L’ARIA DI CASA FA VOLARE LODDO… E KREUZIGER GUARDA LONTANO

febbraio 28, 2010 by Redazione  
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Il sardo Alberto Loddo vince sulle strade di casa, Cagliari non è distante dalla sua Capoterra, regolando allo sprint Petacchi e Gatto: si conclude così, con una frazione priva di particolari spunti di cronaca, la 28a edizione del Giro di Sardegna, una festa durata per cinque giornate e prolungata di ventiquattrore con l’effettuazione dell’inedita Classica Sarda. Per Petacchi la delusione per il secondo posto, i postumi del capitombolo di ieri non sono ancora smaltiti, è ricompensata dall’assegnazione di una medaglia della Presidenza della Repubblica, un premio per il “fair play” dimostrato in occasione della caduta di Iglesias. Intanto Kreuziger esulta per una vittoria di prestigio…. e le sue ambizioni volano.

Foto copertina: dal podio premiazioni di Cagliari, Kreuziger guarda lontano, molto lontano… (foto Bettini)

Sospinto dal tifo di casa, nel centro di Cagliari Alberto Loddo, sardo di Capoterra, ha battuto allo sprint sua maestà delle volate, un Alessandro Petacchi ancora infastidito per la botta patita ieri ma sicuramente rinfrancato dalla medaglia assegnatagli dalla Presidenza della Repubblica per il mirabile gesto di correttezza sportiva che l’ha visto protagonista nella quarta tappa, subito dopo essere stato coinvolto nella caduta; un gesto che qualifica il ciclismo quale esempio di sport dai valori profondi.
Tutto è filato liscio nella tappa conclusiva, così come liscio è stato il percorso, totalmente piatto. Il tentativo solitario di Radotic non ha minimamente impensierito le squadre dei velocisti, Lampre su tutti che, raggiunto il croato del Meridiana Kamen Team, ha controllato agevolmente il gruppo portandolo allo sprint.
Si conclude con la volata vincente di Loddo, che ha battuto con apparente facilità lo spezzino e Oscar Gatto, questa ventottesima edizione del Giro di Sardegna che iscrive nel suo albo d’oro un altro nome di prestigio, quello del ceco Kreuziger, giovane dal futuro roseo.
Condividono la sua gioia sul podio lo statunitense Christopher Horner (Radioshack), secondo a 2”, e il francese Thomas Voeckler (Bbox Bouygues Telecom), terzo a 6”. Per trovare il primo degli italiani occorre scendere al quinto posto, dove si è piazzato con 10” di distacco Damiano Caruso, il promettente ragusano del Team De Rosa. Suo compagno di squadra è Giairo Ermeti, vincitore della maglia azzurra traguardi volanti. Le altre classifiche speciali sono state dominate dallo stesso Petacchi (classifica a punti, maglia a scacchi rossoblù) e dal polacco Przemyslaw Niemiec (GPM, maglia verde).
Le squadre non lasceranno ancora l’isola, poiché domenica è in programma la Classica Sarda, da Sassari a Olbia, sempre organizzata dalle associazioni sportive Sport & Leisure e GS Emilia.

DALLA PANCIA DEL GRUPPO: CRISTIANO SALERNO

Cristiano Salerno ci ha inviato il suo giornaliero contributo dal “suo” Giro di Sardegna, che ha concluso con un onorevole nono posto finale, buon punto di partenza per una stagione importante come questa, per lui e tutto il Team De Rosa.
Cristiano ha confermato la facilità della prova odierna, sorprendentemente disputata in assenza di vento. Al di là della fuga dell’uomo Radioshack e di un po’ di agitazione in vista del traguardo volante con abbuoni posto a soli 6 Km dall’arrivo, non vi è nulla più da segnalare.
Un grazie a Cristiano Salerno da Ilciclismo.it, si è rivelato un perfetto cronista in grado di cogliere e comunicare quei piccoli particolari che restano sconosciuti ai mezzi di comunicazione ma che piacciono agli appassionati. Noi continueremo a seguire la stagione di questo venticinquenne di Imperia, scalatore puro con uno spunto discreto che gli auguriamo lo faccia presto gioire su qualche traguardo. Purtroppo la sua squadra non è stata invitata alla Tirreno e alla Sanremo, ma le gare non mancano. Noi lo aspettiamo da tifosi sinceri.

Domenico Occhipinti

UN GIRO DI MALESIA IN TONO MINORE

febbraio 28, 2010 by Redazione  
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Lo spostamento in calendario pare non abbia fatto bene al Tour de Langkawi, il giro a tappe della penisola malese, che quest’anno proporrà una starting list meno “nutrita”, a livello qualitativo, rispetto a quanto offerto al pubblico sin dal 1996. Sarà, comunque, una corsa tutta da scoprire, poiché vedrà al via i principali esponenti di nazioni apparentemente lontane del ciclismo professionisti, come l’Iran e la Thailandia. Il faro della corsa sarà il venezuelano Josè Rujano, gran protagonista al Giro del 2005 e poi letteralmente svanito negli anni successivi. Sarà tornato ai livelli del tappone del Colle delle Finestre? Per saperlo dovremo attendere il 6 marzo, giorno della decisivo traguardo di Genting Highlands, l’”Alpe d’Huez” della Malesia.

Foto copertina: il Sultan Ismail Petra Arch di Kota Bharu, sede di partenza della prima tappa, accoglie simbolicamente i partecipanti al 15° Tour de Langkawi (travel.110mb.com)

Nell’affollato calendario ciclistico internazionale, fin dal 1996 si è trovato uno spazio anche il Tour de Langkawi che prenderà il via per l’edizione n° 15 il 1° Marzo con la tappa Kota Bharu – Kuala Berang di 174,5 km.
La corsa a tappe malese facente parte dell’Asia Tour classe 2.HC, può vantare nel suo palmares le vittorie finali di buoni e onesti lavoratori del pedale come Scinto, Missaglia, Lanfranchi (2 Volte), Horner, Munoz, Danielson, Freddy Gonzalez, Ruslan Ivanov e buon ultimo, l’anno scorso, Josè Rodolfo Serpa Perez che ha sempre avuto un buon feeling con la corsa malese e tante soddisfazioni diede nel 2009 a Gianni Savio.
Rispetto agli anni passati, scorrendo l’elenco dei partenti salta all’occhio lo scarso livello qualitativo di partecipazione. L’edizione di quest’anno forse paga lo spostamento di data, mentre negli anni precedenti la sua collocazione nella prima metà di febbraio aveva più appeal sui team “occidentali” e poteva vantare una starting list di tutto rispetto con molte formazioni del tanto vituperato ProTour e di squadre minori ma dotate comunque di una certa rilevanza internazionale.
La concomitanza o vicinanza con appuntamenti europei di prima grandezza ha fatto sì che l’unica squadra ProTour che abbia deciso di sobbarcarsi la trasferta in Malesia è stata la spagnola Footon-Servetto, che non presenterà, però, al via stelle di prima grandezza se non i campioni nazionali austriaci su strada e a cronometro, rispettivamente Eibegger e Brandle. Scendendo di categoria invece troviamo due soli team “Professional” conosciuti anche alle nostre latitudini, l’austriaca Vorarltec-Corratec e l’Ucraino-Italiana ISD-Neri, che presenterà al via, tra gli altri, l’italiano Pier Paolo De Negri (nostro unico connazionale in gara), l’ucraino Ruslan Pidgornyy e la possibile stella della competizione, quel Josè Rujano ritornato a correre per un team italiano dopo essere scomparso nelle nebbie seguite al suo clamoroso e misterioso ritiro negli ultimissimi km della tappa Alessandria-La Thuille del Giro 2006.
La minor partecipazione delle squadre che bazzicano nel ciclismo che conta ha liberato spazio alle formazioni di seconda e terza fascia, in particolare alle squadre “Continental” e ad alcuni team nazionali di Asia, Africa e Oceania.
Prenderanno quindi il via le cinesi Champion System-Max Success Sport e Marco Polo Cycling Team; l’indonesiana Polygon Sweet Nice; le iraniane Azad University Cycling Team e Tabriz Petrochemical Cycling Team; la giapponese Aisan Racing Team; le coreane Team Geumsan Ginseng Asia e Seoul Cycling Team; la malese Le Tua Cycling Team; la taiwanese Giant Asia Racing Team; le australiane Drapac Porche e Team Jayco-Skins e l’americana Kelly Benefit Strategies. Chiudono la starting list le formazioni nazionali di Malaysia, Kazakhstan, Sudafrica e Thailandia.
Il percorso non presenta particolari difficoltà, sia per la lunghezza delle sette tappe, tra i 100 e i 180 km, sia per l’altimetria. Tranne una, quelle malesi saranno tappe vallonate che, pur presentando diverse salite, proporranno tutte dislivelli di lieve entità. L’unica tappa che si distingue e che sarà sicuramente quella decisiva è la sesta, Putrajaya – Genting Highlands di sabato 6 Marzo, quando il plotone in soli 102 km passerà dai 34 m slm della partenza ai 1679 m slm dell’arrivo. È la tappa ideale per vedere le ambizioni di tornare a essere un ciclista vero, dopo la vittoria della classifica finale della Vuelta Tachira, del già citato Josè Rujano, che così ha commentato la sua partecipazione alla corsa malese: “Voglio fare bene in Malesia, è un giro che mi piace. I primi giorni non hanno grandi salite, perciò potrò fare la gamba per il finale. Mi sento già bene ma voglio confrontarmi in corsa e prendere il ritmo”.
Tra i possibili protagonisti, oltre a Rujano possiamo citare l’iraniano Mehdi SoharabiI, l’australiano Michael Matthews e il sudafricano Ian Mcleod, rispettivamente leader della classifica dell’Asia Tour, dell’Oceania Tour e dell’Africa Tour, le speciali challenge continentali istituite nel 2005 dall’UCI a fianco del ProTour.

Mario Prato

27-02-2010

febbraio 28, 2010 by Redazione  
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GIRO DI SARDEGNA
L’italiano Alberto Loddo (Androni Giocattoli) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Sant’ Antioco – Cagliari, percorrendo 140,6 Km in 3h24′51″, alla media di 41,181 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Alessandro Petacchi (Lampre-Farnese Vini) e Oscar Gatto (ISD – Neri).
Il ceco Roman Kreuziger (Liquigas-Doimo) si impone in classifica con 2″ sullo statunitense Horner e 6″ sul francese Voeckler. Miglior italiano Damiano Caruso (De Rosa – Stac Plastic), 5° a 10″.

La volata vincente di Loddo a Cagliari (foto Bettini)

La volata vincente di Loddo a Cagliari (foto Bettini)

GP DELL’INSUBRIA
Il francese Samuel Dumoulin (Cofidis, Le Credit En Ligne) si è imposto nella corsa italo – elvetica, percorrendo 173,7 Km in 4h20′24″, alla media di 40,023 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Rojas Gil e l’irlandese Roche. Miglior italiano Leonardo Bertagnolli (Androni Giocattoli . Serramenti Pvc Diquigiovanni), 4°.

Lo sprint che ha deciso la seconda edizione del GP Insubria (foto Cyclingnews)

Lo sprint che ha deciso la seconda edizione del GP Insubria (foto Cyclingnews)

OMLOOP HET NIEUWSBLAD
Lo spagnolo Juan Antonio Flecha (Sky Professional Cycling Team) si è imposto nella corsa belga, percorrendo 204,3 Km in 5h07′15″, alla media di 38,895 Km/h. Ha preceduto di 18″ il tedesco Haussler e lo statunitense Farrar. Miglior italiano Luca Paolini (Acqua & Sapone), 4°.
La gara femminile è stata conquistata dalla svedese Emma Johansson (Redsun Cycling Team), percorrendo 125,7 Km in 3h26′15″, alla media di 36,567 Km/h. Precedute allo sprint le belghe De Vocht e Verbeke. Migliore italiana Valentina Carretta (Top Girls Fassa Bortolo – Ghezzi), 31° a 6′02″.

Flecha primo sul traguardo di Gand (foto Bettini)

Flecha primo sul traguardo di Gand (foto Bettini)

VUELTA CICLISTICA INDEPENDENCIA NACIONAL (Rep. Dominicana)
Il dominicano Deivi Capellan (Mauricio Bßez) si è imposto nella settima tappa, San Cristóbal – Bani, percorrendo 141,4 Km in 3h15′32″, alla media di 43,3 Km/h. Ha preceduto allo sprint il kazako Shgaipov e il canadese Eric Boily. Invariata la classifica, che vede in testa il dominicano Augusto Sanchez (Aro & Pedal), con 1′51″ sul canadese Langlois e 2′30″ sul kazako Kamyshev.

FESTA A MEZZ’ASTA IN CASA LAMPRE

febbraio 27, 2010 by Redazione  
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Per la Lampre arriva il terzo successo parziale al Giro di Sardegna, ma oggi non è stata festa piena. Danilo Hondo ha miracolosamente salvato la giornata alla squadra di patron Galbusera, ribaltando un destino che sembrava compromesso dalla caduta di Petacchi, lanciatissimo verso il bis consecutivo e caduto a 100 metri dal traguardo, agganciato da un incauto spettatore. Nulla cambia in classifica, anche a causa di un percorso più facile rispetto a quanto annunciato dalle cartine e che ha permesso a una quarantina di unità di arrivare a giocarsi il successo. Per Kreuziger è praticamente fatta: a meno di sorprese – e la tappa di Iglesias ne ha riservata una spiacevole – sarà lui il 28° vincitore del Giro di Sardegna.

Foto copertina: la caduta che ha contraddistinto il finale della tappa di Iglesias (foto Bettini.)

La Lampre piazza il terzo corridore diverso sul gradino più alto. A vincere ieri, sul traguardo di Iglesias, è stato il tedesco Danilo Hondo, che si è imposto al termine di una volata complicata, precedendo Giovanni Visconti e Sacha Modolo.
Il rettilineo d’arrivo è stato teatro di una caduta ai centocinquanta metri e che ha coinvolto principalmente Petacchi, agganciatosi al braccio di uno spettatore mentre sprintava a pochi centimetri dalle transenne. Sono volati a terra con lo spezzino anche Sabatini, Gatti e Colli: tutti hanno riportato solo qualche escoriazione. Nulla di grave per tutti, insomma, solo il rammarico di Petacchi nel non aver potuto bissare la vittoria di Oristano.
La partenza da Carbonia era stata battezzata da qualche goccia di pioggia, ma la media altissima delle prime due ore di corsa ha certamente “asciugato” i corridori: 48,520 Km/h nella prima, 45,120 Km/h la seconda.
A contribuire a questi ritmi è stata la fuga di sei uomini: Pavel Brutt (Team Katusha), Alberto Contoli e Alan Marangoni (Colnago – Csf Inox), Luca Celli (Ceramica Flaminia), Stafano Usai (Maridiana Kamen Team) e l’onnipresente Giairo Ermeti (De Rosa – Stac Plastic), al suo terzo tentativo. Come spesso è capitato in questo Giro di Sardegna, dopo che avevano accumulato fino a 3’30’’ di vantaggio, al chilometro 87, i fuggitivi sono stati riacciuffati: è accadato al 148 Km, quando erano rimasti in quattro per il rientro in gruppo di Ermeti e Usai. Gli ultimi chilometri di gara hanno visto il gruppo guidato dai treni della Lampre – Farnese Vini e della Liquigas – Doimo.
La classifica rimane immutata, anche per Petacchi, il cui distacco è stato bonificato dal regolamento, che non prevede di conteggiare i secondi persi negli ultimi 3 Km quando s’incappa in cadute.
Con una tappa conclusiva sostanzialmente priva di difficoltà altimetriche, 140 Km dall’isola di Sant’Antioco a Cagliari, Kreuziger può considerarsi in una botte di ferro e cominciare a pregustare il successo finale.


DALLA PANCIA DEL GRUPPO: CRISTIANO SALERNO

Cristiano Salerno, soddisfa le nostre curiosità anche mentre, intorno alle 18, è impegnato al massaggio.
Ci ha rivelato che le prime due ore percorse ad alta velocità si sono fatte sentire e, forse anche per questo, la prima salita di giornata, segnalata come GPM di seconda categoria, “ci è sembrata più dura del previsto e ci siamo addirittura preoccupati in vista della seconda ascesa, che era di prima categoria, anche se poi è risultata più facile della precedente. Comunque noi dovevamo solo stare tranquilli in gruppo perché avevamo in fuga Giairo Ermeti che ha ormai in tasca la classifica dei traguardi volanti. E’ un grande Giairo!”.
Il racconto di Cristiano continua: “Come al solito il vento contrario e qualche azione a sorpresa, mi pare di Petrov su uno strappetto ai meno cinque, ci stava sorprendendo perché si era creato un “buco” e a così poco dall’arrivo, io e i miei compagni abbiamo dovuto spingere per rientrare. Poi la volata è nota, credo che Petacchi avrebbe vinto facile, anche se non l’ho vista benissimo dal mio 11° posto. Sono contento, invece, che il mio compagno di squadra Caruso sia risalito al quarto posto della generale grazie al decimo posto di oggi. Sono in quattro in coabitazione (Caruso, lo sloveno Brajkovic, il polacco Niemiec e Michele Scarponi) e il gioco dei piazzamenti conta per la classifica. Non aggiungo altro. Aspettiamo domani per tirare le somme”

Domenico Occhipinti

26-02-2010

febbraio 27, 2010 by Redazione  
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GIRO DI SARDEGNA
Il tedesco Danilo Hondo (Lampre-Farnese Vini) si è imposto nella quarta tappa, Carbonia – Iglesias, percorrendo 181,5 Km in 4h25′01″, alla media di 41,091 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Giovanni Visconti (ISD – Neri) e Sacha Modolo (Colnago – CSF Inox).
Il ceco Roman Kreuziger (Liquigas-Doimo) conserva la testa della classifica, con 4″ sullo statunitense Horner e 6″ sul francese Voeckler. Miglior italiano Damiano Caruso (De Rosa – Stac Plastic), 4° a 10″.

Fuori gioco Petacchi, è il tedesco Hondo ad addolcire la giornata in casa Lampre (foto Bettini)

Fuori gioco Petacchi, è il tedesco Hondo ad addolcire la giornata in casa Lampre (foto Bettini)

VUELTA CICLISTICA INDEPENDENCIA NACIONAL (Rep. Dominicana)
Sesta giornata di gara divisa in due semitappe.
Il mattino, il canadese Eric Boily (Spidertech) si è imposto nella prima semitappa, La Vega – Santo Domingo, percorrendo 115 Km in 2h29′09″, alla media di 46,3 Km/h. Ha preceduto allo sprint il dominicano Delgado e il polacco Adam Pierzga. Il dominicano Augusto Sanchez (Aro & Pedal) si porta in testa alla classifica, con 1′55″ sul kazako Kamyshev e 2′10″ sul canadese Langlois.
Il pomeriggio, il polacco Adam Pierzga (Gillette Fusion Guadaloupe) si è imposto nella seconda semitappa, circuito a cronometro di Santo Domingo, percorrendo 10,4 Km in 12′27″, alla media di 50,120 Km/h. Ha preceduto di 4″ il colombiano Gonzalez e di 16″ il canadese Langlois. Augusto Sanchez conserva la testa della classifica, con 1′51″ sul canadese Langlois e 2′30″ sul kazako Kamyshev.

RUTA DEL SOL, NEL DILUVIO VINCE ROGERS

febbraio 26, 2010 by Redazione  
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L’australiano conquista la 56a edizione della Vuelta a Andalucia, grazie al 6° posto dell’arrivo in salita di Puerto de la Guardia, al 4° nella cronometro di Malaga e alla buona difesa sotto la pioggia torrenziale dell’ultima tappa. Alle sue spalle Jurgen Van Den Broeck e il sorprendente spagnolo Pardilla Bellòn. Grande protagonista anche Oscar Freire, vincitore di due tappe. Paura per Cunego, caduto e ritiratosi nel corso della 2a tappa.

Foto copertina: Michael Rogers al foglio firma dell’ultima tappa (foto Mark Gunter)

Dopo 4 anni, Michael Rogers torna a vincere una corsa che non sia una cronometro (in questo periodo di tempo, peraltro, aveva vinto soltanto il campionato nazionale contro il tempo dello scorso anno). E pazienza se anche questa volta non ha potuto alzare le braccia, visto che il successo nella classifica finale della Vuelta a Andalucia non è stata accompagnata da alcun successo parziale, e se l’affermazione non è stata certo il frutto di una superiorità schiacciante su una concorrenza per di più modesta. Rogers aveva vinto una gara nell’ultimo quadriennio, e pensiamo che tanto gli possa bastare per sorridere pensando alla cinque-giorni spagnola che lo ha visto trionfatore finale.
Già nella 1a tappa, 159 km da Jaen al Puerto de la Guardia, arrivo in salita con tanto di pendenze fino al 20%, l’australiano di Gorla Minore, provincia di Varese, aveva denunciato la sua buona condizione di forma, chiudendo 6° su una salita non certo adatta alle sue caratteristiche. Il palcoscenico era stato però tutto di Sergio Pardilla Bellòn, 26enne spagnolo di Membrilla, capace di rintuzzare gli attacchi di Diego Tamayo e dei ben più quotati Jens Voigt e Matteo Carrara, prima di involarsi tutto solo verso il successo più prestigioso della sua carriera, quando all’arrivo mancavano 2500 metri. Anche Jurgen Van Den Broeck, 2° a 9’’, e Damiano Cunego, buon 3° a 13’’, avevano posto la loro candidatura per il successo finale, malgrado i 10,9 km a cronometro del quarto giorno ponessero Rogers, giunto a 21’’ in compagnia di Mollema, in una condizione di vantaggio.
Sfortunatamente, i sogni di gloria del veronese, unica reale speranza italiana di raccogliere un risultato di valore in terra spagnola, si sono infranti già ventiquattro ore più tardi, sull’asfalto di Cordoba, 500 metri prima del traguardo della 2a frazione. Dopo aver comunque tagliato il traguardo dolorante, Cunego ha saggiamente scelto di abbandonare la corsa, differentemente da Linus Gerdemann, anch’egli coinvolto nel capitombolo, ma uscitone pressoché illeso. Pochi secondi dopo la caduta, Oscar Freire ha invece raccolto il secondo successo stagionale, dopo quello del Challenge de Mallorca, beffando clamorosamente Robert Wagner, tedesco della Skil – Shimano. Aspirante Erik Zabel, il teutonico, per emulare il suo idolo, ha pensato bene di replicare la sua sciagurata esultanza anticipata della Sanremo 2004, alzando prematuramente le braccia, e venendo così prontamente bruciato dall’implacabile iberico.
Meno sofferto è stato invece il bis del tre volte campione del mondo, che al termine dei 162 km da Marbella a Benahavis ha preceduto nettamente lo sloveno Bole e Simon Gerrans, avendo tutto il tempo di alzare le braccia (in questo caso a ragione).
Dopo questa due giorni scarsamente significativa in ottica classifica generale, cadute a parte, il quarto giorno è stato quello decisivo, con i 10,9 km a cronometro con partenza e arrivo a Malaga, destinati a riscrivere in maniera pressoché definitiva la graduatoria generale. Alla partenza, tutti aspettavano Rogers, Martin, Wiggins, Larsson e Voigt; all’arrivo, tutti hanno applaudito Alex Rasmussen, 26enne danese, tre titoli mondiali su pista all’attivo, capace di conquistare la testa di una classifica di tappa in cui sei dei primi sette posti sono andati ad atleti Saxo Bank o Columbia. Wiggins e Martin si sono dovuti accontentare rispettivamente del secondo e del terzo gradino del podio, ai piedi del quale è giunto Michael Rogers, forse deluso per il risultato parziale, ma issatosi così in vetta alla classifica generale. L’australiano ha infatti scavalcato Pardilla, 31° a 1′03’’, e Van den Broeck, 13° a 43’’, mentre l’eccessivo distacco accusato nella 1a tappa ha impedito a Voigt (5° a Malaga) e Larsson (7° di giornata) di andare oltre il 4° e il 7° posto, rispettivamente, in graduatoria.
Con la vittoria ormai quasi acquisita, per Rogers non è comunque stata una passerella trionfale la 5a ed ultima tappa, 161 km da Torrox ad Antequera, in parte per il maltempo che ha flagellato l’intero percorso, in parte per l’ascesa di 1a categoria al Puerto de El Torcal, posto ad una ventina di chilometri circa dalla linea bianca. Tutti gli attaccanti, a cominciare dal terzetto Feillu – Wiggins – Vicioso, al comando sul GPM, per proseguire con la coppia Marzano – Marchante, subito alle loro spalle, sono però naufragati nel tratto di discesa e pianura successivo alla salita, venendo riassorbito dal gruppo, controllato dal Team Columbia del capoclassifica malgrado le cadute di tre suoi componenti, Sivtsov, Albasini e Roulston, nel corso della giornata. Nelle battute finali, Francisco Ventoso e Simon Gerrans sono stati abili nel guadagnare una manciata di metri, appena sufficienti per far sì che i cronometristi registrassero un comunque poco significativo gap di 2’’ rispetto al gruppo principale, ma soprattutto abbastanza da restringere ai due il discorso vittoria di tappa. Il successo è alla fine andato allo spagnolo, che ha concluso una striscia di quattro vittorie dei padroni di casa, interrotta soltanto da Rasmussen nella cronometro. 3° sul traguardo Michael Rogers, meritevole vincitore finale: non ha dato spettacolo, non ha mai offerto prove di eccessiva brillantezza, ma in una corsa che nella sua non eccessiva difficoltà voleva comunque premiare il corridore più completo, non c’è dubbio che quest’ultimo titolo spetti proprio all’australiano d’Italia.

Matteo Novarini

PETACCHI RISORGE SULLE STRADE D’UN INCERTISSIMO SARDEGNA

febbraio 26, 2010 by Redazione  
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Alessandro Petacchi è tornato a mettere la sua ruota davanti a quelle dei più agguerriti avversari. Sconfitta la gastroenterite che lo aveva tormentato nell’ultima settimana, sul traguardo d’Oristano ha domato Rossi e Guarnieri, al termine d’una tappa che si annunciava facile e che, invece, s’è dimostrata più dura del previsto, a causa dei continui saliscendi. Ce l’ha rivelato Cristiano Salerno, nostro inviato a pedali dal cuore della corsa: il corridore ligure è attualmente al nono posto d’una classifica incertissima, che lo pone ad appena 17” dal leader, il ceco Kreuziger, e che potrebbe essere ribaltata dalla tappa odierna, la nervosissima Carbonia – Iglesias.

Foto copertina: la grinta di Petacchi sul traguardo d’Oristano (foto Bettini)

Ha recuperato alla grande dalla gastroenterite patita nei giorni scorsi e ha vinto a braccia alzate. Questo è Alessandro Petacchi che timbra l’ennesima vittoria di una stagione cominciata sotto i migliori auspici, a parte il recente intoppo.
Si sarebbe potuto immaginare il bis di Gavazzi e, invece, la maglia Lampre che sfrecciava sul traguardo di Oristano era proprio quella dello spezzino che, avvertendo buone sensazioni durante la gara, ha messo i suoi a lavorare per l’immancabile vittoria.
La giornata non è stata comunque priva di tentativi, anche decisi, attuati per scompaginare i piani degli sprinter. Già al chilometro 60 andavano via in cinque, ma poi rimanevano in due, Ermeti e David Gutierrez della Footon – Servetto, che vendevano cara la pelle sino ai meno sei dall’arrivo.
Ripresi i due temerari – Giairo Ermeti era “recidivo”, aveva tentato la sortita anche l’altroieri – la Lampre Farnese Vini prendeva il comando del gruppo pilotandolo sin sul traguardo dove Petacchi non ha lasciato scampo a Enrico Rossi (Ceramica Flaminia) e a Jacopo Guarnieri (Liquigas – Doimo).
Immutata la classifica generale che vede sempre il ceco Kreuziger al comando su Horner e il francese Voeckler. Damiano Caruso, miglior italiano della classica, termina in gruppo e anche il suo distacco rimane stabile sui 10”, ma il corridore ragusano perde comunque due posizioni, scivolando dal 4° al 6° posto.
Oggi quarta tappa, da Carbonia a Iglesias per 161 chilometri. Si annuncia una giornata vivace, adatta ai passisti veloci e che, considerata la classifica generale ridotta ai minimi termini, potrebbe rivelarsi decisiva per le sorti del 28° Giro di Sardegna. Gli ultimi 90 Km si presteranno a tentativi a sorpresa, continuamente vallonati e inaspriti dai due GPM di Arbus e del Valico della Genna e Bogai, classificato di 1a categoria e collocato a 27 Km dal traguardo, a sua volta posto al termine di un breve zampellotto.

DALLA PANCIA DEL GRUPPO: CRISTIANO SALERNO

Direttamente dal vivo del gruppo ci arriva il contributo di Cristiano Salerno, fresco venticinquenne del Team De Rosa – Stac Plastic, attualmente nono in classifica a 17” da Kreuziger e, dunque, inscrivibile tra i papabili vincitori del Giro di Sardegna 2010.
Cristiano è di Imperia ed è professionista dal 2006; dopo l’esordio con la Tenax e due stagioni passate alla Lpr è approdato quest’anno alla neonata formazione di De Rosa, dove ha comunque ritrovato gran parte degli ex compagni in Lpr. Si trova molto bene all’interno di un gruppo ben rodato e che, privato dei capitani dello scorso anno, ha puntato sui giovani come lui.
Abbiamo raggiunto telefonicamente dopo l’arrivo Cristiano e si è gentilmente reso disponibile a raccontarci le sensazioni in corsa.
“Oggi, innanzitutto, è stata una tappa più dura del previsto, tant’è che alla fine il dislivello coperto era di 2700 metri, come ieri (l’altroieri per chi legge, n.d.r.)”. Oltre al continuo su e giù, hanno contribuito a rendere dura la corsa anche le fughe, che hanno fatto scaturire il forcing delle squadre interessate a ricompattare il gruppo, su tutte la Androni Diquigiovanni per Loddo. Un po’ di sollievo c’è stato negli ultimi trenta chilometri, quando eravamo sospinti dal vento alle spalle.
Ripresi i fuggitivi di giornata, c’è stata una caduta ai meno cinque che ha coinvolto anche il mio compagno di squadra Brambilla e che ha frazionato il gruppo. Altra fatica per rientrare, all’ultimo chilometro ho anche forato ma, per fortuna, i distacchi sono stati azzerati e ho potuto conservare la nona posizione conquistata ieri (l’altroieri per chi legge, n.d.r.)”.
Proprio sulla tappa di Nuoro Cristiano aggiunge: ” Avevo buone sensazioni e dopo la selezione, merito dei Liquigas con un Nibali gregario di lusso e Kiserlovsky, siamo rimasti in pochi. L’erta finale, che abbiamo affrontato col 53, tirava parecchio e allora, d’accordo col mio compagno di squadra Caruso, ho provato ad andar via ai settecento metri. Ovviamente, con due uomini ad appoggiarlo e con le sue qualità, Kreuziger non ha esitato, raggiungendomi e superando tutti per vincere”.
La tappa di Iglesias sarà di certo vivace e Cristiano ci fa capire che certamente la sua squadra proverà qualcosa. Con distacchi così ridotti tutto è ancora possibile. Lui si farà trovare pronto.

Domenico Occhipinti

Cristiano Salerno in maglia LPR (dandivale.blogspot.com)

Cristiano Salerno in maglia LPR (dandivale.blogspot.com)

FAR FROM SANREMO: L’ULTIMA SPIAGGIA DEL MORALISMO

febbraio 26, 2010 by Redazione  
Filed under 1) MILANO - SANREMO, Approfondimenti

Sanremo di esclusioni, gli umoristi si sono già giocati la battuta: via dal festival canoro Morgan, fruitore confesso di droghe, e via dalla Milano-Sanremo Riccardo Riccò, fruitore confesso di doping. Che intanto avrebbe anche scontato la squalifica. Se non che…

Foto copertina: vista panoramica di San Remo (panoramio)

1- LA VICENDA
Di Riccardo Riccò ricorderemo sempre, comunque scorra il resto della sua carriera, quello scatto sul Poggio nel 2007: uno scatto letteralmente annunciato eppure irresistibile, uno scatto che il doping non sa regalare a nessuno che già non lo abbia nelle gambe e nell’animo; ovvietà che, se ce ne fosse bisogno, le ondulazioni rivierasche ci hanno dimostrato nel 2008 e soprattutto nell’ancora più torpido 2009, quando il gruppo – non certo più pulito – è tornato a “vegetare”, a sbrigare il compitino prescritto, al massimo a stiracchiarsi, non a esplodere in salita attacchi da “tutto o niente”. Attacchi che facciano male, e che proprio perciò suscitino qualche malumore: tanto più se sfrontatamente annunciati.

Sembrava allora una fausta ricorrenza che la squalifica – ridotta infine dal TAS nonostante l’accanimento nei ricorsi della procura CONI (che differenza con Sella, che si è visto dimezzare la pena per denunce se non false quantomeno confuse) – si esaurisse proprio un paio di giorni prima della Classicissima del prossimo 20 marzo. Il palcoscenico su cui si era celebrata la definitiva alba professionistica di Riccò (invero già assai in vista alla Tirreno-Adriatico 2007) sarebbe stato quello su cui ne riocchieggiasse l’astro dopo un inverno durato un paio di anni.

Ma come gli inverni peggiori, anche questo si inasprisce nel finale, in una coincidenza wertheriana tra l’inclemenza di una stagione meteorologica spesso sottozero e i rigori di una vicenda dai colpi di scena drammatici. Il 10 gennaio 2010, nel fango dell’Idroscalo di Milano, si tengono i campionati nazionali di ciclocross: in particolare Vania Rossi, compagna di Riccò e da pochi mesi madre del loro figlio Alberto, correrà per raggiungere un secondo posto quasi scontato (troppo il divario tra Lechner e lei, ma anche tra lei e tutte le altre); meno di tre settimane dopo, ecco la notizia di una sua positività al CERA, lo stesso prodotto costato a Riccò la lunga squalifica. Passano pochi giorni e il 10 febbraio RCS annuncia le squadre invitate alle proprie gare di inizio stagione, Strade Bianche, Tirreno-Adriatico, Milano-Sanremo. La Flaminia, squadrà di Riccò, non è invitata a nessuna di queste competizioni. Nel giro di quattro giorni, in un 14 febbraio evocativo di feste futili e amari anniversari, la Gazzetta dello Sport dà spazio alla scomposta reazione di un McEwen indignato perché i “curatori di immagine” di Riccò hanno rilasciato un comunicato stampa in cui si annuncia il distacco sentimentale tra Riccardo e Vania. Gli strepiti del funambolo australiano sono solo la punta dell’iceberg di un chiacchericcio serpeggiante per la rete e nell’ambiente, che copre l’intera gamma che va dal complottismo difensivista all’indignazione scandalizzata. Contro Vania Rossi, contro Riccardo Riccò, pro Vania, pro Riccardo… tutte le combinazioni sono sperimentate, nell’inevitabile ignoranza della vera storia di queste persone, tutti appigliandosi però alla natura intrinsecamente pubblica di quel comunicato.

Fin troppo facile ipotizzare, vista la tempistica, una mossa disperata per levare ai censori un “motivo etico” di esclusione di Riccò dalle gare: anche se la coppia non è sposata, ci pensa l’automatismo del pensiero qualunque ad accomunarli nella buona e nella cattiva sorte. Ma specialmente nella cattiva. E si finisce per ipotizzare “una strategia” anche perché altrimenti non si spiegherebbe tutta questa necessità di diramare comunicati stampa su fatti privati. O forse si può spiegare, questa necessità di Riccò, con la confusione imperante tra le due sfere, per cui il legame personale di una coppia diventa pretesto, mai dichiarato esplicitamente, per penalizzare in eventi pubblici e generali l’una persona per colpe (diciamo così, pur in attesa di controanalisi, pur in assenza di confessioni) che sono altrui, con buona pace del concetto giuridico di responsabilità personale.

Ma non vogliamo dilungarci su una faccenda in merito alla quale, come detto, di parole ne sono già state spese tante. Tornando indirettamente anche a Morgan, all’altro Sanremo, però qualche interrogativo che valga la pena di porsi rimane.

2- L’ARBITRIO DI BANDIRE
La prima domanda riguarda l’arbitrio del potere che ammette ed esclude. Gli organizzatori delle corse hanno condotto nel ciclismo una lunga battaglia politica per avocarsi maggior potere in direzione delle ammissioni e delle esclusioni per le gare. Questo sottointende, giustamente, la compresenza di diversi criteri, potenzialmente confliggenti a livello locale di contro al livello UCI: si può preferire una squadra della nazione in cui si gareggia, o internazionalizzare la competizione; si può puntare su giovani motivati di piccole squadre, o su sponsor grandi che hanno investito molto sul ciclismo, anche se poi non portano in gara i pezzi da novanta; si possono volere squadre complete, o squadre che “si specializzino” in volate, o fughe, o traguardi volanti. Quello che in ogni caso sarebbe apprezzabile è che il criterio della selezione fosse in qualche maniera sportivo, e almeno blandamente coerente, giustificabile; per evitare che il processo di selezione non serva soltanto a esprimere faide o ritorsioni. A premiare il “reality show” di una rete piuttosto che quello concorrente, se vogliamo parlare di Morgan… Purtroppo nel caso della Flaminia – di per sé squadra non trascendentale – riesce difficile capire perché essa sia stata esclusa, non diciamo da Strade Bianche (15 team) e Tirreno-Adriatico (22 team) ma perfino dalle 25 squadre della Milano-Sanremo, una selezione quasi onnicomprensiva che vede ammesse delle vere e proprie squadrette (senza offesa, anzi se vogliamo diciamolo come titolo di merito: ma in ciò non dissimili dalla Flaminia) come la Colnago o la Carmiooro; esempi che valgono anche a dire come non sia criterio vincolante una presunta “etica pregressa”. Non parliamo poi di formazioni straniere di dubbio spessore come la Bbox.
La conferma, in questo caso, la danno gli stessi “selezionatori”: la Gazzetta dello Sport titola la propria notizia con cui segnala gli inviti “Niente Sanremo per la Flaminia di Riccò”. Inequivoco. Il centro della notizia è quello! Tanto più che ricordando, a fine pezzo, l’unica altra formazione italica di certo quale rilievo esclusa (peraltro non dotata di wild card, a differenza della Flaminia, cui invece l’UCI ha riconosciuto tale status), l’articolista ritiene di precisare: “Nessun invito per la Flaminia di Riccò e per la De Rosa, ex Lpr”. Come a dire, la De Rosa – ricordiamocelo – era la LPR (quella di Di Luca, Bosisio)… mentre la Colnago non viene affatto denominata come la “ex CSF”. E la Flaminia non è, che so io, la squadra di Noè, o di Anzà, o di Enrico Rossi, o di quel Caruso che ha scontato da innocente un esilio lunghissimo per OP, o magari la squadra diretta da Petito. O, più banalmente, più giustamente – come è per tutte le altre – solo “la Flaminia”. Deve essere “la Flaminia di Riccò”.

3- IL FILO DELLA MORALE
A questo punto si intravede la grande trappola della “morale”, quella ghigliottina armata di buon senso e affilata di battutine ipocrite al vetriolo.
La morale che suggerisce che Morgan non debba andare a Sanremo perché “sarebbe un cattivo esempio”. Ma sarebbe un cattivo esempio perché ha ammesso una pratica che dilaga nel mondo dello spettacolo (certo), in parlamento (certo), nella società tutta (lo dimostrano le analisi dei liquami fognari)? Ma allora il drogato Morgan è cattivo esempio perché “lo fa” o perché “ha detto” di farlo? Non si va a Sanremo in quanto si è un cattivo esempio, o invece perché si è meritata una punizione, per frasi avventate, fuori dalle convenzioni tacite? E soprattutto, cattivo esempio per chi? Per chi ancora non se ne è trovato uno da seguire, di cattivo esempio, magari in famiglia, o il capo sul lavoro, o il cantante preferito, il conduttore tanto seguito, il calciatore tifato, il politico votato sulla scheda elettorale? Il mondo è pieno di cattivi – anzi: pessimi – esempi, ma a Sanremo no, non ne vogliamo: niente cattivi esempi!, per fare spazio invece ai quanto buoni esempi di adolescenti (poco più che adolescenti, o nemmeno adolescenti) già abituati a prostituire integralmente la propria vita emozionale in un’esibizione non solo dei propri presunti talenti ma soprattutto dei propri sentimenti, facendo spettacolo e immediato mercimonio delle passioni, delle speranze, delle delusioni? I buoni esempi del nazionalismo ottuso e banale, il buon esempio di principi ballerini o quello di smerciatori di pacchi milionari? Il buon esempio di battute al sapor di provolone?
Su uno schermo improntato al rigore, all’onestà intellettuale, al decoro nel senso più alto del termine, siamo d’accordo, forse Morgan sfigurerebbe. Ma al contrario dentro questa cornice, in che cosa stona Morgan? Stona nell’essere della parte sbagliata, nell’essere appena appena anticonformista, ma anche quell’anticonformismo di facciata è già troppo. Solo che forse questi non sono difetti da gettare via, bensì da difendere, nel loro essere difetti, come una riserva indiana di diversità, di potenziale novità, non diciamo di rottura degli schemi (che sarebbe senz’altro dire troppo) ma per lo meno di rimescolamento delle carte.

4- BRUTTI, SPORCHI E CATTIVI
Torniamo allora a Riccò e alla Flaminia, per chiederci se il principio che li “condanna” e li esclude (almeno per adesso), faticando a identificarsi con un principio tecnico non sia piuttosto un principio “morale”, ma “morale” nel senso che abbiamo appena detto. Nel senso, cioè, che a essere definiti immorali in un mondo di radicale immoralità – ormai inghiottita intera e digerita – sono piuttosto i fastidiosi, non i “cattivi” in quanto tali. Non dico con questo che i fastidiosi siano buoni, anzi: possono essere buoni o cattivi, o – è il caso più comune – né buoni né cattivi ma umani come tanti altri; però sono fastidiosi al senso comune, antipatici, e questa antipatia invece che essere riconosciuta col suo nome diventa un marchio… quello lì è “immorale”, lui sì che è un “truffatore”, un “cheater”, lui non lo vogliamo più vedere. Nessuno chiede conto ad Andy Schleck delle gravi magagne in cui è incorso il fratellone (in verità nessuno ne chiede più conto nemmeno a Frank…), ma il conto per le magagne di Vania Rossi lo si presenta a Riccò, e quindi – quel che è peggio – alla Flaminia. Basso “si pente”, ed è subito grande ciclismo. Riccò agli occhi del pubblico non potrà mai “pentirsi”, al massimo potrà… “spergiurare di essersi pentito”; potrà porgere l’altra guancia dopo i ceffoni di Cavendish e Pinotti (tutta gente che corre per una formazione immacolata, vero?!), ma otterrà solo uno schiaffo ancora più duro da McEwen.
E non è tanto questione di comportamenti, badiamo bene: pochi in gruppo si sono comportati peggio di un Lance Armstrong, per dirne uno eclatante, che ne ha fatte di tutti i colori l’altroieri come oggi; ma Armstrong non è “antipatico”, non al gruppo, non all’UCI, non agli organizzatori, non a milioni di fans almeno (forse a qualche bastian contrario, ai francesi e a Contador). La simpatia, e quindi quella meravigliosa moralità che ti rende pulito e complimentato nonostante un hattrick di “infortuni” col doping, si misura con l’applausometro del potere e con l’organicità rispetto a una macchina ben oliata. Riccò non ha fatto in tempo a “comportarsi” davvero male, cioè a fare cose brutte come minacce, o insulti personali, o sottrarre vittorie beffando chi ha lavorato di più: ha fatto però in tempo ad ATTEGGIARSI male, molto molto male. Proprio come Morgan.

E nel nostro grande teatro, che ogni giorno è più abituato a ospitare una farsesca messinscena piuttosto che l’attenzione al sostanziale, il crimine peggiore, l’immoralità più grave, è esattamente questo: il CATTIVO ATTEGGIAMENTO. Si configura un delitto di immagine, e la pena a ciò relativa pare proprio che Riccò la debba ancora scontare.
(Morgan per conto suo sembra già più bravo a galleggiare: non ha bisogno, lui, di quei – peraltro pessimi – consulenti di immagine; i diavoli più poveri, tra i diavoli, son sempre ciclisti).


POST SCRIPTUM

Con tutto ciò, chissà mai che il mancato invito alla Sanremo non fosse stato concordato in qualche modo con la Flaminia, ad esempio nell’impossibilità di avere un Riccò competitivo con i soli allenamenti fuori gara. Ipotesi peregrina, ma buona come altre in un ciclismo di accordi sottobanco più che mai. Mal si accorderebbe con le altre tensioni da “reality show”, ma forse tutto fa brodo per lo spettacolo; nel dubbio noi “facciamo finta” che le cose siano… più o meno come sembrano!

Gabriele Bugada

25-02-2010

febbraio 26, 2010 by Redazione  
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GIRO DI SARDEGNA
L’italiano Alessandro Petacchi (Lampre-Farnese Vini) si è imposto nella terza tappa, Nuoro – Oristano, percorrendo 206 Km in 5h27′57″, alla media di 37,688 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Enrico Rossi (Ceramica Flaminia) e Jacopo Guarnieri (Liquigas-Doimo).
Il ceco Roman Kreuziger (Liquigas-Doimo) conserva la testa della classifica, con 4″ sullo statunitense Horner e 6″ sul francese Voeckler. Miglior italiano Damiano Caruso (De Rosa – Stac Plastic), 6° a 10″.

Volata vincente di Petacchi in quel di Oristano (foto Bettini)

Volata vincente di Petacchi in quel di Oristano (foto Bettini)

VUELTA A ANDALUCIA – RUTA CICLISTA DEL SOL
Lo spagnolo Francisco Ventoso (Carmiooro NGC) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Torrox – Antequera, percorrendo 161,4 Km in 4h20′05″, alla media di 37,234 Km/h. Ha preceduto gli australiani Gerrans (allo sprint) e, staccato di 2″, Michael Rogers (Team HTC – Columbia). Miglior italiano Marco Marzano (Lampre-Farnese Vini), 14°.
Rogers si impone nella classifica finale con 19″ sul belga Van Den Broeck e 30″ sullo spagnolo Pardilla Bellón. Miglior italiano Marco Marzano (Lampre-Farnese Vini), 25° a 6′25″.

La volata che ha chiuso ledizione 2010 della Vuelta a Andalucia / Ruta Ciclista del Sol (foto Bosco Martin)

La volata che ha chiuso l'edizione 2010 della Vuelta a Andalucia / Ruta Ciclista del Sol (foto Bosco Martin)

VUELTA CICLISTICA INDEPENDENCIA NACIONAL (Rep. Dominicana)
Il dominicano Nelson I. Sanchez (Tele Cable Central-Bici Centro) si è imposto nella quinta tappa, Moca – Jarabacoa, percorrendo 153 Km in 3h54′31″, alla media di 39,144 Km/h. Ha preceduto di 6″ e 8″ i connazionali Augusto Sanchez e Josú Flober (Mauricio Bßez).
Flober conserva la leadership, con 52″ su Augusto Sanchez e 2′49″ sul kazako Kamyshev.

SPUNTA KREUZIGER DAL MONTE

febbraio 25, 2010 by Redazione  
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Il ceco Roman Kreuziger ha conquistato sul Monte Ortobene la tappa più impegnativa del Giro di Sardegna, regolando allo sprint il drappello di corridori con i quali si giocherà la 28a edizione della corsa. La maglia di leader è sua, ma venerdì dovrà guardarsi le spalle dai più diretti avversari, che sicuramente cercheranno di sorprenderlo sul tormentato tracciato della frazione di Iglesias, prevista venerdì. Tra questi c’è un giovane promettente, Damiano Caruso, sbarcato tra i professionisti a luglio 2009 e attualmente quarto in classifica a 10” dal vertice. Oggi torneranno in scena i velocisti, che si sfideranno sul rettilineo di Oristano, al termine d’una tappa vallonata ma più facile rispetto a quella che aveva aperto la corsa a Bonorva.

Foto copertina: spunta Kreuziger dal monte (foto Bettini)

I 922 metri di altitudine del Monte Ortobene, nel nuorese, sono stati salita vera, nonostante le tenere pendenze, ma la corsa si è scaldata molto prima della lotta sulla scalata finale. Già al chilometro 34, infatti, scappa via un gruppetto di dieci corridori composto da Valerio Agnoli (Liquigas – Doimo), Lorenzo Bernucci (Lampre – Farnese Vini), Serguei Kilimov (Team Katusha), Markel Irizar Aranburu (Team Radioshak), Simon Clarke (Isd – Neri), Alan Marangoni e Marcello Pavarin (Colnago – Csf Inox), Matteo Montaguti (De Rosa – Stac Plastic), Alessandro Maserati (Ceramica Flaminia) e Konstantin Volik (Amore & Vita – Conad). Questo drappello è riuscito a raggiungere anche un vantaggio massimo di 3’05” e rendere difficile l’inseguimento a un gruppo che li ha riacciuffati soltanto al chilometro 157, a meno di venti dall’arrivo. Ampio merito per questo primo ricongiungimento va all’Acqua e Sapone, che non aveva uomini in fuga e pensava a quello di Nuoro come a un arrivo adatto a Garzelli. Fino ai meno dieci hanno avuto spazio tre corridori in cerca di fortuna: Pirazzi della Colnago, Pliushin del Team Katusha e Giairo Ermeti della De Rosa – Stac Plastic ma nulla da fare anche per loro, stavolta grazie all’impulso della Liquigas che prendeva in mano il comando delle operazioni anche a inizio salita. A questo proposito va sottolineato il grande lavoro svolto da Vincenzo Nibali per lanciare al meglio colui che poi s’imporrà. Il ritmo dello “Squalo dello Stretto”, con la partecipazione attiva dei Lampre, attua una severa selezione che porta una dozzina di corridori a giocarsi la vittoria di tappa.
Vince un Liquigas dunque, ed è Roman Kreuziger, il talento della Repubblica Ceca, non ancora ventiquattrenne; battuti in volata Horner, Voeckler e il talento nostrano Damiano Caruso, già in evidenza nella prima tappa. A seguire Scarponi e Braijkovic, con lo stesso tempo del vincitore. Completano la top ten di giornata il polacco Niemiec e, a pochi secondi, Pozzovivo (Colnago), Salerno (De Rosa) e il croato Kiserlovski, con i due italiani che confermano le buone prove di ieri.
Kreuziger, giovane ceco che abita sul Lago di Garda, sembra ipotecare anche il successo finale (ma la classifica è ancora corta e potrebbe risultare decisiva la tappa di Igliesias, prevista venerdì, il cui percorso si presta a imboscate) e finalmente fornisce la prova di essere pronto alla stagione della consacrazione, lui che si è già piazzato tra i primi dieci al Tour de France. Vittoria con dedica per il suo d.s. e preparatore atletico Paolo Slongo che compiva gli anni proprio ieri. La classifica generale vede rispettato l’ordine d’arrivo odierno e allontanati i velocisti puri. Horner è a 4”, Voeckler a 6” e Caruso a 10”.
Oggi la Nuoro – Oristano, di 206 chilometri, dovrebbe essere terreno di caccia per velocisti. Il tracciato si presenta vallonato, con l’ascesa di Teti valevole come GPM di 3a categoria, ma le difficoltà si estingueranno totalmente negli ultimi 46 Km.

Domenico Occhipinti

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