13-06-2010

giugno 14, 2010 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

CRITÉRIUM DU DAUPHINÉ
Il norvegese Edvald Boasson Hagen (Sky Professional Cycling Team) si è imposto nella settima ed ultima tappa, Allevard-les-Bains – Sallanches, percorrendo 148 Km in 3h39′43″, alla media di 40,415 Km/h. Ha preceduto di 27″ lo spagnolo Duran Daroca e di 32″ il russo Silin. Miglior italiano Manuele Mori (Lampre-Farnese Vini), 32° a 2′26″.
Lo sloveno Janez Brajkovic (Team Radioshack) si impone in classifica, con 1′41″ sullo spagnolo Contador Velasco e 2′41″ sullo statunitense Van Garderen. Miglior italiano Ivan Santaromita (Liquigas-Doimo), 63° a 43′42″

TOUR DE SUISSE
Il tedesco Heinrich Haussler (Cervelo Test Team) si è imposto nella seconda tappa, Ascona – Sierre, percorrendo 167,5 Km in 4h25′16″ alla media di 37,886 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Urtasun Perez e l’italiano Marco Marcato (Vacansoleil Pro Cycling Team). Lo svizzero Fabian Cancellara (Team Saxo Bank) conserva la testa della corsa con 1″ sul ceco Kreuziger e 3″ sul tedesco Martin. Miglior italiano Fabio Felline (Footon-Servetto), 25° a 26″.

GIROBIO
L’italiano Andrea Guardini (Casati Ngc Perrel A.S.D.) si è imposto nella terza tappa, Salsomaggiore – Ghedi, percorrendo 155,5 Km in 3h14′42″ alla media di 47,920 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Giacomo Nizzolo (U.C. Trevigiani Dynamon Bottoli) e Nicola Ruffoni (Gavardo Tecmor A.S.D.). L’italiano Gianluca Leonardi (Marchiol-Pasta Montegrappa-Orogildo) conserva la testa della classifica con 23″ sugli italiani Gianluca Maggiore (Casati Ngc Perrel A.S.D.) e Andrea Lupori (Bedogni Grassi Natalini).

CIRCUITO MONTAÑES (Spagna)
Il francese Gaël Malacarne (Bretagne – Schuller) si è imposto nella quinta tappa, Polanco – Torrelavega, percorrendo 173,3 Km in 4h26′40″ alla media di 38,992 Km/h. Ha preceduto di 2′03″ il russo Arguelyes Rodriges e di 2”06″ lo spagnolo Carral. Miglior italiano Enrico Franzoi (BKCP – Powerplus), 10° a 2′43″.
Il colombiano Fabio Andrés Duarte Arevalo (Café de Colombia – Colombia Es Pasión) conserva la testa della classifica, con 1′24″ sul cileno Oyarzun e 2′17″ sullo spagnolo Fernández Suárez. Miglior italiano Luca Zanasca (Feudi di San Marzano-CDC-Cavaliere), 7° a 3′53″.

CARPATHIA COURIERS PATH (Polonia)
Il russo Igor Frolov si è imposto nella quinta ed ultima tappa, circuito di Dohnany, percorrendo 120 Km in 2h46′54″, alla media di 43,139 Km/h. Ha preceduto di 2″ il connazionale Kuzmenko e di 7″ il polacco Poljanski. Unico italiano in gara, Colin Walczak si è piazzato 30° a 1′26″. Il polacco Adrian Honkisz (Poland National Team) si impone in classifica, con 22″ sul connazionale Zielinski e 39″ sul belga Sakavets. Walczak è 8° a 1′00″.

VOLTA AO ALENTEJO EM BICICLETA (Portogallo)
Il tedesco Steffen Radochla (Team Nutrixxion Sparkasse) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Redondo – Évora, percorrendo 162 Km in 3h32′35″ , alla media di 45,723 Km/h. Ha preceduto allo sprint il portoghese Matos Sancho e di 2″ il francese Reza. Lo spagnolo David Blanco Rodríguez (Palmeiras Resort – Tavira) si impone in classifica con 22″ sul connazionale Marque Porto e 27″ sul portoghese Silvestre.

TOUR DE L’OISE (Francia)
Il francese Julien Antomarchi (La Pomme Marseille) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Clermont – Rantigny, percorrendo 180,2 Km in 4h13′50″, alla media di 42,595 Km/h. Ha preceduto i connazionali Lesschaeve (allo sprint) e Thire (di 3″). ll francese Steven Tronet (Roubaix Lille Metropole) si impone in classifica con 2″ sul danese Joergensen e 4″ su Thire.

DELTA TOUR ZEELAND
Il tedesco Robert Wagner (Skil – Shimano) si è imposto nella seconda ed ultima tappa, circuito di Terneuzen, percorrendo 195,8 Km in 4h34′16″, alla media di 42,834 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo statunintense Tyler Farrar (Garmin-Transitions) e, di 1″, l’australiano Brown. Miglior italiano Alberto Ongarato (Vacansoleil Pro Cycling Team), 10° a 1″. Farrar si impone in classifica con 8″ sull’olandese Van Emden e 9″ su Brown. Miglior italiano Enrico Peruffo (Carmiooro – NGC), 29° a 1′08″.

OBERÖSTERREICHRUNDFAHRT (Austria)
Il tedesco Sven Krauss (Team Halanke.de – Öschelbronn) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Vöcklabruck – Bad Ischl, percorrendo 121 Km in 2h46′38″, alla media di 43,568 Km/h. Ha preceduto allo sprint i belgi De Keulenaer e Vantornout. Unici italiani in gara, Fabio Ursi e Manuel Hillebrand si sono piazzati 8° (stesso tempo) e 51° (a 3′45″). Il ceco Leopold König (PSK Whirlpool – Author) si è imposto in classifica con lo stesso tempo del connazionale Kozubek e sul croato Durasek. Ursi è 18° a 9′05″, Hillebrand 73° a 31′31″

CAMPIONATO NAZIONALE TEDESCO U23
Dominik Nerz (Milram Continental) si è laureato campione nazionale tedesco degli U23, percorrendo i 184,8 Km del circuito di Erfurt in 4h23′31″, alla media di 42,077 Km/h. Preceduti allo sprint Degenkolb e Kern.

VAL D’ILLE U CLASSIC 35
Il francese Jimmy Casper (Saur-Sojasun) si è imposto nella corsa francese. Preceduti il connazionale Gène e il belga Verraes.

“TRAFFICO” IN CORSA, HAUSSLER NE APPROFITTA

giugno 14, 2010 by Redazione  
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La salita di Valençon nel finale rovina i piani dei velocisti. Cavendish e Petacchi si staccano, Freire perde la lucidità giusta per la volata e ad approfittarne è Haussler, che si impone su Urtasun e Marcato. La maglia resta sulle spalle di Cancellara.

Foto copertina: Haussler a segno sul traguardo di Sierre (foto Bettini)

Tappa molto tranquilla e dominata da pioggia e nebbia per gran parte della giornata. Se non fosse per la fuga a cinque che vedeva protagonisti Aitor Hernandez, Matthias Russ, Matthias Franc, Pavel Brutt e Van Leijenm, nei primi 130 km ci sarebbero da segnalare solo le condizione climatiche avverse. La gara scivola via fino ai piedi dell’ultima salita, quella di Valençon, con i fuggitivi che raggiungono un vantaggio massimo di 6’ per vederlo poi scemare fino a 2’ proprio sulle propaggini di uno strappo che, secondo i piani, non avrebbe dovuto provocare grandi grattacapi ai velocisti. Esattamente il contrario, invece, è stato il verdetto della strada.
Fin dai primi chilometri sono le seconde linee a dar fuoco alle polveri e nell’ordine ci provano Russ e Brutt nel gruppo di testa costringendo i compagni di avventura alla resa. Il gruppo era invece sconquassato dai tentativi della BMC che, con una tattica dispendiosa, aveva messo Morabito e Carrara e creare scompiglio. I primi a farne le spese sono stati Petacchi e Cavendish. Gli ultimi ad attaccare sono stati Garate, Morabito e Valls che si sono però portati dietro il gruppo chiudendo di fatto sull’italiano Carrara, che inseguiva i due battistrada.
La discesa tecnica ha fatto il resto grazie agli allunghi di Gilbert, controllato in prima persona da Cancellara nell’intento di tenere la leadership della generale. Davanti intanto Brutt e Russ rischiavano il collo (per il primo non è nemmeno tanto un’esagerazione), nel tentativo di presentarsi soli all’arrivo. Sogno che svanisce poco prima della “flamme rouge” con il gruppo, lanciato a tutta in vista di una volata che vedeva largamente favorito lo spagnolo Freire. Vedeva perché l’arrivo riserva un ultimo colpo di scena: Lagutin non ci sta ad essere spettatore e così, con uno scatto velleitario a 450m dallo striscione d’arrivo, scompagina i piani anche degli ultimi velocisti. Freire e Ciolek rimangono intruppati nel “traffico” nel momento decisivo, mentre Haussler prende quella manciata di metri decisiva per aggiudicarsi la prima tappa in linea e timbrare la prima vittoria stagionale. Alle sue spalle giungono Urtasun e Marcato che approfittano anche loro della confusione chiudendo davanti a Freire, Ciolek e Rojas.
Da segnalare che la salita non ha fatto vittime eccellenti solo tra i velocisti, ma ne hanno fatto le spese anche Kirchen e Sanchez Gil che chiudono a 2’, Rogers e Iglinskiy che giungono a più di tre minuti, mentre naufragano a 11’ Sagan e Vandevelde.

Andrea Mastrangelo

GUARDINI, SPRINT ALLA VIGILIA DELLE ALPI

giugno 14, 2010 by Redazione  
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Oggi il BioGiro affronterà la prima delle due frazioni alpine consecutive. Alla vigilia di questo importante appuntamento gli organizzatori avevano giustamente predisposto una tappa facilmente digeribile, tutta in pianura e destinata alla volata. Così è stato, nonostante due tentativi di fuga da lontano: a Ghedi si è arrivati tutti assieme e il successo è andato al veronese Andrea Guardini.

Foto copertina: l’arrivo vincente di Guardini a Ghedi (foto Riccardo Scanferla)

Domenica di lavoro per i 164 ragazzi del GiroBio, con i 156 km da percorrere per raggiungere Ghedi e lasciarsi alle spalle Salsomaggiore Terme e i poco edificanti fatti di Cairo Montenotte. Fatti che, purtroppo, hanno fatto guadagnare al gara gli onori della cronaca non solo ciclistica. Cronaca che ha, però, sorvolato sul valore, sull’impegno e sulla fatica di questi ragazzi. Ma è proprio nel lavoro e nell’impegno di questi ragazzi che è riposto il futuro e la “salvezza” del ciclismo.
Rimaniamo quindi fedeli a questi ragazzi e raccontiamo come hanno vissuto la loro domenica di lavoro sulle strade del GiroBio. Il menù odierno prevedeva una tappa totalmente pianeggiante, tarata sulle misure delle ruote veloci del gruppo.
Strada facendo ci hanno provato in tanti a far saltare le ambizioni dei velocisti, I primi sono stati Michele Foppoli, Pim Ligthart, Maurizio Anzalone, Francesco Lasca, Mirko Tedeschi, seguiti da Javier Gomez, Alejandro Quilci e Julien Taramarcaz ma il loro tentativo è naufragato subito. Ci hanno provato allora Alexandr Polivoda, Lorenzo Mola, Mattia Costantino Bedin, Ronan Van Zandebeek, Marco Bonan, Andrea Palini, Roberto D’Agostin, Christian Schneeerger, Davide Bonomi, Luca Dodi e Nicola Dal Santo, che sembrano avere più fortuna dei predecessori, raggiungendo un vantaggio massimo di 3’20. Sul nascere della fuga, mentre i fuggitivi incrementavano il loro vantaggio, si è registrata la caduta senza conseguenze del leader della classifica Leonardi. Dal gruppo si sono avvantaggiati anche Matteo Busato e Andrea Vaccher, seguiti poco dopo da Belli, Anacona, Calzoni, Parrinello e Kobel. I sette però sono rimasti nella terra di nessuno e ripresi poco dopo, prima i cinque e poi i 2, quando il plotone ha cominciato ad affinare l’inseguimento entrando nel circuito finale da ripetere tre volte.
Seppur il traguardo fosse ormai vicino tra i fuggitivi è cominciato a mancare l’affiatamento, favorendo il gruppo inseguitore che ha cominciato a rosicchiare terreno. Al suono della campana Mattia Bedin, Mola Lorenzo, Dodi Luca, Bonomi Davide, Palini Andrea, Van Zandbeek Roman, Matteo Mammini e Paolo Locatelli hanno avuto un moto d’orgoglio provando a resistere, senza risultato, al rientro del gruppo.
Doveva essere tappa per velocisti e così è stata, con il gruppo compatto che si è presentato a giocarsi la tappa. A condurre la volata migliore è stato Andrea Guardini che ha preceduto Giacomo Nizzolo e Nicola Buffoni.
Successo odierno quindi in casa Casati NGC Pierrel, con le”sirene” del professionismo che già suonano nelle orecchie del vincitore odierno, che così ha commentato il suo successo: «In questo momento sono il miglior velocista della categoria…..È la decima vittoria stagionale, la più prestigiosa: una gioia indescrivibile, firmare una tappa al Giro è sempre un sogno che si realizza. In realtà volevo vincere sabato, giorno del mio compleanno: ho “sgarrato” di qualche ora. Sono contento perché ho vinto alla mia maniera: volata lungo e potente, resistendo al ritorno di Nizzolo, un avversario sempre duro da battere. Non era facile, dopo una corsa molto tirata. Ora punto all’arrivo di Cesenatico e coltivo un grande desiderio: la maglia azzurra per gli Europei di Ankara. Una chance che farò di tutto per meritare».
Per quanto riguarda la classifica generale la tappa odierna non ha provocato alcunché, permettendo così al vincitore di Salsomaggiore di indossare per il secondo giorno la maglia di leader in attesa della prima tappa di montagna.

Mario Prato

LE MAGLIE

Classifica generale (maglia Regione Toscana): Gianluca Leonardi (Marchiol Pasta Montegrappa)
Classifica a punti (maglia Regione Lombardia): Gianluca Leonardi (Marchiol Pasta Montegrappa)
Classifica dei GPM (maglia Regione Emilia Romagna): Andrea Lupori (Bedogni)
Classifica traguardi volanti (maglia Regione Marche): Piotr Gawronski (Polonia – MGK Vis)
Classifica corridori stranieri (maglia Regione Veneto): Andreai Nechita (Ort Reale Mutua)
Classifica etica (maglia Fondazione L’Eroica): Davide Bonomi (Mantovani Cycling Team)

LA TAPPA DI OGGI

È giunta l’ora delle Alpi, sulle quale i “biogirini” affronteranno due frazioni consecutive, entrambe caratterizzate dall’arrivo in salita. Oggi il traguardo della tappa Peschiera del Garda – Gallio sarà collocato nella stazione invernale di Melette 2000, in vetta a un’erta breve (4,3 Km) e non particolarmente impegnativa (media del 6,7%), tratto iniziale dell’ex rotabile militare diretta al celebre Monte Ortigara. Prima di giungere sull’Altopiano di Asiago, però, dovranno essere superati due GPM, col primo, il Passo del Sommo, che si annuncia particolarmente interessante. Si tratta, infatti, di un’ascesa lunga quasi 16 Km e dotata di una bella pendenza media (7,3%), coincidente per un buon tratto con la prima parte della salita che decise il Giro d’Italia del 2002, quella di Folgaria-Passo Coe. A quel punto mancheranno una sessantina di chilometri al traguardo, nel corso dei quali si dovrà salire anche al decisamente più pedalabile Passo di Vezzena, tetto della tappa dall’alto dei suoi 1547 metri. La tappa sarà dedicata a Gilberto Simoni, nativo della trentina Val di Cembra, non distante dal percorso di gara.

Mauro Facoltosi

EPILOGO A BOASSON HAGEN, DELFINATO A BRAJKOVIC

giugno 13, 2010 by Redazione  
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Il giovane norvegese vince la 7a e ultima tappa del Giro del Delfinato 2010, 148 km da Allevard-les-Bains a Sallanches, con la scalata alla Côte de Domancy da ripetere 5 volte. Boasson ha staccato sull’ultima salita gli altri superstiti della fuga della prima ora, precedendo alla fine Duran Aroca di 26’’, Silin di 31’’ e Le Mével di 33’’. Nessun attacco da parte big, giunti a 39’’, con Vogondy, unico uomo di alta classifica rimasto attardato, che ha ceduto la 5a piazza a Coppel. Brajkovic conquista dunque il primo Delfinato della carriera, davanti a Contador e Van Garderen.

Foto copertina: Brajkovic e Contador sul podio finale del Giro del Delfinato (foto www.nieuwsblad.be)

La giornata che avrebbe potuto essere teatro degli ultimi assalti alla maglia gialla da parte di Alberto Contador, o di attacchi al podio orchestrati da Van den Broeck o dai quattro francesi stamane in top 10 (Vogondy, Coppel, Riblon e Rolland, rispettivamente 5°, 6°, 7° e 8°), si è invece risolta in un sostanziale nulla di fatto per quel che concerne la graduatoria generale. A sventare il rischio di una giornata piatta ha però fortunatamente pensato Edvald Boasson Hagen, che ha messo in mostra uno degli innumerevoli colpi del suo repertorio, salutando in salita gli ultimi superstiti di una corposa fuga sganciatasi nelle battute iniziale, sulle rampe di quella Côte de Domancy che, esattamente trent’anni fa, lanciò verso il primo e unico titolo iridato in carriera Bernard Hinault. Fra i tanti modi in cui abbiamo visto vincere il vichingo in questi ultimi anni, l’azione solitaria in salita era stata senz’altro tra le meno frequenti, ma l’apparente facilità con cui Boasson, a dispetto dei 76 kg dichiarati che si porta appresso, ha distanziato la compagnia non lascia dubbi circa le possibilità di miglioramento del 23enne norvegese anche in questo ambito. Il tutto a testimonianza di come le potenzialità del ragazzo, pur già evidenti, debbano ancora essere in gran parte scoperte, in primis da lui stesso.
Dopo una prima fase di tappa caratterizzata da grande battaglia per riuscire ad azzeccare l’ingresso in fuga, con vari tentativi neutralizzati per via dell’assenza di rappresentanti di questa o quella squadra (Sky, Katusha e Liquigas in particolare), l’azione buona si è sganciata dopo 50 km abbondanti dal via, con la partecipazione di Tjallingii, Perget, Silin, Aerts, Santaromita, Millar, Le Mével, De Weert, Cataldo, Boasson Hagen, Minard, Pauriol, Knees, Isasi, Perez, Lefèvre e Duran Aroca. Il drappello, in buona parte composto da presenze abituali nelle fughe di questo Delfinato, non ha mai potuto contare su un margine particolarmente rassicurante (si è rimasti al massimo nell’ordine dei 3’), ma ha tratto un ovvio ed enorme vantaggio dalla scarsissima belligeranza da parte degli uomini di classifica, scoraggiati forse anche dalla pioggia che è a lungo caduta sul circuito finale di Sallanches, e rendeva insidiosa la discesa verso il traguardo.
Così, riassorbito un gruppetto avvantaggiatosi quasi per caso, comprendente Brajkovic e Van Garderen, il plotone si è trascinato verso l’ultimo passaggio sotto il controllo degli uomini Ag2R, impegnati nel favorire la caccia alla top 5 di Christophe Riblon, mentre, in testa, la salita di Domancy iniziava a falcidiare i battistrada, senza bisogno di scatti o forcing. Con la caduta di Rémi Pauriol al terzultimo giro, il drappello di testa, ormai chiaramente destinato a giocarsi il successo parziale, si è ridotto ad un quintetto (Boasson Hagen, Santaromita, Silin, Le Mével, Duran), dal quale lo spagnolo ha tentato vanamente di evadere al penultimo passaggio. Sono bastate allora poche centinaia di metri dell’ultimo passaggio sull’ascesa di Domancy perché Boasson Hagen, quasi senza scattare, abbandonasse con apparente agio i compagni d’avventura, a loro volta poi sparpagliatisi nel tentativo di inseguire il norvegese, mentre, in gruppo, alcuni scatti da parte di seconde schiere imponevano un aumento di ritmo.
Mentre Boasson si involava tutto solo verso l’arrivo, cogliendo la quinta affermazione stagionale, Duran riusciva a conquistare un ottimo 2° posto solitario, 27’’ dietro il vincitore, 5’’ davanti al russo Silin (altro notevolissimo prospetto, classe 1988) e con 7’’ di margine su Le Mével, con Santaromita naufragato sulle ultime rampe. Fra i big, Brajkovic, Contador, Van Garderen, Van den Broeck, Coppel e Riblon si sono avvantaggiati negli ultimi metri di scalata e nella successiva discesa, mettendo da parte 22’’ nei confronti di un altro plotoncino comprendente Nicolas Vogondy; un guadagno insignificante per i primi quattro, rimasti ai primi quattro posti della generale nel medesimo ordine, ma prezioso per Coppel, che ha scavalcato il connazionale, relegandolo al 6° posto, davanti a Riblon per una questione di centesimi.
Si è dunque chiuso nel segno della Norvegia un Delfinato a fortissima marca slovena, con le vittorie di tappa di Grega Bole e Janez Brajkovic, e soprattutto i cinque giorni in maglia gialla e il successo finale dell’uomo Radioshack. Un Criterium che ha portato alla ribalta, oltre a quello già noto di Boasson Hagen, il talento dello stesso Brajkovic, forse anch’esso conosciuto, ma mai espressosi appieno ad alti livelli, ma anche quelli di francesi di belle speranze quali Sicard e Coppel, per i quali i rischi di naufragio sembrano essere legati soprattutto alla pressione cui vengono regolarmente sottoposti i potenziali uomini da corse a tappe transalpini. Per Boasson, invece, i problemi paiono dover essere tutti di chi scrive: ad appena 23 anni, già rende difficile evitare di ripetersi nella celebrazione delle sue doti. Per farci definitivamente terminare gli aggettivi, il corridore del Team Sky dovrebbe forse decidersi a misurarsi con le grandi classiche con ambizioni di successo; le qualità per farlo, a nostro giudizio, ci sarebbero già tutte.

Matteo Novarini

NON C’E’ TRUCCO E NON C’E’ INGANNO

giugno 13, 2010 by Redazione  
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Fabian Cancellara spazza via tutte le polemiche delle ultime settimane su alcune vittorie non frutto della potenza delle sue gambe e si riconferma ancora vincitore nel prologo del Giro di Svizzera a Lugano. Il campione del mondo a cronometro indossa la prima maglia da leader della corsa dopo una bella battaglia con Roman Kreuziger che si candida a rivincere la gara elvetica a due anni di distanza dalla settimana che lo consacrò fra i top al mondo. Bene anche Quinziato, ottavo.

Foto copertina: Cancellara in maglia iridata in azione sulle strade di Lugano (foto AFP)

Di motociclette c’erano solo le staffette e quelli del cambio ruote. Di auto qualche ammiraglia anche se in un prologo di sette chilometri e mezzo ti servono solo se hai la sfiga di forare. Per il resto, solo biciclette, muscoli, rapporti e…Fabian Cancellara.
Il campione elvetico, che per l’occasione però sfoggiava l’iride conquistato contro il tempo, ha chiuso la bocca a tutti: a chi gli ha voluto male pensando che Roubaix e Fiandre li ha vinti pedalando, ma anche andando avanti in carrozza. E l’ha fatta riaprire a chi gli vuole bene, consentendo ai suoi tifosi svizzeri e non di mettersi alle spalle un brutto episodio e pensare a questo Tour de Suisse.
Dieci minuti e ventun secondi per coprire i 7,6 chilometri del prologo di Lugano tutt’altro che scontati, visto che la salitella nella prima parte del percorso consentiva anche a qualche scalatore veloce di rimanere aggrappato al gruppetto che si poteva giocare la tappa. In questo frangente, colui che c’è riuscito alla perfezione è stato Roman Kreuziger (Liquigas-Doimo): il ceco, vincitore in Svizzera nel 2008, ha dato tutto nella prima parte per mettere fra se e Cancellara il più ampio margine possibile, visto che lo stesso Fabian in cima alla salita aveva “solo” il sesto tempo. Poi, però, nonostante la pioggia e l’asfalto viscido, il locomotore di Berna ha aperto il gas (quello delle gambe si intende) e ha recuperato decimo dopo decimo in un duello entusiasmante che raramente si vede in un prologo così breve. Alla fine, Cancellara vince per un solo misero secondo proprio nei confronti di Kreuziger.
Il resto non è contorno, perché comunque il podio viene completato da un accoppiata che fa paura: a tre secondi giungono Tony Martin (Htc) e Peter Sagan (Liquigas-Doimo) che si testeranno entrambi nella settimana rossocrociata. L’uomo Htc è colui che curerà la classifica visto il secondo posto dell’anno scorso ed un percorso non troppo impegnativo, mentre il “bimbo” Sagan proverà intanto a vincere quante più tappe possibili e poi capire l’effetto che fa.
Questi quattro, Cancellara, Kreuziger, Sagan e Martin, sembrano aver già scavato il solco nei confronti di tutti gli altri, visto che quinto chiude Devenyns (Quick Step) a dieci secondi, mentre il miglior italiano è Manuel Quinziato che finisce ottavo a 13” assieme a Fuglsang e Simon Gerrans. Finiscono dietro, invece, tutti gli altri possibili potenziali protagonisti come Leipheimer, Andy Schleck e soprattutto Lance Armstrong che in soli 7,6 chilometri prende da Cancellara qualcosa come 29 secondi dimostrando che, pur con tutta la prudenza del mondo, i tempi andati sembrano proprio andati del tutto.
Oggi prima tappa in linea, 170 chilometri da Ascona a Sierre con la possibilità di una fuga che possa partire da lontano visto che a metà gara ci sarà il Simplonpass (addirittura 2005 metri) e poi il finale è piuttosto semplice, anche se la salitella verso Valencon a tredici chilometri dalla fine potrebbe fungere da trampolino per qualcuno.
Tanto abbiamo capito che non importa salire su di una moto per vincere.

Saverio Melegari

12-06-2010

giugno 13, 2010 by Redazione  
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CRITÉRIUM DU DAUPHINÉ
Lo spagnolo Alberto Contador Velasco (Astana) si è imposto nella sesta tappa, Crolles – Alpe-d’Huez, percorrendo 151,5 Km in 4h31′01″, alla media di 33,540 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo sloveno Janez Brajkovic (Team Radioshack) e di 17″ il polacco Szmyd. Miglior italiano Paolo Tiralongo (Astana), 44° a 9′35″.
Brajkovic conserva la testa della classifica, con 1′41″ su Contador Velasco e 2′41″ sullo statunitense Van Garderen. Miglior italiano Tiralongo, 38° a 16′59″

TOUR DE SUISSE
Lo svizzero Fabian Cancellara (Team Saxo Bank) si è imposto nella prima tappa, circuito a cronometro di Lugano, percorrendo 7,6 Km in 10′21″ alla media di 44,058 Km/h. Ha preceduto di 1″ il ceco Kreuziger e di 3″ il tedesco Martin. Miglior italiano Manuel Quinziato (Liquigas-Doimo), 8° a 13″.

GIROBIO
L’italiano Gianluca Leonardi (Marchiol-Pasta Montegrappa-Orogildo) si è imposto nella seconda tappa, Novi Ligure – Salsomaggiore, percorrendo 168,9 Km in 3h26′38″ alla media di 49,043 Km/h. Ha preceduto di 6″ e 13″ gli italiani Andrea Di Corrado (De Nardi Colpack Bergamasca) e Davide Gomirato (G.S. Zalf Desiree Fior). Leonardi si porta in testa alla classifica con 23″ sugli italiani Andrea Lupori (Bedogni Grassi Natalini) e Gianluca Maggiore (Casati Ngc Perrel A.S.D.)

CIRCUITO MONTAÑES (Spagna)
Il colombiano Fabio Andrés Duarte Arevalo (Café de Colombia – Colombia Es Pasión) si è imposto nella quarta tappa, Agua De Solares – Fuente Del Chivo, percorrendo 163,6 Km in 4h20′55″ alla media di 37,621 Km/h. Ha preceduto di 2′45″ il cileno Oyarzun e di 3′18″ lo spagnolo Herrada López. Miglior italiano Luca Zanasca (Feudi di San Marzano-CDC-Cavaliere), 7° a 3′49″.
Duarte Arevalo è il nuovo leader della classifica, con 1′24″ su Oyarzun e 2′17″ sullo spagnolo Fernández Suárez. Miglior italiano Zanasca 7° a 3′53″.

TOUR OF ROMANIA
Il tedesco Heinrich Berger (CS Mazicon) si è imposto nella settima ed ultima tappa, Slobozia – Costanza, percorrendo 154,1 Km in 3h46′26″, alla media di 40,833 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Rino Zampilli (Hemus 1896 – Vivelo) e il bulgaro Tchanliev Kirilov. Il bulgaro Vladimir Koev (Hemus 1896 – Vivelo) conserva la testa della classifica con 4′07″ sull’italiano Bruno Rizzi (Tusnad Cycling Team) e 4′39″ sul greco Tamouridis.

CARPATHIA COURIERS PATH (Polonia)
Il polacco Adrian Honkisz (Poland National Team) si è imposto anche nella quarta tappa, Stará Bystrica – Dohnany, percorrendo 127 Km in 3h04′48″, alla media di 41,233 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Migdal e il belga Bille. Unico italiano in gara, Colin Walczak si è piazzato 31″. Honkisz conserva la testa della classifica, con 22″ sul connazionale Zielinski e 39″ sul belga Sakavets. Walczak è 8° a 1′00″.

VOLTA AO ALENTEJO EM BICICLETA (Portogallo)
Lo spagnolo David Blanco Rodríguez (Palmeiras Resort – Tavira) si è imposto nella terza tappa, cronometro Reguengos de Monsaraz – Monsaraz, percorrendo 18,4 Km in 23′21″, alla media di 47,280 Km/h. Ha preceduto di 22″ il connazionale Marque Porto e di 27″ il portoghese Pimenta Costa Mendes. Blanco Rodríguez è il nuovo leader della corsa, con 22″ su Marque Porto e 27″ su Pimenta Costa Mendes.

TOUR DE L’OISE (Francia)
Il belga Niko Eeckhout (An Post – Sean Kelly) si è imposto nella terza tappa, Ravenel – Verneuil en Halatte , percorrendo 184,9 Km in 4h20′05″, alla media di 42,655 Km/h. Ha preceduto di 3″ il francese Cormier e di 29″ l’olandese Vierbergen. ll francese Nadir Haddou (Big Mat – Auber 93) conserva la testa della corsa, con 7″ sul connazionale Tronet e 8″ sul danese Joergensen.

DELTA TOUR ZEELAND
L’australiano Mitchell Docker (Skil – Shimano) si è imposto nella prima tappa, Middelburg – Goes, percorrendo 191,3 Km in 4h33′07″, alla media di 42,025 Km/h. Ha precedutoallo sprint lo statunintense Tyler Farrar (Garmin-Transitions) e l’australiano Brown. Miglior italiano Enrico Peruffo (Carmiooro – NGC), 44° a 49″. Farrar è il nuovo leader della corsa, con 4″ sull’olandese Van Emden e 6″ su Docker.

OBERÖSTERREICHRUNDFAHRT (Austria)
L’austriaco Josef Benetseder (Österreich) si è imposto nella seconda tappa, Wels – Geinberg (Therme), percorrendo 177,9 Km in 4h16′07″, alla media di 41,676 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Waeytens e lo svizzero Pirmin Lang (Team Bürgi FIDI BC). Unici italiani in gara, Fabio Ursi e Manuel Hillebrand si sono piazzati 23° (stesso tempo) e 73° (a 30″). Lang è il nuovo leader della corsa, con lo stesso tempo dei cechi König e Kozubek. Ursi è 28° a 9′05″, Hillebrand 81° a 27′46″

CHRONO DI GATINEAU
Lo statunitense Benjamin Day (Fly V Australia) si è imposto nella gara a cronometro canadese, percorrendo 34,4 Km in 42′30″, alla media di 48,564 Km/h. Ha preceduto di 1′14″ e 2′06″ i canadesi Roth e Fillion.
La gara riservata alle donne è stata conquistata dalla statunitense Evelyn Stevens (HTC-Columbia), che ha percorso 17,7 Km in 23′05″, alla media di 46,007 Km/h. Ha preceduto di 11″ la neozelandese Villumsen e 44″ la statunitense Starnes.

IL BELLO E IL BRUTTO DEL GIROBIO

giugno 13, 2010 by Redazione  
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Non pare essere partita col piede giusto la seconda edizione del BioGiro, a seguito dell’espulsione del primo leader di corsa e dell’intera sua formazione, a causa di un blitz dei NAS che aveva portato alla scoperta di sostante proibite. Le notizie infauste del mattino sono state, però, controbilanciate dalla condotta garibaldina del gruppo, che ha percorso a 51 Km/h orari i chilometri iniziali della tappa di Salsomaggiore. Sembrava dover essere una frazione per velocisti, invece sono riusciti ad involarsi in una ventina di uomini, arrivati più o meno assieme al traguardo, dove si è imposto il trentino Gianluca Leonardi.

Foto copertina: Francesco Leonardi taglia in solitaria il traguardo di Salsomaggiore Terme (foto Riccardo Scanferla)

Il Giro ha lasciato la Liguria e si è trasferito in Piemonte a Serravalle Scrivia per affrontare la seconda tappa, che ha portato il plotone a Salsomaggiore Terme.
Ha lasciato la Liguria, però, prendendo una decisione che lascerà sicuramente degli strascichi.
A seguito di un’ispezione dei NAS nella serata di venerdì e che ha riguardato la formazione del vincitore la prima tappa, la Lucchini Unidelta di Bruno Leali, l’organizzazione ha ritenuto, regolamento alla mano, che siano venute a meno le regole di ingaggio. Ha quindi ufficializzato l’espulsione della formazione bresciana, come aveva già fatto, ma per altri motivi (non era stata trasmessa la documentazione richiesta), con la nazionale russa.
La caratteristica peculiare del GiroBio è quella di “affrancare” i ragazzi dalle rispettive squadre, rendendo comunitarie tutte le attività, tranne il tempo strettamente necessario alla competizione.
Il fare tutto tutti insieme – viaggi, massaggi e vita in comune – implica anche il ”dipendere” da un unico staff medico, quello dell’organizzazione. È pertanto vietato detenere “privatamente” supporti farmacologici, siano pur leciti. Da qui la decisione, seppur sofferta, del Dott. Brocci, organizzatore del GiroBio.
Il GiroBio è quindi ripartito da Serravalle Scrivia con un gruppo di 164 unità e orfano del suo leader, quel Omar Lombardi che, vincendo a Cairo Montenotte, aveva indossato la prima maglia bianco-rossa “Regione Toscana” che caratterizza il primo in classifica.
Il gruppo è partito fortissimo, percorrendo nella prima ora oltre 51 km, con l’unico tentativo (subito annullato) di Christian Delle Stelle, Marco Prodigioso e Ronan Van Zandbeek.
Dopo 70 km è riuscita a decollare la fuga buona, quando si sono involati in 15: Robingzon, Boaro, Graziato, Busato, Lupori, Leonardi, Sbaragli, Manarelli, Rowsell, Mantovani, Maggiore, Bonomi, Prodigioso, Torri e Palini, raggiunti poco dopo da Gomirato, Trentin, Di Corrado, Nechita e Boem.
Per lungo tempo i 20 fuggitivi sono riusciti a mantenere il vantaggio sul gruppo intorno al minuto e mezzo, galvanizzando così le proprie ambizioni.
Nella discesa seguente all’ultimo GPM, una caduta di Robingzon spacca il gruppetto, ritardando Sbaragli e Bonomi.
In 17 sono quindi rimasti a giocarsi la tappa quando mancavano al termine una dozzina di km al traguardo. Ai meno cinque Gianluca Leopardi ha provato con successo la soluzione di forza. Salsomaggiore lo ha accolto per vestirlo con le insegne del primato. Alle spalle del nuovo leader hanno tagliato il traguardo a 6” Di Corrado e a 13” Gomirato, seguito dai restanti fuggitivi.
Il gruppo, regolato da Nizzolo, è arrivato a oltre un minuto.
“Sull’ultima salita Trentin ha scandito un ritmo eccezionale. Sono partito molto forte – spiega Leonardi – all’inizio mi giravo per controllare il mio vantaggio ma quando ai meno 2 km ho visto che avevo ancora qualche secondo sugli inseguitori non mi sono più voltato, ho pensato solo a pedalare e ho dato tutto me stesso per tirare dritto da solo fino al traguardo e conquistare questa vittoria……Vincere al Giro è un sogno che si avvera, per me è una gioia immensa indossare questa maglia. Un risultato che è motivo di grande soddisfazione sia per me che per tutta la squadra; non sarà facile perché la concorrenza è agguerrita, ma con l’aiuto dei miei compagni cercheremo di tenere e difendere questa maglia il più a lungo possibile”.
Dopo gli sconvolgimenti per fatti extra-corsa e la tappa appena disputata la classifica vede alle spalle del vincitore odierno Lupori, Maggiore, Nechita, Busato e Mantovani a 23”.

Mario Prato

LE MAGLIE

Classifica generale (maglia Regione Toscana): Gianluca Leonardi (Marchiol Pasta Montegrappa)
Classifica a punti (maglia Regione Lombardia): Gianluca Leonardi (Marchiol Pasta Montegrappa)
Classifica dei GPM (maglia Regione Emilia Romagna): Andrea Lupori (Bedogni)
Classifica traguardi volanti (maglia Regione Marche): Piotr Gawronski (Polonia – MGK Vis)
Classifica corridori stranieri (maglia Regione Veneto): Andreai Nechita (Ort Reale Mutua)
Classifica etica (maglia Fondazione L’Eroica): Carlos Betancur (Colombia)

LA TAPPA DI OGGI

Sarà una delle frazioni più semplici la terza della seconda edizione del “biogiro”. Intitolata a Gianni Bugno – ciascuna frazione sarà dedicata ad una grande campione del passato – poco sarebbe piaciuta al monzese vincitore del Giro del “grandi” del 1990: lungo i 155,.5 Km che condurranno il gruppo da Salsomaggiore Terme a Ghedi, tagliando nel mezzo la Val Padana, non s’incontrerà il becco d’una salita. A ravvivare il percorso, che come al solito sarà interpretato al massimo fin dalla partenza, ci penseranno solamente il traguardo volante di Asola (paese natale di Battista Danesi e Cristian Moreni, il primo campione italiano di ciclismo su pista – nel mezzofondo – nel 1911 e nel 1914, il secondo campione italiano su strada nel 2004) e il circuito finale di 13,9 Km, che dovrà essere inanellato tre volte.

Mauro Facoltosi

BRAJKOVIC, MANI SUL DELFINATO

giugno 12, 2010 by Redazione  
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Alberto Contador vince la 6a tappa del Giro del Delfinato, con partenza da Crolles e arrivo sull’Alpe d’Huez, dopo aver scalato il Col du Glandon, ma non riesce a distanziare Janez Brajkovic, che chiude 2° e mantiene il minuto e 41’’ di margine in classifica generale sullo spagnolo. 3° Sylvester Szmyd, rallentato, all’ultimo chilometro, da un problema in curva con una moto, quando ancora poteva rientrare sui battistrada. 4° posto per un ottimo Coppel, 5° Van den Broeck. In classifica, Contador scavalca Van Garderen.

Foto copertina: Brajkovic veste la maglia gialla di leader del Delfinato (foto www.ispaphoto.com)

Doveva attaccare, e ha attaccato; era atteso alla vittoria, e la vittoria è arrivata. Alberto Contador ha fatto tutto ciò che era in suo potere per ribaltare il Criterium del Delfinato 2010, ma lo Janez Brajkovic di questi giorni appare ormai al limite dell’imbattibilità. Non sono bastati il grande lavoro della Astana, le ripetute sparate del madrileno, i quattro colli in programma, gli scatti di altri atleti ai quali Contador ha sempre replicato, costringendo a sua volta la maglia gialla ad una pronta risposta. Lo sloveno non ha mai concesso più di un pugno di metri al suo ormai unico rivale, e, se nei primi chilometri di ascesa è parso almeno in un paio di occasioni sul punto di alzare bandiera bianca, sulle ultime rampe dell’Alpe d’Huez ha tenuto il piglio del padrone della corsa, scandendo il ritmo in prima persona, e andando anche a cercare il successo parziale allo sprint. Sarebbe stato forse troppo, ma la quasi certezza di avere in pugno questo Delfinato ci pare una ragione più che sufficiente per far sorridere il 26enne della Radioshack.
La corsa era stata caratterizzata da una fuga più numerosa di quelle dei giorni scorsi, animata da una ventina di atleti (Le Lay, Plaza, Martinez, El Fares, Fofonov, Roelandts, Denifl, Van Summeren, Gautier, Levarlet, Di Gregorio, Cataldo, Calzati, Rohregger, Pujol, Pate, Bouet, Moinard, Lefevre, Silin e Champion), cui il gruppo non aveva tuttavia mai concesso spazio, mantenendo sempre il margine al di sotto dei 3’. Eventuali speranze di gloria per i battistrada erano dunque legate alla possibilità che il gruppo affrontasse il Col du Glandon ad un’andatura comparabile a quella con cui aveva ieri scalato l’ascesa di Chamrousse; scenario che non era peraltro lontano dal realizzarsi, finché gli uomini Radioshack sono rimasti a dettare il passo, ma sventato definitivamente dall’avvento al comando degli Astana, che hanno imposto un drastico aumento di ritmo negli ultimi 5 km di salita, con annessa scrematura del plotone ad una trentina di unità.
Dopo una discesa trascorsa senza significativi rivolgimenti, gli Astana hanno di nuovo preso decisamente il controllo delle operazioni, inscenando un forcing che, al termine del lavoro dell’ultimo uomo di Contador, Jesus Hernandez, oltre ad aver sancito la definitiva neutralizzazione della fuga della prima ora, con il riassorbimento di Pujol, ultimo superstite, aveva ridotto i compagni d’avventura del madrileno ai soli Brajkovic, Szmyd, Coppel, Van den Broeck e Van Garderen, con Millar e Menchov già naufragati. Il due volte vincitore del Tour è quindi entrato personalmente in scena, piazzando un primo allungo, cui solo la maglia gialla è riuscita a replicare, non senza qualche patema. Nei chilometri successivi, la scena – Contador all’attacco e Brajkovic a fatica aggrappato alla sua scia, con una decina di metri di ritardo – si è ripetuta altre due volte, l’ultima delle quali pareva essere il preludio ad un assolo dello spagnolo. Lo sloveno è invece riuscito a ritrovare sempre la ruota del più quotato avversario, scoraggiando forse in parte quest’ultimo; tanto che gli scatti di Contador, anziché farsi più frequenti con il passare dei chilometri, si sono per un po’ diradati, e quello che sembrava dover essere un lungo testa a testa di 9 km è divenuto prima una lotta a tre, con il rientro di Szmyd, quindi a quattro e a cinque, allorché prima Coppel e poi Van den Broeck hanno ritrovato le ruote dei migliori.
Szmyd è stato allora, fino ai 3 km dal traguardo, l’atleta più combattivo al comando, producendosi in svariati allunghi, rispondendo ai quali Contador ha talora timidamente provato a distanziare il giovane rivale, sempre senza successo. Il madrileno ha quindi deciso di rompere definitivamente gli indugi, forse scegliendo anche di accontentarsi di un comunque prestigioso successo parziale sulla montagna simbolo del Tour, piazzando lo scatto decisivo a 2100 metri dal termine. Ancora una volta, Brajkovic è stato il solo in grado di mantenere il passo dell’iberico; non solo, ma lo sloveno, nel finale, si è spinto oltre, prendendo con decisione la testa, accelerando in un paio di occasioni, e arrivando a contendere la tappa a Contador allo sprint, salvo poi inchinarsi al superiore spunto veloce dell’avversario.
Alle spalle dei due principali protagonisti di questa frazione e dell’intero Delfinato, Szmyd doveva accontentarsi del gradino più basso del podio di giornata, con 14’’ di distacco, non senza grandi rimpianti. All’ultimo chilometro, infatti, il polacco era in procinto di riportarsi nuovamente sulla coppia di testa, quando un quasi-incidente in curva con una moto, dovuto forse ad un malinteso con il guidatore, lo ha costretto ad uno stop di alcuni secondi, che gli ha definitivamente precluso la via del successo. Vittoria che, fosse arrivata, sarebbe stata la seconda della carriera di Szmyd, dopo quella dell’anno passato, ancora al Delfinato, ancora su una montagna che ha scritto la storia del Tour de France (dodici mesi fa fu il Mont Ventoux).
Il sorprendente Jérôme Coppel ha chiuso 4°, a 22’’ dal vincitore, 16’’ davanti a Jurgen Van den Broeck. Van Garderen, stamane secondo in classifica a 1’15’’ da Brajkovic, dopo aver decisamente esagerato nella prima parte dell’ascesa finale, ha lasciato per strada 1’ e mezzo circa, ritardo non lievitato ulteriormente solo grazie ad un inspiegabile lavoro di gregariato a suo favore da parte di Chris Horner (il semplice patriottismo ci pare poco come giustificazione). Dispersi lungo i tornanti dell’Alpe nomi di richiamo quali Millar, Menchov e Taaramae, mentre Samuel Sanchez, in difficoltà sul Glandon, si è finalmente espresso a livelli accettabili sull’ultima salita di giornata.
In classifica, Brajkovic si trova ora a gestire, nei confronti di Contador, gli stessi 101’’ su cui poteva contare alla partenza. È ancora presto, però, per dare per certa l’affermazione dello sloveno in questo Delfinato. I 148 km da Allevard-les-Bains a Sallanches, in programma domani, prevedono infatti 6 GPM, fra i quali un quintuplo passaggio sulla Côte de Domancy, ascesa tanto breve (2,4 km) quanto tremenda (9,2% di pendenza media), teatro, trent’anni fa, di uno dei Mondiali più impegnativi della storia, andato a Bernard Hinault davanti a Gianbattista Baronchelli. Difficile che i cinque passaggi di domani possano produrre una selezione letale come quella del 1980, ma è probabile che l’idea di provare a scalzare Brajkovic dalla vetta non abbia ancora del tutto abbandonato la testa di Alberto Contador, sulla carta più uomo da percorsi vallonati rispetto alla maglia gialla. Forse per la prima volta, però, il pronostico è ora dalla parte dello sloveno.

Matteo Novarini

UNO SVIZZERA D’”ALTRA” MONTAGNA

giugno 12, 2010 by Redazione  
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Foto copertina: la strada verso il Passo dell’Albula
Altimetrie dal sito ufficiale www.tds.ch


1a TAPPA: LUGANO – LUGANO (7,6 Km)

Lo scenario è abbastanza simile a quello visto una settimana fa al Delfinato: ouverture a cronometro sulle rive d’un lago (stavolta il Ceresio), chilometraggio tipico per questo genere di prove e salita da superare subito dopo il via. Simile ma non identico e basta la denominazione della frazione, già considerata prima vera e propria tappa e non più semplice prologo, a captarne la differenza: la crono che darà il via alla 74° Tour de Suisse sarà molto più impegnativa rispetto a quella andata in scena ad Évian-les-Bains, che proponeva una modesta côte a 2800 metri dal via. Non si possono, invece, definire tali i 2,1 Km dell’ascesa verso il quartiere luganese di Ruvigliana, che sono connotati da una pendenza media del 6,4% e da un “cuore” di 200 metri al 10,5% (sempre medio). Salendo, inoltre, dovranno essere affrontati 3 tornanti che costringeranno a rilanciare l’azione e, dunque, a decelerazioni e accelerazioni che complicheranno la vita ai passisti. Esclusi i 1400 metri iniziali pianeggianti, nei quali tutti dovranno trovare il ritmo, i passisti troveranno pane per i loro denti solamente nella seconda metà del tracciato, priva di asperità e più regolare planimetricamente. Gli ultimi 4 Km proporranno, infatti, solo un tornante in discesa e tre curve a 90° nel tratto in piano che riporterà sulle rive del Ceresio.

2a TAPPA: ASCONA – SIERRE (167,5 Km)
2005 metri d’altezza, quasi 30 Km d’ascesa, 1473 metri di dislivello, pendenze media del 4,3% e massima del 10%. Attenzione, però: questo sono sì gli scarni dati numerici del primo GPM del Tour de Suisse 2010, il celebre Passo del Sempione, ma non faranno della Ascona – Sierre una frazione di montagna. Anzi, ci arrischiamo a dire che il vincitore quest’oggi potrebbe anche essere un velocista. Non è un’ipotesi tanto peregrina la nostra, essendo suffragata da un precedente datato 1995. Anche quell’anno lo “Svizzera” prendeva le mosse dal Canton Ticino e proponeva la prima tappa in linea da Bellinzona a Visp, con una struttura che era quasi la fotocopia della frazione odierna: risalita delle cosiddette Centovalli, una quarantina di chilometri in territorio italiano (Val Vigezzo, alta Val d’Ossola, Varzo) e il Sempione prima della planata nel Canton Vallese, dove non si arrivò allo sprint per una manciata di secondi: il velocista Giovanni Lombardi sarà quarto a 2”, preceduto di tale lasso di tempo da altri tre nostri connazionali, il “vecio” Furlan – vincitore di giornata” – e i due “bocia” Rebellin e Simoni.
Se si arrivò vicino all’epilogo in volata in quell’occasione, a maggior ragione avremo l’opportunità di assistere a un simile finale in quel di Sierre, col traguardo collocato a una distanza maggiore dalla cima del Sempione rispetto al citato precedente (quest’anno si scollinerà praticamente a metà tappa). Comunque, non è tutto oro quel che luce: se da una parte i velocisti avranno a loro favore sia la lontanzana del principale ostacolo, sia la possibilità di prendere una prima volta le misure del rettilineo d’arrivo, dall’altra dovranno fare i conti con un ostacolo che potrebbe respingere qualche sprinter. Infatti, a circa metà strada del circuito di 25 Km che chiuderà questa frazione spicca un secco scoglio di terza categoria, il GPM di Valençon, 4300 metri al 6,2%, dei quali i primi 1,2 Km sono inclinati al 9,1% media. Dunque, un finale per molti ma non per tutti.

3a TAPPA: SIERRE – SCHWARZENBURG (196,6 Km)
La terza sarà una delle frazioni più delicate del Tour de Suisse 2010. Apparentemente è innocua, anche per la struttura generale del percorso, molto simile a quella della tappa precedente, con la salita “faro” (in questo caso, i 1445 metri del Col des Mosses, che ricordiamo affrontato anche in occasione della tappa di Verbier dell’ultimo Tour de France), piazzata ad anni luce dal traguardo. Il finale, invece, sarà notevolmente impegnativo, anche se non s’incontreranno grandi salite, ma un circuito di una trentina di chilometri caratterizzato da una planimetria tortuosa e da uno skyline particolarmente frastagliato. Ci si ritroverà a pedalare su una vera e propria lama di sega, con strappi brevi ma secchi e ravvicinati che, complici le velocità vorticose tipiche dei finali, si potrebbero rivelare più selettivi del previsto. Tra l’altro, in quei frangenti di gara saranno concentrati il GPM di terza categoria di Kalchstätten (8,3 Km al 4,3%) e due traguardi volanti “Probon”, con la loro dote di preziosissimi abbuoni. È facile immaginare che, con la consapevolezza di un tracciato privo di grandi occasioni di selezione, chi si troverà davanti tirerà a tutta per far acuire lo svantaggio di chi avrà perso le ruote. La mancanza di tratti di respiro tra una difficoltà e la successiva contribuirà a elevare il livello di “pericolosità” di questa frazione, che in vista dello striscione dell’ultimo chilometro proporrà l’ultima rasoiata di giornata, 1300 metri al 9,6% con un picco all’11%, che i corridori avranno già avuto modo di assaggiare in precedenza, al primo passaggio dal traguardo di Schwarzenburg.

4a TAPPA: SCHWARZENBURG – WETTINGEN (192,2 Km)
Sarebbe la seconda giornata destinata ai velocisti ma, come abbiamo già ripetuto, a causa del disegno complessivo prescelto dagli organizzatori elvetici, nemmeno le tappe che paiono più tranquille potranno dirsi al sicuro. Gli scalatori che non vorranno attendere il tappone di La Punt e i passisti che temeranno di non farcela con la solo crono dell’ultimo giorno correranno guardinghi, pronti a cogliere il giornaliero “carpe diem” e finendo per rompere le uova nel paniere alle squadre dei velocisti. Queste nel finale di Wettingen dovranno destreggiarsi lungo un anello di 28,5 Km che dovrà essere ripetuto due volte e che, come avvenuto il giorno prima, sarà un concentrato di occasioni di bagarre: due traguardi volanti ad abbuoni, tra l’altro piuttosto ravvicinati e la doppia ascesa al facile GPM di 3a categoria del Regensberg. Rispetto al finale di Schwarzenburg il tracciato si presenterà più scorrevole, ma la presenza di un ulteriore zampelotto a una decina di chilometri dal traguardo, immediatamente dopo l’ultimo sprint, interverrà a rendere più dura la vita ai treni dei velocisti. E anche nel caso non si verifichino scatti importanti in testa, sicuramente questi “bocconcini” finali daranno comunque una sfoltita al gruppo, che si presenterà meno nutrito in dirittura d’arrivo, con qualche sprinter escluso dai giochi per il successo parziale.

5a TAPPA: WETTINGEN – FRUTIGEN (172,5 Km)
Alla vigilia dell’unica tappa alpina, il Tour de Suisse proporrà un’altra frazione aperta a molteplici soluzioni. Stavolta, però, i treni dei velocisti dovrebbero avere meno problemi a lanciare i loro missili sul traguardo di Frutigen, sebbene questo non si presenti agevolissimo. Il finale, infatti, può essere paragonato a quello della tappa giunta a Cava de’Tirreni all’ultimo Giro d’Italia e vinta dall’australiano Goss davanti ad un gruppetto forte di 47 unità, seguito da altri 14 corridori giunti a pochi secondi di ritardo. Rispetto all’epilogo campano questo sarà un pelo meno impegnativo (100 metri di dislivello negli ultimi 6 Km), ma sarà preceduto di una manciata di chilometri dallo scollinamento sul secondo dei due GPM giornalieri (Aeschi, 4,8 Km al 5,2% con 1400 metri al 7,3%), a sua volta anticipato dai due traguardi volanti “Probon” giornalieri. Poca influenza, se non per qualche tentativo di fuga, dovrebbe avere l’ascesa ai 1167 metri dello Schallenberg, classificata di 2a categoria ma collocata a quasi 60 Km dalla meta.


6a TAPPA: MEIRINGEN – LA PUNT (213,3 Km)

È la frazione più attesa, quella che guarda tutte le altre dall’alto in basso, dall’alto dei 2315 metri dell’Albulapass, il quarto per altitudine dei passi grigionesi (quote più elevate sono raggiunte, in ordine crescente, sul Bernina, sul Flüela e sull’Umbrail o Giogo di Santa Maria che dir si voglia). Di ascese over 2000 il percorso di questa frazione ne proporrà altre due, ma la collocazione dei passi Susten e Oberalp nelle battute iniziali, farà dell’arrampicata all’Albula l’unica sfruttabile dagli scalatori. Le possibilità di successo per loro, se riusciuranno a isolarsi al comando nel tratto più ostico dell’ascesa (vale a dire negli ultimi 12,5 Km, che salgono al 7,3% medio, di una salita che si protrae complessivamente per oltre 30 Km), saranno elevate poiché la planata verso il traguardo di La Punt è una delle meno idonee agli inseguimenti e non solo per il traguardo oramai a portata di mano. Oltre a tagliare la linea d’arrivo ad appena 9,7 Km dalla cima dell’Albula, nei primi 3500 metri della discesa s’incontreranno pendenze talmente lievi al punto che sarà meno faticoso procedere pedalando, piuttosto che tentare di lanciarsi in funambolismi “savoldelliani”, nei quali si potrà invece esibirsi nella seconda parte della picchiata.

7a TAPPA: SAVOGNIN – WETZIKON (204,1 Km)
Il Tour de Suisse volta le spalle alle montagne e riprende con decisione la strada per le vallonate terre settentrionali della Confederazione Elvetica. Anche la frazione che terminerà nel centro zurighese di Wetzikon presenterà un finale interessante, che non può certo definirsi montagnoso, ma che si presenterà comunque mica poco accidentato. Negli ultimi 60 Km si affronterà una versione “large” del finale collinoso che aveva caratterizzato la tappa giunta a Wettingen, con ostacoli più ampi nel chilometraggio, ma non insormontabili. Se il TdS avesse presentato un percorso in sintonia con la sua storia, questa tappa avrebbe visto senza difficoltà il felice approdo di una fuga da lontano, anche perché con un percorso simile difficilmente i treni dei velocisti riescono a estrarre frecce dalle loro faretre. Invece, si può facilmente dedurre che, anche dopo La Punt, ancora parecchi saranno i possibili vincitori e, di conseguenza, ciascuna delle tre salite situate a ridosso del traguardo potranno essere utilizzate per dare una zampata alla classifica da parte dei corridori meno avvezzi alle pendenze impegnative. Per lo stesso motivo, sarà più difficoltoso andare in avanscoperta nei chilometri iniziali, totalmente sgombri da asperità, col gruppo che metterà la museruola a tutti coloro che saranno in aria di maglia oro. Si annuncia, dunque, un finale di corsa al cardiopalma e in questo agevola molto la strategica decisione degli organizzatori, già vista nelle frazioni precedenti, di concentrare GPM e traguardi volanti nei chilometri conclusivi.

8a TAPPA: WETZIKON – LIESTAL (172,4 Km)
Per l’ultima frazione in linea si potrebbe ripetere, parola per parola, quanto scritto per illustrare la giornata precedente. I percorsi sono abbastanza simili, anche se oggi le salite saranno meno “appariscenti”. Si faranno comunque sentire, in un finale di tappa tracciato come se fosse un toboga: salire e scendere, scendere e salire sarà il ritornello del finale, che si giocherà in un circuito di una ventina di chilometri quasi completamente privo di tratti nei quali poter fiatare un attimo. Anche la marcia d’avvicinamento, soprattutto il tratto più prossimo all’ingresso nell’anello di Liestal, si presenta piuttosto frastagliata mentre le fasi iniziali, come avvenuto ventiquattrore prima, dovrebbero scorrere via abbastanza filanti. Il momento cruciale del finale dovrebbe essere rappresentato dall’ascesa allo Windenthaler Höhe, la più interessante delle tre asperità (sono 2,9 Km al 6,3%) che spiccano sull’altimetria del circuito conclusivo. Bisognerà comunque prestare attenzione anche ai 1200 metri al 7,1% dell’Olsberg, lo zampellotto che accoglierà l’ultimo sprint “Probon” dell’edizione 2010.

9a TAPPA: LIESTAL – LIESTAL (cronometro individuale – 26,9 Km)
A imitazione della scorsa edizione, anche nel 2010 la tappa conclusiva del Giro di Svizzera sarà contro il tempo. Dodici mesi fa il pronosticatissimo Cancellara non tradì le attese e, proprio ad un passo dalla conclusione, tolse le insegne del primato allo sloveno Valjavec “fagocitando” i 39,5 Km dell’impervio circuito di Berna a una media poco inferiore ai 51 orari. Tutt’altra musica stavolta potrà suonare il “diretto di Berna” sul circuito tracciato attorno alla cittadina di Liestal, la capitale del Canton Basilea Campagna, già sede di tappa il giorno precedente. Se ieri avevano caratterizzato il tracciato saliscendi a go-go, nella prova individuale si procederà quasi sul velluto e sarà sicuramente un invito a nozze per il campione olimpico in gara, che certamente predilige percorsi simili per mettere in campo tutte le sue potenzialità. Dovrà solo stare attento a non sprecare troppe energie nelle giornate precedenti, evitando di andare alla caccia di tutti i mosconi che gli s’involeranno sotto il naso, e anche nei chilometri iniziali di questa cronometro. La prima parte, infatti, sarà costituita da un lieve falsopiano costantemente ascendente che si protarrà per una dozzina di chilometri. Spingere troppo sui pedali in quel tratto nel quale né l’occhio, né la gamba tendono a non avvertire al momento la dolce pendenza (più sensibile solamente nei 3,5 Km sommitali, inclinati al 3,6%), rischia di mandare incontro a un inutile affaticamento e anche a una clamorosa débâcle nella seconda metà gara, quella più consona ai passisti.

Mauro Facoltosi

IL GIROBIO E’ COMINCIATO NEL SEGNO DI OMAR LOMBARDI

giugno 12, 2010 by Redazione  
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Foto copertina: l’arrivo vincente di Omar Lombardi (foto Riccardo Scanferla)

È quello di Omar Lombardi il primo nome scritto nell’albo d’oro del GiroBio 2010. È stato, infatti, il portacolori della Lucchini Unidelta ad aggiudicarsi in una volata ristretta la prima tappa della corsa dedicata agli Under27.
Sulle strade della Valle Bormida, salita anni addietro agli onori della cronaca per la difficile coabitazione tra occupazione e salvaguardia dell’ambiente, si è svolta una tappa per palati fini. Sui pur non impegnativi saliscendi che infarcivano il circuito da ripetere 4 volte è andata in scena una tappa corsa alla garibaldina, con repentini cambi al vertice e distacchi dei vari fuggitivi che si mantenevano tra i 15” e i 40”. Il gruppo dava insomma l’impressione di riuscire a tenere in mano la situazione.
Nell’ultimo giro, lungo i 28 km decisivi, la situazione cambia repentinamente. Il gruppo ricomincia a recuperare su Randazzo, Chuchulin e Parrinello, gli ultimi ad aver provato la sortita.
L’azione violenta di recupero e il passare dei km assottiglia sia il divario tra i fuggitivi, sia la consistenza del gruppo, ridotto a 25 unità al ricongiungimento e a solo 18 unità dopo l’ultimo GPM di giornata, conquistato dal colombiano Betancur. L’avvicinarsi del traguardo mette le ali ai piedi ai componenti della testa della corsa che, oltre a giocarsi la tappa, mettono secondi tra loro e gli inseguitori. Secondi preziosi nell’economia di una corsa a tappe.
Il più veloce sulla linea d’arrivo è stato Omar Lombardi, al suo terzo sigillo stagionale, davanti a Arredando, Battaglin e al resto del plotoncino.
Dopo la tappa odierna per qualcuno il GiroBio è cominciato in salita, poiché 65 corridori sono rinchiusi entro 1’, ma ben 83 si ritrovano ad avere un passivo oscillante tra i 5’ e i 17’. Ma il Giro è ancora lungo e già nella Serravalle Scrivia – Salsomaggiore Terme, le cose potrebbero rimescolarsi.

Mario Prato

LE MAGLIE

Classifica generale (maglia Regione Toscana): Omar Lombardi (Lucchini Unidelta)
Classifica a punti (maglia Regione Lombardia): Omar Lombardi (Lucchini Unidelta)
Classifica dei GPM (maglia Regione Emilia Romagna): Carlos Betancurp (Colombia)
Classifica traguardi volanti (maglia Regione Marche): Luca Benedetti (Lucchini Unidelta)
Classifica corridori stranieri (maglia Regione Veneto): Julian Arredondo Moreno (Team Scap Prefabbricati)
Classifica etica (maglia Fondazione L’Eroica): Maurizio Gorato (Brunero) per la sua sintonia con i valori espressi dall’Eroica.

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