UN RAZZO BELGA IRROMPE AL GIRO. EVENEPOEL DECOLLA IN ROSA DALLA COSTA DEI TRABOCCHI
Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step) domina la prima tappa a cronometro da Fossacesia Marina a Ortona e già si candida per la vittoria del Giro 2023. Già distanti gli avversari più temibili. Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers) non fa meglio del secondo posto
Il grande giorno è arrivato. Il Giro d’Italia 2023 parte dall’Abruzzo con una cronometro di 19.6 km da Fossacesia Marina ad Ortona. La maggior parte del percorso si dipana sulla bella pista ciclabile lungo la costa adriatica, denominata Ciclovia Costa dei Trabocchi, dove si entrerà dopo 1 km e mezzo dalla partenza. Al km 15 si esce dalla ciclovia e si percorrono gli ultimi 4 km su strade classiche, con gli ultimi 3 km che salgono a strappi – pendenza massima del’8% – verso il traguardo di Ortona. La classifica generale prenderà già una piega interessante, con il duello Evenepoel-Roglic, anche se la prima maglia rosa potrebbe essere un discorso riservato ai grandi specialisti delle corse come il tempo come Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers), Geraint Thomas (Team INEOS Grenadiers) e Stefan Kung (Team Groupama FDJ). Proprio questi cinque ciclisti partiranno in un arco temporale ristretto – tra le 16.15 e le 16.37 – per cui è plausibile che troveranno le stesse condizioni meteo. Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step) polverizza cronometro e asfalto ad una media superiore ai 58 km/h e si impone in 21 minuti e 18 secondi. Il campione belga è primo anche nel primo e nel secondo intertempo e la sua vittoria non è mai stata messa in dubbio. Ganna, secondo all’arrivo con un ritardo di 22 secondi da Evenepoel, già al primo intertempo era indietro di 12 secondi. Buona la prova di Joao Almeida (UAE Team Emirates), che chiude in terza posizione con il tempo di 21 minuti e 47 secondi, a 29 secondi di ritardo da Evenepoel. Tra gli uomini di classifica è quello più vicino al belga. Chiudono la top five Tao Geoghegan Hart (Team INEOS Grenadiers) in quarta posizione e Primoz Roglic (Team Jumbo Visma) in quinta posizione, rispettivamente con un ritardo di 40 e 43 secondi da Evenepoel. Il belga è la prima maglia rosa con 22 secondi di vantaggio su Ganna e 29 secondi di vantaggio su Almeida. L’ultimo ciclista ad aver indossato il simbolo del primato dalla prima all’ultima tappa fu Gianni Bugno nel 1990 e chissà che Evenepoel voglia ripercorrere le gesta del campione brianzolo. Domani è in programma la seconda tappa da Teramo a San Salvo lunga 202 km. L’Abruzzo è ancora protagonista con una tappa adatta ai velocisti. I due gpm di Silvi Paese e di Riva Teatina sono lontani dal traguardo e gli ultimi 70 km sono complessivamente pianeggianti, per cui a san Salvo ci aspettiamo una bella volata.
Antonio Scarfone

Remco Evenepoel vince la cronometro di Ortona (foto: Tim de Waele/Getty Images)
GP MORBIHAN, VINCE DE LIE
Arnaud De Lie vince la classica in Bretagna davanti a Romain Grégoire e Rasmus Tiller
Maggio non è solo mese di Giro d’Italia ma anche del ben meno noto GP du Morbihan, classica francese di primavera in Britannia. Il percorso accarezza i 190 km su un circuito vallonato intorno al borgo di Plumelec che si presta a molteplici favoriti, promettendo discreto spettacolo nonostante un parco partenti non delle più grandi occasioni.
La fuga di giornata ci mette qualche chilometro ad evadere, fin quando si avvantaggiano in sei: Antonio Puppio (Q36.5 Pro Cycling Team), Milan Fretin (Team Flanders – Baloise), Jonathan Couanon (Nice Métropole Côte d’Azur), Paul Wright (Bolton Equities Black Spoke) e il duo della Euskaltel – Euskadi Enekoitz Azparren e Iker Ballarin. Il gruppo alle loro spalle lascia fare, pur tenendo a bada il distacco in termini di minuti.
Il ritmo cambia però intorno ai 3 giri dalla conclusione grazie soprattutto al ritmo imposto dalla Uno-X Pro Cycling Team in testa, con effetto immediato di abbattere sensibilmente il margine degli uomini al comando, dai quali intanto ha perso le ruote Puppio qualche chilometro in precedenza. Quando il distacco è giunto ormai nell’ordine della decina di secondi da dietro ci prova Florian Vermeersch (Lotto Dstny), ma il belga non ha la gamba dei giorni migliori quest’oggi e il gruppo ricuce su di lui in pochi chilometri, lanciandosi a ranghi quasi compatti verso l’attacco dell’ultimo giro e conseguentemente ultima asperità di giornata.
Qui ancora la Lotto – Dstny si piazza al comando dettando un ritmo che rende quasi impossibile ogni velleità di attacco da finisseur con l’obiettivo di portare l’altro capitano di oggi, Arnaud De Lie, nelle migliori condizioni per la volata finale. Il lavoro della squadra si rivela vincente, con la promessa belga classe 2002 che riesce ad essere il più veloce sul traguardo e fare man bassa dell’ennesima corsa di secondo ordine in carriera, mettendo in cascina esperienza importante per il suo futuro in palcoscenici più di rilievo. Alle sue spalle chiudono il podio Romain Grégoire (Groupama – FDJ) e Rasmus Tiller (Uno-X Pro Cycling Team).
Lorenzo Alessandri

Arnaud De Lie con il grido di gioia sul traguardo di Plumelec. Photo Credit: Eurosport GCN
LA PRIMA MAGLIA ROSA SI PESCA DAI TRABOCCHI
La 106a edizione del Giro d’Italia prende le mosse con una crono d’avvio insolita perché tra Fossacesia Marina e Ortona non si affronterà un tradizionale e breve prologo, ma si gareggerà sulla distanza di ben 20 Km. I passisti avranno fin da subito la possibilità di dare una decisa spallata agli scalatori, agevolati anche dalla linearità dei primi 17 Km, quasi interamente tracciati sulla scorrevole pista ciclabile della Costa dei Trabocchi.
Scalatore fatti più in là. Cronoman e passisti gongolano per la scelta degli organizzatori del Giro di rimpolpare il tracciato della Corsa Rosa di chilometri a percorrere a cronometro, dopo la penuria vista nelle ultime stagioni. Basti dire che si passerà dagli appena 27 Km previsti lo scorso anno ai 72 dell’edizione 2023, un numero che si avvicina molto ai chilometri che si dovettero percorrere nel 2017, quando non a caso il Giro lo vinse un cronoman, l’olandese Tom Dumoulin, che nella tappa conclusiva di Milano tolse la maglia rosa dalle spalle di uno scalatore, il colombiano Nairo Quintana, per trentuno secondi. Siamo certamente lontani dagli eccessi visti al Tour negli anni ’90, quando per invogliare la presenza di un corridore dotato nello specifico esercizio come Indurain si arrivano a inserire quasi 120 Km a crono per edizione (senza contare le interminabili cronosquadre), ma è indubbio che quest’anno gli scalatori avranno vita meno facile e dovranno stringere i denti in queste tappe per poi tentare di sfruttare ogni occasione utile per recuperare il terreno perduto e la prima l’avranno già alla quarta tappa con l’arrivo al Lago Laceno. Come certo è che si troveranno a inseguire sin dal primo giorno di gara perché il via alla corsa non sarà dato con un tradizionale prologo ma con una cronometro di quasi 20 Km, la più lunga tra quelle individuali fin qui proposte come tappa d’apertura di un grande giro. Per fare un paragone, nella prima tappa del Tour 2022 a Copenhagen si è gareggiato su una distanza di 13 Km e su di un tracciato totalmente pianeggiante movimentato da una trentina di curve, mentre nella tappa di Ortona se ne incontreranno una quindicina, tutte concentrate negli ultimi 3 Km, mentre il resto del tracciato sarà tutto una successione di rettilinei pianeggianti raccordati da rare e dolci curve che agevoleranno ancora più i passisti a discapito degli scalatori, i quali in queste condizioni potrebbero anche patire la facile salita di 1200 metri al 5% che culminerà a poco più di un chilometro e mezzo dal traguardo. Insolita – c’è un solo precedente al Giro, nella cronosquadre che inaugurò l’edizione 2015 a Sanremo – sarà anche la sede di gara perché gran parte del tracciato (15 Km su 20), si snoderà sulla pista ciclabile creata dalla riconversione di un tratto dismesso della Ferrovia Adriatica che si snoda lungo la spettacolare Costa dei Trabocchi, caratterizzata dalla presenza di numerose e tipiche palafitte installate a pochi metri dalla costa, ancora oggi utilizzate dai pescatori e spesso attrezzate con piccoli ristoranti nei quali degustare quanto appena pescato. Particolare è stata anche la scelta della sede d’avvio del Giro perché il via ufficiale non sarà dato da una grande città (com’è stato nel caso di Budapest, Torino, Palermo, Bologna e Gerusalemme nelle ultime cinque edizioni) ma da una piccola località balneare, Fossacesia Marina, frazione di un altrettanto piccolo centro collinare legato alla storia del ciclismo attraverso la figura di Alessandro Fantini, che vi nacque il primo gennaio del 1932 e che vinse due tappe al Tour e sette al Giro (dove vestì per quasi una settimana la maglia rosa nel 1956) prima del drammatico incidente al Giro di Germania del 1961 che né causò la morte a soli 29 anni.
I primi 300 metri si correranno sull’asfalto del lungomare, poi si sbarcherà sulla ciclabile transitando ai piedi del colle sul quale si staglia dal 1165 l’Abbazia di San Giovanni in Venere, così chiamata perché costruita sul luogo dove un tempo sorgeva un tempio dedicato alla celebre dea. La lunga serie dei trabocchi – il percorso ne sfiorerà ben 17 – inizierà a 2.3 Km quando i “girini” transiteranno a pochi metri dal Trabocco Punta Rocciosa, dopo il quale si costeggerà una delle spiagge più belle di questo tratto di costa, la Fuggitella.
Doppiata con lievi curve Punta Cavalluccio (i cui tre trabocchi sono ancora oggi gestiti da una delle più antiche famiglie di “traboccanti”, i Veri, originaria della Francia), il percorso della ciclabile torna a farsi rettilineo andando incontro alla prima di quattro gallerie che per un momento celeranno alla vista il mare. Subito dopo ci si infilerà nel secondo tunnel, scavato nel cuore del Promontorio Dannunziano, sul quale si trova l’eremo (oggi abitazione privata) nel quale il poeta pescarese trascorse l’estate del 1889 assieme alla sua amante dell’epoca Barbara Leoni e nel quale ebbe l’ispirazione per completare la trilogia dei “Romanzi della Rosa” con “Trionfo della morte”, che andò ad affiancarsi a “Il piacere” e “L’innocente” e nel quale descrisse con il termine “anfibio antidiluviano” il vicino Trabocco Turchino, anch’esso nascosto alla vista da un’altra breve galleria. Percorsi i primi 10 chilometri e mezzo si conosceranno i primi verdetti dell’orologio al momento del passaggio dalla Marina di San Vito, altra località che si sdoppia tra il litorale e un retrostante borgo collinare al quale salire per ammirare dal Belvedere Marconi il suggestivo panorama che va ad abbracciare il tratto iniziale della Costa dei Trabocchi. Da lì a breve, infatti, i “girini” sfileranno a due passi dalla più settentrionale di queste caratteristiche palafitte, quella di Punta Mucchiola, sfiorata la quale inizierà il più lungo dei rettilinei della ciclabile, quasi 1200 metri disegnati lungo la Spiaggia di Ripari Bardella in direzione degli scarsi ruderi dell’antica Torre del Moro, la cui costruzione fu ordinata nel XVI secolo dal viceré del Regno di Napoli Pedro Afan de Ribera per proteggere questo tratto di costa dalle incursioni saracene. Superata con l’ultima e più lunga delle quattro gallerie dell’ex strada ferrata (quasi mezzo chilometro in lieve curva) la Punta dell’Acquabella, preservata da una piccola riserva naturale istituita nel 2007 e vasta 28 ettari, i “girini” affronteranno l’ultimo tratto sulla ciclabile, che lasceranno definitivamente a poco meno di 5 Km dall’arrivo, percorrendo ancora un ultimo tratto lungo il mare all’altezza del porto di Ortona, il principale dell’Abruzzo, un tempo collegato alla soprastante città da una funicolare, andata distrutta nel 1943 durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Oggi l’unica possibilità per raggiungere il centro dal porto è rappresentata dalla strada che ora dovranno percorrere anche i corridori, 1200 metri in morbida salita e un paio di tornanti disegnati ai piedi del belvedere della Passeggiata Orientale, dalla quale transiteranno anche i “girini” pedalando in direzione del Castello Aragonese, uno dei due manieri presenti a Ortona, costruito a partire dal 1452 e gravemente danneggiato prima dalle bombe della guerra e qualche anno più tardi da una frana che trascinò verso il mare una parte dell’edificio. Una svolta a sinistra proprio di fronte al castello introdurrà i corridori nel chilometro conclusivo, tracciato nel cuore del centro storico andando a transitare prima dinanzi alla basilica barocca di San Tommaso (vi sono custodite le reliquie del celebre apostolo “incredulo”) e poi in Piazza della Repubblica, al cospetto del municipio. Qui inizierà il primo rettilineo d’arrivo del 106° Giro d’Italia, 300 metri in lastricato verso la scomparsa Porta Calderari, al cui posto il 6 maggio 2023 si troverà il moderno portale del traguardo, sotto il quale scopriremo i primi, pesanti verdetti della Corsa Rosa.
Mauro Facoltosi

La pista ciclabile della Costa dei Trabocchi e l’altimetria della prima tappa (destinazionecostadeitrabocchi.it)
FOTOGALLERY
Il lungomare di Fossacesia Marina dal quale scatterà la cronometro
Fossacesia, Abbazia di San Giovanni in Venere
Il trabocco Punta Rocciosa, il primo dei diciassette che s’incontreranno lungo il tracciato
La pista ciclabile all’altezza della Spiaggia della Fuggitella
Uno dei tre trabocchi di Punta Castelluccio
La prima delle quattro gallerie dell’ex ferrovia, presso la quale si trova il Trabocco Lupone
Il promontorio dannunziano
Il Trabocco Turchino che ispirò D’Annunzio
San Vito Chietino, vista dal Belvedere Marconi sulla sottostante marina e sul tratto iniziale della Costa dei Trabocchi
Il trabocco di Punta Mucchiola, il più settentrionale della costa
Punta dell’Acquabella e uno dei viadotti dell’ex ferrovia
Il porto di Ortona e la soprastante città
Castello di Ortona
Ortona, basilica di San Tommaso
GIRO D’ITALIA 2023 – IL BORSINO DEI FAVORITI
Chi saranno i favoriti per la vittoria nella 106a edizione del Giro d’Italia cha scatterà domani dall’Abruzzo? Ecco il borsino
30% – REMCO EVENPOEL (Soudal Quick-Step): Il belga è il favorito numero 1 della centoseiesima edizione del Giro d’Italia. Il 2022 lo ha concluso alla grande vincendo la Vuelta di Spagna e il Mondiale su strada. Anche in questa primavare ha mostrato una forma strepitosa e batterlo sarà dura. Ballerini sarà il suo angelo custode negli arrivi in pianura mentre Cattaneo, Hirt e Masnada lo scorteranno quando la strada inizierà a salire.
20% – PRIMOZ ROGLIC (Team Jumbo-Visma): Il corridore sloveno manca dalla Corsa Rosa dal 2019, quando terminò terzo alle spalle di Carapaz e Nibali. Negli anni ha ottenuto vittorie di prestigio in Spagna e bei piazzamenti in Francia, ma la vittoria in Italia sarebbe un tassello importante per la sua carriera. Si presenta ai nastri di partenza in ottima forma e con un team che, come al solito, sulla carta è uno dei più forti
15% – GERAINT THOMAS (Ineos Grenadiers): Il trentaseienne corridore della Ineos non ha lasciato bei ricordi al Giro d’Italia, quest’anno potrebbe essere l’ultima possibilità per cercare un successo di prestigio, considerando che viene dal terzo posto del Tour de France 2022.
10% – JOAO ALMEJDA (UAE Team Emirates): Il percorso gli si addice molto, le cronometro presenti e i tapponi di montagna non molto ”duri” rispetto al passato possono favorire il portoghese, che già negli anni scorsi si è reso protagonista al Giro.
10% – TAO GEOGHEGAN HART (Ineos Grenadiers): Lui è l’unico dei favoriti ad aver già vinto il Giro d’Italia (nel 2020, quando si corse in ottobre a causa della pandemia). Lo scorso anno ha lavorato più per gli altri che per sé, questo perchè la forma fisica non ha mai raggiunto il picco del 2020. Il britannico ha corso bene alla Tirreno-Adriatico e ha trionfato magistralmente al Tour of the Alps, cosa che fa pensare che in casa Ineos Grenadiers lui e Thomas partano alla pari coi gradi di capitano.
5% – ALEKSANDR VLASOV (Bora hansgrohe): Il ventisettenne della Bora non è mai riuscito a mostrare tutto il suo talento nei Grandi Giri. Cadute, malanni e imprevisti lo hanno tenuto bloccato negli ultimi anni, però quando è risucito ad arrivare fino alla fine ha sempre sfiorato il podio. Si aspetta un suo definitivo salto di qualità che lo porterebbe tra i big delle corse a tappe prima che il tempo batta cassa.
3% – DAMIANO CARUSO (Bahrain Victorious): Il siciliano è la speranza italiana nella Corsa Rosa. La carta d’identità inizia ad essere pesante, però le esperienze e la sua scaltrezza ad evitare le insidie della strada che il Giro d’Italia presenta possono essere delle ottime armi.
2% – JACK HAIG (Bahrain Victorious): Il corridore australiano ha una grande potenzialità, purtroppo per lui nelle ultime stagioni vari problemi lo hanno tenuto lontano dalle corse a tappe di tre settimane. Sottovalutarlo potrebbe essere un grosso errore.
2% – JAY VINE (UAE Team Emirates): Il giovanissimo ciclista della UAE potrebbe essere la sorpresa della Corsa Rosa. Età, talento, squadra forte sono punti importanti su cui poter fa leva. Quest’anno lo abbiamo visto poco in corsa, cosa che non gli ha impedito però di portare a casa bei risultati.
2% – THIBAUT PINOT (Groupama – FDJ): L’esperto scalatore transalpino non ha mai vinto un Grande Giro in carriera, cosa che ci dispiace enormemente. Se dovesse provare a fare classifica con un pò di fortuna potrebbe rivelarsi la sorprea del Giro d’Italia 2023, un premio meritato per la sua carriera.
1% – ALTRI: La Corsa Rosa ha sempre regalato sorprese, anche quest’anno potrebbe esserci un corridore sottovaluto o l’exploit di qualchee giovane atleta.
Luigi Giglio

Roglic ed Evenepoel, i due principali favoriti per la vittoria del Giro 2023 (Getty Images)
IL GRUPPO E’ DISTRATTO E KRAGH ANDERSEN VINCE LA VOLATA RISTRETTA
Fughe e attacchi caratterizzano il GP di Francoforte 2023, con le squadre dei velocisti che restano al palo, non riuscendo a chiudere definitivamente sui vari attacchi sferrati. Dall’ultimo di questi beneficia Soren Kragh Andersen (Team Alpecin Deceuninck), che batte in una volata ristretta Patrick Konrad (Team BORA Hansgrohe) ed Alessandro Fedeli (Q36.5 Pro Cycling Team)
Il Gran Premio di Francoforte – ufficialmente Eschborn Frankfurt – si disputa come al solito nella ricorrenza del Primo Maggio e strizza l’occhio ai velocisti, che nei 203.8 km di corsa dovranno pur sempre guadagnarsi la volata visto che la doppia ascesa del Feldberg e la tripla ascesa del Mammolshain induriranno la corsa. Il Mammolshain, caratteristico muro della corsa tedesca di 2.3 km all’8%, sarà affrontato l’ultima volta quando mancheranno poco meno di 40 km alla conclusione, per cui il gruppo avrà la possibilità di compattarsi per lo sprint finale. Non sono comunque da escludere del tutto azioni vincenti di finisseur o di una fuga ben assortita. La fuga di giornata partiva immediatamente, dopo neanche 2 km dal via, grazie all’azione di Max Walscheid (Team Cofidis), Sergio Tu (Team Bahrain Victorious), Jens Reynders (Team Israel Premier Tech), Ceriel Desal (Team Bingoal WB), Matteo Moschetti (Q36.5 Pro Cycling Team) e Felipe Orts (Team Burgos BH). Il vantaggio massimo della fuga, superiore agli 8 minuti, veniva raggiunto al km 32, dopodichè già durante la prima ascesa del Feldberg esso iniziava a calare vistosamente. Al km 60 la fuga aveva 3 minuti e 15 secondi di vantaggio sul gruppo tirato da BORA Hansgrohe ed Alpecin Deceuninck. Sui fuggitivi si riportava un drappello di cinque ciclisti formato da Samuele Zoccarato (Team Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), Georg Steinhauser (Team EF Education EasyPost), Mathieu Bargaudeau (Team TotalEnergies) e Lorenzo Milesi (Team DSM), mentre alcuni membri originari della prima fuga si rialzavano sul secondo gpm di Feldberg. La maggior parte dei componenti della fuga veniva infine ripresa prima della terza ed ultima scalata verso il Mammolshain. A Steinhauser si aggregavano Lorenzo Rota e Georg Zimmermann (Team Intermarchè Circus Wanty), Patrick Konrab (Team BORA Hansgrohe), Marc Hirschi (UAE Team Emirates), Soren Kragh Andersen (Team Alpecin Deceuninck), Ben Hermans e Stephen Williams (Team Israel Premier Tech), Alessandro Fedeli (Q36.5 Pro Cycling Team) e Matteo Marcellusi (Team Green Project-Bardiani CSF-Faizanè). A 20 km dal termine il vantaggio della testa della corsa era di 1 minuto e 10 secondi sul gruppo tirato dalle squadre dei velocisti, tra cui erano molto attive il Team Jayco AlUla, il Team Cofidis ed il Team Bahrain Victorious. Nonostante gli sforzi del gruppo all’inseguimento, il drappello di testa riusciva a restare compatto e a non farsi raggiungere. Nella volata ristretta era Kragh Andersen a vincere davanti a Konrad e Fedeli. Chiudevano la top five Hirschi in quarta posizione e Rota in quinta posizione. Il gruppo inseguitore veniva regolatao a 18 secondi di ritardo da Arnaud De Lie (Team Lotto Dstny). Kragh Andersen ottiene la prima vittoria stagionale confermando di essere un uomo che sa cogliere l’attimo, in una carriera che tra le corse più prestigiose lo ha già visto vincere in una Parigi-Tours, in due tappe del Tour de France, in una tappa del Giro di Svizzera, del Benelux Tour e della Parigi-Nizza.
Antonio Scarfone

Søren Kragh Andersen vince la Classica di Francoforte 2023 (foto: Arne Dedert/dpa)
GAVIRIA ANTICIPA TUTTI A GINEVRA. ADAM YATES E’ IL RE DI ROMANDIA.
E’ Fernando Gaviria (Movistar Team) il vincitore dell’ultima frazione del Tour de Romandie edizione 2023. Il colombiano ha dominato lo sprint finale di Ginevra anticipando gli avversari Nikias Arndt (Bahrain-Victorius) ed Ethan Hayter (Ineos Grenadiers) al termine di una tappa in cui i velocisti hanno dovuto faticare non poco per arrivare in volata. Nessun cambiamento nella classifica generale che ha premiato Adam Yates (UAE Team Emirates) già vincitore della tappa regina in quel di Thyon 2000. Dietro di lui l’interessantissimo Matteo Jorgenson (Movistar Team) 2° a 19″ e Damiano Caruso (Bahrain-Victorius) giunto 3° a 27″ e pronto per provarsi a giocarsi le sue carte anche al prossimo Giro d’Italia.
La tappa finale, 171 km da Vufflens-la-Ville a Ginevra, proponeva un tracciato adatto ai velocisti in virtù degli ultimi 45 tutti piatti o tendenti all’ingiù. La fase centrale della frazione era però decismente frizzante vista la presenza di due gpm: il Grand Fuey (5,8 km al 7,5%) posto al km 95 e Le Molard (3,3 km al 6,8%) al km 119. Insomma, una frazione che pur favorendo le ruote veloci, non escludeva del tutto i colpi di mano o le fughe da lontano.
Subito dopo il via un terzetto composto da Paul Lapeira (Ag2r Citroen Team), Robert Stannard (Alpecin-Deceuninck) e Thomas Gloag (Jumbo-Visma) è riuscito ad evadere dal gruppo. A questo trio si è immediatamente aggiunto Antoine Aebi, rappresentante della nazionale Svizzera. Nel gruppo principale sono però continuati gli attacchi e proprio da uno di questi allunghi è riuscito ad avvantaggiarsi il campione danese Alexander Kamp (Tudor Pro Cycling) che ha poi completato il suo inseguimento intorno al km 30. Si è così formato un drappello di 5 uomini, poi rimasto in testa alla corsa per buona parte della tappa. La presenza nel gruppetto di testa di un uomo di classifica (Gloag 11° a 2′14″) e la voglia dei velocisti di giocarsi le loro chance sul traguardo di Ginevra, hanno fatto si che il vantaggio dei fuggitivi non superasse i 4 minuti e mezzo. Dopo lo sprint intermedio di Cassonay (km 66) il plotone ha iniziato inesorabilmente a guadagnare, tirato dagli uomini del leader Adam Yates, l’UAE Team Emirates, e da quelli della Movistar. Quest’ultimi erano chiaramente intenzionati a portare allo sprint Fernando Gaviria. Il gap ha così iniziato a diminuire sensibilmente.
Una ulteriore accelerazione da parte del plotone è avvenuta lungo la prima salita di giornata, il Grand Fuey (5,8 km al 7,6%). L’andatura prodotta dagli uomini della UAE (Domen Novak in particolare) ha spaccato il gruppo, facendo perdere contatto a diversi velocisti tra cui Ethan Vernon (Soudal-Quick Step) e lo stesso Gaviria. Gli sprinter però sono man mano rientrati lungo la successiva discesa grazie anche ad un rallentamento del gruppo, che nel frattempo aveva ripreso Aebi. In questa fase i 4 fuggitivi superstiti, che avevano visto scendere il loro vantaggio a poco più di un minuto lungo la salita, sono riusciti a guadagnare nuovamente qualcosa riportando il gap intorno a 2 minuti.
Lungo la seconda ed ultima salita di giornata (Le Molard, 3,3 km al 6,8%) il gruppo ha nuovamente aumentato l’andatura, stavolta per merito del lavoro di Ineos Grenadiers e EF Education-EasyPost e i velocisti di conseguenza sono andati ancora in difficoltà. Tra i corridori staccati, c’erano di nuovo Gaviria e Vernon, oltre al belga Milan Menten (Lotto-Dstny). A 40 km dall’arrivo la situazione della corsa era decisamente fluida: il quartetto di testa vantava poco più di 20″ sul gruppo principale formato da non più di 60 corridori. Un primo gruppo di inseguitori, che comprendeva anche Gaviria e Menten, era segnalato a circa 30″ dal plotone, mentre un ulteriore drappello in cui si era ritrovato Vernon, viaggiava con un disacco di 1′15″ dalla testa della corsa.
I quattro fuggitivi si sono arresi ai -34 e ciò ha generato un successivo rallentamento del gruppo che ha facilitato il rientro del gruppetto di Gaviria e Menten, avvenuto ai -30. Di li a poco, approfittando della nuova situazione di corsa, Geoffrey Bouchard (Ag2r Citroen Team) ha provato ad uscire dal gruppo in solitaria. Al francese si sono aggiunti poco dopo due corridori della Tudor, ovvero Arthur Kluckers e Sebastien Reichenbach. Il nuovo terzetto di testa è riuscito a guadangare una manciata di secondi (15″ ai -20) costringendo la Movistar ai lavori straordinari per poter chiudere sui battistrada. Ai -10, il trio di testa aveva ancora una ventina di secondi da difendere e il plotone ha dovuto lavorare sodo per arrivare al ricongiungimento (-2 dall’arrivo). A questo punto sono iniziate le operazioni di preparazione alla volata. Gaviria è stato il più lesto e ha anticipato tutti approfittando di una curva posta ai 300 metri dall’arrivo. Il colombiano ha subito guadagnato un margine di sicurezza che gli ha consentito di alzare la braccia al cielo con tranquillità. Dietro di lui Nikias Arndt (Bahrain-Victorius), Ethan Hayter (Ineos Grenadiers), Milan Menten (Lotto-Dstny), Gianmarco Garofoli (Astana Qazaqstan Team), Luca Mozzato (Team Arkea-Samsic), Lewis Askey (Groupama-FDJ), Magnus Cort (EF Education-EasyPost), Matteo Sobrero (Team Jayco-AlUla) e Dion Smith (Intermarché-Circus-Wanty).
La classifica è rimasta invariata. Vittoria finale dunque per Adam Yates (UAE Team Emirates) che conquista per la prima volta in carriera la corsa Elvetica con un vantaggio di 19″ su Matteo Jorgenson (Movistar Team) e 27″ su un ottimo Damiano Caruso (Bahrain-Victorius). Ai piedi del podio troviamo il giovanissimo britannico Max Poole (Team DSM) a 38″ e il vecchio Thibaut Pinot (Groupama-FDJ) a 41″. Sesta piazza per Cian Uijtdebroeks (Bora-Hansgrohe) ad 1′21″ davanti a Romain Bardet (Team DSM), 7° ad 1′28″. Buon ottavo posto per Egan Bernal (Ineos Grenadiers) che ritorna nella top ten di un corsa WT dopo il terribile infortunio occorso più di un anno fa. Per il colombiano un ritardo di 1′53″ ma anche la consapevolezza di essere sulla giusta strada per il ritorno ad alti livelli. Completano la top ten finale Eddie Dunbar (Team Jayco-AlUla), 9° ad 1′53″, e Rafal Majka (UAE Team Emirates) 10° a 2′07″ dal compagno di squadra.
Pierpaolo Gnisci
ADAM YATES ALTISSIMO A THYON 2000. TAPPA E MAGLIA PER IL BRITANNICO
Nel tappone di Thyon 2000, Adam Yates (UAE Team Emirates) scatta al momento giusto sulla salita conclusina e non viene più raggiunto. Secondo un redivivo Thibaut Pinot (Team Groupama FDJ) mentre terzo è Damiano Caruso (Team Bahrain Victorious). Yates è anche la nuova maglia gialla
A indurire il tappone del Giro di Romandia 2023, da Sion a Thyon 2000, si è messo il maltempo. La pioggia è caduta sui ciclisti praticamente per tutti i quasi 162 km, contribuendo a indurire ancora di più una tappa dura già di suo. Dopo la bella vittoria nella cronometro di ieri con la conseguente conquista della maglia gialla, Juan Ayuso (UAE Team Emirates) partiva oggi da favorito, anche se la sua condizione è ancora sostanzialmente un punto interrogativo dopo la tendinite che lo ha afflitto durante l’inverno. Da Sion non partivano Tobias Foss e Robert Gesink (Team Jumbo Visma), già con la testa al Giro dove saranno due preziosi uomini in appoggio a Primoz Roglic. La tappa odierna vedeva una maxi fuga partire dopo una ventina di km, durante la scalata del secondo gpm di Anzère. Tra gli attaccanti si segnalava la presenza di Gianmarco Garofoli (Team Astana Qazaqstan), unico italiano presente. La tappa esplodeva sul gpm di Suen, quando restavano in testa in cinque: Josef Cerny (Soudal Quick Step), Ben Zwiehoff (Team BORA Hansgrohe), Thomas de Gendt (Team Lotto Dstny), Christopher Juul-Jensen e Lawson Craddock (Team Jayco AlUla). I cinque di testa mantenevano sul gruppo maglia gialla, tirato dall’UAE Team Emirates, un vantaggio di circa 2 minuti che però diminuiva rapidamente sulle prime rampe della salita di Thyon 2000. Era proprio l’UAE Team a prendere il comando della situazione e, una volta sfilatosi Ayuso, puntare tutto su Adam Yates. Il gruppo si sfaldava km dopo km e a circa 7 km dalla conclusione restavano in testa alla corsa non più di una decina di ciclisti, tra cui Max Poole e Romain Bardet (Team DSM), Matteo Jorgenson (Team Movistar), Damiano Caruso (Team Bahrain Victorious), Cian Uijtdebroeks (Team BORA Hansgrohe), Thibaut Pinot (Team Groupama FDJ), Eddie Dunbar e Filippo Zana (Team Jayco AlUla). Yates trovava lo scatto giusto a 4 km dall’arrivo, quando in seguito ad una prepotente accelerazione riusciva a lasciarsi alle spalle gli altri ciclisti. Il britannico manteneva un ritmo costante ed andava a vincere in solitaria sul traguardo di Thyon 2000. A 7 secondi di ritardo si classificava Pinot in seconda posizione mentre Caruso era terzo a 19 secondi di ritardo. E’ questa la seconda vittoria stagionale per Yates che balza al comando della classifica generale del Giro di Romandia con 19 secondi di vantaggio su Jorgenson e 27 secondi di vantaggio su Caruso. Yates mette così una bella ipoteca sulla vittoria finale visto che l’ultima tappa di domani da Vufflens-la-Ville a Ginevra non presenta grandissime difficoltà, se si eccettuano due gpm – uno di secondo ed un altro di terza categoria – piuttosto semplici.
Antonio Scarfone
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Adam Yates vince a Thyon 2000 (foto: Getty Images)
AYUSO RITORNO COL BOTTO: VINCE LA CRONO E SI VESTE DI GIALLO
Che Juan Ayuso fosse uno dei corridori più talentuosi tra quelli nati nel nuovo millennio era una certezza acquisita già al termine dalla scorsa Vuelta. Ciò che non era affatto scontato era che il corridore della UAE Team Emirates potesse andare così forte già al Tour de Romandie dopo aver trascorso così tanti mesi lontano dalle corse a causa di una fastidiosa nevralgia. Invece il ritorno alle competizioni ci ha subito regalato un corridore in grandissimo spolvero. L’iberico, classe 2002 (compirà 21 anni il prossimo settembre), aveva già dato saggio delle sue ottime condizioni durante il prologo di martedì e soprattutto con il secondo posto conquistato ieri. Oggi si è però superato, vincendo la crono di Chatel-Saint-Denis con 5″ su Matteo Jorgenson (Movistar Team), altro giovane di talento, e 17″ sul compagno di squadra Adam Yates.
Ayuso diventa così anche il nuovo leader della classifica generale alla vigilia della tappa regina che domani incoronerà il vincitore del Romandia. Lo spagnolo ora guida con 18″ su Jorgenson e 19″ su un deludente Tobias Foss (Jumbo-Visma).
La crono odierna era la prima delle due frazioni destinate a riscrivere profondamente la classifica della corsa Svizzera. La prova, lunga poco meno di 19 km, presentava nella sua fase centrale una salita di circa 6 km seguita da una discesa che terminava poco prima del traguardo. Una prova non propriamente adatta agli specialisti delle prove contro il tempo e che sorrideva invece agli uomini di classifica. La corsa, che si è aperta con la notizia della non partenza di Ion Izagirre e Anthony Perez (entrambi Cofidis) causa covid, è stata disputata in condizioni climatiche tutto sommato buone viste le premesse della vigilia.
Il primo tempo degno di nota è stato fatto segnare da uno degli specialisti delle prove contro il tempo, Mikkel Bjerg (UAE Team Emirates), che ha fermato le lancette sul tempo di 25′39″. Il danese è rimasto in testa alla graduatoria per una mezzoretta, per essere poi superato dalla prova dello statunitense William Barta (Movistar Team) che è riuscito ad impiegare 5″ in meno rispetto a Bjerg. La classifica provvisoria è rimasta sostanzialmente inalterata fino alla partenza degli uomini di classifica. Tra questi ha subito colpito il primo intermedio di un altro statunitense della Movistar, ovvero Matteo Jorgenson. Il 23enne di Walnut Creek ha fatto segnare un tempo di 14′22″ che verrà poi battuto poco dopo soltanto da Adam Yates (UAE Team Emirates). Alle loro spalle, distanziato di 5″ da Yates, un altro corridore in forza alla compagine Emiratina, ovvero Juan Ayuso. Lo spagnolo è stato però formidabile nel tratto finale, quasi tutti in discesa, che gli ha consentito una clamorosa rimonta.
Ayuso ha concluso la sua crono con il tempo di 25′15″, 5″ in meno rispetto ad un bravissimo Jorgenson. Adam Yates, nonostante un finale in calando, è riuscito a conservare la terza posizione del podio, chiudendo con un distacco di ben 17″ dal più giovane compagno di squadra. Quarta piazza per uno specialista delle prove contro il tempo, il portoghese Nelson Oliveira (Movistar Team) giunto a 18″ davanti ad un altro compagno di squadra, William Barta, 5° a 19″. Buona prestazione anche per Damiano Caruso (Bahrain-Victorius) piazzatosi in 6a posizione a 20″ da Ayuso e capace di precedere Mikkel Bjerg ed un deludente Tobias Foss (Jumbo-Visma) entrambi arrivati con 24″ di ritardo. La top ten di giornata è stata completata da Gino Mader (Bahrain-Victorius) che ha pagato 25″ e dal giovane britannico Max Poole (Team DSM) a 27″. Male l’ormai ex-leader Ethan Hayter (Ineos Grenadiers) giunto 21° a 49″ e Romain Bardet (Team DSM) addirittura 32° a 57″ in compagnia di Cian Uijtdebroeks (Bora-Hansgroe).
La nuova classifica generale vede in testa proprio Ayuso con 18″ su Jorgenson, 19″ su Foss e 22″ su Nelson Oliveira. Seguono Adam Yates a 30″, Damiano Caruso a 32″ e un altro giovane di casa UAE, il neozelandese Finn Fisher-Black a 34″. Competano la top10 provvisoria Jonathan Castroviejo (Ineos Grenadiers) a 36″, Max Poole a 37″ ed Hayter a 38″.
Domani è in programma la 4a tappa, la frazione regina di questa edizione: appena 162 km da Sion a Thyon 2000 infarciti di salite. Dopo lo strappo di Chamoson (2 km al 7,2%) posto immediatamente dopo il via, i corridori dovranno affrontare l’ascesa di Anzére (14,6 km al 6,9%) al km 45 e subito dopo la breve salita di Lens (3,6 km al 6,8%). Quindi troveranno un tratto pianeggiante che sarà il preludio al gran finale con la salita di Suen (14 km al 6,6%) al km 115 e infine la lunghissima salita finale che condurrà i corridori a Thyon 2000 (20,9 km al 7,6%). Sarà senza ombra di dubbio la tappa decisiva.
Pierpaolo Gnisci
AL ROMANDIA E’ SEMPRE QUESTIONE D’ETHAN. HAYTER VINCE A LA CHAUX-DE-FONDS ED E’ IL NUOVO LEADER
Da un Ethan all’altro. Si potrebbe riassumere così l’esito della 2a tappa in linea del Tour de Romandie. Dopo la vittoria di Vernon in quel di Vallèe de Joux, oggi è stato il turno dell’altro Ethan, il più famoso Hayter che ha messo a segno il classico colpo “tappa e maglia”. Il corridore della Ineos Grenadiers ha battuto allo sprint a ranghi ridotti il giovane talento iberico Juan Ayuso (UAE Team Emirates) e Romain Bardet (Team DSM), ancora piazzato dopo il 4° posto conquistato ieri. Hayter adesso guida con 6″ su Tobias Foss (Jumbo-Visma) e Remi Cavagna (Soudal-Quick Step). Irrimediabilmente staccati i vincitori delle prime frazioni, Josef Cerny ed Ethan Vernon, entrambi in forza alla Soudal-Quick Step.
La seconda tappa del Romandia 2023, da Morteau a La Chaud-de-Fonds per un totale di 162,7 km, si presentava come una frazione adatta a soluzioni diverse vista la presenza di ben 5 gpm negli ultimi 90 km: il Baset (6.7 km al 6.0%) al km 81, Le Communal (1.5 km al 8.1%) al km 99, il Col de la Vue des Alpes (5.2 km al 4.8%), il Col de la Tourne (4.4 km al 7.1%) e quindi di nuovo lo strappo di Le Communal, la cui cima era posta ad appena 12 km dall’arrivo.
La fuga di giornata si è formata dopo una ventina di chilometri dal via, grazie all’azione di 3 uomini: Gleb Brussenskiy (Astana Qazaqstan Team), Tom Bohli (Tudor Pro Cycling) e Julien Bernard (Trek-Segafredo), quest’ultimo già in fuga nella prima tappa. Al terzetto di testa ha provato ad aggiungersi anche un altro svizzero, Antoine Aebi (Nazionale Svizzera), ma la sua azione ritardta non ha avuto buon esito si è esaurita quando all’arrivo mancavano oltre 115 km. Il trio di testa ha così man mano guadagnato raggiungendo abbastanza velocimente un margine di circa 3′30″ sul gruppo tirato dagli uomini della Soudal-Quick Step. Il distacco ha continuato ad aumentare arrivando fino a 5 minuti in corrispondenza dell’inizio della prima salita di giornata.
A questo punto il ritmo del gruppo è cambiato grazie all’impulso fornito dagli uomini della Jumbo-Visma che han man mano ridotto il gap (3′ in cima a Baset). L’andazzo non è cambiato sulla successiva ascesa, quella di Le Communal, in corrispondenza della quale il gruppo aveva ulteriormente ridotto lo svantaggio a poco più di 2 minuti. Lungo la terza salita di giornata, il Col de la Vue des Alpes, il drappello di testa ha iniziato a perdere pezzi vista le difficoltà a cui è andato incontro Bohli. Lo svizzero si è irrimediabilmente staccato, lasciando in testa alla corsa la coppia Bernard-Brussenskiy che allo scollinamento poteva vantare un margine di solo 1 minuto sul gruppo, da cui avevano perso contatto già diversi corridori.
I due fuggitivi sono stati ripresi lungo la penultim salita (-30), mentre nel frattempo i vincitori delle prime due frazioni, Josef Cerny ed Ethan Vernon (entrambi Soudal-Quick Step), avevano perso già contatto dal plotone sempre tirato dalla Jumbo. Negli ultimi 15 km dal plotone, ridotto ad una settantina di corridori, hanno provato ad evadere diversi uomini: Harol Tejada (Astana Qazaqstan Team), poi Michael Woods (Israel-Premier Tech) immediatamente seguito da Thomas Gloag (Jumbo-Visma), Oscar Onley (Team DSM) e Gregor Muhlberger (Movistar Team). Sull’ultimo strappo hanno invece provato a muoversi Ion Izagirre (Cofidis), William Barta (Movistar Team) e Max Poole (Team DSM). In discesa è invece stato il turno di Thibaut Pinot (Groupama-FDJ) e Damiano Caruso (Bahrain-Victorius). Tutte azioni senza esito positivo.
Gli uomini della Ineos, entrati in scena negli ultimi chilometri, sono così riusciti a tenere cucito il gruppo di testa, lanciando la volata del loro uomo, Ethan Hayter che ha battuto allo sprint un sorprendente Juan Ayuso (UAE Team Emirates), Romain Bardet (Team DSM), Matteo Sobrero (Team Jayco-AlUla) e Oscar Onley (Team DSM). Quindi troviamo Harry Sweeny (Lotto-Dstny), Kobe Goossens (Intermarchè-Circus-Wanty), Magnus Cort (EF Education-EasyPost), Finn Fischer-Black (UAE Team Emirates) e Nick Schultz (Israel-PremierTech).
La nuova classifica generale vede in testa proprio Ethan Hayter, che ora guida con 6″ sulla coppia formata da Tobias Foss (Jumbo-Visma) e Remi Cavagna (Soudal-Quick Step). Seguono Juan Ayuso a 11″ e Mattia Sobrero a 14″. Completano la top ten provvisoria Nelson Oliveira (Movistar Team) a 15″, Romain Bardet e Jonathan Castroviejo (Ineos Grenadiers) e Fischer-Black a 17″ e Rainer Kepplinger (Bahrain-Victorius) a 18″.
Domani 3a tappa, una cronometro individuale di 18.8 km piuttosto complicata. Dopo i primi 6 km sostanzialmente pianeggianti, i corridori dovranno affrontare 5 km all’insù e quindi un tratto di discesa che anticiperà l’arrivo. Una frazione che darà sicuramente una ulteriore scossa alla classifica generale.
Pierpaolo Gnisci
ANCORA WOLFPACK AL ROMANDIA. VERNON VINCE IN VALLÉE DE JOUX ED E’ IL NUOVO LEADER
Sarà l’effetto della vittoria di Remco Evenepoel o forse è solo il caso. Sta di fatto che la Soudal-Quick Step ha iniziato il Tour de Romandie veramente alla grande. Dopo l’exploit di Josef Cerny, vincitore del prologo del martedì, ad alzare le braccia al cielo al termine della prima tappa in linea è stato il giovane Ethan Vernon, che ha battuto nettamente nello sprint finale un Thibau Nys (Trek-Segafredo) al primo risultato di rilievo tra i professionisti e l’altro belga Milan Menten (Lotto-Dstny), reduce da un inizio di stagione molto positivo. Il corridore britannico, grazie all’abbuono conquistato sul traguardo di Le Sentier, è riuscito anche a conquistare la maglia gialla, scalzando dalla prima posizione in suo compagno di squadra per una questione di centesimi.
La prima frazione della corsa Romanda, 170,9 km da Crissier alla Vallée de Joux, presentava un percorso interlocutorio. Lla fase centrale della frazione era caratterizzata da due gpm di 2a categoria in rapida sequenza: il Fontanezier (4.5 km al 8%) al km 66 e Mauborget (5.3 km al 7.1%) al km 72. Dopo la successiva discesa ed un lungo tratto in falsopiano, al km 122 era posto l’ultimo gpm di giornata, il Col Mont d’Orzeires (2 km al 5.5%). Il finale però era favorevole alle ruote veloci visti gli ultimi 47 km praticamente piatti che consentivano ai corridori eventualmente staccati di rientrare sul gruppo.
Da segnalare la non partenza di Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan Team) colpito dal covid.
La fuga di giornata è nata già al primo km, quando in 4 sono evasi dal gruppo: Michael Schar (Ag2r Citroen Team), Tobias Bayer (Alpecin-Deceuninck), Julien Bernard (Trek-Segafredo) e Jan Stockli (Nazionale Svizzera). A loro si è aggiunto poco dopo un altro rappresentante della selezione elvetica, Dario Lillo. I cinque battistrada hanno rapidamente guadagnato margine, ma non sono poi riusciti ad andare oltre un vantaggio di circa 3 minuti. Il lavoro degli uomini della Soudal-Quick Step infatti ha tenuto il drappello di testa sempre a distanza di sicurezza: il loro vantaggio ai piedi della prima salita di giornata, il Fontanezier (-110), si attestava intorno ai 2′15″. Proprio lungo l’ascesa Stockli ha perso contatto dai 4 compagni di fuga a causa di un problema meccanico. Nel frattempo il gruppo tirato dagli uomini della Ineos aveva decismente accelerato l’andatura, portandosi ad 1′20″ dai fuggitivi. Il gruppo ha continuato ad accelerare anche lungo la seconda salita, il Mauborget, facendo staccare diversi corridori, tra cui il leader Josef Cerny ed Ethan Vernon (Soudal-Quick Step) e Magnus Cort (EF Education-EasyPost). Davanti invece Bernard era riuscito a vincere anche il secondo gpm di giornata, mentre Bayer aveva perso contatto venendo poi ripreso dal gruppo. Nel frattempo si erano ritiratidiveri corridori di primo piano: Rui Costa (Intermarché-Circus-Wanty) a causa del colpo preso ieri ad inizio del prologo; Simon Yates (Team Jayco-AlUla) per problemi di stomaco; Mark Cavendish (Astana Qazaqstan Team) dopo aver perso contatto dal gruppo lungo le prime rampe del Fontanezier.
Il gruppo tirato da Egan Bernal (Ineos Grenadiers) ha continuato a recuperare, riducendo il gap a soli 20″ in cima al gpm e rendendo inevitabile il ricongiungimento coi 3 battistrada poi avvenuto ai -75. Il plotone, che si era frantumato lungo la discesa, si è andato man mano a ricomporre sotto il controllo degli uomini della Soudal-Quick Step e della EF Education-EasyPost che hanno accompagnato la corsa verso un inevitabile epilogo in volata. Unico sussulto l’attacco di Remi Cavagna (Soudal-Quick Step) ai -4 a cui ha protamente risposto Matteo Sobrero (Team Jayco-Alula). Vernon, abilmente lanciato dal suo compagno Casper Pedersen, è riuscito a guadagnare quel margine che reso impossibile la rimonta del giovane figlio d’arte Thibau Nys (Trek-Segafredo), all’esordio in una corsa a tappe WT, e l’altro belga Milan Menten (Lotto-Dstny). Dietro di loro Romain Bardet (Team DSM), Jacopo Mosca (Trek-Segafredo), Nick Schultz (Israel-PremierTech) e Lilian Calmejane (Intermarchè-Circus-Wanty). Chiudono la top ten di giornata Clement Venturini (Ag2r Citroen Team), Ivo Oliveira (UAE Team Emirates) e Quinten Hermans (Alpecin-Deceuninck).
Vernon, ieri decimo nel prologo, è riuscito anche a strappare la leadership al compagno di squadra Cerny grazie all’abbuono guadagnato sul traguardo. Il britannico ora guida a pari tempo con Cerny, 1″ su Tobias Foss (Jumbo-Visma) e Remi Cavagna, 4″ su Nico Denz (Bora-Hansgrohe) e 5″ sulla coppia formata da Joel Suter (Tudor Pro Cycling) e Ethan Hayter (Ineos Grenadiers).
Domani 2a tappa in linea. I corridori dovranno percorrere 162.7 km per arrivare da Morteau a Le-Chaux-de-Fonds, affontando ben 5 gpm tutti concentrati negli ultimi 90 km di corsa: Baset (6.7 km al 6.0%) al km 81, Le Communal (1.5 km al 8.1%) al km 99, il Col de la Vue des Alpes (5.2 km al 4.8%), il Col de la Tourne (4.4 km al 7.1%) e nuovamente le Communal, il cui secondo passaggio verrà affrontato ad una dozzina di km dal traguardo. Una frazione in cui sarà possibile vedere le prime scaramucce tra i pretendenti alla vittoria finale.
Pierpaolo Gnisci