05-08-2010
agosto 6, 2010 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR DE POLOGNE
L’irlandese Daniel Martin (Garmin – Transitions) si è imposto nella quinta tappa, Jastrzebie Zdroj – Ustron, percorrendo 149 Km in 3h51′13″, alla media di 38,665 Km/h. Ha preceduto di 20″ lo sloveno Bole e il polacco Szmyd. Miglior italiano Mauro Santambrogio (BMC Racing Team), 4°. Martin è il nuovo leader della classifica, con 14″ su Bole e 21″ sull’italiano Alessandro Ballan (BMC Racing Team).
GP INDUSTRIA COMMERCIO ARTIGIANATO CARNAGHESE
L’italiano Ivan Basso (Liquigas-Doimo) si è imposto nella corsa lombarda, percorrendo 200 Km in 4h46′37″, alla media di 41,867 Km/h. Ha preceduto di 14″ e 21″ gli italiani Giairo Ermeti (De Rosa – Stac Plastic) e Daniele Colli (Ceramica Flaminia)
POST DANMARK RUNDT – TOUR OF DENMARK
Il belga Michael Van Stayen (Topsport Vlaanderen – Mercator) si è imposto nella seconda tappa, Vildbjerg – Randers, percorrendo 170 Km in 3h59′08″, alla media di 42,654 Km/h. Ha preceduto allo sprint il danese Breschel e il belga De Backer. Miglior italiano Manuel Belletti (Colnago – CSF Inox), 5°.
Van Stayen passa in testa alla classifica con 5″ su Harley Goss e 10″ su Breschel. Miglior italiano Belletti, 4° a 10″.
VUELTA A COLOMBIA
Il colombiano Fabio Duarte ( Café de Colombia – Colombia Es Pasión) si è imposto nella quinta tappa, Bucaramanga – San Gil-Socorro, percorrendo 117,8 Km in 3h02′08″, alla media di 38,806 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Oscar Sevilla (Indeportes Antioquia-IDEA-FLA-Lotería de Medellín) e di 1″ il colombiano Cardenas. Sevilla conserva la maglia di leader, con 1″ e 11″ sui colombiani Ospina ed Henao.
VUELTA CICLISTA A LEON
Lo spagnolo David Belda (GUEROLA – VLC Terra i Mar) si è imposto nella terza tappa, Cuadros – Cueva de Valporquero, percorrendo 170,5 Km in 4h24′12″, alla media di 38,720 Km/h. Ha preceduto di 1″ e 3″ i connazionali Dueñas e Angel Vallejo (Supermercados Froiz). Due italiani in gara, entrambi del Team Nippo: Vincenzo Garofalo è 29° a 2′09″, Alessio Signego 63° a 7′14″.
Vallejo è il nuovo leader della classifica, con 7″ sul connazionale Salgueiro e 14″ sul giapponese Sano. Garofalo è 25° a 2′06″, Signego 61° a 7′35″.
VUELTA A BURGOS
Lo spagnolo Samuel Sánchez (Euskaltel – Euskadi) si è imposto nella seconda tappa, Burgos – Miranda de Ebro, percorrendo 165 Km in 4h14′19″, alla media di 38,928 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Gutiérrez e di 4″ il belga Vanderwalle. Miglior italiano Gianpaolo Caruso (Team Katusha), 4° a 6″. Sánchez è il nuovo leader della corsa, con lo stesso tempo di Gutiérrez. Terzo Vanderwalle a 4″. Miglior italiano Caruso, 4° a 6″.
PARIS – CORREZE
Il francese Arthur Vichot (Française Des Jeux) si è imposto nella seconda ed ultima tappa, Malemort – Chaumeil, percorrendo 157,3 Km in 4h05′35″, alla media di 38,430 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Hivert e il belga Meersman. Unico italiano in gara, Cesare Benedetti (Team Netapp) si è piazzato 75° a 11′58″.
Il francese Mickaël Buffaz (Cofidis, Le Credit En Ligne) si impone in classifica con 11″ su Meersman e 21″ sul francese Le Bon. Benedetti 77° a 18′11″.
VOLTA A PORTUGAL EM BICICLETA
L’ucraino Oleg Chuzhda (Caja Rural) si è imposto nella prima tappa, Gouveia – Oliveira de Azem, percorrendo 188 Km in 4h59′10″, alla media di 37,704 Km/h. Ha preceduto di 1′24″ i portoghesi Ribeiro e Barbosa. Miglior italiano Daniele Pietropolli (Lampre – Farnese Vini), 6° a 1′27″.
Chuzhda si porta in testa alla classifica con 1′32″ su Barbosa e 1′34″ sul tedesco Sinkewitz. Miglior italiano Daniele Ratto (Carmiooro – NGC), 24° a 1′49″.
TOUR DES PYRÉNÉES – VUELTA A LOS PIRINEOS
Il norvegese Roy Hegreberg (Sparebanken Vest – Ridley) si è imposto nella prima tappa, Semeac – Tarbes, percorrendo 159 Km in 4h18′26″, alla media di 36,915 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Leonardo Pinizzotto (Miche) e il belga Van Der Sande.
La prima classifica vede in testa Hegreberg con 2″ sul francese Mallegol e 4″ su Pinizzotto.
GP FOLIGNANO
Il colombiano Julián David Arredondo Moreno (Team S.C.A.P. Prefabbricati Foresi) si è imposto corsa marchigiana, percorrendo 160 Km in 4h00′18″, alla media di 39,950 Km/h. Ha preceduto di 8″ l’italiano Fabio Piscopiello (Vega Prefabbricati Montappone) e di 10″ il bielorusso Papok.
BOCCOLA, LA SALITA CHE SMOCCOLA
agosto 5, 2010 by Redazione
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Chissà quanti “moccoli” avranno tirato gli ignari cicloamatori che, nel tentativo di emulare i professionisti, avranno voluto cimentare sulla breve ma secca erta verso Bergamo Alta. È la Boccola, l’asperità che il mondo del ciclismo ha conosciuto grazie al Giro di Lombardia e che, dopo due passaggi del Giro d’Italia, adesso si candida a diventare momento chiave del mondiale 2015. Ce la illustra Gabriele Bugada, giornalista de ilciclismo.it e, prima ancora, infaticabile pedalatore appassionato di salite.
Foto copertina: Porta Garibaldi rappresenta l’inizio della vera Boccola, ascesa dal “cuore di pietra” (fotoalbum.virgilio.it)
Il profilo inconfondibilmente austero – aereo e assieme severo di nuda pietra – della città antica ci squadra dall’alto, tra le quinte dei tetti: siamo in via Maironi da Ponte, strada serpeggiante e prettamente urbana, quando una curva opportuna ci schiude il miraggio dell’altra città, la Città alta. Siamo in piano, ancora, ma una serie di intralci (un ponticello, una rotonda, dei dossi, una strettoia) ci insegna il confine interno tra l’abitato e quella terra misteriosa di giardini e prati incolti che occupa i declivi ascendenti alle Mura.
Sorpassiamo una chiesa, ed ecco che lo scenario cambia, come la strada sotto le nostre ruote: sale, nervosa, circondata non più da case ma da alti muri a secco contraddistinti dai tipici archi ciechi; siamo in una conca, quasi una valletta appartata, segnata da vitigni curati o bruschi roveti, cespugli prepotenti e prati ameni. Incombe qualche cipresso; isolato e cupo un vecchio palazzo lasciato a se stesso e alla malinconia della sua pietra nera.
Sale la strada, ma non ci si pensa, tra il pimpante 9% e un modesto 6%: si lascia scorrere per queste prime centinaia di metri un 39×21 agile, rimandando il fiatone alle rampe che ci aspettano, e che ora – dopo aver curvato verso destra – vediamo lassù, alla nostra sinistra.
Le facciate antiche ricompaiono, allineate, quasi spettatrici con ognuna delle proprie cento finestre come occhi scuri. Ci aspettano.
Ma prima si tratta di varcare la porta Garibaldi, dritta davanti a noi e preannunciata dal ciottolato fitto e violento che caratterizza i prossimi duecento metri. Sì, perché dopo la porta un secco scarto di novanta gradi a sinistra dice che la strada si è accorta di essere ancora in basso, troppo in basso, rispetto a quel sogno di pietra antica, e cambia strategia: balza, e morde le balze. Punta dritto per dritto verso Città alta.
La gamba si indurisce e i battiti salgono, anche per la tensione imposta dalla guida equilibristica che è necessaria a tenersi sullo stretto marciapiede di arenaria liscia, evitando i sassetti tondi, piccoli e cattivi come pugni, che tempestano la carreggiata vera e propria.
Ancora, una curva, un controtornante in cui tirare il fiato, e.
E: gustiamoci – piano, se possibile, sciogliendo la gamba – gli ultimi cento metri pedalabili.
Poi, un fulmine, un guizzo, un’impennata violenta.
La Boccola: è questa la Boccola vera e propria, questi ultimi due-trecento metri che vanno su, su, su, dritti dritti, con in mezzo giusto una “chicane” a spezzare il ritmo e costringere i polpacci già gonfi a riesplodere un raddoppio di scatto. 13% costante, con punte del 16%: per poco, epperò già per troppo.
Non si vede quel che c’è al nostro fianco – le case di qua, il paesaggio di là – mentre scattiamo a tutta: ma sì, anche col 39×21 o col 39×23, senza pensare, senza respirare, o senza pensare al respiro impazzito. Senza niente di niente, se non un urlo di fatica bianco e protratto fino allo stremo.
Se siamo fortunati, con questo grido muto di tutto il corpo scagliato, abbiamo raggiunto la brevissima spianata caratterizzata dall’aprirsi di Piazza Mascheroni alla nostra sinistra, e dal nostro infilarci in un buio voltone, ultima soglia per il Colle Aperto.
Se non ce l’abbiamo fatta, ogni singolo metro che ci separa da quel respiro costerà dolore e frustrazione. Pressoché fermi, inchiodati ai pedali.
Ma comunque sia, si arriva: si passa in quel buio, poi la strada risale appena, ma quasi non si sente; davanti a noi la luce verde filtrata dagli ippocastani, l’aria larga del Colle Aperto. Gireremo a sinistra, con un’ultima gobba che ci scaraventa giù dalle Mura. O a destra, verso le ulteriori ambizioni della Panoramica.
Ma adesso non ci pensiamo, perché noi no, non siamo in gara: noi respiriamo, con il cuore a tutta, e i quadricipiti in acido. Noi respiriamo, ci godiamo la fontanella, la gente che sfila, e proprio là davanti c’è la gelateria Marianna.
Gabriele Bugada
GOSS A SEGNO, BELLETTI IN EVIDENZA
Matthew Goss è il primo leader del Giro di Danimarca. E’ stato, infatti, il velocista australiano il più veloce sul rettilineo di Holstebro, testimone di una conclusione rocambolesca, a causa di una caduta di una ventina di corridori. Goss guida una classifica che vede al terzo posto l’italiano Manuel Belletti. Il vincitore della tappa di Cesenatico al Giro si è messo in evidenza nella lunga fuga che ha caratterizzato il primo giorno di gara, nel corso della quale ha fatto incetta di punti per la classifica GPM e di abbuoni per la generale, che gli hanno consentito di salire sul podio nonostante si sia piazzato solamente 48° nella volata finale.
Foto copertina: la volata vincente di Goss (foto Frank Rud Jensen)
È Matthew Goss ad alzare il sipario sulla ventesima edizione del Post Rundt Danmark vincendo la prima frazione in volata: un finale rocambolesco che ha visto una caduta generale di una ventina di unità in prossimità del traguardo.
L’australiano ha preceduto sulla linea d’arrivo il belga Van Stayen e il suo compagno Renshaw. Niente da fare per il danese Rasmussen e l’americano Farrar, la cui squadra è decisa a riscattarsi dopo un Tour tutt’altro che positivo.
La corsa, che presenta tra i vincitori Ivan Basso, Fabrizio Guidi e Moreno Argentin, fin dalla prima tappa parla anche un po’ italiano grazie alla prestazione di Manuel Belletti, inseritosi nei primi chilometri in una fuga a cinque assieme a Reihe, Tomei, Goesinnen e al promotore dell’azione, il padrone di casa Jacob Nielsen. Il cesenate della Colnago si è aggiudicato tutti e quattro i traguardi volanti previsti (due sprint e due GPM), andando al comando della classifica degli scalatori e conseguendo così gli abbuoni che ora gli consentono di installarsi al terzo posto della classifica generale, nonostante il 48° posto conseguito nella volata finale.
Era appena il secondo chilometro quando il drappello ha lasciato la compagnia del gruppo, guadagnando subito un discreto vantaggio e nulla ha potuto Kristian Sobota quando ha cercato di raggiungere i cinque. La corsa è quindi scivolata via tranquilla con la Saxo Bank in testa al gruppo a fare il ritmo. Prima della volata hanno preso in mano la situazione gli uomini della HTC-Columbia, che hanno richiuso sugli attaccanti e, con un lavoro magistrale, hanno portato due uomini sul podio lasciando agli avversari solo le briciole.
Nulla da fare per i portacolori italiani, poichè sia Sacha Modolo che Oscar Gatto non sono riusciti a infilarsi nella lotta per i posti migliori, chiudendo fuori dai primi dieci nel marasma che ha caratterizzato l’arrivo.
Andrea Mastrangelo

Manuel Belletti premiato quale leader della classifica dei GPM (foto Frank Rud Jensen)

Un'istantanea del tentativo che ha avuto tra i protagonisti Belletti (foto Frank Rud Jensen)
LORENZETTO IN POLE POSITION, DIETRO BALLAN SCALPITA
Due giorni in avanscoperta hanno portato fortuna al corridore veneto che, dopo l’infruttuoso tentativo imbastito sulle strade della terza frazione, ci ha riprovato nell’impegnativo finale di Cieszyn, stavolta cogliendo non solo un importante successo parziale, ma anche l’ancor più prestigiosa maglia gialla di leader della generale. La giornata è stata positivia anche per il vincitore uscente della corsa polacca: l’ex campione del mondo Ballan lo tallona ad appena 8” secondi e culla l’idea del bis.
Foto copertina: Lorenzetto festeggia in maglia gialla (foto PAP)
Avviso ai lettori: a causa di un problema tecnico ieri non è stato possibile pubblicare la cronaca della 3a frazione, che troverete illustrata oggi, congiuntamente a quella della 4a.
La terza tappa del Tour de Pologne, in programma martedì e dedicata a Franco Ballerini, è stata “importante” sul piano emozionale, ma meno su quello relativo alla classifica generale.
Sicuramente importante e degna di nota è stata la vittoria del bielorusso Yauheni Hutarovich (Francaise des Jeux), conseguita dopo una tappa caratterizzata da diversi attacchi infruttuosi portati a varie riprese.
L’onore del primo attacco è andato al belga Sebastien Rosseler (Radioshak) e al tedesco Simon Geschke (Skil Shimano), subito dopo il via. Successivamente è stata la volta di Mathew Haymann e dall’inglese Ian Standard, entrambi della Sky. Nonostante il gruppo tenesse cucita la corsa, hanno provato a forzare il blocco anche lo svedese Jonas Ljungblad (Omega Pharma Lotto), lo spagnolo Gorka Izagirre (Euskaltel Euskadi) e l’olandese Albert Timmer (Skil Shimano). Con l’avvicinarsi del traguardo la convinzione che oramai il plotone non avrebbe fatto scappare nessuno aumentava ma, nonostante tutto, si è registrato il tentativo di Mirco Lorenzetto (Lampre) e Danilo Napolitano (Katusha) con il canadese Dominique Rollin (Cervelo) e lo slovacco Peter Velits (Htc-Columbia). La palma di ultimi coraggiosi spetta invece a Steve Hounard (Skil Shimano) e Gianni Meersman (Francaise des Jeux), ripresi a soli 5 km dal termine.
Nonostante questo continuo inseguimento i treni delle “ruote veloci” sono arrivate lucide all’appuntamento con il rettilineo finale.
La meglio è andata al bielorusso Hutarovich che ha preceduto l’argentino Lucas Haedo (Saxo Bank) – che così ha dimostrato di non soffrire i postumi della caduta di Varsavia – e l’australiano Allan Davis (Astana).
L’arrivo non ha modificato le varie classifiche, con Allan Davis ancora in maglia gialla “Skandia” di leader della classifica generale e in maglia blu “Plus” della classifica a punti. Il polacco Janyaczik Blazej (Polska BGZ), invece, conserva la maglia rossa “Fiat” della combattività. L’unico cambiamento è stato quello della maglia ciclamino “Tauron” di migliore scalatore, passata sulle spalle del canadese Dominique Rollin (Cervelo).
“E’ la mia quarta vittoria stagionale dopo le due tappe al Tour Méditerranèen e una tappa al Circuit de Lorraine” dice Hutarovich, 26enne bielorusso, 17 vittorie in carriera “E’ stata una volata velocissima, il mio computer segnava oltre i 70 km/h, non mi sono accorto subito di avere vinto perché dall’altra parte della strada c’era Haedo in rimonta, ho solo pensato a lanciare la bici avanti con un colpo di reni e aspettare il verdetto del fotofinish. Sono stato due volte campione nazionale di Bielorussia ma questa è senza dubbio una delle mie vittorie più belle e importanti. E’ una corsa Pro Tour e ho battuto alcuni dei più forti velocisti al mondo”.
Ma se l’altroieri la tappa era sulla carta (ed è stata) appannaggio delle ruote veloci, la frazione successiva con i suoi 4 GPM era preludio delle tappe adatte ai pretendenti alla vittoria finale.
Lungo i 177,9 km da Tichy a Cieszyn onore e gloria per il canadese maglia ciclamino Dominique Rollin (Cervelo), l’olandese Johnny Hoogerland (Vacansoleil), l’australiano Cameron Meyer (Garmin) e la coppia kazaka dell’Astana Maksim Gourow e Aleksander Diaczenko, autori della classica fuga da lontano, che ha raggiunto un vantaggio massimo di 5’40”.
Il solo Hoogerland è stato, unico del gruppetto di attaccanti, capace di resistere fino all’ingresso del circuito finale, andando anche a conquistare la maglia cicalmino “Tauron” di migliore scalatore.
Prima delle ultime fasi di gara, si è registrato anche l’infruttuoso tentativo di Marco Marcato (Vacansoleil) assieme al polacco Jaroslaw Marycz (Saxo Bank). È stato l’ultimo km, in salita e con il pavè, a decidere la giornata.
Mirco Lorenzetto (Lampre Farnese Vini) e lo sloveno suo compagno di squadra Grega Bole hanno affrontato “a tutta” l’erta finale, riuscendo a presentarsi in solitudine sotto allo striscione d’arrivo, con l’italiano a precedere lo sloveno. Terza piazza di giornata appannaggio del vincitore della scorsa edizione del Tour de Pologne Alessandro Ballan (BMC Racing).
A Lorenzetto, premiato sul podio dal grande Francesco Moser, è andata anche la maglia gialla “Skandia” di leader della classifica generale. “Sono felicissimo, questa in Polonia è la mia prima vittoria stagionale” dice Lorenzetto, classe 1981, 7 vittorie in carriera “la più importante da quando corro tra i pro. Anche se sono considerato un velocistà su un arrivo come questo, con uno strappo secco in salita, sono riuscito a esprimere al meglio tutta la mia potenza. Indossare la maglia gialla è una grande soddisfazione. Dopo il Tour de France la mia condizione è buona. Al Tour ho lavorato per gli sprint di Petacchi ma oggi ho dimostrato che posso anche avere qualche ambizione personale. Domani ci sarà una tappa di montagna molto impegnativa ma con l’aiuto della squadra cercherò di fare il possibile per mantenere la maglia, per il momento però ci godiamo questa splendida vittoria”.
La doppietta in casa Lampre ha portato euforia nel team, “Oggi sono proprio contento della mia squadra!” ha commentato il DS Fabrizio Bontempi “Abbiamo corso bene con grande determinazione, nel momento in cui dovevamo decidere se imporre il nostro ritmo o meno al gruppo ho avuto una risposta decisa dai ragazzi che hanno poi finalizzato al meglio il lavoro dei compagni. Siamo contenti per Lorenzetto che ha centrato la vittoria e la maglia di leader della classifica generale. Domani sappiamo che non sarà facile per lui mantenerla visto l’arrivo in salita ma son sicuro che sapremo mantenere questo spirito fino la fine della competizione”.
Dopo la prima tappa montana la maglia rossa “Fiat” di corridore più attivo è sempre sulle spalle di Janyaczik Blazej (Polska BGZ) e la maglia blu “Plus” della classifica a punti su quelle di Allan Davis (Astana). Il Team Milram, invece, passa in testa alla classifica a squadre.
Oggi si entrerà nel vivo con la 5a tappa, Jastrzebie Zdroj – Ustron di 149 km.
Ci sarà un circuito finale di 17,2 km che dovrà essere ripetuto cinque volte e proporrà un facile GPM (dislivello di 326 metri in poco meno di 10 km), che però indurirà le gambe dei protagonisti prima di giocarsi la tappa sulla salita finale che porterà sopra Ustron, fino a 764 metri di quota, con una pendenza media del 7,3% negli ultimi 5,3 Km e punte fino al 18%.
Mario Prato

La volata che ha deciso a favore di Hutarovich la frazione di Katowice (foto Riccardo Scanferla)

Il successo di Lorenzetto a Cieszyn, che gli è valso la conquista della maglia di leader del Giro di Polonia (foto Riccardo Scanferla)
04-08-2010
agosto 5, 2010 by Redazione
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TOUR DE POLOGNE
L’italiano Mirco Lorenzetto (Lampre-Farnese Vini) si è imposto nella quarta tappa, Tychy – Cieszyn, percorrendo 177,9 Km in 4h07′36″, alla media di 43,110 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo sloveno Bole e l’italiano Alessandro Ballan (BMC Racing Team). Lorenzetto è il nuovo leader della classifica, con 7″ su Bole e 8″ su Ballan.
POST DANMARK RUNDT – TOUR OF DENMARK
L’australiano Matthew Harley Goss (Team HTC – Columbia) si è imposto nella prima tappa, circuito di Holstebro, percorrendo 175 Km in 4h04′21″, alla media di 42,971 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Van Stayen e l’australiano Renshaw Miglior italiano Federico Canuti (Colnago – CSF Inox), 40°.
La prima classifica vede in testa Harley Goss con 4″ su Van Stayen e sull’italiano Manuel Belletti (Colnago – CSF Inox),
VUELTA A COLOMBIA
Il colombiano Sergio Luis Henao (Ind Ant-Idea-Fla-Lot De Medellin) si è imposto nella quarta tappa, Barrancabermeja – Bucaramanga, percorrendo 117 Km in 2h59′15″, alla media di 39,163 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Oscar Sevilla (Indeportes Antioquia-IDEA-FLA-Lotería de Medellín) e di 33″ il colombiano Cardenas. Sevilla ha riconquistato la maglia di leader, con lo stesso tempo del colombiano Ospina. Terzo Henao a 4″.
VUELTA CICLISTA A LEON
Il giapponese Takashi Mihazawa (Team Nippo) si è imposto nella seconda tappa, La Bañeza – Santovenia de la Valdonzina, percorrendo 143,8 Km in 3h17′36″, alla media di 43,664 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Clancy e lo spagnolo Iparragirre. Due italiani in gara, entrambi del Team Nippo: Vincenzo Garofalo è 32° a 4″, Alessio Signego 51°.
Lo spagnolo Arturo Mora (Caja Rural) conserva la testa della corsa, con lo stesso tempo del russo Shchekunov. Terzo lo spagnolo Vallejo a 11″. Garofalo è 5° a 11″, Signego 40° a 35″.
VUELTA A BURGOS
Lo spagnolo Koldo Fernández (Euskaltel – Euskadi) si è imposto nella prima tappa, Villasana de Mena – Medina de Pomar, percorrendo 143 Km in 3h34′03″, alla media di 40,084 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Maes e il francese Romain Feillu. Miglior italiano Filippo Pozzato (Team Katusha), 4°.
PARIS – CORREZE
Il francese Mickaël Buffaz (Cofidis, Le Credit En Ligne) si è imposto nella prima tappa, Contres – St Léonard de Noblat, percorrendo 206,5 Km in 5h30′23″, alla media di 37,502 Km/h. Ha preceduto di 11″ il belga Meersman e di 16″ il francese Le Bon. Unico italiano in gara, Cesare Benedetti (Team Netapp) si è piazzato 89° a 6′13″.
VOLTA A PORTUGAL EM BICICLETA
Il francese Jimmy Engoulvent (Saur Sojasun) si è imposto nel prologo, circuito di Viseu, percorrendo 5,5 Km in 6′25″, alla media di 51,428 Km/h. Ha preceduto di 5″ il russo Isaichev e lo spagnolo Marque. Miglior italiano Alfredo Balloni (Lampre – Farnese Vini), 13° a 10″.
CRITERIUM POST TOUR
Dernyfestival Antwerpen (Anversa – Belgio)
Vittoria dell’australiano Robbie McEwen (Team Katusha) davanti all’italiano Alessandro Petacchi (Lampre-Farnese Vini) e al belga Van den Broeck
AUSTRALIA, MONDIALE & VACANZA
agosto 4, 2010 by Redazione
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L’Australia accoglierà quest’anno i mondiali di ciclismo, avendo scelto l’UCI di assegnare le competizioni iridate a Geelong, centro dello stato del Victoria. Per l’appassionato si offre la ghiotta occasione di effettuare una breve vacanza nel più piccolo degli stati australiano che, considerate le stagioni ribaltate rispetto all’emisfero boreale, consentirà di abbinare sci e ciclismo e di ammirare panorami da favola. Ilciclismo.it vi offre una breve rassegna delle principali attrattive, tralasciando quelle della capitale Melbourne, il cui nome e la cui fama valgono da sole almeno una veloce visita.
Foto copertina: Costiera amalfitana? Costiera salentina? No, queste sono le gelide acque oceaniche del Loch Ard Gorge, all’estremo sud dell’Australia (desktopnature.com)
FASCIA COSTIERA AD SUD OVEST DI MELBOURNE
Geelong
75 Km a sud-ovest di Melbourne. È la seconda città per numero di abitanti dello stato del Victoria dopo la capitale Melbourne, con la quale rivaleggiò a lungo per il commercio della lana, prima di diventare un importante centro manifatturiero. Il luogo più frequentato della cittadina è il lungo-oceano (Geelong si affaccia sulla Port Phillip Bay), adorno di bizzarre sculture e sul quale prospettano edifici di diverse epoche, antichi e moderni, che rappresentano il passato e il presente di questo centro. Tra le dimore più interessanti segnaliamo Barwon Grange, che ha mantenuto l’arredamento datogli nel 1855 dal commerciante che la costruì. All’interno dell’Eastern Park, infine, potrete visitare uno dei più antichi giardini botanici australiani.
Barwon Grange
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Werribee
32 Km a sud-ovest di Melbourne. Meritevole di una visita è il Werribee Park Mansion, villa eretta in stile “Italianate” nel 1877 dai Chrinside e testimonianza del livello di ricchezza raggiunto all’epoca da una famiglia di semplici allevatori. All’interno del vasto parco che la circonda e che ogni autunno accoglie un premio di scultura si trovano anche il Victorian State Rose Garden e uno zoo.
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Anakie
20 Km a nord di Geelong. Se scenderete in Australia con i pargoli al seguito non potrete non recarvi in questo piccolo centro, nel quale si trova il Fairy Park. Il “parco delle fate” è il più vecchio parco divertimenti della nazione, inagurato nel 1959 e costituito da una rupe rocciosa percorsa da un tortuoso sentiero. Lungo il cammino 22 diorami illustrano le più celebre favole.
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Queenscliff
30 Km a sudest di Geelong. Questa località ha conservato le vestigia dei fasti d’un tempo quando, alla fine dell’800, era uno dei principali centri termali australiani. Vi si trovano un faro e un forte costruito nel XIX secolo, quando si temeva un attacco russo a Melbourne.
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Torquay
21 Km a sud di Geelong. Con la vicina Bells Beach (sede di una nota gara surfistica che si svolge il giorno di Pasqua), è uno dei centri più gettonati dagli appassionati di questo sport, grazie al forte vento che spira sullo Stretto di Bass, il canale oceanico che separa l’Australia dall’isola di Tasmania.
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Anglesea
37 Km da Geelong. Centro famoso per la cospicua colonia di canguri che vivono nel locale campo da golf. Inoltre, è il punto di partenza della Great Ocean Road, strada litoranea che offre 200 Km di stupendi paesaggi, i più belli dello stato del Victoria.
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Lorne
65 Km a sudovest di Geelong. Piccola cittadina situata lungo la Great Ocean Road, all’altezza di una pittoresca baia. A gennaio è sede della frequentatissima “Pier to Pub Swim”, gara di nuoto che si svolge nelle calde acque dell’oceano (sono mesi estivi nell’emisfero australe) e che nel 1998 è stata citata nel Guinnes dei Primati per l’elevato numero di partecipanti (3071).
Nei pressi di Lorne si trova il Great Otway National Park, caratterizzato da foreste di felci ed eucalipti: da non perdere l’escursione alle cascate Erskine e Hopetoun.
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Kennet River
90 Km a sudovest di Geelong. Da questa località, situata sulla costa, è possibile raggiungere in auto (6 Km) la Grey Scenic Reserve, una delle più belle escursioni pedestri dello stato, che si snoda per 1,5 Km in una gola tutta felci ed eucalipti.
Skenes Creek
107 Km a sudovest di Geelong. Altra località costiera utilizzabile come “base” per un interessante escursione nell’entroterra, diretta in una quindicina di chilometri al Turton’s Track, itinerario che attraversa le Otway Ranges. Dalla cresta che s’incontra al termine della foresta si gode un panorama che abbraccia gli speroni boscosi che discendono verso il mare, i laghi vulcanici e la pianura del Western District.
Apollo Bay
118 Km da Geelong. A chi soffre di vertigini è assolutamente sconsigliata la visita all’Otway Fly, nella foresta alle spalle dell’omonimo capo: una rete di ponti aerei estesa per 0,6 Km permette di passaggiare direttamente sotto la chioma degli eucalipti, sospesi a 25 metri da terra. Chi preferisce rimanere con i piedi per terra può optare per la più tranquilla visita al capo, sul quale troneggia la Lighthouse, il faro che dal 1848 sorveglia l’accesso allo Stretto di Bass.
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Princetown
210 Km da Melbourne, 135 da Geelong. Dopo questo centro inizia il Port Campbell National Park, che protegge uno spettacolare tratto di costa “lavorato” dall’oceano. Tre i luoghi meritevoli di una sosta: i “Dodici Apostoli” (rimasti in undici dopo il crollo di un faraglione, avvenuto nel 2005), l’arco naturale chiamato “London Bridge” e la Loch Ard Gorge.
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Warrnambool
265 Km da Melbourne. Un tempo porto assai frequentato, oggi è diventata una località turistica, che attrae i visitatori con il Flagstaff Hill Maritime Village (ricostruzione di un porto del XIX secolo), una pinacoteca di artisti australiani e la possibilità di scorgere, nell’inverno australe (la nostra estate), le balene che si avvicinano alla costa per partorire. Gli amanti della natura e degli animali devono mettere in programma anche un’escursione alla vicina Tower Hill State Game Reserve, cratere vulcanico presso il quale è possibile incontrare anatre, emù, koala e, la sera, numerosi canguri.
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Port Fairy
293 Km da Melbourne. Porto di pescatori “battezzato” nel 1810 dal capitano James Wishart, che vi riparò durante una battuta di caccia alle foche. Saranno proprio i cacciatori a costruire i cottage di pietra ancora visibili. Alla foce del fiume Moyne nell’oceano si trova la Griffiths Island, un tempo stazione di balenieri e oggi luogo di nidificazione delle berte grigie (settembre).
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Portland
362 Km da Melbourne. È una delle città più antiche dello stato del Victoria, fondata nel 1834 dall’inglese Edward Henty. Da non perdere le escursioni ai capi Nelson e Bridgewater: davvero spettacolare quest’ultimo, poichè acque e vento hanno creato una foresta pietrificata.
Dopo Portland la strada costiera, procedendo verso il confine con lo stato del South Australia sfiora il Mount Richmond (vulcano coperto di sabbia, splendente di fiori in primavera), il Discovery Bay Coastal Park (dune) e il Lower Glenelg National Park (gola, grotte).
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ENTROTERRA AD OVEST DI MELBOUNE
Grampians National Park
È uno dei principali parchi nazionali australiani, in particolar modo per i siti rupestri aborigeni. Una delle principali porte d’accesso è la località di Halls Gap (256 Km a ovest di Melbourne, nell’entroterra). Si estende nella zona dei monti Grampiani (da non confondere con gli omonimi scozzesi), serie di catene rocciose caratterizzate da spettacoli scarpate sul versante est e da morbidi pendii verso ovest. Da notare le cascate e le sculture di roccia modellate dall’erosione. Le escursioni permettono di salire fino alla vetta più elevata del complesso, il Mount William (1167m).
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Horsham
303 Km a nordovest di Melbourne. Questa cittadina si trova al centro della regione di Wimmera, nota come il “granaio” dello stato per le sue immense distese dorate di campi di grano. Vanta un bel giardino botanico e una galleria d’arte. A nord di Horsham si trova il Wyperfeld National Park, caratterizzato da dune e laghi prosciugati.
Great Western
225 Km a nordovest di Melbourne. Se siete amanti del vino non dovete rinunciare a una visita a questo centro, terra di produzione di un rosso e di un bianco frizzante: i primi ad avviarvi l’attività enelogica furono due coloni francesi che, nel 1863, notarono che queste terre avevano un suolo e un clima simile a quello della terra natia e v’impiantarono delle vigne.
Beaufort
164 Km a ovest di Melbourne. Interessante la “rotunda”, gazebo ottagonale costruito nel 1908 per le esibizioni della locale banda musicale.
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Ballarat
105 Km a nordovest di Melbourne. È la principale città dell’entroterra del Victoria, la terza per numero di abitanti, dopo la capitale e Geelong. La ricostruzione del centro aurifero di Sovereing Hill permette di rivivere i fasti della seconda metà dell’800, quando Ballarat era famosa per i suoi giacimenti d’oro. Tra gli altri centri minerari della zona ricordiamo Clunes, Daylesford (nota anche per le sue terme), Castelmain e Maldon: quest’ultimo, considerata come “la prima città insigne dell’Australia” è raggiungibile anche con un trenino a vapore.
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Bendigo
131 Km a nord di Melbourn. È un altro centro sviluppatosi grazie alle miniere d’oro, ma è ricco anche di spettacolari giacimenti di quarzo, le cui vene hanno creato stravaganze barocche. Alcuni edifici di foggia “cinese” (case da thè e templi), come la Joss Hous, ricordano che, contagiati dalla “febbre dell’oro”, qui giunsero minatori provenienti dall’Asia.
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Echuca
214 Km a nord di Melbourne. Questo centro si affaccia sul corso del fiume Murray, del quale un tempo costituiva uno dei principali approdi. Perfettamente conservato, il suo magnifico molo di legno è oggi punto di partenza per una breve crociera fluviale, che si svolge a bordo d’un antico piroscafo a ruote.
Swan Hill
210 Km a nordovest di Melbourn. La principale attrazione di questo centro, pure situato lungo le rive del Murray, è costituita dal Pioneer Settlement, ricostruzione di una tipica cittadina del XIX secolo.
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Mildura
415 Km a nordovest di Melbourn. È una piacevole località che permette, grazie alla presenza del corso del Murray – che per un ampio tratto funge da confine con lo stato del Nuovo Galles del Sud – e di diversi piccoli laghetti, di praticare sport acquatici come il nuoto, la pesca e il canottaggio. È, inoltre, una città da “record”, potendo vantare il bancone più lungo del mondo (91 metri, al Workingman’s Club), la più grande fabbrica di succhi di frutta e la più grande sedia a sdraio, esposta lungo una delle principali strade della cittadina.
ENTROTERRA AD EST DI MELBOUNE
Dandenong Ranges
38 Km a est di Melbourne. Catena di ripide montagne situate 38 Km a est di Melbourne, protette da un parzo nazionale e attraversate da un treno a vapore. Vi si trovano le piacevoli cittadine di Belgrave e Olinda (presso quest’ultima è possibile ammirare gli stupendi National Rhododendron Gardens) e il William Ricketts Sanctuary, raccolta di effigi di spiriti aborigeni, intagliate nel legno e collocate nei boschi del parco.
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Yarra Valley
80 Km a est di Melbourne. È terra di produzione enologica. Vi si trova la Yering Station, il primo vigneto impiantato nel Victoria, ora trasformatosi in una moderna azienda.
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Healesville
52 Km a est di Melbourne. Un altro luogo da visitare con i bambini, che avranno l’opportunità di vedere dal vivo diversi esemplari della flauna nativa nell’Healesville Sanctuary, uno dei più famosi zoo australiani.
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Lake Mountain
90 Km da Melbourne. È la località di sport invernali più vicina alla capitale. Al proposito segnaliamo che nell’emisfero australe le stagioni sono ribaltate e quella degli sport invernali si concluderà a ridosso delle settimane mondiali.
Mount Buller
208 Km da Melbourne. È la principale stazione sciistica dello stato del Victoria. Si trova a 1800 metri di quota e nei mesi estivi è frequentata dagli appassionati di pesca, diretti al vicino Lake Eildon.
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Glenrowan
236 Km a NE di Melbourne. È uno dei centri maggiormente legati alla figura di Edward “Ned” Kelly, il fuorilegge che, alla fine dell’Ottocento, si ribellò alle ingiustizie sofferte dai suoi concittadini per mano della polizia inglese. Riuscì a tenere in ostaggio una città per tre interi giorni e sulla sua figura sono stati girati diversi film (ad interpretare Kelly sono stati, tra gli altri, Heath Ledger e la rockstar Mick Jagger). L’ultima resistenza di Kelly prima della sua definitiva cattura ebbe luogo proprio a Glenrowan, dove diversi manichini rievocano quella giornata del 1880.
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Benalla
188 Km a nordest da Melbourne. È definita la “città delle rose” (fioritura da ottobre ad aprile) e offre al turista anche un’insolita galleria d’arte.
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Wangaratta
230 Km a nordest di Melbourne. Centro agricolo nel quale abitano parecchi cittadini d’origine italiana, principalmente provenienti dalla Sicilia e dalla Calabria. Oggi conosciuto per i suoi lanifici e per un importante festival di jazz (a primavera, vale a dire nel periodo successivo al mondiale), un tempo anche questo centro basò le sue fortune sulle miniere d’oro.
Chiltern
281 Km a nordest di Melbourne. La principale attrazione è la casa natale della romanziera Ethel Richardson, più conosciuta con lo pseudonimo di Henry Handel Richardson e autrice di alcuni classici australiani.
Rutherglen
276 Km a nordest di Melbourne. È il centro principale del più vecchio distretto vinicolo australiano, importante soprattutto per i vini fortificati.
Corryong
431 Km a nordest di Melbourne. Situata a pochi chilometri dal confine con lo stato del Nuovo Galles del Sud, vanta il Man From Snowy River Folk Museum, dedicato agli sport invernali e definito come “la più apprezzata collezione di sci in Australia”.
Beechworth
284 Km a nordest di Melbourne. È il centro aurifero meglio conservato del Victoria nordorientale. Oltre trenta dei suoi edifici sono iscritti nell’elenco dell’ACNT (The Australian Council of National Trusts), associazione istituita per salvaguardare l’Australia indigena e la sua eredità storico-naturale.
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Mount Buffalo National Park
200 Km a nordest di Melbourne. Si tratta di uno dei più antichi parchi nazionali australiani, istituito nel 1898. Protegge un vasto altopiano, situato a 1370 metri d’altezza, che in primavera si ricopre d’un tappeto di fiori selvatici mentre d’inverno diviene una grande pista da sci.
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Falls Creek
350 Km a nordest di Melbourne. È la principale stazione di sport invernali delle “Alpi australiane”, la più elevata catena montuosa del continente. Un altro importante comprensorio della zona è quello del Mount Hotham, definito la “capitale della polvere” per le abbondanti precipitazioni nevose (3 metri, record per lo stato del Victoria).
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Moe
135 Km a est di Melbourne. Centro principale della Latrobe Valley – vallata ricca di miniere di carbone, la cui estrazione fornisce il 90% dell’elettricità dello stato – offre al turista l’Old Gippstown, parco a tema dedicato alla metà del XIX secolo.
Walhalla
182 Km a est di Melborne. È una minuscola comunità montana presso la quale è possibile visitare la Long Tunnel Extended Gold Mine, che fu la più ricca miniera d’oro dello stato.
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Mount Baw Baw
120 Km a est di Melbourne. Stazione di sport invernali le cui piste di sci alpino sono le più prossime alla capitale.
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FASCIA COSTIERA AD EST DI MELBOURNE
Bairnsdale
281 Km a est di Melbourne. È il cuore dell’East Gippsland, centro famoso per i suoi giardini botanici e la chiesa di St Mary, definita la “Cappella Sistina” dell’Australia.
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Paynesville
293 Km a est di Melbourne. Centro nautico nel quale spicca per originalità la chiesa di St Peter, costruita come luogo di culto per pescatori: la guglia e il pulpito sono stati innalzati in foggia di faro e di prua mentre un vecchio fanale di ancoraggio è stato riciclato come lampada.
Lakes Entrance
321 Km a est di Melbourne. Situata lungo la Princes Highway per Sydney, questa località si colloca in un’insenatura artificiale che spezza i Gippsland Lakes, catena di lagune estesa per ben 80 Km e separate dal mare dalla Ninety Mile Beach, stretta fascia tutta dune e rilievi. È possibile attraversare quest’area con piccole crociere panoramiche, pescarvi oppure nuotare nelle acque di quella che è stata definita “la Riviera del Victoria”. Una parte dei Gippsland Lakes è protetta da due parchi naturali.
Orbost
375 Km a est di Melbourne. Nei pressi di questa località si trova lo Snowy River National Park, caratterizzato da profonde gole, molto gettonate dagli amanti del rafting.
Bucham
356 Km a est di Melbourne. Nei dintorni di questo centro si concentrano ben 350 grotte, tra le quali si annoverano le più belle dello stato. Al pubblico ne sono aperte solamente tre: da visitare almeno la Fairy Cave, al cui interno sono state rinvenute antiche osse di marsupiali.
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Mallacoota
523 Km a est di Melbourne. È una piccola località di villeggiatura circondata da un parco nazionale costiero, il Croajingolong, vasto 86mila ettari, lungo quasi 100 Km e caratterizzato da una serie di spiagge libere alternate a rupi rocciose, brughiere e boscaglie. In questo habitat convivono numerosi mammiferi notturni (opposum, scoiattoli volanti), serpenti – talvolta velenosi – e centinaia di specie di volatili.
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Wilson’s Promontory
224 Km a sudest di Melbourne. Si tratta del più popolare parco nazionale dello stato, costituito da un’immensa penisola rocciosa, estremità meridionale dell’Australia (Tasmania esclusa). Soprannominato “The Prom”, è visituato annualmente da quasi centomila persone, che possono usufruire di oltre 80 Km di passeggiate, tracciate tra lunghe spiaggie sabbiose, paludi, pendici boscose e brughiere. Il centro principale di quest’area è Port Albert (236 Km a sudest di Melbourne), dove è ancora visibile il molo di legno al quale, nell’Ottocento, attraccavano i cinesi, attirati in queste terre dalla “febbre dell’oro”. Da visitare, sempre a Port Albert, il Gippsland Regional Maritime Museum.
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Phillip Island
140 Km a sud est di Melbourne. Soprannominata “isola dei pinguini” e collegata da un ponte alla cittadina costiera di San Remo, è famosa per il circuito che dal 1989 accoglie il Gran Premio d’Australia del motomondiale. Le principali attrazioni dell’isola sono la “Penguin Parade” e le Seal Rocks, dove è possibile ammirare, oltre che i pinguini, la più grande colonia australiana di otarie orsine.
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Mornington Peninsula
90 Km a sudest di Melbourne. È la destinazione più frequentata nei week end dai “melbournesi” la penisola che cinge a sud est la Port Phillip Bay. Vi si trovano piccole località di soggiorno, la principale delle quali è Sorrento, che presenta spiagge aperte sia verso le acque interne della baia, sia verso quelle più fredde oceaniche.
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French Island
61 Km a sudest di Melbourne. È situata nella Western Port Bay ed è protetta da un parco nazionale. Un tempo utilizzata per confinarvi i carcerati ai lavori forzati, oggi è divenuta uno dei luoghi più tranquilli dello stato, raggiungibile in traghetto e visitabile comodamente in bicicletta, anche per la quasi totale assenza di automobili.
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A cura di Mauro Facoltosi
IL PERCORSO MONDIALE DI BERGAMO 2015: ANALISI E COMMENTI
agosto 4, 2010 by Redazione
Filed under Approfondimenti
In casa GS Domus si cerca di giocare d’anticipo per blindare il non semplice ottenimento del Mondiale 2015, possibilmente con congruo anticipo. Non per niente il tracciato è stato presentato ufficialmente benché ancora ipotetico; si è tentato inoltre di guadagnare tempo valendosi dell’esperienza maturata con la Settimana Tricolore 2008. Da quel campionato nazionale si devono però trarre anche alcuni insegnamenti…
Foto copertina: un momento della presentazione della candidatura bergamasca (www.bicibg.it)
Diamo i numeri
I conti non tornano. Detta così, l’affermazione risulta un po’ brutale: però c’è poco da fare, cartine e odometri alla mano il percorso del circuito mondiale per BG2015 non misura “circa 18km” (come riportato nero su bianco anche dalle fonti di informazione locale) bensì 20,3km. Il lapsus ha del freudiano, perché quella era invece la misura del tracciato su cui si corse il campionato italiano: l’aggiunta della Panoramica, però, aumenta anche la distanza da percorrere in ciascun giro, con alcune importanti conseguenze. La prima e più ovvia riguarda, è chiaro, il numero di giri che è possibile compiere. Se con i 18,7km del vecchio percorso sarebbe pensabile che il Mondiale professionisti maschile si corresse su una distanza di 15 giri, risulterebbe invece davvero forzato portare la distanza totale a 305km facendo 15 giri col reale chilometraggio del nuovo percorso. Giri in meno implica però minor dislivello complessivo: con soli 14 giri avremmo un Mondiale da poco più di 3000m di dislivello (contro i 4700 di Mendrisio o i 4000 di Verona o anche i 3700 di Varese), con gli ancor più probabili 13 giri si scenderebbe sotto ai 3000. Certo, Madrid o la competizione australiana di quest’anno si aggirano di poco sopra ai 2000, quindi siamo ben lungi dal pensare a un tracciato per velocisti come in codesti casi; il rischio però è quello di creare un terreno di competizione schizofrenico, ovvero amico degli scalatori per disegno altimetrico, ma incapace di diventare effettivamente selettivo per mancanza di dislivello complessivo ed eccessiva controllabilità. Un circuito, insomma, che se fosse “anestetizzato” dai corridori potrebbe persino finire spuntato. Anche perché, è importante ricordarlo, addirittura un terzo del dislivello deriva da leggerissimi falsopiani al 2% o meno: sui quali quindi, anche se le tossine si accumulano, viaggiare a ruota dà un enorme vantaggio, per non dire poi di come essi poco si prestino a scremature con azioni di forza. Non solo: anche in caso di corsa “dura” su quegli interminabili piani “appena appena” inclinati rischierebbero di cuocersi più di tutti gli scalatori, arrivando letteralmente bolliti all’ascesa clou. Dove però, per fare distacco, c’è davvero bisogno di una gamba da grimpeur. A meno che non si giochi il tutto per tutto proponendo appunto un tracciato di estrema resistenza over 300km… a quel punto già la distanza direbbe la sua. Ma sarà compatibile con le esigenze orarie (un’ora di gara in più rispetto alla media degli ultimi anni?) e accettato dall’UCI?
I fantasmi del passato
Utile il confronto con il campionato italiano. A questo proposito c’è da chiedersi (il punto non è apparso chiarissimo) se sia stata giustamente cassata la formula del “mezzo giro” in più, che portava all’arrivo con un’ulteriore decina di km di pianura dopo la discesa. Proprio su quegli stradoni Simeoni si inventò lo scatto che salvò “i campionati della Boccola” da un arrivo in volata. Bella, bellissima quell’azione; però giustamente non impediva a noi di chiederci il senso di disegnare un percorso con il mitico strappo se poi l’esito doveva rassomigliare a quello di una qualunque semiclassica pianeggiante. Ci sono già quasi 4km di discesa, in buona parte da pedalare, dopo lo scollinamento: questi dovrebbero comunque assicurare che le azioni in salita vengano condotte col massimo impulso, per acquisire il maggior distacco possibile. I riuscitissimi giri di Lombardia bergamaschi rappresentano da questo punto di vista un modello decisamente migliore che quel campionato nazionale. Anche perché se lo scopo è stimolare le azioni da lontano, il rimedio all’attendismo da ultimo giro può essere peggiore del male: con 18km tra una salita è l’altra c’è poco da credere in avventure di fuoriclasse, al massimo possono funzionare mezze fughe concertate, ma sempre tatticamente controllate. Con 18km piatti tra l’una e l’altra falliscono gli anticipi sulle grandi salite alpine, figuriamoci sui colli orobici.
Il ruolo dell’UCI
Importantissimo per gli organizzatori cercare di captare le esigenze dell’UCI. La tendenza degli ultimi anni, Mendrisio escluso, è stata a privilegiare percorsi di non devastante impegno altimetrico. Questo potrebbe tarpare le ali all’organizzazione, inducendola ad ammorbidire un percorso che per tipologia delle salite è minacciosamente aspro. D’altro canto, potrebbe invece nel 2015 essere tornato il turno di un Mondiale selettivo, degno delle classiche ardennesi. Certamente con questo percorso è difficile indirizzarsi a quelle “vie di mezzo” aperte a più soluzioni che piacciono ai capoccia del ciclismo. Qui si rischia di avere la volata assicurata, se si reintroducesse il mezzo giro piatto finale, senza speranze di azioni determinati in salita, o al contrario di non vedere comunque i velocisti all’arrivo. Ma forse quest’ultima è la scelta più coerente e coraggiosa.
Il pubblico
Connesso al punto precedente c’è il ruolo del pubblico. Le circonvallazioni non si prestano molto ad essere gradite al pubblico. Poco spettacolari, in gran parte esposte al sole, “chiuse” rispetto alla viabilità di modo che per raggiungerne molte parti si dovrebbe camminare per venti minuti o mezz’ora rispetto all’uscita più prossima. Tutto ciò per vedere i ciclisti che transitano a 50km/h, con un’alta improbabilità di scatti, in un contesto privo di luoghi di rinfresco o consumazione. Oltretutto lo scenario architettonico è esteticamente assai deprimente. Il rischio è che oltre un terzo del tracciato risulti quasi completamente disertato dal pubblico, una visione deprimente da scongiurare in ogni modo. O se il pubblico vi si assiepasse comunque, visto che i posti in Boccola e Panoramica saranno pochi e probabilmente a pagamento, sarebbe destinato a un’esperienza tutt’altro che gratificante nonché poco lusinghiera per la città ospitante. Un Mondiale ha ben altri numeri ed esigenze rispetto a un “italiano”: non si può “sprecare” così un terzo del tracciato.
L’intuizione geniale
Di certo è stata una grande intuizione quella di sfruttare vicolo Sottoripa per proporre almeno parzialmente la Panoramica, strada larga e regolare, adattissima a un Mondiale, il cui limite era quello di possedere strade di discesa solamente con strettoie inaccettabili. Decurtata del proprio finale, insaporisce comunque la Boccola (di per sé non bastevole alla grandiosità dello scenario), e va a inserirsi – per scendere – nel tratto più ampio della Ripa (che andrà comunque provvisoriamente asfaltata e messa in sicurezza). La salita dei potenziali Mondiali bergamaschi “rischia” seriamente di essere la più bella affrontata in quasi vent’anni di gare iridate, sia dal punto di vista tecnico che paesaggistico. Così come la susseguente discesa gode dei crismi dell’assoluta eccezionalità. Il problema sta tutto nel come contestualizzare questo vero e proprio gioiellino.
Altre possibilità
Andrebbe considerata l’ipotesi di cambiare la parte di tracciato che coinvolge le circonvallazioni. Non disconosciamo il fatto che un grande vantaggio di quella sezione sia per chi organizza, avendo a disposizione molti km facili da controllare e mettere in sicurezza. Ma un Mondiale è una sfida alla quale non indirizzarsi in modo sparagnino. Una possibilità potrebbe essere in un più breve tracciato tutto urbano, che renderebbe più complicati i recuperi da parte degli squadroni e potrebbe valorizzare altre aree di Bergamo storiche e molto pregevoli, come quella delle piscine/ospedale e quindi via Broseta. Inoltre il semplice accorciamento della parte di pianura permetterebbe di aumentare il dislivello complessivo. Si potrebbe girare verso la rotonda dei Mille, quindi via Garibaldi, Statuto, Albricci, Rosmini, Villasanta, Statuto, Costituzione, B.go Canale, Bonomini, Broseta, Palma, Baschenis e quindi su verso la stazione per Simoncini e Bonomelli, e da lì come da previsioni. Un percorso mosso e stimolante, tutto interessante. Il giro intero misurerebbe 15km, il dislivello non sarebbe dissimile (ma con i promettenti “zampellotti” di via Albricci e via Costituzione), epperò si potrebbero agevolmente proporre 18 tornate. Tanto più che aumentare il numero di tornate va a sicuro vantaggio del pubblico.
In ogni caso va tenuto conto che l’esperienza degli ultimi anni abbia mostrato come dal punto di vista tattico per avere una corsa mossa sia quasi indispensabile la presenza di una duplice e distinta asperità nel singolo giro, anche se di difficoltà ridotta: viceversa la pur rilevante ascesa unica delle Torricelle ha favorito quelli che comunque erano “ruote veloci”, anche se fuoriclasse da classiche, come Freire, Zabel o Paolini. Nell’ottica delle due ascese, si potrebbero contemplare i colli prospicienti Bergamo, come quelli di Sorisole, peraltro storici per il ciclismo locale e caratterizzati da strade molto ampie. Tutto ciò però comporterebbe stravolgimenti forse troppo sensibili rispetto al disegno già sperimentato, così come le – fors’anche più plausibili – ipotesi di coinvolgere S. Martino della Pigrizia o la Madonna del Bosco presso Longuelo.
Gabriele Bugada
Domani concluderemo la serie di servizi sulla candidatura bergamasca con la descrizione dell’ascesa alla Boccola
03-08-2010
agosto 4, 2010 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR DE POLOGNE
Il bielorusso Yauheni Hutarovich (Française Des Jeux) si è imposto nella terza tappa, Sosnowiec – Katowice, percorrendo 122,1 Km in 2h45′04″, alla media di 44,382 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’argentino Lucas Sebastian Haedo e l’australiano Allan Davis (Astana). Miglior italiano Jacopo Guarnieri (Liquigas-Doimo), 23°. Davis conserva la maglia di leader, con 3″ sul tedesco Greipel e 4″ su Guarnieri.
VUELTA A COLOMBIA
Il colombiano Jairo Perez (Empresa de Energia de Boyaca Ebsa) si è imposto nella terza tappa, Puerto Boyacá – Barrancabermeja, percorrendo 191 Km in 4h42′47″, alla media di 40,525 Km/h. Ha preceduto di 11″ e 14″ i connazionali Zambrano e Ospina. Perez è il nuovo leader della corsa, con 22″ su Ospina e 1′23″ sullo spagnolo Sevilla.
VUELTA CICLISTA A LEON
Lo spagnolo Arturo Mora (Caja Rural) si è imposto nella prima tappa, La Virgen del Camino – Cembranos, percorrendo 137,3 Km in 3h01′16″, alla media di 45,446 Km/h. Ha preceduto allo sprint il russo Shchekunov e di 11″ il britannico Willians. Due italiani in gara, entrambi del Team Nippo: Vincenzo Garofalo è 6°, Alessio Signego 39° a 35″
CRITERIUM POST TOUR
Critérium de Lacq (Francia, disputato il 02-08)
Vittoria del francese Sylvain Chavanel (Quick Step), davanti al connazionale Auge e allo spagnolo Sánchez Gonzalez.
Profronde van Surhuisterveen (Paesi Bassi)
Vittoria del lussemburghese Andy Schleck (Team Saxo Bank), davanti agli olandesi Gesink e Westra. In gara anche l’italiano Ivan Basso (Liquigas-Doimo), 4°.
Castillon la Bataille (Francia)
Vittoria dello spagnolo Alberto Contador (Astana) davanti ai francesi Chavanel e Fedrigo.
ECCO LO SCENARIO DEL VENETO 2010
Vi presentiamo il tracciato dell’edizione 2010 del Giro del Veneto, in calendario il prossimo 28 agosto.
Ritrovata Padova due anni or sono, il tracciato tornerà a separarsene poichè quest’anno il traguardo non sarà più quello classico di Prato della Valle. Confermata la città del “Santo” quale sede di partenza, si arriverà a Castelfranco Veneto, al termine di un inedito tracciato di 198 Km, caratterizzato dalla salita del Mercato Vecchio di Montebellina. che dovrà essere ripetuta 12 volte.
Foto copertina: Castelfranco Veneto, Piazza Giorgione (panoramio)
Archiviato l’anno del centenario, con la presentazione ufficiale presso la sede del Comune di Padova si alza il sipario sull’edizione 2010 del Giro del Veneto, come sempre organizzato dalla Società Ciclisti Padovani.
Immutata la prima parte del percorso, che prevede il foglio firma nella piazza antistante Palazzo Moroni, sede del comune patavino, sulla quale si affacciano il Bo (l’università cittadina) e il famoso Caffè Pedrocchi. Completate le operazioni prepartenza i corridori effettueranno un breve trasferimento che li porterà di fronte all’Hotel Piroga, nell’abitato di Selvazzano Dentro, dove avverà la partenza ufficiale.
Il plotone si dirigerà quindi verso l’area subcollinare, dove è posto il primo traguardo volante, nella zona industriale di Montemerlo. Nessuna novità nemmeno quando i corridori, dopo 15 km, lascieranno la provincia patavina per transitare nei comuni di Montegalda, Montegaldella, Grisignano di Zocco e Camisano, in provincia di Vicenza, per poi rientrare nella cintura urbana della “Città del Santo”.
Le novità inizieranno quando la classica cornice dei Colli Euganei, che ha caratterizzato le ultime edizioni della corsa, lascerà spazio ad un percorso innovativo, tracciato in provincia di Treviso: un primo passaggio sotto il traguardo, posto in Piazza Giorgione a Castelfranco Veneto, e un lieve falsopiano che accompagnerà i corridori dall’abitato di Riese Pio X al comune di Caerano San Marco, anticiperanno il circuito collinare di Montebelluna, che avrà inizio dopo 84 Km, in località Madonnette.
Il tracciato cittadino presenta una breve salita di 2 km, caratterizzata da una lieve pendenza che si aggira intorno al 5% (con una punta all’8%): si tratta di un percorso decisamente meno selettivo rispetto a quello delle passate edizioni (sia quelle che si concludevano a Padova, sia quelle con finale a Thiene). Per dodici volte i corridori dovranno affrontare lo strappo che li porterà dalla sede municipale di Montebelluna, nella frazione della Pieve, fino alla contrada di Mercato Vecchio. Salita che tutti gli anni, la prima domenica di settembre, ospita un evento di carattere storico: il Palio dei Carri, in cui rappresentanze delle 11 contrade si sfidano trainando carri da 380 kg.
In cima, a giri alterni, gli atleti si contenderanno la speciale classifica dei GPM, mentre il centro di Montebelluna, sempre a giri alterni sfalsati rispetto ai GPM, ospiterà altri sei traguardi volanti.
Alla fine della dodicesima tornata il gruppo riprenderà la via di Riese Pio X (in leggera discesa), dirigendosi nuovamente verso Castelfranco Veneto dove i corridori transiteranno una seconda volta sotto il traguardo, prima di affrontare un giro cittadino che toccherà la frazione di Salvarosa per poi ritornare nella città di “Casteo”, dove una probabile volata sancirà il successore di Filippo Pozzato nell’albo d’oro di una delle corse storicamente più importanti del ciclismo professionistico italiano.
Difficilmente lungo la salita di Mercato Vecchio, con pendenze tutt’altro che impossibili, ci sarà qualcuno in grado di fare la differenza. I traguardi intermedi e i GPM contribuiranno a vivaccizare la gara, ma la strada verso Riese Pio X sarà indigesta per qualsiasi corridore in avanscoperta e sarà il terreno adatto per il gruppo per poter ricucire sui fuggitivi in vista di una più che probabile volata.
Così, dopo le ultime edizioni in cui il percorso spiccatamente collinare ha impedito ai velocisti di potersi imporre in questa gara, l’82° Giro del Veneto darà loro una chance per poter scrivere il loro nome sull’albo d’oro che presenta nomi del calibro di Pozzato, Simoni, Di Luca e Bartoli, per fermarci alle ultime edizioni.
Andrea Mastrangelo
ANTEPRIMA WEB ILCICLISMO.IT IL PERCORSO MONDIALE DI BERGAMO 2015
Presentato ufficialmente ai rappresentanti istituzionali il circuito ipotizzato per le prove in linea dell’auspicato mondiale bergamasco del 2015. Molti siti specializzati han riportato la notizia… nessuno il percorso! Almeno fino ad ora. L’organizzazione del GS Domus rielabora il tracciato della Settimana Tricolore 2008 con alcune importanti novità, anche se non tutte le correzioni sono ancora sicure. Si punta ad un’assegnazione anticipata eventualmente già l’anno prossimo per coordinare i lavori con quelli per l’EXPO.
Foto copertina: Bergamo Alta dall’aereo (www.pieroweb.com)
La notizia circola in rete già da qualche giorno, ma cercando qui e là non si trova altro che il medesimo lancio di agenzia: “presentato il possibile percorso mondiale per Bergamo 2015”. Di informazione concreta, però, ben poco. Cerchiamo allora di scendere un po’ nel dettaglio, presentando qui il percorso e – in articoli che seguiranno a breve – qualche commento ed approfondimento.
Nella sala consiliare del Comune di Bergamo è avvenuta venerdì scorso la presentazione ufficiale ai rappresentanti di Comune e Provincia del circuito destinato ad ospitare le prove in linea di quel Mondiale di ciclismo 2015 che l’organizzazione Domus, per l’occasione rappresentata dal presidente Civettini e dal coordinatore tecnico Sommariva, sogna di portare nella città orobica. Anche la Regione Lombardia sostiene fortemente il progetto, che ben si iscriverebbe nello spirito dell’EXPO.
Sul versante istituzionale la nota più stridente nel coro di plauso ed entusiasmo è stata la pressoché concorde geremiade degli amministratori locali in merito alla scarsa disponibilità finanziaria delle casse degli enti: una tendenza a mettere le mani avanti alquanto sgradevole, potenzialmente presaga di sciagure come la rinuncia ai mondiali tridentini decisa nelle alte sfere dello Stato; ci si domanda, vista la passione espressa a parole, se sia poi tanto difficile spendersi in qualche pressione nei confronti dell’area governativa, in un momento in cui la medesima parte politica precetta tutto l’asse gerarchico dalla presidenza del consiglio giù fino all’assessorato comunale. A maggior ragione in una situazione come in quella bergamasca dove appare sempre più cruciale la transizione verso un sistema economico più avanzato.
Veniamo ora a quel che più ci interessa, ovvero il tracciato, che ripropone con poche ma sostanziali modifiche quello proposto per le prove professionisti della Settimana Tricolore 2008.
Ciascun giro partirà in piazza Vittorio Veneto per affrontare una lunga sezione essenzialmente pianeggiante, che attraversa in asse nord-sud il centro cittadino per portarsi sulla circonvallazione, a sua volta affrontata in un senso di marcia (le carreggiate sono separate) prima, e poi nell’altro, con la rotonda delle Valli a fare da simbolica boa. Si rientra quindi in centro e si percorre la zona orientale della città, fino a giungere ai piedi dell’ascesa per Città alta che transita attraverso Porta Garibaldi; seguono 2,2km di salita – comprendenti la mitica Boccola – e quindi una picchiata che in meno di 4km riporta, transitando per le Mura, allo striscione di arrivo/partenza. Gli organizzatori stimano per ciascun giro una lunghezza di circa 18km, ma – stante il percorso mostrato – i chilometri da percorrere in ogni tornata saranno, come vedremo, oltre venti.
SEZIONE 1 – 2800 m – Percorso centro cittadino
viale Papa Giovanni XXIII, via Paleocapa, via Quarenghi, via Zanica, via Campagnola, via Stendhal.
Leggerissimamente a scendere (comunque meno dell’uno per cento) fino alla svolta in via Campagnola, punto più basso del tracciato a 237m slm. Strada larga eccettuati i 200m in via Quarenghi, con possibile porfido – se non verrà ricoperto – e passaggio in sottopasso ferroviario, comunque ampiezza sede mai inferiore ai quattro metri. Curve secche, a novanta gradi o più ogni 300-400m, escluso il tratto di via Zanica che comunque non è perfettamente rettilineo.
SEZIONE 2 – 7600m – Superstrade
Circonvallazioni.
A salire leggermente (0,75-1,5%) fino ai 263m del rondò delle Valli, inversamente al ritorno sull’altra carreggiata, contropendenze in corrispondenza del cavalcavia di Borgo Palazzo. Strada molto larga, lineare, controllo visivo massimale.
SEZIONE 3 – 2300m – Percorso centro cittadino
via S. Giovanni Bosco, via Bonomelli, viale Papa Giovanni XXIII, via Roma, via Petrarca, via Verdi, Palazzatto dello Sport.
Primi 1300m paragonabili, con pendenza di segno invertito, alla sezione 1 (grazie a quelle curve Simeoni difese il vantaggio nel 2008, quando si arrivava proprio al termine di questo tratto), poi 1000m pianeggianti e tendenzialmente rettilinei fino alla rotonda della torre del Galgario.
SEZIONE 4 – 1600m – Percorso periferico
via Battisti, via Sauro, via Baioni, via Buozzi, via Maironi da Ponte.
1150m su strade molto ampie, con andamento tendenzialmente lineare, senza svolte ma con andamento impercettibilmente curvilineo. Pendenza media del 2% a salire fino a 275m slm. Ultimi 550m caratterizzate da strettoie, svolte secche e rotonda in rapida successione prima dell’attacco della salita.
SETTORE PIANEGGIANTE TOTALE: LUNGHEZZA 14,3km / DISLIVELLO POSITIVO 70m
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SEZIONE 5 – 520m – La salita di Porta Garibaldi (S. Lorenzo)
via Maironi da Ponte, via Porta di San Lorenzo.
Dai 275m slm. Presso la strettoia di via Maironi la salita attacca subito nervosa con 200m regolari al 9-10%, poi dopo aver piegato a destra – e iniziando a aprire lo sguardo su Porta Garibaldi e Città alta – propone 220m più morbidi al 5-6%; in prossimità della porta (strettoia al transito, quindi svolta secca di 90 gradi a sinistra) comincia il ciottolato, molto brutto, che forse verrà ricoperto. Il ciottolato copre poi i primi 100m dopo la porta, la cui pendenza è di nuovo prossima al 10%.
SEZIONE 6 – 480m – La Boccola
via Boccola.
Si svolta a destra nella “chicane” di via Porta di San Lorenzo: tale tratto – lungo circa 100m – è caratterizzato da curva a gomito, controcurva e tornante; risulta complessivamente duro, perché, pur privo dei ciottoli, conserva pendenze intorno al 9% e la tortuosità rende difficile rilanciare.
Segue spianata fondamentale benché di soli 80m (quota 330m slm), che prelude alla Boccola vera e propria: 300m durissimi al 13% medio e costante con punte del 16%, fino ai 369m slm di Colle Aperto. Si tira il fiato solo in fondo, in prossimità di piazza Mascheroni: al momento di passare per lo strettissimo voltone che annuncia la fine delle sofferenze, anche se la strada non spiana fino appunto a Colle Aperto.
Nelle due sezioni 5 e 6 si sono in tutto percorsi 1000m al 9,4% medio, con finale asperrimo.
SEZIONE 7 – 600m – Attraverso Colle Aperto
Colle Aperto, via Beltrami.
Si tiene la destra per 180m del tutto pianeggianti, svoltando quindi su per un dentello di lunghezza inferiore ai 100m ma all’11%, che spezza ritmo e fiato prima di ulteriori 350m serpeggianti ma piani (anzi, leggermente a scendere).
SEZIONE 8 – 600m – La (mezza) Panoramica
via Cavagnis.
Svoltando a sinistra al bivio per Castagneta si imbocca la cosiddetta “Panoramica di San Vigilio”, di cui tuttavia si affronteranno solo i primi 600m, con pendenze che crescono in maniera molto regolare dal 7% al 9%, ascendendo dai 379 ai 428 metri slm per una pmed dell’8,2%. Sede larga, due tornanti.
SALITA TOTALE: LUNGHEZZA 2,2km / DISLIVELLO POSITIVO 153m / Pmed: 7% – Pmax: 16%
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SEZIONE 9 – 3800m – La discesa
vicolo Sottoripa, via San Vigilio, Colle Aperto, viale Mura, viale Vittorio Emanuele II
Si scollina girando a sinistra in vicolo Sottoripa. I primi 600m di discesa sono complicati, la strada è ampia ma non amplissima, si alternano fino a Colle Aperto fasi tortuose (la svolta quasi a 180 gradi per imboccare via san Vigilio) o ripidissime come la Ripa di San Vigilio stessa. C’è pure qui ciottolato, che andrà rigorosamente ricoperto per evitare, alla meglio, problemi meccanici. Dopo una fuggevole contropendenza di 200m a salire (4-5%), ci si rituffa giù lungo le Mura con una discesa stavolta larghissima e molto filante, interrotta appena da una divertente chicane presso porta San Giacomo e poi dalla curva che passa sotto porta Sant’Agostino. La discesa richiede via via sempre più di essere spinta e pedalata, con pendenze che decrescono rapidamente per attestarsi sotto al 4% negli ultimi 200m prima del passaggio allo striscione e dell’inizio di una nuova tornata.
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LUNGHEZZA TOTALE CIRCUITO: 20,3km / DISLIVELLO POSITIVO TOTALE PER GIRO: 230m
Gabriele Bugada
Nelle prossime giornate vi proporremo il commento sul tracciato e la descrizione specifica della salita della Boccola

Altimetria del settore pianeggiante

Planimetria settore pianeggiante

Planimetria salita e discesa