UNA GIORNATA TUTTA AUSTRALIANA
Dopo il successo della Allen al mattino nella cronometro juniores donne, per la nazionale dei canguri arriva la doppietta nel pomeriggio con Luke Durbridge che si impone nella prova contro il tempo relativa agli under23. Decisamente in ombra i due azzurri.
Foto copertina: Luke Durbridge festeggia la seconda medaglia d’oro australiana della giornata (foto Bettini)
Più che danesi, questi Mondiali di ciclismo edizione 2011 si tingono sempre di più di bianco, giallo e verde, i colori della maglia australiana. Colori che scompaiono sotto le maglie iridate conquistate dalla Allen al mattino e da Durbridge al mattino nelle cronometro della prima giornata di gare relativa alle crono juniores donne e under23 degli uomini.
Durbridge, uno dei più grossi favoriti della vigilia, non ha deluso le aspettative dominando il campo di gara dall’inizio alla fine tenendo a debita distanza i più agguerriti rivali, a partire dal padrone di casa Christian Rasmus, secondo a 35”, ed il terzo nonché suo connazionale Michael Hepburn che ha pagato 46”, gli unici tre assieme al russo Vorobev ad accusare un divario inferiore al minuto dal dominatore di questa crono. Anzi, dal quinto posto in giù, i distacchi sono lievitati sensibilmente visto che si va oltre i due minuti per l’olandese Hamelink.
Non ci si aspettavano grosse cose dagli azzurri, ma il divario finale è di quelli pesanti se si considera che Matteo Mammini ha chiuso 21° con poco meno di tre minuti da Durbridge e Massimo Coledan 41° sulla soglia dei quattro minuti. Comunque capitolo chiuso, la prima giornata azzurra si chiude con il positivo quinto posto della Ratto fra le junior donne in attesa di giorni migliori.
Tutt’altra musica per gli australiani che se la ridono di questo duplice successo,a dimostrazione della bontà del lavoro fatto sia sull’attualità ma anche in prospettiva. E Matthew Goss se ne sta lì zitto zitto, in attesa che arrivi il suo turno.
I riflettori su Copenaghen torneranno ad accendersi domani con la crono donne.
Saverio Melegari
HA FATTO DEI BUONI ALLEN…AMENTI
La settimana iridata di Copenaghen si apre con il successo dell’australiana Jessica Allen nella crono juniores femminile. Gara combattuta ed equilibrata visti i 13 chilometri di percorso con il podio completato dalla britannica Barker e dalla tedesca Kroger, a lungo in testa con il miglior crono.
Foto copertina: la gioa della Allen sul podio di Copenhagen (foto Bettini)
Non solo l’Australia ha atleti competitivi fra i professionisti e si sta proponendo come una nazione che potrebbe regalare molto al ciclismo in questi anni, ma anche il futuro sembra dalla sua parte. La dimostrazione, questa volta tutta al femminile, arriva dalla cronometro donne juniores che ha aperto ufficialmente la settimana iridata in terra danese a Copenaghen che porterà all’appuntamento clou di domenica con la prova dei professionisti. Un ritorno alle origini quello degli juniores, visto che per sette anni erano stati relegati ad un appuntamento iridato tutto in proprio, e che invece dopo Verona 2004 ritornano insieme a tutti gli altri.
Complice i 13.9 chilometri di percorso, la lotta è stata sul filo dei centesimi ed alla fine l’ha spuntata Jessica Allen, ultima a partire dalla pedana di Copenaghen, che ha coperto il tracciato piatto come un biliardo e senza nessun tipo di insidie in 19’18”63 centesimi. Già, perché in questa occasione è bene tenere sott’occhio anche i centesimi, visto il distacco minimo finale. Il secondo gradino del podio è andato appannaggio dell’inglese Barker, che ha chiuso con 19’20”47, seguita a stretto giro di vite dalla tedesca Kroger, a lungo in testa con il miglior crono, che si è aggiudicata la medaglia di bronzo con il tempo di 19’21”. Delusione, invece, per l’olandese Thalita De Jong, la favorita numero uno della vigilia, che dopo una partenza sprint è letteralmente crollata non riuscendo a reagire al ritmo impressionante della Allen prendendosi la medaglia di legno con 14 secondi di distacco.
Per quanto concerne il clan azzurro, c’era curiosità nel vedere all’opera Rossella Ratto, campionessa europea in carica soltanto da poco più di un mese nella stessa disciplina che però patisce i percorsi completamente pianeggianti. Ed il risultato è stato positivo ma non al top chiudendo al quinto posto a 31 secondi di distanza dalla Allen. Un po’ peggio, invece, sono andate le altre due italiane: Maria Giulia Confalonieri è arrivata quindicesima a poco più di un minuto dalla neo-campionessa mondiale “aussie”, mentre Beatrice Bartelloni è arrivata ventunesima a un minuto e mezzo dall’oro, anche se nella prima parte di crono si era difesa molto bene. Le donne juniores torneranno sulla strada venerdì per la prova in linea ed, in quel frangente, sarà proprio la nazionale italiana quella da battere, con Rossella Ratto che partirà con lo sgradito ruolo di favorita numero uno.
Saverio Melegari
PAOLINI, SPRUZZATA AZZURRA NEL…PRATO VERDE DI SAGAN
Il fuoriclasse slovacco reduce dal trionfo di Madrid alla Vuelta riparte da dove aveva lasciato e si aggiudica il Gp Industria e Commercio nel capoluogo toscano attaccando nel finale insieme al milanese della Katusha e superandolo nella volata a due. Bene anche gli altri azzurri per Copenhagen che concludono tutti nelle prime posizioni
Foto copertina: Sagan vince con il bello e con il cattivo tempo (foto Bettini)
La 66a edizione del Gp Industria e Commercio si è disputata lungo un percorso di 178,6 km da Prato a Prato caratterizzato nella sua parte centrale dallo strappo di Seano da ripetere per 8 volte prima degli ultimi 30 km completamente pianeggianti, in corrispondenza dei quali però si è abbattuta sui corridori una pioggia torrenziale che ha reso molto più impegnativo il finale. Al via una nazionale azzurra con 4 degli atleti che parteciperanno al Mondiale di Copenhagen, vale a dire Bennati, Gavazzi, Quinziato e Tosatto più Ulissi e Gavazzi, mentre gli altri azzurri Oss e Viviani (Liquigas), Paolini (Katusha), Visconti e Gatto (Farnese), Modolo e Belletti (Csf) hanno corso regolarmente con le rispettive squadre di club: altri protagonisti al via erano Nibali, Capecchi, Ponzi e Sagan (Liquigas), Caruso, Di Luca, Moreno e Pozzato (Katusha), Mazzanti (Farnese), Nocentini, Montaguti e Roche (Ag2r), Sella e Serpa (Androni), Savini (Csf), Napolitano e Taborre (Acqua & Sapone), Colli e Felline (Geox), Vila (De Rosa), Schumacher e Rebellin (Miche) e Baliani (D’Angelo & Antenucci).
La corsa è vissuta sulla fuga di Viganò, Serpa, Pliuschin (Katusha), Ricci Bitti (Farnese), Alberio (Geox) e Maggiore (De Rosa) che dopo essere evasi dal gruppo al km 6 hanno acquisito un vantaggio massimo di 6′50” sul gruppo che tirato da Liquigas e Ag2r ha chiuso il gap proprio sull’ultimo passaggio sulla salita di Seano: qui Nibali e Oss hanno prodotto un grandissimo forcing al quale hanno resistito solo Moreno, Visconti, Gatto, Roche, Paolini e Taborre oltre i reduce della fuga Ricci Bitti e Pliuschin ma in seguito altri corridori, tra cui quasi tutti gli azzurri, sono rientrati e in testa si è formato un plotoncino di una trentina di unità. Nel tortuoso circuito di Prato sono caduti Viviani e Pozzato che non hanno riportato gravi conseguenze fisiche ma sono rimasti tagliati fuori dalla lotta per il successo al pari di Di Luca e Rebellin che avevano già perso contatto in salita.
A poco meno di 3 km dal traguardo Paolini è scattato dal gruppo e ha immediatamente fatto la differenza nelle curve molto tecniche che caratterizzavano il finale ma Oss, Sagan e Montaguti si sono riportati sotto; il trentino della Liquigas è però a sua volta finito in terra facendo anche perdere terreno al forlivese dell’Ag2r e davanti sono rimasti i soli Paolini e Sagan, che negli ultimi metri ha saltato facilmente l’azzurro conquistando il suo 15° successo stagionale con Montaguti 3° a 4”, Bouet (Ag2r) 4° a 10” e Gatto che ha regolato davanti a Belletti e Colli il resto del gruppetto giunto con un distacco di 12”. Sagan ha dunque lanciato un chiaro segnale in vista di Copenhagen, anche se in quell’occasione la distanza di 270 km e il fatto che dovrà correre praticamente senza squadra potrebbero penalizzarlo, ma è stata importante anche la prestazione di Paolini che alla Vuelta non aveva brillato ma che ha dimostrato di aver trovato un’ottima condizione come pure Gatto e Oss al di là della caduta conclusiva: si sono ben comportati anche Belletti, Bennati, Quinziato, Visconti e Gavazzi tutti giunti al traguardo nel gruppetto di testa mentre ha faticato di più Modolo che già staccato sull’ultimo passaggio a Seano è riuscito in extremis a rientrare ma ha ceduto nuovamente nel finale chiudendo con un ritardo di 50”. L’appuntamento è ora con la Danimarca dove si svolgeranno subito le prove a cronometro di juniores donne e under 23 mentre mercoledì 21 settembre avrà luogo la prova contro il tempo dei professionisti con i nostri Malori e Pinotti che cercheranno di contrastare gli strafavoriti Cancellara e Tony Martin.
Marco Salonna
18-09-2011
settembre 18, 2011 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GP INDUSTRIA & COMMERCIO DI PRATO
Lo slovacco Peter Sagan (Liquigas-Cannondale) si è imposto nella corsa toscana, percorrendo 178,6 Km in 4h09′43″, alla media di 42,912 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Luca Paolini (Katusha Team) e di 4″ l’italiano Matteo Montaguti (AG2R La Mondiale)
TOUR OF BRITAIN
Ottava ed ultima tappa disputata in due semitappe.
Il mattino, il britannico Alex Dowsett (Sky Procycling) si è imposto nella prima semitappa, circuito di Londra a cronometro, percorrendo 10 Km in 10′14″, alla media di 58,632 Km/h. Ha preceduto di 5″ gli olandesi Lars Boom (Rabobank Cycling Team) e Westra. Due italiani in gara: Cesare Benedetti (Team Netapp) 64° a 1′23″, Giacomo Nizzolo (Leopard Trek) 71° a 1′30″. Boom ha conservato la testa della classifica, con 36″ sul britannico Cummings e 56″ sul ceco Barta. Nizzolo 47° a 13′25″, Benedetti 54° a 15′22″.
Il pomeriggio, il britannico Mark Cavendish (HTC-Highroad) si è imposto nella seconda semitappa, circuito di Londra, percorrendo 80 Km in 1h59′13″, alla media di 40,263 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Renshaw e il tedesco Förster. Nizzolo 6°, Benedetti 11°. In classifica si impone Boom, con 36″ su Cummings e 55″ su Barta. Nizzolo 45° a 13′20″, Benedetti 53° a 15′17″.
TOUR OF CHINA
Lo sloveno Matej Mugerli (Perutnina Ptuj) si è imposto nell’ottava tappa, circuito di Dujiangyan, percorrendo 134 Km in 3h06′43″, alla media di 43,060 Km/h. Ha preceduto di 2″ il russo Kovalev e il danese Foder. L’uzbeko Muradjan Halmuratov (Giant Kenda Cycling Team) ha conservato la testa della classifica, con 3′16″ sul russo Kovalev e 3′17″ su Mugerli.
TOUR OF BULGARIA
Il bulgaro Ivaïlo Gabrovski si è imposto nella nona ed ultima tappa, Pirdop – Teteven, percorrendo 145 Km in 3h26′21″, alla media di 42,161 Km/h. Ha preceduto di 3′41″ i russi Rudaskov e Kritskiy. In classifica si impone Gabrovski con 2′07″ e 3′38″ sui bulgari Grashev e Tchanliev Kirilov
TOUR DE HOKKAIDO
Il giapponese Junya Sano (D’Angelo & Antenucci – Nippo) si è imposto nella terza tappa, Shimukappu Village – Ebetsu City, percorrendo 168,5 Km in 3h56′40″, alla media di 42,719 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Hayakawa e l’argentino Maximiliano Ariel Richeze. Due italiani in gara: Simone Campagnaro (D’Angelo & Antenucci – Nippo), 10° a 8″, Vincenzo Garofalo (Matrix Powertag) 11° a 15″. Il sudcoreano Gyung Gu Jang è il nuovo leader della classifica, con 8″ sul colombiano Rubiano Chávez e 22″ su Campagnaro. Garofolo 11° a 4′04″
GRAND PRIX D’ISBERGUES
Il danese Jonas Aaen Jorgensen (Saxo Bank SunGard) si è imposto nella corsa francese, percorrendo 204 Km in 5h01′05″, alla media di 40,653 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano O’Grady e di 8″ il tedesco Wagner. Due italiani in gara: Marcello Pavarin (Vacansoleil – DCM Pro Cycling Team), 70° a 18″, Marco Marcato (Vacansoleil – DCM Pro Cycling Team), 76° a 29″.
GP IMPANIS – VAN PETEGEM
Il belga Sander Cordeel (Colba – Mercury) si è imposto nella corsa belga, percorrendo 170,8 Km in 3h57′10″, alla media di 43,210 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Craeghs e di 2″ il russo Pozdnyakov.
TROFEO RIGOBERTO LAMONICA
L’italiano Donato De Ieso (Vejus – Tmf – Euroservicegroup – BH Bikes) si è imposto nella corsa marchigiana, percorrendo 136 Km in 3h20′, alla media di 40,800 Km/h. Ha preceduto di 30″ l’italiano Salvatore Puccio (Team Hopplà – Truck Italia – Mavo Infissi – Valdarno Project) e il colombiano Arredondo Moreno.
17-09-2011
settembre 18, 2011 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR OF BRITAIN
Il lituano Gediminas Bagdonas (An Post – Sean Kelly) si è imposto nella settima tappa, Bury St Edmunds – Sandringham, percorrendo 200 Km in 4h33′17″, alla media di 43,910 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Wilkinson e il francese Claude. Due italiani in gara: Giacomo Nizzolo (Leopard Trek) 9° a 1′23″, Cesare Benedetti (Team Netapp) 31° a 1′23″.
L’olandese Lars Boom (Rabobank Cycling Team) ha conservato la testa della classifica, con 28″ sul ceco Koenig e 29″ sul britannico Lloyd. Nizzolo 48° a 12′00″, Benedetti 56° a 14′04″.
TOUR OF CHINA
Il russo Boris Shpilevski (Tabriz Petrochemical Team) si è imposto anche nella settima tappa (la quarta consecutiva), circuito di Chengdu, percorrendo 89 Km in 2h17′15″, alla media di 38,907 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Forke e l’australiano Kemps. L’uzbeko Muradjan Halmuratov (Giant Kenda Cycling Team) ha conservato la testa della classifica, con 3′19″ e 3′22″ sui russi Kovalev e Serov.
TOUR OF BULGARIA
Il russo Timofey Kritskiy (Itera – Katusha) si è imposto nell’ottava tappa, Tryavna – Pirdop, percorrendo 170 Km in 3h58′33″, alla media di 42,758 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Maldonado e il tedesco Meier. Il bulgaro Martin Grashev ha conservato la testa della classifica, con 1′18″ sul russo Kaikov e 1′31″ sul kazako Ayazbayev.
TOUR DE HOKKAIDO
Il giapponese Takahiro Yamashita (Matrix Powertag) si è imposto nella seconda tappa, Teshikaga – Shikaoi, percorrendo 208,6 Km in 5h20′38″, alla media di 39,035 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Kanoh e Yamamoto. Due italiani in gara: Vincenzo Garofalo (Matrix Powertag) 7° a 14″, Simone Campagnaro (D’Angelo & Antenucci – Nippo) 22° a 14″. Il giapponese Ryota Nishizono (Shimano Racing Team) ha conservato la testa della classifica, con 4″ sul connazionale Hatanaka e 9″ sul sudcoreano Jang. Campagnaro 6° a 24″, Garofalo 24° a 3′58″.
UNIVEST GRAND PRIX
Il canadese Ryan Roth (Team SpiderTech p/b C10) si è imposto nella corsa statunitense, percorrendo 161 Km in 3h52′27″, alla media di 41,557 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli statunitensi Pipp e Zirbel. Unico italiano in gara Davide Frattini (UnitedHealthcare Pro Cycling Team), 52° a 1′11″.
16-09-2011
settembre 17, 2011 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR OF BRITAIN
L’olandese Lars Boom (Rabobank Cycling Team) si è imposto nella sesta tappa, Taunton – Wells, percorrendo 150 Km in 3h19′02″, alla media di 45,218 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Pichot e il ceco Koenig. Due italiani in gara: Cesare Benedetti (Team Netapp) 28° a 1′24″, Giacomo Nizzolo (Leopard Trek) 31° a 1′24″.
Boom ha conservato la testa della classifica, con 28″ su Koenig e 29″ sul britannico Lloyd. Nizzolo 50° a 12′00″, Benedetti 55° a 14′04″.
TOUR OF CHINA
Il russo Boris Shpilevski (Tabriz Petrochemical Team) si è imposto anche nella sesta tappa, circuito di Bishan, percorrendo 100,8 Km in 2h08′11″, alla media di 47,182 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Serov e il tedesco Janorschke. L’uzbeko Muradjan Halmuratov (Giant Kenda Cycling Team) ha conservato la testa della classifica, con 3′20″ e 3′22″ sui russi Kovalev e Serov.
TOUR OF BULGARIA
Il russo Alexey Tsatevich (Itera – Katusha) si è imposto nella settima tappa, Kazanlak – Tryavna, percorrendo 122 Km in 2h05′18″, alla media di 58,419 Km/h. Ha preceduto allo sprint il portoghese Rodrigues Caldeira e il francese Maldonado. Il bulgaro Martin Grashev ha conservato la testa della classifica, con 1′18″ e 1′24″ sui russi Kaikov e Kosyakov.
TOUR DE HOKKAIDO
Il giapponese Ryota Nishizono (Shimano Racing Team) si è imposto nella prima tappa, Obihiro City – Shibecha Town, percorrendo 193,5 Km in 4h35′48″, alla media di 42,095 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Hatanaka e di 5″ il sudcoreano Jang. Due italiani in gara: Simone Campagnaro (D’Angelo & Antenucci – Nippo) 5° a 14″, Vincenzo Garofalo (Matrix Powertag) 26° a 3′48″. La prima classifica vede in testa Nishizono, con 4″ su Hatanaka e 9″ su Jang. Campagnaro 6° a 24″, Garofalo 26° a 3′58″.
KAMPIOENSCHAP VAN VLAANDEREN
Il tedesco Marcel Kittel (Skil – Shimano) si è imposto nella corsa belga, percorrendo 196 Km in 4h16′00″, alla media di 45,937 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Greipel e il belga Van Staeyen.
GRAND PRIX DE LA SOMME
Il francese Anthony Roux (FDJ) si è imposto nella corsa francese, percorrendo 201,2 Km in 4h51′35″, alla media di 41,401 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Mondory e il tedesco Wegmann.
15-09-2011
settembre 16, 2011 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR OF BRITAIN
L’australiano Mark Renshaw (HTC-Highroad) si è imposto nella quinta tappa, Exeter – Exmouth, percorrendo 180 Km in 4h17′38″, alla media di 41,920 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Cavendish e il tedesco Förster. Due italiani in gara: Giacomo Nizzolo (Leopard Trek) 10°, Cesare Benedetti (Team Netapp) 21°, entrambi con lo stesso tempo dei primi.
L’olandese Lars Boom (Rabobank Cycling Team) ha conservato la testa della classifica, con 12″ sul britannico Thomas e 14″ sull’olandese Van Poppel. Nizzolo 55° a 10′23″, Benedetti 61° a 12′27″.
TOUR OF CHINA
Il russo Boris Shpilevski (Tabriz Petrochemical Team) si è imposto anche nella quinta tappa, Suining – Guang’an, percorrendo 143,8 Km in 3h15′55″, alla media di 44,039 Km/h. Ha preceduto allo sprint il giapponese Nishitani e il neozelandese Rogers. L’uzbeko Muradjan Halmuratov (Giant Kenda Cycling Team) ha conservato la testa della classifica, con 3′25″ sul russo Kovalev e 3′26″ sul sudcoreano Jang.
TOUR OF BULGARIA
Il tedesco Erik Mohs (Sparkasse) si è imposto nella sesta tappa, Karnobat – Kazanlak, percorrendo 146 Km in 3h11′43″, alla media di 45,692 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Meier e il portoghese Rodrigues Caldeira. Il bulgaro Martin Grashev ha conservato la testa della classifica, con 1′06″ sul tedesco Barkschat e 1′18″ sul russo Kaikov.
GRAN PREMIO FIERA DEL RISO
L’italiano Filippo Fortin (Trevigiani Dynamon Bottoli) si è imposto nella corsa veneta, percorrendo 156 Km in 3h23′31″, alla media di 45,991 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Marco Benfatto( Zalf Désirée Fior) e Andrea Palini (Gavardo Tecmor)
E’ IL PIU’ FORTE. E LO SA
Nel Gp di Wallonie, con l’arrivo in cima al celebre muro di Namur, Philippe Gilbert piazza l’ennesimo affondo della stagione centrando una vittoria di prestigio. Gara risoltasi fra un gruppetto di venti elementi con Gilbert che ha superato Simon e Leukemans. Ed adesso l’iride è nel mirino.
Foto copertina: continuano le prove tecniche di mondiale per il belga Gilbert (foto Isabelle Duchesne)
Se lo ha detto Paolo Bettini presentando la “sua” Nazionale 2011, probabilmente un motivo ci sarà. “Il favorito del Mondiale? Gilbert”. Ma non era un percorso da velocisti? Chi se ne frega, la gamba migliore ce l’ha lui.
E per non giocare particolarmente coperto il campione belga è andato ad imporsi nel Gp di Wallonie, una delle ultime classiche del Nord della stagione e appuntamento chiave in vista di Copenaghen. Il capitano dell’Omega Pharma si è scatenato sul ciottolato che si arrampica sul colle di Namur, staccando di due secondi il francese Julien Simon (Saur-Sojasun) ed il connazionale Bjorn Leukemans (Vacansoleil) che fra una settimana dovrà fungere da uomo importante sulle strade danesi proprio per Gilbert.
Una gara molto veloce, tenuta sotto controllo dalla Rabobank che si voleva giocare le proprie cartucce con Nick Nuyens, vincitore proprio qui due anni fa ma alla fine soltanto 17°, e magari lanciare anche un Oscar Freire che come sempre si avvicina alla sua “vera” corsa, il Mondiale, con i fari spenti ma un affondo di quelli pesanti lo avrebbe voluto fare ed invece alla cittadella di Namur si è dovuto accontentare del settimo posto.
Gilbert è rimasto pronto a captare quando sarebbe arrivato il momento giusto, ha messo alla frusta la propria squadra per tenerlo davanti nei chilometri finali e poi ha aperto il gas. E, per gli altri, è stata notte fonda. Evidentemente un campione come lui non risente del jet-lag e dei fusi orari visto che nel weekend scorso si era imposto in Canada nella prova World Tour. Quando Gilbert si è alzato sui pedali, gli altri sono arrancati e si è creato un buco sul traguardo di due secondi che gli altri componenti del podio non sono riusciti a chiudere. Alle spalle di Simon e Leukemans, l’altro belga De Waele (Landbouwkredit), il suo compagno di squadra Commeyne ed il polacco Kwiatkowski. Italiani ampiamente nelle retrovie con i migliori, intorno al 100° posto, che sono Marcato (Vacansoleil) e Nocentini (AG2R-La Mondiale).
Ora tutti concentrati sulla gara di Copenaghen ed il sogno di Gilbert di sostituire il tricolore belga con un bel po’ di bianco e di iride sul petto.
Saverio Melegari
14-09-2011
settembre 15, 2011 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR OF BRITAIN
Il norvegese Thor Hushovd (Team Garmin-Cervelo) si è imposto nella quarta tappa, Welshpool – Caerphilly, percorrendo 180 Km in 4h32′22″, alla media di 39,652 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Lars Boom (Rabobank Cycling Team) e e l’italiano Cesare Benedetti (Team NetApp). L’altro italiano in gara, Giacomo Nizzolo (Leopard Trek), si è piazzato 62° a 1′17″
Boom ha conservato la testa della classifica, con 12″ sul britannico Thomas e 14″ sull’olandese Van Poppel. Nizzolo 55° a 10′23″, Benedetti 61° a 12′27″.
GRAND PRIX DE WALLONIE
Il belga Philippe Gilbert (Omega Pharma-Lotto) si è imposto nella corsa belga, percorrendo 203,1 Km in 5h00′08″, alla media di 40,602 Km/h. Ha preceduto di 2″ il francese Simon e il belga Leukemans. Miglior italiano Macello Pavarin (Vacansoleil-DCM Pro Cycling Team), 83° a 1′13″.
TOUR OF CHINA
Il russo Boris Shpilevski (Tabriz Petrochemical Team) si è imposto nella quarta tappa, Mianyang – Suining, percorrendo 214,6 Km in 4h30′39″, alla media di 47,574 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Kovalev e l’australiano Cantwell. L’uzbeko Muradjan Halmuratov (Giant Kenda Cycling Team) ha conservato la testa della classifica, con 3′25″ su Kovalev e 3′26″ sul sudcoreano Jang.
TOUR OF BULGARIA
Il russo Dmitriy Kosyakov (Itera-Katusha) si è imposto nella quinta tappa, Dobrich – Slantchev Briag, percorrendo 183 Km in 3h31′47″, alla media di 51,845 Km/h. Ha preceduto di 6″ il tedesco Barkschat e di 46″ il serbo Stevic. Il bulgaro Martin Grashev ha conservato la testa della classifica, con 1′06″ su Barkschat e 1′18″ sul russo Kaikov.
VUELTI NUOVI
settembre 14, 2011 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Molti i nomi nuovi che si sono espressi ad altissimo livello nella Vuelta appena conclusasi: da Juan José Cobo e Chris Froome, 1° e 2°, capaci di sovvertire gerarchie interne che volevano i gradi di capitano affidati a Menchov e Wiggins, allo sprinter Marcel Kittel, passando per Peter Sagan, grande protagonista con tre successi di tappa. Analizziamo quanto osservato durante l’ultimo GT della stagione, gettando un occhio anche all’ormai imminente Mondiale di Copenaghen.
Foto copertina: Bradley Wiggins e Chris Froome al fianco di Juan José Cobo sul podio finale della Vuelta 2011 (foto Alvaro Astiz Conde)
È stata una Vuelta all’insegna degli outsiders quella che ha salutato a Madrid il terzo successo di tappa di Peter Sagan, ragazzo-prodigio che ora pone addirittura la sua candidatura per il Campionato del Mondo di Copenaghen, forse il grande protagonista della corsa tra coloro che non hanno lottato per la classifica generale.
Outsider era infatti certamente Juan José Cobo, perlomeno in chiave maglia rossa finale. 30enne con al più un 10° posto all’attivo alla Vuelta due stagioni or sono, lo spagnolo avrebbe dovuto rappresentare una preziosa pedina per la rincorsa al terzo trionfo spagnolo di Denis Menchov, leader designato del team Geox. Ancor di più lo era Chris Froome, che come miglior piazzamento in carriera in un GT vantava fino a domenica scorsa un 36° posto al Giro d’Italia del Centenario, e che avrebbe dovuto sacrificarsi per la causa di Bradley Wiggins, sbarcato con ambizioni di vittoria a Benidorm, deciso a vendicare il ritiro all’ultimo Tour de France.
Se però Cobo ha avuto la fortuna di vedere l’uomo di punta della squadra attardato già nella 3a tappa, a causa di un problema alla sella costato a Menchov qualcosa come 1’23’’, sfruttando poi alla grande la possibilità di giocare le proprie carte, non così bene è andata al corridore Sky, costretto ad un lavoro di gregariato anche quando, dopo la cronometro di Salamanca, si è trovato in maglia rossa. Solamente nella tappa dell’Angliru, quando Cobo era ormai lanciato verso il primato, Froome ha avuto il via libera dall’ammiraglia, abbandonando Wiggins al suo destino, e dimostrando una superiorità nei confronti del tre volte olimpionico su pista che già le giornate precedenti avevano lasciato intravedere.
Solamente 13’’ hanno alla fine diviso i due inattesi protagonisti della sfida per la maglia rossa, capaci di eliminare qualsiasi residua concorrenza nello splendido testa a testa di Pena Cabarga. Un margine tanto risicato da lasciare probabilmente un certo amaro in bocca a Froome, a dispetto di un palmares in cui un podio alla Vuelta spicca su ogni altro risultato. Basti pensare ai 27’’ lasciati per strada dal britannico nella tappa di Manzaneda, quando l’allora capoclassifica si sfinì in appoggio a Wiggins. Un amaro in bocca tuttavia non così forte da impedire al nativo di Nairobi di accontentarsi di fatto del piazzamento nell’ultima settimana, non tentando nulla più di un timido scatto sull’Alto del Vivero nella frazione di Bilbao per scalzare dalla vetta un Cobo che, dal canto suo, ha legittimato il successo non soltanto con il successo nella tappa regina, ma anche con l’autorità con la quale ha controllato l’avversario negli ultimi giorni di gara, incollandosi alla ruota di Froome con una marcatura a uomo come non se ne vedevano dai tempi di quella di Claudio Gentile su Diego Armando Maradona nel Mondiale spagnolo.
A fare da contorno alla sfida anglo-spagnola è stata una schiera di comprimari di lusso, ben più blasonati dei duellanti, che hanno perso colpi con il passare dei giorni, facendo cadere uno per volta la propria candidatura al successo finale. Capeggia la fila il già più volte menzionato Wiggins, indirettamente responsabile del mancato trionfo del compagno di squadra (va però detto che nessuno o quasi avrebbe scommesso su Froome vincitore o anche solo più forte del campione nazionale britannico neppure dopo la crono), al quale è mancato qualcosa sia nel fine settimana decisivo, sia negli ultimi chilometri della prova contro il tempo di Salamanca, quando un vistoso calo nel tratto conclusivo gli impedì di mettere da parte un tesoretto più cospicuo, che avrebbe forse indotto il Team Sky a puntare su di lui sino alla fine, e sarebbe magari bastato a resistere agli assalti di Cobo.
Fallita la difesa della maglia rossa, il 4° classificato del Tour 2009 è passato a quella del podio, condotta con successo contro Bauke Mollema, anch’egli apparso per oltre metà Vuelta un serio candidato anche alla prima piazza. Una resistenza resa ad onor del vero piuttosto agevole dalla scarsa combattività dell’olandese, che, dopo aver avvicinato sensibilmente Wiggins staccandolo a Pena Cabarga, non ha di fatto neppure provato a metterlo in difficoltà nel trittico di media montagna di Noja, Bilbao e Vitoria, rinunciando abbastanza incomprensibilmente alle velleità di podio.
Se per i primi quattro classificati il piazzamento raccolto a Madrid rappresenta il migliore in carriera in un GT (perlomeno da un punto di vista numerico; il 4° posto di Wiggins al Tour 2009 vale sicuramente di più sul piano tecnico), è ben lungi dall’esserlo la quinta posizione di Denis Menchov, sul cui risultato pesa però la presenza in squadra di Cobo, che gli ha impedito di mettere a frutto negli ultimi giorni la grande condizione acquisita con il passare delle tappe. Pur distante dai livelli del Giro 2009, il russo, dopo la disdetta del guasto nella 3a tappa, è infatti cresciuto strada facendo, fino all’ottimo terzo posto sull’Angliru (lasciando anche l’impressione di non aver spinto quanto avrebbe potuto, causa Cobo al comando), smentendo almeno in parte quanti già lo vedevano in declino, complice la prova non esaltante dell’ultima Corsa Rosa.
Nella seconda metà della top 10 spiccano decisamente, dietro un Maxime Monfort clamorosamente anonimo ma altrettanto clamorosamente regolare, i nomi di Vincenzo Nibali e Jurgen Van den Broeck, entrambi partiti con ambizioni di vittoria, entrambi senz’altro delusi dai rispettivi 7° e 8° posto. Disappunto accresciuto, nel caso del belga, dal ritiro all’ultimo Tour de France, dove le avvisaglie della prima settimana avevano lasciato intravedere una gamba forse addirittura migliore di quella del 2010, quando il leader Omega Pharma fu 5°. Ad aggravare la controprestazione del siciliano è invece il suo status di campione uscente, che è peraltro per diversi giorni parso in grado di riconfermare. Anzi, alla vigilia del fine settimana più duro, quello di La Farrapona e dell’Angliru, erano in molti ad individuare proprio nel nostro portacolori il principale indiziato per la conquista della maglia rossa. Una difficilmente spiegabile e drastica flessione lo ha però estromesso dai giochi, complice probabilmente una certa demoralizzazione, che ha fatto sì che l’uomo Liquigas neppure provasse in seguito a sopperire alla condizione deficitaria con qualche invenzione tattica, malgrado un terreno abbastanza favorevole.
Completano i primi dieci Daniel Moreno, andato in calando nell’arco delle tre settimane, ma che ha impreziosito la sua Vuelta con il successo di Sierra Nevada, e Mikel Nieve, divenuto in corsa capitano della Euskaltel dopo la prematura débacle di Igor Anton.
Proprio il basco, pur essendo riuscito a dare un senso alla propria partecipazione con il successo di Bilbao dinanzi ad una marea arancione, capeggia probabilmente la lista di quanti, partiti con grandi ambizioni, sono alla fine addirittura usciti di classifica. Dal 1° posto pre-ritiro del 2010 al 33° posto con oltre 51’ di distacco del 2011: non esattamente un salto di qualità quello del leader Euskaltel, a meno che con l’espressione non si intenda un volo a piombo in un baratro di ritardi e crisi, inaugurato già sulla non certo letale ascesa di Sierra Nevada, il quarto giorno. Segue in scia Joaquim Rodriguez, che ha però fatto almeno in tempo a conquistare due traguardi di tappa e a vestire le insegne del primato, prima di cedere alla distanza come già gli accadde – con proporzioni assai più contenute – dodici mesi fa.
Addirittura ritirato Michele Scarponi, dopo aver illuso con il secondo posto di El Escorial, confermando le difficoltà dei corridori usciti dal Giro d’Italia (con lui Nibali, Anton, Rodriguez, Menchov). Ennesimo fallimento per la solita Radioshack a più punte, con Brajkovic 22°, Zubeldia 25°, Machado 32° e Kloden neppure giunto a Madrid.
Non soltanto la classifica generale ha però tenuto banco durante le tre settimane di gara spagnole, soprattutto in virtù delle appena due settimane che separano la conclusione dell’ultimo GT stagionale dalla prova iridata di Copenaghen. Benché molti fossero i papabili campioni del mondo assenti (da Philippe Gilbert a Thor Hushovd, passando per Boasson Hagen, Rojas e tanti altri), altrettanti sono i corridori che hanno scelto di testare la gamba sui tracciati molto vari proposti da un percorso che ha avuto proprio in questo aspetto il suo punto di forza (a fronte di altri assai meno convincenti, per i quali rimandiamo all’ultima parte dell’analisi).
È ad esempio il caso di Peter Sagan, forse il grande trionfatore della corsa dopo Cobo, capace di imporsi in tre frazioni tra loro estremamente differenti: a Totana, grazie allo splendido attacco di squadra della Liquigas in discesa; a Pontevedra, in un finale lievemente in salita vagamente simile a quello del Mondiale; a Madrid, in una volata di gruppo, pur priva di molti grandi nomi. La principale incognita relativa alla candidatura al titolo di Sagan è quella legata alla sua resistenza al chilometraggio di un Campionato del Mondo, ad oggi tutta da verificare. Dovesse reggere, sarebbe probabilmente lui il più temibile tra gli atleti visti in gara alla Vuelta, complice la breve ascesa d’arrivo che in Danimarca potrebbe tagliar fuori dai giochi gli sprinter più puri (Kittel, vincitore a Talavera de la Reina, è stato forse il migliore in Spagna).
Si è regalato un successo parziale – il primo dopo tre anni in un GT – anche il capitano della spedizione guidata da Paolo Bettini, Daniele Bennati, sia pure in una frazione dallo svolgimento assai particolare come quella di Vitoria, così come Francesco Gavazzi, che ha visto premiata la sua lunga fuga a Noja. L’aretino non è tuttavia apparso all’altezza dei migliori, sfiorando il successo in sprint a ranghi compatti solamente a Madrid, ma piegandosi ad un Sagan che dovrebbe trarre beneficio assai più del nostro portacolori dalla rampa finale del tracciato iridato (e il discorso vale anche sostituendo a Sagan uno tra Hushovd, Boasson Hagen, Rojas e altri).
Dovesse uscire un Mondiale più selettivo del previsto (molto più selettivo, a dire il vero, visto che le previsioni in tal senso sono di una corsa destinata a risolversi in una volata non particolarmente ristretta), si sono segnalati anche outsider quali Daniel Martin, capitano della nazionale irlandese, e il sorprendente Wouter Poels, una delle tante pedine spendibili da una rappresentativa olandese priva di un autentico leader, che avrebbe fatto più paura su un tracciato più impegnativo. Non è stata invece una sorpresa la netta affermazione di Tony Martin nell’unica crono individuale della corsa, che ha solamente rafforzato una candidatura al titolo di anti-Cancellara che già da tempo appariva come l’unica credibile.
Provando a tracciare un bilancio della Vuelta 2011, l’incertezza che ha regnato sino all’ultimo giorno ha rappresentato forse l’unica nota davvero lieta, posto che l’equilibrio dovrebbe a nostro giudizio essere una piacevole sorpresa e non il frutto di tappe di montagna con non più di due ascese significative, mediamente corte, e con salite finali quasi sempre pedalabili e rivelatesi meno selettive del previsto. Incertezza che purtroppo non si è tradotta nel grande spettacolo che ci si aspetterebbe nella terza settimana di un GT nel quale i primi due della generale sono divisi da 13’’, a causa di un tracciato andato in calando nel finale, e coronato da un’ultima frazione di montagna disegnata in maniera dissennata, con 46 km di discesa (poca) e pianura (moltissima) sapientemente piazzate a scoraggiare qualsiasi genere di iniziativa. Da censurare poi pecche organizzative quali il traguardo volante spostato a tappa in corso il penultimo giorno o la rotonda che ha falsato il finale di Haro.
Non può poi non pesare sul giudizio l’assenza dei primi uomini da corse a tappe al mondo; basti pensare che i primi undici dell’ultimo Tour de France non hanno neppure preso il via, e che per trovare un atleta piazzato alla Grande Boucle che abbia tentato di curare la classifica alla Vuelta si deve scendere al 16° posto di Haimar Zubeldia (Taaramae, 12°, ha infatti puntato solamente ad un successo di tappa, cogliendolo a La Farrapona). Certo, il dato è mitigato dalla presenza di due atleti di spicco, Wiggins e Van den Broeck, ritiratisi dal Tour, e di altri che in Francia neppure erano partiti (Nibali, Scarponi, Rodriguez, Anton), questi ultimi però ben distanti dal loro potenziale. Se a ciò si aggiunge la mancata partecipazione di molti dei principali sprinter (Cavendish e Greipel su tutti) e uomini da tappe (Gilbert, Hushovd, Boasson Hagen), ecco che il quadro di un GT in tono piuttosto dimesso si fa chiaro.
Potrebbero in tal senso giovare, in ottica 2012, i Giochi Olimpici di Londra, che, per la loro collocazione in calendario a fine luglio, dovrebbero scoraggiare molti corridori di primo piano dal partecipare al Tour de France, lasciando immaginare che possano quindi prendere il via il mese successivo alla Vuelta (anche se il tracciato assai morbido della prova a cinque cerchi potrebbe rendere il fenomeno più limitato di quanto non si pensasse fino a qualche mese fa). Il tutto unito alla già annunciata partecipazione di Alberto Contador, che dovrebbe già fornire alla prossima edizione – tribunali permettendo – il nome del principale favorito.
Matteo Novarini