie all’opera di Luciano Pezzi, che lassù invitò spesso, facendone anche terra privilegiata d’allenamento, il bergamasco e il romagnolo, da lui diretti alla conquista della maglia rosa prima e della gialla poi. E anche se non si è estimatori del grande ciclismo, non bisogna perdere l’occasione per pellegrinare lassù e ammirare il connubio tra l’antico del borgo medioevale e il moderno dei murales che lo decorano, realizzati a partire dal 1965 nell’ambito della “Biennale del Muro Dipinto”.
Qui non si mangiano solo pane e ciclismo, però, e la vicinanza con Imola ci rammenterà anche la passione per i motori, quelli della Formula 1 e anche quelli del motomondiale, che proprio in terra di Romagna ha “coltivato” alcuni dei suoi campioni più osannati, da Capirossi a Melandri, dal povero Simoncelli a Rossi, che romagnolo non è ma è come se lo fosse, nato com’è a un tiro di schioppo dal confine e dalle terre romagnole.
Dopo la parentesi motoristica si tornerà a respirar ciclismo con l’approssimarsi a Forlì, dove i “pilastri” su cui poggia la locale passione sono Ercole Baldini e Tullo Morgagni. Il primo, tra le altre corse nelle quali primeggiò, nel 1958 s’impose in quel Giro che ebbe tra i padri fondatori il secondo. Il Morgagni, uno dei capi della “rosea”, fu il primo destinatario della soffiata che lo avvisò, nell’estate del 1908, dell’intenzione del Corriere della Sera di organizzare, quanto prima, una corsa a tappe nazionale a emulazione del recente Tour de France. Il pronto risultato fu una riunione d’urgenza con il direttore Costamagna e il caporedattore della sezione ciclismo Cougnet, nella quale si decise seduta stante di organizzare la prima edizione del Giro d’Italia nel maggio dell’anno successivo e di darne notizia sulla Gazzetta appena ventiquattrore dopo.
È ora di tornare al presente perché, a questo punto, saremo già ben oltre la metà della tappa e le squadre dei velocisti, alternandosi a turno in testa al gruppo, cominceranno a ingranare le marce per ridurre le distanze dalla testa della corsa. A galvanizzare il gruppo si presteranno i tifosi a bordo strada, particolarmente “accesi” in queste terre, ai quali si aggiungeranno anche i primi bagnanti, quando la corsa giungerà sul litorale romagnolo. Un succedersi di rinomate stazioni balneari – Rimini prima, poi Misano, Riccione, Cattolica e Gabicce – condurranno il Giro verso le Marche, regione che è tutta un florilegio di colline, terreno di battaglia privilegiato dalla Tirreno – Adriatico. Infatti, appena superato il confine la strada prenderà quota per portarsi ai 122 metri del Valico della Siligata che, come dicevamo, fu la prima ascesa inserita nel tracciato del Giro, proposta lungo i 378 e rotti chilometri della seconda tappa dell’edizione del debutto, prevista tra Bologna e Chieti e terminata con il successo di Giovanni Cuniolo e con l’insediamento in testa alla classifica – la maglia rosa sarà introdotta solo nel 1931 – del futuro vincitore finale Luigi Ganna. Superato questo modesto GPM – poco meno di 3000 metri di strada dolcemente inclinata – il gruppo si tufferà velocemente su Pesaro, dove la statale ritornerà in vista dell’Adriatico, abbandonato poco prima per doppiare il tormentato promontorio di Gabicce, terra rude che fu ricca fonte d’ispirazione per Dante Alighieri. Il divin poeta, infatti, parlerà indirettamente delle vicissitudini di questo scampolo marchigiano quando scriverà, nell’Inferno, della tragica storia d’amore tra Paolo e Francesca (ambientata nelle medioevali stanze della rocca di Gradara) e dei forti venti che spazzano la costa dalle parti di Fiorenzuola di Focara (“Poi farà si ch’al vento di Focara – non farà lor mestier voto né preco”) e che un tempo erano temutissimi dai naviganti.
Riguadagnata la pianura, questa tornerà padrona quasi incontrastata del terreno di gara negli ultimi dodici chilometri, con la fugace intrusione di qualche zampellotto di modestissima entità. L’ultimo di questi, però, è un lieve falsopiano che terminerà a poche centinaia di metri dall’arrivo e che potrebbe dare qualche filo da torcere ai velocisti e favorire gli outsider della specialità, quelle sorprese che talvolta sono in grado di emergere sopra i nomi dei “soliti noti” dello sprint. Occorre fortuna in questi casi, ma questo traguardo potrebbe dispensarla con generosità ai più bravi, essendo Fano l’erede dirette della città fondata dai romani attorno al Fanum Fortunae, tempio dedicato alla dea bendata.
VARIAZIONI PERCORSO
Modificato il tratto tra Gabicce e Pesaro, durante il quale si lascerà la statale adriatica passando sulla tortuosa panoramica di Gabicce. Non si affronterà, quindi, la facile ascesa della Siligata, sostituita dalle ascese verso Gabicce Monte (GPM di 4a categoria) e Casteldimezzo. A 13 Km dall’arrivo si tornerà sul percorso originariamente previsto. Favoriti rimangono i velocisti, ma che si troveranno sotto le ruote un’insidia in più.
I VALICHI DELLA TAPPA
Anche quest’anno le tappe più movimentate saranno accompagnate dalla segnalazione dei valichi toccati dall’itinerario. Tranne rare eccezioni (come la Siligata), i valichi segnalati sono quelli riportati sul testo “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (Ediciclo Editore)
Valico della Siligata (122 m). Non segnalato sul testo di riferimento “Valichi stradali d’Italia” (Georges Rossini, Ediciclo), è attraversato dalla SS 16 “Adriatica” tra il bivio per Gradara e la località Cattabrighe (Pesaro). Coincide con l’omonima località. TOLTO DAL PERCORSO
Mauro Facoltosi
FOTOGALLERY
Foto copertina: Fano, Arco d’Augusto (wikipedia)

Modena, Duomo e Ghirlandina (www.tripadvisor.it)

Il glorioso ippodromo Zappoli di Bologna, sulla cui pista si concluse la prima tappa del primo Giro d'Italia (badigit.comune.bologna.it)

Antico e moderno convivono a Dozza (www.aladoro.it)

Autodromo di Imola (www.teleromagna.it)

La spiaggia di Rimini (www.emilianoromagnolinelmondo.it)

Rocca di Gradara (www.castellodigradara.it)
ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI VERONA
maggio 10, 2012 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Come negli ultimi anni, dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; i punti salienti della tappa a venire; la colonna sonora dell’ultima frazione disputata, le “perle” dei telecronisti, le previsioni del tempo per la tappa che verrà e il ricordo del Giro del 1953. Seguiteci.
Foto copertina: l’immagine più curiosa della cronosquadre, il “fuori corsa” dell’ex maglia rosa Phinney (foto Bettini)
GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO
Italia
Cronosquadre, colpaccio Garmin. Navardauskas nuova maglia rosa(Gazzetta dello Sport)
Navardauskas nuova maglia rosa (Corriere dello Sport – Stadio)
Lituania
R.Navardauskas – „Giro d’Italios“ dviratininkų lenktynių lyderis (Kauno Diena)
Istorinė pergalė: R. Navardauskas tapo „Giro d’Italia“ lenktynių lyderiu (Lietuvos Rytas)
Danimarca
Alex Rasmussen efter flop: Var for ivrig(Jyllands-Posten)
Øv, det er ikke Alex(Sporten.dk)
Dansker gik ned og missede Giro-førertrøje (Politiken)
Regno Unito
Garmin win Giro team time trial (The Daily Telegraph)
Lithuanian is in the pink in Giro (The Independent)
Francia
Le tour de force de Garmin (L’Equipe)
Spagna
Purito ya es el mejor entre los favoritos a ganar el Giro (AS)
Navardauskas, un corredor en construcción – El Katusha de ‘Purito’ roza la
proeza en la crono por equipos(Marca)
El lituano Navardauskas, nuevo líder (El Mundo Deportivo)
Belgio
Phinney perd le maillot rose (Le Soir)
Navardauskas van Garmin-Barracuda neemt roze trui van Phinney over na ploegentijdrit (De Standaard)
Navardauskas en rose, avec Garmin (L’Avenir)
4e: la Team Garmin-Barracuda l’emporte (La Dernière Heure/Les Sports)
Navardauskas nouveau leader après le succès de la Garmin sur le chrono(Sudinfo.be)
Navardauskas neemt roze trui over na winst in ploegentijdrit (Het Nieuwsblad)
Lussemburgo
RadioShack-Nissan-Trek auf Rang acht (Luxemburger Wort / La Voix du Luxembourg)
Navardauskas löst Phinney ab (Tageblatt)
Paesi Bassi
Verrassende leider in Giro (De Telegraaf)
USA
Lithuanian Captures Giro Lead (The New York Times)
Taylor Phinney struggles with injury in Giro time trial (USA Today)
Australia
Garmin-Barracuda out to have fun as they seize lead in Giro d’Italia (The Age)
Garmin lead after time trial win (Herald Sun)
Garmin takes control of Giro d’Italia (The Australian)
BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.
con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)
appuntamento rinviato alla tappa di domani
POST.GIRODITALIA.IT: i punti salienti della tappa a venire
a cura di Matteo Novarini
DISCOGIRO: la colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it
Oggi doppio appuntamento sonoro
Dedicata al rientro del Giro a “casa”
Viva l’Italia (Francesco De Gregori)
Dedicata al successo della Garmin nella cronosquadre
Do-Re-Mi (Richard Rodgers, da “Tutti insieme appassionatamente”
a cura di DJ Jorgens
METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della tappa Modena – Fano
Modena: cielo sereno, 24°C (percepiti 23,5°C), venti deboli da NW (6 Km/h), umidità al 62%
Ozzano dell’Emilia (Km 47,9): cielo sereno, 26,1°C, venti deboli da N (5-8 Km/h), umidità al 52%
Forlì (rifornimento – Km 100,6): cielo sereno, 26,7°C (percepiti 28°C), venti deboli da NE (6-8 Km/h), umidità al 49%
Misano Adriatico (traguardo volante – Km 164,8): cielo sereno, 24,9°C, venti deboli da NNE (9-12 Km/h), umidità al 51%
Fano: cielo sereno, 24°C (percepiti 22°C), venti moderati da E (10-13 Km/h), umidità al 52%
I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Gli strafalcioni dei giornalisti al seguito della corsa rosa
Belli: “L’ordine esatto del vincitore di tappa” (l’ordine d’arrivo)
Belli: “Avvocato Gavazzi” (Pasqualin)
Bartoletti, ricordando il successo di Weylandt a Middelburg: “Da Rotterdam a Middelburg” (partivano da Amsterdam)
Lievore, ricordando una sua famosa fuga nella sua regione: “Purtroppo si correva nelle mie terre” (ah ecco, adesso capiamo perchè fuggiva)
Bartoletti, chiedendo a Lievore come fosse Sgarbozza da corridore: “Com’era Sgarbozza da vivo?”
Ferrari, intervistato su Cavendish: “Un corridore come lui ha la mia preferenziale” (allora perchè non ti sei levato dalla tua corsia preferenziale, quando glie l’hai ceduta!!!)
Sgarbozza: “La stella riuscente di questo Giro”
Sgarbozza: “Orica Gree… qualche cosa” (primo tentativo), “Orica Grenegge” (secondo tentativo)
Sgarbozza: “Sax Bank” (formazione di sassofonisti)
Sgarbozza: “L’altimetria che hanno i corridori dietro la tasca” (gli verrà a tutti il collo dei ritratti di Modigliani per leggerla)
Bartoletti: “Scrivilo, perchè resti nella pietra della grafite”
Facchinetti (ex DJ Francesco): “Un percorso molto difficile, pieno di saliscendi… ma non vorrei dire cavolate” (infatti, c’era una salita sola)
De Stefano, sul trasferimento Danimarca – Italia: “Trasferimento dal nord al sud dell’Italia”
Castellano: “Madonna di Campiglia”
Sentita nell’Anteprima, in ricordo di un giornalista recentemente scomparso: “Non vorrei parlare di Walter al futuro, ma al presente”
Conti, in ricordo di un corridore morto a causa di un incidente allo sprint: “Fantini, che scomparve in uno sprint” (si è volatilizzato?)
De Stefano in piena amnesia: “Castellano… Davide” (Carmine, ex direttore del Giro)
Cattaneo: “Maini, ds della Lampre di Damiano e Cunego”
Cassani: “Diverse squadre ha studiato questo tratto”
Cattaneo: “Sono con l’Androni Giocattoli” (c’era un solo corridore con lui)
Pancani: “Carribbio”, “Carrubbio”, “Carrobbio” (ne avesse azzeccata una! CRIBBIO si chiama CORRUBBIO!)
Pancani: “Stetina che va verso la vittoria nella cronosquadre” (primo, è una cronosquadre e non vince il singolo; secondo, il diretto interessato si era pure staccato)
Pancani: “Tempo limite per mantenere la maglia gialla”
Sentita al Processo a proposito della conclusione del Giro a Verona: “L’anno scorso c’era stata l’ultima tappa del Giro” (due anni fa)
Voce dal pubblico rivolta a Viviani, ospite al Processo: “Il mondiale?” Risponde la De Stefano: “Londra? C’è tempo!” (a Londra faranno le Olimpiadi, i mondiali sono a Valkenburg)
Orlando: “Ringraziamo il sindaco Tozzi di Verona” (Tosi)
Presentatore città di tappa di domani (Fano): “Cinta mumaria”
Tonti, testatore del finale della tappa di Fano: “panoramica che costeggia prevalentemente la costa tra Emilia Romagna e Marche” (c’è solo quella di costa)
De Stefano: “Ballan sta abbracciando Stagi” (era Gasparotto)
De Stefano: “Torneremo più tardi con Si Gira” (TGiro)
De Stefano, concludendo la presentazione della programmazione televisiva di oggi : “Poi domani ci troveremo” (dove? dove?)
Televideo: “Tracciato veloce per una cronosquadre di Verona” (ne fanno un’altra?)
Televideo: “La Astana”
Televideo: “Team Katusha” (Katusha Team)
Televideo: “Vandevelde” (Vande Velde)
Sky Sport 24: “Radioschack” (Radioshack)
Giovanni Bruno (Sky): “Tyler Phinney” (Taylor)
Giovanni Bruno (Sky): “Kreuzinger” (Kreuziger)
IL GIRO DEL PRIMO STELVIO
Ecco come il quotidiano l’Unità presentò ai propri lettori le gesta dei partecipanti al Giro del 1953, prima edizione della corsa rosa a presentare l’ascesa allo Stelvio (quest’anno meta dell’ultima tappa di montagna) e ultima conquistata da Fausto Coppi. Altimetrie, planimetrie e tabelle di marcia dal nostro personale archivio (in corso di aggiornamento), accessi selezionando dal menù a discesa sotto la voce “Altimetrie storiche GT” (in alto a sinistra)
Nota: il 17 maggio del 1953 “L’Unità” non uscì; quelli che seguono sono i titoli de “La Stampa”
FUGA DI OTTO GREGARI E VITTORIA IN VOLATA DI MILANO
Il torinese conterno al secondo posto – I campioni tutti in gruppo al traguardo di Napoli – Nuove disavventure di Koblet – Fornara ancora “maglia rosa” del Giro d’Italia
ARCHIVIO ALMANACCO
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1a tappa Herning (raduno di partenza)
09-05-2012
maggio 10, 2012 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
La formazione statunitense Garmin-Barracuda si è imposta nella quarta tappa, cronometro a squadre di Verona, percorrendo 33,2 Km in 37′04″, alla media di 53,741 Km/h. Ha preceduto di 5″ la russa Katusha Team e di 22″ la kazaka Astana Pro Team. Migliore italiana la Liquigas-Cannondale, 7a a 26″. Il lituano Ramunas Navardauskas (Garmin – Barracuda) è la nuova maglia rosa, con 10″ sullo statunitense Farrar e sul sudafricano Hunter. Miglior italiano Manuele Boaro (Team Saxo Bank), 6° a 19″.
FIVE RINGS OF MOSCOW
Lo sloveno Luka Mezgec si è imposto nella quinta ed ultima tappa, circuito di Mosca, percorrendo 129,6 Km in 2h52′00″, alla media di 45,209 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Schweizer e il russo Krasnov. In classifica si è imposto il russo Igor Boev (Itera – Katusha) con 1″ sul serbo Stevic e 11″ sul tedesco Müller.
JELAJAH MALAYSIA (Malesia)
L’australiano David Jai Crawford (RTS Racing Team) si è imposto nella seconda tappa, Bandar Baru Kampar – Kulim, percorrendo 201,8 Km in 5h07′42″, alla media di 39,350 Km/h. Ha preceduto allo sprint il giapponese Nakajima e l’indonesiano Susanto. L’uzbeko Yusuf Abrekov (Uzbekistan Suren Team) è il nuovo leader della classifica, con 21″ su Crawford e 23″ su Nakajima.
CHALLENGE DU PRINCE – TROPHÉE DE LA MAISON ROYALE
Il marocchino Abdelatif Saadoune si è imposto nella corsa marocchina, circuito di Meknes, percorrendo 139 Km in 3h17′29″, alla media di 42,231 km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Chaoufi e di 13″ il connazionale Aadel. Unico italiano in gara Marino Palandri (Amore & Vita), 12° a 6′14″.
HEYDAR ALIYEV ANNIVERSARY TOUR (Azerbaigian)
La formazione russa Itera Katusha si è imposta nella prima tappa, cronometro a squadre di Baku, percorrendo 30 Km in 36′38″, alla media di 49,135 Km/h. Ha preceduto di 5″ la nazionale del Kazakistan e di 16″ la tedesca Team Specialized Concept Store. Primo leader della classifica è il russo Alexander Grigoriev con lo stesso tempo dei connazionali Tatarinov e Yatsevich.
FANNO FESTA NAVARDAUSKAS E RODRIGUEZ
I grandi vincitori della cronosquadre di Verona sono il campione lituano contro il tempo, che in virtù del successo della sua Garmin strappa la maglia rosa a Phinney, e lo spagnolo che grazie a una strepitosa Katusha 2a a soli 5” dalla formazione di Vaughters guadagna terreno sugli altri uomini di classifica; distacchi comunque minimi con i soli Rujano, Gadret e Nieve che pagano pesantemente dazio rispetto ai rivali
Foto copertina: la Garmin in azione sulle strade della Valpolicella (foto Bettini)
Dopo la trasferta danese il Giro d’Italia è approdato a Verona, città che negli ultimi anni ha spesso ospitato il grande ciclismo con la conclusione della corsa rosa 2010 e il doppio appuntamento mondiale nel 1999 e del 2004, con una cronosquadre di 33,2 km su di un percorso velocissimo nel tratto iniziale e finale caratterizzati da un lungo rettilineo che costeggia l’Adige da percorrere nei due sensi, e più impegnativo in quello centrale con diverse curve e lo strappo di Castelrotto. Dopo le grandi performances individuali nella crono di Herning in cui Rasmussen e Navardauskas si erano piazzati rispettivamente 3° e 6° e altri tre atleti tra cui l’uomo di classifica Hesjedal avevano chiuso nei primi 20 la Garmin era considerata la squadra da battere e la formazione statunitense non ha deluso le aspettative, facendo segnare il miglior tempo ai rilevamenti posti dopo 9 e 22 km e conservando il primato al traguardo malgrado nel finale sia stata costretta a rallentare leggermente per attendere Navardauskas che faticava a tenere il ritmo dei compagni: del tutto inatteso invece il 2° posto della Katusha di Rodriguez, priva di grandi specialisti se si eccettua un Ignatiev convocato per il Giro all’ultimo momento, che con una prestazione in crescendo ha chiuso con un distacco di soli 5”, consentendo a Purito di limitare al minimo i danni da Hesjedal e di guadagnare diversi secondi sugli altri uomini di classifica.
In realtà i distacchi si sono rivelati molto inferiori al previsto e le formazioni che hanno occupato le posizioni dalla 3a alla 12a sono state racchiuse nello spazio di soli 12”: alle spalle della Katusha hanno concluso a pari merito con 22” di ritardo dalla Garmin l’Astana di Kreuziger e la Saxo Bank, autrice di un gran recupero negli ultimi km dopo essere transitata 8a al secondo intertempo e trascinata dal nostro Boaro che si conferma il migliore degli italiani nella classifica generale, seguite a 24” da una positiva Omega-QuickStep, a 25” dall’Orica-GreenEdge che era molto attesa ma dopo un buon avvio si è disunita nel tratto centrale e a 26” dalla Liquigas di Basso che invece dopo aver dato il meglio nel tratto più impegnativo ha pagato qualche secondo di troppo nel finale. 8a e 9a a 28” e 30” hanno chiuso la RadioShack di Frank Schleck e la Sky di Uran e Cavendish dalle quali ci si attendeva di più e 10a la Bmc di Phinney, che pur fortemente condizionato dai postumi della
caduta di Horsens avrebbe potuto conservare la maglia rosa se non fosse per un suo dritto a metà gara che ha costretto lui la sua squadra a lasciare sul piatto una quindicina di secondi di troppo; chiudono questo gruppone di squadre molto vicine tra loro la Movistar di Bruseghin e Visconti 11a a 32” e la Lampre 12a a 34” con Scarponi e Cunego che possono ritenersi più che soddisfatti di aver limitato al minimo i danni, grazie soprattutto alle trenate del campione italiano a cronometro Malori, in una giornata che li vedeva secondo i pronostici destinati ad accusare un ritardo molto maggiore. Sulla carta sarebbe stata una giornata dura anche per l’Ag2r di Gadret, l’Euskaltel di Nieve, l’Androni di Rujano e la Csf di Pozzovivo ed
effettivamente la formazione francese e quella basca hanno chiuso agli ultimi due posti con un distacco di 1′45” e 2′22” e anche quella di Gianni Savio ha perso 1′43” complice però una foratura nel finale dello scalatore venezuelano, mentre la formazione di Reverberi si è difesa in modo più che dignitoso perdendo 1′12” e chiudendo in scia alle molto più quotate Rabobank e Vacansoleil. La nuova classifica generale vede 4 atleti della Garmin ai primi 4 posti con Navardauskas, primo lituano della storia ad indossare la maglia rosa, che guida con 10” su Farrar e Hunter e 11” su Hesjedal mentre Phinney è scivolato al 5° posto a 13” seguito da Boaro a 19”; per quanto riguarda i big Rodriguez ha un distacco di 30”, Kreuziger di 40”, Basso di 47”, Cunego di 1′19”, Scarponi di 1′22”, Pozzovivo di 1′49”, Rujano di 2′33”, Gadret di 2′43” e Nieve di 3′23”. In attesa delle prime salite spazio ai velocisti nella quinta tappa, 199 km da Modena a Fano in gran parte completamente piatti lungo la via Emilia e con qualche saliscendi una volta approdati nel pesarese su cui potrebbero aver luogo delle scaramucce che però non impensieriranno gli sprinter nè tantomeno le loro squadre.
Marco Salonna
08-05-2012
maggio 9, 2012 by Redazione
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GIRO D’ITALIA
Oggi riposo.
4 JOURS DE DUNKERQUE – TOUR DU NORD-PAS-DE-CALAIS
L’italiano Matteo Pelucchi (Team Europcar) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Béthune – Dunkerque, percorrendo 176,1 Km in 3h54′51″, alla media di 44,990 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Degenkolb e l’italiano Danilo Napolitano (Acqua & Sapone). ln classifica si impone il francese Jimmy Engoulvent (Saur – Sojasun) con 42″ sul ceco Stybar e 45″ su Degenkolb. Miglior italiano Marcello Pavarin (Vacansoleil-DCM Pro Cycling Team), 24° a 4′30″.
FIVE RINGS OF MOSCOW
Il russo Konstantin Yakimov si è imposto nella quarta tappa, circuito di Mosca, percorrendo 151,3 Km in 3h40′57″, alla media di 41,086 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Krasnov e Nikolaev. Il russo Igor Boev (Itera – Katusha) è il nuovo leader della classifica, con lo stesso tempo del serbo Stevic e 8″ sul tedesco Müller.
JELAJAH MALAYSIA (Malesia)
Il giapponese Shinichi Fukushima (Terengganu Cycling Team) si è imposto nella prima tappa, Kuala Lumpur – Kampar, percorrendo 161,5 Km in 3h50′38, alla media di 42,014 Km/h. Ha preceduto allo sprint il neozelandese Torckler e l’indonesiano Fitrianto, distanziati di 4″ e 6″ nella prima classifica generale.
CHALLENGE DU PRINCE – TROPHÉE DE L’ANNIVERSAIRE
Il marocchino Reda Aadel si è imposto nella corsa marocchina, circuito di Meknes, percorrendo 139 Km in 3h17′29″, alla media di 42,231 km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Jelloul e Chaoufi. Unico italiano in gara Marino Palandri (Amore & Vita), 26° a 17′31″.
VERONA: UNO PIU’ UNO FA MILLE
Sarà un autentico spettacolo la prima tappa italiana del Giro partito dalla Danimarca. L’addizione tra gli splendori di Verona e la cronometro collettiva, la più spettacolare delle prove contro il tempo, farà nascere una delle prove più gratificanti per l’occhio dell’appassionato, che salterà dal gioco dei cambi ai monumenti di una città che si è meritata a pieno titolo l’iscrizione nella lista dei patrimoni dell’umanità.
La matematica non è un’opinione, ma il pomeriggio del 9 maggio 2011 l’addizione tra le bellezze di Verona e una delle prove più spettacolari del ciclismo darà vita non a una semplice somma, ma a uno spettacolo da “mille luci”, da non perdere. Le prove contro il tempo sono, per la loro particolare natura, gare piuttosto noiose, col procedere dei corridori singolarmente e il lento snocciolare di tempi e distacchi, ma se la tenzone è collettiva tutto cambia. La “danza” dei cambi in testa alle formazioni è un vero e proprio spettacolo e, coadiuvata dalle bellezze della città di Giulietta e Romeo, è in grado di vincere la noia, anche se molte squadre quasi affrontano controvoglia questo tipo di prova. Se da una parte c’è l’interesse degli sponsor, coinvolti in una sorta di prolungato spot-passerella, dall’altra c’è una sorta di ostracismo, condiviso anche da diversi tifosi, verso una gara ritenuta anacronistica all’interno di una corsa individuale. Lamentele giustissime, poiché è capitato in passato che la vittoria finale di diversi campioni sia stata pregiudicata da una cronosquadre disastrosa. Gli organizzatori del Giro hanno capito bene la lezione e, dopo un depennamento quasi ventennale, hanno reintrodotto questa prova in un formato meno invasivo – lontano dai chilometraggi “strong” di un tempo e che è stato poi copiato anche dal Tour e dalla Vuelta – che l’ha quasi ridotta al rango di una passerella delle formazioni che si daranno battaglia sulle strade della corsa rosa. È anche per questo motivo che il Giro l’ha rilanciata come tappa d’apertura o, come avverrà quest’anno, come prima frazione italiana, proponendo il classico metodo di rilevamento dei tempi di gara, presi sul quinto corridore di ciascuna formazione. Niente distacchi “calmierati” dunque, ovvero l’astruso sistema escogitato al Tour di qualche anno fa e che prevedeva di assegnare distacchi prefissati in base al piazzamento (ma non ai corridori staccatisi dalle singole formazioni) e che, di fatto, vanificava la distanza percorsa poiché non ci sarebbe stata nessuna differenza tra una cronosquadre di 70 Km e una lunga appena 1000 metri.
Scendendo nel dettaglio della prova veronese, è vero che questa sarà una spettacolare passerella ma non si dovrà comunque considerarla come tale. Seppur pochi, in quei 32 Km incappare in una giornata storta, complice un tracciato pianeggiante e poco sinuoso che favorirà le formazioni dotate di almeno due – tre passisti, potrebbe comportare un passivo elevato, ben superiore al minuto di ritardo. In vista di questa tappa e alla luce di questo rischio, potrebbe essere utile a molte squadre rileggere l’ordine d’arrivo della cronosquadre di Venezia del Giro del Centenario, vinta dal Team Columbia – High Road a 56,335 Km/h (sulla distanza di 20,5 Km), che vide otto delle ventidue formazioni in gara terminare la tappa con oltre un minuto di ritardo e diverse altre squadre sfiorare questo distacco.
Come a Venezia, anche a Verona ci sarà da tenere in conto l’insidia del vento, poiché il tracciato si manterrà spesso in vista del corso dell’Adige e, come si sa, i tratti rivieraschi sono sovente soggetti alle folate a causa della presenza di ampi spazi aperti privi di ostacoli.
La rampa di lancio della prima tappa italiana del Giro 2012 sarà collocata nel cuore di Verona, in Piazza Bra, all’ombra dell’Arena, al cui interno si sono concluse quattro storiche cronometro della corsa rosa, frazioni denotate da un netto predominio dei corridori scandinavi (vittoria del danese Ritter nel 1967, del norvegese Knudsen nel 1981 e dello svedese Larsson nel 2010) sul quale svetta, però, l’affermazione di Francesco Moser nel 1984, successo che gli permise di togliere la maglia rosa a Fignon e di imporsi nel suo primo e unico Giro d’Italia.
I primi 600 metri saranno i meno scorrevoli del tracciato (strada stretta, fondo in sampietrini) e si concluderanno col passaggio sull’Adige mediante il più spettacolare dei ponti veronesi, lo Scaligero, parte integrante delle fortificazioni del vicino Castelvecchio, una delle tante perle di questa città che dal 2000 è iscritta nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità, pregiatissima lista che l’UNESCO ha cominciato a stilare nel 1972 e compirà 40 anni proprio nel 2012, occasione nella quale il Giro toccherà altre perle della nostra nazione che hanno ricevuto quest’onore.
Lasciato il porfido, i successi 8 Km si trascorreranno costantemente in riva all’Adige, dapprima costeggiando il Borgo Trento, vasto e moderno quartiere sorto nel XIX secolo all’interno della prima delle due anse che il fiume compie nell’attraversare Verona e nel quale fu costruito l’arsenale Franz Josef I, voluto dal famoso feldmaresciallo Radetzky e integrato nel sistema difensivo noto come Quadrilatero.
Usciti dalla città e giunti nella frazione di Parona il percorso della crono farà l’ingresso nella pianura terrazzata che costituisce la base della celebre Valpolicella, territorio che include anche le tre valli dei torrenti che scendono dai monti Lessini e che è notoriamente famoso per la viticoltura. I vigneti della zona, conosciuti in particolare per l’Amarone, furono coltivati sin dall’epoca degli antichi romani, che sfruttavano questa terra anche per l’estrazione del marmo rosso di Verona, il cui coloro ancora oggi ammanta i principali monumenti cittadini.
Lasciata sulla destra la strada per Pedemonte (da vedere Villa Boccoli, progettata dal Palladio), in località Nassar, trascorsi 9,4 Km dalla partenza, saranno presi i primi tempi di gara e poi ci si discosterà dal corso dell’Adige, che tornerà a far compagnia ai “girini” tra una dozzina di chilometri. In questo interludio si andrà a superare il tratto più impegnativo sotto l’aspetto altimetrico, uno strappetto di circa 800 metri (media del 5% circa) che culmina nel centro di Corrubbio, piccola frazione di San Pietro in Cariano presso la quale si trova il complesso romanico di San Martino, che conserva affreschi del XIV secolo attribuiti al cosiddetto “Maestro Cicogna”. Scesi ad imboccare l’ex statale del Brennero, in un tratto declassato a provinciale, e lambito il centro di Pescantina si farà ritorno alla località Nassar, dove nuovamente i cronometristi registreranno tempi e distacchi. A questo punto mancheranno 11,4 Km all’arrivo, tratto conclusivo che debutterà sullo stesso lungadige percorso all’andata, diviso in due corsie di marcia. Stavolta il passaggio di sponda avverrà sul Ponte Catena, il cui nome ricorda il periodo dei dazi, quando una catena sbarrava il corso del fiume, costituendo una dogana per le barche che entravano in città da nord. Questo passaggio introdurrà le formazioni nel quartiere di San Zeno, gravitante attorno alla celebre basilica omonima, nel quale si prenderà a costeggiare per poco più di 2 Km la cinta muraria di Verona, uno dei più importanti complessi fortificati esistenti (ben cinque cinte furono innalzate in epoche differenti, dai tempi dell’Impero Romano sino al periodo della dominazione austriaca), che sarà abbandonato all’altezza di Porta Nuova. Qui, già superato il moderno arco dell’ultimo chilometro, si andrà ad imboccare il rettilineo sul quale si chiusero i mondiali del 1999 e del 2004. Transitati sul traguardo che, in entrambe le occasioni, ha visto sfrecciare per primo lo spagnolo Freire, di lì a breve si tornerà in Piazza Bra per andare a tagliare anche il traguardo rosa, il primo a tinte tricolori del Giro scattato dalla Danimarca.
VARIAZIONI PERCORSO
Leggermente modificato il percorso della cronosquadre, a partire dal via che avverrà nel piazzale antistante la basilica di San Zeno (mentre è confermata Piazza Bra come sede d’arrivo). Inoltre è stata introdotta la facilissima salita di Castelrotto poco prima di metà tappa, praticamente la prosecuzione dello strappo di Corrubio. Rasentato San Pietro in Cariano le formazioni faranno poi ritorno alla località Nassar, dove ci si riallaccerà al tracciato originario, tagliando il passaggio nella periferia di Pescantina. Il percorso così modificato è più lungo di 1 Km rispetto a quello annunciato lo scorso autunno.
Mauro Facoltosi
FOTOGALLERY
Foto copertina: Piazza Bra e l’arena di Verona (www.bed-breakfast-italy.com)
Ponte Scaligero, le squadre passeranno da qua (www.travellingbazaar.com)

Uno scorcio della Valpolicella (www.turismoitalianews.it)

Ponte Catena (wikipedia)

Basilica di San Zeno (www.veronacityguide.altervista.org)

Porta Nuova (panoramio)

I Portoni della Bra, al termine di Corso di Porta Nuova e subito prima dell';ingresso in Piazza Bra (panoramio)
CHIUSURA ITALIANA PER LA DUNKERQUE FIRMATA ENGOULVENT
L’Italiano Matteo Pelucchi vince l’ultima frazione della corsa transalpina alzando un po’ a sorpresa le braccia al cielo davanti al favorito Degenkolb e all’altro Italiano Danilo Napolitano. Jimmy Engoulvent mantiene la maglia di leader imponendosi così nella classifica finale
Foro copertina: Matteo Pelucchi sul podio dell’ultima tappa (foto Denis Charlet)
All’ultima tappa della 4 Jours de Dunkerque – Tour du Nord Pas-du-Calais c’è ancora spazio per una soddisfazione per i colori italiani. A vincere è il brianzolo della Europcar Matteo Pelucchi, che ha battuto di un niente in volata John Degenkolb.
La tappa si presentava più facile di quella di ieri e per il gruppo è stato facile tenere a bada la fuga di giornata, composta da Sebastien Chavanel (Europcar), David Tanner (SaxoBank), Nico Sijmens (Cofidis) e Pieter Vanspeybrouck (TopSportVlaanderen), corridori che comunque non impensierivano la maglia di leader di Engoulvent. Ripresi i fuggitivi, la corsa si è indirizzata sulla consueta volata di gruppo, con la Cofidis di Adrien Petit e la FDJ-Bigmat di Nacer Bouhanni a regolare l’andatura in testa al plotone. Spunta però dalle retrovie Matteo Pelucchi che prende un po’ in controtempo gli avversari e riesce a battere di un soffio John Degenkolb e Danilo Napolitano. Solo ai piedi del podio Petit e Bouhanni, nonostante il lavoro dei compagni di squadra.
Da segnalare anche l’ottimo ottavo posto di Alessandro Bazzana (Team Type 1-Sanofi).
Nessun problema, quindi, per la maglia rosa di Jimmy Engoulvent (Saur-Sojasun) che ha mantenuto agevolmente il primato portando a casa la corsa francese davanti a Zdenek Stybar (OPQS) e allo stesso John Degenkolb (Argos-Shimano).
Lorenzo Alessandri
https://twitter.com/#!/LorenzoAleLS7
07-05-2012
maggio 8, 2012 by Redazione
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GIRO D’ITALIA
L’australiano Matthew Harley Goss (Orica GreenEdge Cycling Team) si è imposto nella terza tappa, circuito di Horsens, percorrendo 190 Km in 4h20′53″, alla media di 43,697 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’argentino Juan José Haedo e lo statunitense Farrar. Miglior italiano Andrea Guardini (Farnese Vini – Selle Italia), 10°. Lo statunitense Taylor Phinney (BMC Racing Team) ha conservato la maglia rosa, con 9″ sul britannico Thomas e 13″ sul danese Rasmussen. Miglior italiano Manuele Boaro (Team Saxo Bank), 4° a 15″.
4 JOURS DE DUNKERQUE – TOUR DU NORD-PAS-DE-CALAIS
Il ceco Zdenek Stybar (Omega Pharma-Quickstep) si è imposto nella quarta tappa, Gravelines – Cassel, percorrendo 183,3 Km in 4h38′27″, alla media di 39,497 Km/h. Ha preceduto di 10″ il colombiano Betancur Gomez e di 15″ il francese Voeckler. Miglior italiano Marcello Pavarin (Vacansoleil-DCM Pro Cycling Team), 22° a 3′18″. ll francese Jimmy Engoulvent (Saur – Sojasun) ha conservato la testa della classifica con 43″ su Stybar e 51″ sul tedesco Degenkolb. Miglior italiano Marcello Pavarin (Vacansoleil-DCM Pro Cycling Team), 24° a 4′30″.
FIVE RINGS OF MOSCOW
Il russo Igor Boev (Itera – Katusha) si è imposto nella terza tappa, circuito di Mosca, percorrendo 163,2 Km in 4h14′44″, alla media di 38,440 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo sloveno Mezgec e il serbo Ivan Stevic (Salcano – Arnavutkoy), che ha conservato la testa della classifica, con lo stesso tempo di Boev e 8″ sul tedesco Müller.
CHALLENGE DU PRINCE – TROPHÉE PRINCIER
Il marocchino Tarik Chaoufi si è imposto nella corsa marocchina, Rabat – Meknes, percorrendo 160 Km in 3h55′15″, alla media di 40,807 km/h. Ha preceduto di 5″ l’algerino Madani e di 4″ il marocchino Abelouache. Unico italiano in gara Marino Palandri (Amore & Vita), 9° a 2′53″.