L’ENERGIA E’ TUTTA DI VOIGT
Ci si attendeva bagarre nei chilometri conclusivi della tappa di Ascò, sul traguardo soprannominato “La vostra energia” ma la doppia scalata di Paumeres ha offerto poco allo spettacolo, riuscendo solo a selezionare il gruppetto di fuggitivi, in avanscoperta sin dal velocissimi chilometri iniziali, lasciando solo in testa alla corsa Voigt. Il tedesco, che aveva raggiunto i primi durante la seconda ascesa, viene a sua volta raggiunto da Kreuziger e Taaramae in vista del GPM, ma ben presto rimarrà in compagnia del solo corridore estone, che batterà allo sprint. La Katusha di Joaquin Rodríguez controlla agevolmente la gara, salvando la maglia di leader del proprio capitano, che dovrà domani dovrà difenderla nella più impegnative delle sette tappe del Giro di Catalogna 2010.
Foto copertina: Jens Voigt taglia per primo il traguardo di Ascò
Partenza in discesa quella odierna, nella tappa che da Oliana avrebbe portato il plotone ad Ascò, dopo quasi 210 km di gara.
Infatti, sia per il dislivello discendente, sia per il solito interesse per i traguardi volanti di Castrovejo e della sua Euskatel-Euskadi, sia ancora per la fuga di Vladimir Efimkin (AG2R), Dyachenko (Astana), Finot (Française des Jeux), l’italiano Bellotti (Liquigas), Vaitkus (RadioShack), Haedo (Saxo Bank), Van de Walle (Quick Step) e dello stesso Castroviejo, nelle prime due ore di gara sono stati percorsi più di 100 km.
Il vantaggio dei fuggitivi raggiunge un tetto massimo di 3’30”, ma dopo il primo passaggio sotto lo striscione d’arrivo la situazione in corsa comincia a cambiare. Il vento e la prima ascesa all’Alto de Paumeres cominciano a chiedere dazio ai fuggitivi che si riducono così a Castroviejo, Efimkin, Pinot, Bellotti e Van de Walle. Nel corso della successiva risalita al Paumeres si stacca Pinot, mentre il tedesco Voigt si porta sui primi. Poco più avanti rimangono davanti Efimkin e Voigt ma in vista del GPM il tedesco rimane da solo, per poi essere raggiunto da Kreuziger (Liquigas) e Taaramae (Cofidis). I tre fanno in tempo a giocarsi il GPM, ma Kreuziger non riesce a rimanere con i compagni di viaggio ed è inghiottito dal plotone tirato dalla Katusha. Lo striscione finale mette la parola fine a questa tappa frizzante definendo i tre gradini del podio di giornata: 1° Voigt, 2° Taaramae, 3° Voss che, dopo 34”, regola allo sprint il gruppo. Primo italiano è Manuele Mori, 11°.
La classifica generale vede sempre la leadership di Rodriguez su Tondo con la new entry Taaramae al terzo posto. L’orgoglio italico è difeso da Paolo Tiralongo, 16° a 1’30”.
Domani la Ascò – Cabaces di 181 km, la più impegnativa delle sette frazioni della Volta Ciclista a Catalunya 2010, sarà ancora una prova d’esame per gli scalatori e per gli uomini di classifica. Poi l’estrema possibilità di rimettere ancora qualcosa in discussione sarà data solo dalla tappa di sabato, caratterizzata da un finale vallonato, tracciato sulle colline che fanno corona a Barcellona.
Mario Prato
VOGLIAMO LA POMPEIANA IN CAMPO!
marzo 25, 2010 by Redazione
Filed under 1) MILANO - SANREMO, Approfondimenti
La Milano – Sanremo lancia da diversi anni gridi d’allarme che gli organizzatori non hanno ancora colto. Il tracciato della “classicissima” non riesce più a reggere l’onda d’urto delle grandi velocità e, se non si interverrà, una delle corse più cariche di storia del calendario italiano diventerà una gara sempre meno amata dai grandi campioni, che preferiscono altri lidi più consoni ai loro mezzi. Bisogna ridonarle i fasti degli anni d’oro, quando sul traguardo di Via Roma furoreggiavano i grandi assi del pedale. Bisogna insaporire il finale e la Pompeiana potrebbe essere l’ingrediente giusto.
Foto copertina: l’altimetria ufficiale dell’ultima Milano – Sanremo (www.gazzetta.it)
Più tenaci di un picchio, più persistenti di Biscardi nel reclamare la moviola in campo, siamo ancora qui, come abbiamo già fatto in passato, a implorare il salvataggio della Milano – Sanremo.
Dopo l’infelice conclusione dell’ultima edizione della “corsa dei fiori”, che ancora una volta ha visto l’epilogo allo sprint, urge ancor più evidente la necessità salvare il prestigio della classicissima che, dati alla mano, si sta sclassicizzando sempre di più.
Che non sia più la Sanremo di una volta è evidente e basta semplicemente lasciar scorrere l’albo d’oro, sul quale s’evidenza una progressiva scomparsa dei nomi dei grandi campioni, scalzati da quelli dei velocisti (con tutto rispetto per le ruote veloci del gruppo).
Nei primi 50 anni di vita alla Sanremo le vittorie di sprinter erano eventi del tutto eccezionali, nonostante il tracciato non proposse nessuna difficoltà altimetrica dopo gli storici capi Mele, Cervo e Berta, in un’epoca, quella del ciclismo eroico, nel quale contribuivano alla selezione anche i pessimi stati dei fondi stradali. È proprio in quel periodo che si registrò un’impresa oggi impossibile e insuperabile, quella messa in atto sul Turchino da Fausto Coppi nella Sanremo del 1946, la prima disputata dopo due anni di stop forzato per il secondo conflitto mondiale. Il dopoguerra e la conseguente politica di ricostruzione arrecheranno benefici ovunque ma non alla Sanremo, dove la sistemazione dei principali assi viari italiani, e tra questi c’era e c’è ancora l’Aurelia, si portò via gli sterrati e le buche che costituivano uno dei principali ostacoli di gara.
Le conseguenze non tardarono a farsi avvertire poiché, una volta ultimati i lavori di asfaltatura, le volate diventarono sempre più frequenti sul traguardo di Via Roma. Non accadde subito ma a metà degli anni ’50 quando, nel volgere di breve tempo, si passò dagli altisonanti successi di Coppi e Bartali, dalla doppietta di Petrucci e dal successo di Bobet a tre arrivi allo sprint consecutivi: i due successi di Poblet, con la vittoria di Van Looy a far da spartiacque, fecero capire a Vincenzo Torriani che qualcosa andava cambiato. Continuando con quell’andazzo, la Sanremo sarebbe diventata una gara per velocisti, poco appetibile alle grandi firme del ciclismo, che avrebbero preferito concentrare i loro sforzi sulle classiche del nord anziché pedalare per 281 Km – questa la distanza della Sanremo “liscia” – e rischiare si sfasciarsi in volata, perché era una distanza che stava diventando meno abituale e in quelle condizioni – percorso facile, tanti all’arrivo – molti correvano il rischio di presentarsi in Via Roma con più stanchezza di corpo e minor lucidità di testa rispetto alla partenza meneghina.
Per scongiurare sia il pericolo delle cadute, sia una “perdita di tono” della classicissima, il mitico patron del Giro tirò fuori dal cilindro il Poggio, ascesa che ottenne l’effetto desiderato. Per una ventina d’anni l’onore della Sanremo fu salvato ed è grazie alla felice intuizione di Torriani che sulle strade liguri si vissero grandi pagine di sport, come i sette successi di Merckx (record tuttora imbattuto), le vittorie di scalatori del calibro di Gimondi e Poulidor, l’interruzione dell’egemonia straniera – che perdurava da 16 anni – per merito di Dancelli.
Le volate tornarono a mostrarsi più affollate verso la fine degli anni ’70 – il gruppo si era pian piano assuefatto al Poggio – ma riuscirono comunque a spuntarla atleti di spessore come Raas e De Vlaeminck. Torriani aveva imparato la lezione e così bastò la vittoria di Gavazzi (1980), uno dei velocisti più celebri dell’epoca, a suggerigli l’inserimento di una nuova asperità. Arrivò così la Cipressa, ascesa più dura del Poggio, non solo nel verso della salita (ne sa qualcosa Raas che, nel 1983, planando su Torre Aregai andò dritto in un tornante e finì nella scarpata) e anche stavolta lo spettro della volata fu esorcizzato. Tempo una quindicina d’anni e il gruppo ha imparato a domesticare anche questo nemico, tornando a consegnare la corsa nelle mani dei velocisti. Che tuttora la detengono saldamente perché i successori di Torriani, Castellano prima e Zomegnan poi, non hanno più avuto il coraggio d’osare.
È una corsa facile, si dice, è sarebbe un errore indurire il finale. E no! È vero il contrario, perché se era una corsa facile col cavolo che avrebbero potuto esprimere le loro potenzialità i vari Girardengo, Coppi, Bartali, Merckx e compagnia. Col cavolo che Torriani, ben conscio dell’eredità che gli era stata tramandata da Cougnet, sarebbe volutamente andato alla caccia di nuove occasioni per riquelibrare il percorso.
Gli attuali organizzatori, invece, hanno finito per far propria la diceria moderna e per comportarsi con i corridori come certi genitori troppo accondiscendenti. “Mamma voglio questo!” “Eccolo!”, “Papà voglio quest’altro!” “Tieni!”. Così si è educati i corridori e ci si educati a una corsa che “deve” essere facile, “deve” essere aperta ai velocisti. Ma perché non si prova a fare un piccolo esperimento mnemonico, provare a immaginarsi una Sanremo degli anni d’oro affrontata sul percorso d’oggi? Ci troveremo di fronte un palmares assai scarno di nomi illustri, con questi ultimi schierati ai nastri di partenza solo per far presenza e far parlare i giornali e scarse probabilità di vittoria, un po’ come accade con i grandi big che vengono a scaldare la sella sulle strade della Liguria.
MA QUESTA NON E’ LA MILANO – SANREMO!
È solo una delle corse più antiche del calendario che d’illustre ha solo il nome delle località che congiunge e che col tempo è destinata a sparire, com’è successo con classiche che erano ritenute prestigiose come la Milano – Torino e la Bordeaux-Parigi.
Bisogna saper osare perché inserendo una nuova difficoltà non si tradisce la corsa e la sua storia che, come abbiamo visto, in 103 anni, ha contemplato in diverse occasioni la scelta di una nuova rotta. Altrimenti si rischia di tradire la tradizione della classicissima e il ciclismo stesso, defraundandolo di una corsa che sta sempre più lentamente perdendo quel pathos che ne ha sempre permeato le battute finali. Se gli organizzatori non se la sentiranno, allora tanto vale attuare una drastica soluzione e trasferire la partenza lontano da Milano (a Pavia, Novi Ligure o addirittura ad Arenzano), gareggiando su una distanza che sicuramente farà contenti molti corridori e l’UCI stessa, che nelle ultime stagioni ha ridotto la lunghezza di diverse competizioni.
MA QUESTA NON E’ LA MILANO – SANREMO!
Allora salviamo questa classica, con la Pompeiana o con quale altro ingrediente! Basta con questo immobilismo!
Perché la Milano – Sanremo torni a essere la Milano – Sanremo.
Mauro Facoltosi
FOTOGALLERY
Abbiamo effettuato anche noi un piccolo esperimento , andando a ridisegnare il finale della Sanremo, che vi proponiamo nella versione classica e in quella “pompeiana”. I grafici sono stati realizzati con lo speciale programma online http://tracks4bikers.com, che opera mediante rilievi altimetrici satellitari e l’esame comparato con le carte stradali di Google Maps.

Il classico finale della Sanremo con i tre capi, Cipressa, Poggio e nuovo traguardo

Con la Pompeiana sarebbe così

Il grafico relativo al nuovo tratto
24-03-2010
marzo 25, 2010 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
SETTIMANA INTERNAZIONALE COPPI E BARTALI
Il colombiano Jose Rodolfo Serpa Perez (Androni Giocattoli) si è imposto nella seconda tappa, San Lazzaro di Savena – Faenza, percorrendo 175,1 Km in 4h11′09″, alla media di 41,831 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Fortunato Baliani (Miche) e Riccardo Ricco’ (Ceramica Flaminia).
Lo svizzero Oliver Zaugg (Liquigas-Doimo) è il nuovo leader della classifica, con lo stesso tempo dell’italiano Ivan Santaromita, suo compagno di squadra. Terzo Serpa Perez a 8″.
VOLTA CICLISTA A CATALUNYA
Lo spagnolo Xavier Tondo (Cervelo Test Team) si è imposto nella terza tappa, La Vall d’En Bas – La Seu d’Urgell, percorrendo 185,9 Km in 4h43′23″, alla media di 39,369 Km/h. Ha preceduto i connazionali Joaquin Rodriguez (Team Katusha) allo sprint e Luis Leon Sanchez Gil di 48″. Miglior italiano Paolo Tiralongo (Astana), 9° a 1′20″.
Rodriguez è il nuovo leader della classifica, con 10″ su Tondo e 48″ su Sanchez Gil. Miglior italiano Davide Malacarne (Quick Step), 16° a 1′30″.
DWARS DOOR VLAANDEREN / A TRAVERS LA FLANDRE
Il danese Matti Breschel (Team Saxo Bank) si è imposto nella classica belga, percorrendo 204 Km in 4h49′37″, alla media di 42,262 Km/h. Ha preceduto di 7″ il belga Leukemans e l’olandese Terpstra. Miglior italiano Luca Paolini (Acqua & Sapone), 6°

L'arrivo vincente di Breschel sul traguardo di Waregem (www.ispaphoto.com)
TOUR DE NORMANDIE
Due tappa disputate nel terzo giorno di gara.
Il mattino, l’austriaco Daniel Schorn (Team Netapp) si è imposto nella terza tappa, Forges les Eaux – Grand Couronne, percorrendo 84 Km in 1h51′50″, alla media di 45,067 Km/h. Ha preceduto allo sprint i francesi Casper e Martias. Unico italiano in gara, Cesare Benedetti (Team Netapp) si è piazzato 13°.
Il francese Adrien Petit (C.C. Nogent / Oise) mantiene la testa della classifica, con 4″ sull’ucraino Chuzhda e Schorn. Benedetti è 77° a 41″.
Il pomeriggio, il francese Jimmy Casper (Saur – Sojasun) si è imposto nella quarta tappa, Grand Couronne – Elbeuf sur Seine, percorrendo 72 Km in 1h41′25″, alla media di 42,596 Km/h. Ha preceduto allo sprint i belgi Dupont e Verraes. Benedetti si è piazzato 62° a 8″.
Petit (C.C. Nogent / Oise) conserva la maglia con 1″ sull’olandese Vermeltfoort e 2″ su Casper. Benedetti è 73° a 41″.

La vittoria dell'austriaco Schorn nella tappa mattutina (www.ouest-france.fr)

Il pomeriggio tocca al francese Casper (www.ouest-france.fr)
GRANDE RICCO’, MA A FAENZA FESTEGGIA SERPA
La movimentata giornata odierna segna il ritorno in grande stile di Riccò che, però, si vede beffato sul traguardo dal sudamericano Serpa e da Fortunato Baliani. La maglia di leader resta in casa Liquigas e domani sarà vestita dall’elvetico Zaugg.
Foto copertina e servizio di Giuseppe De Socio.
Il percorso della Settimana Internazionale si conferma davvero ben disegnato e la tappa che termina a Faenza ci ha regalato molte emozioni senza, però, creare distacchi troppo grandi nella generale in virtù di quei 25 km che dividevano l’ultimo GPM dal traguardo. Chilometri studiati appositamente affinchè la tappa di oggi ci offrisse dei movimenti interessanti tra gli uomini di classifica, consegnandoci il manipolo di corridori che si giocheranno la classifica generale senza ritrovarsi al secondo giorno con un uomo già pardone della corsa. In questo gli organizzatori sono stati fantastici.
La tappa è stata movimentata fin dai primi chilometri con numerosi scatti non andati a buon fine, a testimonianza della grande bagarre presente in gruppo. La fuga buona sembra partire al km° 56, ma l’accordo tra i sedici fuggititivi non è cosa semplice e gli attaccanti si vedono riassorbire dal plotone.
Sono Borchi (De Rosa) e Borisov (Amore&Vita) ad andare in avanscoperta poco più tardi: i due attaccanti scollinano con 6’26” al primo passaggio sul Monte Carla, ma anche quest’attacco è destinato a morire sotto il ritmo imposto dalla Ceramica Flaminia.
A metà del Monte Trebbio una fucilata accende la corsa, il proiettile è quel rientrante Riccò (Flaminia) che sembra non risentire in alcun modo di quasi due anni di assenza. Seguirlo neanche pensarlo e allora una decina di secondi più dietro si forma un drappello di cinque uomini: Pozzovivo (Colnago), Baliani e Niemiec (Miche), Serpa (Androni), Rujano (ISD).
La gara sembra oramai già decisa perché, se mantenesse questo ritmo, per Riccò il vantaggio sulla linea d’arrivo potrebbe essere incolmabile anche nelle restanti tappe. Invece, ecco venire in aiuto degli organizzatori quella grande difficoltà posta dopo il GPM. Sembra un controsenso, ma questa difficoltà è rappresentata da una discesa, lungo la quale il biondino modenese si ferma, parla alla radiolina e si fa riprendere, tanto ormai tutti si sono accorti che lui non scherza.
Sul traguardo Riccardo si fa beffare da Serpa, perché parte un po’ lungo e negli ultimi metri sembra non averne più, al punto che anche Baliani lo scavalca. In classifica generale si pone al quarto posto, a 8” dalla coppia Liquigas Zaugg-Santaromita, col primo che vestirà la maglia di leader nella terza tappa.
Il gruppo inseguitore, regolato da Gavazzi, arriva con 12” di ritardo.
Andrea Mastrangelo

Primo passaggio dal traguardo di Faenza

Insolita vista "aerea" delle premiazioni
DALLA PANCIA DEL GRUPPO: LUCA ZANASCA
Tappa molto difficile viste le 2 salite presenti nel finale. La nostra squadra aveva il compito di cercare di essere presente nelle fughe e anche di ottenere un buon risultato. La corsa era molto controllata, in particolare dalla Flaminia Noi della CDC-Cavaliere siamo sempre rimasti coperti aspettando l’inizio del Monte Casale. La corsa é stata molto veloce e sulle salite il ritmo era molto
sostenuto: sul Casale non si é verificato nessun scatto. Qua capisci se hai le gambe per fare la differenza sul Trebbio. Io avevo capito che dovevo solamente salvarmi arrivando col gruppo dei migliori. Puntato il Trebbio si é visto un gran forcing della Flaminia: tutti lavoravano per Riccò e infatti é stato cosi. A poco dallo scollinamento é stato proprio Riccò a rompere gli indugi: in sei
hanno fatto la differenza e dietro il gruppo si è spezzato in due tronconi. Io e i miei
compagni di squadra siamo rimasti nel gruppetto a inseguire. É stata una faticaccia.
In questa giornata si é vista una Flaminia molto unita, ha gestito la corsa e per poco non ha centrato il successo di tappa. Credo che domani controlleranno ancora la situazione. Noi cercheremo di fare meglio e dimostrare qualcosa. Vedremo.
Stasera il dopotappa ci ha riservato una velocissima seduta di massaggi poiché era in programma la presentazione del nostro nuovo sponsor, Feudi San Marzano.
Luca Zanasca
UNA VITTORIA QUASI A “TUTTO TONDO”
Lo spagnolo Tondo ha fatto sua, sulle strade di casa, una delle frazioni più impegnative del Giro di Catalogna, mancando per soli 10” secondi la conquista della maglia di leader, andata al suo compagno d’avventura Joaquin Rodriguez. I due corridori catalani hanno agguantato il vertice della corsa staccando il gruppo sull’ultimo dei quattro GPM previsti, sul quale hanno anche ripreso il gruppetto di 13 attaccanti in fuga dal 60° Km. Vano il tentativo del vincitore del Tour 2006, Óscar Pereiro Sio, di rimanere agganciato al duo di testa, spinto verso il traguardo anche dal tifo dei conterranei.
Foto copertina: Tondo esulta sul traguardo di La Seu d’Urgell (foto EFE)
Tappa insidiosa oggi al Giro di Catalogna. Ci si aspettava battaglia e sconvolgimenti in classifica e le aspettative sono state esaudite.
Subito dopo la partenza inizia un susseguirsi di scatti e controscatti, allunghi e recuperi, tutto questo fino al 13° chilometro quando si avvantaggiano una ventina di corridori. La fuga dura solo 13 km perché la Euskaltel-Euskadi vuole difendere la maglia della classifica a punti di Kastrovejo e, infatti, è proprio lui a intascare i punti del primo traguardo volante.
I saliscendi odierni favoriscono la condotta di gara di chi vuole attaccare e così dopo 60 km di gara si avvantaggiano in13: Dessel (AG2R), Stangelj (Astana), Txente García (Caisse d’Epargne), David Gutiérrez (Footon-Servetto-Fuji), Roy (Française des Jeux), Kreder (Garmin-Transitions), Engels (Quick Step), Van de Walle (Quick Step), Impey (Team RadioShack), Buffaz (Cofidis), Kern (Cofidis) e gli italiani Bono (Lampre) e Bellotti (Liquigas), ai quali si è aggiunto, strada facendo, Sesma (Euskaltel-Euskadi).
L’ascesa più ostica di giornata, quella dell’Alto de Pedraforca, screma il gruppo dei fuggitivi, mentre dietro RadioShack e Katusha fanno l’andatura in testa al gruppo.
Davanti, dopo alterne vicende rimangono solo Stangelj (Astana), Bono (Lampre), Dessel (AG2R), David Gutiérrez (Footon-Servetto-Fuji) e Roy (Française des Jeux), il corridore meglio posizionato in classifica generale di questo gruppetto.
Sull’ultima salita di giornata l’attacco di Joaquin Rodriguez (Katusha) e Tondo (Cervélo) ha neutralizzato la fuga capovolgendo la situazione a loro vantaggio.
Ai due fuggitivi si è unito Pereiro Sio (Astana) quando mancavano poco meno di 50 km al termine. Il vincitore del Tour del 2006 non è però riuscito a tenere le ruote dei due catalani, spinti verso il traguardo anche dal loro attaccamento alla loro terra e alle loro origini.
Il gruppo è sembrato incapace di colmare il gap e, come nella miglior tradizione ciclistica, sul traguardo di La Seu d’Urgell Tondo ha trovato la vittoria di tappa e Joaquin Rodriguez la leadership nella Generale.
Domani il circuito con l’ascesa all’Alto de Paumeres (510 metri), da ripetere due volte nel finale della tappa Oliana – Ascò, dirà qualcosa di più sulle ambizioni dell’attuale leader e anche di quelli che vorranno insidiare la sua leadership.
Mario Prato
2008, PARDON 2010: CHICCHI E LIQUIGAS PADRONI ALLA COPPI&BARTALI
La prima giornata della Coppi&Bartali si veste di verde e sembra una riedizione della stagione 2008 quando, come quest’anno, il trentenne di Camaiore si era aggiudicato la prima semitappa e aveva aumentato il suo vantaggio nella cronosquadre del pomeriggio. In calce le impressioni dalla corsa di Luca Zanasca, in gara con le insegne della CDC-Cavaliere.
Fotocopertina (la Liquigas in azione nella crono pomeridiana) e foto servizio di Giuseppe De Socio.
Come da tradizione il sipario si è aperto sulla Settimana Internazionale Coppi&Bartali e a farla da padrone è stata la Liquigas e più in particolare Francesco Chicchi. Il corridore in maglia verde ha fissato a quattro le vittorie stagionali, acuendo lo strapotere della Liquigas che è sempre più saldamente al comando nella classifica per vittorie di squadra, alla luce anche del successo pomeridiano nella cronosquadre, che è andato a gonfiare il vantaggio di Chicchi nella generale. Poco importa, però, questo dettaglio in quanto il velocista di Camaiore non ha certo dalla sua l’abilità nelle tappe dure e verosimilmente entro uno o due giorni si vedrà svestito della maglia di leader da parte qualche altro corridore del gruppo. Chissà, però, che non sia un suo compagno di squadra a farlo, e allora sì che la cronosquadre sarà stata decisiva.
Poco da segnalare in una prima frazione avara di emozioni, a parte una caduta poco dopo il decimo chilometro, che ha visto costretto al ritiro Gaia (Colnago), e il passaggio di Ferrari (De Rosa) in testa al gruppo sull’unico GPM di giornata, che gli ha regalato la prima maglia verde della Settimana Internazionale.
L’unico tentativo di attacco è avvenuto a due giri dal termine, ad opera di Kochetkov (Zheroquadro), ma il russo non è stato fortunato e, dopo qualche centinaia di metri, s’è visto riassorbito dal plotone guidato dalle squadre dei velocisti. Una grande Liquigas ha portato in carrozza Chicchi verso il traguardo e per questo lavoro grandi complimenti devono essere fatti a Cimolai, che ha scortato il suo capitano fino a 150m dal traguardo, quando Gavazzi (Colnago), nel tentativo di anticipare tutti, passava il corridore in maglia verde, per poi vedersi sfumare la vittoria proprio al fotofinish. A chiudere il podio Ferrari, mentre ottime sono state le prestazioni di Kump (Adria Mobil) e Grendene (Lampre), nell’ordine quarto e sesto.
Nel pomeriggio si è tenuta la cronosquadre, che ha incoronato nuovamente la Liquigas. Ad aprire le danze è stata la Betonexpressz che, con un tempo di 19’42”, ha chiuso all’ultimo posto alla media di 47,513km/h.
Ad abbattere il muro dei 51km/h sono state le prime cinque formazione battute, dal basso ISD a 25”, Flaminia a 24”, Lampre a 5” e De Rosa a 9”. Mentre la Liquigas, con un tempo di 17’51” ha superato i 52 orari, grazie ad una squadra composta prevalentemente da passisti.
Da segnalare la buona prova della Ceramiche Flaminia che mantiene il suo leader Riccò a 30” nella generale.
Nelle dichiarazioni del dopogara traspare grande felicità per le vittorie nelle parole del tecnico Zanatta, e non potrebbe essere diversamente: “Sono molto soddisfatto per la grinta dimostrata dai ragazzi, […], sono contento soprattutto per i nuovi: Cimolai, Dall’Antonia, Finetto e per il rientrante Bodnar”.
Anche la Lampre mostra felicità per le prove della prima giornata. Non contentissimi, invece, sono stati Grillo (CarmioOro), che si sentiva bene e si aspettava qualcosa di più, e la società Colnago che con Gavazzi è andata molto vicino alla vittoria.
Andrea Mastrangelo
DALLA PANCIA DEL GRUPPO: LUCA ZANASCA
La semitappa mattutina prevedeva un arrivo in volata e cosi ê stato. La mia squadra (CDC – Cavaliere) ha cercato, un pò come tutte le altre, di salvare la gamba per la crono del pomeriggio e, allo stesso tempo, di tenere nelle prime posizioni il nostro velocista Bernardo Riccio.
L’insidia principale della giornata é stata la strada viscida nel tratto dopo il GPM dove, al secondo giro, si é verificata una caduta. Il gruppo ha proseguito regolare senza scatti, proprio per evitare ulteriori cadute. Negli ultimi 3 giri l’andatura é salita e l’arrivo in volata é stato inevitabile.
La cronosquadre è stata molto importante per la classifica generale. Per quanto riguarda la nostra prestazione crediamo di non essere andati così male (9° posto, a 46″ dalla Liquigas). Abbiamo perso subito Callegarin, ad appena 500 metri dal via, per rottura bici e, non avendo potuto provare in allenamento la sincronizzazione dei cambi, credo che il risultato finale sia stato positivo. La prima parte presentava parecchie curve e rotonde; in questi tratti chi tira ha il compito di guidare la squadra con un’andatura fluida e senza strappare, mentre l’ultimo, all’uscita delle curve ha il dovere di dare l’ok per far rilanciare l’azione. Il secondo tratto era più veloce e da quel punto abbiamo preferito la fila indiana per permettere a chi aveva più gambe di spingere di più e a chi era al gancio di stare più a ruota. Per fortuna non c’é stata l’insidia vento. Meno male!!!
Luca Zanasca
23-03-2010
marzo 24, 2010 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
SETTIMANA INTERNAZIONALE COPPI E BARTALI
Due semitappe disputate nella prima giornata.
Il mattino, l’italiano Francesco Chicchi (Liquigas-Doimo) si è imposto nella prima semitappa, circuito di Riccione, percorrendo 81,2 Km in 1h56′50″, alla media di 41,700 Km/h. Ha preceduto allo sprint Mattia Gavazzi (Colnago – CSF Inox) e Roberto Ferrari (De Rosa – Stac Plastic), distanziati nella prima classifica generale di 2″ e 4″.
Il pomeriggio, la formazione italiana Liquigas-Doimo si è imposta nella prima semitappa, cronometro a squadre di Riccione, percorrendo 15,6 Km in 17′51″, alla media di 52,437 Km/h. Ha preceduto di 9″ la De Rosa – Stac Plastic e di 15″ la Lampre-Farnese Vini.
Dopo questa frazione Chicchi ha conservato la maglia di leader, con 6″ sui connazionali e compagni di squadra Davide Cimolai e Mauro Finetto.
VOLTA CICLISTA A CATALUNYA
Il britannico Mark Cavendish (Team HTC – Columbia) si è imposto nella seconda tappa, Salt – Banyoles, percorrendo 182,6 Km in 4h15′46″, alla media di 42,836 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’argentino Haedo e lo spagnolo Galdos. Miglior italiano Davide Vigano (Sky Professional Cycling Team), 15°.
Il tedesco Paul Voss (Team Milram) conserva la maglia di leader, con 1″ sull’americano Leipheimer e 2″ sul tedesco Kloden. Miglior italiano Davide Malacarne (Quick Step), 6° a 4″.
TOUR DE NORMANDIE
Il francese Adrien Petit (C.C. Nogent / Oise) si è imposto nella seconda tappa, Colombelles – Forges les Eaux, percorrendo 198 Km in 4h52′26″, alla media di 40,624 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Bacquet e il danese Aistrup. Unico italiano in gara, Cesare Benedetti (Team Netapp) si è piazzato 63°.
Petit è il nuovo leader della classifica, con 4″ sull’ucraino Chuzhda e 5″ sull’olandese Bol. Benedetti è 78° a 41″.
IL CANNONE FUNZIONA ANCORA….
… e spara “Cannonball” Cavendish verso il primo successo stagionale, dopo un inizio di annata per nulla promettente. Il velocista britannico sembrava essere diventato l’ombra della furia scatenata che lo scorso anno imperversava sui rettilinei di mezzo mondo. Ci sono voluti ben sei mesi per vederlo nuovamente sfrecciare per primo, come ha fatto oggi sul traguardo di Banyoles, al termine della seconda frazione della Volta Ciclista a Catalunya. In attesa che la tappa di domani cambi volto alla classifica, oggi il tedesco Voss ha potuto gestire con tranquillità il suo esiguo bottino di secondi, ringraziando gli organizzatori per la decisione di non assegnare abbuoni ai traguardi volanti.
Foto copertina: la prima volata vincente di Cavendish nel 2010 (foto EFE)
Forse è troppo presto per affermare che il ragazzino terribile delle volate è tornato. Quello che Cavendish ha fatto vedere oggi a Banyoles sembra, però, chiudere definitivamente la porta alle disavventure che hanno ridimensionato il ragazzo dell’isola di Man durante l’inverno appena trascorso.
Archiviata quindi la faticosa Tirreno-Adriatico, archiviata l’opaca Milano-Sanremo, il caldo sole della Catalogna sembra aver riconsegnato alla ristretta elite delle ruote veloci il portacolori della HTC Columbia, che lo scorso anno aveva stupito il mondo del ciclismo e non solo.
Era la sua prima occasione in terra catalana quella che si correva oggi lungo i 182,6 km tracciati tra Salt e Banyoles e, da buon pirata del rettilineo finale, il ragazzotto anglo-toscano (da alcuni anni risiede a Quarrata, vicino a Pistoia) ha messo al lavoro la squadra e l’ha ripagata conquistando il primo gradino del podio di giornata. Magari i più critici lettori potranno obiettare che alle spalle dell’inglese non figurano i soliti nomi che riempiono gli albi d’oro degli arrivi in volata; comunque Cavendish arrivando davanti all’argentino Juan Josè Haedo della Saxo Bank e allo spagnolo Aitor Galdos della Euskatel-Euskadi, ha messo in carniere la prima vittoria del 2010, ottenendola oltretutto in una prova ProTour. E gli appassionati di ciclismo sanno quanto sollievo porta, a livello psicologico, ottenere la prima vittoria in stagione per un velocista, soprattutto se conseguita in una delle gare che contano.
Questa prima vittoria stagionale di Cavendish ha oscurato completamente i veri protagonisti di giornata, la coppia costituita dallo spagnolo Castroviejo (Euskaltel-Euskadi) e dallo statunitense Stetina (Garmin-Transitions), andati in fuga dal Km 9 e ripresi dopo 161 km di fuga, nel corso della quale hanno raccolto i due traguardi volanti e il primo GPM della corsa catalana. Da segnalare anche i primi inseguitori del duo di testa, gli spagnoli Merino (Footon-Servetto) e Ramírez (Andalucía-CajaSur) che, dopo aver momentaneamente chiuso il gap nei primi chilometri di fuga, si sono ritrovati per buona parte della tappa nella “terra di nessuno” tra i fuggitivi e il grosso del gruppo.
Non essendo previsti abbuoni, la classifica generale non ha subito cambiamenti e vede sempre al comando il tedesco Voss.
La tappa di domani, da La Vall d’en Bas a La Seu d’Urgell per poco meno di186 km, prevede un tracciato nervoso con 7 GPM, tra i quali l’Alto de Pedraforca, alto 1310 msl ma considerato di categoria “Especial”. Sembra la giornata giusta per dare una nuova connotazione alla Volta Ciclista a Catalunya e per far uscire allo scoperto chi è intenzionato a fare classifica.
Mario Prato
COPPI&BARTALI: IL TEATRO DELLA DECIMA SFIDA
marzo 23, 2010 by Redazione
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È giunta alla decima edizione la Settimana Internazionale di Coppi e Bartali, la terza corsa a tappe per importanza del calendario italiano dopo la Tirreno – Adriatico e il Giro d’Italia. Nel giorno della partenza ufficiale vi presentiamo il percorso di gara che, come consueto, si svolgerà tra Riccione e Sassuolo e che quest’anno presenterà una novita, un breve sconfinamento in territorio veneto. Dopo la cronosquadre del primo giorno, tappe chiave saranno quella di Pavullo nel Frignano – con la scalata ai 1217 del Valico del Barigazzo – e soprattuto quella conclusiva, caratterizzata dalla triplice scalata al Montegibbio.
Fotocopertina: passaggio della Coppi&Bartali 2008 sulla salita del Barigazzo, “Cima Coppi” dell’edizione 2010.
Alla vigilia della Coppa&Bartali siamo pronti a presentare un percorso che come sempre si presenta divertente e selettivo, adatto agli scalatori col guizzo da scattisti. Lo scorso anno fu Cunego a portarsi a casa il trofeo, staccando in due occasioni nientemeno che il futuro campione del mondo Cadel Evans.
Consueta partenza da Riccione, l’ultimo traguardo sarà posto in quel di Sassuolo, in mezzo tanti chilometri che vedranno alcuni tra i migliori ciclisti del mondo darsi battaglia.
Due semitappe in quel di Riccione il primo giorno: finale identico per entrambe le gare in Viale Torino, con la cronosquadre (seconda semitappa) che vedrà una cornice d’eccezione come il circuito automobilistico di Santa Monica di Misano Adriatico.
Il primo giorno difficilmente ci dirà chi vincerà la Settimana Internazionale, ma con tutta probabilità dirà i nomi di chi non vincerà: importantissimo non perdere troppi secondi durante la prova collettiva.
La seconda tappa prenderà il via da San Lazzaro di Savena, come l’anno passato; un circuito iniziale farà da passerella per i corridori che poi prenderanno la strada per Faenza, andando ad affrontare le due scalate del Monte Carla e del Monte Casale prima del GPM di Monte Trebbio, posto 25 km prima del traguardo. Un’altra tappa spettacolare che difficilmente però vedrà l’arrivo solitario di un uomo di classifica.
Più facile che a dare qualche indicazione in più per la vitoria finale sia la terza tappa. Anche qui l’ultima salita sarà a 7-8km dall’arrivo, oggi però le tante difficoltà non lasceranno scampo a chi non è in giornata: i 185km del circuito di Pavullo saranno importantissimi.
La quarta tappa sarà dedicata ai velocisti. Nessuna difficoltà altimetrica e allora l’unico pericolo per gli sprinter rischia di essere una fuga da lontano, mentre gli uomini di classifica non si muoveranno poiché l’indomani li attende la tappa regina. La penultima frazione partirà in quel di Villadose, in provincia di Rovigo, città che lo scorso anno ha ospitato i campionati italiani delle categorie inferiori, mentre l’arrivo è posto a Finale Emilia.
La tappa regina prenderà il via da Fiorano Modenese e sarà ancora una cornice automobilistica, quella del circuito della Ferrari, ad aprire il sipario sull’ultima frazione. I corridori prenderanno quindi la strada di Sassuolo, tradizionale traguardo finale della Settimana Internazionale Coppi e Bartali, ma le difficolta saranno ben lungi dall’essere finite. Ad attendere i corridori ci sono ancora, tre passaggii per ciascuna, le asperità del Montebabbio e del Montegibbio. Nessun gioco di parole, l’unico gioco sarà quello offerto dai protagonisti. E noi ci auguriamo che sia un gioco duro dove i migliori al via si daranno battaglia: chi non vorrebbe vedere un Riccardo Riccò rinato dopo le vicessitudini che lo hanno costretto a stare fuori per due anni, o magari un Ginanni che coi suoi scatti riesce ad imporsi anche su salite impegnative?
Insomma siamo sicuri che non rimarrete delusi da una gara che in 23 edizioni non ha mai deluso (9 con l’appellativo di Coppi&Bartali) e vanta nel suo albo d’oro nomi come Cunego (2), detentore del titolo, Evans, Pellizzotti, Bettini, Bartoli, Argentin (2), Saronni e Fignon.
Andrea Mastrangelo
22-03-2010
marzo 23, 2010 by Redazione
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VOLTA CICLISTA A CATALUNYA
Il tedesco Paul Voss (Team Milram) si è imposto nella prima tappa, circuito a cronometro di Lloret de Mar, percorrendo 3,6 Km in 4′57″, alla media di 43,636 Km/h. Ha preceduto di 1″ lo statunitense Leipheimer e di 2″ il tedesco Klöden. Miglior italiano Davide Malacarne (Quick Step), 6° a 4″.

La premiazione di Paul Voss (foto Bettini)
TOUR DE NORMANDIE
L’olanedese Jetse Bol (Rabobank) si è imposto nella prima tappa, circuito a cronometro di Mondeville, percorrendo 4,8 Km in 5′57″, alla media di 48,403 Km/h. Ha preceduto di 4″ lo svedese Lindgren e l’olandese Vermeltfoort. Unico italiano in gara, Cesare Benedetti (Team Netapp) si è piazzato 103° a 36″.