TIRRENO-ADRIATICO, MA CHI HA VINTO?
marzo 16, 2010 by Redazione
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Classifica finale Tirreno-Adriatico 2009: 1° Michele Scarponi, 2° Stefano Garzelli a 25”. Classifica finale edizione 2010: 1° Stefano Garzelli, 2° Michele Scarponi. Nessun distacco? No, nessun distacco. 1000 chilometri e due corridori hanno ancora lo stesso tempo, nemmeno un misero secondo di differenza. Ma, per la roulette dei piazzamenti, è il capitano dell’Acqua&Sapone ad indossare la maglia azzurra. E, allora, dopo sei giorni di corsa, vediamo chi sale e chi scende, chi ha fatto tanto e chi ha deluso in questa “Corsa dei due mari” versione 2010.
Foto copertina: Garzelli consola Scarponi sul podio di San Benedetto del Tronto (foto Bettini).
Sette tappe, di discorsi ne sono stati fatti tanti, inutile farne ancora. Partiamo subito con i voti sulla corsa che tira la volata alla Sanremo di sabato.
STEFANO GARZELLI. Dopo una serie infinita di secondi posti che non si interrompeva, più o meno, dal paleozoico, il capitano dell’Acqua&Sapone si toglie la soddisfazione di vincere finalmente qualcosa. In realtà, lui avrebbe voluto anche una tappa per riassaporare il brivido di alzare le braccia al cielo in sella ad una bicicletta ma, per ora, si deve accontentare di alzarle dal podio. E dire che le premesse non erano delle migliori, visto che si è presentato all’ultima tappa al secondo posto (strano) con due secondi di ritardo (guarda un po’) dal leader Scarponi. Poi due volatine e, pam! Maglia azzurra. Bravo Stefano, adesso puoi prepararti per (ri)conquistare un’altra maglia: quella verde del Giro. E per questo giovincello che va per i 37, più il tempo passa e più la gamba migliora. Caparbio. Voto: 10+.
MICHELE SCARPONI. Ci ha provato in tutti i modi a tenere la maglia anche nel 2010 ma dopo aver dato spettacolo in salita, quello che è il suo terreno, ha pagato in volata, quello che non è il suo terreno. Probabilmente avrà già lasciato l’assegno alla porta di Michael Rogers come risarcimento per i due secondi persi a Macerata e l’Htc-Columbia non ha fatto nulla per dargli una mano negli ultimi 30km di San Benedetto del Tronto, nonostante le trattative tutt’altro che segrete di Savio e Piva. E se ne va via con le pive nel sacco, ma non certo deluso. Come per Garzelli, al Giro d’Italia ci sarà da fare i conti anche con lui. Deluso ma vincente. Voto: 10.
GIANNI SAVIO. Non finisce mai di stupirci e lo fa fin dal principio. Prima intervista di RaiSport da Rosignano sulla squalifica di Giunti: “Adesso deve pagarci anche la penale”. In gruppo è sempre l’animo nascosto, fa e disfà a suo piacimento. Rogers manda al tappeto Scarponi? E lui va a bussare in casa Columbia per cercare qualche sotterfugio per non far prendere i secondi di abbuono a Garzelli. Non ci riesce? Pazienza, perché da buon diplomatico pensa subito al dopo. “Le due squadre più attive della Tirreno sono state Androni e Acqua&Sapone, due professional. E’ l’ora, per il governo del ciclismo, di rivedere qualcosa”. Amen. Peccato che non abbiano fatto dei cloni di questi personaggi qua. Insostituibile. Voto: 10-.
MIKHAIL IGNATIEV. Oramai non ci stupiamo più del fatto di quanto sia brutto da guardare in bicicletta ma se l’efficacia continuerà almeno per un’ altra decina di anni, allora di soddisfazioni se ne potrà togliere a sufficienza. Sempre all’attacco, due fughe a Montecatini e Macerata, con la seconda davvero redditizia: se ne va in solitario quando nessuno scommetteva dieci centesimi e, dosandosi al massimo, riesce ad alzare anche il ditino sul traguardo. Non potrà mai ambire alla classifica generale di qualche gara a tappe importante, ma chi se ne frega. In Katusha sono contenti anche così. Genio. Voto: 9.
TOM BOONEN. Nel mentre Fabian Cancellara scherza in fondo al gruppo con il neo commentatore tv Paolo Savoldelli sul fatto che ha scoperto in diretta televisiva il suo piano per rivincere la Sanremo (ma non si sa di quale anno), Tornado Tom usa la strada più diretta e redditizia: vincere e farsi vedere in testa alla corsa. La volata di Montecatini Terme il secondo giorno è di quelle che fanno male, soprattutto a Bennati, perché tirata alla perfezione, con il rapporto giusto, la voglia giusta in un arrivo tutt’altro che semplice. Visto che, poi, le possibilità erano scarse di tornare al successo, eccolo in fuga verso Macerata. Sue chance di successo? Meno di zero. Risultato: ottimo vernissage in vista della Cipressa e del Poggio. Non ce ne vogliano gli altri, ma il favorito numero uno per sabato è proprio lui. Sarà così?. Voto: 8.
ALESSANDRO PETACCHI. Strano trovare così in alto un corridore che non ha vinto nulla in questa corsa, ma vogliamo premiarlo per lo spirito. Due giorni prima del via di Livorno, in allenamento con Bernucci, finisce faccia a terra sul vaso di un parcheggio di Massa, si sfigura il mento e non è proprio dell’umore giusto per tornare in bicicletta. Ma, dopo aver vinto qua e là a Febbraio, c’è da preparare una Sanremo (l’ultima?) e il male può stare in un angolino. A Rosignano fa freddo e non si fa vedere, a Montecatini non ha il piglio giusto, a Monsummano tutti credono che sia Hondo quello che farà la volata per la Lampre-Farnese ed, invece, ai 200 metri prova addirittura ad anticipare Bennati che, però, chiude subito la porta. Nessun dramma, un weekend a macinare chilometri e rieccolo a San Benedetto del Tronto a caccia di gloria. Peccato per lui che, dal nulla, spunti Boasson Hagen (voto 5,5 per questa volata regale che fa da media a sei tappe anonime. Ci si aspettava di più.) e lo brucia nonostante Ale-Jet provi ad uscire di traiettoria ma nel momento di massimo sforzo, forse, tocca leggermente Eisel e si deconcentra. Comunque, dietro a Boonen per sabato c’è lui. Combattivo. Voto: 7.
DANIELE BENNATI. E’ vero che una vittoria di tappa è sempre qualcosa di positivo e la tappa conquistata a Monsummano non può che esserlo, visto lo strapotere negli ultimi 180 metri e visto come la squadra, con Quinziato, Sabatini e Oss (bravissimo questo ragazzo, sempre più rivelazione), gli aveva preparato il terreno. Ma, da contraltare, ci sono i ko più o meno evidenti di Montecatini e dell’ultima tappa. Al secondo giorno, con la strada spianata di fronte a se nonostante si passi per ben quattro volte dal traguardo prima della volata, mette il rapporto sbagliato, si pianta e lascia passare Boonen. Nella Riviera delle Palme, invece, si perde un po’ troppo a guardare dov’è Petacchi e non vede che il treno se n’è già andato e deraglia da solo. La condizione c’è, la testa forse un po’ meno. E per una corsa di quasi 300 chilometri questo può essere un difetto. Non sarà facile per lui vincere la Sanremo. Mandatelo dallo psicologo. Voto: 6.
LINUS GERDEMANN. L’incredibile arrivo della tappa inaugurale a Rosignano sembrava restituirgli ciò che gli era stato tolto nel 2008 quando, molto probabilmente, questa corsa poteva anche vincerla. Ringrazia sentitamente Luca Paolini e alza le braccia al cielo. Per due giorni tiene la maglia, poi torna a fargli visita l’avvoltoio sulla spalliera del letto ed è costretto ad alzare nuovamente bandiera bianca. Se avesse meno sfortuna, questo sarebbe proprio forte. Se…appunto. Vedremo se il prosieguo della stagione confermerà i miglioramenti. Una gita a Lourdes? Voto: 5.
MAMMA RAI. Era l’esordio (quasi) di fuoco per Francesco Pancani e, come ogni esordiente che si rispetti, ha bisogno di un po’ di rodaggio. E’ andato in crescendo anche perché peggio dei primi due giorni era impossibile fare, visto che a Rosignano non si accorge, di fatto, che la volata è stata lanciata e che mancano 20 metri al traguardo, e a Montecatini sbaglia ancora le distanze visto che, poco dopo che i corridori passano sotto il triangolo rosso dell’ultimo chilometro, lui è ancora ai -1500 metri. A Monsummano, poi, si sa tutto in anticipo perché il ritorno in cuffia del coordinamento di Alessandro Fabretti è un po’ troppo alto e si sente tutto. Ma, poi, è cresciuto e il Giro sarà davvero l’occasione d’oro. Bene, invece, la De Stefano finalmente più coinvolta e non soltanto a fare a sportellate a fine tappa. Se, poi, lo facessero intervenire di più, probabilmente ci piacerebbe anche “Falco” Savoldelli, visto che in tutta la diretta dell’ultima tappa è stato chiamato solo una volta all’inizio per i saluti. E’ solo benzina sprecata in quel modo. Rimandati. Voto: 4.
IL PERCORSO. A questo giro Vegni e la RCS Sport hanno provato a cambiare e, onestamente, hanno fatto bene. Via la crono che in una corsa di sei giorni falsa davvero tutto (a meno che non fai un prologo come la Parigi-Nizza) però poi ci sono tutte tappe che lasciano i giochi troppo aperti. Va bene lo spettacolo e va bene che siamo a Marzo e non si può pretendere il Mortirolo, ma un bel tappone sugli appennini abruzzesi con arrivo tosto in salito (viene in mente il Monte San Giacomo di qualche anno fa) non farebbe senz’altro schifo. I muri, poi, sono esaltanti e belli da vedere ma, come sempre, poco redditizi in termini di classifica. Più entusiasmante, invece, il percorso in terra toscana dove, a parte qualche errore logistico, tutto è filato liscio. Però, se il finale della tappa di Monsummano veniva fatto nel senso inverso, magari c’era un po’ più di spettacolo. Mini-flop. Voto: 3.
THOR HUSHOVD. Va bene nascondersi in vista della Sanremo, ma così è un po’ troppo. Visto che Haussler, secondo l’anno scorso sulla riviera ligure, ha dato forfait, toccherà al norvegese fare il capitano in casa Cervelo. Sempre assente nelle tappe che potevano vederlo protagonista, prova a far girare la squadra in testa al gruppo nel gran finale. Risultato: a 600 metri dal traguardo si ritrova lui in testa al gruppo e addio sogni di gloria. E’ vero che la Sanremo è un’ altra cosa ma ci sembra che oramai i norvegesi che vanno di moda nel mondo del ciclismo stiano da un’altra parte (Sky) e abbiano un altro nome (EBH). Ci sbagliamo? Tre giorni e lo scopriremo. Grossa delusione. Voto: 2.
JOSE SERPA. Va beh che i sudamericani e la discesa non vanno mai d’accordo, ma lui esagera. Non solo va in terra per conto suo un paio di volte, ma il suo errore fa baciare l’asfalto anche al suo compagno di squadra in Androni nonché leader della corsa Scarponi. Però, vederlo risalire in bicicletta e, solo qualche chilometro più avanti, scorgerlo in testa al gruppo a tirare in salita con il volto pieno di sangue, non ha prezzo. Per tutto il resto c’è Savoldelli che vorrebbe adottarlo per dargli qualche lezione privata su come si fa ad andare in discesa. Ma il “Falco” ha tenuto a precisare che tre settimane non basterebbero. Disadatto, ma solo in discesa. Voto: 1.
MARK CAVENDISH. Non è in forma e non fa assolutamente niente per nasconderlo. Sembra il buon vecchio Ivan Quaranta che su ogni cavalcavia si staccava ed il capitano dell’Htc-Columbia non è da meno. Il mal di denti è alle spalle, i chili di sovrappeso no. E, quando ha voglia di sprintare, finisce faccia a terra. Sarà dura rivincerne 23 anche quest’anno di questo passo. E, soprattutto, sarà dura rivincere a Sanremo. La sua squadra ha deciso di dare fiducia a lui e non a Greipel: contenti loro. Irriconoscibile. Voto: 0.
Saverio Melegari
TRA I DUE LITIGANTI…. LA TIRRENO GODE
Gli albi d’oro segnaleranno Stefano Garzelli quale vincitore della Tirreno – Adriatico 2010, senza scendere troppo nei dettagli ed evidenziare il nullo distacco dal secondo piazzato, Michele Scarponi. In realtà, a uscire vittoriosa e a testa alta da questa sfida è stata la corsa stessa che, mai come quest’anno, ha calamitato le attenzioni dei media: c’era la lotta tutta italiana per la leadership, c’era un percorso duro ma reso apertissimo dalla mancanza di una cronometro che avrebbe rischiato di “ammazzare” la gara e c’era anche un pizzico d’internazionalità di tutto rispetto, con il terzo posto finale, a pochi secondi dai due litiganti, del campione del mondo Evans e le vittorie di campioni dai nomi altisonanti. Oggi è toccato a uno degli attesi protagonisti dell’imminente Milano – Sanremo, il norvegese Boasson Hagen, che ha fatto suo il prestigioso traguardo di San Benedetto del Tronto.
Foto copertina: Stefano Garzelli festeggia la vittoria con il compagno di squadra Massimo Codol (foto Bettini)
A San Benedetto del Tronto la volata vincente di Boasson Hagen ha messo la parola fine alla Tirreno-Adriatico 2010.
Una volata forse un po’ pasticciata, senza un treno che prendesse in mano il gruppo negli ultimi decisivi chilometri. Senza alcuni aventi diritto, come il Cavendish caduto a 6 km dal termine e il Freire che gioca a nascondino. Senza Bennati, incapace oggi di accodarsi al suo luogotenente Oss. Con un Petacchi che ha tolto ieri i punti dal mento e che oggi si tocca con Farrar. Comunque, il norvegese non ha rubato niente a nessuno, ha sfruttato il lavoro dei suoi uomini, ha saputo battezzare le ruote giuste ed è stato capace di saltare tutti negli ultimi concitati metri per passare per primo e con un buon margine sulla linea finale.
Ma il filo conduttore e l’interesse maggiore della tappa odierna erano i due secondi che, dopo una settimana di battaglie ciclistiche, dividevano la maglia azzurra Scarponi da Stefano Garzelli.
La presenza lungo il percorso di due traguardi volanti con rispettivi abbuoni vivacizza l’andamento della corsa. Nell’Acqua&Sapone lavora grosso Paolini, che dovrà supportare il varesino nella sua caccia all’abbuono mentre, per quanto riguarda l’Androni Giocattoli, saranno Ginanni e Rodriguez a cercare di portare via gli abbuoni nei traguardi volanti.
Così tutti assolvono il proprio impegno nel migliore dei modi. E Garzelli si aggiudica ambedue le volte il terzo posto, colmando il gap che lo divideva dal marchigiano.
Così, dopo la conta dei piazzamenti ottenuti, la prima posizione spetta a Stefano Garzelli che ritorna così alla vittoria dopo due anni. Un tristemente sorridente Michele Scarponi non riesce così a sfatare il tabù che non vede più vittorie consecutive nella corsa dei due mari da dieci anni esatti, dalla doppietta 1989-1990 dello svizzero Rominger. Al terzo posto si conferma Cadel Evans, che oggi non ha preso parte alla diatriba tra i due italiani.
Si è così conclusa la corsa dei due mari. Si è conclusa con le due facce del ciclismo, quella sorridente del vincitore e quella con il sorriso amaro dello sconfitto. Le due facce della commedia greca, una commedia trasportata ai giorni nostri e sviluppata come nessun sceneggiatore avrebbe saputo immaginare. Fosse stato un film, avrebbe almeno meritato una nomination come miglior sceneggiatura originale nella notte degli Oscar.
Adesso è ora di pensare alla Milano – Sanremo, in locandina per sabato prossimo: chissà se la Tirreno avrà dato le indicazioni giuste su quello che potrà accadere sulla riviera ligure?
Mario Prato

A testa bassa Boasson Hagen taglia vittoriosamente il traguardo di San Benedetto del Tronto
15-03-2010
marzo 16, 2010 by Redazione
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TIRRENO – ADRIATICO
Il russo Mikhail Ignatiev (Team Katusha) si è imposto nella sesta tappa, Montecosaro – Macerata, percorrendo 134 Km in 3h18′09″, alla media di 40,575 Km/h. Ha preceduto di 5″ l’italiano Stefano Garzelli (Acqua & Sapone) e l’australiano Evans.
Michele Scarponi (Androni Giocattoli) conserva la testa della classifica con 2″ su Garzelli e 12″ su Evans.
TOUR DE TAIWAN
ll giapponese Miyataka Shimizu (Bridgestone Anchor) si è imposto nella seconda tappa, Chiayi City – Hsingang Fongtian Temple, percorrendo 136 Km in 3h’22′, alla media di 40,396 Km/h. Ha preceduto allo sprint il corridore di Hong Kong Wong e il polacco Smolen.
L’irlandese David McCann (Giant Asia Racing Team) conserva la testa della corsa, con 11″ sullo statunitense Gaimon e sull’australiano Clarke.

La volata che ha deciso la seconda frazione del Tour de Taiwn (foto Tour de Taiwan)
TIRRENO THRILLING: CHI SARA’ L’ASSASSINO?
Mai nella storia della Tirreno – Adriatico, o almeno negli anni più recenti, si era assistito a una corsa così incerta, con i primi della classifica racchiusi in una manciata di secondi e la possibilità, degna d’un romanzo poliziesco che si legge tutto d’un fiato per cercare di scoprire chi sia l’assassino, che siano i traguardi volanti dell’ultima tappa a decretare con certezza il vincitore della 45a edizione. L’ultimo sprint, invece, rimarrà ancora appannaggio degli sprinter. Oggi vittoria del russo Ignatiev, che sulle rampe finali di Macerata riesce a resistere al ritorno scatenato del gruppo, nel quale Scarponi e Garzelli si “francobollavano”a vicenda.
Foto copertina: Michele Scarponi marca a uomo Garzelli nel finale maceratese (foto Bettini)
Tappa decisiva, si diceva. Ultima occasione per portare a casa la Corsa dei due mari, si diceva. Percorso difficile e insidioso, si diceva. Tutto vero, ma dopo aver visto quello che è successo oggi bisogna citare il grande Gino Bartali: “Tutto sbagliato, tutto da rifare”.
Tutto sarà ancora messo in discussione domani, nell’ultima tappa dedicata ai velocisti, ma che arrecherà una succulenta dote di abbuoni fra traguardi volanti e arrivo che sono tanto oro per la cortissima classifica attuale.
La tappa odierna era giustamente considerata insidiosa e così, quando la fuga dei dodici è partita, nessuno si è dannato più di tanto. La gara vera era un’altra, era quella della gestione accurata del tesoretto di Michele Scarponi: una manciata di secondi su Garzelli e poco di più su Iglinsky ed Evans. Infatti, davanti la fuga arricchita dalla presenza di Boonen e Igniatiev navigava con un vantaggio massimo di 4’ lungo i saliscendi dei 134 km previsti tra Montecosaro e il ripido centro storico di Macerata.
Il gruppo maglia azzurra era tenuto in mano dagli uomini Androni, ma con l’avvicinarsi del traguardo, con l’aria che diventava sempre più elettrica e annunciava la battaglia, sono le maglie rosse dell’Acqua&Sapone e della BMC che cominciano ad alzare il ritmo. Nel frattempo, i due contendenti Scarponi e Garzelli attuavano un marcamento a uomo in perfetto stile calcistico, il tutto senza essere persi di vista dagli altri corridori che occupavano le prime posizioni della generale.
Ovviamente, il cambiamento nelle prime posizioni del gruppo inseguitore ha sortito, come prima conseguenza, il ridursi del vantaggio dei fuggitivi. Per non correre il rischio di ritrovarsi con il classico cerino in mano, il russo Ignatiev, pungolato anche dalla presenza del suo team manager Tchmil in carovana, porta l’attacco decisivo e s’invola allo scoperto, riuscendo a gestirsi fino all’arrivo di Macerata nonostante lo scarsissimo margine di vantaggio sui sempre più assatanati inseguitori. È proprio quello che succede alle sue spalle a monopolizzare le attenzioni di tutti. Sull’ultima rampa al 18% Garzelli si gioca una prima carta, ma è francobollato dal marchigiano e i due si presentano appaiati sul tortuoso falsopiano che segue il tratto più ripido. Sono poi raggiunti dai più prossimi inseguitori e tra selciato, muri e curve ci si gioca la volata per il secondo posto e i rimanenti abbuoni disponibili. Garzelli ha la meglio sul campione del mondo, mentre Scarponi arriva dietro, salvando per appena 2” secondi la maglia azzurra.
Domani sarà battaglia su ogni traguardo volante, sempre che l’attuale leader non liberi una fuga che faccia incetta degli abbuoni che infarciranno il percorso dell’ultimo giorno di gara.
Mario Prato

Il russo Ignatiev resiste al ritorno del gruppo e trionfa nel cuore di Macerata (foto Bettini)
STAVOLTA IL SASSO NON GLI HA FATTO TETTO
L’ascesa che l’anno scorso l’aveva lanciato nell’olimpo dei vincitori della Corsa dei due mari, stavolta non è stata benevola con Michele Scarponi. Lo scalatore marchigiano forse si sentiva “gigante” dopo la vittoria conseguita l’altro giorno a Chieti, ma lo Zeus del Sasso Tetto ne ha frenato la marcia e, punendolo come i suoi mitologici predecessori, lo ha fatto… precipitare: una caduta avvenuta nel corso della discesa, infatti, ha condizionato il finale della gara di Scarponi che, comunque, mentre davanti Gasparotto batteva allo sprint Garzelli, è riuscito a salvare la maglia azzurra per 10 miseri secondi. L’attuale situazione in classifica non gli permetterà di dormire sonni tranquilli: ora la tappa di Macerata si annuncia per tutti più dura del previsto ed anche la tappa conclusiva di San Benedetto del Tronto potrebbe riservare sorprese.
Foto copertina: Michele Scarponi in azione tra le nevi del Sasso Tetto (foto Bettini)
Nei roadbook personali di tutti i partecipanti alla Tirreno-Adriatico quella da Chieti a Colmurano doveva essere segnata in rosso. Perché sia che devi o vuoi giocarti la tappa, sia che devi lottare contro il tempo massimo, oggi sarebbe stata comunque una maledetta domenica.
Anche se a causa del maltempo dei giorni precedenti il percorso originale era stato modificato e accorciato a “solo” 217 km, il Sasso Tetto innevato e la ripidissima rampa che porta all’arrivo di Colmurano erano “i babau” che popolavano gli incubi delle notti precedenti.
Dopo il via e poco più di 40 km effervescenti, con tentativi infruttuosi di fuga, riesce ad avvantaggiarsi un gruppetto ben assortito. S’involano con successo Hammond, Modolo, Grabovskyy, Oss e Bandiera, ai quali si accodano, subito dopo, Mondory, Perez Lezaun, Van Summeren, Pinotti, Mazzanti e Klostergaard.
Il gruppo maglia azzurra lascia fare, sapendo che sarà la strada a riportare tutto alla normalità. Gli undici attaccanti riescono comunque a mantenere il loro vantaggio intorno ai 4’.
La salita verso Sasso Tetto screma il gruppo di testa – nel quale rimangono solo Mazzanti, Pinotti, Perez Lezaun e Van Summeren – ma anche quello inseguitore: con un battagliero Pozzovino a fare l’andatura vanno in difficoltà, tra gli altri, anche Visconti, Cancellara, Pozzato, Boonen, Bennati e Cavendish.
Il GPM vede passare primo Pinotti, inseguito a 16” da Pozzovivo, Garzelli e Rogers e altri otto.
In discesa il grupp che insegue Pinotti, si rinfoltisce di alcune unità. Michele Scarponi e Serpa Perez si toccano e finiscono per le terre, senza apparenti conseguenze se non contusioni e ferite varie. I due, fatta la conta dei danni, ripartono subito e si riaccodano al gruppo in caccia del campione italiano a cronometro.
Dopo185 km finisce la fuga di Pinotti e la corsa entra nel vivo. Attacca e s’invola lo spagnolo Oroz Ugalde che raggiunge un vantaggio di una quarantina di secondi. Il battistrada è poi raggiunto da Enrico Gasparotti: da quel momento i due proseguono di comune accordo fino all’inizio del muro al 20% che porta sotto lo striscione dell’ultimo chilometro. L’italiano rimane da solo, ma è ben presto raggiunto da Garzelli, Iglinskiy ed Evans. I quattro proseguono con un Evans scatenato che cerca di mettere più secondi possibili tra lui e la maglia azzurra Scarponi. Ma è Gasparotto che s’impone, precedendo Garzelli, Iglinskiye e la maglia iridata Evans.
Michele Scarponi, giunto a 8” dai primi, conserva la leadership della corsa.
Dopo la vittoria di oggi, anche il portacolori dell’Astana si candida per essere protagonista alla prossima Milano-Sanremo. “In tanti aspettavano una mia vittoria, eccoli serviti” ha, infatti, dichiarato l’atleta friulano. “ Da martedì mi concentrerò esclusivamente sulla corsa dei sogni: la Milano-Sanremo che si correrà sabato prossimo”.
Michele Scarponi ha vissuto una difficile giornata giocata in difesa e mnonostante la caduta, ha conservato la maglia azzurra di leader della classifica generale. A scopo precauzionale, il corridore marchigiano al termine della tappa è stato portato in ospedale per effettuare una radiografia al polso, battuto sull’asfalto nella scivolata avvenuta scendendo dal Sasso Tetto.
Daniele Bennati (Liquigas) ha mantenuto la maglia rossa della classifica a punti, Grabovskyy (ISD) ha strappato nuovamente la maglia verde dei GPM al compagno di squadra Caccia mentre Gesink (Rabobank) ha conquistato quella bianca che premia il miglior giovane della classifica.
Oggi si correrà la sesta tappa, la Montecosaro – Macerata di 134 chilometri, frazione che potrebbe risultare più impegnativa di quello che sembra, a detta del leader della classifica Michele Scarponi.
Mario Prato

Successo per Gasparotto sul difficile traguardo di Colmurano (foto Riccardo Scanferla)
CONTADOR, UNA VENDETTA CONSUMATA FREDDA
Contador ha vendicato l’affronto subito lo scorso anno sulle strade della Parigi – Nizza. Ci ha messo dodici mesi: inevitabile poiché la “Course au Soleil” si disputa una volta l’anno, ma si sa anche che la vendetta è un piatto che va consumato freddo e, sotto quest’aspetto, si può anche dire che il clima rigido dei primi giorni di gara lo ha aiutato. La sua rivincita è stata con i fiocchi poiché è riuscito ad avere ragione non solo dal connazionale che l’anno scorso lo aveva beffato, Luis Leon Sanchez, ma anche del più temibile Valverde, che alla fine si è effettivamente rivelato come il suo avversario più ostinato.
Foto copertina: il podio della Parigi – Nizza 2010 (www.ispaphoto.com)
Si è conclusa come tradizione sulla Promenade des Anglais la Paris-Nice.
Hanno suggellato l’edizione 2010 la vittoria di tappa della maglia a pois Moinard e la risoluzione, a favore di Contador, del duello rusticano tra l’uomo Astana e il recente vincitore del Giro del Mediterraneo Alejandro Valverde. Visto l’impegno messo in campo dai due contendenti, probabilmente si stavano giocando molto più che la semplice vittoria in una corsa a tappe, pur prestigiosa come la Parigi-Nizza. A entrambi vanno inviati i complimenti, perché è proprio questo impegno il miglior spot per il tanto tartassato ciclismo.
Grazie ad una classifica piuttosto corta i motivi d’interesse lungo i 119 km del circuito nizzardo sono stati molti. Infatti, già basta il primo traguardo volante. Dopo18 km, ad accendere la bagarre, con Sagan che vuole punti e li ottiene davanti a Luis Leon Sanchez – che scavalca così Kreuziger nella classifica generale – e a Kuchynski. Subito dopo inizia un susseguirsi di attacchi e contrattacchi, mentre una caduta fraziona temporaneamente il gruppo e costringe alcuni ciclisti al ritiro. Tra questi si segnalano il francese El Fares e l’italiano Spezialetti.
Dopo una quarantina di chilometri anche Alejandro Valverde prova ad allungare, forse più per saggiare le condizioni di Contador che per cercare di andare all’arrivo, poiché i rimanenti 70 km sono troppi da fare da solo con il vento in faccia.
Intorno al 44° km ci provano Chavanel, Péraud, Petrov, raggiunti in seguito da Voigt. Sulle prime rampe del Col de Porte il plotone dei fuggitivi comincia a sgretolarsi. La stessa situazione si verifica nel gruppo maglia gialla che, ridotto a una cinquantina di unità, raggiunge Chavanel e Péraud, gli ultimi a cedere del tentativo nato in precedenza.
Dopo il ricongiungimento ci provano con successo Moinard e Voekler. I due scavalcano in testa tutti i GPM di giornata e, pur con un vantaggio risicato, riescono a raggiungere la costa e a giocarsi l’ultimo arrivo utile della Course au Soleil 2010. Quando lo striscione d’arrivo è in vista il primo a muoversi è Voekler, ma è scavalcato dalla maglia a pois negli ultimi 10 metri.
Vince così a Moinard, mentre alle loro spalle, tre secondi dopo l’arrivo dei due attaccanti, Valverde vince la volata del gruppo, ma l’esiguo bottino dell’ultimo abbuono disponibile non è sufficiente per insidiare il trono di Contador, arrivato 10° dopo aver controllato il rivale, senza lasciargli ma libertà. Il primo italiano a tagliare il traguardo di Nizza è Daniele Righi, 29° a 1’43”, lo stesso distacco giornaliero del suo compagno di formazione alla Lampre – Farnese Vini Damiano Cunego, giunto 34°.
Vittoria finale, dunque, per Contador che s’impone per l’inezia di 11” su Valverde. Completa un podio tutto spagnolo Luis Leon Sanchez, arrivato a 25”. Miglior italiano è il varesino Ivan Santaromita, 29° a 6’05”.
Mario Prato

La volata che ha chiuso la 68a Parigi - Nizza (foto AFP)
14-03-2010
marzo 15, 2010 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TIRRENO – ADRIATICO
L’italiano Enrico Gasparotto (Astana) si è imposto nella quinta tappa, Chieti – Colmurano, percorrendo 216 Km in 5h32′22″, alla media di 38,993 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Stefano Garzelli (Acqua & Sapone) e il kazako Iglinskiy.
Michele Scarponi (Androni Giocattoli) conserva la testa della classifica con 10″ su Garzelli e 15″ su Iglinskiy.
PARIGI – NIZZA
Il francese Amaël Moinard (Cofidis, Le Credit en Ligne) si è imposto nella settima ed ultima tappa, circuito di Nizza, percorrendo 119 Km in 2h’52′09″, alla media di 41,475 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Voeckler e di 3″ lo spagnolo Valverde. Miglior italiano Daniele Righi (Lampre – Farnese Vini), 29° a 1′43″. Damiano Cunego (Lampre – Farnese Vini) è 34° a 1′43″.
Lo spagnolo Alberto Contador (Astana) si impone con 11″ su Valverde e 25″ sullo spagnolo Luis-Leon Sanchez. Miglior italiano Ivan Santaromita (Liquigas – Doimo), 29° a 6′05″. Cunego è 48° a 18′19″.
TOUR DE TAIWAN
L’irlandese David McCann (Giant Asia Racing Team) si è imposto nella prima tappa, Kaohsiung City – Chukou, percorrendo 134 Km in 3h’11′40″, alla media di 41,948 Km/h. Ha preceduto l’australiano Clarke e lo statunitense Gaimon.

Il primo podio della corsa asiatica (foto Lin Chien Hung)
TROFEO FRANCO BALESTRA
Il russo Alexander Mironov (Itera-Kathusa) si è imposto nella classica del calendario U23. Preceduti di 2″ e 3″ gli italiani Matteo Collodel (Zalf Desiree Fior) e Nicola Boem (Ort Reale Mutua)
OMLOOP VAN HET WAASLAND
Il francese Denis Flahaut (Isd Continental Team) si è imposto nella corsa belga. Preceduti il belga Planckaert e il lituano Juodvalkis.
PARIS – TROYES
Il francese Cédric Pineau (Roubaix Lille Metropole) si è imposto nella classica francese, percorrendo 172,1 Km in 4h’03′02″, alla media di 42,488 Km/h. Ha preceduto i connazionali Bideau (allo sprint) e Bessy (di 5″).

La gioia di Pineau sul traguardo della Paris - Troyes (foto Isabelle Duchesne)
TROFEJ POREC
Il croato Matej Gnezda (Team Adria Mobil) si è imposto nella classica croata, percorrendo 146 Km in 3h’32′02″, alla media di 41,314 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Rogina e lo sloveno Stare. In gara anche gli italiani del Team Nippo Luca Barla – 12° con lo stesso tempo dei primi – Alessio Signego, 52° a 13″.
CONTADOR: CORAZZATA NON AFFONDATA, BATTAGLIA NON FINITA
La tappa che prevedeva il transito da Fayence stavolta non è stata fatale ad Alberto Contador, che comunque non ha avuto vita facile affrontando i 220 Km della Peynier – Tourrettes-sur-Loup con la sgradevole senzazione del fiato sul collo degli inseguitori. Il Col de Vence lo ha visto sfidarsi apertamente con Valverde ma questi è non riuscito a sparare cannonate alla corazzata Contador, che si è vista colpita solo da un piccolo siluro di 4 secondi d’abbuono. I 14” attuali di vantaggio del “pistolero” non gli permettono, però, di considerare la guerra né finita, né tantomento vinta: la conclusiva tappa di Nizza potrebbe definitivamente far pendere il verdetto verso l’avversario.
La bagarre in seno al gruppo non ha impedito allo spagnolo Tondo di aggiudicarsi la tappa, portando a termine – anche se con un risicato vantaggio, una fuga durata 180 Km e che aveva avuto tra i protagonisti Damiano Cunego.
Foto copertina: sulle strade della Provenza ecco una vittoria “a tutto Tondo” (www.ispaphoto.com)
Ci si avvicina al termine della 68a edizione della Parigi- Nizza e frazioni come quella di Tourrettes-sur-Loup costituiscono le ultime occasioni, per chi ne ha ancora, per ribaltare a proprio favore la situazione. Contador è di giallo vestito ma non può dormire sonni tranquilli, poiché i secondi che lo dividono dagli inseguitori sono troppo pochi e gli inseguitori sono tutto tranne che appagati.
Il programma di oggi prevede la tappa più lunga, 220 km e 8 GPM, ma solo l’ultimo, il Col de Vence, è classificato 1a categoria.
La partenza da Peynier è stata, come il solito, a tutto gas, grazie anche alla presenza di due gran premi nella montagna nei primi 38 km. I vari tentativi, però, sono portati avanti senza né costrutto, né fortuna. È solo al km 40, dopo la Côte de Barjols, che la fuga buona riesce a partire.
Perget, Sorensen, Sylvain Chavanel, Seeldrayers, Fofonov, Tony Martin, Montfort, Tondo, Van den Broeck, Casar, Cherel, Leipheimer, Machado, Champion, Sicard, Kolobnev, Vorganov, Gautier, Turgot, Cummings, Moinard, Geschke e Damiano Cunego riescono a prendere il largo. Sembra la fuga giusta, anche perché è ben assortita e presenta nei ranghi anche qualche bel pezzo da 90. Il problema maggiore è la presenza nei 23 dell’ex enfant prodige Chavanel, che alla partenza era a 1’27” da Contador. Infatti, strada facendo il portacolori della Quick Step diventa maglia gialla virtuale.
Comunque la fuga va avanti, anche se l’Astana fa buona guardia e il vantaggio dei fuggitivi rimane sull’ordine del minuto e mezzo – due minuti.
Con il passare del tempo il gruppo di testa comincia a perdere qualche elemento. Ma è la salita del Col de Vence a dividere la farina dalla crusca. Appena la strada comincia a salire Cunego, Tondo e Gautier aprono le danze, mentre Chavanel e Kolobnev rispondono ma senza riuscire ad accodarsi. Insomma, il Col de Vence che costò la vittoria a Roche nel suo fantastico 1987, anche oggi chiede il suo tributo a chi lo affronta senza rispetto. I superstiti della fuga salgono sgranati come grani di un rosario, ognuno da solo, con la sua fatica e la volontà di fare del proprio meglio. Al GPM passa primo Tondo, con 18” su Cunego, 45” su Gautier, 1’30” su Intxausti, Samuel Sanchez, Contador, Valverde e gli altri componenti del gruppo maglia gialla.
Mancano 33 km al termine e per il corridore in maglia Cervelo comincia una personalissima cronometro, contro il tempo, contro gli inseguitori e contro la guerra che si combatte nel gruppo inseguitore tra Valverde e Contador per portare a casa il bersaglio grosso.
Lo spagnolo riesce a mantenere tutti alle spalle, cosa che non riesce a Cunego. Lo stesso dicasi per Chavanel, Fofonov, Intxausti, Coppel, Voeckler e Péraud che hanno provato ad andare in caccia ai meno 5.
Lo striscione d’arrivo sancisce Toldo vincitore di tappa, mentre alle sue spalle, 5” dopo l’arrivo dello spagnolo, Alejandro Valverde regola i 41 inseguitori e, grazie agli abbuoni, rosicchia qualche secondo a Contador. Alle spalle del portacolori della Caisse d’Epargne troviamo la sempre meno sorpresa Sagan, Samuel Sanchez e gli altri. Contador, arrivato 17°, mantiene la leadership per soli 14”. Primo italiano è Daniele Righi, decimo, mentre uno degli animatori del finale, Damiano Cunego, ha chiuso 56° a 5’04”.
Per quanto concerne la classifica generale abbiamo già detto dei due contendenti spagnoli, mentre Kreuziger che mantiene la terza piazza a 25”, con un secondo di vantaggio su Luis Leon Sanchez. Primo italiano è Ivan Santaromita, 24° a 3’19”.
Nelle altre classifiche le posizioni di testa rimangono invariate con Sagan in maglia verde, Moinard in maglia a pois e Kreuziger in maglia bianca. La leadership di migliore squadra invece è passata dalla Caisse d’Epargne alla Liquigas-Doimo.
Oggi i 119 km del non facile circuito nizzardo riusciranno a ribaltare definitivamente le sorti della “Course au soleil”?
Mario Prato

Damiano Cunego in fuga con Tondo e Gautier (foto AFP)
L’EMOZIONE HA LA VOCE DI SCARPONI
La prima tappa difficile della Tirreno-Adriatico ha regalato emozioni a non finire, dall’eleganza tricolore di Pozzato, apparso in ottima forma in vista dell’imminente Milano-Sanremo, alla stoccata finale di Scarponi. Lo scalatore marchigiano pare lanciatissimo verso uno strepitoso bis, dopo la vittoria conseguita lo scorso anno nella frazione del Sasso Tetto. Domani dovrà difendersi dagli attacchi proprio affrontando l’ascesa che lo lanciò verso Camerino, inserita nelle ultime ore nel tracciato della tappa di Colmurano per sostituire la Forca di Presta, intransitabile per neve.
Foto copertina: Michele Scarponi trangugia anche il granito di Corso Marrucino, a Chieti (foto Bettini)
L’emozione non ha voce, cantava Adriano Celentano, ma l’emozione, anzi le emozioni, sono state le protagoniste della tappa odierna da San Gemini a Chieti.
L’emozione di vedere l’eleganza di Filippo Pozzato nel portare con orgoglio la maglia tricolore nella fuga di giornata. L’emozione di vedere la BMC con Evans e Ballan e l’Acqua&Sapone con Garzelli e Paolini dare delle trenate in testa al gruppo per rintuzzare le velleità dei fuggitivi. L’emozione della frustata di Vinokourov prima e di Gasparotto poi. L’emozione di vedere Nibali che cerca di dare il colpo del KO e, invece, incassa quello decisivo di Scarponi. E che emozione vedere l’aquila di Filottrano inerpicarsi danzando leggero, incurante della fatica e del freddo, sulle ultime impressionanti salite di giornata, con pendenze dell’ordine del 15%, inclinazioni che si fatica a farle anche in macchina.
E alla fine di tutto questo emozionarsi, Michele Scarponi ritorna indietro di un anno e si ricolloca in testa alla classifica, indossando la maglia azzurra di leader.
Alla partenza da San Gemini, nonostante qualche raggio di sole, si capisce subito che il protagonista non invitato di giornata sarà anche oggi il freddo.
Nonostante il tempo non favorisca la pratica dello sport del pedale, tra il ventesimo e il quarantesimo chilometro si avvantaggiano prima Efimkin, Kiryienka, Frapporti e Perez Moreno, seguiti successivamente da Pozzato e quindi da Longo Borghini e Wynants: si costituisce così il gruppetto di sette fuggitivi che animerà la giornata.
Perso Longo Borghini per strada, in sei rimangono davanti per 210 km con un vantaggio massimo di 8’. Il grosso del lavoro in testa al gruppo è appannaggio di BMC e Acqua&Sapone che riportano il vantaggio entro il minuto e mezzo quando mancano meno di 10 km al termine.
Le ultime salite accendono le velleità e molti provano a dare la stoccata. Tra questi si segnalano Kirienka, Vinoukurov e Nibali, ma è Michele Scarponi a indovinare la sparata giusta. Proprio sulle pendenze più ostiche disegna il suo capolavoro e s’invola per guadagnare tappa e maglia, come si conviene alle imprese ciclistiche.
Riavvolgiamo ora il film della tappa e riguardiamolo con la lente d’ingrandimento, in funzione della Sanremo di sabato prossimo. La prima cosa che risulta evidente è l’ottimo stato di forma di Pozzato, che oggi ha fatto un gran bell’allenamento in previsione delle fatiche che lo aspettano in riva al Mar Ligure. Passiamo alle trenate di Ballan e della sua BMC in salita, che hanno ricordato quella di Bruseghin sulle Manie nel 2008: e se la squadra rossovestita avesse fatto oggi le prove per portare i suoi grossi calibri a giocarsi la Classicissima? E Cancellara? Si è disinteressato troppo di quello che succedeva davanti e magari si è nascosto. Lo stesso Scarponi, se la sua Androni Giocattoli non si consumerà come una volta in fughe a solo vantaggio televisivo, potrebbe giocare le sue carte quando il gioco diventerà duro.
Mario Prato
13-03-2010
marzo 13, 2010 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TIRRENO – ADRIATICO
L’italiano Michele Scarponi (Androni Giocattoli) si è imposto nella quarta tappa, San Gemini – Chieti, percorrendo 243 Km in 6h23′47″, alla media di 37,990 Km/h. Ha preceduto di 14″ il francese Vaugrenard e l’italiano Leonardo Bertagnolli Androni Giocattoli).
Scarponi si porta in testa alla classifica con 18″ su Vaugrenard e 20″ su Bertagnolli.
PARIGI – NIZZA
Lo spagnolo Xavier Tondo (Cervélo Test Team) si è imposto nella sesta tappa, Peynier – Tourrettes-sur-Loup, percorrendo 220 Km in 5h’01′39″, alla media di 43,759 Km/h. Ha preceduto di 5″ lo spagnolo Valverde e lo slovacco Sagan. Miglior italiano Daniele Righi (Lampre – Farnese Vini), 10°. Damiano Cunego (Lampre – Farnese Vini) è 56° a 5′04″.
Lo spagnolo Alberto Contador (Astana) conserva la testa della corsa con 14″ su Valverde e 25″ sul ceco Kreuziger. Miglior italiano Ivan Santaromita (Liquigas – Doimo), 24° a 3′19″. Cunego è 55° a 16′38″.
TOUR DU MALI
Il marocchino Abdelati Saadoune (nazionale marocchina) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Senou – Bamako, percorrendo 65 Km in 1h26′56″, alla media di 44,861 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Jelloul e Chaoufi. In classifica generale si impone il marocchino Mouhssine Lahsaini ( nazionale marocchina) conserva la testa della classifica con 1′49″ e 2′08″ sui connazionali Jelloul e Er Ragragui.