ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI GENOVA
maggio 10, 2015 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Anche quest’anno ilciclismo.it, proporrà, poche ore dopo la conclusione della tappa, l’oramai tradizionale almanacco zeppo di golosità: cominceremo dalla rassegna stampa internazionale, passando poi il parere dei tifosi, la colonna sonora del giorno, le previsioni del tempo per la tappa successiva, le “perle” dei telecronisti, il Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e il ricordo di un Giro passato (abbiamo scelto il 1975, nel 40° anniversario della vittoria di Fausto Bertoglio).
GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO
Italia
Fantastico Viviani a Genova. La maglia rosa a Matthews (Gazzetta dello Sport)
Giro, Viviani sprinta e vince. La maglia rosa a Matthews (Corriere della Sera)
Regno Unito
Viviani sprints to stage victory for Sky (The Times)
Francia
Viviani comme chez lui – Chavanel: «Pourquoi pas une étape?» – Pozzovivo, ça commence mal (L’Equipe)
Spagna
Viviani (Sky) gana en Génova y Matthews, nuevo líder – Dayer Quintana, entre los afectados por las caídas (AS)
Elia Viviani ya es grande (Marca)
Viviani gana y Matthews, nuevo líder del Giro (El Mundo Deportivo)
Belgio
Viviani wint eerste sprint in Giro (De Standaard)
L’Italien Elia Viviani remporte au sprint la 2e étape du Giro (L’Avenir)
Giro: Viviani règle le sprint, Michael Matthews nouveau leader (La Dernière Heure/Les Sports)
Tour d’Italie: Viviani remporte au sprint la quatrième étape (Sudinfo.be)
Paesi Bassi
Lindeman pakt bergtrui in Giro – Viviani dacht aan zege Hofland (De Telegraaf)
Germania
Greipel übt Selbstkritik – Matthews beim Giro in Rosa (Berliner Zeitung)
Stati Uniti
Inside Knowledge Helps Viviani Take Giro Second Stage (The New York Times)
Colombia
Viviani ganó la segunda etapa del Giro de Italia – A Urán le llegó la hora de ganar el Giro (El Tiempo)
Australia
Matthews in pink jersey in Giro d’Italia (The Age)
Matthews replaces Gerrans in pink (The Australian)
Matthews seizes Giro pink jersey (Herald Sun)
DISCOGIRO: la colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it
Dedicata al primo successo al Giro di Elia Viviani
“La prima cosa bella” (Malika Ayane)
a cura di DJ Jorgens
METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della tappa Rapallo – Sestri Levante
Rapallo : cielo sereno, 26,7°C, vento debole da WSW (7 Km/h), umidità al 43%
Torriglia – traguardo volante (Km 57,1): cielo sereno, 22,2°C, vento debole da SW (7 Km/h), umidità al 44%
Montebruno – traguardo volante (Km 84,6): poco nuvoloso, 24,8°C, vento debole da SW (6-8 Km/h), umidità al 45%
Sestri Levante: cielo sereno, 26,6°C, vento debole da WSW (9 Km/h), umidità al 44%
I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Gli strafalcioni dei giornalisti al seguito della corsa rosa
Pancani: “Da oggi comincia il Giro d’Italia vero e proprio” (ieri erano su “Scherzi a parte”)
Martinello: “Le previsioni che i corridori stanno affrontando”
Pancani: “Conquista il primo GPM di giornata” (ce ne era uno solo)
De Luca: “Enrico Barbin, coinvolto nella caduta della Bardiani” (la Bardiani è la squadra di Barbin)
Professor Fagnani: “Tour gastronautici”
Martinello: “Attenziona, c’è una caduta”
Pancani: “Secondo e ultimo passaggio sulla linea del traguardo, tra poco comincia l’ultimo giro”
Martinello: “Nessuno riesce ad affrancare Matteo Tosatto”
Televideo: “Andre Greipel” (Andrè)
Televideo: “Davide Apollonio” (Appollonio)
IL GIRO DI GOMEZ
In questa rubrica vi faremo rileggere i piani alti della classica, come li avrebbe visti Gomez Addams nelle sue letture del giornale in “verticale”… vale a dire le classifiche giornaliere viste al contrario, dal punto di vista della maglia nera!
Ordine d’arrivo della seconda tappa, Albenga – Genova
1° Manabu Ishibashi
2° Matteo Pelucchi a 10′34″
3° Aleksejs Saramotins s.t.
4° Roger Kluge s.t.
5° Marco Coledan a 11′55″
Classifica generale
1° Manabu Ishibashi
2° Matteo Pelucchi a 9′01″
3° Roger Kluge a 11′12″
4° Aleksejs Saramotins a 11′21″
5° Tiziano Dall’Antonia a 12′07″
IL GIRO DI BERTOGLIO
Tuffo nella storia del Giro del 1975, nel quarantesimo anniversario della vittoria di Fausto Bertoglio e della fantastica conclusione dell’ultima tappa al Passo dello Stelvio. Ci condurranno indietro di 40 anni i titoli del quotidiano “L’Unità”
18 MAGGIO 1975 – 2a TAPPA: MODENA – ANCONA
OGGI IL GIRO ALL’ESAME DELLA PRIMA SALITA-VERITÀ – LIMPIDO SPRINT DI SERCU – KNUDSEN SEMPRE “ROSA”
Sul traguardo di Ancona secondo successo degli stranieri – Sul traguardo di Prati di Tivo il più atteso è Baronchelli
Caduta di Bitossi a Pesaro – Polemica tra Basso e Gualazzini sulle scorrettezze nelle volate – La giuria deve prevenire i pericoli e punire i fuorilegge – Osler in testa al Campionato delle regioni – Il bollettino medico: Bitossi, niente di preoccupante
ARCHIVIO ALMANACCO
Cliccare sul nome della tappa per visualizzare l’articolo
1a tappa: San Lorenzo al Mare – Sanremo

In attesa dell'almanacco del dopo tappa.... l''avanti tappa'' in casa BMC (foto Tim de Waele/TDWSport.com)
ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI SANREMO
maggio 9, 2015 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Anche quest’anno ilciclismo.it, proporrà, poche ore dopo la conclusione della tappa, l’oramai tradizionale almanacco zeppo di golosità: cominceremo dalla rassegna stampa internazionale, passando poi il parere dei tifosi, la colonna sonora del giorno, le previsioni del tempo per la tappa successiva, le “perle” dei telecronisti, il Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e il ricordo di un Giro passato (abbiamo scelto il 1975, nel 40° anniversario della vittoria di Fausto Bertoglio).
GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO
Italia
La cronosquadre all’Orica. Gerrans prima maglia rosa – (Gazzetta dello Sport)
Giro, Gerrans in rosa – In 5 si contendono la vittoria (Corriere della Sera)
Regno Unito
Porte must step up into leading role as Sky enter new era (The Independent)
Contador sets his sights on Giro and Tour – (The Times)
Francia
Gerrans premier maillot rose (L’Equipe)
Spagna
Contador pega primero a sus rivales y Orica gana la crono (AS)
Contador empieza con ventaja (Marca)
Gerrans, primer líder del Giro con Contador a 7” (El Mundo Deportivo)
Belgio
Tour d’Italie: victoire de l’équipe Orica, Gerrans en rose (Le Soir)
Gerrans eerste leider in Giro, Contador op de afspraak (De Standaard)
Giro: l’équipe Orica remporte la 1ère étape, Gerrans en rose (L’Avenir)
Tour d’Italie – 1re étape: victoire de l’équipe Orica Greenedge dans le CLM par équipes, Gerrans en rose(Sudinfo.be)
Paesi Bassi
Weening op Giro-podium – Contador geeft signaal af (De Telegraaf)
Germania
Giro-Auftakt: Orica gewinnt Team-Zeitfahren (Berliner Zeitung)
Stati Uniti
Gerrans All Smiles at Last With Giro Pink Jersey – Bennett Pulled Out of Giro by Team Over Cortisol Problem (The New York Times)
Colombia
Especial del Giro: Orica y Chaves ganaron la contrarreloj; Urán fue 27 (El Tiempo)
Orica ganó la primera etapa del Giro de Italia 2015 (El Espectador)
Australia
Gerrans in pink after Giro opener (The Age)
Gerrans in the pink after start of Giro (Herald Sun)
BOX POPULI
Ogni giorno qui troverete i commenti degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.
Mauro Facoltosi: Vittoria dell’Orica con 7″ sulla Tinkoff e 13″ sull’Astana. Prima maglia rosa all’australiano Gerrans. Commenti?
Garda Bike: Gli australiani hanno vinto come da pronostico. Sono contento per Aru e l’Astana, partiti nel migliore dei modi. La Sky ha decisamente deluso le aspettative, ma siamo solo all’inizio. Lo scenario spettacolare della Riviera di Ponente ha reso altrettanto molto interessante questa cronosquadre sulla pista ciclabile.
In collaborazione con il Forum dello Scalatore
DISCOGIRO: la colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it
Dedicata a Gerrans, che ha Sanremo ha preso la maglia rosa e ha vinto l’edizione 2012 della Classicissima
“Perchè Sanremo è Sanremo” (Pippo Caruso, Maurizio Lauzi)
a cura di DJ Jorgens
METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della tappa Albenga – Genova
Albenga: sole e caldo, 31,1°C (percepiti 30°), vento moderato da E (11 Km/h), umidità al 22%
Villanova d’Albenga (Km 51,9): sole e caldo, 31,4°C (percepiti 30°), vento moderato da ESE (10 Km/h), umidità al 21%
Savona – traguardo volante (Km 102,1): cielo sereno, 29,1°C (percepiti 28°), vento debole da ESE (9 Km/h), umidità al 30%
Genova : cielo sereno, 24,7°C, assenza di vento, umidità al 49%
I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Gli strafalcioni dei giornalisti al seguito della corsa rosa
Giro Mattina: “La pedana che lancerà le formazioni”
Bartoletti “Foglio firme”
Giro Mattina: “In 25 minuti abbondanti avremo in mano il Giro”
Sgarbozza: “La prima coppia parte” (squadra)
Sgarbozza: “Francè de jè” (Française des Jeux)
Giro Mattina: “Pista ciclabile lungomare”
Bartoletti “Titolo che si può attanagliare a quello che potrebbe accadere oggi”
Pancani: “Tempo della strana” (Astana)
Garzelli: “Sono due tappe che potrebbero arrivare davanti”
Tifosa: “Montador”
Bergonzi: “Crono di Treviso Valdobbiadene”
Televideo: “Chavez Rubio” (Chaves Rubio)
IL GIRO DI GOMEZ
In questa rubrica vi faremo rileggere i piani alti della classica, come li avrebbe visti Gomez Addams nelle sue letture del giornale in “verticale”… vale a dire le classifiche giornaliere viste al contrario, dal punto di vista della maglia nera!
Ordine d’arrivo della prima tappa, San Lorenzo al Mare – Sanremo (cronometro a squadre)
1° Androni-Sidermec
2° Lampre-Merida a 4″
3° Nippo-Vini Fantini a 6″
4° Team Cannondale-Garmin a 10″
5° Southeast a 11″
Classifica generale
1° Ramon Carretero
2° Sander Armée a 22″
3° Iljo Keisse a 25″
4° Fabio Sabatini s.t.
5° Gang Xu a 32″
IL GIRO DI BERTOGLIO
Tuffo nella storia del Giro del 1975, nel quarantesimo anniversario della vittoria di Fausto Bertoglio e della fantastica conclusione dell’ultima tappa al Passo dello Stelvio. Ci condurranno indietro di 40 anni i titoli del quotidiano “L’Unità”
17 MAGGIO 1975 – 1a TAPPA: MILANO – FIORANO MODENESE
KNUDSEN MAGLIA ROSA A FIORANO MODENESE
Conclusa in volata la prima tappa del Giro d’Italia
Battuti nell’ordine Van Linden, Poppe, Sercu e Bertoglio – Oggi si corre la Modena-Ancona di 249: il percorso è pianeggiante ed è probabile una nuova conclusione allo sprint
ARCHIVIO ALMANACCO
Cliccare sul nome della tappa per visualizzare l’articolo

Una squadra affronta la lunga galleria posta all'inizio della cronosquadre di Sanremo (foto Tim de Waele/TDWSport.com)
ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI SAN LORENZO AL MARE
maggio 8, 2015 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Anche quest’anno ilciclismo.it, proporrà, poche ore dopo la conclusione della tappa, l’oramai tradizionale almanacco zeppo di golosità: cominceremo dalla rassegna stampa internazionale, passando poi il parere dei tifosi, la colonna sonora del giorno, le previsioni del tempo per la tappa successiva, le “perle” dei telecronisti, il Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e il ricordo di un Giro passato (abbiamo scelto il 1975, nel 40° anniversario della vittoria di Fausto Bertoglio).
GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO
Italia
Giro d’Italia: cronosquadre, il via alle 15.10: apre la Lampre-Merida, Fdj ultima – Giro d’Italia, rey Contador è tornato: “Prepararmi meglio era impossibile” (Gazzetta dello Sport)
98° Giro d’Italia, ci siamo – Guida alle 9 tappe decisive – Una maglia rosa per 5: i favoriti(Corriere della Sera)
Regno Unito
Giro d’Italia: We predict the best bits – Richie Porte leads Team Sky’s Giro d’Italia bid(The Times)
Porte can be the toast of this year’s Giro d’Italia (The Daily Telegraph)
Francia
Alberto Contador a «confiance» – Peut-on croire au défi de Contador? – Tinkov en voiture derrière Contador (L’Equipe)
Spagna
“Necesitaba este reto Giro-Tour para motivarme al 100%” – “Queremos estar en el top-ten y ganar una etapa del Giro” – Fabio Aru: “Tengo grandes rivales: Contador, Urán y Porte” – Oleg Tinkov dirigirá al equipo de Contador desde el coche(AS)
Un Giro para disfrutar – Contador : “No podía venir mejor preparado al Giro”(Marca)
Contador: “Mejor no podía venir preparado al Giro” (El Mundo Deportivo)
Belgio
Contador, l’homme à battre du Giro (Le Soir)
Ploegentijdrit in Giro wordt gekkenwerk (De Standaard)
Tom Boonen veut aider Rigoberto Uran à conquérir le maillot rose (L’Avenir)
Klaas Lodewyck doit renoncer au Giro en raison de problèmes cardiaques – Monfort: le Giro pour aller au Tour – Van den Broeck: “Je n’ai rien à prouver” (La Dernière Heure/Les Sports)
Jurgen Van den Broeck annonce la couleur en affirmant qu’il vise le top 10 (Sudinfo.be)
Paesi Bassi
Weerprotocol, primeur in Giro – Slagter begint aan derde Giro – Astana met kopman Aru naar Giro(De Telegraaf)
Germania
Contador: «Giro und Tour gleichbedeutend» – Ruhe bei Astana nach Lizenz-Turbulenzen- Greipel-Kritik (Berliner Zeitung)
Colombia
El Giro de Italia busca nuevo campeón: Urán y Contador en la pelea – Colombia va con tres ‘primíparos’ al Giro de Italia – Dáyer está para fortalecer al equipo y finalizar el Giro’: Izagirre (El Tiempo)
Sebastián Henao: mi objetivo es aportar todo a Richie Porte – Rigoberto Urán, uno de los rivales a batir para Contador en el Giro de Italia (El Espectador)
Australia
Simon Gerrans to ride Giro d’Italia – Porte geared to show his best in Giro d’Italia – Bling wants to be sprint king in stages (The Age)
Sky’s the limit for Porte – The sobering truth Richie Porte needed to hear – Porte primed for Giro assault(The Australian)
Sky isn’t the limit for Richie Porte (Herald Sun)
BOX POPULI
Ogni giorno qui troverete i commenti degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.
A partire dalla prima tappa
DISCOGIRO: la colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it
“Grande Amore” (Il volo)
a cura di DJ Jorgens
METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della cronosquadre di Sanremo
San Lorenzo al Mare – partenza prima squadra: nuvole sparse, 27,3°C, vento debole da S (8 Km/h), umidità al 32%
San Lorenzo al Mare – partenza ultima squadra: nuvole sparse, 27,2°C (percepiti 26°), vento moderato da SSW (12 Km/h), umidità al 32%
Sanremo – arrivo prima squadra: nuvole sparse, 23,9°C (percepiti 23°), vento debole da SW (9 Km/h), umidità al 58%
Sanremo – arrivo ultima squadra: poco nuvoloso, 23,9°C (percepiti 21,5°), vento moderato da SW (13 Km/h), umidità al 58%
I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Gli strafalcioni dei giornalisti al seguito della corsa rosa
Televideo RAI: “Partenza ogni 5′”
Televideo RAI: “Si prevede un tempo velato”
Televideo RAI: “Juergen Van den Broeck” (Jurgen)
Televideo RAI: “Michael Rod-Gers” (Rogers)
IL GIRO DI GOMEZ
In questa rubrica vi faremo rileggere i piani alti della classica, come li avrebbe visti Gomez Addams nelle sue letture del giornale in “verticale”… vale a dire le classifiche giornaliere viste al contrario, dal punto di vista della maglia nera!
Così finì il Giro nel 2014, secondo Gomez Addams
1° Jetse Bol
2° Svein Tuft a 9′35″
3° Michael Hepburn a 11′31″
4° Christopher Sutton a 22′30″
5° Michel Koch a 32′43″
Miglior italiano: Eugenio Alafaci, 6° a 32′59″
Maglia nera: Nairo Quintana, 156° a 5h15′19″
IL GIRO DI BERTOGLIO
Tuffo nella storia del Giro del 1975, nel quarantesimo anniversario della vittoria di Fausto Bertoglio e della fantastica conclusione dell’ultima tappa al Passo dello Stelvio. Ci condurranno indietro di 40 anni i titoli del quotidiano “L’Unità”
16 MAGGIO 1975 – RADUNO DI PARTENZA: MILANO
SENZA MERCKX CHE GIRO SARÀ?
Comincia l’avventura rosa: oggi la prima tappa da Milano a Fiorano Modenese (165 Km)
Il campione belga, afflitto da angina, è rimasto a Bruxelles – Torrioni gli aveva messo a disposizione un aereo privato per il trasferimento in extremis, ma è stata fatica inutile – Salgono così le quotazioni di Baronchelli – « La rosa » dei favoriti per il successo finale è comunque assai vasta – Baronchelli e Gimondi: «Siamo
tutti danneggiati dal forfait» – Ma Battaglin esclama: «Meglio, così diventa un ciclismo alla pari»

Per festeggiare l'arrivo del Giro a Milano si è messo l'abito rosa anche la celebre fontana che svetta in fondo al rettilineo di Via Roma della Milano-Sanremo (www.riviera24.it)
GIRO 2014 VS GIRO 2015 – LE SQUADRE AL VIA
maggio 8, 2015 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Mettiamo a confronto i roster delle formazioni che si schierano al via del prossimo Giro d’Italia con quelli della scorsa edizione. Purtroppo, come sempre avviene negli ultimi anni, molti big rinunciano alla corsa rosa in quanto, secondo la concezione in voga in quest’era storica del ciclismo, ciò comprometterebbe la preparazione per l’obiettivo principe della stagione, il Tour de France. L’eccezione in tal senso è rappresentata da Alberto Contador che torna al Giro come l’uomo da battere e avrà in Richie Porte, dominatore delle brevi corse a tappe di questa stagone, Rigoberto Urán e Fabio Aru, sul podio un anno fa alle spalle di Nairo Quintana, i principali avversari. Ci sarà comunque un intrigante mix tra i big vecchi e nuovi del ciclismo italiano (con l’eccezione di Vincenzo Nibali), giovani emergenti, atleti in cerca di rilancio e anche chi come Tom Boonen e Sylvain Chavanel assaggia per la prima volta, ormai a fine carriera, le strade della corsa rosa. Ecco dunque a confronto le start list dell’ultimo Giro e di quello ai nastri di partenza in quel di Sanremo
ASTANA 2014: Michele Scarponi, Valerio Agnoli, Fabio Aru, Janez Brajkovic, Enrico Gasparotto, Borut Bozic, Mikel Landa, Paolo Tiralongo, Andrey Zeits
ASTANA 2015: Fabio Aru, Dario Cataldo, Tanel Kangert, Mikel Landa, Davide Malacarne, Diego Rosa, Luis Leon Sánchez, Paolo Tiralongo, Andrey Zeits.
Nella formazione di un anno fa vi erano due leader per la classifica generale, Scarponi e Aru, che però non davano complete garanzie, il primo perchè atleta a fine carriera e il secondo perchè, al contrario, corridore ancora da scoprire. Dei due è rimasto solo Aru che è cresciuto e ha come obiettivo minimo il podio; consideriamo inoltre che la formazione del 2014 con Bozic e Gasparotto aveva qualcosa in più nelle frazioni meno impegnative mentre quella attuale con Kangert, Rosa e Sánchez ha qualcosa in più in montagna. Alla fine dei conti possiamo stabilire un’approssimativa parità
AG2R 2014: Domenico Pozzovivo, Davide Appollonio, Julien Bérard, Maxime Bouet, Axel Domont, Hubert Dupont, Patrick Gretsch, Matteo Montaguti, Alexis Vuillermoz
AG2R 2015: Domenico Pozzovivo, Julien Bérard, Carlos Betancur, Axel Domont, Hubert Dupont, Patrick Gretsch, Hugo Houle, Matteo Montaguti, Rinaldo Nocentini
Non vi sono molti cambiamenti nella struttura della formazione transalpina, con Pozzovivo che rimane capitano unico (puntando a un comunque difficile podio) e gli altri al suo servizio. Al suo fianco in montagna rimane Dupont mentre Vuillermoz e Bouet vengono rimpiazzati da Nocentini e Betancur: se il colombiano fosse nella sua forma migliore la formazione attuale sarebbe superiore, ma se è quello visto nell’ultimo anno e mezzo la preferenza va a quella del 2014
ANDRONI 2014: Franco Pellizotti, Manuel Belletti, Marco Frapporti, Yonder Godoy, Johnny Hoogerland, Marco Bandiera, Jackson Rodriguez, Diego Rosa, Emanuele Sella
ANDRONI 2015: Franco Pellizotti, Davide Appollonio, Marco Bandiera, Tiziano Dall’Antonia, Marco Frapporti, Oscar Gatto, Simone Stortoni, Serghei Tvetcov, Gianfranco Zilioli
Il leader di questa compagine, che rispetto a un anno fa ha perso la sua anima venezuelana, rimane Pellizotti, probabilmente più per i successi parziali che per una top ten nella generale. Avrà al suo fianco in montagna Zilioli, Stortoni e l’incognita Tvetcov al posto di Rosa, Sella, Rodriguez e della mina vagante Hoogerland, mentre a livello di cacciatori di tappe possiamo mettere sullo stesso piano Gatto e Belletti. Nel complesso il giudizio è di parità tra le due formazioni
BARDIANI-CSF 2014: Stefano Pirazzi, Enrico Battaglin, Nicola Boem, Francesco Manuel Bongiorno, Marco Canola, Sonny Colbrelli, Enrico Barbin, Nicola Ruffoni, Edoardo Zardini
BARDIANI-CSF 2015: Francesco Manuel Bongiorno, Enrico Barbin, Enrico Battaglin, Nicola Boem, Luca Chirico, Sonny Colbrelli, Stefano Pirazzi, Nicola Ruffoni, Edoardo Zardini
In quella che è la formazione più italiana del Giro non ci sono grossi cambiamenti ma la differenza è che le aspettative sono cresciute per quanto riguarda Bongiorno, Zardini e Pirazzi in montagna, Battaglin nelle tappe intermedie e Ruffoni nelle volate. Pertanto la formazione attuale è superiore
BELKIN 2014: Wilco Kelderman, Jetse Bol, Rick Flens, Marc Goos, Martijn Keizer, Steven Kruijswijk, David Tanner, Maarten Tjallingii, Jos Van Emden
LOTTO-JUMBO 2015: Steven Kruijswijk, George Bennett, Rick Flens, Moreno Hofland, Martijn Keizer, Bert-Jan Lindeman, Maarten Tjallingii, Nick Van Der Lijke, Robert Wagner
In quella che una volta era la Rabobank il leader un anno fa era Kelderman, atleta da cui ci si attendeva una top ten nella generale come poi è arrivata, e il numero due in montagna era Kruijswijk, che si ritrova ora a essere il capitano senza però che abbia raggiunto il livello del suo più giovane connazionale. In entrambe le occasioni il supporting cast non è granchè (se si eccettua Hofland, capace di buone cose nelle volate) ma l’assenza di Kelderman fa sì che la preferenza vada alla formazione del 2014
BMC 2014: Cadel Evans, Brent Bookwalter, Yannick Eijssen, Ben Hermans, Steve Morabito, Daniel Oss, Manuel Quinziato, Samuel Sánchez, Danilo Wyss
BMC 2015: Philippe Gilbert, John Darwin Atapuma, Brent Bookwalter, Marcus Burghardt, Damiano Caruso, Silvan Dillier, Stefan Kueng, Amaël Moinard, Rick Zabel
La formazione svizzera si presenta completamente rinnovata rispetto a un anno fa, con il solo Bookwalter a essere confermato. Nel 2014 vi erano Evans e Sánchez che puntavano rispettivamente al podio e alla top ten mentre ora ci sono Caruso e Atapuma che, complessivamente, valgono qualcosa in meno anche se il siciliano è atleta emergente e il colombiano è in grado di stupire. In compenso, la formazione attuale presenta un astro nascente come Küng e un big delle classiche, anche se sembra essersi lasciato alle spalle gli anni migliori, come Gilbert: per tutte queste ragioni diamo una lievissima preferenza al roster attuale
FDJ 2014: Nacer Bouhanni, Sébastien Chavanel, Arnaud Courteille, Murilo Antonio Fischer, Alexandre Geniez, Johan Le Bon, Francis Mourey, Laurent Pichon, Jussi Veikkanen
FDJ 2015: Alexandre Geniez, Arnaud Courteille, Kenny Elissonde, Murilo Antonio Fischer, Francis Mourey, Cédric Pineau, Kévin Réza, Anthony Roux, Jussi Veikkanen
Non vi sono moltissimi cambiamenti nella storica formazione transalpina con Geniez e in seconda battuta Mourey deputati a un discreto piazzamento nella generale o a cercare un successo parziale nelle frazioni più impegnative. Il principale cambiamento è quello della mancanza di un velocista vincente come Bouhanni, che viene rimpiazzato da uno scalatore talentuoso ma discontinuo come Elissonde. Per questo la formazione del 2014 era superiore
GARMIN 2014: Ryder Hesjedal, André Cardoso, Thomas Dekker, Tyler Farrar, Koldo Fernández, Nathan Haas, Daniel Martin, Dylan Van Baarle, Fabian Wegmann
CANNONDALE-GARMIN 2015: Ryder Hesjedal, Janier Alexis Acevedo, Nathan Brown, André Cardoso, Thomas Danielson, Davide Formolo, Alan Marangoni, Tom-Jelte Slagter, Davide Villella
Accomuniamo queste due formazioni perchè in quella che è stata la fusione tra la Cannondale e la Garmin è stata quest’ultima a mantenere la maggior parte dei propri effettivi. Un anno fa vi erano due atleti da top ten come Hesjedal e Daniel Martin, quest’ultimo anche eccellente cacciatore di tappe, mentre ora rimane il canadese che, sebbene non abbia brillato fin qui in stagione, è capace di trasformarsi lungo le tre settimane. Nel complesso con Danielson, Acevedo, Villella e Formolo, che può essere la grande rivelazione, la compagine attuale ha qualcosa in più in montagna, senza dimenticare un discreto cacciatore di tappe come Slagter, mentre quella del 2014 poteva contare su un buon velocista, anche se non più vincente come in passato, come Farrar, supportato da Fernández. In considerazione di tutto questo possiamo stabilire un giudizio di parità tra i due roster
LAMPRE-MERIDA 2014: Damiano Cunego, Winner Anacona, Matteo Bono, Mattia Cattaneo, Roberto Ferrari, Manuele Mori, Przemyslaw Niemiec, Jan Polanc, Diego Ulissi
LAMPRE-MERIDA 2015: Diego Ulissi, Roberto Ferrari, Tsgabu Grmay, Sacha Modolo, Manuele Mori, Przemyslaw Niemiec, Jan Polanc, Ariel Richeze, Gang Xu
L’unica squadra italiana rimasta nel World Tour si presenta quest’anno con una formazione decisamente più votata alle tappe, con Modolo e Richeze ad affiancare Ferrari nelle volate, che alla classifica generale, in cui il solo Niemiec potrebbe dire la sua (anche se è più probabile che punti ai successi parziali). Certamente le defezioni di Anacona e soprattutto Cunego pesano e, inoltre, a differenza di un anno fa Ulissi arriva al Giro con una preparazione approssimativa. Dal momento, però, che Modolo è atleta in grado di vincere, assegniamo comunque una parità tra le due formazioni
LOTTO BELISOL 2014: Maxime Monfort, Lars Ytting Bak, Kenny Dehaes, Gert Dockx, Adam Hansen, Sander Armée, Tosh Van Der Sande, Tim Wellens, Dennis Vanendert
LOTTO SOUDAL 2015: Jurgen Van Den Broeck, Sander Armée, Lars Ytting Bak, Stig Broeckx, André Greipel, Adam Hansen, Gregory Henderson, Maxime Monfort, Louis Vervaeke
A differenza che in altre occasioni la formazione belga si presenta al Giro con un roster di tutto rispetto, a cominciare da Greipel – che avrà anche il supporto di Henderson ed è forse il velocista più quotato presente in quest’edizione della corsa rosa – e da un Van Den Broeck che, per quanto visto al Romandia, può puntare quantomeno alla top ten, relegando Monfort (che un anno fa era il leader per quanto riguarda la classifica generale) al ruolo di luogotenente. Considerando che il Wellens del 2014 era un talento emergente ma nulla più e che, per il resto, non ci sono grossi cambiamenti, è netta la superiorità della formazione del 2015
MOVISTAR 2014: Nairo Quintana, Andrey Amador, Igor Anton, Eros Capecchi, Jonathan Castroviejo, José Herrada, Gorka Izagirre, Fran Ventoso, Adriano Malori
MOVISTAR 2015: Beñat Intxausti, Andrey Amador, Igor Anton, Rubén Fernández, Jesús Herrada, Ion Izagirre, Juan José Lobato, Dayer Quintana, Giovanni Visconti
Come sempre la formazione che è l’erede della storica Banesto si presenta al Giro per far bene con Intxausti, che è atleta da top ten della generale, Ion Izagirre, che sembra poter fare anche meglio alla luce del salto di qualità compiuto in questa stagione, Visconti, che se in giornata è capace di qualsiasi impresa, Lobato, che è un velocista emergente, e Quintana jr. che può stupire in montagna. Tuttavia l’assenza del vincitore uscente Quintana sr. (uno dei quattro corridori più forti al mondo per i grandi Giri insieme a Contador, Froome e Nibali), che aveva comunque atleti piuttosto validi al suo fianco, fa sì che la preferenza non possa che essere assegnata alla formazione del 2014
NERI SOTTOLI 2014: Matteo Rabottini, Giorgio Cecchinel, Ramon Carretero, Francesco Chicchi, Daniele Colli, Andrea Fedi, Mauro Finetto, Yonathan Monsalve, Simone Ponzi
SOUTHEAST 2015: Manuel Belletti, Matteo Busato, Elia Favilli, Mauro Finetto, Ramon Carretero, Francesco Gavazzi, Yonathan Monsalve, Alessandro Petacchi, Eugert Zhupa
Cambio di denominazione per la formazione che aveva fino a un anno fa in Luca Scinto il direttore sportivo, rimpiazzato ora da Serge Parsani. L’obiettivo saranno ancora una volta i successi parziali con Petacchi e Belletti che rimpiazzano Chicchi e Colli per quanto riguarda le volate, mentre per quanto riguarda le tappe intermedie troviamo da una parte Favilli e Gavazzi e dall’altra Ponzi e Rabottini, quest’ultimo capace anche di buone cose in montagna. Proprio la defezione dell’abruzzese in seguito a una vicenda di doping fa sì che la formazione del 2014 abbia qualcosa in più
OMEGA-QUICKSTEP 2014: Rigoberto Urán, Gianluca Brambilla, Thomas De Gendt, Iljo Keisse, Serge Pauwels, Alessandro Petacchi, Wouter Poels, Pieter Serry, Julien Vermote
ETIXX-QUICKSTEP 2015: Rigoberto Urán, Tom Boonen, Maxime Bouet, Gianni Meersman, David De La Cruz, Iljo Keisse, Fabio Sabatini, Pieter Serry, Petr Vakoc
Dopo i due podi consecutivi del 2013 (quando militava nel Team Sky) e del 2014 Urán si presenta al Giro per ripetersi e potrà nuovamente contare su una squadra tutta al suo servizio, ad eccezione di Tom Boonen che fa il debutto alla corsa rosa quando, però, ha ormai alle spalle gli anni migliori della carriera. Per il resto Meersman è un buon cacciatore di tappe, Bouet e De La Cruz due discreti scalatori e Vakoc un atleta emergente, ma le assenze di Brambilla, del cavallo pazzo De Gendt e soprattutto di Poels, più che di un Petacchi che era al via un anno fa non tanto per le volate quanto per essere regista in corsa, sono decisamente pesanti e fanno sì che la compagine schierata un anno fa fosse chiaramente superiore
ORICA GREENEDGE 2014: Ivan Santaromita, Luke Durbridge, Michael Hepburn, Brett Lancaster, Michael Matthews, Cameron Meyer, Mitchell Docker, Svein Tuft, Pieter Weening
ORICA GREENEDGE 2015: Michael Matthews, Sam Bewley, Johan Esteban Chaves, Simon Clarke, Luke Durbridge, Simon Gerrans, Michael Hepburn, Brett Lancaster, Pieter Weening
La formazione australiana è tradizionalmente votata alle frazioni meno impegnative (oltre che alla cronosquadre di apertura), ma questa volta potrà dire la sua anche in montagna, non solo con il riconfermato Weening quanto soprattutto con Chaves, che forse non è ancora in grado di lottare per una top ten nella generale ma certamente nelle singole frazioni è capace di grandi imprese più di quanto non lo fosse Santaromita un anno fa. Se poi consideriamo che Matthews ha raggiunto la piena maturità e che Gerrans, sebbene arrivi in Liguria non al top della condizione, è uno di quelli che se ha l’occasione di vincere una tappa non se la lascia sfuggire, è evidente come il roster del 2015 sia chiaramente superiore
GIANT-SHIMANO 2014: Marcel Kittel, Bert De Backer, Simon Geschke, Tobias Ludvigsson, Luka Mezgec, Georg Preidler, Tom Stamsnijder, Albert Timmer, Tom Veelers
GIANT-ALPECIN 2015: Luka Mezgec, Nikias Arndt, Bert De Backer, Caleb Fairly, Simon Geschke, Chad Haga, Cheng Ji, Tobias Ludvigsson, Tom Stamsnijder
Anche la formazione tedesca è tradizionalmente votata, prima di tutto, alle frazioni meno impegnative e in tal senso Mezgec ha dimostrato un anno fa proprio al Giro di essere anche capace di vincere e Arndt è a sua volta un ottimo sprinter ma chiaramente non può esserci paragone con Kittel, che si è presentato alla scorsa edizione della corsa rosa con le credenziali di miglior velocista del mondo. Se poi consideriamo che non vi sono nel roster attuale scalatori neppure discreti, come lo era Preidler in quello del 2014, è evidente la netta superiorità di quest’ultimo
KATUSHA 2014: Joaquim Rodríguez, Maxim Belkov, Giampaolo Caruso, Vladimir Gusev, Alberto Losada, Daniel Moreno, Luca Paolini, Angel Vicioso, Eduard Vorganov
KATUSHA 2015: Luca Paolini, Maxim Belkov, Sergei Chernetckii, Sergey Lagutin, Alexander Porsev, Pavel Kochetkov, Yuri Trofimov, Anton Vorobyev, Ilnur Zakarin
Un’unica conferma rispetto a un anno fa, ovvero l’intramontabile Paolini per la formazione russa che quest’anno avrà come leader per la generale Zakarin, esploso praticamente dal nulla proprio in questa stagione e pertanto atleta di cui non conosciamo i limiti. L’emergente russo, fresco vincitore del Giro di Romandia, non può però essere messo sullo stesso piano di un big come Rodriguez e, analogamente, Trofimov non vale Moreno e non si vede nemmeno un numero tre per la montagna che sia all’altezza di Caruso e anche di Losada, sebbene Chernetckii sia un altro talento in ascesa. Il roster del 2014 non può dunque che farsi largamente preferire
TEAM SKY 2014: Dario Cataldo, Edvald Boasson Hagen, Philip Deignan, Bernhard Eisel, Sebastián Henao, Chris Sutton, Salvatore Puccio, Kanstantis Siutsou, Ben Swift
TEAM SKY 2015: Richie Porte, Sebastián Henao, Vasil Kiryienka, Leopold Koenig, Bernhard Eisel, Mikel Nieve, Salvatore Puccio, Kanstantin Siutsou, Elia Viviani
Non è cambiata rispetto a un anno fa la filosofia della corazzata britannica che schiera un cacciatore di tappe come Viviani al posto di Swift (più completo ma meno vincente del veronese nel 2014), affiancato dai riconfermati Eisel e Puccio. Per il resto, se si eccettua un comunque declinante Boasson Hagen nel roster di un anno fa, è interamente votata alla classifica generale ma è lampante la differenza di qualità con Porte che, qualora riuscisse finalmente a proiettare lungo le tre settimane quanto di buono fa nelle brevi corse a tappe, potrebbe giocarsi anche la maglia rosa di Milano, Koenig che sarebbe capitano in quasi tutte le altre formazioni di questo Giro e lo stesso Nieve, che al top della condizione è superiore a Cataldo che era il leader un anno fa. Aggiungiamoci il più giovane degli Henao, che ha dimostrato – se in giornata – di poter rimanere con i migliori in montagna ed è pertanto netta la superiorità del roster attuale
TINKOFF-SAXO 2014: Nicolas Roche, Christopher Juul-Jensen, Rafal Majka, Evgeni Petrov, Pawel Polianski, Ivan Rovny, Chris Anker Sørensen, Jay McCarthy, Michael Rogers
TINKOFF-SAXO 2015: Alberto Contador, Ivan Basso, Manuele Boaro, Christopher Juul-Jensen, Roman Kreuziger, Sérgio Paulinho, Michael Rogers, Ivan Rovny, Matteo Tosatto
Dopo il successo del 2011, sebbene negli albi d’oro compaia il nome di Scarponi a seguito della controversa vicenda del clenbuterolo, Contador torna al Giro per vincere e solo il suo nome basterebbe a far sì che il roster attuale sia preferibile. Ma, accanto a lui, ci saranno altri big come Rogers, che proprio nella passata stagione ha dimostrato sia in Italia che al Tour di poter essere in grado anche di vincere pur essendo ormai al di là con gli anni, Kreuziger che, al pari di Majka nel 2014, potrebbe tranquillamente entrare nei primi 5 qualora avesse l’occasione di correre per sè e Basso che, sebbene in fase calante, è comunque ancora in grado di dire la sua nelle frazioni più impegnative come lo era Roche un anno fa. Per tutto questo il roster del 2015 è nettamente superiore
TREK 2014: Robert Kiserlovski, Eugenio Alafaci, Julián David Arredondo, Fabio Felline, Danilo Hondo, Giacomo Nizzolo, Boy Van Poppel, Fumiyuki Beppu, Riccardo Zoidl
TREK 2015: Giacomo Nizzolo, Eugenio Alafaci, Fumiyuki Beppu, Marco Coledan, Fabio Felline, Fábio Silvestre, Boy Van Poppel, Kristof Vandewalle, Calvin Watson
La formazione americana non ha mai puntato granchè sul Giro, privilegiando il Tour de France, e questa tendenza appare quanto mai spiccata in questa stagione in particolare per quanto riguarda le frazioni più impegnative, in cui nessuno tra coloro che compongono il roster attuale è in grado neppure di avvicinare le prestazioni che potevano garantire Kiserlovski e Arredondo un anno fa. Vero è che Felline ha compiuto il salto di qualità e che Nizzolo potrebbe farlo proprio in quest’edizione della corsa rosa, dopo che nel 2014 ha colto ben 4 secondi posti. Però, non si può che assegnare una netta preferenza alla formazione di un anno fa
CANNONDALE 2014: Ivan Basso, Oscar Gatto, Beat Koch, Paolo Longo Borghini, Alan Marangoni, Moreno Moser, Daniele Ratto, Davide Villella, Elia Viviani
NIPPO-VINI FANTINI 2015: Damiano Cunego, Giacomo Berlato, Alessandro Bisolti, Daniele Colli, Pier Paolo De Negri, Eduard Michael Grosu, Manabu Ishibashi, Alessandro Malaguti, Riccardo Stacchiotti
Scegliamo di mettere a confronto queste due formazioni in quanto entrambe italiane e in quanto sui rispettivi leader, ovvero Basso e Cunego, si era creato un dualismo ormai diversi anni fa e, da questo punto di vista, sebbene il veronese abbia fatto molto bene nelle corse in aprile, le sue ultime esperienze nei grandi Giri sono state negative e pertanto in chiave classifica generale offre sulla carta qualche garanzia in meno rispetto a quelle che dava il varesino un anno fa. Per il resto, la Cannondale schierava un velocista vincente come Viviani, un atleta talentuoso anche se discontinuo come Moser, uno scalatore emergente come Villella e un buon cacciatore di tappe come Gatto. Sebbene Colli e Grosu in volata siano discreti e lo stesso discorso valga per Berlato e Bisolti in salita, non possono essere messi sullo stesso piano ed è evidente pertanto la superiorità della Cannondale
TEAM COLOMBIA 2014: Fabio Duarte, Rodolfo Andres Torres, Edwin Avila, Robinson Chalapud, Leonardo Duque, Jarlinson Pantano, Carlos Quintero, Jeffry Romero, Miguel Angel Rubiano
CCC SPRANDI POLKOWICE 2015: Maciej Paterski, Grega Bole, Jaroslaw Marycz, Bartlomiej Matysiak, Nikolay Mikhaylov, Lukasz Owsian, Marek Rutkiewicz, Branislau Samoilau, Sylvwester Szmyd
Scegliamo di mettere a confronto queste due formazioni in quanto entrambe rappresentano nazioni abbastanza “esotiche” per il ciclismo come la Colombia da un lato e soprattutto la Polonia dall’altro. Come da tradizione la prima è decisamente più votata alla montagna con Duarte come elemento principe e gli altri meno conosciuti, se si eccettua il veterano Duque (peraltro più votato alle volate, ma comunque con del potenziale quando la strada sale); la CCC schiera, invece, atleti già sperimentati con caratteristiche varie, ancorchè in gran parte nella fase calante della carriera, come Szmyd, Samoilau, Rutkiewicz, Bole e quel Paterski che, al contrario, sta vivendo la sua miglior stagione. Tutto sommato, possiamo assegnare una sia pure lieve preferenza alla formazione polacca
EUROPCAR 2014: Pierre Rolland, Yukiya Arashiro, Angelo Tulik, Tony Hurel, Davide Malacarne, Maxime Mederel, Perrig Quéméneur, Romain Sicard, Bjorn Thurau
IAM CYCLING 2015: Sylvain Chavanel, Clément Chevrier, Stef Clement, Heinrich Haussler, Roger Kluge, Matteo Pelucchi, Jérome Pineau, Sebastien Reichenbach, Aleksejs Saramotins
Scegliamo, infine, di mettere a confronto queste due formazioni in quanto rappresentanti di due nazioni storiche del ciclismo, la Francia da un lato e la Svizzera dall’altro, a maggior ragione considerando che nella IAM militano diversi atleti transalpini, il più quotato dei quali è Chavanel, che fa il suo debutto al Giro. Certamente la Europcar con Rolland, al di là del fatto che era difficile pronosticarlo ai piedi del podio a Trieste, aveva qualcosa in più per quanto riguarda la generale, anche grazie al supporto di Malacarne e Sicard, sebbene dall’altra parte Reichenbach abbia già fatto bene nelle brevi corse a tappe. D’altro canto, però, la IAM è più completa con corridori come Haussler, Pelucchi e il già citato Chavanel, oltre a un cronoman che tiene bene in salita come Clement, tutti in grado di andare a caccia di successi parziali. In ogni caso attribuiamo un’approssimativa parità tra i due roster
Marco Salonna

Una ''fotoricordo'' del Giro 2014 in Irlanda (www.bbc.com)
PREVIEW SANREMO: CAMERA CON VISTA SULLA CLASSICISSIMA
marzo 20, 2015 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Alla vigilia della 106a edizione della Milano-Sanremo vi spalanchiamo la finestra sui partecipanti alla classicissima, prensentandovi i corridori più quotati al via e le loro possibilità di successo sul ritrovato rettilineo di Via Roma, a partire da quelle del britannico Cavendish giù giù fino ai nomi di qualche possibile “outsider”.
Ormai ci siamo, è primavera… è Sanremo! Ci siamo arrivati un po’ in sordina perché tutta l’attenzione converge sugli attesi protagonisti dei Grandi Giri, quindi già si spiano le chance di Contador nel suo tentativo di doppietta Giro-Tour, le mirabilie freak di Froome, gli attacchi innevati di Quintana o i ritardi nella forma di Nibali.
Inoltre, una miscela infausta di malasorte e malafede organizzativa hanno addolcito il percorso oltre ogni dire, togliendo di mezzo l’importantissima salite delle Manie, che aveva ridato un senso alla corsa pur trovandosi a 10 0km dalla fine. Vero è che e stato riavvicinato il traguardo al Poggio, 1 km in meno per gli attaccanti, di nuovo in via Roma, però le frane, reali o presunte, hanno mutilato buona parte dell’altimetria, portandosi via anche la Pompeiana, che dove essere la grande novità della scorsa edizione e che, invece, non ci sarà nemmeno quest’anno.
Basterà tornare in via Roma?
E perché malafede, poi? Il sospetto è che si sia voluto a tutti i costi rimettere in gioco Cavendish, un nome che a RCS piace da sempre: come a dire, se tra dubbi e frane volata deve essere, che sia di un nome grosso! E l’unico nome davvero grosso negli sprint, almeno in termini di marketing, a oggi è proprio il Cav, oltre a Kittel che però non ha speranze di resistere alle impervie rampe del Poggio o di qualche altro cavalcavia (tant’è che non si schiera nemmeno alla partenza).
Poco importa che ci sia invece tutta una nidiata di “sprinter resistenti”, quindi anche molto più “nobili”, se vogliamo; personaggi, tanto per dire, capaci pure di vincere in cima a una salita, sia pure pedalabile, come Matthews e Bouhanni, oppure di arrivare nei primi cinque delle grandi classiche del Nord (e parliamo di Fiandre e Roubaix, non delle semiclassiche che strizzano l’occhio ai velocisti), come Kristoff, vincitore della scorsa Sanremo, poi quinto al Fiandre, o Degenkolb, secondo nell’ultima Roubaix. Macché, in nome del destefaniano “chiccazzè”, qui ci vuole la vedette, quale che sia la qualità del percorso. Contenti loro!
Il jolly sarebbe naturalmente Sagan, mediatico al punto giusto, ma Sagan se la gioca sempre, come che sia il percorso; se la gioca, direbbero i maligni, nel senso che arriverà secondo. Suppergiù una ventina di secondi posti negli ultimi mesi e solo una vittoria, colta in extremis proprio l’altro giorno in quel di Porto Sant’Elpidio, sono un viatico un po’ minaccioso. Emblematico quanto accaduto ad Arezzo, sempre durante la testé conclusasi Tirreno-Adriatico: Sagan riuscì a fare secondo dietro a Greg Van Avermaet, un altro fenomeno del piazzamento, capace di fare secondo al Fiandre, all’Het Volk, alle Strade Bianche, al Giro del Piemonte etc. etc. ma ancora, fino ad Arezzo appunto, digiuno di vittorie nel World Tour. Tanto per dire!
Comunque Peter resta in prima fila, vediamo se sbloccarsi sul traguardo marchigiano gli darà una spinta psicologica in più (e, già che ci siamo, occhio pure allo stesso Van Avermaet: magari vale lo stesso discorso, e in più avrà al fianco il sempre minaccioso, per quanto ultimamente opaco, Philippe Gilbert).
In primissima fila, naturalmente, pure Cancellara, che, parlando di secondi posti, ne ha accumulati fin troppi in questa gara (tre negli ultimi 4 anni), che pure vinse nel 2008. Ora vuole proprio bissarla e la forma c’è tutta. Vedansi i chilometri finali delle crono durante la Tirreno, percorsi a più di 60km/h di media, compensando con queste lunghissime accelerazioni conclusive la minor velocità media rispetto a Malori, ad esempio. Trasmutatosi in mezzo velocista, Cancellara dovrebbe comunque trovarsi di mezzo qualcuno più rapido: ma dopo 300 km non è sempre così detto. E la sparata da finisseur non gli è così desueta.
Chi tenere d’occhio, poi? Insomma, la Sanremo è la tipica gara che “chiunque può vincere”, quindi la lista è lunghissima (e giocoforza incompleta).
Di particolare interesse è la formazione Lotto: i belgi hanno un Tony Gallopin in grandissima forma, se non appagato dalla vittoria di tappa in quel di Nizza, col vantaggio di poter giocare con la copertura di Greipel in agguato per la volata. Veloce in sprint ristretti, resistente in salita, abile discesista, la chiave potrebbe essere il “diritto a non tirare” in virtù della presenza, in gruppo, del gorilla tedesco.
Stesso discorso in casa Omega Pharma: Cavendish potrebbe anche fare da specchietto per le allodole, cedendo il passo alla pericolosissima coppia offensiva formata dal ceco Stybar, fenomeno del ciclocross passato alla strada e recente trionfatore a Siena nella Strade Bianche, assieme al giovane polacco Kwiatkowski, in maglia iridata. Entrambi sono in gran forma e godono di bella esplosività unita a una guida fenomenale del mezzo, che, specie se piove, giù dal Poggio giova.
Giovani opzioni, entrambi sprinter spuri ma con ottimo fondo e tenuta sulle salitelle, degni di nota più di altri a causa degli squadroni che avranno a proteggerli: l’inglese Swift della Sky e lo spagnolo Lobato della Movistar, quest’ultimo supportato da (o a supporto di) Rojas, un vecchio volpone di questi arrivi. E, attenzione attenzione, l’ultima ora è che si aggrega alla festa Valverde, l’uomo che può fare podio in qualunque ma proprio qualunque gara in qualsiasi momento dell’anno. Vincere, beh, non così spesso!
Gioco di squadra tra due baldi giovani con un enorme futuro dietro le spalle in casa MTN-Qhubeka, il primo team africano a vincere la Sanremo, due anni fa. Torna Ciolek, spalleggiato ora da Boasson Hagen (e dall’italiano Sbaragli, che temo farà da gregario).
Parlando di tricolore, quali le speranze per gli italiani, di cui forse si sarà colta una certa assenza nelle abbondanti righe che precedono? Caschiamo male, ma non malissimo: abbiamo anche noi tutta una sfilza di “velocisti resistenti” ormai giunti alla maturità o che ad essa si affacciano. Il problema, per loro, è l’essere nati in concomitanza di una generazione cui appartengono svariati atleti di caratteristiche affini… ma davvero molto forti!
Possiamo comunque puntare – temo più per un piazzamento che altro – su Cimolai della Lampre, visto in buona forma, che si giocherà le stellette di capitano con il piccoletto terribile Bonifazio. Li si vedrebbe bene tutti e due nella top 20, però magari nessuno a podio! Stesso discorso, ma scalando in giù le posizioni, per i Bardiani: i predestinati Battaglin e Colbrelli, la promessa Ruffoni… a differenza dei Lampre sembrano davvero giù di forma, dopo una Sanremo 2014 strepitosa. Per Colbrelli problemi fisici da recuperare.
C’è poi l’indefettibile Nizzolo, espertissimo collezionista di camionate di piazzamenti (ma proprio all’ultimo momento ha conquistato il primo successo stagionale al GP Nobili), che corre con Cancellara.
Tanti corridori fatti un po’ con lo stampino, selezionati evidentemente da un mondo di gare giovanili avido di vittorie da buttare sul piatto a mucchi (corridori quindi veloci) nel selettivo panorama di gare italiane, sempre mosse (necessaria pertanto la resistenza). Peccato, come detto, che i fenomeni di questa combinazione, perfetta per la Sanremo, siano nati altrove.
Altro discorso per Guardini, velocissimo ma allergico alle ascese (un po’ come, per ora, il francese Démare): va segnalato solo in virtù dell’addolcimento del tracciato, ma le speranze sono relative.
In chiave tricolore non possiamo dimenticare, ovviamente, le piissime illusioni: quest’anno portano i nomi di Nibali e Pozzato. Il secondo compare in questa lista più che per il quarto posto aretino, per un motivo meramente economico: è in scadenza di contratto, quindi magari si tira a lucido, perché se no sai la fatica di cercarsi un nuovo team in cui accucciarsi? Quindi avanti, la gamba gira, Twitter anche (lamentele a pioggia per la neve del Terminillo, da lui affrontata in completo estivo alla faccia delle previsioni), le premesse per un tardivo bis ci sono tutte!
Quanto a Nibali, è chiaro che la forma è scarsotta, per usare un eufemismo. Il carattere però c’è, e l’arrabbiatura del siculo per l’esclusione delle salite delle Manie e della Pompeiana lascia intuire che qualche pensierino a una bella prestazione l’aveva fatto. L’anno scorso realizzò un’azione tanto suicida quanto entusiasmante, e la gamba era ancora peggiore di quella odierna. Per vincere ha bisogno di una congiunzione astrale che avrebbe del miracoloso, qualcuno che lo accompagni nella fuga kamikaze, e che poi sparisca all’atto di giocarsi la gara in volata ristretta, senza che chicchessia rientri da dietro. Alla vigilia della Sanremo, che dire?, tutto può essere!
Concludo, in omaggio alla De Stefano e ai volponi di RCS, con un bel pokerissimo di “chiccazzè” che, se pescassero il jolly, impartirebbero almeno agli organizzatori la lezione per cui, togliendo qualità al tracciato, non è detto che l’effetto sia quello voluto, del vincitore di nome, perché la lotteria è sempre dietro l’angolo. Questi sono validi, e se la corsa non è troppo selettiva possono mettere il naso fuori: l’irlandese Bennett, il lituano Navardauskas, o il kazako Lutsenko.
Gabriele Bugada
COSI’ L’ANNO SCORSO
1 Alexander Kristoff (Nor) Team Katusha 6:55:56
2 Fabian Cancellara (Swi) Trek Factory Racing
3 Ben Swift (GBr) Team Sky
4 Juan Jose Lobato Del Valle (Spa) Movistar Team
5 Mark Cavendish (GBr) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
6 Sonny Colbrelli (Ita) Bardiani CSF
7 Zdenek Stybar (Cze) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
8 Sacha Modolo (Ita) Lampre-Merida
9 Gerald Ciolek (Ger) MTN – Qhubeka
10 Peter Sagan (Svk) Cannondale
11 Ramunas Navardauskas (Ltu) Garmin Sharp
12 Salvatore Puccio (Ita) Team Sky
13 Philippe Gilbert (Bel) BMC Racing Team
14 Sebastian Langeveld (Ned) Garmin Sharp
15 Lars Petter Nordhaug (Nor) Belkin-Pro Cycling Team
16 Yoann Offredo (Fra) Fdj.fr
17 Francisco José Ventoso Alberdi (Spa) Movistar Team
18 Daniele Bennati (Ita) Tinkoff-Saxo
19 Grégory Rast (Swi) Trek Factory Racing
20 Fabio Felline (Ita) Trek Factory Racing
21 Sylvain Chavanel (Fra) IAM Cycling
22 Davide Cimolai (Ita) Lampre-Merida
23 Jurgen Roelandts (Bel) Lotto Belisol
24 André Greipel (Ger) Lotto Belisol
25 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
26 Alexandre Pichot (Fra) Team Europcar 0:00:06
27 Fabian Wegmann (Ger) Garmin Sharp 0:00:07
28 Davide Appollonio (Ita) AG2R La Mondiale 0:00:34
29 Edvald Boasson Hagen (Nor) Team Sky
30 Filippo Pozzato (Ita) Lampre-Merida 0:00:40
31 Thomas Leezer (Ned) Belkin-Pro Cycling Team 0:00:54
32 Nicki Sörensen (Den) Tinkoff-Saxo
33 Luca Paolini (Ita) Team Katusha 0:01:12
34 Arnaud Demare (Fra) Fdj.fr 0:01:22
35 Tony Gallopin (Fra) Lotto Belisol
36 Mauro Finetto (Ita) Yellow Fluo
37 Bauke Mollema (Ned) Belkin-Pro Cycling Team 0:01:33
38 Martijn Maaskant (Ned) Unitedhealthcare Professional Cycling Team 0:01:35
39 John Degenkolb (Ger) Team Giant-Shimano 0:01:54
40 Lloyd Mondory (Fra) AG2R La Mondiale 0:02:09
41 Maarten Tjallingii (Ned) Belkin-Pro Cycling Team 0:02:38
42 Adam Hansen (Aus) Lotto Belisol
43 Enrico Battaglin (Ita) Bardiani CSF 0:03:14
44 Vincenzo Nibali (Ita) Astana Pro Team 0:03:15
45 Jan Bakelants (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
46 Oscar Gatto (Ita) Cannondale
47 Rinaldo Nocentini (Ita) AG2R La Mondiale 0:03:22
48 Manuel Quinziato (Ita) BMC Racing Team 0:03:36
49 Daryl Impey (RSA) Orica GreenEdge 0:03:50
50 Kristian Sbaragli (Ita) MTN – Qhubeka 0:04:10
51 Andriy Grivko (Ukr) Astana Pro Team
52 Yaroslav Popovych (Ukr) Trek Factory Racing 0:05:08
53 Marc Demaar (Ned) Unitedhealthcare Professional Cycling Team
54 Simon Geschke (Ger) Team Giant-Shimano
55 Jack Bauer (NZl) Garmin Sharp 0:05:23
56 Thor Hushovd (Nor) BMC Racing Team 0:05:29
57 Robert Förster (Ger) Unitedhealthcare Professional Cycling Team
58 Dayer Uberney Quintana Rojas (Col) Movistar Team
59 Francesco Chicchi (Ita) Yellow Fluo
60 Mickael Delage (Fra) Fdj.fr 0:05:34
61 Marco Marcato (Ita) Cannondale 0:06:03
62 Alessandro De Marchi (Ita) Cannondale 0:06:06
63 Franco Pellizotti (Ita) Androni Giocattoli 0:06:20
64 Manuel Belletti (Ita) Androni Giocattoli 0:06:23
65 Bernhard Eisel (Aut) Team Sky
66 Diego Rosa (Ita) Androni Giocattoli
67 Cesare Benedetti (Ita) Team Netapp – Endura
68 Heinrich Haussler (Aus) IAM Cycling
69 Nikolay Trusov (Rus) Tinkoff-Saxo
70 Hayden Roulston (NZl) Trek Factory Racing
71 Nicolas Roche (Irl) Tinkoff-Saxo
72 Sébastien Hinault (Fra) IAM Cycling 0:07:49
73 Reinardt Janse Van Rensburg (RSA) Team Giant-Shimano
74 Borut Bozic (Slo) Astana Pro Team 0:07:51
75 Aliaksandr Kuchynski (Blr) Team Katusha 0:10:04
76 Pavel Brutt (Rus) Team Katusha
77 Kiel Reijnen (USA) Unitedhealthcare Professional Cycling Team
78 Michael Matthews (Aus) Orica GreenEdge
79 Klaas Lodewyck (Bel) BMC Racing Team
80 Koen De Kort (Ned) Team Giant-Shimano
81 Robert Wagner (Ger) Belkin-Pro Cycling Team
82 Johan Le Bon (Fra) Fdj.fr
83 Maximiliano Ariel Richeze (Arg) Lampre-Merida
84 Jos Van Emden (Ned) Belkin-Pro Cycling Team
85 Matthieu Ladagnous (Fra) Fdj.fr
86 Dries Devenyns (Bel) Team Giant-Shimano
87 Bob Jungels (Lux) Trek Factory Racing
88 Jaco Venter (RSA) MTN – Qhubeka
89 Svein Tuft (Can) Orica GreenEdge
90 Roy Curvers (Ned) Team Giant-Shimano 0:11:42
91 Jan Barta (Cze) Team Netapp – Endura
92 Marcel Sieberg (Ger) Lotto Belisol
93 Roger Kluge (Ger) IAM Cycling
94 Luke Durbridge (Aus) Orica GreenEdge
95 Yukiya Arashiro (Jpn) Team Europcar
96 Alessandro Bazzana (Ita) Unitedhealthcare Professional Cycling Team
97 Marco Coledan (Ita) Bardiani CSF
98 Johan Van Summeren (Bel) Garmin Sharp
99 Karsten Kroon (Ned) Tinkoff-Saxo
100 Simon Clarke (Aus) Orica GreenEdge
101 David Boucher (Fra) Fdj.fr 0:14:33
102 Bartosz Huzarski (Pol) Team Netapp – Endura
103 Sylvester Szmyd (Pol) Movistar Team
104 Merhawi Kudus Ghebremedhin (Eri) MTN – Qhubeka
105 Tom Jelte Slagter (Ned) Garmin Sharp 0:17:59
106 Kenny Robert Van Hummel (Ned) Androni Giocattoli
107 Christopher Juul Jensen (Den) Tinkoff-Saxo
108 Rick Flens (Ned) Belkin-Pro Cycling Team
109 Christopher Jones (USA) Unitedhealthcare Professional Cycling Team
110 Rafael Andriato (Bra) Yellow Fluo
111 Laurent Didier (Lux) Trek Factory Racing
112 Guillaume Bonnafond (Fra) AG2R La Mondiale
113 Eugenio Alafaci (Ita) Trek Factory Racing
114 Hugo Houle (Can) AG2R La Mondiale

Il ritrovato traguardo di Via Roma e, in trasparenza, l'altimetria della Milano-Sanremo
STAGIONE 2015: NIZZA – TIRRENO, UNA SFIDA A TUTTO TONDO
marzo 6, 2015 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Non è solo una sfida prettamente agonistica, è anche una gara “diplomatica” che, da diversi anni a questa parte, vede l’Italia surclassare nettamente la Francia. Il terreno di gara sono le due tradizionali corse a tappe di preparazione alla Milano-Sanremo, la Parigi-Nizza e la Tirreno-Adriatico. Prima che i corridori scendano in campo, a sfidarsi sono gli organizzatori, pronti a sfornare percorsi che attraggano i campioni. E, mai come quest’anno, la “corsa dei due mari” sfoggia una starting list luccicante, resa tale dai nomi dei più grandi campioni del momento.
Nel mondo del ciclismo non ci sono solo le sfide tra i grandi campioni. Esistono, infatti, tenzoni tra i grandi organizzatori nell’allestire la corsa dall’aspetto più appettitoso, in grado di accaparrarsi una starting list migliore dell’altra. La più sentita tra queste sfide è quella che contrappone gli organizzatori di Giro (RCS Sport) e Tour (ASO), ma non riguarda le loro gare di punta – nelle quali da sempre è netto il predominio, soprattutto per prestigio, della Grande Boucle – bensì le due tradizionali corse a tappe di preparazione alla Milano-Sanremo, la Tirreno-Adriatico e la Parigi-Nizza, “gara” a colpi di percorso che, in questi ultimi anni, ha visto un netto sorpasso dell’Italia, nonostante una mossa all’apparenza controproducente, quella cioè di confezionare tracciati decisamente più impegnativi della corsa francese e non certo tarati sulle note della “classicissima”, gara nota per la sua facilità altimetrica, la stessa che negli ultimi anni è stata adottata proprio alla Parigi-Nizza. I tentativi francesi si sono, però, rivelati vani poiché non solo è continuata la “diaspora” dei grandi nomi verso l’Italia, ma nell’ultimo decennio il nome del vincitore della Sanremo è quasi sempre stato quello di un corridore che aveva scelto di schierarsi al via della Tirreno.
Così, quest’anno gli uomini di Prudhomme hanno pensato di correre ai ripari e predisporre un tracciato un pochino più intrigante di quello proposto nel 2014, insipido e letteralmente ridotto all’osso per la scelta di fare a meno delle cronometro e di salite in grado di garantire un po’ di selezione.
Contemporaneamente, Vegni e soci hanno compiuto un passo indietro poiché l’edizione 2015 della “Corsa dei due mari” appare un gradino sotto gli standard visti negli ultimi anni, ma non si tratta, in questo caso, di una volontà di alleggerire il percorso, ma da squisite questioni tecniche che hanno costretto gli uomini di RCS a levare una salita, quella del Monte San Vicino, che era prevista nel tracciato originario della Tirreno, svelato a dicembre. Una modifica che non ha impedito alla Gazzetta di sventolare sotto il naso dei francesi un elenco partenti decisamente luccicante di stelle, tra le quali rifulgono quelle di Contador, Froome, Nibali e Quintana e, per quanto riguarda i velocisti che puntano alla Sanremo, quelle di Cavendish e Kittel.
Passiamo ora a svelare i dettagli delle due gare che, come tradizione, si svolgono quasi contemporanente essendo la Nizza in calendario dall’8 al 15 Marzo, mentre la Tirreno scatterà l’11 per terminare il 17.
PARIGI-NIZZA
La 73a edizione della “Course au soleil” – com’è soprannominata questa gara, disputata per la prima volta nel 1933 – scatterà alle 13.35 di domenica 8 Marzo, quando scenderà dalla rampa di lancio il primo corridore che andrà ad affrontare i 6,7 Km del veloce cronoprologo disegnato sulle veloci strade di Maurepas (prima parte in dolcissima discesa, modesto zampellotto e piattone negli ultimi 2,5 Km), comune del dipartimento degli Yvelines situato 30 Km a ovest della capitale francese.
Assegnata la prima maglia di leader della classifica, gialla come quella del Tour, l’indomani si ripartirà da Saint-Rémy-lès-Chevreuse per la prima delle quattro frazioni destinate ai velocisti, che terminerà dopo 196,5 Km a Contres e che, tolta la facilissima ascesa della Côte de Bel Air (1,2 Km al 5%), da affrontare subito dopo il via, non presenterà altre difficoltà altimetriche.
Rivincita il giorno dopo, al termine dei 172 Km della Zooparc de Beauval (Saint-Aignan) – Saint-Amand-Montrond, tappa che si concluderà con circuito di 45 Km nel corso del quale si dovrà superare un’altra salitella modestissima, la Côte de la Tour (2,1 Km al 4,2%, a 41 Km dall’arrivo). È una frazione che, a dispetto dell’incosistenza altimetrica del tracciato, dovrà comunque essere temuta e affrontata con circospezione poiché le strade che si percorreranno nel finale sono le stesse della storica tappa dei ventagli del Tour del 2013, nella quale lo spagnolo Valverde, complice anche un incidente meccanico, accusò quasi 10 minuti di ritardo, un distacco irrecuperabile in montagna e ancor più su un tracciato come quello della Parigi-Nizza.
La terza tappa si snoderà tra Saint-Amand e Saint-Pourçain-sur-Sioule e presenterà un tracciato di 179 Km più movimentato rispetto alle due frazioni precedenti, anche se sarà ancora “affaire” per i velocisti, poiché le tre salite ufficiali in programma sono tutte pedalabili e collocate a distanza dal traguardo, al quale si giungerà 61 Km dopo aver scollinato gli 1,6 Km al 5,8% della Côte de Vicq, preceduta dal “tetto della tappa”, i 702 metri del Col de La Bosse (2,4 Km al 5,1%), e dalla Côte de la Croix du Chêne (2,1 Km al 4,1%).
La musica cambierà decisamente il giorno successivo, quando si disputerà la tappa “regina”, sia sotto l’aspetto della distanza da coprire (204 Km), sia sotto l’aspetto altimetrico, “forte” dei sette GPM che punteggeranno la marcia d’avvicinamento da Varennes-sur-Allier al colle della Croix de Chaubouret, in cima al quale sarà collocato il traguardo. Sono tutti pedalabili ma di certo – in particolare gli ultimi 5 – rimarranno nelle gambe al momento d’affrontare l’ascesa finale, lunga 10 Km e caratterizzata da una pendenza media del 6,7%: non si tratta d’inclinazioni estreme, ma a Marzo – con il clima ancora rigido e le condizioni di molti non ancora al top – possono bastare per far selezione.
Non ci sarà una replica il giorno successivo poiché la quinta tappa sarà un’altra occasione, l’ultima, offerta agli sprinter, la più impegnativa per loro. Partenza da Saint-Etienne, l’arrivo sarà a Rasteau dopo 192,5 Km e aver affrontato una facile “côte” a 8,5 Km dall’arrivo e, soprattutto, la breve ed egualmente pedalabile salitella che condurrà al traguardo e che potrebbe respingere qualche velocista.
Se l’ascesa verso la Croix de Chaubouret avrà lasciato la classifica ancora molto fluente il momento buono per rimescolarla, alla vigilia della crono conclusiva, potrebbe arrivare nel corso della penultima tappa. È un classico tracciato di media montagna quello che condurrà il gruppo da Vence a Nizza, affrontando sei colli in 180 Km. Anche oggi le pendenze che si incontreranno non saranno insormontabili (il non plus ultra saranno i 6,6 Km al 6,8% della Côte de Peille, a 26 Km dall’arrivo) ma se prenderà il via un attacco serio, complice anche la tortuosità del tracciato, ci saranno i margini per cambiare i connotati alla Parigi-Nizza, come accadde nella famosa tappa di Fayence del 2009, quando Contador crollò dopo aver conquistato, con ampio margine, la maglia di leader il giorno prima sulla Montagne de Lure.
Visto nel complesso il disegno della Parigi-Nizza, la tappa decisiva dovrebbe, quindi, essere la tradizionale cronoscalata al Col d’Èze dell’ultimo giorno, 9600 metri variopinti, che debuttano impegnativi, per poi addolcirsi, riprendere piglio e infine tornare morbidi, divenendo addirittura quasi pianeggianti in vista del traguardo: continue variazioni di ritmo in grado di far naufragare le speranze di qualcuno in dirittura d’arrivo.
TIRRENO-ADRIATICO
L’11 Marzo, mentre alla Parigi-Nizza sarà in corso la frazione di Saint-Pourçain-sur-Sioule, a quasi 800 Km di distanza scatterà la 50° edizione della Tirreno-Adriatica, corsa nata nel 1966, su iniziativa del compianto Franco Mealli, per proporre un’alternativa italiana alla Parigi-Nizza, fino allora unica corsa a tappe prepatoria della Sanremo, gara nella quale i successi italiani latitavano da ben 13 anni.
La corsa avrebbe dovuto aprirsi con una cronometro a squadre di una ventina di chilometri, disegnata sul litorale della Versilia, ma il maltempo che ha colpito la zona di Forte dei Marmi negli scorsi giorni ha costretto gli organizzatori a rivederne il tracciato all’ultimo momento, limitandolo al solo territorio di Lido di Camaiore, dove già erano previste la partenza e l’arrivo della tappa, e cambiandone la “natura”, trasformandola in una prova individuale lunga poco più di 5 Km, una sorta di cronoprologo che assegnerà la prima maglia azzurra di leader della classifica.
I traguardi delle prime due frazioni in linea saranno i medesimi della scorsa edizione e vedranno il gruppo far scalo a Cascina il 12 Marzo e ad Arezzo il giorno successivo. Si tratta, in entrambi i casi, di tappe destinate ai velocisti, anche se presenteranno tipologie differenti di finale. La prima è una classica frazione per sprinter lunga 153 Km che, dopo aver affrontato in partenza la doppia ascesa al Monte Pitoro (tributo al GP di Camaiore, che quest’anno non si svolgerà), non presenterà ulteriori difficoltà altimetriche sin sul traguardo, dove si dovranno effettuare due tornate di un circuito di 20,6 Km. La terza tappa, 203 Km per andare da Cascina ad Arezzo, avrà una struttura simile (tratto in linea con qualche collina e poi un circuito di 11 Km da ripetere cinque volte) ma presenterà un finale più ostico perché il traguardo sarà collocato in vetta ad una rampetta in lastricato di un chilometro, in cima alla quale lo scorso anno s’impose lo slovacco Sagan, precedendo allo sprint un gruppetto ridotto a otto unità, con dentro anche velocisti del calibro di Impey, Greipel e Bennati. Sarebbe un finale sul quale sarebbe andato a “nozze” uno sprinter del calibro del tedesco Degenkolb, che ha dimostrato di saperci fare nei finali più ardui al recente Dubai Tour, ma che ha scelto di preparare la Sanremo sulle strade francesi.
Il week end di mezza Tirreno ospiterà le due giornate di montagna, quelle destinate a dar costume alla classifica generale, introdotte dalla tappa che dalla frazione aretina di Indicatore condurrà nelle Marche dove, dopo 226 Km (sarà la frazione più lunga delle sette previste), si farà traguardo a Castelraimondo. Era la frazione che prevedeva l’ascesa ai 1210 metri del Monte San Vicino, tolto da un percorso che, invece, conferma il valico precedente (Poggio San Romualdo, 934 metri, 10,8 Km al 6,4%) e raddoppia l’ascesa finale a Crispiero, che nel tracciato originario dovea essere affrontata una sola volta. Quest’ultima è un aguzzo dente di 3 Km, vero e proprio canino tagliente con la sua pendenza medai del 9,3%, la massima del 15% e la sede stradale stretta, da superare l’ultima volta quando mancheranno poco più di 4 Km alla linea d’arrivo.
La frazione regina sarà quella di domenica 15 Marzo, che scatterà da Esanatoglia per raggiungere un traguardo inedito per la Tirreno-Adriatico ma ben conosciuto al mondo del ciclismo perché, dopo 197 Km di gara, lo striscione sarà collocato ai 1675 metri di Campoforogna, sul Terminillo. Quella alla “Montagna di Roma” è una classica ascesa da prima settimana di Giro d’Italia, che alla “corsa rosa” viene inserita più che altro per dare una prima scremata alla classifica, ma in questo caso vale lo stesso discorso fatto per la tappa della Croix de Chaubouret. Aspettiamoci, dunque, una selezione più netta di quella che si vedrebbe a Maggio, anche perché 16,1 Km al 7,3% non sono comunque una passeggiata e, altro particolare da tenere presente, questo sarà l’arrivo più alto della storia della “corsa dei due mari”.
Spenti i riflettori sul Terminillo, se la classifica sarà ancora traballante questi si riaccenderanno sulla cronometro individuale finale, prima della quale si disputerà una penultima tappa poco impegnativa, tracciata per 210 Km tra Rieti e Porto Sant’Elpidio, attraversando la nervosa geografia delle colline marchigiane, solitamente terreno di gara di frazioni altimetricamente “nevrasteniche”. Stavolta s’è scelto un percorso poco impegnativo, che offrirà ai velocisti la terza e ultima opportunità di dare libero sfogo alle loro potenzialità, aiutati anche da un facile circuito finale di 14,4 Km, da inanellare due volte, che allontanerà dal traguardo le poche e facili salite presenti lungo la strada.
L’atto di chiusura, come detto, sarà contro il tempo, e si disputerà sul tracciato di 10 Km spaccati che caratterizza stabilmente l’ultimo giorno della Tirreno dal 2011. Si snoderà in andata-ritorno sul bel lungomare ombreggiato dalle palme che danno nome all’omonima riviera, con giro di boa al passaggio da Porto d’Ascoli, altimetria piatta come un biliardo e l’unica insidia del vento, sempre in agguato negli ambienti rivieraschi.
Mauro Facoltosi

Tra Tirreno-Adriatico e Parigi-Nizza, la volata per la Sanremo è lanciata... (genova.repubblica.it)
STAGIONE 2015: GRANDI NOMI AL CALDO DELLE TRE CORSE D’ARABIA
febbraio 4, 2015 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Al caldo del Golfo Persico si disputano una dopo l’altra, nello spazio di 18 giorni, le prime tre grandi corse a tappe del 2015. Prima il Dubai Tour, poi i giri del Qatar e dell’Oman consentiranno ai grandi nomi del gruppo di preparare la gamba in vista del debutto nelle prime importanti corse europee, con un pensiero anche al successo finale, in particolare in Oman, dove si affronterà la tradizionale e durissima salita alla Green Mountain, sulla quale negli ultimi anni è stato grande mattatore Froome. Tantissimo spazio per i velocisti, che “vedono” all’orizzonte anche la possibilità di mettere in cascina il successo finale in classifica a Dubai e in Qatar.
Sono le prime tre grandi corse a tappe della stagione 2015 per la qualità dei corridori che vi si schiereranno ai nastri di partenza. I giri di Dubai, del Qatar e dell’Oman, elencati in ordine cronologico d’effettuazione, vedranno in scena campioni del calibro degli spagnoli Valverde e Rodríguez, dello slovacco Sagan, del belga Gilbert, dell’elvetico Cancellara, del britannico Wiggins e, soprattutto, del nostro Vincenzo Nibali, di certo grande favorito per la vittoria nell’unica delle tre gare mediorientali idonea alle sue caratteristiche di scalatore, quella prevista sulle strade dell’Oman. Sarà l’occasione per tastare lo stato di forma dei “grandi” al caldo del Golfo Persico, mentre avranno parecchie occasioni di mettersi in mostra i velocisti – in particolare nelle prime due gare – tra i quali vedremo anche un figlio d’arte, Rick Zabel, passato professionista nel mese di giugno dello scorso anno e che dovrà vedersela con virtuosi dello sprint come il connazionale Kittel, i francesi Bouhanni e Démare, il norvegese Bouhanni, gli italiani Modolo e Guardini, lo spagnolo Ventoso, i fratelli olandesi Van Poppel per rimanere in tema di figli d’arte e, per finire, il belga Boonen, autentico “emiro” del Qatar in virtù delle 4 vittorie conseguite nelle 13 edizioni finora disputate, affermazioni alle quali ha affiancato ben 7 vittorie nella classifica a punti.
Vediamo ora nel dettaglio le tre corse arabiche che si succederanno nello spazio di 18 giorni, tra il 4 e il 22 febbraio.
DUBAI TOUR
L’unica delle tre corse organizzata da mano italiana (RCS Sport) consterà di 4 frazioni, come la scorsa edizione, quella del debutto in calendario di questa gara. Ci saranno delle novità e la prima e più rilevante sarà la cancellazione della tappa a cronometro, che lo scorso anno era risultata determinante per il successo finale dello statunitense Taylor Phinney ma che, proposta come tappa d’apertura, aveva agonisticamente “ammazzato” la corsa, risultata noiosa nelle rimanenti tre frazioni, tutte terminate allo sprint. Stavolta saranno i velocisti i grandi favoriti per il successo finale (su tutti Cavendish, che non prenderà il via al Giro del Qatar), nonostante l’inserimento nel tracciato – seconda novità – di un arrivo posto in vetta ad un muro arcigno ma brevissimo, sul quale gli sprinter potranno contenere l’inevitabile distacco, rimediabile grazie agli abbuoni previsti sugli altri traguardi e agli sprint intermedi. Mercoledì 4 febbraio la prima tappa (The Westin Dubai Stage) scatterà, come tutte le altre, dal Dubai International Marine Club per concludersi dopo 145 Km non distante dall’Union Flag House, l’edificio simbolo dell’indipendenza degli Emirati Arabi Uniti, dopo aver affrontato 4 tornate di un velocissimo circuito di 8,2 Km, anello caratterizzato da due rettifili di uno stesso viale, raccordati da due curve ad U, l’ultima piazzata a circa 3,5 Km dal traguardo. A parte questa prima frazione dal finale inedito, le rimamenti riproporranno gli stessi traguardi della scorsa edizione, a partire da quello previsto il 5 febbraio sull’isola artificiale di Palm Jumeirah dove si impose il tedescone Kittel. Per giungere di fronte all’hotel Atlantis, traguardo della frazione, bisognerà percorrere i 187 Km della “Nakheel Stage”, totalmente pianeggianti come quelli della prima e dell’ultima tappa, ma più insidiosi poiché gli ultimi 11 Km, quelli tracciati sulle strade di Palm Jumeirah, si snoderanno praticamente in “mare aperto”, con tutte le problematiche legate al vento e al rischio di ventagli. La successiva sarà la tappa “regina” del Dubai Tour 2005, ed avrà il traguardo fissato ad Hatta, cittadina situata in un’exclave dell’emirato collocata a ridosso del confine con il sultanato dell’Oman, dove dodici mesi fa pure vinse Kittel, che quest’anno non sarà della partita e che non avrebbe comunque avuto la possibilità di bissare il successo. Alla ricerca di un finale alternativo alla volata, infatti, gli organizzatori hanno deciso di spostare il traguardo dal centro di Hatta alla soprastante diga, dove si arriverà dopo aver percorso i 205 Km della “Dubai Silicon Oasis Authority Stage”, che proporranno tre salitelle intermedie non particolarmente rivelanti (anche se non sono uno scherzo i 2,6 Km all’8,8% dell’ascesa verso il Khalba Road Tunnel, da affontare però a 43 Km dall’arrivo) e, soprattutto, un muro finale di appena 200 metri, con inclinazioni fino al 17% che faranno gola ai finisseur (in primis Philippe Gilbert). Come detto, la brevità dello sforzo e il tracciato in precedenza non troppo duro dovrebbero consentire ai velocisti di non perdere troppi secondi e poi, l’indomani, di giocarsi la corsa nella conclusiva “Burj Stage”, 123 Km per emulare Kittel, che l’anno passato segnò uno strepitoso tris ai piedi degli 830 metri del Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo, che anche stavolta svetterà sull’ultimo traguardo del Dubai Tour.
TOUR OF QATAR
Neanche il tempo di “smaltire” il Dubai Tour e, ventiquattrore dopo, scatterà l’edizione n° 18 del Giro del Qatar, vera e propria riserva di caccia esclusiva per i velocisti grazie alla totale assenza di salite sul territorio dell’emirato. Nemmeno la tappa a cronometro di 11 Km potrà impensierirli più di tanto, sia per i pochi chilometri da percorrere, sia per gli abbuoni che, come al Dubai Tour, saranno assegnati sia agli arrivi di tappa, sia ai traguardi volanti, previsti in numero di 2 in ciascuna delle 5 frazioni in linea. I problemi più rilevanti potrebbe darli solo il vento che, complice proprio l’assenza di elevazioni, ha “carta bianca” per spazzare il territorio del Qatar, con tutte le problematiche connesse.
Preceduto di qualche giorno dalla gara riservata alla donne, il Tour of Qatar 2015 scatterà domenica 8 febbraio con una tappa di 136 km che taglierà nel mezzo la penisola collegando le località balneari di Dukhan e Sealine Beach, tradizionale sede di partenza (sarà così anche quest’anno) della frazione conclusiva. La seconda frazione, la più lunga dall’alto dei suoi 194 Km, si snoderà tra altre due località costiere, Al Wakra e Al Khor Corniche, percorrendo in gran parte le strade che attraversano il cuore geografico dello stato. Ora, al terzo giorno di gara, si disputerà la tappa più temuta dagli sprinter, la cronometro individuale tracciata per 11 Km quasi spaccati all’esterno del circuito motoristico del Losail, sullo stesso percorso sul quale si era gareggiato individualmente l’anno scorso (vinse l’austrialiano Michael Hepburn) e a squadre nel 2012 (successo della formazione statunitense Garmin – Barracuda) e che presenta 9 rettilinei raccordati da 7 curve. L’indomani si ripercorreranno a ritroso le rotte della seconda frazione, pedalando per 165 km da Al Thakhira a Mesaieed, alla vigilia di quella che, probabilmente, sarà la giornata più insidiosa. La quinta e penultima tappa si disputerà, infatti, all’estremità settentrionale della penisola, zona per la sua posizione particolarmente esposta alla forza del vento: in programma 153 Km tra la fortezza di Al Zubarah, unico monumento del Qatar iscritto nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO, e la località di Madinat Al Shamal, dove la tappa si concluderà affrontando un circuito di 13,4 Km che dovrà essere inanellato 3 volte. L’atto conclusivo, venerdì 13 febbraio, sarà una passerella di 113 Km in perfetto stile ultima tappa di un grande giro, con la partenza dal Sealine Beach Resort, una prima parte in linea e quindi il circuito finale di 5,7 Km disegnato sulla “corniche” della capitale Doha.
TOUR OF OMAN
Tutt’altra musica suonerà sulle strade dell’Oman, la cui corsa prenderà il via il 17 febbraio, quattro giorni dopo la conclusione del Giro del Qatar. La porzione della penisola arabica in cui è collocato il sultanato, infatti, è decisamente più montagnosa e, a partire dalla seconda edizione (2011), il Giro dell’Oman ha strizzato l’occhio agli scalatori proponendo come principale ghiottoneria l’arrivo in salita sulla “Montagna Verde”, che sempre si è rivelato determinante per la classifica finale e che è stato conquistato anche da Vincenzo Nibali (2012), mentre l’autentico mattatore di questa montagna è stato l’anglo keniota Froome, due volte vincitore in vetta e una volta secondo. Strutturato in sei frazioni come il Tour del Qatar, oltre alla tappa di montagna il Tour dell’Oman proporrà tre chanches per i velocisti mentre i finisseur avranno un traguardo tarato sulle loro corde e ci sarà una frazione di media montagna che sicuramente vedrà ancora sugli scudi gli uomini di classifica. Si partirà con un tappa altimetricamente tranquilla che, totalmente sgombra di dislivelli sensibili, condurrà il gruppo dal castello di Bayt al Naman ad Al Wutayyah, dopo aver percorso 161 Km e un dolce rampetta negli ultimi 400 metri che potrebbe dar qualche noia ai velocisti meno resistenti. Il giorno dopo da un altro castello, quello di Al Hazm, salperà la tappa dedicata ai finisseur, che troveranno pane per i loro denti negli ultimi 25 dei 195 Km in programma per arrivare ad Al Bustan, nel corso dei quali si dovranno affrontare due brevi salite, valide anche per la classifica dei GPM. La più interessante per inscenare una “sparata” è l’ultima, quella di Al Jissah, collocata a soli 5 Km dal traguardo, ma non durissima (2,8 Km al 5%), il che potrebbe far pensare anche ad un arrivo allo sprint a ranghi un po’ più ridotti, ricordando il finale quello della Milano-Sanremo. La terza frazione sarà, invece, la più semplice di tutte, non solo sotto l’aspetto altimetrico ma anche per la planimetria, che disegna due circuiti partendo dall’Al-Musannah Sports City per ritornarvi dopo aver percorso 158 Km e superato insignificanti falsipiani nell’entroterra. Questa facilissima tappa precederà di ventiquattrore il momento più atteso, l’arrivo sulla Green Mountain (o Jabal Al Akhdar, per dirlo all’araba), che i corridori raggiungeranno partendo dalla grande moschea voluta da Qabus dell’Oman, sultano dell’Oman dal 1970. e percorrendo 189 Km sostanzialmente privi di dislivelli significativi fino ai piedi dell’ascesa finale, lunga 5,7 Km e caratterizzata da una pendenza media importante, del 10,5%. Se ai 1235 metri della “Montagna Verde” i giochi non dovrebbero essersi chiusi a derimere definitivamente la questione sarà la tappa di media montagna prevista il giorno successivo tra la località balneare di Al Sawadi Beach e la sede del “Ministry of Housing”, 151 Km che presentaranno il momento clou negli ultimi 60 Km, nel corso dei quali dovrà essere superata per quattro volte la salita di Bousher Alamrat, anch’essa dotata di pendenze interessanti e che sarà scalata alternativamente da due versanti differenti (3 Km al 9,7% e 2,7 Km al 7,8%). Dopo l’ultima scalata bisognerà percorrere 12 Km per andare al traguardo, ricalcando il finale della quarta frazione della scorsa edizione del Giro dell’Oman, che non tradì le attese con il successo dello slovacco Peter Sagan allo sprint sul colombiano Urán mentre Nibali giunse 3° a 2 secondi.
Come in Qatar, anche la tappa conclusiva avrà l’aspetto della passerella, un pelino più complicata rispetto al solito poiché, dopo la partenza dalla sede della compagnia aerea Oman Air, nel corso dei 133 Km che condurranno alla località portuale di Matrah dovranno essere nuovamente superate le due salitelle che avevano punteggiato il finale della seconda frazione, stavolta meno insidiose per i velocisti perché più lontane dal traguardo, collocato a 27 Km dalla cima di Al Jissah e al termine di un circuito cittadino di 7 Km che dovrà essere percorso due sole volte.
Mauro Facoltosi

Lo spettacolare scenario della diga di Hatta, traguardo della tappa ''regina'' del Dubai Tour (wikipedia)
VUELTA A ESPAÑA 2014 – LA “TERCERA SEMANA”
settembre 5, 2014 by Redazione
Filed under Approfondimenti
È la settimana più dura delle tre, destinata a definire i connotati della sessantanovesima edizione della Vuelta. In questi sette giorni la parte del padrone le faranno ancora le montagne, con tapponi decisamente “nutriti” nei quali vedremo i corridori affrontare i sesti gradi della Camperona, la mitica ascesa verso i Laghi di Covadonga, quella meno nota (ma non meno impegnativa) di Somiedo, le infide e ventose colline galiziane e il duro Puerto de Ancares, ultima chiamata all’appello per gli scalatori alla vigilia della cronometro conclusiva. Fore troppo corta, però, perché possa essere decisiva
14a TAPPA: SANTANDER – LA CAMPERONA (VALLE DE SABERO) (200,8 Km)
La settimana decisiva della Vuelta si apre con l’ennesimo arrivo in salita, un’altra meta inedita per la corsa a tappe spagnola che oggi pianterà le tende nella Valle di Sabero, al termine della seconda tappa più lunga di quest’edizione. Il traguardo sarà collocato ai 1600 metri della Camperona, montagna della Cordigliera Cantabrica sulla quale si giungerà dopo aver affrontato un’ascesa double-face di poco più di 8 Km. Se i primi 5 Km non presenteranno soverchie difficoltà – fin lì la pendenza media sarà del 4% – gli ultimi 3000 metri punteranno dritti verso il cielo e proporranno l’epilogo di tappa più aspro della Vuelta 2014, con 405 metri di dislivello ancora da affrontare e inclinazioni da sveglia, 13,9% la media e 22% la massima. Prima del muro finale i corridori dovranno affrontare altri due GPM, troppo lontani dall’arrivo per poter risultare rilevanti, anche se potrebbero rimanere nelle gambe i quasi 21 Km d’ascesa del Puerto de San Glorio, la più lunga tra le 40 salite ufficiali previste dall’intero percorso della Vuelta. Inedita la Camperona, non lo è Santander che ha già accolto 34 arrivi di tappa della corsa spagnola, ospitata sin dalla prima edizione (1935), quando vi si concluse la seconda frazione, vinta dallo spagnolo Antonio Escuriet. L’ultimo a imporsi è stato un italiano, Alessandro Petacchi nel 2003, e prima di lui gli altri nostri connazionali a imporsi nel capoluogo della Cantabria, la romana ‘’Portus Victoriae‘’, sono stati Giovanni Lombardi nel 2002, Mariano Piccoli nel 2000, Gianluca Pianegonda nel 1995, Alessio Di Basco nel 1994, Guido Bontempi nel 1991 e Francesco Moser nel 1984.
15a TAPPA: OVIEDO – LAGOS DE COVADONGA (152,2 Km)
Prima della scoperta dell’Angliru era la salita simbolo della Vuelta quella diretta ai Laghi di Covadonga, un’ascesa che poteva e può ancora essere definita l’Alpe d’Huez spagnola. Battezzata per la prima volta in tempi relativamente recenti, per la precisione il 2 maggio del 1983 (fino al 1994 la corsa a tappe iberica si disputata in primavera), divenne subito un ingrediente irrinunciabile se si pensa che nei trent’anni successivi è stata inserita ben 18 volte nel tracciato. A far scoccare il classico “colpo di fulmine“ non furono soltanto i numeri dell’ascesa (12,2 Km, 890 metri di dislivello, una pendenza media del 7,2% e una massima del 17,5%) ma anche la bellezza della zona d’arrivo, nel bel mezzo del Parco Nazionale dei Picos de Europa, il primo creato in Spagna, luogo dove finora mai nessun italiano sì è mai imposto: il primo a “domare“ i Lagos fu lo spagnolo Marino Lejarreta nel 1983, l’ultimo il suo connazionale Antonio Piedra nel 2012 e, in mezzo, si segnalano le affermazioni di Pedro Delgado, Luis Herrara e Laurent Jalabert, tutti e tre in grado di imporsi due volte su questo traguardo. Anche la città di partenza, Oviedo, è una meta frequente della Vuelta e fino ad oggi è stata in 9 occasioni sede d’arrivo, tra le quali ci piace ricordare la seconda tappa dell’edizione del 1956: quel giorno s’impose Angelo Conterno, che a Oviedo conquistò quella maglia amarillo che porterà fino a Bilbao, quell’anno meta dell’ultima tappa, primo italiano a conquistare la Vuelta.
16a TAPPA: SAN MARTÍN DEL REY AURELIO – LA FARRAPONA (Lagos de Somiedo) (160,5 Km)
Cambiano i “lagos“ ma non la musica in questa Vuelta che, anzi, oggi alzerà decisamente i toni per mettere in scena quella che, a ragione, è stata definita la tappa regina dell’edizione 2014. I numeri parlano chiaro e mettendo insieme quelli dei cinque GPM in programma lungo i 160 Km del tracciato ne esce una “macrosalita“ di quasi 52 Km, denotata da una pendenza media globale del 7,2%. Per com’è costruita la tappa e per il tipico andazzo visto nelle tappe di montagna del recente passato, c’è la seria possibilità che i big snobbino le prime quattro asperità e concentrino le loro azioni nel tratto finale dell’ascesa verso il traguardo, comunque in grado anche da sola di provocare una buona selezione, anche perché a quel punto i corridori avranno nelle gambe le asperità precedenti. Sono proprio le ultime due ascese le più impegnative, con 10 Km all’8,5% del Puerto de San Lorenzo prima e quindi i 16,5 Km al 6,2% della Farrapona, che è già stata affrontata alla Vuelta del 2011, quando su questo traguardo – allora inedito – si affermò l’estone Rein Taaramäe, mentre la maglia di leader rimaneva per l’ultimo giorno sulle spalle del britannico Wiggins che il giorno dopo, sull’Angliru, lascerà definitivamente le insegne del primato allo spagnolo Cobo Acebo. San Martín del Rey Aurelio, comune nato nel 2007 dalla fusione dei centri di El Entrego, Sotrondio e Blimea, accoglierà la Vuelta per la prima volta nella sua giovane storia.
MARTEDÌ 9 SETTEMBRE – GIORNO DI RIPOSO
17a TAPPA: ORTIGUEIRA – A CORUÑA (190,7 Km)
È l’ultima occasione che avranno a disposizione i velocisti e per questa giornata si preannuncia grande e faticoso lavoro per le loro squadre. Frazioni come quella che terminerà alla Coruña, infatti, non sono di facile gestione e non soltanto per i continui saliscendi che proporrà il tracciato di una tappa che ricorda nel disegno certe frazioni collinari della Tirreno-Adriatico. Oggi, infatti, si correrà per lunghissimi tratti in vista della costa oceanica e bisognerà fare i conti con il vento, variabile che è all’ordine del giorno nelle zone costiere della Galizia, la regione che ospiterà questa e le rimanenti quattro giornate di gara della Vuelta. Quanto possa essere forte il vento a queste latitudini lo dimostra proprio l’ultima delle 11 tappe finora terminate alla Coruña, comune che si situa all’estremità nordoccidenteale della penisola iberica: quel giorno, era il 1995, l’organizzazione fu costretta ad annullare tutta la prima parte della tappa, vinta dal tedesco Wüst, perché le forti folate misero addirittura in pericolo l’incolumità dei corridori. Verrà, invece, iscritto per la prima volta nella nomenclatura della Vuelta il nome di Ortigueira, località galiziana conosciuta agli appassionati di musica folk celtica per l’organizzazione di un apposito festival, che qui si tiene del 1978.
18a TAPPA: A ESTRADA – MONTE CASTROVE (MEIS) (157 Km)
Un’altra bella razione di vento attende oggi i corridori, nei lunghi tratti costieri che conduranno verso i chilometri conclusivi di questa tappa di media montagna che si concluderà con la doppia scalata al Monte Castrove. Ancora un arrivo in salita si para all’orizzonte e, a questo punto, entrerà in gioco anche il progressivo declino delle energie generali, essendo ormai nel pieno della terza settimana di gara. Per questo motivo la salita finale, che dovrà essere presa di petto due volte nel volgere di 23 Km, potrebbe rivelarsi più impegnativa del previsto e i suoi 7 Km al 7%, con punte fino al 16%, riservare sgradite sorprese a qualcuno. Sia A Estrada, sia Meis debuttano come sedi di tappa alla Vuelta e anche l’ascesa al Castrove è una novità assoluta, mai affrontata prima nemmeno come GPM di passaggio.
19a TAPPA: SALVATERRA DO MIÑO – CANGAS DO MORRAZO (180,5 Km)
Il percorso odierno è ancora di media montagna ma, molto probabilmente, oggi non vedremmo i big della classifica in azione. Il tracciato consente minori margini di movimento agli scalatori rispetto a quello della tappa del Castrove e, anche per risparmiare energie preziose, si preferirà prendere una mezza giornata di riposo prima di dare l’ultimo assalto alla maglia “roja“ l’indomani, nella tappa d’alta montagna che terminerà sul duro Puerto de Ancares. Oggi spazio ai fuggitivi, dunque, e a tutti quelli che finora saranno rimasti a bocca asciutta. Il tentativo nascerà, come sempre, nei chilometri iniziali e poi, superato indenne il GPM del Monte da Groba, che lo scorso anno fu primo arrivo in salita alla Vuelta (primo Nicolas Roche e maglia rossa a Nibali), si selezionerà sull’ascesa al Monte Faro, piazzata a 15 Km dall’arrivo. Le pendenze di quest’ultima difficoltà di giornata (4,7 Km al 7%), però, potrebbero comunque ispirare anche interessanti azioni nel gruppo dei migliori, se qualcuno vorrà provare a rendere la corsa dura, avrà ancora nel mirino l’alta classifica e non vorrà attendere il tappone dell’Ancares. Come le due località di tappa del giorno precedente, anche per Salvaterra do Miño e Cangas do Morrazo si tratterà della prima volta.
20a TAPPA: SANTO ESTEVO DE RIBAS DE SIL – PUERTO DE ANCARES (185,7 Km)
Dall’antico monastero di Santo Estevo de Ribas de Sil, costruito prima del X secolo e per la prima volta “abbracciato“ dalla Vuelta di Spagna, prende il via l’ultima tappa di montagna, estrema occasione per gli scalatori per tentare di scardinare la classifica generale alla vigilia della frazione conclusiva. La tappa presenta 4 colli da scavalcare, sui quali spiccano gli ultimi due, il primo classificato di 1a categoria e il secondo appartenente all’esclusiva categoria “especial“, riservata alle ascese più dure e blasonate e che in quest’edizione annoverava soli due nomi, i Lagos di Covadonga e questo traguardo al Puerto de Ancares. Essendo l’ultimissima occasione e in previsione di una cronometro finale molto corta – e, per questo motivo, forse inutile ai fini della classifica – bisognerà sfruttarla appieno e non attendere, come si è visto spesso nei tapponi di questi ultimi anni, titubare e attendere l’ultima ascesa per sferrare gli attacchi decisivi. Anche perché i 10 Km al 6,7% del penultimo colle, l’Alto de Folgueiras de Aigas, potrebbero far più male del previsto quando sì è agli sgoccioli di una corsa a tappe lunga più di 3000 Km. Terminata la discesa subito si riprenderà a salire verso l’Ancares, valico che la Vuelta ha scoperto in tempi recenti, scalato per la prima volta nel 2011 come GPM di passaggio nel corso della tappa Sarria – Ponferrada e immediatamente riproposto l’anno successivo come arrivo di tappa, conquistato dallo spagnolo Joaquín Rodríguez Oliver. Stavolta l’ascesa sarà ancora più impegnativa rispetto alla tappa vinta dal popolare “Purito“ perché si salirà di ulteriori 3 Km, fino al valico vero e proprio, affrontando complessivamente 12,7 Km all’8,7% di pendenza media ed un picco al 18%
21a TAPPA: CIRCUITO DI SANTIAGO DE COMPOSTELA (cronometro individuale – 9,7 Km)
La Vuelta “tradisce“ Madrid e quest’anno non conclude il suo lungo viaggio nella capitale spagnola, bensì a Santiago de Compostela. Era successo l’ultima volta nel 1993 e anche in quell’occasione l’ultimo atto fu una frazione contro il tempo con il traguardo fissato nella meta ultima del celebre “Cammino“. Le tappe del 1993 e del 2014 non saranno, però, lontanamente paragonabili tra di loro perché, se la frazione che chiuse la Vuelta di 21 anni era una vera e propria cronometro di quasi 45 Km, quella del 2014 sarà più che altro una “passerella“ di poco meno di 10 Km che potrebbe rivelarsi inutile e che ricorda la tappa finale del Giro d’Italia del Centenario (2009), una quindicina di chilometri disegnati nella stupenda cornice di Roma. La speranza degli organizzatori, probabilmente, è che l’Ancares non abbia detto l’ultima parola sulla classifica e che tutto si giochi in questi 10 Km che favoriscono i passisti grazie ad un tracciato completamente pianeggiante e poco tortuoso. Sul far della sera di domenica 14 settembre scopriremo se, all’ombra della basilica intitola all’apostolo San Giacomo il Maggiore, questi ultimi colpi di pedale saranno serviti per cambiare il volto alla 69a Vuelta a España.
Mauro Facoltosi

Uno degli spettacolari laghi di Covadonga (www.celoriu.com)
VUELTA A ESPAÑA 2014 – LA “SEGUNDA SEMANA”
agosto 29, 2014 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Sono un crescendo di difficoltà le tre settimane della Vuelta 2014. Archiviati i primi sette giorni di “studio”, culminati con l’arrivo in salità di giovedì all’Alto Cumbres Verdes, la seconda settimana proporrà tre appuntamenti segnati in rosso sui “roadbooks” di ciascuna formazione. Si comincerà domenica 31 agosto con l’arrivo in salita ad Aramón Valdelinares al quale seguiranno a ruota, affrontata anche la prima giornata di riposo, la tappa a cronometro di Borja e quindi l’inedito traguardo al santuario di San Miguel de Aralar, posto al termine di una ripida ascesa dal fondo cementato.
8a TAPPA: BAEZA – ALBACETE (207 Km)
Siamo solo all’ottava tappa, quattordici ne mancano alla conclusione ma questa sarà già la terzultima occasione per i velocisti, categoria non molto apprezzata dagli organizzatori della Vuelta, per la quale, dopo di questo, ci saranno a disposizione solo i traguardi di Logroño e della Coruña. Anche per questo motivo s’è pensato di non caricare eccessivamente di difficoltà altimetriche queste tre rimanenti frazioni e, oggi, percorrendo i 207 Km verso Albacete, nella tappa più lunga dell’edizione 2014, s’incontreranno al massimo dislivelli talmente modesti che anche il termine di “zampellotti“ appare esagerato. Gli ultimi 70 Km, poi, saranno tutti un’interminabile e dolcissima planata verso Albacete, il centro capoluogo dell’omonima provincia, dove all’ombra della gotico-rinascimentale cattedrale di San Giovanni Battista per la ventesima volta nella storia si concluderà una tappa della Vuelta, un elenco inaugurato dallo spagnolo Julián Berrendero nella prima tappa dell’edizione del 1942 e per ora chiuso dal suo connazionale Isidro Nozal nel 2003, passando per le affermazioni di Stefano Allocchio nel 1989 e di Alessandro Petacchi nel 2003. Dal canto suo Baeza, centro iscritto tra i patrimoni dell’umanità dell’UNESCO per la sua struttura urbanistica rinascimentale ottimamente conservata, debutterà quest’anno come sede di tappa.
9a TAPPA: CARBONERAS DE GUADAZAÓN – ARAMÓN VALDELINARES (185 Km)
Dopo la tappa della Zubia si tornerà a parlare di montagna nella giornata che proporrà la Cima Fernández, ovvero la salita più elevata della Vuelta, intitolata alla memoria dello scalatore spagnolo Alberto Fernández, deceduto in un incidente stradale nel 1984, all’età di 29 anni, e che in carriera aveva conquistato una tappa alla Vuelta (a Castellar de Nuch nel 1983) e due al Giro (a Campitello Matese e a Colli San Fermo, sempre nel 1983). Quest’anno lo speciale riconoscimento sarà attribuito al vincitore della tappa poiché i 1975 metri del traguardo saranno il punto più elevato toccato dai corridori, al termine di un’ascesa di 8 Km al 6,6% di pendenza media, che presenta i tratti più impegnativi nel finale (2 Km all’8,5% prima del chilometro conclusivo facilissimo). Molto probabilmente i big attenderanno la salita finale, tentando al massimo una prima accelerata per sfoltire il gruppo sul colle immediatamente precedente, l’Alto de San Rafael (11,5 Km al 4,2%), il cui scollinamento è posizionato a 5,5 Km dall’attacco dell’ultima difficoltà di giornata. Carboneras de Guadazaón, comune della comunità autonoma della Castiglia-La Mancia, accoglierà per la prima volta il Giro di Spagna, mentre la stazione invernale di Aramón Valdelinares è stata sede di tappa nel 2005, al termine di una frazione vinta dallo spagnolo Roberto Heras, che poi s’imporrà anche nella classifica finale, successo annullato in seguito ad una positività all’EPO e restituitogli solo nel 2012.
LUNEDÌ 1 SETTEMBRE – GIORNO DI RIPOSO
10a TAPPA: REAL MONASTERIO DE SANTA MARÍA DE VERUELA – BORJA (cronometro individuale – 36,7 Km)
È l’unica occasione che avranno a disposizione i passisti in questa edizione della Vuelta per metter più minuti possibili tra di loro e gli scalatori, naturali favoriti per il successo finale, poiché la crono dell’ultimo giorno a Santiago di Compostela misurerà appena 10 Km e, probabilmente, non sarà utile nemmeno per definire i gradini più bassi del podio. Bisognerà, dunque, dare tutto nei quasi 37 Km di questa frazione contro il tempo che, tra l’altro, non sarà per loro del tutto agevole perché nei primi 11 Km si dovrà pedalare in salita per passare dai 655 metri della partenza, prevista presso l’abbazia cistercense di Santa María de Veruela (neofita della Vuelta così come il traguardo di Borja), ai 1000 metri spaccati dell’Alto del Moncayo che presenterà salita vera – anche se non impossibile – solamente negli ultimi 2,2 Km, caratterizzati da una pendenza media del 5,5%. La musica cambierà diametralmente nei rimanenti 25,4 Km che, pur essendo la discesa vera e propria limitata a un breve tratto immediatamente successivo allo scollinamento, avranno la fisionomia di una costante planata, fin sul traguardo di Borja, nel paese d’origine del famoso casato dei Borgia, e consentiranno ai cronoman di recuperare il tempo eventualmente perduto nella prima parte.
11a TAPPA: PAMPLONA – SANTUARIO DE SAN MIGUEL DE ARALAR (153,4 Km)
Ci sarà una sola tappa pirenaica nell’edizione 2014 della Vuelta ma quasi sicuramente lascerà il segno la doppiamente inedita scalata al santuario romanico di San Miguel de Aralar. I suoi 10 Km saranno affrontati per la prima volta nella storia e, altra novità, saranno quasi tutti pavimentati in cemento, con l’asfalto che, salutato a inizio ascesa, tornerà a far capolino sotto le ruote solamente negli ultimi 300 metri. Nel recente passato della Vuelta ci sono già state salite dal finale cementato (Cuitu Negru, Bola del Mundo), ma si era trattato di tronconi non così lunghi. Non si raggiungeranno le punte di pendenza estreme di quei traguardi, ma il particolare fondo – unito ai non trascurabili numeri di questa salita, che presenta una pendenza media del 7,5% e un picco del 14%, raggiunto a circa 1,5 Km dal traguardo – farà di questa una delle frazioni più importanti dell’edizione 2014 della corsa a tappe iberica. Prima di questo finale il tracciato proporrà un’altra salita, ma il Puerto de Lizarraga è troppo pedalabile e lontano dal traguardo e, dunque, la gara si accenderà esclusivamente lungo l’ascesa finale o in prossimità di essa. Inedito, come detto, l’arrivo al santuario di San Miguel de Aralar, Pamplona è, invece, una vecchia conoscenza della Vuelta con 23 tappe disputate tra il 1947 e il 2012, quando la corsa spagnola si aprì proprio nel capoluogo della Navarra con una cronometro a squadre vinta dalla Movistar. Mai nessun italiano si è imposto su questo traguardo che nel 1996 fu proposto anche al Tour de France (successo di Laurent Dufaux) e che era stato previsto anche durante la Vuelta del 1968 (sarebbe stata la 24a volta), quando la tappa fu sospesa e annullata a causa dello scoppio di una bomba lungo la discesa dal Puerto de Urbasa.
12a TAPPA: CIRCUITO DI LOGROÑO (166,4 Km)
Dopo 48 ore prevedibilmente intense sul piano agonistico, la Vueltà proporrà una sorta di giorno di riposo in corsa. La dodicesima frazione sarà, infatti, la più facile tra le 18 tappe in linea previste quest’anno. Il tracciato si annuncia semplicissimo, sotto tutti gli aspetti, a partire da quello planimetrico poiché si gareggerà in un circuito semicittadino di una ventina di chilometri, che dovrà essere ripetuto otto volte. Il grafico altimetrico sarà movimentato solo da una lievissima increspatura, collocata quasi a metà dell’anello, che non farà né gola, né paura a nessuno: l’esito più probabile per questa giornata sarà l’arrivo allo sprint, come quello vinto dal tedesco Degenkolb a Logroño nel 2012, quando la quinta tappa della Vuelta si disputò proprio su questo stesso circuito. Fu l’ultimo dei 15 traguardi finora disputati nel capoluogo della comunità autonoma della Rioja, dal 2012 insignita anche del titolo di capitale gastronomica della nazione spagnola. In precedenza qui si erano imposti, tra gli altri, gli italiani Ernesto Bono nel 1962 e Nicola Minali nel 1995, mentre il primo fu lo spagnolo Delio Rodríguez nel 1941.
13a TAPPA: BELORADO – OBREGÓN (PARQUE DE CABÁRCENO) (188,7 Km)
La seconda settima di Vuelta si chiuderà con una frazione di media montagna che pare la fotocopia di quella disputata, al terzo giorno di gara, viaggiando verso Arcos de la Frontera. Come in quella tappa si uscirà dalla fase altimetricamente più rilevante (tre GPM consecutivi, due di 3a e uno di 2a categoria) a una quarantina di chilometri dall’arrivo, in vista del quale si dovrà superare uno strappo che, a differenza di quello affrontato nel finale di Arcos, è più ripido e non coinciderà con l’arrivo ma culminerà quando mancheranno circa 1700 metri alla conclusione. Quella tappa era terminata con una volata di 45 corridori (contando anche quelli arrivati distaccati di 7″), mentre stavolta ci saranno più chanches per i fuggitivi, anche perché le squadre probabilmente punteranno a risparmiare energie in vista delle tre impegnative frazioni di montagna previste nei giorni successivi. Belorado, piccolo comune della comunità autonoma della Castiglia e León, ospiterà per la prima volta sulle sue strade la Vuelta, mentre all’interno del Parco della Natura di Cabárceno – conosciuto soprattutto per la sua fauna, che vi vive in regime di semilibertà – si è già conclusa una tappa nel 1996, vinta dopo una lunga fuga dall’italiano Biagio Conte, oggi ancora in gruppo essendo uno dei direttori sportivi della Cannondale Pro Cycling.
Mauro Facoltosi

Il santuario di Santuario di San Miguel de Aralar, traguardo dell'undicesima tappa della Vuelta 2014 (www.ojodigital.com)
VUELTA 2013 & 2014: LE STARTING LIST A CONFRONTO
agosto 23, 2014 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Nonostante il forfait last minute del campione uscente Chris Horner e quella già annunciata da tempo di Vincenzo Nibali, sarà una Vuelta stellare quella che si accinge a prendere il via da Jerez de la Frontera e basta citare per questo i nomi di Chris Froome, Alberto Contador, Joaquim Rodríguez, Nairo Quintana e Alejandro Valverde in chiave classifica generale e quelli di Peter Sagan, Fabian Cancellara e Philippe Gilbert per quanto riguarda i successi parziali; di seguito analizziamo i roster di ciascuna delle 22 formazioni in gara, 19 delle quali presenti già nel 2013, confrontate con quelle della passata stagione da cui si evince una netta crescita della qualità complessiva dei corridori al via.
MOVISTAR 2013: Alejandro Valverde, Eros Capecchi, Imanol Erviti, Iván Gutiérrez, José Herrada, Beñat Intxausti, Pablo Lastras, Javier Moreno, Sylwester Szmyd.
MOVISTAR 2014: Alejandro Valverde, Javier Moreno, Adriano Malori, José Herrada, Gorka Izagirre, Jonathan Castroviejo, Imanol Erviti, Nairo Quintana, Andrey Amador.
Nel 2013 vi era un uomo di classifica importante come Valverde, reduce da un buon Tour chiuso al 9° posto malgrado diversi minuti persi nella tappa dei ventagli, ma questa volta accanto al murciano, che ha parzialmente deluso alla Grande Boucle ma si è riscattato a San Sebastiàn, vi è colui che probabilmente è il principale favorito di questa Vuelta, ovvero un Quintana che dopo il trionfo del Giro ha preparato a puntino la corsa a tappe iberica aggiudicandosi la Vuelta a Burgos. Per quanto riguarda i gregari, probabilmente i vari Malori, Gorka Izagirre, Castroviejo e Amador non garantiscono quelle punte di rendimento in salita che garantivano sulla carta Capecchi e Intxausti più di uno Szmyd già in declino nella passata stagione, ma di sicuro sono superiori in pianura; pertanto nel complesso la formazione del 2014 è chiaramente superiore.
AG2R 2013: Domenico Pozzovivo, Julien Bérard, Carlos Betancur, Steve Chainel, Mikael Cherel, Ben Gastauer, Lloyd Mondory, Matteo Montaguti, Rinaldo Nocentini.
AG2R 2014: Carlos Betancur, Maxime Bouet, Hubert Dupont, Damien Gaudin, Patrick Gretsch, Yauheni Hutarovich, Lloyd Mondory, Rinaldo Nocentini, Sébastien Turgot.
La perdita di Pozzovivo per una recente caduta in allenamento è pesantissima per la compagine transalpina che, alla luce delle pessime condizioni di forma in cui, come peraltro nel 2013, sembra essere Betancur, rischia di trovarsi senza un uomo in grado di fare classifica. E’ vero che per il resto Bouet e Dupont sono due discreti scalatori, che un anno fa non erano al via, e Hutarovich può dire la sua nelle volate (complice anche l’assenza di una grande concorrenza), ma l’assenza di Pozzovivo fa sì che la formazione del 2013 abbia una preferenza, sia pure lieve.
ARGOS-SHIMANO 2013: Niklas Arndt, Warren Barguil, Johannes Froehlinger, Thierry Hupond, Reinardt Janse Van Rensburg, Tom Peterson, Georg Preidler, Ramon Sinkeldam, Tom Stamsnijder.
GIANT-SHIMANO 2014: Niklas Arndt, Warren Barguil, Lawson Craddock, John Degenkolb, Johannes Froehlinger, Chad Haga, Koen De Kort, Tobias Ludvigsson, Ramon Sinkeldam.
Rispetto alla passata stagione la formazione olandese può contare su un Barguil molto cresciuto (forse non per poter puntare a una top ten nella generale ma di sicuro per dire la sua nelle tappe di montagna, come avvenuto nella scorsa edizione della Vuelta), su un Arndt che a sua volta ha compiuto il salto di qualità per quanto riguarda le volate, su un buon cronoman come Ludvigsson ma soprattutto su un corridore vincente come Degenkolb che nel 2012 si era aggiudicato ben 5 tappe. L’unica perdita di una certa entità è quella di un buon scalatore come Preidler, ma nel complesso la formazione attuale è nettamente superiore.
ASTANA 2013: Vincenzo Nibali, Janez Brajkovic, Jakob Fuglsang, Andriy Grivko, Maxim Iglinskiy, Tanel Kangert, Paolo Tiralongo, Alessandro Vanotti, Andrey Zeits.
ASTANA 2014: Fabio Aru, Mikel Landa, Tanel Kangert, Paolo Tiralongo, Daniil Fominykh, Andrea Guardini, Alexey Lutsenko, Andrey Zeits, Jacopo Guarnieri.
Sebbene la sua preparazione per la corsa spagnola non fosse stata propriamente ideale, un anno fa Nibali si è presentato al via per vincere cosa che difficilmente, al di là degli exploit del Giro d’Italia, potrà fare un Aru apparso peraltro in ritardo di condizione al Giro di Polonia. Complessivamente con Brajkovic e Fuglsang oltre ai riconfermati Kangert e Tiralongo la formazione del 2013 aveva più qualità in salita sebbene Landa, più adatto comunque alle brevi corse a tappe, possa avere punte di rendimento superiori. In compenso nella compagine attuale sono presenti Guardini – ovvero il corridore più veloce al via della Vuelta, sebbene questo non implichi necessariamente suoi successi nelle frazioni che si concluderanno allo sprint – e una valida spalla come Guarnieri. Tuttavia Nibali, anche prima della consacrazione avvenuta all’ultimo Tour, è pur sempre Nibali e pertanto accordiamo una preferenza sia pure lieve alla compagine di un anno fa.
BELKIN 2013: Bauke Mollema, Theo Bos, Graeme Brown, Stef Clement, Juan Manuel Garate, Luis Leon Sánchez, David Tanner, Laurens Ten Dam, Robert Wagner.
BELKIN 2014: Stef Clement, Laurens Ten Dam, Robert Gesink, Moreno Hofland, Martijn Keizer, Wilco Kelderman, Paul Martens, Maarten Tjallingii, Robert Wagner.
Nella formazione del 2013 erano al via due potenziali uomini da top ten, peraltro entrambi reduci dal Tour, come Mollema e Ten Dam mentre in quella attuale ve ne sono tre: Gesink è un’incognita dopo la recente operazione al cuore ma ha dato buoni segnali al Giro di Polonia e potrebbe far valere la sua freschezza, Kelderman ha brillato al Giro e potrebbe ripetersi anche a una Vuelta in cui ha affinato al meglio la condizione al Tour of Utah; Hofland, per quanto riguarda le volate, non è inferiore a Bos anche se potrebbe avere un treno non all’altezza di quello del connazionale che poteva contare su Brown e Tanner. L’unica assenza pesante è quella di un cacciatore di tappe come Luis Leon Sánchez: nel complesso, però, la formazione attuale ha qualcosa in più.
BMC 2013: Philippe Gilbert, Yannick Eijssen, Martin Kohler, Sebastian Lander, Klaas Lodewyck, Dominik Nerz, Marco Pinotti, Ivan Santaromita, Danilo Wyss.
BMC 2014: Cadel Evans, Dominik Nerz, Philippe Gilbert, Samuel Sánchez, Rohan Dennis, Larry Warbasse, Danilo Wyss, Manuel Quinziato, Steve Morabito.
Difficilmente Sánchez ed Evans, sebbene soprattutto l’australiano sia apparso in ottima condizione aggiudicandosi due tappe consecutive al Tour of Utah, potranno puntare a qualcosa in più di un posto tra i primi 10; in ogni caso offrono certamente più garanzie in chiave classifica generale rispetto a quelle che offrivano Santaromita e il comunque riconfermato Nerz nella scorsa Vuelta. Considerando che Morabito, Dennis e Quinziato sono a loro volta atleti di qualità superiore rispetto a coloro di cui prendono il posto – eccezion fatta per Pinotti che, però, non era al top della condizione nel 2013 – e che Gilbert pur non essendo più quello straripante di un tempo è comunque un eccellente cacciatore di tappe, la compagine del 2014 è di gran lunga superiore.
CAJA RURAL 2013: David Arroyo, Javier Aramendia, André Cardoso, Fabricio Ferrari, Marcos Garcia, Francesco Lasca, Antonio Piedra, Amets Txurruka, Ivan Velasco.
CAJA RURAL 2014: Luis Leon Sánchez, David Arroyo, Francesco Lasca, Javier Aramendia, Amets Txurruka, Pello Bilbao, Antonio Piedra, Lluís Guillermo Mas, Karol Domagalski.
Non vi sono grossi cambiamenti tra le due formazioni con Arroyo che punterà a un posto tra i primi 10 della generale, Txurruka e Piedra ad azioni di lunga gittata nelle tappe di montagna e Lasca a piazzamenti nelle frazioni che si concluderanno allo sprint. Ma nella formazione attuale vi è un Sánchez che, sebbene non sia più l’atleta di qualche stagione orsono, fa comunque sì che il roster del 2014 sia preferibile.
CANNONDALE 2013: Ivan Basso, Guillaume Boivin, Tiziano Dall’Antonia, Lucas Sebastian Haedo, Paolo Longo Borghini, Maciej Paterski, Daniele Ratto, José Cayetano Sarmiento, Cameron Wurf.
CANNONDALE 2014: George Bennett, Peter Sagan, Paolo Longo Borghini, Matthias Krizek, Alessandro De Marchi, Oscar Gatto, Guillaume Boivin, Damiano Caruso, Maciej Bodnar.
Nel 2013 Basso, che aveva saltato il Giro d’Italia, si è presentato al via della Vuelta con ambizioni di chiudere sul podio o quantomeno di avvicinarlo, cosa che nè Caruso nè Bennett nè De Marchi sono in grado di fare. Tuttavia questi tre atleti citati fanno sì che la qualità media della compagine attuale in montagna sia superiore a quella di un anno fa, dove Basso era affiancato solo dal talento inespresso Sarmiento. E’, soprattutto, la presenza di Sagan, al di là di una stagione fin qui buona non eccezionale, a far sì che la formazione del 2014 sia di gran lunga superiore.
COFIDIS 2013: Jérome Coppel, Yohann Bagot, Cyril Bessy, Nicolas Edet, Luis Angel Mate, Adrien Petit, Stéphane Poulhies, Nico Sijmens, Romain Zingle.
COFIDIS 2014: Yoann Bagot, Jérome Coppel, Romain Bardy, Gert Joeaar, Christophe Le Mével, Guillaume Levarlet, Luis Angel Mate, Romain Zingle, Daniel Navarro.
Dopo il ritiro al Tour de France, in cui comunque non si stava comportando male, Navarro si presenta alla Vuelta con ambizioni di top ten che non poteva avere nessuno dei componenti del roster del 2013; se teniamo conto che anche Coppel, pur non essendo più il corridore che a inizio carriera sembrava poter capitanare la nouvelle vague del ciclismo francese, appare comunque in ripresa rispetto alla passata stagione e che per il resto non vi sono cambiamenti di rilievo, la formazione attuale ha decisamente qualcosa in più.
FDJ 2013: Thibaut Pinot, Arnaud Courteille, Kenny Elissonde, Alexandre Geniez, Laurent Mangel, Cédric Pineau, Anthony Roux, Geoffrey Soupe, Jussi Veikkanen.
FDJ 2014: Thibaut Pinot, Nacer Bouhanni, Kenny Elissonde, Geoffrey Soupe, Cédric Pineau, Murilo Fischer, Laurent Mangel, Johan Le Bon, Anthony Roux.
Un anno fa Pinot era arrivato alla Vuelta reduce da un Tour in cui aveva deluso sui Pirenei per poi abbandonare la corsa, mentre questa volta ci arriva forte del suo 3° posto alla Grande Boucle anche se le energie spese in Francia potrebbero venire a mancare in Spagna; come alternativa per la generale c’è Elissonde, che non è cresciuto come ci si aspettava ma che vanta ora nel suo palmarés il successo in cima all’Angliru nella scorsa Vuelta mentre manca nella formazione attuale un terzo uomo da salita all’altezza di Geniez. Tuttavia la presenza di un velocista vincente come Bouhanni fa sì che la squadra del 2014 sia superiore
GARMIN SHARP 2013: Daniel Martin, Caleb Fairly, Tyler Farrar, Koldo Fernández, Alex Howes, Michel Kreder, Nick Nuyens, Alex Rasmussen, Johan Vansummeren.
GARMIN SHARP 2014: André Cardoso, David Millar, Daniel Martin, Ryder Hesjedal, Koldo Fernández, Andrew Talansky, Nathan Brown, Nathan Haas, Johan Vansummeren.
Per quanto riguarda gli arrivi in volata la formazione di un anno fa aveva qualcosa in più con Brown che non può essere messo sullo stesso piano di Farrar, sebbene quest’ultimo comunque già non fosse più il corridore vincente di qualche stagione prima, senza dimenticare una valida spalla come Kreder. Il discorso cambia se guardiamo gli uomini in grado di essere protagonisti in montagna, poichè nel 2013 vi era il solo Daniel Martin, reduce peraltro da un Tour in cui era crollato nella terza settimana, mentre ora sono presenti un buon scalatore come Cardoso, due big come Hesjedal e Talansky (sebbene il primo non sia più quello che vinse il Giro nel 2012 e il secondo non potrà essere al top dopo le cadute che l’hanno costretto al ritiro al Tour) e, soprattutto, Martin dovrebbe essere in condizioni nettamente migliori rispetto alla passata stagione. Se ci aggiungiamo un Millar che potrebbe sorprendere nelle due prove a cronometro se ne evince che la compagine attuale abbia decisamente qualcosa in più.
KATUSHA 2013: Joaquim Rodríguez, Giampaolo Caruso, Vladimir Gusev, Vladimir Isaychev, Dmitry Kozontchuk, Alberto Losada, Daniel Moreno, Luca Paolini, Angel Vicioso.
KATUSHA 2014: Joaquim Rodríguez, Giampaolo Caruso, Sergei Chernetckii, Alexandr Kolobnev, Dmitry Kozontchuk, Alberto Losada, Daniel Moreno, Yuri Trofimov, Eduard Vorganov.
A differenza di quella di un anno fa – in cui Isaychev, Vicioso e Paolini avrebbero potuto giocarsi le proprie carte nelle frazioni meno impegnative, mentre ora come battitore libero vi è il solo Kolobnev che non è più quello di alcune stagioni fa – la formazione attuale è interamente votata alla causa di Rodríguez che ha avuto una stagione difficile con il ritiro al Giro per via di una caduta e un Tour passato a inseguire la condizione ma che a San Sebastiàn è apparso sulla strada giusta per tornare quello dei giorni migliori. Al suo fianco avrà il fedelissimo Moreno, che è in grado di andare a caccia di successi personali nonchè di chiudere a sua volta almeno nella top ten della generale, e in seconda battuta Losada e un Trofimov che potrebbe, però, pagare le fatiche del Tour. Il valore aggiunto fa sì che la formazione del 2014 abbia una lieve preferenza potrebbe essere Caruso che ha disputato un’ottima stagione, è reduce da un buon Giro di Polonia e potrebbe tornare a brillare in una grande corsa a tappe come gli era accaduto a inizio carriera.
LAMPRE-MERIDA 2013: Michele Scarponi, Winner Anacona, Matteo Bono, Luca Dodi, Massimo Graziato, Manuele Mori, Ariel Richeze, Simone Stortoni, Diego Ulissi.
LAMPRE-MERIDA 2014: Winner Anacona, Valerio Conti, Damiano Cunego, Elia Favilli, Roberto Ferrari, Przemyslaw Niemiec, Filippo Pozzato, Ariel Richeze, José Serpa.
Nella formazione del 2013 vi era un solo uomo in grado di dire la sua in montagna, peraltro più per le tappe che per la classifica generale, vale a dire Scarponi, mentre in quella attuale vi sono un Anacona che, come dimostra il 3° posto al Tour of Utah, arriva in condizioni nettamente migliori rispetto a un anno fa, un Niemiec che è un potenziale uomo da top ten, un altro valido scalatore come Serpa e un Cunego il cui rendimento è una grossa incognita, sia per la recente caduta al Giro di Polonia, sia perchè è da due anni che non riesce a essere competitivo in una grande corsa a tappe. Per quanto riguarda le volate non ci sarà solo Richeze in grado di ottenere piazzamenti ma anche Ferrari, mentre a livello di cacciatori di tappe sia Pozzato che Favilli non valgono Ulissi ma nel complesso, e nonostante la clamorosa esclusione dell’ultimo minuto del campione uscente Horner, la compagine attuale ha qualcosa in più.
LOTTO-BELISOL 2013: Bart De Clercq, Francis De Greef, Adam Hansen, Gregory Henderson, Vicente Reynes, Jurgen Van De Walle, Tosh Van Der Sande, Jelle Vanendert, Dennis Vanendert.
LOTTO-BELISOL 2014: Maxime Monfort, Jurgen Van Den Broeck, Sander Armee, Vegard Breen, Bart De Clercq, Jens Debusschere, Adam Hansen, Gregory Henderson, Pim Ligthart.
Sulla carta sono Monfort e Van Den Broeck, più di un De Clercq autore di una stagione fin qui da dimenticare (a differenza di quella scorsa quando arrivava alla Vuelta reduce da buone prestazioni al Tour de France), i due atleti che puntano a una top ten nella generale che sembra, comunque, fuori dalla portata di entrambi; per quanto riguarda i successi parziali Debusschere e Ligthart potrebbero avere qualcosa in più di Reynes e di un Jelle Vanendert che pure nelle ultime due stagioni ha dato qua e là qualche segno di ripresa dopo i fasti del 2011 e un successivo periodo buio. Nel complesso la formazione del 2014 è lievemente superiore, fermo restando il fatto che entrambe appaiono piuttosto modeste.
OMEGA-QUICKSTEP 2013: Tony Martin, Kevin De Weert, Andrew Fenn, Gianni Meersman, Serge Pauwels, Pieter Serry, Zdenek Stybar, Guillaume Van Keirsbulck, Kristof Vandewalle.
OMEGA-QUICKSTEP 2014: Tom Boonen, Gianluca Brambilla, Nikolas Maes, Tony Martin, Wouter Poels, Pieter Serry, Rigoberto Urán, Martin Velits, Carlos Verona.
Stybar e Meersman sono due cacciatori di tappe importanti che vengono meno e il Boonen attuale non è al loro livello ma in chiave classifica generale non c’è paragone tra le due formazioni, con Urán che dopo il secondo posto del Giro sembra aver raggiunto la maturità per puntare al podio alla Vuelta e avrà al fianco due gregari di qualità che già si sono distinti nella corsa rosa come Poels e Brambilla. Chiara preferenza, dunque, alla compagine attuale, tanto più se si considera che Tony Martin è arrivato al top della sua carriera.
ORICA-GREENEDGE 2013: Simon Gerrans, Sam Bewley, Simon Clarke, Baden Cooke, Mitchell Docker, Leigh Howard, Christian Meier, Michael Matthews, Wesley Sulzberger.
ORICA-GREENEDGE 2014: Adam Yates, Brett Lancaster, Cameron Meyer, Johan Esteban Chaves, Ivan Santaromita, Michael Matthews, Mitchell Docker, Sam Bewley, Simon Clarke.
Nei suoi primi tre anni di esistenza la formazione australiana, per quanto riguarda le grandi corse a tappe, ha sempre puntato alle cronosquadre o ai successi parziali nelle frazioni meno impegnative, cosa che farà anche nel 2014 con un Matthews che tenterà di ripetersi dopo un grande Giro d’Italia. La novità è che con Adam Yates e Chaves – e in terza battuta con un Santaromita reduce, però, da una stagione piuttosto opaca – questa formazione sarà competitiva anche nelle tappe più dure e non basta la presenza di Gerrans a mettere quello di un anno fa sullo stesso piano; decisamente superiore dunque il roster attuale.
RADIOSHACK 2013: Fabian Cancellara, Matthew Busche, Ben Hermans, Chris Horner, Markel Irizar, Robert Kiserlovski, Yaroslav Popovych, Gregory Rast, Haimar Zubeldia.
TREK 2014: Fabian Cancellara, Haimar Zubeldia, Jesse Sergent, Fabio Felline, Yaroslav Popovych, Bob Jungels, Jasper Stuyven, Kristof Vandewalle, Julián Arredondo.
Alla vigilia della Vuelta 2013 Horner non era certo un candidato per la vittoria ma un semplice outsider da top ten della generale, così come Kiserlovski e Zubeldia, mentre ora, considerando che il giovane Arredondo non ha nella continuità di rendimento il suo punto di forza e che dopo il Giro d’Italia non si è praticamente più visto, l’unico uomo di classifica rimane il basco che, però, in carriera non è mai riuscito ad andare forte in Spagna dopo un Tour di alto livello come quello appena conclusosi. Due cronomen come Sergent e Vandewalle, in aggiunta al solito Cancellara, sono garanzia di competitività nella cronosquadre inaugurale e inoltre sono al via due talenti emergenti come Jungels e, in misura minore, il nostro Felline: pertanto possiamo dare un giudizio di approssimativa parità tra le due formazioni.
TEAM SKY 2013: Sergio Luis Henao, Edvald Boasson Hagen, Dario Cataldo, Vasil Kiryienka, Christian Knees, Salvatore Puccio, Luke Rowe, Rigoberto Urán, Xabier Zandio.
TEAM SKY 2014: Christopher Froome, Dario Cataldo, Philip Deignan, Peter Kennaugh, Vasil Kiryienka, Christian Knees, Mikel Nieve, Luke Rowe, Kanstantin Siutsou.
Dopo aver vinto il Tour de France con Froome la compagine britannica si era presentata un anno fa con l’obiettivo di puntare ai successi parziali, principalmente con i due colombiani Urán, che pure era reduce dal 2° posto del Giro ma che non era arrivato alla Vuelta al top della condizione in quanto puntava forte sul Mondiale di Firenze, ed Henao nelle tappe di montagna e con Boasson Hagen in quelle meno impegnative. Invece, la formazione attuale è decisamente votata alla classifica generale con Froome a caccia di riscatto dopo le cadute che l’hanno costretto ad abbandonare il Tour de France, Nieve che se potesse effettuare la sua corsa potrebbe puntare a una top ten e Kennaugh e Deignan, oltre ai riconfermati Cataldo e Kiryienka, in grado a loro volta di supportare al meglio il loro leader quando la strada sale. Indubbiamente superiore il roster del 2014
SAXO-TINKOFF 2013: Roman Kreuziger, Rafal Majka, Michael Mørkøv, Evgeni Petrov, Nicolas Roche, Chris Anker Sørensen, Nicki Sørensen, Matteo Tosatto, Oliver Zaugg.
TINKOFF-SAXO 2014: Alberto Contador, Michael Valgren, Daniele Bennati, Jesús Hernández, Sérgio Paulinho, Ivan Rovny, Chris Anker Sørensen, Matteo Tosatto, Oliver Zaugg.
Se dovessimo guardare solo i nomi o meglio il nome di Alberto Contador non avremmo dubbi ad attribuire una preferenza alla formazione attuale, anche se per il resto, malgrado Bennati sia in grado di dire la sua almeno quanto Mørkøv sia in grado di dire la sua negli arrivi in volata, il roster del 2013 sia decisamente superiore con Kreuziger, Majka e Roche tutti sulla carta in grado di chiudere nei primi 10 della generale e Chris Sørensen decisamente più in condizione rispetto a questa stagione, in cui è stato costretto ad abbandonare il Giro per una caduta e da allora non è più stato competitivo. Dopo la frattura alla tibia del Tour de France e la partecipazione in extremis alla Vuelta difficilmente Contador potrà puntare alla classifica generale, ma una volta ritrovata una buona condizione potrà comunque puntare ad aggiudicarsi una delle tappe di montagna e pertanto attribuiamo quantomeno una parità tra le due formazioni.
EUSKALTEL 2013: Samuel Sánchez, Igor Anton, Jorge Azanza, Mikel Landa, Egoi Martínez, Mikel Nieve, Juan José Oroz, Pablo Urtasun, Gorka Verdugo.
EUROPCAR 2014: Romain Sicard, Natnael Berhane, Jérôme Cousin, Dan Craven, Jimmy Engoulvent, Vincent Jérôme, Yannick Martínez, Maxime Mederel, Bryan Nauleau.
Non può esserci paragone tra le due formazioni se si pensa che Sicard, proveniente proprio dalla Euskaltel, nella formazione basca avrebbe avuto almeno cinque corridori superiori a lui – ovvero Sánchez, Anton, Nieve, Landa e Verdugo – mentre nella Europcar è il capitano al di là di un discreto Giro disputato in appoggio a Rolland. Neppure nelle frazioni meno impegnative la compagine transalpina ha uomini in grado sulla carta di fare la differenza e, pertanto, è nettissima la superiorità della Euskaltel.
NETAPP-ENDURA 2013: Leopold König, Jan Bárta, Iker Camaño, David De La Cruz, Zakkari Dempster, Bartosz Huzarski, José Mendes, Daniel Schorn, Paul Voss.
MTN-QHUBEKA 2014: Sergio Pardilla, Gerald Ciolek, Merhawi Kudus, Louis Meintjes, Kristian Sbaragli, Daniel Teklehaimanot, Jay Robert Thomson, Jaco Venter, Jacques Janse Van Rensburg.
Difficilmente alla vigilia della scorsa edizione della Vuelta si poteva pensare che König potesse chiudere nella top ten, nè tantomeno migliorarsi al recente Tour de France, ma nel complesso offriva in montagna più garanzie sia dei talentuosi Kudus e soprattutto Meintjes, sia del più sperimentato Pardilla. Comunque la NetApp aveva in Mendes e De La Cruz altri due discreti scalatori e in Bárta e Huzarski due ottimi cronoman, mentre la Mtn-Qhubeka ha qualcosa in più in volata grazie a Ciolek. Nel complesso possiamo attribuire una sostanziale parità tra le due formazioni.
VACANSOLEIL 2013: Wouter Poels, Grega Bole, Thomas De Gendt, Juan Antonio Flecha, Johnny Hoogerland, Tomasz Marczynski, Markus Barry, Rafael Valls, Lieuwe Westra.
IAM CYCLING 2014: Marcel Aregger, Jonathan Fumeaux, Sébastien Hinault, Dominic Klemme, Pirmin Lang, Matteo Pelucchi, Aleksejs Saramotins, Johann Tschopp.
Non vi era nessun fuoriclasse nella Vacansoleil ma Poels, De Gendt, Marczynski e Valls erano sulla carta tutti atleti in grado di dire la loro in montagna, Flecha, Hoogerland e Westra nelle frazioni intermedie e Bole nelle volate, mentre per la Iam Cycling il solo Tschopp è in grado di rimanere vicino ai migliori quando la strada sale o, eventualmente, anticiparli da lontano come gli riuscì con successo sul Tonale al Giro 2010. Hinault e Pelucchi possono ottenere piazzamenti in volata comunque non superiori a quelli di Bole: netta dunque la superiorità della formazione olandese
Marco Salonna

Il gruppo in gara alla Vuelta 2013 (Tim De Waele)