REPLAY BOS, TABU’ BENNATI

febbraio 18, 2011 by Redazione  
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Dopo il successo nella frazione di apertura l’olandese si ripete vincendo la tappa più lunga del Tour dell’Oman. Concede il bis anche Bennati che coglie l’ennesimo secondo posto della stagione. Chiude il podio Goss che mantiene la maglia di leader. Oggi il primo dei due momenti chiave della corsa, l’arrivo in salita allo Jabal al Akhdhar.

Foto copertina: sotto l’arco gonfiabile di Sur… si sgonfiano ancora le possibilità di vittoria di Bennati (Lloyd Images/ Muscat Municipality)

Nella tappa più lunga del Tour dell’Oman 2011, 208 chilometri attorno alla cittadina di Sur, si sono ripetuti sia l’olandese Bos che l’italiano Bennati. Di sicuro il più contento deve essere il primo, che bissa il successo della prima tappa, visto che per l’italiano, di questi tempi, ripetersi vuol dire fermarsi sempre ad un passo dalla vittoria. Per l’aretino, infatti, i secondi posti conquistati in questi dieci giorni tra Oman e Qatar si fatica a contarli sulle dita di una mano. Non male, verrebbe da dire, se solo fosse riuscito a condire questi ottimi piazzamenti con almeno una vittoria.
Alle spalle del corridore italiano è giunto Goss, vincitore ieri e leader della generale dopo aver scalzato proprio Theo Bos. In generale l’australiano vanta appena un paio di secondi, udite udite, su Daniele Bennati che a sua volta può contare una manciata di secondi su Boasson Hagen.
Sempre ben piazzati Oscar Gatto, sesto, e Chicchi, giunto decimo dietro a Cavendish.
Per questi nomi si è trattato dell’ultimo giorno di permanenza nei piani alti della classifica, che oggi sarà inevitabilmente ribaltata dalla frazione più dura, quella che proporrà l’arrivo in salita allo Jabal al Akhdhar. L’ascesa finale, unica difficoltà di giornata, è breve ma molto ripida, con una pendenza media del 10,3% nei seimila metri finali. Per chi sarà uscito a testa alta da questa giornata le fatiche non saranno ancora concluse poichè, ventiquattrore più tardi, le sorti della seconda edizione della corsa mediorientale saranno decise dalla non meno facile cronometro di Al Jissah.

Andrea Mastrangelo

ALGARVE, LARGO AI GIOVANI

febbraio 18, 2011 by Redazione  
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Sono stati i velocisti più giovani e promettenti del gruppo a dettar legge nella volata che ha deciso la tappa di Tavira della Volta ao Algarve, in Portogallo. Degenkolb e Matthews, rispettivamente medaglia d’argento e d’oro della categoria u23 ai mondiali di Geelong, hanno movimentato il finale, creando una microfrattura nel gruppo a 200 metri dell’arrivo che ha consentito loro di giocarsi la tappa assieme allo statunitense Farrar. Mentre il tedesco si imponeva gongolava Contador, riuscito a guadagnare qualche manciata di secondi su qualche rivale alla vigilia dell’atteso arrivo in salita dell’Alto do Malhao

Foto copertina: Degenkolb si impone sul traguardo di Lagos (foto Bettini)

Giovani generazioni alla ribalta alla Volta ao Algarve. A imporsi nella seconda tappa sul traguardo di Lagos è stato, infatti, il 22enne tedesco John Degenkolb (HTC), medaglia d’argento agli ultimi Mondiali under 23, mentre l’australiano Michael Matthews (Rabobank), vincitore a Geelong nella medesima categoria, è giunto 3° alle spalle dello statunitense Tyler Farrar (Garmin), un pelo più attempato rispetto agli altri due. Il belga Philippe Gilbert (Omega Pharma) ha conservato la maglia di leader ma potrebbe cederla oggi, nella terza frazione che si concluderà a Malhao al termine di una salita di 3 km.
La gara, 186 km da Lagoa a Lagos, è stata caratterizzata dalle avverse condizioni atmosferiche nella prima metà del percorso e si è accesa al km 38 quando, sullo slancio del primo gpm di giornata, hanno preso il largo il francese Di Gregorio (FDJ), i belgi Coenen (Topsport Vlaanderen) e De Gendt (Vacansoleli) e l’olandese Kruijswijk (Rabobank), atteso a un Giro d’Italia da protagonista dopo il buon 18° posto conseguito nella passata edizione della corsa rosa. Il gruppo non ha comunque lasciato più di 2′ di margine agli attaccanti, riprendendoli a 60 km dall’arrivo. Anche il successivo tentativo dell’ucraino Chuzhda (Caja Rural) si è esaurito quando mancavano 9 km.
Inevitabile, dunque, la conclusione in volata e, approfittando della presenza di una rotonda a 200 metri dall’arrivo che ha scombinato i piani di molti, Degenkolb è partito lunghissimo prendendo un leggero margine e resistendo al ritorno di Farrar e di Matthews. I tre hanno guadagnato 1” sul grosso del gruppo, regolato da Cooke (Saxo Bank) su Hinault (AG2R) e sul leader Gilbert. Nel primo troncone sono arrivati anche Contador, Hesjedal, Kloeden, Rogers e Martin che hanno guadagnato 8” su Kreuziger, Machado e Luis Leon Sanchez mentre Millar (Garmin) e Roche (AG2R) hanno accusato un ritardo di 1′15” e sono dunque fuori dai giochi per la vittoria finale.
In classifica generale Gilbert guida con 4” su Degenkolb, 8″ su Farrar, 9″ su Ciolek, 10″ su Matthews e 15″ su Cooke e altri 18 corridori tra i quali Contador. Sul traguardo di Malhao, al termine di una salita di 3 km al 7% che l’ha già visto vincitore nella passata stagione e secodo nel 2009, il madrileno avrà la possibilità di conquistare la maglia di leader e guadagnare terreno su corridori come Martin e Rogers, che potrebbero infastidirlo nella crono conclusiva di 17,2 km. La terza tappa, di 179,2 km, partirà da Tavira e sarà caratterizzata da numerosi strappi oltre a quello finale dell’Alto do Malhao.

Marco Salonna

17-02-2011

febbraio 18, 2011 by Redazione  
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TOUR OF OMAN

L’olandese Theo Bos (Rabobank Cycling Team) si è imposto nella terza tappa, circuito di Sur, percorrendo 208 Km in 5h14′41″, alla media di 39,659 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Daniele Bennati (Leopard Trek) e l’australiano Matthew Harley Goss (HTC-Highroad), che ha mantenuto la testa della classifica, con 2″ su Bennati e 10″ sul norvegese Boasson Hagen.

VOLTA AO ALGARVE (Portogallo)

Il tedesco John Degenkolb (HTC-Highroad) si è imposto nella seconda tappa, Lagoa – Lagos, percorrendo 186,5 Km in 4h57′56″, alla media di 37,558 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo statunitense Farrar e l’australiano Matthews. Miglior italiano Francesco Reda (Quickstep Cycling Team), 54° a 9″. Il belga Philippe Gilbert (Omega Pharma-Lotto) conserva la testa della corsa con 4″ su Degenkolb e 8″ su Farrar. Reda 45° a 23″.

CAMPIONATI ASIATICI
Iniziati i campionati asiatici di ciclismo con l’effettuazione delle gare a cronometro. Mercoledì 16 assegnati i titoli delle categorie junior uomini ed elite donne, conquistati rispettivamente dall’iraniano Amir Kolahdooz e dalla thailandese Chanpeng Nontasin. Ieri sono scese in campo le donne junior e la categoria più attesa, gli elite uomini: successi per la coreana Su Jeong Jeong e per il kirghizo Eugen Wacker.

A SORPRESA, E’ GIA GILBERT TIME

febbraio 17, 2011 by Redazione  
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Partenza a sorpresa per la Volta ao Algarve e il riferimento non è alla presenza di Contador, comunque decisa all’ultimo minuto in seguito all’assoluzione per il caso del clenbuterolo.
Ci si aspettava lo sprint, ma così non è stato per appena 5″, il gap che ha separato le prime avanguardie del gruppo da missile Gilbert, partito all’ultimo chilometro come solo i finisseur di razza sanno fare. E sorpresa è stata anche perchè così è andato a rompere le uova nel paniere al compagno di squadra velocista Greipel, che sul traguardo si è visto scappare anche il secondo gradino del podio.

Foto copertina: la sparata finale di Gilbert (foto Bettini)

Si apre con il botto la 37a edizione della Volta ao Algarve, corsa che negli ultimi anni ha acquisito sempre maggiore notorietà e alla quale partecipano molti big del ciclismo internazionale. A imporsi sul traguardo di Albufeira è stato, infatti, il belga Philippe Gilbert (Omega Pharma) che, con una sparata delle sue, è evaso dal gruppo a 1 km dall’arrivo e si è aggiudicato la tappa con 5” sul tedesco Ciolek (QuickStep), vincitore della volata dei battuti davanti al connazionale Greipel (Omega Pharma).
La corsa, cinque tappe tra cui un arrivo in salita e una cronometro conclusiva di 17,2 km, presenta al via un “parterre de roi” di tutto rispetto. Accanto a Gilbert la stella indiscussa è Alberto Contador (Saxo Bank), vincitore delle ultime due edizioni e al debutto stagionale dopo la discussa assoluzione da parte della federazione spagnola in merito alle vicende di doping del Tour de France 2010. A tentare di impedire il tris al madrileno saranno principalmente lo spagnolo Luis Leon Sanchez (Rabobank) e il corridore di casa Tiago Machado (Radioshack), rispettivamente 2° e 3° nella passata edizione. A questi si aggiungo il ceco Roman Kreuziger (Astana), reduce da un intenso periodo di allenamento sull’Etna, l’irlandese Nicholas Roche (AG2R), l’australiano Michael Rogers (Sky), lo slovacco Peter Velits (HTC) e il tedesco Andreas Kloden (Radioshack), senza dimenticare i corridori delle squadre contintental portoghesi, da sempre a loro agio sulle strade di casa. I protagonisti delle volate saranno invece Greipel (Omega Pharma), Farrar (Garmin), Ciolel (QuickStep), Foerster (United Healt Care), Cooke e Haedo (Saxo Bank) mentre altri corridori importanti al via sono Davis (Astana), Breschel (Rabobank), Martin (HTC), Chavanel (QuickStep), Danielson, Hesjedal e Millar (Garmin). In gara anche gli italiani Cioni (Sky), Tosatto (Saxo Bank), Reda (QuickStep) e Ongarato (Vacansoleil).
La prima tappa, 157,5 km dallo stadio Algarve di Faro ad Albufeira con diversi saliscendi ma finale pianeggiante, è vissuta sulla fuga di Meier (UnitedHealtCare), Fonte (Barbot), Mora (Caja Rural) e Mestre (Cc Tavira), ultimo ad arrendersi al ritorno del gruppo dopo che i quattro avevano acquisito un vantaggio massimo di 7 minuti. Guidato dalle squadre dei velocisti il plotone ha annullato il gap a 16 km dall’arrivo ma, quanto tutto lasciava presupporre la conclusione allo sprint e malgrado la presenza in squadra di Greipel, Gilbert, è evaso sotto lo striscione dell’ultimo km resistendo fino al traguardo mentre nella lotta per il 2° posto il tedesco approdato quest’anno all’Omega Pharma è stato preceduto dal connazionale Ciolek (QuickStep). A seguire Farrar (Garmin), il campione mondiale under 23 Matthews (Rabobank), Cooke (Saxo Bank), Degenkolb (HTC), Kloeden (RadioShack), Gallopin (Cofidis) e Poels (Vacansoleil) che ha chiuso la top ten.
In classifica generale Gilbert, in testa anche alla classifica a punti, guida con 9” su Ciolek, 11″ su Greipel, 15″ su Farrar e su tutti i favoriti alla vittoria finale tra i quali Contador. Mestre è il leader della classifica dei GPM mentre Fonte è in testa a quella dei traguardi volanti. Anche la seconda tappa, 186,5 km da Lagoa a Lagos, presenterà alcune difficoltà altimetriche nella prima metà del percorso ma ha un finale pianeggiante e dovrebbe dunque arridere ai velocisti.

Marco Salonna

OMAN A TUTTO GOSS, BENNATI SECONDO

febbraio 17, 2011 by Redazione  
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Nella seconda tappa è ancora volata e a vincere è l’australiano Goss, portacolori della HTC. Secondo si piazza l’italiano Bennati. Boasson-Hagen completa il podio, piazzamenti per Gatto e Paolini.

Foto copertina: il successo di Goss ad Al Wutayya (foto Lloyd Images/ Muscat Municipality)

Seconda tappa e seconda volata. Sul traguardo di Al Wutayya ad imporsi dopo i 150 km previsti è stato l’australiano Matthew Goss, che è già alla sua quinta affermazione stagionale. Grazie agli abbuoni il corridore della HTC si è anche portato in testa alla classifica generale, aiutato dal vatto che il leader Bos ha alzato bandiera bianca lungo l’asperità. corta ma molto impegnativa, posta a circa 80 km dal traguardo.
Ripresi gli attaccanti della prima ora, in cima alla salita ci hanno provato Malori e Sinkewitz, i quali hanno ceduto solo a 20 km dalla linea d’arrivo. Il plotone principale era, a questo punto, composo di sole 60 unità, orfano dei meno avvezzi alle salite che hanno dovuto abbandonare i sogni di gloria lungo la strada.
Di questo gruppetto facevano parte parecchi italiani tra i quali il solito Bennati che, ancora una volta, si è dovuto accontentare del secondo posto. Dietro di lui Boasson Hagen per un podio che si ricompone anche nella generale provvisoria.
Per l’Italia ottimi piazzamenti anche per Gatto, sesto, e Paolini, settimo.
Oggi terza occasione per gli sprinter al termine della più lunga tra le sei frazioni previste. Si gareggerà per 208 Km attorno alla cittadina di Sur, costeggiando il Mar Arabico nella prima metà gara e poi attraversando le regioni più interne nel finale. In questi frangenti si affronterà una modesta ascesa, che non costituirà un’ostacolo per i velocisti.

Andrea Mastrangelo

16-02-2011

febbraio 17, 2011 by Redazione  
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TOUR OF OMAN

L’australiano Matthew Harley Goss (HTC-Highroadm) si è imposto nella seconda tappa, The Wave, Muscat – Al Wutayya, percorrendo 139 Km in 3h18′17″, alla media di 42,061 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Daniele Bennati (Leopard Trek) e il norvegese Boasson Hagen. Goss è il nuovo leader della classifica, con 4″ su Bennati e 6″ su Boasson Hagen.

VOLTA AO ALGARVE (Portogallo)

Il belga Philippe Gilbert (Omega Pharma-Lotto) si è imposto nella prima tappa, Estadio Algarve – Albufeira, percorrendo 157,5 Km in 4h36′36″, alla media di 34,165 Km/h. Ha preceduto di 5″ i tedeschi Ciolek e Greipel. Miglior italiano Francesco Reda (Quickstep Cycling Team), 43° a 5″. Nella prima classifica Gilbert precede di 9″ Ciolek e di 11″ Greipel. Reda 43° a 15″.

15-02-2011

febbraio 16, 2011 by Redazione  
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TOUR OF OMAN

L’olandese Theo Bos (Rabobank Cycling Team) si è imposto nella prima tappa, as Sawadi – Al Seeb, percorrendo 158 Km in 3h38′29″, alla media di 43,390 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Cavendish e il tedesco Kluge. Miglior italiano Francesco Chicchi (Quickstep Cycling Team). Nella prima classifica Bos ha 4″ di vantaggio su Cavendish e sul belga Serry. Chicchi 12° a 10″.

L’OMAN HA IL SUO PRIMO “BOS”

febbraio 16, 2011 by Redazione  
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L’olandese della Rabobank è il primo vincitore del Tour dell’Oman: Bos ha battuto in volata Cavendish e Kluge sul traguardo di Al Seeb. Oggi rivincita tra gli sprinter

Foto copertina: la volata vincente di Bos (AFP)

Tappa non molto difficile e nemmeno lunga quella che ha aperto il Tour dell’Oman. Una lunga fuga a tre ha caratterizzato gran parte della giornata e McNally, Serry e Kangert quasi riuscivano nell’impresa di beffare il gruppo. In realtà il loro vantaggio non è mai stato considerevole, ma a causa, probabilmente, del corto chilometraggio, i tre sono riusciti a tenere bene sul ritorno del gruppo.
Solo una sferzata del Team Sky, in appoggio alla Trek, ha consentito ai velocisti di giocarsi la tappa allo sprint.
Sul traguardo di Al Seeb ha così alzato le braccia al cielo l’olandese Theo Bos che ha battuto nientemeno che sua maestà, a dir la verità ultimamente un po’ arrugginita, Cavendish. Terzo posto per Kluge della Skil mentre al quarto si rivede Boasson-Hagen.
Per incontrare il primo italiano bisogna scendere fino al nono posto di Francesco Chicchi, anche se un po’ di Italia, la troviamo anche con il settimo posto di Danilo Hondo, che corre per la “nostrana” Lampre.
Oggi si correrà tra la capitale Mascate e la località di Al Wutayya, affrontando 139,5 Km nuovamente tarati sulle misure dei velocisti e caratterizzati da una salita breve ma secca situata poco oltre metà percorso.

Andrea Mastrangelo

L’EREDITA’ DI MARCO PANTANI

febbraio 15, 2011 by Redazione  
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Che eredità ci ha lasciato Marco Pantani?
A sette anni dalla tragica scomparsa del Pirata andiamo ad analizzare come è cambiato il mondo del ciclismo alla luce delle imprese e dei rovesci dello scalatore romagnolo.

Foto copertina: tra questi volti ci sarà il Pantani del futuro? (pernondimenticaremarco.spaces.live.com)

Da poche ore sono trascorsi sette anni da quando Marco Pantani si è spento nella stanza D5 del residence Le Rose di Rimini. Parlare e scrivere del Pirata risulta sempre più difficile, dopo che tutte le voci e le penne più o meno autorevoli del giornalismo italiano, sportivo e non solo, hanno versato fiumi di parole e di inchiostro sul suo dramma. Anziché cimentarci nell’ennesimo ricordo più o meno commosso e certamente molto retorico di Pantani e delle sue gesta, ci pare forse più interessante, a sette anni dalla sua scomparsa, provare ad analizzare l’eredità che il Pirata ha lasciato. Un’eredità che va al di là dei ricordi e delle emozioni che Pantani ha saputo regalare ai suoi tifosi (quelli veri, non quelli che hanno preso a proliferare dopo quel 14 febbraio 2004), un lascito che non può limitarsi alle diatribe Pantani santo/Pantani drogato che spesso si ascoltano e si leggono fra appassionati ed esperti o presunti tali, come se la vicenda dello scalatore di Cesenatico potesse essere del tutto scissa dal doping e della “sostanza”, come il Pirata era solito alludere alla cocaina, o potesse risolversi soltanto in quelli.

L’eredità che Pantani ha lasciato è, in primo luogo e molto banalmente, un’eredità fatta di atleti. Stanno iniziando ad affacciarsi al professionismo – o a breve lo faranno – le generazioni di ragazzini avviati al ciclismo dalle imprese del Pirata. Pantani ha saputo riportare intorno al ciclismo un entusiasmo che mancava da decenni, è riuscito a tenere incollati al teleschermo almeno una parte dei tantissimi bambini che subiscono il fascino della bicicletta e del plotone variopinto mostrato dalle riprese televisive, ma che ben difficilmente riescono a sostenere svariate ore di diretta, venendo così dirottati verso sport televisivamente più “dinamici”. Crediamo di non correre rischio di essere smentiti dicendo che molti dei giovani che di qui a poche stagioni varcheranno le soglie del professionismo hanno mulinato le prime pedalate tra ’97 e ’99, sognando, anziché di diventare il nuovo Totti o il Ronaldo del 2000, di poter un giorno emulare le imprese del Pirata.

Pantani e la vicenda che lo ha visto protagonista dopo il 5 giugno ’99 ci hanno poi reso probabilmente un po’ meno sensibili agli scandali doping che dopo allora hanno investito con frequenza via via crescente il mondo del ciclismo, fino a farlo identificare – probabilmente erroneamente – come il regno delle sostanze proibite. Nessun affare Basso o Di Luca, nessuna positività di un Rebellin o un Contador, perfino nessun caso Riccò – pur con la tragedia sfiorata di pochi giorni fa, e malgrado attorno al modenese stesse sorgendo, nell’estate 2008, un entusiasmo che per la prima volta ha ricordato quello dei giorni d’oro del Pirata – potranno eguagliare lo sconforto delle migliaia di appassionati che quel giorno si erano dati appuntamento sul Mortirolo per applaudire Pantani in rosa, e appresero per radio lo scoppio di una vicenda tuttora mai davvero chiarita. Una vicenda che ha permesso ai più attenti di rendersi conto dell’ipocrisia di quella parte della stampa che solo pochi giorni prima salutava il trionfo di Oropa come una delle massime imprese del ciclismo moderno, e che, non appena appreso del valore di ematocrito fuori norma del Pirata, ha preso ad abbattere ferocemente l’idolo che essa stessa aveva innalzato, salvo poi tornare a cantarne il mito post-mortem. Una vicenda che ci ha sostanzialmente preparato a tutto, perché se è caduto così anche Pantani, è lecito dubitare di tutti. Una vicenda che è stata forse la prima a rendere ricorrente quell’odioso ritornello che i più saggi, coloro che sono certi di avere capito tutto del mondo del ciclismo senza mai neanche essersi presi la briga di porre le regali chiappe su una sella o di provare ad acquisirne una conoscenza un po’ più approfondita, sono soliti sfoderare di fronte all’ennesima positività: “Ma sì, tanto fanno tutti così”, con tutte le varianti del caso (fra cui si segnala per sagacia “Ma tanto si drogano tutti, quindi vince comunque il più forte”). Una vicenda il cui solo merito è probabilmente quello di aver perlomeno reso impossibile continuare a tacere o quasi circa l’uso di sostanze proibite, ma che ha raggiunto l’obiettivo finendo per unire inscindibilmente il volto e il nome del Pirata alla piaga.

Pantani ha poi lasciato in eredità una spasmodica necessità di trovarne un degno erede. Un erede che qualcuno ha ritenuto di poter riconoscere nel Cunego del Giro 2004, altri nel Riccò del 2008, altri ancora, varcando i confini italiani, nell’Iban Mayo dell’Alpe d’Huez 2003. Eredi ovviamente mai all’altezza non per loro colpe, forse anche schiacciati – specie nel caso dei corridori italiani – dal peso delle aspettative derivanti dall’accostamento al più grande scalatore moderno. Tanto grande da far dire a Lance Armstrong, noto per varie ragioni ma non certo per essere l’incarnazione dell’umiltà e della modestia, prossimo a vincere il suo primo Tour de France, che stava vincendo quel Tour, ma “se ci fosse [stato] Pantani lo avrebbe vinto lui”.

L’eredità forse più importante che ci resta di Pantani è però rappresentata da un certo modo di guardare le corse che probabilmente, senza di lui, sarebbe andato perduto. Oggi ci parrebbero forse non meno noiose ma certamente più accettabili certe transumanze alpine e pirenaiche cui abbiamo assistito negli ultimi anni, se non ci fosse stato in tempi piuttosto recenti chi ha dimostrato che anche nell’era delle radioline e della preparazione esasperata di ogni dettaglio c’era spazio per stracciare e riscrivere da cima a fondo il canovaccio della corsa, per sovvertirla anche a dispetto di un terreno non sempre favorevolissimo. Senza Pantani molte meno persone passerebbero oggi vari pomeriggi all’anno ad aspettare per ore un’azione di coraggio che probabilmente non arriverà, sospirando o sentendo sospirare “Se ci fosse stato lui…”, alludendo a chi forse non ce l’avrebbe fatta comunque, ma almeno ci avrebbe provato. Un modo di avvicinarsi alle corse, specie alle tappe di montagna, che carica di speranze e finisce per generare soprattutto delusione, e costringe a consolarsi pensando che forse, se c’è stato un Pantani, prima o poi ne nascerà un altro. Pur sapendo che molto probabilmente non sarà così.

Matteo Novarini

13-02-2011

febbraio 14, 2011 by Redazione  
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TOUR MÉDITERRANÉEN CYCLISTE PROFESSIONNEL
Il francese David Moncoutié (Cofidis, Le Credit En Ligne) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Biot – Tolone (Mont Faron), percorrendo 165 Km in 4h23′40″, alla media di 37.547 Km/h. Ha preceduto di 7″ il connazionale Peraud e di 18″ l’olandese Poels. Miglior italiano Morris Possoni (Sky Procycling), 5° a 23″. In classifica si impone Moncoutié con 11″ su Peraud e 24″ su Poels. Miglior italiano Possoni, 5° a 33″.

TOUR DE MUMBAI II

Il sudafricano Robert Hunter (Team Radioshack) si è imposto nella corsa indiana, percorrendo 108 Km in 1h47′07″, alla media di 60,494 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Elia Viviani (Liquigas-Cannondale) e il britannico McEvoy.

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