21-04-2010
aprile 22, 2010 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
FRECCIA VALLONE
L’australiano Cadel Evans (BMC Racing Team) si è imposto nella classica belga, percorrendo 195,5 Km in 4h39′24″, ad una media di 41,983 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli spagnoli Rodriguez Oliver e Contador Velasco. Miglior italiano Damiano Cunego (Lampre-Farnese Vini), 5° a 9″.
GIRO DEL TRENTINO
L’italiano Riccardo Ricco’ (Ceramica Flaminia) si è imposto nella seconda tappa, Dro – San Martino di Castrozza, percorrendo 172,5 Km in 4h47′59″, ad una media di 35,939 Km/h. Ha preceduto allo sprint il kazako Alexandre Vinokourov (Astana) e l’italiano Ivan Basso (Liquigas-Doimo). Vinokourov conserva la maglia di leader con 26″ su Riccò e 29″ su Michele Scarponi (Androni Giocattoli).
VUELTA MEXICO TELMEX
Il messicano Luis Fernando Macias (Rock Racing) si è imposto nella quarta tappa, Orizaba – Tlaxcala, percorrendo 220 Km in 5h53′25′, ad una media di 37,349 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Sevilla e l’italiano Davide Frattini (Team Type 1).
Lo spagnolo Francisco Mancebo (Rock Racing) conserva la testa della classifica, con lo stesso tempo del colombiano Parra. L’ucraino Kobzarenko è 3° a 4″. Miglior italiano Alessandro Colo (ISD-Neri), 19° a 1′02″.

La volata che ha deciso la 4a frazione della Vuelta Mexico Telmex (www.eluniversal.com)
TOUR DE SANTA CATARINA (Brasile)
Il messicano Jose Rodrigues (Funvic) si è imposto nella prima tappa, Joinville – Timbó, percorrendo 137,7 Km in 3h02′23′, ad una media di 45,3 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Knapp e di 16″ l’argentino Simon, distanziati in classifica di 4″ e 22″.
UNA FRECCIA ARCOBALENO
aprile 21, 2010 by Redazione
Filed under 6) FRECCIA VALLONE, News
Cadel Evans trionfa in maglia di campione del mondo alla Freccia Vallone, precedendo sul Muro di Huy Joaquin Rodriguez e un Alberto Contador molto brillante, ma crollato negli ultimi 100 metri. 4° un sorprendente Igor Anton; 5° e primo degli italiani Damiano Cunego. Per Evans è il primo successo stagionale. Domenica si chiude la settimana delle Ardenne con la Liegi – Bastogne – Liegi.
Foto copertina: il podio della Freccia Vallone 2010 (foto Bettini)
In passato, per molti atleti la maglia di campione del mondo è stata un peso, un fardello troppo pesante da portare sulle spalle per potersi esprimere al meglio, o quasi una fonte di sfortune sportive inenarrabili (si pensi allo sciagurato avvio di 2007 di Paolo Bettini dopo il trionfo di Salisburgo, o il terribile 2009 di Alessandro Ballan). Cadel Evans, a Mendrisio, nel settembre scorso, si è invece scrollato di dosso le paure ed i fantasmi di una carriera da piazzato, ha sfatato il mito che lo voleva incapace di vincere anche nelle condizioni più favorevoli (Tour de France 2008), e ha soprattutto acquisito una fiducia diversa nei propri mezzi. Anche gli anni scorsi, probabilmente, l’australiano si sarebbe battuto come un leone sulle rampe del Muro di Huy, ma difficilmente, di fronte alla sgasata imposta da Alberto Contador a 300 metri dal termine, avrebbe avuto la forza e la spavalderia di cambiare passo a sua volta, di piazzarsi alla ruota dell’iberico, e di passarlo nel finale come tante volte era capitato a lui in passato, facendo sua una Freccia Vallone piacevolissima anche dal punto di vista spettacolare.
Possiamo infatti giudicare positivamente le modifiche apportate al tracciato per questa edizione 2010, con l’inversione dei circuiti finali, in modo da avvicinare al traguardo il penultimo passaggio sul Muro di Huy, quest’anno a meno di 30 km dal termine. Certo, la selezione di una Liegi, o anche solo di una Amstel Gold Race, restano ben altra cosa, in virtù di un chilometraggio sensibilmente superiore, ma erano comunque anni che non vedevamo così tanti big muoversi prima dell’erta finale, dando talvolta anche l’impressione di avere beffato chi aveva optato per una condotta più attendista.
Sventata la lunga fuga promossa dopo una quarantina di chilometri da Giuseppe Palumbo e supportata da Champion, Loosli, Gourgue e Auge, e neutralizzato il contrattacco di Voigt, Righi, De Gendt, Moreau, Froome, Bakelants e Van de Walle, già il secondo e penultimo passaggio sul muro simbolo della corsa ha visto i fratelli Schleck e Alberto Contador in prima linea, con tutti i big alle loro ruote. Proprio un’accelerazione di Frank Schleck negli ultimissimi metri di salita ha aperto una frattura nel gruppo, e soltanto Kreuziger, Tankink ed un encomiabile Loosli sono stati in grado di accodarsi al lussemburghese. Con Gesink e Cunego ancora nel gruppo principale, Tankink e Loosli hanno trovato una valida ragione per fornire una collaborazione molto limitata ai due compagni di avventura, la cui azione è stata comunque sufficiente a dilatare il margine sul plotone fino a 30’’ circa, complice la scarsa collaborazione alle loro spalle, con i Katusha – presenti in forze – impegnati più a piazzare scatti sconclusionati in serie che ad organizzare un vero inseguimento.
Proprio una di queste azioni apparentemente dissennate, promossa da Alexandr Kolobnev a 8 km dal traguardo, quando anche la Cote d’Ereffe, penultima ascesa in programma, era ormai alle spalle, cui si sono uniti Vaugrenard e Anton, ha però dato nuova linfa alla gara e al gruppo, che solo allora si è scosso dal suo torpore. Il terzetto ha riagganciato i quattro di testa, e Kolobnev ha avuto addirittura la forza di ripartire e avventurarsi in un coraggioso tentativo solitario, con il solo risultato però di rivivere a distanza di tre giorni l’aggancio in extremis patito sul Cauberg domenica scorsa (questa volta, perlomeno, il sogno si è infranto un po’ più lontano dall’arrivo, a 1500 metri circa dalla linea bianca).
Neutralizzato anche l’attacco del russo, nulla ha potuto evitare la classica bagarre conclusiva sul Muro di Huy. Bono e Failli sono stati i primi a muoversi, ma è stato Andreas Kloden il primo a far tremare i favoriti, costringendoli ad una pronta reazione, capeggiata da Igor Anton. Il basco, dopo aver raggiunto il tedesco, ha proseguito con decisione nella sua progressione, cui soltanto Alberto Contador è riuscito ad accodarsi prontamente, mentre Nibali ha dilapidato tutte le energie residue in un interminabile inseguimento alla ruota del madrileno, che lo ha portato a crollare nel momento stesso del ricongiungimento. Quando Anton ha finito la benzina, Contador ha forse avuto qualche secondo a disposizione per andarsene e mettere in cassaforte la corsa, ma il leader della Astana, insolitamente prudente, ha tergiversato, consentendo il rientro di Cadel Evans e Joaquin Rodriguez. Solo allora Alberto ha provato a cambiare marcia, non riuscendo però a quel punto a staccarsi di ruota l’australiano e l’ex gregario di un anonimo Valverde.
Come detto, Evans, forte delle energie supplementari fornite dalla maglia iridata, ha allora passato di slancio il due volte vincitore del Tour de France, scavalcato anche da Rodriguez, andando a conquistare la prima grande classica della carriera. Un brillante ma fin troppo generoso Anton ha chiuso al 4° posto, mentre Cunego, rimasto tutto il giorno nell’ombra, si è parzialmente ridestato nel finale, chiudendo 5°, con il rimpianto di aver forse intrapreso un po’ troppo indietro l’erta conclusiva. Solo 6° il vincitore dell’Amstel e favorito della vigilia, Philippe Gilbert, mentre Valverde e Andy Schleck si sono dovuti accontentare, rispettivamente, dell’8° e del 9° posto.
Manca ora soltanto la Liegi – Bastogne – Liegi alla conclusione della campagna del Nord più avara di soddisfazioni azzurre da parecchi anni a questa parte. Poche sono le ragioni di sperare in una riscossa italiana, mentre parecchi sono i motivi di interesse per domenica prossima: Contador andrà in caccia della prima classica monumento in carriera; i fratelli Schleck troveranno terreno più adatto alle loro caratteristiche; Valverde cercherà di proseguire la tradizione favorevole negli anni pari dopo i successi del 2006 e del 2008; Gilbert proverà a riportare il Belgio sul tetto della Liegi dopo 11 anni (l’ultimo a riuscirci fu Vandenbroucke nel 1999). Senza dimenticare Rodriguez, Cunego, Anton, il trio Katusha Ivanov – Kolobnev – Rodriguez. Sempre che Cadel Evans, corridore che a 33 anni sembra in continua crescita, non voglia continuare a stupire.
Matteo Novarini

Cadel Evans esulta dopo aver espugnato il muro di Huy (foto AFP)
20-04-2010
aprile 21, 2010 by Redazione
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GIRO DEL TRENTINO
Il kazako Alexandre Vinokourov (Astana) si è imposto nella prima tappa, cronometro Riva del Garda – Torbole sul Garda, percorrendo 12,5 Km in 15′07″, ad una media di 49,614 Km/h. Ha preceduto di 16″ e 18″ gli italiani Stefano Garzelli (Acqua & Sapone) e Matteo Montaguti (De Rosa – Stac Plastic).
VUELTA MEXICO TELMEX
Il messicano Ignacio Sarabia (Rock Racing) si è imposto nella terza tappa, Xalapa – Orizaba, percorrendo 173 Km in 4h30′, ad una media di 38,444 Km/h. Ha preceduto di 1″ lo spagnolo Victor Manuel Garcia e il messicano Ramos. Miglior italiano Salvatore Mancuso (ISD-Neri), 12° a 3″.
Lo spagnolo Francisco Mancebo (Rock Racing) conserva la testa della classifica, con lo stesso tempo del colombiano Parra e del canadese Parisien. Miglior italiano Mancuso, 23° a 1′02″.

Il podio di giornata (foto Wenceslao Rodriguez)
TOUR OF THE PHILIPPINES
L’irlandese David McCann (Giant Asia Racing Team) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, circuito di Subic, percorrendo 119 Km in 3h24′21″, alla media di 34,940 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Damrow e 1′50″ il giapponese Suzuki. McCann si impone con 6′45″ e 6′47″ sui filippini Reynante e Ravina.
TRENTINO: PROLOGO…DEL GIRO?
È scattata l’edizione numero 34 del Giro del Trentino. Il prologo ha dato i primi verdetti che vedono il favorito Vinokourov ritrovare la gamba del periodo pre-squalifica e aggiudicarsi la tappa. Staccati rispettivamente di 16” e 18” un pimpante Garzelli e Montaguti, quarto Scarponi a 23”, male Basso che chiude a 34”.
Foto copertina: Vinokourov in azione nella cronometro Riva – Torbole (foto Riccardo Scanferla)
La 34° edizione del Giro del Trentino si è aperta con un prologo inedito, “bagnato” dalle acque del Garda: 12 km tra Riva del Garda e Torbole, 12 km che hanno sancito la prima vittoria stagionale di Vinokurov. Ivan Basso, altro dei protagonisti più attesi, ha continuato a mostrare di non aver recuperato appieno la sua competitività contro il tempo: quasi 3” persi al chilometro e il 13° posto nell’ordine d’arrivo non si addicono ad un campione come lui, che purtroppo sembra aver perso lo smalto nelle tappe cronometrate.
Prova confortante, invece, per il rientrate Riccò che, uscito in crescendo di condizione dalla Settimana Coppi&Bartali, ha chiuso nella top ten con soli 30” di ritardo. Non sono pochi ma, conoscendo i suoi standard, si può guardare al resto della corsa con grande fiducia, anche perché, se togliamo il grande tempo di “Vino”, troviamo che il secondo è a meno di 15” dal campioncino modenese.
Risalendo la classifica troviamo Scarponi ai piedi del podio con 23” di ritardo e che dopo questa prestazione potrà giocarsi le sue chance da capitano della Androni Giocattoli. Poco più su ecco Montaguti che, con un grande exploit, guadagna il podio in questa prima tappa, anche se verosimilmente la sua classifica da qui alla fine faticherà a migliorare, ma ogni sorpresa sarebbe davvero benvenuta. Le due notizie migliori di questa giornata vengono proprio dalle prime due piazze. Stefano Garzelli inizia forse la sua ultima stagione a grandi livelli e se questo è un preambolo di quello che succederà al Giro siamo felici di poterci sbilanciare e dire che potrebbe giocarsela per bissare il successo datato 2000. Proprio la corsa rosa sarà l’obiettivo primario del leader della generale Vinokourov, alla sua quarta vittoria dopo il rientro post-squalifica, sembra aver trovato la gamba giusta per competere per la maglia rosa.
A noi tifosi, invece, non resta altro che sperare che questo prologo non sia solo fumo, ma che nelle prossime giornate ci venga offerto anche un gustosissimo arrosto, che sia un assaggio di quello che avverrà al Giro, che per Vinokourov, Garzelli e Riccò sia un crescendo di condizione e non un anticipo. Per Basso speriamo, invece, sia il campanello d’allarme che gli farà accelerare la preparazione in vista del grande evento. E allora, a tutti i lettori non ci resta che augurare un grande spettacolo.
Andrea Mastrangelo

Il primo podio del Giro del Trentino (foto Bettini)
19-04-2010
aprile 20, 2010 by Redazione
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VUELTA MEXICO TELMEX
Il canadese Francois Parisien (Spidertech p/b Planet Energy) si è imposto nella seconda tappa, Veracruz – Xalapa, percorrendo 108 Km in 2′44′47″, ad una media di 39,32 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Francisco Mancebo (Rock Racing) e il colombiano Parra. Miglior italiano Pier Paolo De Negri (ISD-Neri), 16° a 55″.
Mancebo è il nuovo leader della classifica, con lo stesso tempo di Parra e Parisien. Miglior italiano De Negri, 10° a 55″.

Il podio di tappa (foto Wenceslao Rodriguez)
TOUR OF THE PHILIPPINES
Il sudafricano James Ball DCM Team) si è imposto nella terza tappa, Quezon City – Subic, percorrendo 146,6 Km in 3h14′11″, alla media di 45,297 Km/h. Ha preceduto allo sprint il filippino Oledan e il giapponese Suzuki. L’irlandese David McCann (Giant Asia Racing Team) conserva la maglia di leader.
18-04-2010
aprile 19, 2010 by Redazione
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AMSTEL GOLD RACE
Il belga Philippe Gilbert (Omega Pharma-Lotto) si è imposto nella classica olandese, percorrendo 259 Km in 6h’22′54″, alla media di 40,585 Km/h. Ha preceduto di 2″ il canadese Hesjedal e l’italiano Enrico Gasparotto (Astana). Damiano Cunego (Lampre-Farnese Vini) si è piazzato 6° a 5″.
PRESIDENTIAL CYCLING TOUR OF TURKEY
Il tedesco André Greipel (Team HTC – Columbia) si è imposto nell’ottava ed ultima tappa, Antalya – Alanya, percorrendo 166 Km in 3h’41′40″, alla media di 44,932 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Angelo Furlan (Lampre-Farnese Vini) e l’olandese Van Hummel. L’italiano Giovanni Visconti (ISD – Neri) si impone con 29″ sullo statunitense Van Garderen e 33″ sul francese Moncoutié.
VUELTA A CASTILLA Y LEON
Il portoghese Sergio Ribeiro (Barbot-Siper) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Samos – Santiago de Compostela, percorrendo 171,6 Km in 3h50′06″, alla media di 44,745 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli spagnoli Benitez e Vicioso. Due soli italiani in gara: Mario Bruseghin (Caisse D`Epargne) è 62° (stesso tempo), Marco Corti (Footon-Servetto) è 96° a 5′31″.
Lo spagnolo Alberto Contador (Astana) si impone con 41″ e 1′20″ sui connazionali Anton e Mosquera. Bruseghin è 20° a 5′15″, Corti 73° a 29′05″.

La volata di Santiago de Compostela (foto Vuelta a Castilla y León)
TOUR DU LOIR ET CHER “E. PROVOST”
Il francese François Lamiraud (Blois CAC 41) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, circuito di Blos Ville, percorrendo 97,5 Km in 2h10′28″, alla media di 44,839 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo svedese Sandell e di 2″ il francese Ortiz. Il russo Mikhail Antonov (Itera – Katyusha) si impone in classifica con 5″ sul belga Verraes e 8″ sul tedesco Thömel.
VOLTA CICLISTA INTERNACIONAL DE GRAVATAI
Il brasiliano Roberto Pinheiro Silva (Funvic – Pindamonhangaba) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, circuito di Gravataí, percorrendo 150 Km in 3′18′41″, ad una media di 45,298 Km/h. Ha preceduto allo sprint i colombiani Jaime Alberto Castaneda Ortega (UNE – EPM) e Nascimento. Castaneda Ortega si impone in classifica con 2″ sul connazionale Suarez Suarez e 1′35″ su Nascimento.

La premiazione di Jaime Alberto Castaneda Ortega (foto Volta Ciclistica Internacional de Gravatai)
VUELTA MEXICO TELMEX
Lo sloveno Aldo Ino Ilesic (Team Type 1) si è imposto nella prima tappa, circuito di Veracruz, percorrendo 77,4 Km in 1′48′24″, ad una media di 42,841 Km/h. Ha preceduto allo sprint il colombiano Alzate e il canadese Gilbert. Miglior italiano Pier Paolo Denegri (ISD-Neri), 12°.

Lo sloveno Aldo Ino Ilesic battezza l'edizione 2010 della Vuelta Mexico Telmex (foto Wenceslao Rodriguez)
TOUR OF THE BATTENKILL
Lo statunitense Caleb Fairly (Hollowesko Partners) si è imposto nella corsa statunitense, percorrendo 200 Km in 4h57′07″, ad una media di 40,388 Km/h. Ha preceduto di 2′24″ il connazionale Landis e di 2′43″ il sudafricano Thomson. Unico italiano in gara, Luca Damiani (Kenda Pro Cycling Presented by Spinergy) si è piazzato 4°.

Il podio della corsa made in USA (foto MarcoQuezada.com/NYVelocity)
TOUR OF THE PHILIPPINES
Il sudafricano Pieter Seyffert (DCM Team) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Manila, percorrendo 60 Km in 1h21′12″, alla media di 44,335 Km/h. Ha preceduto allo sprint il giapponese Murakami e il filippino Quirimit. L’irlandese David McCann (Giant Asia Racing Team) conserva la maglia di leader con 2′34″ e 2′36″ sui filippini Reynante e Ravina.
TRO-BRO LEON
Il francese Jérémy Roy (Française Des Jeux) si è imposto nella corsa francese, percorrendo 205 Km in 4h58′26″, alla media di 34,316 Km/h. Ha preceduto di 3″ e 5″ i connazionali Dion e Mondory. Ritirati tutti gli italiani in gara.

Il successo del francese Roy (foto Fabrice Lambert/sportbreizh.com)
RUND UM DUREN
Il tedesco Sven Krauß (Elite Team Halanke.De-Öschelbronn) si è imposto nella corsa tedesca, percorrendo 159,8 Km in 3h56′03″, alla media di 40,618 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Schweizer e Radochla.

La volata vincente di Krauß (foto Preim)
GRAND PRIX OF DONETSK
L’ucraino Vitaliy Popkov (Isd Continental Team) si è imposto nella corsa ucraina, percorrendo 168,5 Km in 4h03′33″, alla media di 41,511 Km/h. Ha preceduto di 1′22″ il russo Puzanov e di 1′23″ l’italiano Adriano Angeloni (Betonexpressz 2000).

L'arrivo vittorioso di Popkov (sportclub-isd.com)
ZELLIK – GALMAARDEN
L’olandese Coen Vermeltfoort (Rabobank Continental si è imposto nella corsa belga, percorrendo 179 Km in 4h01′, alla media di 44,564 Km/h. Ha preceduto allo sprint i belgi Claeys e Vermote.
ALPHA AMSTEL PER L’OMEGA: GILBERT LOTTA MORDE VINCE
aprile 18, 2010 by Redazione
Filed under 5) AMSTEL GOLD RACE, News
Vittoria inaugurale della stagione (sei mesi a bocca asciutta) per la squadra belga, forse non casualmente fuori casa – seppur di poco – a fronte di un movimento in divorante ansia da prestazione. Oggi però Gilbert era davvero il “maschio alfa” del gruppo, ringhioso su ogni abbaio degli avversari, aggressivo nei tratti più selettivi, devastante sul Cauberg. Segnali di vitalità per l’Italia, prorompenti i russi, flosci nel finale gli Schleck, deludente l’Olanda. Dispersi gli spagnoli.
Foto copertina: Philippe Gilbert taglia per primo il traguardo del Cauberg (foto Bettini)
L’Amstel erutta ai meno venti, e il nervosismo tellurico covato fin lì per 240km di insidie prorompe in scintille. Fino ad allora, un copione già scritto (la fuga senza illusioni, prevalentemente composta dai piccoli team del Benelux; le sferzate in testa al gruppo di Saxo, Lampre e Rabobank; la minaccia sempre incombente di strade al limite del viottolo, spartitraffico, curve cieche) ma non per questo meno vibrante nelle sue tensioni o meno estenuante per i protagonisti. Tant’è che uno dei favoritissimi della vigilia, Joaquin Rodriguez, scivola in fondo al gruppo alle prime accelerazioni, per non rientrare più tra i migliori.
Il Kruisberg, quint’ultima asperità, innesca lo spunto di un veemente Marcato che prende il largo da solo, nell’apparente noncuranza del gruppo che rifiata dopo aver addentato l’osso costituito dalla fuga del mattino. Si tratta però della proverbiale scintilla, perché sul berg successivo – il temuto Eyserbosweg, la “salita delle antenne” – iniziano a pompare in sincrono i pistoni dei migliori, sulla scia di un irruente Andy Schleck che tradisce in questa iniziativa il suo ruolo tattico di appoggio al fratello (alla faccia delle dichiarazioni davvero “di facciata” della vigilia, o forse poco convinto delle proprie sensazioni in gara). Risulta immediatamente chiaro chi siano i più reattivi, e la selettività da vera grande classica dell’Amstel sarà confermata nel ritrovare tra i primi all’arrivo i medesimi che si stan già esponendo qui, nonostante gli innumerevoli rimescolamenti di carte che seguiranno.
Cunego, Gilbert, Kolobnev, Nibali, Kreuziger non mollano un metro al ragazzo in maglia lussemburghese, mentre dietro la coppia Liquigas Nibali-Kreuziger incalza. La situazione resta estremamente fluida, e quando dopo meno di quattro km la strada ritorna a salire – benché dolcemente – sul Fromberg, è Cunego a prodursi in una fiondata nell’intento di strappare finalmente il tessuto sfilacciato ma ancora elastico del gruppo. L’importanza delle “coppie” emerge sempre più visibile nella dinamica di gara, quando gli Schleck si alternano in un uno-due pugilistico che invola Frank, tallonato da un cocciuto Gilbert assieme al quale reggono solo i già brillanti Cunego e Kolobnev.
Dietro è però un Evans insistente e generoso, forse fin troppo (tanto da far supporre un ruolo di gregariato a vantaggio di Kroon), a riportare sotto il gruppo nel quale stenta clamorosamente Gesink.
I cinque km che conducono al Keutenberg, la più tagliente asperità del finale, sono tutt’altro che di transizione, perché a lanciarsi all’assalto in cerca del bis è l’altra faccia della Katusha (già staccatosi un pur volenteroso Pozzato): Ivanov. Un azione in pianura che marca una differenza netta rispetto alle gesta in salita viste fin qui, e a poter reagire sono solo gli atleti dotati di una valenza duplice che li premia anche nella pura potenza: Van den Broeck in stopping per Gilbert. Poi Evans, che cocciuto raggiunge i due proprio in corrispondenza delle prime staffilate della salita. Una mossa bella a vedersi quanto fatale, giacché da qui in poi il campione del mondo resterà stabilmente in debito d’ossigeno.
Ivanov rilancia con violenza inattesa e saluta la compagnia, con Evans che prova drammaticamente a seguire mentre Gilbert risale deciso; e la scelta del vallone, in passato tanto tatticamente scriteriato, è perfetta. Dopo tanto chiudere lo scopriamo in cima alla salita pigliare e passare in scioltezza il campione in carica, approfittando del falsopiano sommitale per scavare un solco sugli inseguitori – Frank, Kolobnev e Cunego – cui si aggancia con la forza della disperazione l’ansante Ivanov.
Ma la ruota della sorte gira nuovamente: il quintetto di quelli che ormai è chiaro essere i capibranco di questa Amstel si ricompatta, per i pochi istanti necessari a veder decollare il contropiede di Kolobnev, in un gioco di squadra ben bilanciato e davvero encomiabile. Gilbert non può rispondere, stavolta, Schleck senior non ne ha la forza, Cunego i mezzi, Ivanov la minima intenzione. Ed ecco la situazione che perdurerà fino al determinante, conclusivo Cauberg. Kolobnev solitario, a tutta, con 10″ sul compagno Ivanov che siede a ruota mentre spingono F. Schleck, Gilbert e Cunego; ad altri 10″ il gruppo, o meglio quel che ne resta, con la Rabobank a tirare per Freire (clamorosamente sopravvissuto) e Nibali per Kreuziger. A lavorare per gli arancioni è Gesink, rinvenuto ma evidentemente non in grado di competere per la vittoria: così come Kreuziger dichiarerà con meritoria franchezza che Vincenzo, avvertendo segni di crampi, si è messo cavallerescamente al servizio del compagno. La trenata “del cigno” di Nibali è tanto veemente da assomigliare ad un allungo, e da chiudere definitivamente ogni spazio, riportando ai piedi della salita un gruppetto compatto.
Sarà volata, la peculiare, intensa, drammatica volata in salita del Cauberg.
Un Quickstep prova ad anticipare, ma non c’è storia. Gilbert a canini scoperti ulula una progressione devastante, cui provano a resistere Cunego, F. Schleck e Kreuziger, ritrovandosi però a ruotare le gambe al ralenti quando l’acido lattico esige il suo tributo. Saranno comunque loro a completare la top ten, assieme a una selezione di attendisti che hanno passato la giornata nelle – relative – retrovie per giocarsi tutto nella roulette della flamme rouge. Secondo è il sorprendente Hejsedal, già bravo in gare selettive ma qui davvero esplosivo, poi un ottimo sornione Gasparotto per i colori italiani (a coronare in termini di risultato le prestazioni più vivide offerte dalla generosità di Marcato e e dalla gara autorevole di Cunego). C’è De Waele quarto, poi, come accennato, Kreuziger più fresco, Cunego encomiabile – forse il più forte oggi, dopo Gilbert – Frank Schleck, Marcato e infine Kroon e Horner, due atleti dai quali ci si attendeva, per nazionalità e tattica in un caso, per periodo di forma nell’altro, qualcosa di meglio, specialmente avendo gestito fin lì una competizione al risparmio.
Strepitoso Gilbert: attento, ben assistito, intelligente, potente. Si impreziosisce il palmarès di un campione che sta dimostrando di aver effettuato quel salto di qualità e maturità che parallelamente ma un po’ fantomaticamente (anche per malasorte) si invoca pure per il suo vecchio “gemello” – per talento e dissipazioni strategiche – Pozzato. Finalmente un campione da classiche che, senza la forzature che vedremmo in un Cancellara, si dimostra dotato e competitivo in ogni tipologia di gara in linea, ricucendo quella ferita che si era ormai consolidata tra pietre, Ardenne e primavera/autunno d’Italia. Bravo, bravissimo Cunego: competitivo ai massimi livelli, punito dalle girandole tattiche che l’han costretto a esporsi molto e invano sul terreno a lui meno congeniale, il piano. Attendiamo fiduciosi il resto delle Ardenne. Complimenti alla Katusha, che pur orfana di due pezzi da novanta come J. Rodriguez e Pozzato (il lungo viaggio in auto assieme li avrà debilitati?) anima il cuore della gara con un gioco di equipe da manuale. Ci si attendeva qualcosa di meglio dai favoritissimi Schleck, entrambi in cima alle liste dei bookmakers dopo il forfait di Valverde. Invece la scarsa incisività di Frank (certo, con un Andy non determinante, per risparmio verso le prossime gare o per forma non eccezionale) è stata ancora una volta fatale e entrambi. Bene Freire, ma il Cauberg non fa per lui, giornata no per Gesink, mentre Kroon spreca un Evans monumentale. Complimenti a Marcato, nella top ten dopo aver aperto le danze: peccato per i pochi inviti ricevuti quest’anno dalla Vacansoleil.
Gabriele Bugada
VISCONTI, AZZURRO TURCHIA
È la nuova sfumatura assunto dal ciclismo italico. Accanto ai più prestigiosi rosa Giro, giallo Tour e all’ormai ex amarillo Vuelta, possiamo ora affiancare anche l’azzurro Turchia, il colore della maglia conquistata definitivamente oggi da Giovanni Visconti ad Antalya, sul traguardo della frazione conclusiva del Presidential Cycling Tour of Turkey. Non è stata la classica passerella finale tarata sulle misure dei velocisti, anche se alla fine si è arrivati allo sprint e il tedesco Greipel è riuscito a conseguire la sua quinta vittoria di tappa. La ISD, infatti, ha dovuto lavorare affinchè il tentativo di giornata non assumesse proporzione pericolose. Ma alla fine è stato successo pieno per la squadra ucraino-italiana, che si è imposta anche nella speciale classifica delle migliori formazioni.
Foto copertina: Visconti in maglia azzurra (foto AFP)
Oggi si è concluso il Giro di Turchia 2010 e se ieri se ne aveva sentore oggi se ne ha la certezza: Giovanni Visconti ha vinto il 46a edizione della corsa asiatica, precedendo Van Garderen, Moncoutiè, Cheula e Salerno.
La tappa odierna non è stata vissuta come una passerella e la ISD di Visconti ha dovuto lavorare per controllare la fuga di giornata. Ma alla fine nulla ha tolto il successo nel 46º Giro di Turchia a Giovanni Visconti e a tutta la ISD – Neri – Giambenini, che porta in Italia anche il primato nella classifica a squadre, a dimostrazione del ruolo da assoluta protagonista vissuto in terra turca. “Anche oggi c’è stato da faticare – spiega il direttore sportivo del team, Luca Scinto – ma i ragazzi erano pronti. Sono soddisfatto perchè siamo venuti qui con il preciso obiettivo di vincere, e ci siamo riusciti su tutti i fronti. Il successo di Visco rincuora è importante per tutto il team, e la vittoria della classifica a squadre dimostra che la tattica è stata vincente su tutta la linea”. Dello stesso parere è Visconti, soddisfatto e sereno dopo il suo primo successo finale in una corsa a tappe: ”Non posso che ringraziare tutta la squadra, abbiamo vinto prima di tutto come gruppo. Sono felice per il Giro che ho vissuto, per i due successi, per non essere caduto ieri, per non aver sbagliato nulla. Ora torno a casa dalla mia compagna Kety e da mio figlio Thomas sereno e motivato per le prossime corse. E’ il rientro a casa che tutti si augurano”. Un successo completo per i “giallo flow” dunque, che arricchisce il palmares della seconda stagione tra i prof del team ucraino-italiano con una corsa Hors Categorie internazionale, alzando a quota 10 il termometro delle vittorie di casa ISD – Neri – Giambenini.
La vittoria di Visconti non deve far passare in secondo piano la prova di Andrè Greipel che ha ottenuto oggi la sua 5a vittoria in Turchia e l’11a stagionale. Alle spalle dell’imbattibile tedesco, si segnalano ben sei italiani tra i primi dieci (Angelo Furlan 2°, Sacha Modolo 4°, Elia Viviani 6°, Michele Merlo 7°, Giorgio Brambilla 9° e Claudio Cucinotta 10°), a testimonianza di una presenza comunque “ingombrante” degli italiani, al di là dei soli corridori ISD.
Se, come sembra, il tedesco sarà il velocista della HTC Columbia al prossimo Giro d’Italia, si preannunciano tempi duri per gli sprinter che scenderanno in campo sulle strade italiane, alla luce anche delle poche occasioni che il tracciato della corsa rosa riserverà loro.
Greipel, tra l’altro, si è imposto nella classifica a punti, con un vantaggio di sette punti su Visconti.
Mario Prato

La quinta volata vincente di Greipel al Giro di Turchia (foto AFP)
VIVIANI ANTICIPA LA FESTA
Era preannunciato come il Giro di Turchia degli italiani, per il gran numero di nostri connazionali in gara. Siamo riusciti non solo a portare Visconti in vetta alla classifica ma, a un giorno dalla conclusione, ad anticipare i festeggiamenti – la vittoria per il corridore ISD è praticamente certa – monopolizzando il podio di giornata. È successo perché il boss delle volate, il tedesco Greipel, oggi è stato messo ko da una caduta e, come si sa, quando manca la gatta i topi ballano. Così abbiamo mandato alla vittoria il neoprofessionista Elia Viviani, davanti allo stesso Viviani – che ha approffitato per allungare il distacco sugli avversari – e al Lampre Grendene.
Foto copertina: Viviani vince una volata tutta tricolore (foto Bettini)
Il Giro di Turchia si avvia verso la conclusione, siamo giunti alla 7a e penultima tappa, la Finike-Antalya, di 114 km, una frazione dedicata alle ruote veloci, che nel suo svolgimento ha visto come protagonisti gli italiani Ermeti, Ratti e Malori. Il portacolori della Lampre, non pago di essere stato in fuga per più di 200 chilometri nel corso della 5a frazione, dopo 10 chilometri si trovava già in avanscoperta assieme a Rodriguez Iglesias, Aristide Ratti, Ji Cheng e Giario Ermeti. La fuga ha viaggiato con un vantaggio massimo di 2′30″, provando a resistere all’inseguimento del plotone; Malori, assieme ad Ermeti, è stato l’ultimo attaccante ad arrendersi, venendo inglobato dal gruppo a soli 3 km dall’arrivo.
Con le squadre pronte a lanciare i propri velocisti nello sprint finale, il “deragliamento” di un “vagone” del treno HTC ha creato scompiglio nelle prime posizioni del plotone, coinvolgendo nella caduta anche il ”più veloce” di tutti, Andrè Greipel. Dal canto loro, Viviani, Visconti e Grendene sono stati abili nell’evitare l’incidente e hanno potuto cogliere nell’ordine le prime tre posizioni.
Il vincitore, portacolori della Liquigas-Doimo, non poteva chiedere un debutto migliore. Alla sua prima esperienza tra i professionisti il veronese, classe ’89, ha conquistato la sua prima vittoria.
Il successo ottenuto oggi è frutto innanzitutto della scaltrezza di Viviani nell’evitare la caduta che ha coinvolto il gruppo all’imbocco del rettilineo finale. Poi, nei metri finali, il velocista della Liquigas-Doimo ha gestito le forze e battuto allo sprint Visconti e Grendene. «Prima dell’ultima curva occupavo una buona posizione – spiega Viviani – che mi ha permesso di vedere la caduta e di tirare i freni in tempo. Ho dato un’accelerata cercando di fare il vuoto ma, visto che alcuni corridori rinvenivano, ho preferito attendere e salvare la gamba per lo sprint finale. Ho lanciato la volata al momento giusto per evitare di essere rimontato, occupando il lato sinistro della strada. Mi spiace che Visconti, un corridore che apprezzo e stimo, si sia visto ostacolato. Come testimoniano le immagini, però, io non ho attuato nessuna manovra per chiuderlo. Ha provato a rimontare dove non c’era spazio: in totale onestà dico che ho pensato solo a spingere sui pedali per non farmi superare».
Riguardo all’impatto con il mondo dei professionisti Viviani si dice «felice per essermi dimostrato all’altezza ma conscio che la strada è ancora lunga. Nelle prime tappe ho patito le lunghe distanze e nel finale non avevo una gamba brillante per fare lo sprint, mentre nella quinta tappa, quando sono giunto settimo, ho pagato un po’ d’inesperienza. La vittoria di oggi è comunque un grande stimolo per proseguire con ancora più forza il lavoro di crescita».
Soddisfazione in casa ISD, che comincia a vedere profilarsi all’orizzonte il successo finale. Con il secondo posto di ieri Viscointi ha ulteriormente incrementato il suo vantaggio in classifica sui diretti inseguitori: ora Van Garderen ha 29” di ritardo, Moncoutiè ne ha 33” Cheula 54” e Salerno 1’48”.
Mario Prato
LA TAPPA DI OGGI
Il Giro di Turchia concluderà il suo annuale cammino nella località turistica di Alanya, capolinea della più facile tra le otto frazioni previste. Nessuna salita sarà superata lungo tutti e 166 i km previsti, nonostante le solite altimetrie disegnate col compressore esasperino anche i cavalcavia, facendo sembrare incessanti saliscendi. Sarà, dunque, la classica passerella finale a uso e consumo dei velocisti, con le sole insidie del vento e dei ventagli, sempre da tenere in conto quando si corre in vista del mare.
Mauro Facoltosi

L'altimetria dell'ultima tappa (www.tourofturkey.org)
17-04-2010
aprile 18, 2010 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
PRESIDENTIAL CYCLING TOUR OF TURKEY
L’italiano Elia Viviani (Liquigas-Doimo) si è imposto nella settima tappa, Finike – Antalya, percorrendo 114 Km in 2h’52′24″, alla media di 39,675 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Giovanni Visconti (ISD – Neri) e Andrea Grendene (Lampre-Farnese Vini). Visconti (ISD – Neri) conserva la testa della classifica, con 29″ sullo statunitense Van Garderen e 33″ sul francese Moncoutié.
VUELTA A CASTILLA Y LEON
Lo spagnolo Alberto Contador (Astana) si è imposto nella quarta tappa, circuito a cronometro di Ponferrada, percorrendo 15,1 Km in 20′30″, alla media di 44,195 Km/h. Ha preceduto di 33″ lo sloveno Brajkovic e lo spagnolo Anton. Due soli italiani in gara: Mario Bruseghin (Caisse D`Epargne) è 28° a 2′03″, Marco Corti (Footon-Servetto) è 90° a 3′42″.
Contador è il nuovo leader della generale, con 41″ e 1′20″ sui connazionali Anton e Mosquera. Bruseghin è 20° a 5′15″, Corti 59° a 23′34″.

La premiazione di Contador (foto Vuelta a Castilla y León)
TOUR DU LOIR ET CHER “E. PROVOST”
Il francese Rudy Lesschaeve (Cyclo-Club Nogent Sur Oise) si è imposto nella quarta tappa, Saint Gervais La Foret – Challais, percorrendo 174 Km in 3h46′43″, alla media di 46,048 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Clain e Girard. Il russo Mikhail Antonov (Itera – Katyusha) conserva la testa della corsa con 5″ sul belga Verraes e 8″ sul tedesco Thömel.
VOLTA CICLISTA INTERNACIONAL DE GRAVATAI
Il brasiliano Roberto Pinheiro Silva (Funvic – Pindamonhangaba) si è imposto nella quarta tappa, Canela – Gravataí, percorrendo 110 Km in 2′10′38″, ad una media di 50,523 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli argentini Simon e Guevara. Il colombiano Juan Pablo Suarez Suarez (UNE – EPM) conserva la maglia di leader con 4″ sul oonnazionale Castaneda Ortega e 1′40″ sul brasiliano Nascimento.

La volata vincente di Roberto Pinheiro Silva (www.revistamundociclistico.com)
TOUR DU FINISTÈRE
Il francese Florian Vachon (Bretagne – Schuller) si è imposto nella corsa francese, percorrendo 199,3 Km in 4h46′24″, ad una media di 41,752 Km/h. Ha preceduto allo sprint il colombiano Duque e il francese Pineau. Due soli italiani in gara, Fabio Terrenzio (Carmiooro – NGC) e Alberto Ongarato (Vacansoleil Pro Cycling Team), piazzatisi rispettivamente al 74° e 75° posto, con un ritardo di 12′11″.

Il successo di Vachot nel Tour du Finistère, (foto Fabrice Lambert/sportbreizh.com)
TOUR OF THE PHILIPPINES
L’irlandese David McCann (Giant Asia Racing Team) si è imposto nella prima tappa, circuito di Tagaytay City, percorrendo 148,9 Km in 3h29′21″, alla media di 42,675 Km/h. Ha preceduto di 2′30″ i filippini Reynante e Ravina, distanziati in classifica di 2′34″ e 2′36″.
ZLM TOUR
Il kazako Arman Kamyshev (Kazakhstan) si è imposto nella corsa olandese, percorrendo 179 Km in 4h08′13″, alla media di 43,268 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Ligthart e lo sloveno Jarc.
LIEGI BASTOGNE LIEGI U23
Il lituano Ramunas Navardauskas (Vélo Club La Pomme Marseille) si è imposto nella versione U23 della classica belga, percorrendo 178,3 Km in 4h20′, alla media di 41,146 Km/h. Ha preceduto di 36″ i danesi Ostergaard e Lander. Unico italiano ad aver concluso la prova è Matteo Loda (U.C. Pregnana), 81° a 8′30″.