IL CICLONE CANCELLARA SPAZZA VIA IL TORNADO BOONEN

aprile 4, 2010 by Redazione  
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Il fuoriclasse svizzero vince in solitaria il 94° Giro delle Fiandre, staccando sul Muro di Grammont Tom Boonen, unico a resistere al primo tentativo dell’elvetico sul Molenberg. 3° posto per Gilbert, molto brillante ma poco attento al momento dello scatto di Cancellara. 4° e 5° i sorprendenti Leukemans e Farrar. Mai in lotta per la vittoria gli italiani, orfani di Pozzato, con Ballan fuori condizione e sacrificatosi per Hincapie.

Foto copertina: Cancellara all’attacco sul muro di Grammont (foto Bettini)

Dopo due edizioni che avevano lasciato l’amaro in bocca, con altrettanti successi di Stijn Devolder, certamente meritati, ma in gran parte frutto dell’esasperato marcamento a uomo tra i favoriti della vigilia, il Giro delle Fiandre 2010 ha ripagato gli appassionati delle delusioni degli anni passati, offrendo battaglia sin dai primi muri in programma, e in particolar modo nei 45 km conclusivi, teatro dell’atteso, splendido duello tra Tom Boonen e Fabian Cancellara, primo e secondo favorito della vigilia rispettivamente. Decisivi, in tal senso, i cambiamenti apportati al percorso, in particolar modo con l’eliminazione della salita dell’Eikenmolen, che nel 2008 e nel 2009 aveva lanciato le azioni vincenti di Devolder, e soprattutto lo spostamento da primo a decimo muro del Molenberg, passato da ascesa di riscaldamento a passaggio chiave della corsa a distanza di dodici mesi.
Che Cancellara, mago delle pietre ma fino ad oggi mai realmente competitivo al Giro delle Fiandre, avesse intenzioni bellicose per la gara odierna è risultato chiaro ben prima che i muri iniziassero ad accendere la corsa, allorché la Saxo Bank, con i fuggitivi della prima ora (Merlo, Rousseau, Van Leijen, Goesinnen, Garcia Acosta, Ignatiev, Bonnaire e Boucher) che avevano ormai acquisito 13’ di margine sul gruppo, ha deciso di prendere in mano le redini dell’inseguimento, sostituendosi in questo ruolo alla Quick Step di Boonen, tradizionalmente squadra faro al Nord. Gli uomini in bianco e nero hanno facilmente rintuzzato l’iniziativa degli otto battistrada, che con le prime asperità hanno iniziato a perdere pezzi, prima di dar fuoco alle polveri sin dall’Oude-Kwaremont, a poco meno di 85 km dal termine. È stato Stuart O’Grady ad alzare con decisione il ritmo, mettendo in fila un gruppo che è stato invece sbriciolato dalle progressioni inscenate poco dopo da Matti Breschel sul Paterberg e, soprattutto, sul Koppenberg, sul quale il solo Tom Boonen è stato in grado di accodarsi al campione danese.
Rialzatisi Breschel e Boonen, riassorbiti da un drappello di poche decine di unità comprendente tutti o quasi i grandi nomi, e ripresi i reduci della fuga del mattino, la corsa ha vissuto una fase di relativa calma, fino a quando la Saxo Bank non è tornata protagonista, questa volta in negativo: Cancellara ha forato a poco meno di 60 km dal traguardo, mentre poco dopo è toccato a Matti Breschel cambiare la bici (due volte) per un guaio meccanico. E se lo svizzero è riuscito a rientrare con relativa facilità, non altrettanto bravo e fortunato è stato il danese, che ha perso nell’operazione non meno di quaranta secondi, rimanendo così tagliato definitivamente fuori dalla lotta per il successo.
Forse anche per la perdita del suo miglior compagno di squadra, oltre che per l’ovvia necessità di staccare Tom Boonen prima del finale, alla luce della netta superiorità del belga allo sprint, Cancellara ha deciso di muoversi in prima persona già a 45 km dal traguardo, sulle rampe del Molenberg. Soltanto lo stesso Tornado Tom ha avuto la prontezza e la forza di accodarsi all’elvetico, mentre Philippe Gilbert, in seguito dimostratosi il terzo uomo più forte in gara, si è fatto colpevolmente cogliere impreparato nel momento chiave della corsa, e a poco sono valsi, nei chilometri successivi, i numerosi scatti prodotti dal vallone per ricucire il gap. Con ancora quattro muri e oltre 40 km da percorrere, non era scontato che Boonen accettasse di collaborare con lo svizzero, certamente avvantaggiato dalla possibilità di rendere quanto più dura possibile la corsa, ma il belga, forse anche eccedendo in coraggio, ha accettato di giocarsi la gara in una situazione tattica favorevole all’avversario, fornendogli peraltro una più che discreta collaborazione.
Scalati in relativa tranquillità il Berendries e il Tenbosse, con un margine lievitato nel frattempo fino a raggiungere e superare i 50’’ nei confronti di David Millar, evaso dal gruppetto degli inseguitori, cui si sono aggiunti Gilbert e Leukemans dopo il quartultimo muro, la coppia di testa è giunta a giocarsi la gara sulle ultime due asperità, Kapelmuur (Grammont) e Bosberg. Tutti, Boonen in primis, attendevano un attacco di Cancellara da un momento all’altro, ma l’essere preparato non è bastato al belga allorché il bernese, a 200 metri dalla vetta dell’ascesa simbolo del Fiandre, ha innestato il rapportino e ha iniziato a mulinare sui pedali a frequenze inverosimili su pendenze del 18-20%. Malgrado l’immediata replica tentata dal belga, Cancellara ha guadagnato una dozzina di secondi nelle poche centinaia di metri rimaste, secondi diventati una quarantina appena 3 km più tardi, ai piedi del Bosberg. L’ultimo muro è servito all’elvetico per sigillare la terza classica monumento in carriera, dopo Roubaix e Sanremo, portando il vantaggio oltre il minuto, prima di godersi la passerella degli ultimi 12 km, percorsi quasi in scioltezza. All’ultimo chilometro, il diretto di Berna ha avuto addirittura il tempo di mostrare alla telecamera una medaglia, di prendersi le congratulazioni dell’ammiraglia, e di sventolare la bandiera elvetica mentre tagliava il traguardo a velocità turistica, nella rivisitazione in chiave ciclistica dell’epilogo della 4 x 10 km di sci di fondo di Torino 2006.
Più o meno allo stesso passo, ma per motivi opposti, ha tagliato il traguardo Tom Boonen, 2° a 1’14’’, massimo distacco tra primo e secondo visto al Fiandre da quindici anni a questa parte (per trovarne uno maggiore bisogna risalire al minuto e 27’’ rifilati da Museeuw a Baldato nell’edizione 1995). Il gradino più basso del podio è andato a Philippe Gilbert, che, dopo aver staccato Millar con una decisa progressione sul Grammont, ha preceduto nettamente Bjorn Leukemans nello sprint a due. 5° un sorprendente Tyler Farrar, da cui mai ci saremmo aspettati una simile resistenza sui muri fiamminghi, capace di precedere un comunque encomiabile George Hincapie, che, a dispetto dei quasi 37 anni, ha colto l’ennesimo piazzamento nei dieci sul pavé.
Mai veramente competitivi gli italiani, privi dell’influenzato Pozzato, e di fatto anche di Alessandro Ballan, la cui condizione alquanto deficitaria ha spinto la BMC a puntare tutto su Hincapie. La speranza, per i nostri colori, è che i nostri due alfieri – specie Pozzato, che prima dei recenti problemi di febbre e dissenteria aveva dato prova di una condizione invidiabile – riescano ad essere al meglio tra una settimana, in occasione della Parigi – Roubaix, ultimo appuntamento della campagna del pavé. Anche se, con un Cancellara così, una condizione ottimale potrebbe non essere sufficiente.

Matteo Novarini

03-04-2010

aprile 4, 2010 by Redazione  
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SETTIMANA CICLISTICA LOMBARDA
L’italiano Riccardo Ricco’ (Ceramica Flaminia) si è imposto nella terza tappa, circuito di Lumezzane, percorrendo 125,5 Km in 2h48′52″, alla media di 44,591 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Michele Scarponi (Androni Giocattoli) e Matteo Carrara (Vacansoleil Pro Cycling Team). Scarponi conserva la testa della classifica con 17″ su Riccò e 18″ su Carrara.

Riccò riassapora la gioia del successo sul traguardo di Lumezzane (foto Bettini)

Riccò riassapora la gioia del successo sul traguardo di Lumezzane (foto Bettini)

VUELTA CICLISTA AL URUGUAY
Il brasiliano Roberto Pinheiro (Funvic) si è imposto nella nona tappa, Pueblo Risso – San José, percorrendo 165,4 Km in 4h01′11″, alla media di 41,147 Km/h. Ha preceduto il canadese Anderson e l’uruguayano Richard Mascarañas (Alas Rojas Santa Lucia), che conserva la maglia di leader, con 48″ e 1′07″ sui connazionali Cline e Cabrera.

TOUR DU MAROC
Due semitappe disputate nel nono giorno di gara.
Il mattino, il siriano Omar Hassanin si è imposto nella prima semitappa, Kénitra – Khemisset, percorrendo 80 Km in 1h46′50″, alla media di 44,929 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Schick e il bulgaro Koychev Hristov. Lo sloveno Dean Podgornik (Loborik) conserva la testa della classifica, con lo stesso tempo dell’ucraino Kobzarenko. Terzo è il croato Rogina, a 1′48″.
Il pomeriggio, il russo Boris Shipilevsky (Katyusha Continental Team) si è imposto nella seconda semitappa, Khemisset – Rabat, percorrendo 80 Km in 1h48′49″, alla media di 44,111 Km/h. Ha preceduto allo sprint il sudafricano Van Rensburg e lo sloveno Ino Ilesic. Invariate le prime tre posizioni della classifica.

PRINCESS MAMACKAKRI SIRINDHON’S CUP – TOUR OF THAILAND
Il malaysiano Anuar Manan (Malaysia National Team) si è imposto nella terza tappa, Mugdaharn – Nakhonphanom, percorrendo 171,1 Km in 4h02′51″, alla media di 42,273 Km/h. Ha preceduto allo sprint il vietnamita Hung Mai e l’estone Kirsipuu. Lo statunitense Kiel Reijnen (Jelly Belly p/b Kenda) conserva la maglia di leader con 15″ sul sudafricano White e 16″ sull’irlandese McCann.

LE TRIPTYQUE DES MONTS ET CHATEAUX (Belgio)
Due semitappe disputate nella seconda giornata.
Il mattino, l’olandese Jetse Bol (Rabobank Continental) si è imposto nella prima semitappa, circuito a cronometro di Lessines, percorrendo 8,4 Km in 10′45″, alla media di 46,883 Km/h. Ha preceduto di 1″ lo svedese Lindgren e di 5″ l’olandese Kelderman. Bol si è così portato in testa alla classifica, con 9″ su Kelderman e 11″ sul neozelandese Avery.
Il pomeriggio, lo statunitense Taylor Phinney (US National Team) si è imposto nella seconda semitappa, Frasnes-lez-Buissenal – Soignies, percorrendo 134,2 Km in 3h18′21″, alla media di 40,594 Km/h. Ha preceduto di 2″ la volata del gruppo, regolata dallo stesso Bol sul tedesco Degenkolb. Bol ora ha 13″ su Kelderman e 14″ su Phinney.

GP MIGUEL INDURAIN
Lo spagnolo Joaquin Rodriguez (Team Katusha) si è imposto nella corsa spagnola, percorrendo 179,3 Km in 4h52′40″, alla media di 36,578 Km/h. Ha preceduto di 6″ il connazionale Valverde e di 8″ l’olandese Kreder. Miglior italiano Mauro Finetto (Liquigas-Doimo), 7° a 14″.

HET VAN HET MERGELLAND
Il francese Yann Huguet (Skil – Shimano) si è imposto nella corsa olandese, percorrendo 195 Km in 5h09′07″, alla media di 37,849 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Van Emden e di 9″ il tedesco Klemme. Miglior italiano Federico Canuti (Colnago – CSF Inox), 6°.

La vittoria di Huguet in terra olandese (foto Bart Hazen)

La vittoria di Huguet in terra olandese (foto Bart Hazen)

02-04-2010

aprile 3, 2010 by Redazione  
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SETTIMANA CICLISTICA LOMBARDA
L’italiano Mattia Gavazzi (Colnago – CSF Inox) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Dalmine, percorrendo 174,4 Km in 3h52′56″, alla media di 44,922 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Roberto Ferrari (De Rosa – Stac Plastic) e Alberto Loddo (Androni Giocattoli). L’italiano Michele Scarponi (Androni Giocattoli) conserva la testa della classifica con di 16″ sull’italiano Matteo Carrara (Vacansoleil Pro Cycling Team) e di 20″ sul polacco Niemiec.

Mattia Gavazzi primo a Dalmine (foto Bettini)

Mattia Gavazzi primo a Dalmine (foto Bettini)

VUELTA CICLISTA AL URUGUAY
Il canadese Martin Gilbert (Spidertech p/b Planet Energy) si è imposto nell’ottava tappa, Mercedes – Dolores, percorrendo 170,8 Km in 3h52′50″, alla media di 43,808 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’uruguayano Asconeguy e il polacco Krajewski. L’uruguayano Richard Mascarañas (Alas Rojas Santa Lucia) ha conservato la maglia di leader, con 44″ e 1′03″ sui connazionali Cline e Cabrera.

TOUR DU MAROC
Il russo Boris Shipilevsky (Katyusha Continental Team) si è imposto nell’ottava tappa, Tanger – Souk El Arbâa, percorrendo 153 Km in 3h08′54″, alla media di 48,597 Km/h. Ha preceduto allo sprint il sudafricano Van Rensburg e lo sloveno Ino Ilesic. L’unico italiano in gara, Andrea Pinos (Tusnad Cycling Team), non ha preso il via. Lo sloveno Dean Podgornik (Loborik) conserva la testa della classifica, con lo stesso tempo dell’ucraino Kobzarenko. Terzo è il croato Rogina, a 1′48″.

PRINCESS MAMACKAKRI SIRINDHON’S CUP – TOUR OF THAILAND
L’irlandese David McCann (Giant Asia Racing Team) si è imposto nella seconda tappa, Ubon Ratchathani – Mugdaharn, percorrendo 177,5 Km in 4h07′51″, alla media di 42,969 Km/h. Ha preceduto allo sprint il thailandese Liphongyu e il malaysiano Manan. Lo statunitense Kiel Reijnen (Jelly Belly p/b Kenda) conserva la maglia di leader con 15″ sul sudafricano White e 16″ su McCann.

LE TRIPTYQUE DES MONTS ET CHATEAUX (Belgio)
Il belga Frédérique Robert (PWS-Eijssen) si è imposto nella prima tappa, Vieux-Condé (Francia) – Quevaucamps, percorrendo 170,2 Km in 3h57′12″, alla media di 43,052 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli olandesi Wippert e Bol, distanziati di 4″ e 6″ in classifica generale.

La volata vincente di Frédérique Robert nella prima frazione della corsa belga (foto Marc Van Hecke)

La volata vincente di Frédérique Robert nella prima frazione della corsa belga (foto Marc Van Hecke)

ROUTE ADELIE DE VITRE’
Il francese Cyril Gautier (Bbox Bouygues Télécom) si è imposto nella corsa francese, percorrendo 197,8 Km in 4h58′34″, alla media di 39,750 Km/h. Ha preceduto di 38″ i connazionali Pichon e Vaugrenard.

IL RITORNO DEL KAISER

aprile 2, 2010 by Redazione  
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A tre anni dalla prima scalata dal tremendo versante di Ovaro, torna protagonista del Giro il “Kaiser”. Così hanno soprannominato gli appassionati una delle più dure ascese del mondo, scoperta a metà degli anni ’90 e che da subito ha cominciato a corteggiare il Giro. Dapprima ha ammaliato le donne, mentre per c’è voluto più tempo per conquistare i professionisti, che l’hanno affrontato per la prima volta nel 2003. Andiamo alla scoperta dei misteri di un’ascesa che, nel frattempo, ha scalato i gradini della nobiltà e da “kaiser” è divenuta “zar”.

Foto copertina: planimetria dello Zoncolan (www.gazzetta.it)

Un adolescente tutto pepe. Ha appena quindici anni “ciclistici” lo Zoncolan. Prima del 1995 il monte friulano era conosciuto solo da escursionisti, sciatori e malgari. Era per l’uso e il consumo di questi ultimi che era stata inizialmente tracciata la rotabile che mette in comunicazione Ovaro con Sutrio, valicando ai 1730m della Sella del Monte Zoncolan. Il fondo era sterrato, ma non era impossibile per i contadini locali. L’asfalto comparve negli anni novanta, quando fu ammodernata la stazione di sport invernali che fa capo al paese di Ravascletto e al sottostante Rifugio Aldo Moro (che non è il Moro nazionale, ma un tenente di fanteria di Treppo Carnico, caduto nel 1943 a Lubiana e decorato con la medaglia d’argento al valore militare). Un comprensorio, quello di Ravascletto – Zoncolan, che è stato recentemente sottoposto a un “restyling”: in questi ultimi anni Promotur S.p.A. (società operante direttamente nei comprensori turistici di Piancavallo, Forni di Sopra, Zoncolan, Tarvisio e Sella Nevea), ha dato via ai lavori di potenziamento dell’offerta sciistica della zona, che hanno portato alla costruzione di una nuova seggiovia, all’apertura di nuove piste e alla conversione del rifugio in un albergo a tre stelle. Anche nei lavori di ristrutturazione della strada che sale da Ovaro in qualche maniera c’è lo zampino di Promotur: Enzo Cainero non è solo il Presidente del Consiglio del Ciclismo Professionistico, non è solo il fautore dei più recenti arrivi del Giro d’Italia in terra friulana, ma è anche l’amministratore delegato della S.p.A.
Tornando indietro nel tempo, grazie alla prima asfaltatura della strada, lo Zoncolan cominciò a essere inserito nei percorsi dei cicloturisti. Il tam tam tra gli appassionati fu immediato: abbiamo scoperto una salita più dura del Mortirolo! La notizia si diffuse a livello nazionale nel 1995, quando la casa editrice Ediciclo ideò “Passi e valli in bicicletta”, collana di volumi appositamente dedicata alla descrizione delle salite italiane. Il primo testo pubblicato fu proprio quello relativo alle ascese del Friuli e il monte carnico non poteva essere tralasciato. Nonostante le pendenze, molti salirono in Carnia per dare l’assalto al “mostro”. Cominciarono così le discussioni tra gli amatori. “Chissà cosa succederà quando il Giro salirà quassù?” si chiedevano in molti. Altri, invece, criticavano la scelta di ricercare salite sempre più dure, ritenendole inutili.
Due anni più tardi la salita dello Zoncolan fu “reclamizzata” in un articolo apparso sulle pagine della rivista Bicisport: così anche la direzione del Giro venne a conoscenza di quest’arcigno passaggio e ne prese atto. Pochi mesi dopo il Giro ci salirà per la prima volta: non si tratterà, però, della massima corsa a tappe nazionale, ma della gara riservata alle donne, che affrontarono i primi 10 Km del versante più facile, fino al rifugio Moro, dove giunse prima Fabiana Luperini.
Per il Giro dei “grandi” bisognerà aspettare ancora sei anni.

ZONCOLAN CICLO-STORY – I FASTI RECENTI

Nell’estate del 2002 cominciò a girare un’indiscrezione secondo la quale l’anno dopo il Giro avrebbe finalmente affrontato lo Zoncolan. Non si trattava di una notizia falsa e fu confermata da Auro Bulbarelli il 28 luglio, durante la diretta della tappa conclusiva del Tour de France. In quell’occasione il telecronista della RAI diede l’annuncio di un prossimo sopralluogo da parte degli uomini RCS e intervistò Francesco Guidolin, allora allenatore del Bologna, che alcuni mesi prima era stato in bici sullo Zoncolan: raccontò di essere stato costretto a mettere il piede a terra, mai gli era successo nel corso di una salita.
Non era ancora certo da quale versante sarebbero saliti. Tutti si aspettavano la scalata da Ovaro ma quando, il 30 novembre 2002, cadde il velo che celava il tracciato dell’86° Giro d’Italia, si scoprì che i corridori avrebbero affrontato il versante più facile, quello di Sutrio. Castellano motivò in questo modo la scelta: da Ovaro sarebbero potuti salire tutti, corridori e ammiraglie, ma non le ambulanze, per le quali erano intransitabili le gallerie previste nel finale, troppo basse e strette. In caso d’incidente non ci sarebbe stata la possibilità di portare un soccorso tempestivo e la sicurezza dei corridori viene prima di tutto.
La tappa, disputata il 22 maggio, era lunga 188 Km e prevedeva anche l’impegnativa ascesa di Fuessa come antipasto al gran finale. Al traguardo giunse primo Gilberto Simoni, che attaccò nel tratto più duro, gli ultimi 3,2 Km (media del 12,6%) e staccò di 34″ Garzelli, di 39″ Casagrande, di 42″ Popovych e di 43″ Pantani: distacchi non elevatissimi perché la selezione avvenne nel giro di pochi chilometri, ma questo bastò per rinfocolare le convinzioni dei detrattori di questi tipi di finali. Secondo loro, infatti, se la salita è troppo dura nemmeno gli scalatori più potenti riescono ad andare su forte (per la cronaca, Simoni percorse l’ultimo chilometro a 13 Km/h), i distacchi sono risicati e, di conseguenza, ascese del genere sono inutili. Ma i fatti non danno loro ragione: tra Mortirolo e Zoncolan, seppure sia più duro il secondo, non ci sono differenze abissali in termini di durezza e, infatti, i quasi 13 Km della salita valtellinese hanno sempre fatto la loro porca selezione. Eccome, se l’hanno fatta!
In quell’occasione Cainero annunciò che avrebbe riportato il Giro sul monte friulano e stavolta dal versante di Ovaro. Per aggirare le gallerie si pensò alla realizzazione di una variante al tratto finale, lavoro che poi si è deciso di evitare per non deturpare la montagna. Nell’estate del 2006, mentre già si parlava del ritorno della corsa rosa, furono stanziati i finanziamenti per la sistemazione della strada che, per permettere il passaggio in sicurezza della corsa, nella primavera del 2007 è stata allargata e riasfaltata, attrezzandola con 27 piazzole di sosta che, il giorno della gara, ospitarono punti di ristoro e megaschermi. Per quante riguarda le tre famigerate gallerie, sono state alzate, impermeabilizzate e illuminate, mentre il fondo sterrato e disastrato è stato sostituito da un manto di cemento.
La tappa è stata disputata mercoledì 30 maggio 2007, ma fin dalle 6 della domenica precedente la strada è stata chiusa, consentendo unicamente il passaggio pedonal e proibendo qualsiasi parcheggio lungo l’ascesa (con l’esclusione di quelli autorizzati dal comitato di tappa).
Simoni bissò il successo ottenuto quattro anni prima, precedendo in volata il compagno di squadra Piepoli e di 7” il lussemburghese Andy Schleck, mentre la maglia rosa Danilo Di Luca si piazzerà 4° a 31”, salvando così la sua leadership.

LA SALITA

Ovaro, il piccolo centro della Carnia (conta poco più di 2000 abitanti) dal quale ha inizio il versante più duro del “Kaiser”, com’è stato ribattezzato lo Zoncolan dai pedalatori locali, si trova 18 Km a nord ovest di Tolmezzo (il capoluogo della Carnia), nel mezzo del Canale di Gorto, la valle percorsa dal torrente Degano e dalla SS 355, che mette in comunicazione il Friuli con il Veneto attraverso il valico della Cima Sappada, passaggio entrato nella storia del Giro nel 1987, il giorno del famoso “tradimento” di Roche a capitan Visentini.
Lo Zoncolan da Ovaro misura 10,5 Km, presenta un dislivello di 1205 metri, una pendenza media dell’11,5% e due picchi al 22%. Per fare un paragone, il Mortirolo vince sui piani del chilometraggio (12,8 Km), del dislivello (1317 metri) e della quota raggiunta (è più alto di quasi 130m), mentre ha una pendenza media di quasi un punto più bassa (10,3%). Ancor più netto il divario per quel che riguarda la pendenza massima, con il passo valtellinese che si ferma al 18%. Anche prendendo in esame il troncone più duro, si denota la vittoria del “kaiser”: 5,9 Km al 14,9% contro 7 Km al 12%.
Il diavolo non è così brutto come lo si dipinge, almeno all’inizio: lo Zoncolan si presenta in maniera abbastanza morbida, con una pendenza media del 7% (che, comunque, non è poco) nei primi 2500 metri, gli unici nei quali si può incontrare qualche persona. La strada, infatti, prima di aggredire la montagna con decisione, attraversa due piccole frazioncine di Ovaro, Lenzone e Liariis. In alcuni punti, però, la pendenza schizza già oltre il 10%. Conviene affrontare questo preambolo tranquillamente, gustandosi i due monumenti che la strada lambirà: a circa mezzo chilometro dalla partenza s’incontrerà la chiesa della SS. Trinità, consacrata nel 1850 in sostituzione di un più antico edificio (tuttora esistente) dedicato a San Vigilio; all’uscita da Lenzone c’è, invece, la Madonna del Carmine, documentata fin dal 1397 e teatro di una festa il 16 luglio.
Il cartello “Strada Liariis – Monte Zoncolan” segnala l’inizio dell’inferno. Da qui in poi si percorrerà la stradina originariamente concepita per il transito di mezzi agricoli e di servizio. “Stradina” è un termine appropriato, poiché la strada è larga circa 2 metri. O meglio, lo era perché per permettere il comodo passaggio dei corridori e la sistemazione delle transenne, è stata ampliata, anche se non di moltissimo. Poco oltre s’incontra, sulla destra, una fontana, unico punto per fare rifornimento idrico, dove il ciclista è invogliato alla sosta anche dal pannello ligneo che annuncia “Liariis offre ai suoi ospiti un sorso d’acqua pura”.
Lo sbalzo è bruschissimo: se i cinquecento metri precedenti avevano una media del 4%, si passa di colpo ad altrettanti che salgono al 14%. Passato l’edificio della stalla sociale, inizia il “muro dello Zoncolan”: 0,5 Km al 16,6%, con un picco del 12% che rappresenta la pendenza massima di tutta la salita. E pensare che all’inizio di questo tratto s’incontra uno specchietto per le allodole, sotto la forma di un cartello che segnala un 13% appena. Al termine del quarto chilometro la strada propone un tornante “equipaggiato” con un’effigie di Sant’Antonio. La devozione popolare, che consiglia di rivolgersi al Santo di Padova per ritrovare le cose perdute, l’ha collocato nel punto più appropriato. Cosa gli chiederà lo stravolto cicloturista che lo avvicinerà nell’approcciare il tornante? Forse di recuperare le forze lasciate nel primo terzo della scalata, che nei chilometri successivi continuerà a proporre passaggi da infarto, di mezzo chilometro in mezzo chilometro: media del 15,6% per giungere al cospetto di Sant’Antonio, poi 15,4%, 14,6%, 14,2%, 14,4%, 13%, 16,2% (con un picco del 20% a circa 4 Km dalla vetta), 13%, 13,4% e 12,8%. Giunti al bivio per la Malga Pozof potrete dire d’esservi messi alle spalle la maggior parte della sofferenza. Alla vetta mancheranno ancora 2 Km e 163 metri di dislivello. Dopo 0,5 Km ancora impegnativi (8%), ci si trova a pedalare su di un tratto quasi “impensato”, mille metri nei quali la pendenza media scivola al 7%. La strada è protetta, sul lato a monte, da un muraglione sul quale è stata tracciato col gesso la scritta “ULTIMO Km”. Questo significa che siamo nel tratto di strada che è stato maggiormente modificato dall’uomo. Infatti, dopo poche centinaia di metri si transiterà sotto la prima delle tre famose gallerie. Fino a qualche tempo fa non si potevano chiamare nemmeno così: erano veri e propri loculi (se non l’hanno rimosso, c’è ancora il cartello che segnala un’altezza di 2,50 metri e una larghezza di 2,80 metri), nei quali un’auto con gli specchietti aperti faceva il pelo alle pareti, dove si ballava perché al fondo sterrato si univa il disagio delle buche, dove ci s’impantanava perché la volta non era impermeabile e ci percolava l’acqua dalla soprastante montagna. Un gocciolamento che, nei mesi invernali, provocava la formazione di spettacolari stalattiti ghiacciate che pendevano come spade di Damocle sul capo del malcapitato che si trovava a transitarvi sotto. Ma chi poteva aver l’ardire di affrontare il Kaiser sotto la neve?
Usciti dal tunnel, la strada tornerà ad arrampicarsi con ferocia sulle pendici dello Zoncolan, seppur senza più raggiungere i picchi estremi di poco prima: al massimo si arriva al 14% nei 500 metri finali, dove la media si attesta al 10,6%.

GLI ALTRI VERSANTI

Esistono altri due versanti, che consentono di giungere ai 1730 metri dello Zoncolan da est. Entrambi molto impegnativi, il primo è noto al mondo del ciclismo per essere stato prescelto da Castellano per farvi transitare il Giro nel 2003; il secondo è una vera e propria chicca: asfaltato solo da qualche anno, è complessivamente meno duro del versante di Ovaro, pur presentano una pendenza media più elevata.

Da Sutrio. Il 22 maggio 2003 si salì da questa strada, che vince il monte in 13,3 Km. Il dislivello da superare è di 1196 metri, la pendenza media del 9%. Anche su questo versante la massima è del 22%, raggiunta negli ultimi 3,2 Km, che iniziano poco dopo il bivio per il Rifugio Moro e presentano una sede stradale stretta. Ben diversa la situazione nei primi 10 Km, nel corso dei quali si percorre la comoda e larga strada d’accesso alla zona degli impianti dello Zoncolan.

Da Priola di Sutrio. L’hanno subito battezzato lo “Zar”, per distinguerlo dal “Kaiser”: è la strada d’accesso d’acquisizione più recente, asfaltata nella primavera del 2006. È cattivo come il nobile fratellino ovarese, forse anche di più se si legge il dato della pendenza media: 12,9%, un punto e mezzo in più! Però, è anche vero che è lungo 1,5 Km in meno, con la differenza – sempre a merito dello “Zar” – d’esser duro dall’inizio alla fine, senza né preamboli né intermezzi. Per quanto riguarda la massima, pure da Priola non si va oltre il 22%, raggiunta nel finale, che è lo stesso di Sutrio: i due versanti, infatti, s’incontrano a 3,4 Km dalla meta, nei pressi del Rifugio Cocul.

ALTERNATIVE EXTRASTRADALI

Chi non se la sentisse di affrontare lo Zoncolan a pedali, come potrà raggiungere il monte per assistere alle fasi salienti della 15a tappa del Giro 2010? Esistono almeno tre alternative, due delle quali comodissime perché rappresentate dagli impianti di risalita che collegano lo Zoncolan al Rifugio Moro e a Ravascletto. In quest’ultimo caso la stazione superiore si trova a 1710 metri di quota e da lì, con una breve passeggiata che transita per la cima del monte (1750 metri), si raggiunge a piedi il traguardo, posto sulla Sella dello Zoncolan (1730 metri).
La terza alternativa è per chi non vorrà comunque esimersi dal compiere esercizio fisico: il traguardo è, infatti, raggiungibile anche “pedibus calcantibus”, percorrendo il sentiero che, risalendo la Val di Pertie, mette in comunicazione la Sella Valcalda (esattamente si stacca dalla statale circa 1 Km dopo il valico, direzione Comeglians, all’altezza del bivio per Ravascletto) con quello dello Zoncolan. Si tratta di un’escursione di circa due ore e poco meno di 800 metri di dislivello, nel corso della quale si transita per la Malga Pozof, a 1583 metri di quota, presso la quale è possibile rifocillarsi con ottimi formaggi d’alpeggio. Giunti a questo punto si potrà optare per proseguire sul sentiero, che raggiunge la strada asfaltata 500 metri sotto il traguardo (subito dopo l’uscita dalla terza e ultima galleria) oppure per imboccare la sterrata che si porta in breve ai tratti più ostici dell’ascesa, andando a imboccare la strada asfaltata a quota 1567, praticamente al termine del troncone più ripido dello Zoncolan, esattamente a 2 Km alla meta.

Mauro Facoltosi

FOTOGALLERY

Planimetria della salita (www.altimetrias.net)

Planimetria della salita (www.altimetrias.net)

Ovaro (www.turismofvg.it)

Ovaro (www.turismofvg.it)

L’indicazione per lo Zoncolan (www.jobike.it)

L’indicazione per lo Zoncolan (www.jobike.it)

Attraversamento di Liariis (www.quaeldich.de)

Attraversamento di Liariis (www.quaeldich.de)

Linizio della Strada Liariis – Zoncolan (www.quaeldich.de)

L'inizio della <<Strada Liariis – Zoncolan>> (www.quaeldich.de)

Un tratto della salita (www.quaeldich.de)

Un tratto della salita (www.quaeldich.de)

Malga Pozof (panoramio)

Malga Pozof (panoramio)

Una delle famose gallerie del finale (www.quaeldich.de)

Una delle famose gallerie del finale (www.quaeldich.de)

Monumento sulla vetta dello Zoncolan

Monumento sulla vetta dello Zoncolan

01-04-2010

aprile 2, 2010 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

KBC – DRIEDAAGSE DE PANNE – KOKSIJDE (TRE GIORNI DI LA PANNE)
Due semitappe disputate nella giornata conclusiva.
Il mattino, lo statunitense Tyler Farrar (Garmin – Transitions) si è imposto nella prima semitappa, circuito a cronometro di De Panne, percorrendo 112 Km in 2h31′30″, alla media di 44,356 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Wagner e l’olandese Van Hummel. Miglior italiano Luca Paolini (Acqua e Sapone), 6°, che conserva la maglia di leader, con lo stesso tempo dell’ucraino Grivko. Terzo a 9″ il belga Amorison.
Il pomeriggio, il britannico David Millar (Garmin – Transitions) si è imposto nella seconda semitappa, circuito a cronometro di De Panne, percorrendo 14,75 Km in 18′44″, alla media di 47,242 Km/h. Ha preceduto di 5″ l’olandese Westra e di 24″ il canadese Tuft. Miglior italiano Manuel Quinziato (Liquigas – Doimo), 13° a 53″. Millar si impone in classifica con 35″ su Grivko e 1′07″ su Paolini.

SETTIMANA CICLISTICA LOMBARDA
Il polacco Bartosz Huzarski (ISD – Neri) si è imposto nella prima tappa, circuito di Calcinato, percorrendo 135,7 Km in 3h12′30″, alla media di 42,296 Km/h. Ha preceduto di 1″ lo svedese Stevenson e l’italiano Manuele Caddeo (Zheroquadro Radenska). L’italiano Michele Scarponi (Androni Giocattoli) conserva la testa della classifica con di 16″ sull’italiano Matteo Carrara (Vacansoleil Pro Cycling Team) e di 20″ sul polacco Niemiec.

Vittoria sotto l'acquazzone per il polacco Huzarski (foto Bettini)

Vittoria sotto lì'acquazzone per il polacco Huzarski (foto Bettini)

VUELTA CICLISTA AL URUGUAY
Due semitappe disputate nel settimo giorno di gara.
Il mattino, l’uruguayano Hector Fabian Aguilar (Funvic) si è imposto nella prima semitappa, Ismael Curtina – Mercedes, percorrendo 98,4 Km in 2h20′58″, alla media di 41,882 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Sobrino e l’uruguayano Maistegui.
Il pomeriggio, il brasiliano Pedro Autran (Funvic) si è imposto nella seconda semitappa, cronometro Cardona – Mercedes, percorrendo 35,5 Km in 47′26″, alla media di 44,905 Km/h. Ha preceduto di 49″ lo statunitense Zwizanski e di 1′18″ l’uruguayano Richard Mascarañas (Alas Rojas Santa Lucia), che ha conservato la maglia di leader, con 41 e 1′00″ sui connazionali Cline e Cabrera.

TOUR DU MAROC
Lo sloveno Aldo Ino Ilesic (Team Type 1) si è imposto nella settima tappa, Tétouan – Tanger, percorrendo 135 Km in 3h16′41″, alla media di 41,183 Km/h. Ha preceduto allo sprint il sudafricano Van Rensburg e il marocchino Lahsaini. Unico italiano in gara, Andrea Pinos (Tusnad Cycling Team) si è piazzato 61° a 14′40″. Lo sloveno Dean Podgornik (Loborik) conserva la testa della classifica, con lo stesso tempo dell’ucraino Kobzarenko. Terzo è il croato Rogina, a 1′48″. Pinos è 79° a 1h04′40′.

PRINCESS MAMACKAKRI SIRINDHON’S CUP – TOUR OF THAILAND
Lo statunintese Kiel Reijnen (Jelly Belly p/b Kenda) si è imposto nella prima tappa, circuito a cronometro di Tung Sri Muang, percorrendo 5,6 Km in 6′42″, alla media di 50,149 Km/h. Ha preceduto di 2″ il connazionale Friedman e di 7″ il canadese Routley.

LA GARMIN FA IL DOUBLE E MILLAR FA FESTA

aprile 1, 2010 by Redazione  
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Tyler Farrar e David Millar. Poi David Millar. Due nomi, uno ripetuto due volte per una somma che fa tre, come le vittorie ottenute quest’oggi in Belgio dalla Garmin-Transitions. Il velocista americano fa sua la semitappa del mattino in volata battendo Wagner e Van Kummel, ma l’appuntamento clou era per la crono del pomeriggio. Tutti davano per favorito il britannico che non ha deluso le attese, è volato nei 14,7km della prova contro il tempo e ha nettamente scalzato, ahinoi, Luca Paolini dalla testa della classifica. Fallisce miseramente il colpaccio, invece, Andry Grivko, che chiude addirittura ottavo la crono e secondo nella generale.

Foto copertina: il podio della 34a edizione della Tre Giorni di La Panne (www.rtlinfo.be)

In questi giorni siamo più abituati a vedere la Garmin (anzi la Transitions, per la precisione) durante le pubblicità che nelle telecronache ciclistiche. C’è Farrar che esce dal cortile di casa sua e pedala per la città finalmente libero e felice di avere due lenti a contatto che gli consentono di fare tutto ciò che desidera.
Ci sta, quindi, che queste lenti a contatto siano state prodigiose in Belgio visto che quello di oggi non è stato certo un pesce d’Aprile per la squadra americana che in colpo solo ottiene tre vittorie: due parziali con le due semitappe conquistate da Farrar e Millar, con l’inglese che va a prendersi anche la classifica generale dell’edizione 2010 della Tre Giorni di La Panne, andando a scrivere il suo nome sull’albo d’oro dopo il successo di dodici mesi fa del belga della Liquigas Willems.
Millar torna al successo a distanza di cinque giorni dalla crono di Porto Vecchio del Criterium Internazionale, ma il successo di quest’oggi vale doppio perché può portarsi a casa la maglia bianca di leader e soprattutto gli consente di sparare alto:
“Mi sento molto bene, a questo punto spero di avere questa condizione anche domenica al Fiandre, visto che vorrei provare a vincere”. Quindi, un pretendente in più sulla strada di Tom Boonen che, dopo essersi visto sfuggire la Milano-Sanremo, non vuole concedersi ulteriori disattenzioni.
La crono di oggi, comunque, è stata bella e combattuta con, nella prima parte, il giovane belga Dominique Cornu (Skil-Shimano) a lungo in testa alla generale, prima dei botti finali con un altro uomo Garmin, vale a dire Svein Tuft che ha riproposto il duello che lo vide protagonista a Varese 2008 nella prova a cronometro contro Bert Grabsch (HTC-Columbia). Questa volta, però, l’ordine d’arrivo del mondiale si è invertita con Tuft che riesce a battere il tedesco di sei secondi.
Quando, però, arriva il turno di Millar si capisce subito che non ce ne sarà per nessuno, eccezion fatta per Lieuwe Westra (Vacansoleil) che rimane sempre in scia dell’inglese. Alla fine, a dimostrazione della loro prova di forza, saranno gli unici che in 14,7 km riescono a scendere sotto il muro dei diciannove minuti, rispettivamente con 18’44” e 18’48”.
Va male, ma si sapeva fin dalla vigilia, il leader provvisorio Luca Paolini che non era certo favorito per difendere il primato e, a dimostrazione delle sue scarse abilità contro il tempo, riesce a prendere in poco meno di quindici chilometri qualcosa come 1’14”, un distacco che gli consente di rimanere sul gradino più basso del podio con 1’07” di ritardo da Millar. Nel mezzo c’è lo sconfitto di giornata, vale a dire l’ucraino Grivko che non riesce a sfruttare al meglio le sue discrete, ma non equiparabili a quelle di Millar, doti a cronometro e chiude addirittura ottavo a 47” dal capitano della Garmin-Transitions, mentre nella generale finisce dietro di 35”, in quanto partiva con dodici secondi di vantaggio sullo stesso Millar dopo la fuga, quasi vincente, del giorno prima.
Per il resto della classifica generale, buon quarto posto del belga Amorison che tiene in alto una piccola squadra come la Landbouwkredit (a 1’25”) e dal quinto posto in giù si inizia ad andare su ritardi più pesanti con la coppia della Vacansoleil Westra-Mouris che accusano 2’15” e 2’26”, settimo è Roulston (HTC) a 2’44”, ottavo il vincitore della seconda tappa Turgot a 2’45”, poi Trusov (Katusha) a 2’58” e chiude la top ten l’azzurro Manuel Quinziato con 2’59”. Tutto questo lavoro speriamo che gli possa tornare utile per il Fiandre di domenica.
Nella prima semitappa del mattino, di soli 112km, è arrivato finalmente il successo anche per Tyler Farrar, ancora a secco in questo 2010, nonostante, a differenza per esempio di Cavendish, avesse già fatto vedere qualcosa di interessante alla Tirreno-Adriatico. In una giornata ancora polare, ma se non altro con un bel po’ di sole, il velocista della Garmin ha regolato la coppia della Skil-Shimano formata dal tedesco Wagner e dall’olandese Van Hummel, con McEwen e Luca Paolini, fino a quel momento leader della corsa, sesto e primo degli italiani con il tricolore che chiude la top-10 con Manuel Belletti (Colnago-CSF).
Una tappa movimentata dalla fuga dell’esperto Nico Eeckhout (An Post) assieme a Capelle (Willems), Saramontis (HTC-Columbia), Intxausti (Euskaltel-Euskadi), Traksel (Vacansoleil) e Lodewyck (Topsport Vlaanderen).
I sei fuggitivi, però, sono sempre rimasti ad una distanza minima dal gruppo, guidato dagli uomini Garmin per Farrar unitamente alla squadra del leader Luca Paolini, l’Acqua&Sapone, per cercare uno sprint che potesse dare qualche piccolo secondo di abbuono in più al comasco. Il vantaggio massimo, infatti, è stato di 45” e gli ultimi a mollare, più o meno ai quindici dalla fine, sono stati Eeckhout e Capelle che hanno tentato una disperata rasoiata per cercare di arrivare di nuovo a Korkrijk in solitaria, ma senza riuscirci.
Così è stato sprint con l’accoppiata Skil-Shimano che, complice anche la volata molto lunga, per un po’ ci ha sperato, ma ai cinquanta metri dalla linea d’arrivo è saltato davanti Farrar che si è andato a prendere una vittoria, tuttosommato, abbastanza comoda.

Saverio Melegari

La volata del mattino, vinta da Tyler Farrar (ispaphoto.com)

La volata del mattino, vinta da Tyler Farrar (ispaphoto.com)

31-03-2010

aprile 1, 2010 by Redazione  
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KBC – DRIEDAAGSE DE PANNE – KOKSIJDE (TRE GIORNI DI LA PANNE)
Il francese Sébastien Turgot (BBox Bouygues Telecom) si è imposto nella seconda tappa, Zottegem – Sint Idesbald, percorrendo 188 Km in 4h55′07″, alla media di 38,222 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Gilbert e l’ucraino Grivko. L’italiano Luca Paolini (Acqua e Sapone) si è portato in testa alla classifica, con lo stesso tempo di Grivko. Terzo a 9″ il belga Amorison.

SETTIMANA CICLISTICA LOMBARDA
L’italiano Michele Scarponi (Androni Giocattoli) si è imposto nel prologo, cronoscalata del Colle Gallo, percorrendo 6,6 Km in 14′55″, alla media di 26,547 Km/h. Ha preceduto di 17″ l’italiano Matteo Carrara (Vacansoleil Pro Cycling Team) e di 20″ il polacco Niemiec.

Il primo podio della ex Settimana Bergamasca (www.ecodibergamo.it)

Il primo podio della ex Settimana Bergamasca (www.ecodibergamo.it)

VUELTA CICLISTA AL URUGUAY
L’uruguayano Hector Fabian Aguilar (Funvic) si è imposto nella sesta tappa, Paysandú – Trinidad, percorrendo 182,4 Km in 3h59′47″, alla media di 45,641 Km/h. Ha preceduto allo sprint il brasiliano Pinheiro e l’uruguayano Asconeguy. L’uruguayano Richard Mascarañas (Alas Rojas Santa Lucia) mantiene la testa della corsa con 17″ sul connazionale Cline e 32″ sullo statunitense Anthony.

TOUR DU MAROC
Il bulgaro Georgi Petrov Georgiev (Brisapo) si è imposto nella sesta tappa, Ouezzane – Tétouan, percorrendo 135 Km in 3h10′46″, alla media di 42,460 Km/h. Ha preceduto di 5″ lo statunintese Jones e 10″ il russo Zubov. Unico italiano in gara, Andrea Pinos (Tusnad Cycling Team) si è piazzato 99° a 15′29″. Lo sloveno Dean Podgornik (Loborik) conserva la testa della classifica, con lo stesso tempo dell’ucraino Kobzarenko. Terzo è il croato Rogina, a 1′48″. Pinos è 87° a 50′.

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