WIGGINS, DOPPIO TRIONFO SUL COL D’EZE
Il britannico del Team Sky difende la maglia gialla dall’assalto di un grande Lieuwe Westra, conquistando anche il successo di tappa nella cronoscalata da Nizza al Col d’Eze. Piegato per 2’’ l’olandese, 2° anche in classifica generale, staccato di 8’’. Valverde, 6°, conserva il podio, cedendo solamente 5’’ a Simon Spilak. Migliore degli italiani Cunego, 9° a 59’’.
Foto copertina: Bradley Wiggins veste l’ultima maglia della Parigi – Nizza (foto ASO)
Ad una Parigi – Nizza sottotono rispetto ad altre edizioni si chiedeva un parziale riscatto nell’ultima giornata di gara, che vedeva Bradley Wiggins, Lieuwe Westra ed Alejandro Valverde presentarsi al via della cronoscalata al Col d’Eze raccolti in 18’’. Forse per la prima volta in una corsa che ha pagato un disegno non particolarmente ispirato e un lotto partenti di livello inferiore rispetto al recente passato, siamo stati pienamente accontentati.
Certo, è bastato attendere il passaggio di Valverde al primo intermedio per rendersi conto che difficilmente avremmo assistito all’auspicata sfida a tre per la maglia gialla, giacché il cronometro ha confermato spietatamente la cattiva impressione che la pedalata del murciano aveva destato visivamente. Westra e Wiggins hanno tuttavia fatto di tutto per offrire alla Parigi – Nizza 2012 un finale degno del blasone della corsa, strapazzando i tempi della concorrenza già nei 5,6 km da affrontare per giungere al rilevamento, che vedeva l’olandese precedere il britannico di 2’’, riducendo a 4’’ il divario in classifica generale. Pesanti ritardi per tutti gli altri, a cominciare dai 17’’ di Péraud e dai 18’’ di Spilak, che dimezzava intanto il gap che lo separava dal podio.
La brevità della tappa e la conseguente scarsità di riferimenti parziali hanno purtroppo impedito al testa a testa tra Westra e Wiggins di divenire ancor più entusiasmante, costringendo ad attendere il traguardo per un nuovo ragguaglio sullo stato del duello. In mancanza di altri parametri, dunque, molti – immaginiamo – avranno pensato che un sorpasso al vertice fosse prossimo, quando l’atleta della Vacansoleil è giunto sulla linea d’arrivo nel tempo di 19’14’’, migliorando di 31’’ la prestazione di Péraud, che ancora resisteva al comando con 14’’ su Spilak, 18’’ su Coppel e 19’’ su Valverde, ormai certo del gradino più basso del podio.
Forte anche del vantaggio di conoscere il tempo dell’avversario – lieve ma prezioso in un finale così tirato – Wiggins ha saputo però sorprendere chi già si preparava ad applaudire il primo successo di un tulipano nella Corsa del Sole dai tempi di Michael Boogerd (1999), non limitandosi a conservare la testa della generale, ma privando Westra anche del successo di tappa, per poco meno di 2’’. Una doppia beffa per l’olandese, che se non altro, guardando agli 8’’ che lo separano dalla maglia gialla, potrà consolarsi pensando di non aver gettato al vento la vittoria finale con l’esultanza prolungata per il successo di Mende, con la quale ha lasciato per strada alcuni secondi.
Ancora a secco i colori italiani, con Cunego migliore degli azzurri tanto oggi (9° a 59’’) quanto in classifica generale (13° a 4’41’’). Non propriamente risultati entusiasmanti, anche se sin dal via sapevamo che le nostre carte migliori erano concentrate alla Tirreno – Adriatico. Auspicabile e probabile che le cose cambino entro sabato prossimo, quando andrà in scena la 103a Milano – Sanremo. Corsa in vista della quale la Parigi – Nizza, risoltasi in una questione prevalentemente tra uomini da gare a tappe, ha detto ben poco. Anche in questo caso, indicazioni più provanti arriveranno senz’altro dall’Italia, dove soprattutto Sagan sta riscrivendo la griglia dei favoriti.
Matteo Novarini
VACANSOLEIL SUPER: DOPO DE GENDT VINCE ANCHE LINDEMAN
Pomeriggio memorabile per il team olandese, che coglie la seconda vittoria della giornata grazie al 22enne che coglie il successo alla Ronde Van Drenthe riservata ai professionisti. Continua anche il bel momento di forma di Daniele Colli, ottimo quarto.
Foto copertina: l’arrivo vittorioso di Lindeman (nos.nl)
Sicuramente i dirigenti e gli atleti ricorderanno a lungo questa giornata di gare: iniziata con il 6° posto di Johnny Hoogerland a Chieti e continuata con l’impresa di De Gendt a Nizza, è arrivata anche la bella vittoria di Bert-Jan Lindeman alla Albert Achterhes Ronde Van Drenthe.
195 km il percorso di gara, con partenza e arrivo nella cittadina di Hoogeveen, dove si è svolta la volata conclusiva: Lindeman ha battuto il canadese della Spidertech Boivin e il danese della Christina Watches Rene Jorgensen. Da sottolineare il quarto posto di Daniele Colli che, dopo il podio ottenuto ieri nella gara vinta da Theo Bos, continua il momento di forma importante e costellato di diversi piazzamenti nei primi dieci. Per Lindeman, classe 1989, è la prima vittoria da professionista e si potrebbe prospettare per lui una stagione importante, come è stata la giornata odierna per la Vacansoleil.
Andrea Giorgini
10-03-2012
marzo 10, 2012 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TIRRENO ADRIATICO
Lo slovacco Peter Sagan (Liquigas-Cannondale) si è imposto nella quarta tappa, Amelia – Chieti, percorrendo 252 Km in 7h24′50″, alla media di 33,990 Km/h. Ha preceduto allo sprint il ceco Kreuziger e l’italiano Vincenzo Nibali (Liquigas-Cannondale). Lo statunitense Christopher Horner (RadioShack-Nissan) è il nuovo leader della classifica, con 7″ su Kreuziger e 13″ sull’australiano Meyer. Miglior italiano Danilo Di Luca (Acqua & Sapone), 5° a 22″.
PARIS-NICE
Il belga Thomas De Gendt (Vacansoleil-DCM) si è imposto nella settima tappa, Sisteron – Nizza, percorrendo 220 Km in 5h11′48″, alla media di 42,335 Km/h. Ha preceduto di 6′18″ l’estone Taaramae e di 9′24″ il tedesco Degenkolb. Miglior italiano Paolo Longo Borghini (Liquigas-Cannondale), 17° a 9′24″. Il britannico Bradley Wiggins (Sky Procycling) ha conservato la testa della classifica con 6″ sull’olandese Westra e 18″ sullo spagnolo Valverde. Miglior italiano Damiano Cunego (Lampre – ISD), 16° a 3′42″.
TOUR DE TAIWAN
L’australiano Anthony Giacoppo (Genesys Wealth Adviser) si è imposto nella prima tappa, circuito di Taipei City, percorrendo 52 Km in 1h07′15″, alla media di 46,394 Km/h. Ha preceduto di 2″ il taiwanese Wu e l’australiano Pollock. Miglior italiano Roberto Ferrari (Androni Giocattoli – C.I.P.I.), 9° a 13″.
ALBERT ACHTERHES RONDE VAN DRENTHE
L’olandese Bertjan Lindeman (Vacansoleil-DCM Pro Cycling Team) si è imposto nella corsa olandese, circuito di Hoogeveen, percorrendo 195,5 Km in 4h42′04″, alla media di 41,586 Km/h. Ha preceduto allo sprint il canadese Boivin e di 34″ il danese Joergensen. Miglior italiano Daniele Colli (Team Type 1 – Sanofi), 4° a 34″.
GIRO DELLE TRE PROVINCE (dilettanti)
L’italiano Nicola Ruffoni (Team Colpack [Dilettanti] si è imposto nella corsa italiana, circuito di Limito di Pioltello. Ha preceduto allo sprint gli italiani Alessandro Forner (General Store Mantovani Cicli Fontana) e Marco Benfatto (Team Idea 2010)
TOUR D’ALGERIE
Lo svedese Lars Andersson si è imposto nella prima tappa, Algeri – Defla, percorrendo 140 Km in 3h40′37″, alla media di 38,075 Km/h. Ha preceduto di 5″ l’algerino Hannachi e di 14″ il danese Mortensen.
TOUR DU CAMEROUN
Oggi riposo
LEIPHEIMER ESCE DAI GIOCHI NEL GIORNO DI DE GENDT
Due cadute nella discesa del Col de Vence estromettono l’americano dalla lotta per la vittoria finale alla Parigi – Nizza, ora verosimilmente ristretta a Wiggins, Westra e Valverde. Nessun sussulto, per il resto, nella 7a tappa, vinta dal belga De Gendt grazie ad una lunga fuga, prima in compagnia di Taaramae e poi in solitaria. Domani gran finale con la cronoscalata del Col d’Eze.
Foto copertina: Thomas De Gendt alza le braccia al termine della vittoriosa fuga verso Nizza (foto AFP)
Doveva essere una tappa di attesa la settima della Parigi – Nizza, con quattro GPM discretamente impegnativi ma mal collocati e lo spauracchio della cronoscalata del Col d’Eze distante ormai appena ventiquattro ore. Ed in effetti così è stato fin quasi al traguardo, con una prima ora estremamente tirata (oltre 50 km/h di media) cui è seguita una lunga fase di calma piatta della quale hanno saputo approfittare Thomas De Gendt e Rein Taaramae, evasi dal gruppo dopo una cinquantina di chilometri e capaci di costruire un margine che il plotone neppure ha provato a contenere nei limiti del colmabile. A porre la pietra tombale sulle speranze di assistere ad un finale avvincente ha provveduto quindi lo sviluppo della corsa sul Col de Vence, ultima e più selettiva delle quattro ascese in programma: il duo di testa si è infatti spezzato, con Taaramae che ha pagato i postumi dei problemi intestinali dei giorni scorsi, mentre nessuno degli uomini di classifica se la sentiva di azzardare una mossa alla vigilia della tappa più attesa.
Con De Gendt solo al comando, Taaramae troppo staccato per insidiare il belga ma con troppo vantaggio per essere raggiunto e un gruppo compatto e nutrito, tutto pareva convergere verso un finale da pennichella, con una classifica generale congelata fino a domani. A gettare pepe sull’ultima mezzora di gara ha provveduto però una stretta curva a sinistra collocata ad una quarantina di chilometri dal traguardo, costata il secondo scivolone di giornata a Levi Leipheimer, 3° stamane in classifica a 10’’ da Wiggins, già caduto un’ora prima, senza particolari conseguenze. Neppure il secondo capitombolo, a dire il vero, ha avuto ricadute serie sul fisico dell’americano, che si è però trovato a dover recuperare quasi 1’ da un gruppo maglia gialla nel quale gli uomini Movistar, provocando travasi di bile ai benpensanti in visione, tentavano di approfittare della situazione incrementando notevolmente il ritmo.
Il trenino di maglie Omega all’inseguimento è riuscito a ricucire parte del distacco, riportandolo ad una quarantina di secondi, prima che una motocicletta sapientemente parcheggiata a bordo strada da un gendarme segnasse la fine delle speranze dello yankee: Devenyns ha impattato contro l’ostacolo e Leipheimer contro il compagno, volando a terra per la terza volta e salutando definitivamente la maglia gialla. Il 38enne di Butte ha infatti tagliato il traguardo con oltre 16’ di ritardo dal vincitore De Gendt, e soprattutto con più di 7’ dal gruppo, regolato da Degenkolb tre minuti dopo l’arrivo di Taaramae in seconda piazza.
La nuova classifica generale – che di fatto coincide con la vecchia al netto del tracollo dell’americano – vede dunque sempre Bradley Wiggins al comando, con 6’’ su Westra e 18’’ su Valverde, salito sul podio provvisorio. Dovrebbero essere verosimilmente questi tre atleti a giocarsi il successo finale nella prova contro il tempo di domani, più per caratteristiche e condizione dimostrata che non per il margine da gestire sui rivali, per il resto ancora piuttosto vicini (Spilak, Van Garderen e Monfort sono sotto il minuto). Difficile azzardare pronostici: Wiggins avrà dalla sua la specialità e le pendenze non troppo aspre, Valverde la già più volte dimostrata attitudine alle cronometro brevi, Westra una condizione che a Mende è parsa spaziale. Comunque vada, dopo una frazione insipida come quella di oggi, è inevitabile sperare in un finale thrilling.
Matteo Novarini
STREPITOSO SAGAN: VITTORIA A SORPRESA A CHIETI
Il talento slovacco si impone a Chieti nella tappa più lunga della Tirreno – Adriatico, resistendo oltre ogni previsione sugli strappi della 4a frazione e regolando agevolmente il drappello dei migliori in volata. Piazza d’onore per Kreuziger, che precede un Nibali raggiunto a poche decine di metri dal traguardo. Tagliata dal percorso la salita di Passo Lanciano a causa del maltempo. Domani arrivo in quota ai Prati di Tivo con Horner in maglia azzurra.
Foto copertina: Peter Sagan stravince lo sprint tra i migliori e conquista la tappa di Chieti (foto Bettini)
Se ancora qualcuno non era convinto del fatto che Peter Sagan ha i numeri del fenomeno, la vittoria nella quarta tappa della Tirreno – Adriatico dovrebbe aver fugato anche i dubbi dei più scettici. Non tanto per il prestigio del successo – di per sé inferiore, ad esempio, a quello della tripletta all’ultima Vuelta a Espana -, quanto piuttosto per l’autorevolezza con cui il 22enne di Zilina ha conquistato una frazione sulla carta non adattissima alle sue caratteristiche, e per il blasone dei nomi che l’enfant prodige di casa Liquigas si è messo alle spalle. Nomi tra cui spicca quello di Vincenzo Nibali, che già in passato ha avuto qualcosa da ridire sul modo in cui l’ammiraglia ha gestito situazioni con più uomini in bianco-verde davanti (pensiamo proprio alla tappa del primo dei tre successi di Sagan alla Vuelta 2011, con l’attacco in discesa di quattro Liquigas che rischiarono di farsi beffare da Lastras e Nibali alla fine a secco di abbuoni), e che quest’oggi è stato raggiunto a poche decine di metri dalla linea d’arrivo proprio da un rilancio di andatura dello slovacco, quando l’allungo prodotto dal siciliano ai 400 dal traguardo pareva dover risultare vincente.
Motivo di amarezza al messinese era già stato fornito ieri sera dall’annullamento del transito sulla salita di Passo Lanciano, che avrebbe dovuto rappresentare il primo grande test in salita della Tirreno, dovuto alla presenza di neve. Una decisione certamente condivisibile in nome della necessità di salvaguardare la sicurezza degli atleti, anche se – poiché il problema era legato ad un accumulo di neve e non ad avverse condizioni climatiche nel giorno della gara – viene da chiedersi che cosa si aspettassero di trovare gli organizzatori a quelle quote e in questo periodo quando hanno pensato di includere l’ascesa nel tracciato.
Pur privata del suo passaggio più aspro, la frazione è rimasta comunque altamente impegnativa, in virtù degli innumerevoli saliscendi e del chilometraggio, rimasto di 252 km anche dopo la modifica al percorso. Controllata senza particolari patemi la fuga orchestrata da Pagani, Pirazzi, Mondory, Hulsmans, Urtasun, Boaro e Brutt, il gruppo si è però inevitabilmente presentato ai piedi dello strappo finale verso Chieti – lo stesso che nelle due ultime edizioni ha lanciato Michele Scarponi verso altrettante vittorie – forte ancora di svariate decine di unità, trainato dalla BMC di Cadel Evans e Philippe Gilbert. Quest’ultimo, ad una settimana dalla Milano – Sanremo, ha però alzato bandiera bianca non appena la strada si è impennata sotto le ruote dei corridori, autorizzando ad ipotizzare che uno degli uomini più attesi possa già essere significativamente declassato nella lista dei favoriti della Classicissima di sabato prossimo.
A dar fuoco alle polveri è stato Johnny Hoogerland, al quale ha prontamente replicato un Danilo Di Luca tornato a livelli che non gli competevano da prima della squalifica per doping. All’abruzzese si sono accodati Nibali, Kreuziger, Scarponi, Horner e un sorprendente Peter Sagan, che fino ad oggi avevamo sempre considerato un atleta con problemi sulle lunghissime distanze. Non soltanto, ma lo slovacco, anziché accontentarsi di restare in scia ad avversari che avrebbe comodamente stampato allo sprint, ha accelerato in prima persona sulle ultime rampe, con il solo Roman Kreuziger capace di restare incollato alla sua ruota.
Neutralizzato l’allungo della coppia dell’Est, e con Scarponi ormai irrimediabilmente attardato, è toccato a Vincenzo Nibali partire in contropiede, costruendo in poche pedalate un margine che sembrava poter essere decisivo. E, chissà, forse lo sarebbe stato davvero, se al suo inseguimento non si fosse posto proprio il suo compagno di squadra, che lo ha agganciato in corrispondenza dell’ultima curva, per poi passarlo di slancio sul rettilineo finale, imponendosi in scioltezza davanti a Roman Kreuziger e al siciliano, con Di Luca e Horner ai piedi del podio. Una mossa che senz’altro dividerà: da un lato chi si indignerà per lo scarso spirito di squadra, dall’altro chi insisterà sul fatto che, a conti fatti, l’ordine d’arrivo dice che, se Sagan avesse rinunciato a giocarsi le proprie carte, la tappa sarebbe andata a Kreuziger. Nell’impossibilità di sapere come sarebbero andate le cose se lo slovacco si fosse immolato alla causa dello Squalo (Kreuziger avrebbe ugualmente raggiunto Nibali?), è però d’obbligo applaudire il pezzo di bravura di Sagan, che a questo punto pone una serissima candidatura anche in chiave Sanremo.
Possibile ma improbabile, inoltre, che i secondi di abbuono in meno raccolti da Nibali possano risultare decisivi, con ancora tre tappe una più significativa dell’altra ancora da affrontare. La più dura di tutte, in particolare, sarà quella di domani, con traguardo ai 1450 metri di Prati di Tivo. Auspicando che siano finiti i cambiamenti di programma (anche perché sarebbe grottesco annullare due salite di tale peso nell’economia della corsa per neve, quando negli ultimi due giorni non si è visto neppure un fiocco), sarà lì che Nibali, Kreuziger, Di Luca, Scarponi e tutti gli altri dovranno andare all’assalto della maglia azzurra di nonno Chris Horner, issatosi quest’oggi in vetta alla generale, con 7’’ sul ceco della Astana e 13’’ su Cameron Meyer. Con un giorno di ritardo, il momento delle montagne dovrebbe essere finalmente arrivato.
Matteo Novarini
THEO, CHE BOS!
L’olandese della Rabobank si è imposto nella Dwars Door Drenthe, classica di 204 km svoltasi nei Paesi Bassi. Benissimo anche gli italiani Colli e Lasca, mentre segnaliamo anche il nono posto di Filippo Fortin.
Foto copertina: una vittoria di Theo Bos (immagine di repertorio, www.rtbf.be)
Forse l’immagine più recente di Theo Bos rimasta maggiormente in mente è ancora quella di quella sciagurata manovra al Giro di Turchia 2010 quando sposto letteralmente con la propria mano Daryl Impey provocando il grave incidente del sudafricano. Oggi però l’olandesone della Rabobank, fortissimo corridore su pista (ha stabilito nel 2006 il record mondiale sui 200 metri), non ha per nulla deluso in una delle numerose classiche in linea in programma nel suo paese: infatti Theo Bos ha vinto quest’oggi la Dwars Door Drenthe, corsa di 204 km che fa parte della serie di manifestazioni incluse nella Ronde Van Drenthe (la quale tra l’altro aprirà domenica la Coppa Del Mondo femminile su strada). Caratterizzata dall’ascesa al Vam Berg, sul quale si è disputato per quattro volte lo sprint per il GPM, la gara olandese si è decisa allo sprint in cui l’ex pistard della Rabobank si è imposto sul giovanissimo connazionale Barry Markus (Vacansoleil) e sugli italiani Daniele Colli (Team Type 1 – Sanofi) e Francesco Lasca, 23enne neopro della squadra spagnola Caja Rural. Soddisfazioni in casa azzurra anche con il 9° posto di Filippo Fortin e l’undicesimo di Gianluca Brambilla (Leopard – Trek Continental). La classifica del GPM è stata invece vinta invece da Arnoud Van Groen con 18 punti davanti allo statunitense Christopher Jones. Sabato, secondo appuntamento sulle strade olandesi, con la Ronde Van Drenthe riservata ai professionisti, antipasto della prova omonima elite femminile, che aprirà finalmente la Coppa del Mondo 2012.
Andrea Giorgini
09-03-2012
marzo 9, 2012 by Redazione
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TIRRENO ADRIATICO
Il norvegese Edvald Boasson Hagen (Sky Procycling) si è imposto nella terza tappa, Indicatore – Terni, percorrendo 178 Km in 4h45′31″, alla media di 37,406 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Greipel e lo slovacco Sagan. Miglior italiano Manuel Belletti (AG2R La Mondiale), 5°. L’australiano Matthew Harley Goss (GreenEdge Cycling Team) ha conservato la testa della classifica, con 3″ sui connazionali O’Grady e Meyer. Miglior italiano Daniele Bennati (RadioShack-Nissan), 9° a 20″.
PARIS-NICE
Lo spagnolo Luis Leon Sanchez Gil (Rabobank Cycling Team) si è imposto nella sesta tappa, Suze-la-Rousse – Sisteron, percorrendo 176,5 Km in 4h07′58″, alla media di 42,707 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Voigt e di 14″ l’australiano Haussler. Miglior italiano Elia Viviani (Liquigas-Cannondale), 4°. Il britannico Bradley Wiggins (Sky Procycling) ha conservato la testa della classifica con 6″ sull’olandese Westra e 10″ sullo statunitense Leipheimer. Miglior italiano Damiano Cunego (Lampre – ISD), 17° a 3′42″.
DWARS DOOR DRENTHE
L’olandese Theo Bos (Rabobank Cycling Team) si è imposto nella corsa olandese, Emmen – Hoogeveen, percorrendo 204,8 Km in 4h51′49″, alla media di 42,108 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Markus e l’italiano Daniele Colli (Team Type 1 – Sanofi)
CAMPIONATI PANAMERICANI
Disputate a Mar del Plata (Argentina) le gare a cronometro. Titoli per la statunifense Amber Neben nella categoria donne e per l’argentino Matias Medici nella categoria uomini.
TOUR DU CAMEROUN
L’ivoriano Issiaka Cisse si è imposto nella seconda tappa, Mbé – Ngaoundéré. Ha preceduto allo sprint il camerunense Ngock Yves Ngue e di 1′10″ l’elvetico Anderegg. Ngue è il nuovo leader della classifica, con 1′59″ sul connazionale Kamzong Abessolo e l’ivoriano Fofana.
CAVENDISH NON REPLICA, LA SKY SI’
Con il campione del mondo fuori dai giochi, il Team Sky conquista ugualmente la 3a tappa della Tirreno – Adriatico, grazie allo sprint di Edvald Boasson Hagen. Al norvegese si sono arresi Greipel, Sagan e Farrar, con Belletti, 5°, migliore degli italiani. Domani prime vere salite, con il Passo Lanciano in programma nella tappa-fiume di Chieti.
Foto copertina: Edvald Boasson Hagen celebra il successo di Terni (foto Bettini)
Secondo successo Sky in due giorni alla Tirreno – Adriatico, e questa volta non c’è neppure lo zampino di Mark Cavendish. Dopo la vittoria del campione del mondo ventiquattro ore fa, a prolungare il momento d’oro della corazzata britannica, che continua a guidare parallelamente la classifica generale della Parigi – Nizza con Bradley Wiggins, ha pensato Edvald Boasson Hagen, capace di imporsi sul porfido di Terni in una volata quanto mai caotica. Indolore, dunque, la débacle di Cannonball, forse fiaccato dai pur modesti saliscendi che hanno caratterizzato la seconda parte di una tappa che pareva per il resto disegnata su misura per un suo bis.
Non soltanto il tracciato, ma anche lo sviluppo della gara sembravano il preludio ad una replica della volata vincente di ieri, con il solo Filippo Savini capace di evadere dal gruppo nelle battute iniziali, costruendo un vantaggio massimo di 10’ palesemente destinato a sciogliersi inesorabilmente al primo segnale di vita di un gruppo assai tranquillo per larga parte della giornata. Un segnale giunto soprattutto dalla GreenEDGE del capoclassifica Matthew Goss, cui sono subentrate in un secondo tempo, a fuga ormai archiviata, Liquigas e Lampre, i cui sforzi sembravano dover lanciare più Mark Cavendish che non Peter Sagan e Alessandro Petacchi.
La maglia iridata del britannico, invece, non si è fatta viva nelle posizioni buone del gruppo nemmeno nei chilometri conclusivi, costringendo il Team Sky a virare su Boasson Hagen quale uomo designato per lo sprint. Uno sprint sviluppatosi, come detto, in maniera estremamente confusa, con Oss che ha sì saputo condurre Peter Sagan in buona posizione, ma senza lanciare la progressione del prodigio slovacco alla necessaria velocità, consentendo così la risalita di Farrar e dello stesso Boasson Hagen. Il norvegese ha piegato senza troppi patemi la resistenza del più accreditato americano, riuscendo a resistere al rientro di un Greipel molto brillante ma meno abile quest’oggi nella preparazione alla volata. Sagan ha salvato il podio, scalzando lo stesso Farrar e un buon Manuel Belletti, migliore degli italiani.
Non ha subito sostanziali variazioni la classifica generale, che ha visto Matthew Goss conservare senza alcun patema la leadership, verosimilmente per l’ultimo giorno. Da domani, infatti, gli accomodanti tracciati delle prime due tappe in linea cederanno la scena agli Appennini, che vivranno la loro giornata clou domenica, con l’arrivo in quota dei Prati di Tivo. Prima di rimettere piede laddove nel 1975 Giovanni Battaglin conquistò il suo primo successo al Giro d’Italia, il menù della tappa di domani proporrà però l’ancor più ostica ascesa di Passo Lanciano, ad una cinquantina di chilometri dal traguardo di Chieti. Una frazione che ricorda solo apparentemente quella che quasi in contemporanea si disputerà alla Parigi – Nizza: se in terra francese i 50 km tra l’ultimo colle e la linea d’arrivo saranno infatti all’insegna di discesa e pianura, alla picchiata successiva a Passo Lanciano seguiranno invece 30 km di saliscendi senza respiro, con l’ultimo, durissimo strappo che terminerà ad appena 1 km dalla conclusione. A contribuire alla selezione potrebbe inoltre provvedere la lunghezza titanica di 252 km, che renderà ancor più indigeste le già arcigne rampe che si succederanno nell’ultimo scorcio di tappa. Malgrado tre tappe siano già alle spalle, la vera Tirreno si aprirà domani.
Matteo Novarini
LUIS LEON SANCHEZ RUGGISCE A SISTERON
Resistendo al ritorno del gruppo per una manciata di secondi, lo spagnolo corona una lunga fuga conquistando la 6a tappa della Parigi – Nizza sul traguardo di Sisteron, bruciando Jens Voigt in un tiratissimo sprint. Beffato Haussler, vincitore della volata dei battuti davanti ad un ottimo Elia Viviani. Sempre in giallo Bradley Wiggins, davanti a Westra e Leipheimer.
Foto copertina: Luis Leon Sanchez brucia Jens Voigt sul tragardo di Sisteron (foto AFP)
Doveva essere sulla carta l’occasione per il primo e verosimilmente unico arrivo di gruppo della Parigi – Nizza, dopo che la 2a frazione, la sola sin qui adatta agli sprinter, era stata martoriata dal vento che aveva sparpagliato gruppetti sulla via di Orléans. Ma se quattro giorni fa era stata una sorpresa vedere appena ventuno atleti giocarsi la vittoria di tappa, quest’oggi è stata addirittura una coppia a presentarsi a Sisteron per disputarsi la frazione, con un pugno di secondi di margine su un gruppo che ha reagito tardivamente a quella che pareva una fuga facilmente controllabile.
Luis Leon Sanchez e Jens Voigt, protagonisti del tentativo della prima ora insieme a Simon Geschke, Frederik Veuchelen, Mickael Cherel, Anthony Geslin e Daniel Navarro, erano infatti stati mantenuti dal plotone ad un massimo di 4’ e mezzo di vantaggio, lasciando immaginare che difficilmente le formazioni di uomini quali Haussler, Viviani, Guarnieri e Bole si sarebbero fatte beffare. Lo strappo della Cote des Marquises, 1300 metri al 6,8%, collocati ad una dozzina di chilometri dal termine, ha però rallentato la rimonta del gruppo, che già procedeva con più affanno del previsto. I sette di testa si sono intanto frazionati, con Voigt e Sanchez capaci di avvantaggiarsi, mentre i cinque ex compagni di avventura venivano inesorabilmente inghiottiti dalle squadre dei velocisti.
Mentre gli stessi sprinter realizzavano che i loro sforzi sarebbero stati buoni al più per il gradino più basso del podio, la coppia al comando lanciava la volata per la vittoria, sulla carta a pronostico chiuso a favore di Sanchez. Un pronostico alla fine rispettato dalla strada, ma non senza che Voigt costringesse agli straordinari l’iberico, contro ogni previsione suggerita da caratteristiche e carta d’identità dei contendenti. 14’’ più tardi, Haussler ha raccolto un amaro 3° posto, prevalendo allo sprint su un convincente Elia Viviani e su Grega Bole, rimasto un po’ chiuso nei metri finali. Nei dieci, per quel che concerne i colori italiani, anche Jacopo Guarnieri, preceduto dal norvegese Kristoff, dai francesi Dumoulin e Feillu e dall’olandese De Kort.
Se la lotta per il traguardo parziale ha sorpreso, non altrettanto è avvenuto nella sempre apertissima sfida per la maglia gialla, rimasta sulle spalle di Bradley Wiggins, che può gestire 6’’ su Lieuwe Westra e 10’’ su Levi Leipheimer. Assai meno rilassanti per il capoclassifica promettono di essere le due frazioni conclusive, con la cronoscalata del Col d’Eze in programma per domenica quale probabile momento chiave della corsa. Già domani il britannico dovrà comunque essere vigile, in virtù delle quattro salite in programma tra Sisteron e Nizza, l’ultima delle quali – il Col de Vence – di 1a categoria. A favore del tri-olimpionico giocherà tuttavia la smisurata passione di Christian Prudhomme per tappe con decine e decine di chilometri tra la cima dell’ultimo colle e l’arrivo: dopo aver disseminato il Tour 2012 di nefandezze simili, il direttore della Grande Boucle ha infatti pensato bene di concedere 55 km tra l’ultimo GPM e il traguardo della Promenade des Anglais. Improbabile dunque che i big, alla vigilia del gran finale, vogliano dissipare energie preziose, anche se una graduatoria corta come quella attuale, aperta sulla carta almeno fino alla 10a piazza di Robert Kiserlovski (1’21’’ il suo ritardo), obbliga a non escludere a priori dei ribaltamenti.
Matteo Novarini
DUELLO TRA IRIDATI, CAV BEFFA FREIRE
Il campione del mondo di Copenhagen conquista il suo quarto successo stagionale in quel di Indicatore resistendo alla rimonta dello spagnolo che sembra aver ritrovato lo splendore di un tempo, mentre Farrar pur avendo iniziato lo sprint in testa non va oltre il 3° posto davanti a Sagan e Modolo
Foto copertina: la volata “arcobaleno” di Cavendish e Freire (foto Bettini)
Per il secondo anno consecutivo la prima frazione in linea della Tirreno-Adriatico si è conclusa in quel di Indicatore e ancora una volta il traguardo era dedicato agli sprinter dal momento che i 230 km, comunque molti in questo periodo della stagione, di questa tappa tutta toscana con partenza da San Vincenzo e arrivo nella frazione di Arezzo non presentava particolari difficoltà altimetriche se non le ascese di Volterra e Castellina in Chianti affrontate però nella fase iniziale. Per 200 km la corsa è risultata piuttosto soporifera con Pirazzi (Csf) e Caccia (Farnese) evasi dal gruppo fin dalle primissime battute e Tuft (GreenEdge) che praticamente da solo ha tirato per il suo capitano nonchè maglia azzurra Goss riducendo di moltissimo un gap che aveva toccato i 7′50” e che è stato annullato del tutto quando sono intervenute anche la Sky di Cavendish e l’Omega-QuickStep di Ciolek.
Subito dopo il ricongiungimento è stata ancora la GreenEdge a mantenere il comando finchè non è iniziata la lotta per le posizioni tra le squadre degli sprinter e non sono durati che poche centinaia di metri gli allunghi di Popovych (RadioShack), sullo slancio del quale hanno contrattato Gasparotto (Astana) e Taborre (Acqua&Sapone) e quello successivo di Van Avermaet (Bmc) e Ponzi (Astana): inevitabile dunque la volata ma una caduta, avvenuta comunque entro i 3 km dal traguardo e che dunque non ha modificato la classifica, ha tagliato fuori Goss, Petacchi (Lampre), Eisel (Sky) e soprattutto Matthews (Rabobank) che dopo aver tagliato il traguardo è stato condotto in ospedale per accertamenti e sarà con ogni probabilità sarà costretto al ritiro. A lanciare lo sprint in testa è stata la Garmin di Farrar, che un anno fa si era imposto a Indicatore davanti a Petacchi e Haedo, ma come accaduto più volte in questo avvio di stagione allo statunitense sono mancate le gambe ed è stato saltato prima da Cavendish che era posizionato alla sua ruota e poi da Freire (Katusha) che ha recuperato terreno anche sul campione del mondo senza però riuscire a spuntarla sul traguardo: è la prima volta dal 2005, quando fu proprio lo spagnolo a imporsi in tre tappe oltre che nella classifica generale, che un atleta in maglia iridata riesce ad imporsi in una frazione della Tirreno-Adriatico. Farrar ha dovuto accontentarsi del terzo posto appena davanti a Sagan (Liquigas) e Modolo (Csf) che hanno chiuso entrambi in rimonta con Van Hummel (Vacansoleil) 6° e il redivivo Napolitano (Acqua&Sapone) 7°.
La classifica generale cambia poco con Goss che precede i compagni O’Grady, Langeveld e Meyer accreditati dello stesso tempo dopo la cronosquadre di Donoratico mentre Cavendish e Farrar grazie agli abbuoni si sono portati a 13” e Horner (RadioShack) che è distanziato di 17” è il migliore gli uomini di classifica: questi entreranno però in azione solo dalla quarta tappa in poi perchè anche la terza, 178 km da Indicatore e Terni, vedrà la lotta tra le ruote veloci che non saranno certo impensierite dallo strappo di Todi posto al km 120 e unica difficoltà di giornata.
Marco Salonna