ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI HERNING 2

maggio 7, 2012 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

Come negli ultimi anni, dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; i punti salienti della tappa a venire; la colonna sonora dell’ultima frazione disputata, le “perle” dei telecronisti, le previsioni del tempo per la tappa che verrà e il ricordo del Giro del 1953. Seguiteci.

Foto copertina: la formazione calcistica dell’Herning, militante in serie A, vestita di rosa in onore del Giro (www.gazzetta.it)

GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO

Italia

Cavendish piazza il colpo. Phinney conserva la rosa(Gazzetta dello Sport)

Cavendish vince la seconda tappa (Corriere dello Sport – Stadio)

Danimarca

Giro-chef: Ja, vi stresser rytterne (Jyllands-Posten)

Tak til Bak, da Cavendish vandt (Sporten.dk)

Verdensmesteren viser klassen i spurtdrama (Politiken)

Regno Unito

Mark Cavendish sprints to stage victory in Giro d’Italia win (The Daily Telegraph)

Sky make flying start to deliver Cavendish win (The Independent)

Francia

Cavendish, évidemment ! (L’Equipe)

Spagna

Cavendish impone la ley del arcoíris en la primera ‘volata’ (AS)

Cavendish abre una nueva cuenta (Marca)

Cavendish se lleva la victoria (El Mundo Deportivo)

Belgio

Cavendish schiet meteen raak in de Giro (De Standaard)

Cavendish remporte la 2e étape (L’Avenir)

Succès au sprint de Cavendish (La Dernière Heure/Les Sports)

Cavendish gagne sans surprise la 2e étape, Phinney reste en rose(Sudinfo.be)

Tyler Farrar wil de derde rit Giro opdragen aan Wouter Weylandt (Het Nieuwsblad)

Lussemburgo

Schleck im Peloton – Sieg für Cavendish (Luxemburger Wort / La Voix du Luxembourg)

Cavendish gewinnt zweite Etappe (Tageblatt)

Paesi Bassi

Bos: Vallen hoort er ook bij (De Telegraaf)

USA

Phinney Keeps Overall Lead in the Giro (The New York Times)

Mark Cavendish wins second stage of Giro d’Italia (USA Today)

Australia

Goss hopes he has turned the corner in search of elusive win (The Age)

Cavendish pips Goss for Giro stage (Herald Sun)

Cavendish holds edge on Goss (The Australian)

BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.

con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)

Gibosimoni: C’è poco da commentare, Cavendish in questo momento ha pochi concorrenti..

Vedo23: Una curva così secca a 500m dall’arrivo mi lascia un po’ perplesso, dato che siamo ad inizio giro, i contingendi delle squadre sono ancora tutti pieni e tutti vogliono piazzarsi e provare a vincere; per di più in un arrivo dopo una tappa così pianeggiante… Insomma, una caduta lì era più che prevedibile!
Rispetto al passato, ci sono più squadre con dei validi velocisti e diventa molto più difficile controllare la corsa nel finale delle tappe da volata; non ci sono più le squadre interamente dedite a tirare le volate (p.e. il treno della Saeco per Cipollini) e i vari trenini faticano parecchio a rintuzzare gli attacchi di altri micro-trenini. Anche la Sky per dei momenti s’è trovata disunita, nonostante fosse nettamente la più organizzata.

POST.GIRODITALIA.IT: i punti salienti della tappa a venire

a cura di Matteo Novarini

DISCOGIRO: la colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it

Rainbow Eyes (Rainbow)

a cura di DJ Jorgens

METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della tappa Horsens – Horsens

Horsens – partenza : cielo sereno, 9,4°C, venti deboli da WSW (6-7 Km/h), umidità al 52%
Horsens – 1° passaggio (Km 45,2) : nuvole sparse, 11,3°C (percepiti 10°C), venti deboli da SW (6-7 Km/h), umidità al 47%
Horsens – inizio circuito finale (Km 147) : nuvole sparse, 11,6°C, venti deboli da S (7 Km/h), umidità al 48%
Horsens – arrivo : cielo coperto con possibilità di debolissime ed isolate piogge, 11,5°C (percepiti 10°C), venti deboli da S (8 Km/h), umidità al 51%

I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Gli strafalcioni dei giornalisti al seguito della corsa rosa

Cassani: “Sono andati piani”
Sgarbozza: “Frank Sleck”
Conti: “Rodriguez” (pronunciato come si scrive)
Sgarbozza: “Rujano” (pronunciato come si scrive)
Bartoletti: “Sei Giro” (Si Gira)
Cassani: “Arrivo generale di gruppo” (già sentita al Giro 2010, pronunciata dallo stesso)
Sgarbozza: “Io non ero presente in questa estrazione” (a questa estrazione)
Cassani: “Farò il commento tecnico sulla diretta” (sulla corsa, il processo alla diretta lascialo ai critici televisivi)
Sentita a proposito di Cunego: “Specialista delle crono”
Cassani: “Gianni Mersamm”
Savoldelli: “Tyler Phinney” (Taylor, Tyler è Farrar)
De Stefano: “Andrea guardini ha intervistato per noi Andrea De Luca”
Sentita al Processo: “Ha fatto in maniera che partivano”
Savoldelli: “La maglia rosa deve essere contornata da uomini” (al Giro corrono anche le donne?)

IL GIRO DEL PRIMO STELVIO

Ecco come il quotidiano l’Unità presentò ai propri lettori le gesta dei partecipanti al Giro del 1953, prima edizione della corsa rosa a presentare l’ascesa allo Stelvio (quest’anno meta dell’ultima tappa di montagna) e ultima conquistata da Fausto Coppi. Altimetrie, planimetrie e tabelle di marcia dal nostro personale archivio (in corso di aggiornamento), accessi selezionando dal menù a discesa sotto la voce “Altimetrie storiche GT” (in alto a sinistra)

VITA TRANQUILLA E FUGA FINALE. IN VOLATA VINCE ALBINO CRESPI
Da Rimini a San Benedetto il “Giro” ha riposato
Il gruppo giunge con 1′27″ di ritardo – Immutata la classifica generale – Oggi si corre la San Benedetto – Roccaraso di chilometri 171

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ARCHIVIO ALMANACCO
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1a tappa Herning (raduno di partenza)

1a tappa Herning (cronometro)

ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI HERNING 1

maggio 6, 2012 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

Come negli ultimi anni, dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; i punti salienti della tappa a venire; la colonna sonora dell’ultima frazione disputata, le “perle” dei telecronisti, le previsioni del tempo per la tappa che verrà e il ricordo del Giro del 1953. Seguiteci.

Foto copertina: Herning accoglie il Giro d’Italia (qn.quotidiano.net)

GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO

Italia

Phinney, il predestinato un po’ veneto(Gazzetta dello Sport)

Phinney prima maglia rosa (Corriere dello Sport – Stadio)

Danimarca

Alex Rasmussen kan nå førertrøjen (Jyllands-Posten)

Vinderen: En ære at vinde i Danmark (Sporten.dk)

Supergener bag ung amerikaners Giro-opvisning (Politiken)

Regno Unito

Phinney pips Thomas to Giro d’Italia stage one win (The Daily Telegraph)

Francia

Phinney frappe fort (L’Equipe)

Spagna

El estadounidense Phinney, vencedor de la prólogo (AS)

Phinney se viste el primer rosa (Marca)

Phinney confirma el pronóstico en el crono inicial (El Mundo Deportivo)

Belgio

Taylor Phinney s’adjuge la 1ère étape et le rose (Le Soir)

Taylor Phinney trekt eerste roze trui 95ste Ronde van Italië aan (De Standaard)

L’Américain Taylor Phinney s’adjuge la 1ère étape et le rose (L’Avenir)

Phinney remporte le contre-la-montre (La Dernière Heure/Les Sports)

L’Américain Phinney remporte le contre-la-montre d’ouverture du Giro (Sudinfo.be)

Taylor Phinney trekt eerste roze trui van de Giro aan (Het Nieuwsblad)

Lussemburgo

Fränk Schleck nach Prolog auf Platz 113 (Luxemburger Wort / La Voix du Luxembourg)

Frank Schleck 113. nach Zeitfahren (Tageblatt)

Paesi Bassi

Phinney pakt roze in Giro (De Telegraaf)

USA

As Giro Starts, Top Rider Recalls a ‘Pretty Horrible’ Day – American Phinney Wins Opening of Giro d’Italia(The New York Times)

American Taylor Phinney wins stage of Giro d’Italia (USA Today)

Australia

Sprint showdown looms for former teammates (The Age)

BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.

con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)

Mauro Facoltosi: Chi sarà la prima maglia rosa?

Vedo23: Secondo me sarà una maglia BMC!

Buiaccaro: Dico Bobridge

Pedale Pazzo: Spero Pinotti, ma credo proprio che la spunterà il suo compagno di squadra Taylor Phinney: è il presente e soprattutto il futuro per le prove contro il tempo!

Salitepuntocià: Interessante il Giro parte al freddo e torna in italia con un caldo che gg dopo diverrà estivo, superiore di 10°alla media del maggio normale (18-22°), un caldo trovato solo nel giro 2009(oltre 30). Previsti oltre 30°al nord e altre zone d’italia, da giovedi a domenica prossima

MirkoBL: Phinney è un personaggio! In ottica classifica: bene Basso, Cataldo, Pozzovivo, Purito e anche Kreuziger, che, se fosse partito tardi – quindi con meno vento – sarebbe stato molto più avanti. Male Scarponi, anche se non è la sua specialità. Discreto Schleck, avrei pensato che prendesse di più. Se non perde tempo nelle prime due settimane e cresce di condizione e di voglia potrà fare bene.
Tra gli altri, male Hushovd, malino Malori (anche se preferisce crono più lunghe), molto bene Boaro e Pinotti. Nella cronosquadre BMC, Garmin, Radioshack e Sky si contenderanno il podio.

Hotdogbr: alla fine il prologo si è rivelato molto più per specialisti di quel che sembrava guardando il percorso e acquistano maggior valore dunque le prove di Rodriguez, Pozzovivo e soprattutto Hesjedal che è stato il migliore in assoluto tra i non cronomen, che si è dimostrato in grande forma sulle Ardenne e al Romandia, che ha una Garmin che per quanto visto infliggerà distacchi pesanti a tutti (comprese Bmc, RadioShack e Sky) nella cronosquadre, che al Tour 2010 è arrivato 7° davanti ad esempio a Rodriguez e Kreuziger e che storicamente ha sempre dato il meglio nella terza settimana e in questo Giro le difficoltà sono concentrate lì dunque attenzione a lui almeno per il podio, per il resto tutto abbastanza secondo le previsioni con Cunego e Scarponi hanno pagato la scelta di non mettere le lenticolari, e fa specie che su 198 corridori solo loro due non l’abbiano fatto.

POST.GIRODITALIA.IT: i punti salienti della tappa a venire

a cura di Matteo Novarini

DISCOGIRO: la colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it

Pink (Aerosmith)

a cura di DJ Jorgens

METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della tappa Herning – Herning

Herning – partenza : nuvole sparse, 8°C (percepiti 5°C), venti moderati da NW (17-21 Km/h), umidità al 61%
Ringkøbing (Km 39,4) : nuvole sparse con possibilità di debolissime e sparse piogge, 6,2°C (percepiti 3°C), venti moderati da WNW (17-19 Km/h), umidità al 77%
Lemvig (Km 113,5) : poco nuvoloso, 6,8°C (percepiti 3°C), venti moderati da WNW (19-21 Km/h), umidità al 72%
Holstebro (Km 141,6) : poco nuvoloso, 8,4°C (percepiti 5°C), venti moderati da WNW (20-24 Km/h), umidità al 56%
Herning – arrivo : nuvole sparse, 8,5°C (percepiti 5,5°C), venti moderati da WNW (19-23 Km/h), umidità al 53%

I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Gli strafalcioni dei giornalisti al seguito della corsa rosa

Bartoletti: “Andrea Sgarbozza”
Bartoletti: “Su Rai3 abbiamo presentato Michele Scarponi” (Allora chi era quello che hanno mostrato su Raisport? Il fratello gemello?)
Sgarbozza: “I favoriti partono quasi tutto per ultimo”
Sgarbozza (riferendosi al falsopiano centrale della crono): “Piccole indifferenze”
Pancani: “Immette sul traguardo di arrivo” (non ne poteva più di pronunciare Herning)
Savoldelli (riferendosi a Phinney): “Non si capisce se va più veloce di Gerrans” (Savo, hai confuso Geraint Thomas con Simon Gerrans!)
Facoltosi: “Bjarne Riis, vincitore del Tour 2006″ (ecco… la vendetta di Pancani e Cassani)

IL GIRO DEL PRIMO STELVIO

Ecco come il quotidiano l’Unità presentò ai propri lettori le gesta dei partecipanti al Giro del 1953, prima edizione della corsa rosa a presentare l’ascesa allo Stelvio (quest’anno meta dell’ultima tappa di montagna) e ultima conquistata da Fausto Coppi. Altimetrie, planimetrie e tabelle di marcia dal nostro personale archivio (in corso di aggiornamento), accessi selezionando dal menù a discesa sotto la voce “Altimetrie storiche GT” (in alto a sinistra)

FORNARA VITTORIOSO A RIMINI – DE SANTI NUOVA MAGLIA ROSA
Finale incandescente nella seconda tappa del Giro d’Italia
Dopo un inizio tranquillo si scatena Fornara che transita primo sul Titano e resiste all’attacco di Coppi, Bartali, Koblet e Bobet – Oggi la Rimini-San Benedetto

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ARCHIVIO ALMANACCO
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1a tappa Herning (raduno di partenza)

ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: PARTE IL GIRO

maggio 5, 2012 by Redazione  
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Come negli ultimi anni, dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; i punti salienti della tappa a venire; la colonna sonora dell’ultima frazione disputata, le “perle” dei telecronisti, le previsioni del tempo per la tappa che verrà e il ricordo del Giro del 1953. Seguiteci.

Foto copertina: Herning accoglie il Giro d’Italia (www.demotix.com)

GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO

Italia

Giro: si parte con la crono ad Herning. Basso: “Darò tutto per la rosa” (Gazzetta dello Sport)

Basso si prepara consultando meteo (Corriere dello Sport – Stadio)

Danimarca

Giro-boss: Herning giver os suveræn start (Jyllands-Posten)

Nygaards hold vil sprinte sig til succes (Sporten.dk)

Sikkerheden blev skærpet straks efter Giro-påkørsel i Herning (Politiken)

Regno Unito

Swift’s injury disrupts Team Sky (The Daily Telegraph)

Latecomer Schleck finds Giro course to his liking (The Independent)

Francia

Un retour à la normale? (L’Equipe)

Spagna

Un Giro para Purito Rodríguez (AS)

Purito, Nieve e Intxausti, tridente español en búsqueda del rosa (Marca)

“Voy al Giro con ambición y ganas de ganar” (Purito Rodríguez) (El Mundo Deportivo)

Belgio

Tout se jouera en troisième semaine – Scarponi prendra ses responsabilités (L’Avenir)

Scarponi: “Ce Giro est très ouvert” (La Dernière Heure/Les Sports)

Ivan Basso op zoek naar triple in Giro (Het Nieuwsblad)

Lussemburgo

Fränk Schleck bereit für den Giro (Luxemburger Wort / La Voix du Luxembourg)

Frank Schleck: Frisch und frech? (Tageblatt)

Paesi Bassi

Alles over de Giro d’Italia (De Telegraaf)

USA

Giro Course Suits Late Addition Frank Schleck (The New York Times)

Scarponi to get Contador’s pink Giro jersey (USA Today)

Australia

Still my Giro win, says Contador (The Age)

BOX POPULI
A partire da domani qui troverete le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.

Servizio curato in collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)

POST.GIRODITALIA.IT: i punt salienti della tappa a venire

a cura di Matteo Novarini

DISCOGIRO: la colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it

Sono in fuga (Lucio Dalla)

a cura di DJ Jorgens

METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della crono di Herning

Herning – partenza primo corridore : cielo sereno, 8,5°C (percepiti 4,5°C), venti forti da WNW (32-40 Km/h), umidità al 47%
Herning – arrivo ultimo corridore : cielo sereno, 6,6°C (percepiti 2°C), venti moderati da WNW (27-35 Km/h), umidità al 52%

I MISTERI DELLA CASSAPANCA
A partire da domani qui troverete gli strafalcioni dei giornalisti al seguito della corsa rosa

IL GIRO DEL PRIMO STELVIO

Ecco come il quotidiano l’Unità presentò ai propri lettori le gesta dei partecipanti al Giro del 1953, prima edizione della corsa rosa a presentare l’ascesa allo Stelvio (quest’anno meta dell’ultima tappa di montagna) e ultima conquistata da Fausto Coppi. Altimetrie, planimetrie e tabelle di marcia dal nostro personale archivio (in corso di aggiornamento), accessi selezionando dal menù a discesa sotto la voce “Altimetrie storiche GT” (in alto a sinistra)

VAN EST SOLO AD ABANO TERME PRIMA MAGLIA ROSA DEL “GIRO”
Tappa veloce (tutta scatti e fughe) e vittoria olandese
Ai posti d’onore De Santi e Ferrari – Bella corsa di Monti – Il gruppo, comprendente tutti gli assi, in ritardo di 2′52″ – Kubler si è ritirato – Oggi si corre la Abano Terme – Rimini (278 Km)

UNO PER UNO, TUTTI I FAVORITI DELLA CORSA ROSA

maggio 2, 2012 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

Quello che ci apprestiamo a vivere è un Giro D’Italia dal tracciato più equilibrato rispetto agli anni scorsi ma che, proprio per questo, premierà non solo i corridori più completi fisicamente ma anche più esperti. Fondamentale, mai come in questa edizione, risulterà il supporto della squadra al proprio capitano e, quindi, la gestione dei rapporti interni alle varie formazioni.

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Foto copertina: il “trofeo senza fine”, la coppa che premierà il vincitore del 95° Giro d’Italia (www.gazzetta.it)


POSSONO AMBIRE ALLA VITTORIA

Ivan Basso: in cerca del tris, è apparso in netta crescita al Giro di Romandia. Difficilmente rivedremo il corridore formato ‘2005-2006’ ma la preparazione seguita dal ciclista sembra quella giusta per arrivare alle ultime tappe, quelle a lui più congeniali, al top della forma. Dovrà cercare di limitare i danni nelle prove a cronometro e soprattutto lungo le insidiose frazioni appenniniche. Può contare sull’appoggio del sempre affidabile Szmyd .

Josè Rujano: l’anno scorso, nonostante una preparazione a dir poco approssimata, in salita fece faville. Quest’anno, sotto l’esperta guida del ‘Principe’ Gianni Savio, ha saputo avvicinarsi al meglio all’appuntamento rosa, partecipando a numerose brevi corse a tappe, facendo attenzione a non esporsi eccessivamente. Gli altri ‘big’ dovranno cercare di metterlo fuori gioco prima dell’ultima settimana, altrimenti saranno dolori per tutti.

Frank Schleck: finalmente diviso dal fratello, dovrà dimostrare, alla non più giovane età di 32 anni, di saper gestire la pressione derivante da essere il capitano unico del team. Inoltre questa probabilmente sarà l’ultima occasione, in un Grande Giro, di poter avere a sua disposizione l’intera squadra. Nelle tappe di media montagna con arrivo in salita può far valere le sue doti di scattista, mentre rappresentano una incognita le lunghe e pendenti salite alpine dell’ultima settimana con le quali non si è mai misurato nelle vesti di leader.

LOTTANO PER LA TOP-5 MA IL PODIO NON E’ LONTANO…

Michele Scarponi: alla Liegi ha offerto una buona prestazione, dimostrando di essere pronto per il Giro. A differenza dei tre atleti citati in precedenza ha dalla sua una migliore predisposizione per le gare a cronometro ma la sua abitudine a spingere lunghi rapporti potrebbe risultargli fatale come già accaduto in passato a corridori simili per caratteristiche tecniche, ad esempio Francesco Casagrande.

Roman Kreuziger: è al momento il più in forma tra gli uomini di classifica. Nonostante la giovane età, classe 1986, è già abituato a correre nelle vesti di leader e quest’anno ha a propria disposizione un team esperto e in ottime condizioni, capace di supportarlo su qualsiasi terreno. In grado di offrire sempre buone prestazioni a cronometro, fino alla scorsa stagione non era in grado di reggere il ritmo dei migliori nelle frazioni dove erano presenti salite con pendenze a doppia cifra.

Damiano Cunego: sappiamo quanta importanza rivesta per questo ciclista la pressione psicologica. In squadra con Scarponi, sul quale saranno puntati tutti i riflettori, potrà interpretare la corsa in qualità di battitore libero e, quindi, ritornare il Cunego del Giro 2004 capace di sbalordire per le sue prestazioni.

POSSONO STUPIRE…

John Gadret: in salita non teme la concorrenza dei big, ma risulta sempre un po’ carente sotto il profilo del recupero tra una frazione e l’altra. Si trova a suo agio anche su percorsi ondulati che in questa edizione non mancano di certo. Deve trovare il coraggio di attaccare da lontano.

Domenico Pozzovivo: al Giro del Trentino ha dato spettacolo, dimostrando una netta superiorità in salita. Da verificare la sua tenuta sulle tre settimane, dato che è in un ottimo stato di forma già da parecchio tempo. Più che la classifica generale, comunque, sembrano alla sua portata la conquista della maglia di miglior scalatore e la vittoria in qualche prestigiosa tappa di montagna.

Rigoberto Uran: messosi in luce la scorsa stagione nel durissimo Giro dell’Emilia, rappresenta insieme a Thomas la coppia d’assi del solido team Sky che, data la presenza di questi due atleti, dimostra di non voler puntare solo ai successi parziali con Cavendish. Nella cronometro a squadre, grazie ai forti ‘passistoni’ presenti nella formazione, può guadagnare parecchio sui ‘favoriti’ della vigilia.

Francesco Gandolfi

IL FANTASMA DI VINOKOUROV NEL CUORE DELLE ARDENNE

La Decana delle Classiche, giunta alla sua 98ª edizione, premia la sagacia tattica degli atleti Astana che concludono, grazie al trionfo di Iglinsky e al terzo posto di Gasparotto, una settimana fantastica iniziata con il successo all’Amstel Gold Race, di domenica scorsa, dello stesso atleta italiano. Punita, invece, l’esuberanza di Vincenzo Nibali che, dopo una splendida azione, si “pianta” letteralmente nel finale di gara. Prove del tutto deludenti hanno offerto i fratelli Schleck e Philippe Gilbert.

Foto copertina: Iglinskiy bacia il trofeo spettante al vincitore nella “Doyenne” (foto Bettini)

Maxim Iglinsky: il tenace atleta dell’Astana, che avevamo imparato ad apprezzare per le sue qualità di “solido” ciclista da pavé, oggi si è confermato come uno degli elementi migliori usciti dalla grande scuola del ciclismo kazako la quale ha, ovviamente, in Alexandre Vinokourov il proprio punto di riferimento. Anche se quest’ultimo (impegnato al Giro di Turchia per affinare la gamba in vista dell’imminente Giro d’Italia) non ha potuto essere al via di quella che può essere considerata a pieno titolo la “sua” corsa (ha trionfato nel 2005 e nel 2010), deve aver dato ottimi consigli ai ragazzi del team, almeno a giudicare da come hanno interpretato questa settimana di Grandi Classiche. In particolare Iglinsky, che si era già dimostrato in ottime condizioni di forma sia all’Amstel che alla Freccia, è stato impeccabile: ha saputo sfruttare alla perfezione la superiorità numerica creatasi nel finale di gara ed è stato bravissimo nel gestire le energie, ben consapevole che alla Liegi gli sforzi inutili o gli eccessi si pagano sempre. Freddezza e lucidità in corsa sono sempre state le principali caratteristiche di Vinokourov e lo stesso modo di pensare e di agire del “Capo” lo hanno ereditato i suoi corridori. Voto: 10

Vincenzo Nibali: al Giro di Lombardia della passata stagione aveva entusiasmato tutti grazie all’azione solitaria iniziata sul Ghisallo, dove era riuscito a fiaccare le resistenze di Gilbert con una progressione memorabile. All’euforia era poi seguita la delusione, nel momento in cui la fuga del siciliano era stata annullata. Oggi si è riproposta una scena analoga sulla salita “dei Falconi” quando l’atleta Liquigas, dopo due rasoiate assestate per bene, è riuscito a sbarazzarsi della compagnia dello stesso Gilbert e di Vanendert e sembrava destinato a conquistare la Doyenne. Peccato che si sia riproposto anche il medesimo epilogo del Lombardia, con Iglinsky, capace di riprendere e staccare di netto il siciliano ormai esausto. La sensazione è che l’atleta non sappia ben gestirsi, a differenza di chi l’ha battuto quest’oggi, nei finali di gara (probabilmente la “cotta” è stata causata da scarsa alimentazione) e in particolare quando si trova in fuga solitaria. È essenziale, per un atleta dalle sue caratteristiche, porre subito rimedio a questo deficit tattico se vorrà un giorno vincere una Grande Classica, dato che, non essendo veloce, si troverà sempre costretto a provare ad anticipare i suoi avversari con azioni da lontano. Bisogna solo augurarsi che ora i tecnici della squadra lo selezionino per il Tour de France e non per il Giro d’Italia, dal momento che difficilmente potrebbe mantenere questo stato di forma fino al termine della corsa rosa. Voto: 8

Enrico Gasparotto: dopo il successo all’Amstel arriva anche questo inaspettato terzo posto alla Liegi. Molto bravo nello svolgere il ruolo di stopper per favorire il compagno di squadra Iglinsky, ormai in fuga da qualche chilometro, è stato capace di compiere una bellissima progressione al termine della Cote di Ans. Se vederlo tra i primi sui muri che caratterizzano la classica olandese non è stata una novità, trovarlo battagliare per vincere questa corsa monumento è stata l’ennesima, piacevolissima sorpresa che ci ha riservato il ciclista veneto questa settimana. Al termine di questa campagna del Nord ci troviamo, cioè, di fronte ad un atleta maturo, sicuro dei propri mezzi, in grado di resistere anche sui percorsi più esigenti e su cui potremo contare nei prossimi anni. Voto: 8

Thomas Voeckler: davvero encomiabile la grinta dell’alsaziano che, in evidente ottimo stato di forma,viene messo fuori gioco a causa di un problema meccanico che lo obbliga a profondersi in uno sforzo inutile per poter rientrare nel gruppo principale. Nonostante questo, da suo solito, non s’è perso d’animo, ed è andato a cogliere il suo più bel risultato (quarto all’arrivo) in una delle classiche più importanti del calendario internazionale. C’è da credere che, se non avesse avuto quell’incidente, sarebbe stato il primo a scattare lungo il falsopiano che segue la Roche aux Faucons, il quale sembra disegnato apposta per le sue caratteristiche tecniche. Voto: 7

Daniel Martin: è sicuramente un gran fondista, sul Saint Nicolas si dimostra uno dei più freschi e si rende protagonista di una importante progressione proprio sulla “salita degli italiani”. La vittoria nella Tre Valli Varesine di qualche anno fa non è stato, evidentemente, un caso. Data la giovane età potrà sicuramente, in un futuro ormai non lontano, ottenere la vittoria nella corsa. Voto: 6

Michele Scarponi: al di là dell’ottavo posto finale raggiunto, quello che è importante evidenziare è la condizione in vista del prossimo Giro d’Italia, obiettivo numero uno dello scalatore marchigiano. I segnali dati sono incoraggianti e, anche se sulle ultime salite, la pedalata è un po’ legnosa, il tempo per migliorare c’è. Questo piazzamento rappresenta un’ottima base su cui lavorare. Voto: 6

Samuel Sanchez: quest’anno doveva assolutamente far sua la corsa, o almeno essere lì a giocarsela con i migliori, dato che ormai le primavere del corridore spagnolo sono 34 e le possibilità di vincere la Liegi nei prossimi anni sono davvero ridottissime. Come possibile attenuante della mediocre prova dell’olimpionico bisogna segnalare l’inconveniente meccanico occorsogli a circa 50 km dal traguardo, ma è davvero deludente vedere un ciclista del suo calibro concludere la gara con un misero settimo posto, al termine di una corsa a dir poco opaca. Voto: 5,5

Damiano Cunego: com’era ampiamente prevedibile, purtroppo, il Giro del Trentino, invece di servire come preparazione in vista della Liegi, lo ha debilitato. Le pendenze estreme di Punta Veleno e il freddo proibitivo del Passo Pordoi gli hanno tolto brillantezza, lo hanno privato di quella scioltezza e ritmo di pedalata necessari a vincere una gara impegnativa come la Decana. Bisogna chiedersi chi sia il responsabile della preparazione del veronese, dato che sarebbe stato molto più opportuno, e chiunque lo avrebbe capito, fargli correre la Freccia Vallone. Forse anche la pressione psicologica del pre-gara può avere contribuito alla cattiva prestazione del ciclista, dal momento che spesso ha dimostrato una certa fragilità sotto questo profilo. Voto: 4,5

Joaquim Rodriguez: quando le gare non si concludono su vere e proprie “rampe da garage” ma presentano caratteristiche tali da premiare i corridori più fondisti e completi del plotone, il ciclista spagnolo dimostra di soffrire. Sempre più specialista dei “muri” e sempre meno ciclista versatile, conclude lontano dai primi una gara in cui alla vigilia era dato tra i favoriti. Voto: 4

Frank Schleck: capitano designato della squadra per questa Liegi, nonostante anche il fratello Andy (a disposizione di Frank quest’oggi, voto: 6) lo dia in grande spolvero, non riesce minimamente a reggere il ritmo dei più forti nelle fasi calde della corsa. Delusione totale. Voto: 4

Jelle Vanendert: dopo aver messo alla frusta la sua squadra (Lotto, voto: 9), viene letteralmente sfiancato dalle sfuriate di Nibali sulla “salita dei Falconi”. Non va oltre il 10º posto. Voto: 5

Philippe Gilbert: corre davanti tutta la gara ma quello che ci troviamo di fronte appare davvero il Gilbert “vecchia maniera”, il ciclista che conoscevamo prima del biennio 2010-2011, tant’è vero che dopo aver provato invano a seguire Nibali nella sua azione, conclude ben lontano dai primi. Interrompe il trend positivo che sembrava vederlo in netta crescita nelle ultime gare. Voto: 4

Alejandro Valverde: come Samuel Sanchez e Voeckler, anche lo spagnolo ha avuto un incidente meccanico ma, a differenza di questi ultimi, non è stato in grado di rientrare nel gruppo dei migliori, a testimonianza del fatto che la condizione non gli avrebbe comunque permesso, al di là dell’inconveniente, di giocarsi la sua terza Liegi. Voto: 3

Francesco Gandolfi

FINALMENTE… LA VITTORIA DELL’UMILTÀ

aprile 17, 2012 by Redazione  
Filed under 5) AMSTEL GOLD RACE, Approfondimenti

Rotto il digiuno nelle Classiche che durava dal 2009 (vittoria di Rebellin alla Freccia Vallone). A regalarci un pomeriggio di emozioni è stato l’ex campione italiano Enrico Gasparotto (Astana) che è riuscito a battere tutti i favoriti della vigilia, da Gilbert a Sagan. Deludenti le prove di Rodriguez e Valverde, mentre ha piacevolmente stupito la ‘strana’ prestazione di Freire.

Foto copertina: il podio dell’Amstel 2012 (foto Bettini)

Enrico Gasparotto: tutti sono sembrati sorpresi di vederlo, negli ultimi metri della scalata finale del Cauberg, rispondere e staccare in successione prima Gilbert e quindi Sagan. Eppure il capitano di giornata del team kazako aveva già dimostrato in più di una occasione di trovarsi a proprio agio sulle severe rampe che conducono all’arrivo della prestigiosa classica olandese. Pendenze, quelle del Cauberg, che obbligano i corridori ad impostare una lunga, asfissiante progressione, dosando attentamente lo sforzo fin sulla linea del traguardo. Questa lezione, l’ex campione italiano, ha dimostrato di averla imparata a fondo, dato che nel 2010 è saltato proprio negli ultimi metri. Oltre alla splendida prestazione individuale, bisogna sottolineare la maturità con cui l’atleta ha saputo gestire la squadra ed in particolare Simone Ponzi (voto: 7). Proprio quest’ultimo insieme allo stesso Gasparotto potrebbero rappresentare un ottimo duo in vista dei Campionati del Mondo prossimi, che si correranno esattamente su queste strade. Voto: 10

Jelle Vanendert: i più attenti si ricorderanno, al Tour della passata stagione, della scalata a Plateau de Beille che portò l’atleta a conquistare la frazione pirenaica, in quella che rimane la sua vittoria più prestigiosa. Se aveva già dimostrato di saper tenere sulle lunghe salite, oggi si è scoperto ciclista dotato di una buona esplosività, conquistando un inaspettato secondo posto davanti a ciclisti ben più quotati di lui. Piazzamento che, tuttavia, non sembra averlo soddisfatto appieno, almeno a giudicare dal gesto di stizza cui si è abbandonato sulla linea di arrivo. Voto: 8

Peter Sagan: l’errore commesso da Gasparotto due anni or sono è costato al giovante talento della Liquigas la vittoria nella corsa olandese. Con il terzo posto odierno prosegue la mirabile serie di piazzamenti ottenuti in tutte le classiche più importanti (4°a Sanremo, 2° alla Gand Wevelgem, 5° al Fiandre), dimostrando, una volta di più, una versatilità eccezionale. Raggiungere il podio in una gara dove, più che in altre, occorre coniugare fondo, senso tattico, potenza e abilità nello stare in gruppo e ‘limare’, è sintomo di maturità e di indubbie doti da cacciatore di classiche. A testimonianza di ciò bisogna sottolineare il fatto che l’atleta, sempre presente nelle posizioni d’avanguardia, ha gestito con la freddezza e intelligenza proprie di un veterano il rientro nel gruppo dei migliori dopo essere incappato in un incidente. Voto: 8,5

Oscar Freire: dopo la gara odierna, in cui ha colto il suo migliore piazzamento all’Amstel (4° all’arrivo) non si potrà più sostenere che il tre volte Campione del Mondo è un attendista, un approfittatore, in definitiva un ‘succhiaruote’. Vederlo vestire i panni di un novello Vinokourov e scattare proprio nel tratto che vide l’atleta kazako involarsi verso la vittoria nella classica olandese, non posso nasconderlo, ha suscitato dapprima molta sorpresa e quindi un moto di simpatia verso l’atleta spagnolo che con questo gesto sperava di far sua una gara, sulla carta, non adatta ai suoi mezzi. A differenza di ‘Vino’, che pure si era piantato sulle arcigne rampe del Cauberg, ad Oscarito il colpaccio, seppur per poco, non è andato in porto. Da apprezzare ancora una volta l’intelligenza tattica del corridore che, in questa occasione, gli ha permesso di valutare e quindi sfruttare meglio di altri le modifiche al percorso le quali, accorciando il tratto in pianura tra le ultime due asperità, favoriscono maggiormente i colpi di mano nel finale. Voto: 8

Philippe Gilbert: la condizione è in netta crescita ma l’inevitabile confronto con il Gilbert formato 2011 è impietoso. Ha gestito al meglio un’ottima squadra, oggi completamente al suo servizio, ma, quando ha tentato la sparata sul Cauberg, le gambe gli sono mancate. Sembra essere, insomma, tornato il Gilbert che conoscevamo fino ad un paio di stagioni fa, quando veniva sistematicamente battuto dagli specialisti delle classiche. Voto: 6

Thomas Voeckler: dopo essersi reso protagonista di una impresa alla Freccia del Brabante, l’eccentrico (ma forte e troppo spesso sottovalutato) corridore francese, dopo aver tentato il solito allungo (prontamente stoppato da Sagan) in una fase di relativa calma nel gruppo, conquista un onorevole quinto posto che gli fa ben sperare in vista della, per lui più adatta, Doyenne. Voto: 7

Damiano Cunego: lo si è visto pedalare in agilità sugli strappi più arcigni ed ha dimostrato attenzione e lucidità in tutte le fasi calde della corsa. Purtroppo non gli si può perdonare l’errore, invero piuttosto grave, che ha commesso proprio in vista del traguardo, fatto che non gli ha permesso di cogliere i frutti di una ottima condizione e di ripetere l’exploit del 2008. Voto: 5,5

Samuel Sanchez: l’errore commesso dal navigato atleta spagnolo, di farsi cioè sorprendere nelle retrovie in uno dei tratti cruciali della gara, e che ha pregiudicato totalmente la sua prestazione è inaccettabile. Dato il suo eccelso stato di forma, la scelta, poi, di non partecipare a Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi, rappresenta, oltre che una inspiegabile decisione, un aggravante non di poco conto. Il buon 7° posto finale ottenuto al termine di una gara condotta all’inseguimento del gruppo di testa risulta per l’atleta sicuramente ancora più amaro. Voto: 5

Frank Schleck: capitano indiscusso della Radio Shack, sempre attento e presente nelle fasi principali della gara, si rende protagonista di qualche allungo telefonato e sul traguardo non va oltre un misero 13° posto. Voto: 4

Alejandro Valverde, Joaquim Rodriguez: i due atleti spagnoli dati come grandi favoriti concludono nelle posizioni di rincalzo, dopo aver condotto una gara del tutto anonima. Forse hanno interpretato la gara in funzione di Freccia e Liegi, o più probabilmente le condizioni climatiche li hanno messi fuori gioco. Voto: 3

Vincenzo Nibali: non è mai stato presente nei chilometri conclusivi della corsa, interpretata a quanto risulta come allenamento in vista della Liegi, gara a lui sicuramente più congeniale. Voto: 3

Francesco Gandolfi

ROUBAIX: UN INFERNO PER TANTI, UN PARADISO PER BOONEN

aprile 10, 2012 by Redazione  
Filed under 4) PARIGI - ROUBAIX, Approfondimenti

A vincere la corsa, come era prevedibile, è il favorito della vigilia, Boonen, che così entra definitivamente nella storia del ciclismo, affiancando con quattro vittorie un campionissimo del passato come Roger De Vlaeminck. Gli italiani, dopo aver incredibilmente buttato all’aria l’occasione di giocarsi la gara, si consolano con il terzo posto di Ballan.

Foto copertina: questa strada della Roubaix sembra puntare dritta verso il paradiso… o verso l’inferno…. (bikeobsession.blogspot.it)

Tom Boonen: ciò che lo scorso anno riuscì a Philppe Gilbert per quanto riguarda le classiche vallonate, quest’anno è accaduto al fiammingo, autentico dominatore delle gare sul pavè. Oltre che l’indubbia prestanza fisica bisogna riconoscere al gigante di Mol la capacità di mantenere la piena concentrazione in ogni fase della corsa, abilità che gli consente di evitare le insidie del percorso e di sfruttare al massimo le disattenzioni degli avversari (per l’occasione Pozzato e Ballan). Se la vittoria non è stata una sorpresa, il modo con cui l’ha ottenuta di certo lo è e non tanto per la cavalcata solitaria che gli ha permesso di suggellare il quarto, storico successo a Roubaix. Capace sì di vincere per distacco (nel 2009 vinse la gara dopo 15 km di fuga), tutto ci si poteva aspettare ma non una azione solitaria di più di 50 km.
Con un Boonen così stratosferico, che gara sarebbe stata poterlo vedere battagliare con i vari Cancellara, Hushovd, Pozzato a vario titolo incidentati! Voto: 10 e lode

Sebastièn Turgot: il primo ad essere sorpreso del secondo posto è proprio il corridore di casa e non solo per la propria prestazione ma anche per la valutazione a lui favorevole della giuria di un fotofinish alquanto dubbio. Dopo essere stato protagonista di varie scaramucce, ha avuto il merito di credere nel tentativo di ricucitura sul principale gruppo inseguitore di Boonen e di esserci riuscito di fatto a volata per il secondo posto ormai lanciata. Voto: 8

Alessandro Ballan: chiude questa prima parte delle classiche del Nord con un ennesimo onorevole piazzamento (terzo) come al Fiandre, dimostrando solidità e continuità apprezzabili. A differenza di quest’ultima gara è qui mancato lo scontro diretto fra i tre protagonisti della corsa dei muri e questo anche a causa di una suo momento di disattenzione, al momento della progressione del duo della Omega Pharma. Probabilmente il capitano designato della BMC era Hushovd (voto 5), dato che il veneto aveva già avuto una propria opportunità al Fiandre, tanto è vero che Alessandro ha promosso un tentativo di attacco a 75 km con l’ovvio intento di fare da spalla al norvegese. L’errore tattico cui accennavo poc’anzi è dipeso forse dalle energie profuse in questo tentativo. Un secondo errore è stato quello di sopravvalutare le possibilità degli atleti SKY di poter ricucire il distacco da Boonen e conseguentemente di non aver contribuito al lavoro di riaggancio quando questo era ancora del tutto possibile. Della volata con Turgot ho già detto a proposito di quest’ultimo. Voto: 7,5

Filippo Pozzato: si ostina, a differenza di Boonen, a correre coperto, nella pancia del gruppo, gran parte di queste classiche del pavè, senza considerare i rischi che, in generale, questo tipo di condotta comporta e, a maggior ragione, in tipologie di gare come questa. Per tali ragioni, dopo essere rimasto attardato a causa di frazionamenti dovuti a ventagli e a cadute, ha dovuto più volte inseguire il gruppo principale, con un sicuro spreco di energie. Ciò nonostante è stato il primo a rispondere con facilità al primo allungo di Boonen, dimostrando una condizione eccelsa come al Fiandre. Sorretti da questa forma fisica non si doveva temere di rispondere in prima persona all’allungo del belga : per vincere, come ci insegna quest’ultimo, bisogna anche rischiare di perdere. Cadere poi, da solo, alla Roubaix , può anche essere sintomo di scarsa concentrazione e lucidità nel fronteggiare delle difficili situazioni di corsa. Fortunatamente ha deciso di non concludere la gara e di risparmiarsi per l’Amstel dove, con una gamba del genere, potrebbe finalmente vincere una classica. Voto: 5,5

Matteo Tosatto: non adattissimo alle pietre della Roubaix ma dotato di grande fondo e capace di gestirsi, coglie un ottimo settimo posto in una gara tra le più importanti e davanti a corridori ben più adatti e quotati di lui, come Van Summeren (voto 5). Voto 7

Luca Paolini: impeccabile dal punto di vista tattico e sorretto da una ottima condizione , si rende protagonista di una gara in cui ha più volte avuto la speranza di poter agguantare il podio. Purtroppo le caratteristiche del percorso non sono troppo adatte ai suoi mezzi e non gli hanno permesso di coronare la sua carriera con un prestigioso podio nella Classica Monumento. Voto: 6,5

Juan Antonio Flecha: lo si aspettava piazzato in queste gare e in effetti non ha deluso le aspettative. Conclude la gara nel gruppetto che si è giocato i gradini più bassi del podio, rimanendovi tuttavia, come da pronostico, ai piedi. Voto: 6,5

Edwald Boasson Hagen: atleta veloce del Team Sky, ha dimostrato di mal digerire, data anche la prestazione al Giro delle Fiandre, le classiche del pavè. Infatti, sul finale di gara, si è sciolto come neve al sole assieme alla sua squadra. Voto: 4

Frederic Guesdon: il velodromo di Roubaix ha tributato il giusto riconoscimento ad un vecchio leone, trionfatore nell’inferno del Nord nel lontano 1997, nel giorno del suo ritiro dalle corse. Da segnalare il fatto che l’atleta aveva subito un grosso incidente nel mese di marzo. Con caparbietà e spirito di sacrificio ha voluto a tutti i costi concludere la sua carriera portando a termine una gara massacrante come non altre. Oltre alla Roubaix si ricorda la spettacolare vittoria in un’altra classica importante come la Parigi-Tours del 2006. Voto: s.v.

Francesco Gandolfi

FENOMENOLOGIA DI UN MODERNO LEONE DELLE FIANDRE

La 96ª edizione della “corsa dei muri”, dal tracciato che definirei rivoluzionato più che rinnovato, doveva prevedere la sfida Boonen-Cancellara ma, con il secondo messo fuori gioco da una caduta, è stato il primo ad imporsi, ma non così nettamente come ci si sarebbe attesi alla vigilia della gara. A mettere i bastoni tra le ruote, metaforicamente parlando ovviamente, al “Leone delle Fiandre degli anni 2000”, ci hanno provato i nostri Pozzato e Ballan, entrambi autori di splendide prestazioni le quali, tuttavia, non hanno regalato all’Italia la tanto agognata vittoria in una Classica (successo che manca dalla Freccia Vallone 2009 di Rebellin), a causa di errori tattici piuttosto grossolani.

Foto copertina: Boonen in azione sui muri del Fiandre 2013 (foto Bettini)

Tom Boonen: ha vinto la “classica dei muri”, l’ha vinta per la terza volta, e quindi può a buon diritto fregiarsi del titolo di “Leone delle Fiandre”. Tuttavia, risulta perlomeno strano onorare di questo status un ciclista che non si è affatto dimostrato il più forte su quei “muri” che sono il simbolo e l’essenza della gara fiamminga e, a maggior ragione, risulta anomalo se si pensa che questo titolo è stato storicamente riservato ad autentici dominatori della classica belga, da Magni a Museeuw. Anzi, più volte il buon Tom è stato sul punto di perdere la ruota di Pozzato ma è riuscito stoicamente a resistere e a far valere infine il suo spunto veloce. Per quelle che sono le caratteristiche peculiari dell’atleta penso sia più corretto definirlo un “moderno Leone delle Fiandre”, per designare un ciclista capace di reggere il ritmo dei migliori sugli strappi in pavè ma raramente in grado di dettarlo in prima persona o comunque soccombente in un eventuale scontro frontale con i migliori, ma molto più forte “allo sprint” di questi ultimi. La mia opinione, insomma, è che ci troviamo di fronte ad una nuova tipologia di ciclista, un ibrido tra velocista puro e “classico” atleta da pavé. Data anche l’assenza di Cancellara alla Parigi-Roubaix, Tom può siglare domenica prossima una tripletta, con Gand, Fiandre e Roubaix, davvero memorabile. Voto: 10

Filippo Pozzato: oggi si è dimostrato indiscutibilmente il più forte sugli strappi, agile e potente come non l’ho mai visto in tutta la sua carriera. Tuttavia si deve accontentare della seconda piazza e questo, a mio modo di vedere, perché ha commesso tre errori piuttosto gravi. Il primo lo ha commesso sul Oude Kwaremont prima e, successivamente, sul Paterberg, quando la sua progressione aveva fatto davvero male, in primis a Boonen, ma, una volta guadagnato una manciata di metri sul corridore belga, boccheggiante ed in evidente difficoltà, Filippo si è inspiegabilmente rialzato e ha aspettato il rientro di quest’ultimo dimostrando, ancora una volta, un’eccessiva timidezza nel momento in cui si tratta di prendere il controllo della corsa. Il secondo lo ha commesso quando non ha nemmeno tentato un allungo negli ultimi chilometri, peccando così di superbia, pensando cioè di poter battere o per lo meno di potersela giocare alla pari, in volata, con il campione fiammingo. Il terzo errore è stato quello di lanciarsi in volata con un rapporto, almeno stando alle immagini televisive, troppo agile che non gli ha permesso di fare velocità. L’eccelsa condizione dimostrata fa comunque ben sperare per domenica prossima. Voto: 8

Alessandro Ballan: insieme a Pozzato ha incarnato la speranza di molti tifosi italiani di poter riassaporare il sapore della vittoria in una Grande Classica dopo anni dall’ultimo successo. L’ormai non più giovane atleta veneto ha saputo interpretare al meglio delle sue possibilità la corsa odierna, attaccando ripetutamente sugli strappi e dimostrando di meritare i gradi di capitano anche di una corazzata assoluta come la BMC, con Hushovd e Gilbert come gregari di lusso. Purtroppo l’età avanza e si fa sentire, sono ormai 33 primavere, e gli scatti telefonati del finale lo dimostrano ma può tranquillamente ritenersi appagato per come ha condotto questo suo Giro delle Fiandre. Alla Roubaix dividerà il ruolo di capitano con Hushovd. Voto: 9

Peter Sagan: arrivare quarto alla Milano-Sanremo e quinto al Giro delle Fiandre, a soli 22 anni, è segno che siamo in presenza di un atleta completo, di un fondista, in grado di primeggiare su qualsiasi terreno. Nella “classica dei muri” ha subito anche un paio di inconvenienti, forse dovuti alla non eccessiva dimestichezza nel destreggiarsi sulle pietre delle Classiche del Nord, e nel momento dell’accelerazione di Pozzato non è stato capace di reagire e di tenere il passo dei migliori. Come si è soliti dire in queste circostanze, “l’età è dalla sua” e “ne sentiremo di certo parlare in futuro”. Voto: 7

Luca Paolini: questa “vecchia guardia” del ciclismo italiano ha corso in maniera davvero esaltante, garibaldina, il Giro delle Fiandre. Evidentemente non sentendosi all’altezza di competere con i migliori sugli strappi, varie volte scatta per anticipare il gruppo e, insieme allo spagnolo Flecha (voto: 6), si rende protagonista di un’azione davvero interessante e pericolosa per i big. Purtroppo il tentativo viene riassorbito nel giro di qualche chilometro e l’ex gregario di lusso di Bettini deve accontentarsi infine della settima piazza finale. Voto: 7

Philippe Gilbert: lontano parente del dominatore assoluto della passata stagione, corre al servizio di Ballan quella che in passato è stata una gara che lo ha visto più volte protagonista assoluto. Lo si è visto tirare e stare al vento in più di un’occasione, interpretando la corsa in cerca della condizione ideale per affrontare le Classiche delle Ardenne. Forse sarebbe stato più opportuno partecipare al Giro dei Paesi Baschi, ideale per chi ha bisogno come il belga di macinare chilometri in vista di Amstel, Freccia Vallone e Liegi. Voto: 5

E. Boasson Hagen: quando i favoriti decidono di fare sul serio non riesce a reggere il loro ritmo e si stacca. Successivamente sprona la squadra nel tentativo di rientrare ma la gamba non gira a dovere e il tentativo fallisce. Chiude nell’anonimato e lontano dai primi una corsa che, probabilmente, non gli si addice. Voto: 4

Stijn Devolder, Leif Hoste, Heinrich Haussler: tre forti ciclisti da pavé, tre gare assolutamente anonime. Voto: 2

Fabian Cancellara: il grande favorito della gara, dopo aver corso una Milano-Sanremo da protagonista assoluto, era pronto a dare spettacolo nelle classiche a lui più congeniali, Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix. Purtroppo la sfortuna si è accanita sull’elvetico e ci ha impedito di godere delle sue imprese in questa classica e non lo vedremo neanche all’attacco nell’Inferno del Nord. Davvero un gran peccato. Voto: S.V.

Francesco Gandolfi.

GREENEDGE, L’INVINCIBILE ARMATA SBANCA ANCHE SANREMO

marzo 18, 2012 by Redazione  
Filed under 1) MILANO - SANREMO, Approfondimenti

La caratteristica peculiare della corsa è, lo si sa, l’imprevedibilità e anche quest’anno abbiamo assistito ad una gara incertissima, piena di colpi di scena e ad alto tasso di spettacolarità. A vincere, per il secondo anno di fila, è un ciclista australiano che ha scelto la Parigi-Nizza come corsa di preparazione alla Classicissima, Gerrans, capace di battere nell’ordine un superlativo Fabian Cancellara e il nostro Vincenzo Nibali, recente vincitore della Tirreno-Adriatico.

Foto copertina: il podio della Milano – Sanremo 2012 (foto RCS Sport)

Simon Gerrans: chi sostiene che abbia vinto un carneade o che l’australiano abbia rubato la vittoria a Cancellara, afferma due stupidaggini e ora cercherò di spiegare il perché.
Punto primo: Gerrans è uno dei pochi corridori ad essersi aggiudicato almeno una tappa in tutti e tre i Grandi Giri, tra cui spiccano quella magnifica al Tour de France sulle Alpi, a Prato Nevoso, e quella ottenuta al Giro D’Italia sulle durissime rampe del San Luca, a Bologna; non è un campione tra i più blasonati ma è comunque un ciclista che è stato capace di ottenere un piazzamento nei primi dieci in tutte e tre le classiche delle Ardenne; quest’anno solo un pimpante Valverde si è dimostrato più veloce di lui su arrivi posti in cima a strappetti.
Punto secondo: l’australiano è stato il primo a rispondere all’allungo di Nibali sul Poggio ed è stato anche in grado di ricucire un buco creato da una trenata di Cancellara (non proprio una passeggiata!). La volata finale, vinta sull’elvetico con un esiguo margine di vantaggio, dimostra chiaramente che, se avesse dato anche un solo cambio allo scatenato corridore svizzero, avrebbe perso lo sprint finale perché si sarebbe trovato senza più energie. Quindi, bravo a Gerrans che ha saputo sfruttare al meglio le sue caratteristiche e ha letto con la giusta freddezza la particolare situazione creatasi in corsa. D’altronde, chi grida allo scandalo, alla vittoria “mutilata”, come giudicherebbe, per esempio, i trionfi di Freire? Voto: 9

Fabian Cancellara: lo stesso corridore del 2008 non avrebbe avuto difficoltà a staccare i suoi avversari. Nonostante le splendide vittorie all’Eroica e nella crono alla Tirreno-Adriatico, infatti, non mi sembra esplosivo e potente come quattro anni fa. In ogni caso si rende protagonista di una gara meravigliosa in cui ha dimostrato forza, coraggio e determinazione. In discesa è riuscito addirittura a mettere in difficoltà Nibali lungo un paio di curve e, benché non abbia ricevuto nemmeno un cambio, ha proseguito ostinato fino al traguardo e si è lanciato in una volata furiosa che, tuttavia, lo ha visto perdente seppur di poco. Anche se oggi non ha raggiunto il risultato pieno, il Treno di Berna ha ricordato a molti appassionati perché il ciclismo è lo sport più bello del mondo. Voto: 10

Vincenzo Nibali: vedere un corridore da corse a tappe lottare per la vittoria in una grande Classica, peraltro non adattissima ai suoi mezzi, fa sempre un gran piacere. In effetti, Nibali è stato il primo a menare le danze sul Poggio ma poi, nonostante sia sempre stato a ruota (nel ruolo di stopper per Sagan), non è riuscito a fare una volata come si deve. Voto: 7

Peter Sagan: giovanissimo, 22 anni, alla seconda partecipazione alla Sanremo conquista un ottimo quarto posto. L’impressione è che gli siano state tarpate le ali sul Poggio che, cioè, abbia dovuto rispettare degli ordini di scuderia impartitigli dal più vecchio e autoritario compagno di squadra, Nibali. Avrà certamente l’occasione di rifarsi. Voto: 7

Filippo Pozzato: rispetto alle ultime stagioni ci troviamo di fronte ad un corridore diverso. Molto più motivato e voglioso di vincere, nonostante abbia gareggiato con una clavicola operata da poco più di un mese è stato capace di rimanere col gruppo dei migliori, e di concludere al sesto posto, al termine di una Sanremo combattuta e “tirata”. Mi aspetto che ci regali una vittoria tra Fiandre e Roubaix. Voto: 7

Oscar Freire: ha corso nella solita maniera, sempre nella pancia del gruppo, al riparo dal vento ed attento a non sprecare la minima energia. Era alla ricerca del poker e, se non fosse stata per la generosità di Cancellara, non ci sarebbe andato molto lontano perché, quando al traguardo mancavano solo 500-600 m era già a ruota di Sagan, pronto a beffarlo. Si deve accontentare del settimo posto in quella che, con ogni probabilità, resterà la sua ultima partecipazione alla Classicissima. Voto: 5

Tom Boonen: ha fatto tirare la squadra per buona parte degli ultimi 80 km ma poi, proprio sul più bello, è venuto a mancare. Sul Poggio è apparso in sofferenza, secondo me perché, come ho già avuto modo di dire, corre troppo al vento e, in una gara di 300 km, è fondamentale sapersi muovere nel gruppo, saper limare per non ritrovarsi con le gambe vuote. Gli anni passano, sono già 32 per Boonen, e questa grande Classica sembra stregata per il fuoriclasse belga che addirittura non riesce a piazzarsi nelle prime dieci posizioni. Peccato. Voto: 4

Mark Cavendish: vedere il Campione del Mondo, dato in grande spolvero e favorito della corsa, salire sulle Manie ad un’andatura cicloturistica, è alquanto penoso. Scopriremo nei prossimi giorni quale problema gli ha impedito di essere competitivo. Voto: 2

Philippe Gilbert: la caduta patita al termine della salita della Cipressa è stata causata dalla sfortuna o da una disattenzione dovuta a stanchezza fisica? Quest’anno, infatti, il dominatore assoluto delle Classiche della scorsa stagione è in forte ritardo di condizione, non si sa se per scelta o meno. Resta il fatto che Gilbert ha interpretato questa Sanremo nettamente al di sotto delle sue potenzialità. Dato, però, che l’incidente lo ha messo fuori gioco prima del Poggio, dove non so cosa avrebbe potuto combinare, non mi sento di esprimere un giudizio sull’atleta. Il Giro delle Fiandre che si correrà fra 15 giorni servirà a dare una risposta alla domanda iniziale. Voto: S.V.

Alessandro Ballan: quest’anno, che corre per un team (la BMC) in cui sono presenti pochi soldati e troppi caporali, deve saper sfruttare al massimo ogni occasione per poter giocare le sue carte. Alla Sanremo, per esempio, dove non era presente Thor Hushovd e che ha visto la partecipazione di un Gilbert non al cento percento, doveva rappresentare, per l’atleta veneto, un’opportunità assolutamente da non sprecare. Invece, sebbene abbia messo alla frusta la squadra, sul Poggio è stato inesistente. E pensare che alla vigilia della corsa aveva dichiarato di sentirsi in piena forma e che proprio quella salita lo ha esaltato parecchie volte gli anni passati. Voto: 4

E. Boasson Hagen: assolutamente insufficiente la gara del norvegese che avrebbe dovuto sfruttare la defaillance del capitano designato per la corsa, Cavendish. Totalmente deficitaria anche la strategia adottata dal Team SKY (voto: 3) che, invece di sacrificare fior di gregari nel vano tentativo di far rientrare un Cavendish evidentemente fuori condizione, avrebbe dovuto preservare gli uomini per supportare al meglio il valente Boasson. Voto: 2

Matthew Goss: il vincitore uscente si rende protagonista di una gara opaca, in cui già dal Poggio è apparso in evidente difficoltà. Per fortuna, Gerrans, suo compagno di squadra, è riuscito a compensare con un bellissimo successo la giornata no del suo capitano. Voto: 4

Francesco Gandolfi

UNA TIRRENO… MARE E MONTI

marzo 6, 2012 by Redazione  
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Eran da parecchio tempo che non si vedeva una Tirreno così dura. Dopo edizioni nelle quale l’aveva fatta da padrone la sbornia di colline, negli scorsi anni Zomegnan era tornato ad inserire le salite impegnative nel percorso della “Corsa dei due mari”, dapprima con i muri (Montelupone, Chieti, Colmurano) e poi passando al Sasso Tetto, che è stata l’unica vera ascesa delle ultime tre edizioni. Si era sempre trattato di un GPM di passaggio, mentre quest’anno – evento insolito per questa corsa – ci sarà un arrivo in salita non durissimo ma decisamente atipico per la stagione. Non è sarà l’unica salitona prevista poiché, il giorno precedente l’approdo ai 1450 metri dei Prati di Tivo, ci sarà da arrampicarsi anche sul Passo Lanciano. Gli scalatori gongolano, poiché avranno poco da perdere in un tracciato che proporrà appena 10 Km di cronometro individuale, anche se dovranno sperare nel supporto della squadra nella prova a squadre che aprirà l’edizione 2012.

Foto copertina: il Gran Sasso d’Italia visto dai Prati di Tivo (www.ilgransasso.com)

Mai come quest’anno la “Corsa dei due mari” strizzerà l’occhio agli scalatori. Chi temeva che il passaggio di consegne tra l’esteta montanaro Zomegnan e il team Acquarone-Vegni avesse piallato i percorsi delle corse Gazzetta, vedendo il tracciato predisposto per l’edizione 2012 della Tirreno-Adriatico ha prima emesso un sospiro di sollievo e poi spiccato un salto sulla sedia. In 46 anni non si era mai visto un percorso così duro, con due crono e, soprattutto, due salitoni che non sfigurerebbero nemmeno alla corsa rosa. Al 90% saranno loro l’ago della bilancia della corsa creata nel 1966 da Franco Mealli, con gran gioia da parte degli scalatori. Questi ultimi dovranno presentarsi al via con una squadra ben attrezzata, in modo da non compromettersi le chances di successo nella cronosquadre d’avvio e poi avranno due giornate a disposizione per le loro grandi manovre. Se non dovessero, però, riuscire a scavare grandi distacchi, la partita per la vittoria finale si farà accesissima e potrebbe risolversi nelle ultime quarantottore di gara, che prevederanno la frazione trabocchetto di Offida e la crono conclusiva di San Benedetto. Nell’attesa della partenza organizzatori e tifosi incrociano le dita, sperando che il maltempo – considerate le quote elevate delle due ascese inserite – non costringano a cambiare rotta e a ridimensionare il tracciato, come avvenuto nel 2010 quando la neve impedì di salire ai 1550 metri della Forca di Presta.

1a TAPPA: SAN VINCENZO – DONORATICO (cronometro a squadre – 16,9 Km)

Per il quarto anno consecutivo la Tirreno scatterà dalla Toscana e, come nell’ultima edizione disputata, l’atto inaugurale sarà una cronometro a squadre, sulla carta più veloce rispetto a quella vinta dodici mesi fa dalla Rabobank a Marina di Carrara. La formazione olandese “volò” a 55,588 Km/h su di un tracciato praticamente identico a questo nel chilometraggio ma un pelo più tortuoso, caratterizzato com’era da una quindicina di curve, mentre sulle strade della Costa degli Etruschi se ne incontreranno circa 10 Km. Il tratto più veloce sarà rappresentato dal lungo rettilineo, ben 4 Km, che collega San Vincenzo a Donoratico e che rappresenterà, al contempo, anche il passaggio più delicato di questa crono. Costeggiandosi il Tirreno, infatti, la marcia delle formazioni potrebbe essere condizionata dalle folate di vento, favorendone alcune e ostacolandone altre. Ulteriori difficoltà non se ne incontreranno, nemmeno quando, alle porte di Donoratico, il tracciato lascerà la costa e punterà brevemente verso il piede dei colli della Maremma Livornese. In quel frangente, infatti, il tracciato di alzerà pochissimo sul livello del mare, arrivando sino ad una quota di 52 metri senza affrontare tratti in salita.

2a TAPPA: SAN VINCENZO – INDICATORE (Arezzo) (230 Km)

L’anno scorso la tappa che si concluse nella frazione aretina fu la prima delle due riservate ai velocisti e lo sarà ancor più quest’anno, poichè il tracciato sarà meno impegnativo rispetto alla frazione conquistata da Tyler Farrar davanti a Petacchi, in particolar modo nei chilometri conclusivi. Il finale della tappa vinta dallo statunitense prevedeva alcuni secchi strappi che comunque non impedirono ad un folto gruppo (89 corridori classificati pari tempo) di presentarsi sul rettilineo d’arrivo, mentre quest’anno ci sarà un ampio circuito mollemente vallonato lungo una trentina di chilometri, che dovrà essere ripetuto due volte e che, curiosità, transiterà a breve distanza dal casolare che fu utilizzato da Leonardo Pieraccioni quale principale luogo delle riprese del fortunato film “Il ciclone”. In quanto alla marcia d’avvicinamento al circuito, questa sarà invece più impegnativa, per la presenza di Volterra, Castellina in Chianti e della Badia a Coltibuono: le prime due metteranno in palio la prima maglia di leader dei GPM.

3a TAPPA: INDICATORE (Arezzo) – TERNI (178 Km)

A Terni si concluderanno le fasi d’avvio della Tirreno-Adriatico che, come l’anno scorso, saranno votate alle alte velocità e anche oggi i protagonisti saranno i velocisti, nonostante Todi. Il passaggio dalla splendida cittadina umbra non sarà poi così “splendido”, poiché vedrà impegnati i corridori in un arcigno muro che prevede, nella prima parte, 1000 metri di strada inclinata al 12,5%, con un picco del 18%. Ma, una volta superata questa asperità, bisognerà percorrere quasi 60 Km per andare al traguardo, distanza che dovrebbe consentire alle squadre degli sprinter di svolgere tranquillamente il loro lavoro. Tolta la decisamente più facile ascesa verso Vasciano, che si affronterà subito dopo Todi, nessun altra difficoltà si interporrà alla marcia dei corridori, in un finale che ricorda – anche se le strade percorse non saranno esattamente le stesse – quello della prima tappa del Giro d’Italia del 1995, conquistata allo sprint da Mario Cipollini. Anche quel giorno si saliva sul muro tuderte, tra l’altro collocato più vicino al traguardo. I velocisti, dunque, pur dovendo essere circospetti potranno dormire sonni relativamente tranquilli. Per loro la principale insidia potrebbe essere costituita dal rettilineo d’arrivo che, come nella tappa del Giro di 17 anni fa, sarà collocato in fondo a Corso del Popolo, 300 metri di strada in lieve ascesa e pavimentata in sampietrini.

4a TAPPA: AMELIA – CHIETI (252 Km)

Da sola sarebbe bastata a nobilitare il tracciato della “Corsa dei due mari” questa frazione che, a prima vista, ricorda molto il percorso di una delle tappe fondamentali dell’edizione del 2010, quella di Colmurano. Come in quella giornata ci sarà un grande colle da affrontare non vicinissimo all’arrivo (il Sasso Tetto era collocato ai meno 55, mentre stavolta la cima del Passo Lanciano sarà posta a 48 Km da Chieti) , seguito da un finale tormentato dai su e giù e da un muro in vista del traguardo. E pensare che, invece, questa giornata sarà soltanto l’antipasto poiché la vera tappa “monstre” si affronterà l’indomani! Questo non vuol dire che la rotta per Chieti dovrà essere sottostimata perché il tracciato è stato concepito in maniera tale che, se qualcuno si staccherà salendo al Lanciano (15,3 Km al 7,6%), farà molta fatica per rientrare e, anche se dovesse farcela, rischierà di vedersi nuovamente respinto dalla tremenda “salita del gas”, muro di 1 Km al 12,2% (pendenza massima del 18%) piazzato a mille metri dalla conclusione. Lassù l’anno scorso vinse Scarponi davanti a Cunego ed Evans, futuro vincitore della Tirreno, al termine di una frazione che, come grande difficoltà di giornata, proponeva praticamente il solo muro. Stavolta sarà ancora più dura, anche per il chilometraggio di 252 Km, atipico per una corsa di una settimana, voluto dagli organizzatori anche per “abituare” i corridori ai quasi 300 Km della Milano-Sanremo.

5a TAPPA: MARTINSICURO – PRATI DI TIVO (196 Km)

Non si era mai vista una tappa così dura alla Tirreno, corsa più conosciuta per tormentati epiloghi collinari, per la scoperta di muri nascosti nelle pieghe appenniniche (Morolo, Ferentino, Ortezzano, Colmurano, Todi, Chieti), ma poco avvezza ad inserire nel percorso i “salitoni”. Quando c’erano questi venivano generalmente piazzati lontano dall’arrivo (stile Lanciano verso Chieti), centellinando invece gli arrivi in salita, proposti “una tantum”. Infatti, in 45 anni di Tirreno-Adriatico ne sono stati proposti appena otto, due a Monte Livata (1975 e 1976), tra a San Giacomo (1977, 1978 e 2007), due al Monte Cimino (1995 e 1996) e uno a Rocca di Cambio (2002). In tutti di casa si è sempre finora trattato di ascese pedalabli (unica eccezione il tratto finale del Cimino), mentre quella che si troveranno ad affrontare i corridori salendo ai Prati di Tivo è un’ascesa degna del Giro d’Italia (che, tra l’altro, vi ha fatto scalo nel 1975), impegnativa anche se non estrema. L’edizione 2012 della “corsa dei due mari” si giocherà verosimilmente negli ultimi 10 Km che, al 7% di pendenza media, porteranno sino a 1450 metri e proprio la quota potrebbe rappresentare un’altra grossa insidia. Se dovesse fare brutto la selezione sarà accentuata, sempre che il maltempo non costringa gli organizzatore a tagliare il finale, anticipando l’arrivo a Pietracamela. La tappa ne uscirebbe così notevolmente ridimensionata, spostando il baricentro agonistico anche verso l’ascesa immediatamente precedente del Piano Roseto, che però non ha assolutamente l’”appeal” dei Prati di Tivo e potrebbe risultare scarsamente selettiva. Dovesse la classifica rimanere aperta dopo l’arrivo ai Prati – c’è da tenere in considerazione che, così presto, potrebbero non esserci corridori in grado di scavare distacchi elevati – si prospetta un finale palpitante e la corsa si deciderà tra le due tappe rimanenti.

6a TAPPA: OFFIDA – OFFIDA (181 Km)

I Prati di Tivo sono una spada di Damocle che pende sugli esiti di questa tappa, il cui svolgimento dipenderà da quanto successo ventiquattrore prima. Se la classifica avrà preso una fisionomia netta e incontrovertibile, la tappa di Offida diventerà il primo atto della noiosa attesa della proclamazione ufficiale del vincitore della Tirreno, prevista l’indomani a San Benedetto. È un vero peccato che ciò accada perché questa frazione ha un enorme potenziale che, invece, deflagrerebbe appieno se la partita sarà ancora apertissima. In tappe come queste, colline dietro colline senza un metro di pianura, può succedere di tutto ed il contrario di tutto, finanche a ribaltare i verdetti stabiliti il giorno precedente. È quel che successe, per fare un esempio, nella Teramo – Frontone del 1998, frazione meno impegnativa di questa ma nella quale si riuscì a cambiare il volto alla classifica, complice una condotta di gara sostenuta sin dai primi chilometri. Il clou di questa penultima tappa sarà rappresentato dal secondo dei due circuiti che la costituiranno, lo stesso che è stato affrontato ai campionati mondiali di ciclismo juniores del 2010 e poi agli europei juniores e U23 disputati l’anno scorso. Ciascuna tornata – bisognerà percorrerne sei – misurerà 16,2 Km e avrà il momento chiave nell’ascesa del Ponte delle Pietre (2,4 Km al 7,3%, massima del 10%), il cui culmine sarà collocato a circa 4 Km dall’arrivo. Non è impossibile ma “repetita iuvant”, le cose ripetuta aiutano, e le sei scalate unite alle altre difficoltà affrontare potrebbero lasciare il segno. Solo in quel circuito e solo conteggiando le sei ascese al Ponte delle Pietre si dovranno superare poco più di 1000 metri di dislivello.

7a TAPPA: SAN BENEDETTO DEL TRONTO (cronometro individuale – 9,3 Km)

È l’atto conclusivo, la tappa che l’anno scorso ha ripreso la fisionomia della gara contro il tempo dopo decenni di conclusioni allo sprint. Come per la frazione di Offida, gli esiti di questa frazione dipenderanno da quanto successo nelle giornate precedenti. Mal che vada sarà una passerella per tutti i partecipanti che hanno retto dalle sponde del Tirreno a quelle dell’Adriatico e la lotta sarà limitata alle posizioni di rincalzo. La speranza di molti è, invece, quella di una tappa viva e combattuta, in grado di sovvertire tutto all’ultimo colpo di pedale, anche se – a sentir qualche tifoso – è riduttivo che una corsa di prestigio come la Tirreno si risolva per qualche manciata di secondi e in una cronometro così corta. I chilometri da percorrere saranno poco meno di 10, sullo stesso tracciato che l’anno scorso ha visto primeggiare Fabian Cancellara e che si snoderà prevalentemente sul lungomare che unisce San Benedetto a Porto d’Ascoli. Totalmente pianeggiante, presenterà appena 9 curve e, come tutte le tappe che si svolgono in riva al mare, il rischio del vento.

Mauro Facoltosi

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