LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XXIII: TOUR DE FRANCE 2013
La spedizione in terra di Francia al Tour del 2013 è decisamente più magra per Peter Sagan. Riesce a fare il bis nella classifica a punti ma se ne torna nella sua Repubblica Slovacca con un bottino più misero rispetto a quello dell’anno precedente, quando alla sua prima Grande Boucle aveva ottenuto tre vittorie di tappe. Stavolta, invece, dovrà accontenarsi della sola affermazione in quel di Albi.
7a TAPPA: MONTPELLIER – ALBI
CANNONDALE-SHOW, CILIEGINA SAGAN
Il 23enne di Zilina finalizza lo strepitoso lavoro della formazione di Amadio, che tira per praticamente tutta la tappa provocando i cedimenti degli avversari diretti dello slovacco a partire da Mark Cavendish, André Greipel e Marcel Kittel e impedendone il rientro, cogliendo il suo primo successo in questo Tour davanti a John Degenkolb e Daniele Bennati e mettendo un’ipoteca ormai definitiva sulla conquista della maglia verde, mentre Daryl Impey conserva la leadership nella generale e i big si preparano ad affrontare i Pirenei.
La settima tappa del Tour de France, 205,5 km da Montpellier ad Albi, si presentava come la terza frazione consecutiva dedicata ai velocisti in virtù di un percorso piuttosto impegnativo nella prima parte, con il gpm di 2a categoria di Col de la Croix de Mounis poco prima di metà percorso, ma quasi tutto in discesa e in pianura nei 110 km che separavano la vetta dal traguardo, sulla carta più che sufficienti per gli sprinter e le rispettive squadre per recuperare l’eventuale terreno perso in salita. Ma, ciò nonostante, la Cannondale della maglia verde Peter Sagan, ancora a caccia del primo successo in questo Tour dopo aver collezionato tre secondi e un terzo posto nelle prime tappe, ha orchestrato lungo le rampe più dure un forcing finalizzato ad eliminare possibili avversari dello slovacco nella volata finale che ha dato ben presto i suoi frutti con Mark Cavendish (Omega-QuickStep) e Marcel Kittel (Argos-Shimano) che hanno immediatamente perso le ruote seguiti, poco dopo, anche da Andrè Greipel (Lotto-Belisol), Matthew Goss (Orica-GreenEdge) e dai nostri Davide Cimolai e Matteo Ferrari (Lampre-Merida) oltre a diversi altri corridori tra cui un Thomas Voeckler (Europcar) che, con ogni probabilità, ha scelto di uscire di classifica per avere maggiore libertà d’azione nei prossimi giorni. L’azione della compagine di Amadio ha inoltre spento le velleità dei fuggitivi della prima ora Jens Voigt (RadioShack) e Blel Kadri (Ag2r), che ha comunque raccolto sul Col des 13 Vents e sul Col de la Croix Mounis i punti sufficienti per balzare al comando della classifica degli scalatori spodestando Pierre Rolland (Europcar). Dallo scollinamento in poi si è a lungo assistito a un’appassionante lotta a distanza tra la Cannondale, che ha continuato ininterrottamente a tirare senza ricevere alcun aiuto da altri, da un lato e Lotto-Belisol, Argos-Shimano e Omega-QuickStep che si sono coalizzate per riportare sotto i rispettivi velocisti dall’altro, e ad avere la meglio sono stati gli uomini in verde con gli inseguitori che, pur essendo in superiorità numerica, non sono mai riusciti a far scendere il distacco dal primo gruppo sotto i 2 minuti e intorno ai -40 dal traguardo hanno definitivamente alzato bandiera bianca, giungendo ad Albi con quasi un quarto d’ora di ritardo.
Dell’unico attimo di rallentamento, avvenuto subito dopo lo sprint intermedio in cui Sagan ha fatto il pieno di punti, hanno provato ad approfittare Cyril Gautier (Europcar), Juan Josè Oroz (Euskaltel) e l’ex leader della generale Jan Bakelandts (RadioShack), che si sono avvantaggiati arrivando ad avere fino ad oltre 1′ di margine ma che mai, sebbene siano stati ripresi a soli 3 km dalla conclusione, hanno dato l’impressione di poter sfuggire al controllo di un gruppo nel quale gli inesauribili uomini della Cannondale, non paghi delle grandi trenate già effettuate in precedenza per tenere a distanza Cavendish e compagnia, hanno proseguito a condurre a forte andatura fino praticamente alle battute finali, coadiuvati anche da un Michael Albasini (Orica-GreenEdge) a protezione della maglia gialla del compagno Daryl Impey, dal momento che Bakelandts era distanziato di soli 31”. Nell’ultimo km hanno provato a dire la loro anche la Lampre-Merida, con Elia Favilli che a tirato la volata a Manuele Mori, e soprattutto John Degenkolb (Argos-Shimano) che ha tentato di anticipare Sagan, in quel momento alla ruota del suo ultimo uomo Fabio Sabatini, partendo ai 300 metri dal traguardo. Il fuoriclasse slovacco non poteva però non finalizzare l’incredibile lavoro dei compagni di squadra e con grande facilità ha saltato via il tedesco ed è andato a cogliere il suo 14° successo stagionale, eguagliando Cavendish e mettendo inoltre un’ipoteca pressochè definitiva su quella che sarebbe la sua seconda maglia verde consecutiva alla luce dei ben 94 punti che lo separano ora dal diretto inseguitore, Greipel. Alle spalle di Sagan e Degenkolb sono giunti un pimpante Daniele Bennati (Saxo-Tinkoff), che per un soffio non è riuscito a conquistare la piazza d’onore davanti al tedesco, un Michal Kwiatkowski (Omega-QuickStep) atteso con curiosità all’esame delle grandi montagne dopo una prima settimana corsa sempre nelle posizioni d’avanguardia, Edvald Boasson Hagen (Team Sky) e Francesco Gavazzi (Astana) mentre Mori ha concluso al 9° posto. L’altro atleta della Lampre-Merida Adriano Malori, che da giorni soffriva di una lombosciatalgia, è stato invece costretto al ritiro al pari di Janez Brajkovic (Astana), che non ha preso il via dopo la caduta nel finale della frazione di Montpellier, e di Christian Vande Velde (Garmin-Sharp), a sua volta finito in terra nelle fasi iniziali della tappa.
La classifica generale rimane immutata con Impey in giallo con 3” su Boasson Hagen, 5” su Gerrans e Albasini, 6” su Kwiatkowski e Sylvain Chavanel (Omega-QuickStep) e 8” su Chris Froome e Richie Porte (Team Sky) ma tutto cambierà al termine dell’8a tappa, nella quale la Grande Boucle approderà sui Pirenei. Negli ultimi 40 km della Castres-Ax 3 Domaines verranno affrontati, infatti, così come già avvenuto nel 2003, nel 2005 e nel 2010 quando ad imporsi sono stati rispettivamente Carlos Sastre, Georg Totschnig e Christophe Riblon, dapprima il durissimo Port de Pailheres, 15 km con una pendenza media dell’8% e tratti ben oltre il 10 nella seconda metà dell’ascesa, e immediatamente dopo il termine della discesa la salita finale di 7,8 km all’8,2% che al contrario presenta le rampe più impegnative nella fase iniziale e, come recita un vecchio detto, non sapremo ancora forse dopo la linea del traguardo chi vincerà il Tour ma sapremo chi non potrà vincerlo.
Marco Salonna

Sagan & Cannondale, un trionfo di squadra (foto Bettini)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XXII: TOUR DE SUISSE 2013
L’anno precedente Sagan aveva furoreggiato sulle strade del Giro di California, dove aveva vinto ben 5 tappe, e poi non si era smentito al Tour de Suisse portandosi a casa 4 vittorie. Anche nel 2013 si ripete l’accoppiata, seppur in tono minore perchè dopo aver conquistato due affermazioni nella corsa statunitense riassapora il gusto della vittoria proprio al Tour de Suisse, vincendone altrettante
3a TAPPA: MONTREUX – MEIRINGEN
PETER SAGAN DOVE OSANO LE AQUILE. FRANK IN MAGLIA GRAZIE A TEEJAY VAN GREGARIO
Ancora pioggia nel tappone tra le Alpi Bernesi. Il forcing di Teejay Van Garderen screma il gruppo dei migliori sopra Meiringen, ma la selezione più secca avviene in discesa, verso l’arrivo: con tre uomini di classifica c’è Sagan, sempre in perfetto controllo, che gioca con gli avversari e stravince la tappa.
Siamo alle pendici del mitico Eiger, e Peter Sagan qui si esaltò già due anni fa, appena ventunenne, andando a vincere la tappa breve e intensissima di Grindelwald, con Grimselpass e Grosse Scheidegg da scalare. Quando si parla del potenziale del fenomeno slovacco su percorsi impervi, si citava sempre quella tappa, con un repertorio di sacrosante valutazioni a circostanziare l’impresa: Peter si era avvantaggiato con la fuga; non scollinò certo primo, ma per vincere dovette rientrare in discesa su Cunego (comunque impresa non da poco!); la tappa era brevissima.
Da oggi c’è nuovo materiale da rielaborare, e sembra che il buon Sagan si sia dedicato puntigliosamente a smontare proprio quelle obiezioni. Oggi infatti scollina senza il minimo affanno con il gruppo dei migliori uomini della generale, ridotto a una dozzina di unità; non prende rischi nell’ultima picchiata, e dimostra che dopo cotanta ascesa – e soprattutto dopo oltre 200km – ha ancora energie da vendere per imporre trenate mostruose sul piano, e vincere infine la volata con una gamba sola.
Riavvolgendo il nastro della tappa, vediamo partire una fuga della prima ora con nomi di spicco, nomi da grandi classiche, forse ispirati dal clima implacabile: Boonen, Gilbert, Vansummeren, Breschel, Terpstra…, oltre a nomi da non sottovalutare come Albasini o il promettente olandesde Wilco Keldermann, visto bene al Giro. Questi ultimi saranno i più indomiti sull’ascesa conclusiva, ma la loro azione verrà neutralizzata prima dello scollinamento.
Si segnala nel frattempo una brutta caduta con tanto di ritiro e visite ospedaliere per Ryder Hesjedal.
La fuga ha avuto vita durissima soprattutto perché in salita, dopo aver visto a fare il ritmo la Lampre presumibilmente per Scarponi, si impone in testa al gruppo la presenza di un uomo solo, a trascinarli tutti: l’americano Teejay Van Garderen, grande atteso al prossimo Tour, decide, dopo la delusione dell’attacco a vuoto con rimbalzo nelle retrovie di ieri, di imitare Contador nella moda del campione gregario. Si mette quindi al servizio del compagno Frank, scandendo un passo regolare ma asfissiante che, pur col contagocce, va a svuotare il gruppo dei migliori, fino a ridurlo a una dozzina di unità; tra le quali, naturalmente, manca il leader della generale fino ad oggi, ovvero l’australiano Cameron Meyer, che si era fatto valere a crono e aveva meritoriamente resistito, già con più di un affanno, nell’arrivo di ieri.
Sono invece presenti, oltre ai due BMC, capitano e gregario a ruoli invertiti, bei nomi quali Scarponi, Kreuziger, Pinot, Rui Costa (il campione in carica), Daniel Martin, Mollema, Visconti, Kangert, Peraud e Spilak. Oltreché, l’abbiamo anticipato, un inatteso Peter Sagan che, pur concentratissimo e dunque non certo dedito a una pedalata di svago, non sembra neppure soffrire eccessivamente il selettivo passo imposto da Van Garderen lungo la salita.
In prossimità del Gpm Kreuziger allunga il gruppetto con una bella progressione, e in discesa è un attimo spezzare la lunga fila indiana. Se ne vanno in quattro, il ceco, lo slovacco, il corridore di casa Frank e il campione in carica Rui Costa. Da dietro è soprattutto Daniel Martin a dannarsi per recuperare, ma senza esito; cade, purtroppo, Scarponi, che esce di classifica ma almeno non dalla gara.
Il finale fila liscio come l’olio, gli uomini di classifica del quartetto hanno interesse a tirare a tutta senza attendismi, e senza inventarsi chissà che per levare la tappa a Sagan. Anzi, pare a volte che le sue tirate di testa finiscano per togliersi di ruota involontariamente i compagni! La volata è senza storia, ci prova Rui Costa che ha un discreto spunto, ma qui “discreto” proprio non basta.
Un gran trionfo che dischiude nuovi orizzonti al 23enne campione, senza ovviamente pensare già alle grandi corse a tappe, che implicano altre attitudini (ieri Sagan sull’arrivo in salita ha salvato la gamba, arrivando lemme lemme a dieci minuti)… almeno per adesso!
Tra gli inseguitori si segnala un bell’allungo di Mollema, che dopo uno scatto violentissimo difende un distacco di qualche secondo sul resto del gruppetto, e la vittoria da parte di Visconti nella ristrettissima volata a seguire. Bella prova anche per il siciliano, che un po’ a sorpresa dopo una crono e due tappe di montagna si trova quarto in classifica generale. In maglia c’è Frank, a meno di mezzo minuto Kreuziger, che proverà a far proprio ancora una volta lo Svizzera sulle rampe dell’Albula. Proprio come Contador, Van Garderen riesce a restare in top ten nonostante il lavoro di gregariato. A meno di sorprese, la generale si deciderà tra l’Albulapass di venerdì e la crono di domenica. Nel frattempo, potremmo goderci qualche altro Sagan show nelle tappe mosse intercalate a quelle giornate cruciali.
Gabriele Bugada
8a TAPPA: ZERNEZ – BAD RAGAZ
SAGAN A FORZA DODICI, ILLUSIONE BENNATI
Il fuoriclasse slovacco, ottimamente supportato da Moreno Moser e Damiano Caruso, conquista il suo dodicesimo successo stagionale, nonchè ottavo in carriera, al Tour de Suisse battendo in rimonta l’aretino della Saxo-Tinkoff con Philippe Gilbert alle loro spalle, mentre la lotta per il successo finale resta ancora apertissima con Matthias Frank sempre leader e Rui Alberto Faria da Costa, Roman Kreuziger e Tejay Van Garderen pronti a scavalarlo nella crono conclusiva di Flumserberg.
L’ottava e penultima tappa del Tour de Suisse, 180,5 km da Zernez a Bad Ragaz con la scalata dello Julierpass nelle fasi iniziali e, dopo un lungo tratto di discesa e pianura, lo strappo di Maienfeld la cui vetta era posta a 6 km dal traguardo, si prestava a diverse possibili soluzioni che andavano dalla fuga da lontano alla volata di un gruppo più o meno ristretto, passando per un’azione da finisseur negli ultimi chilometri. A tentare la prima opzione sono stati lo sloveno Robert Vrecer (Euskaltel), che strada facendo si è assicurato i punti sufficienti per aggiudicarsi sia la classifica di miglior scalatore che quella degli sprint intermedi, il francese Maxime Bouet (Ag2r), l’elvetico Reto Hollenstein (Iam Cycling) e l’empolese Manuele Mori (Lampre-Merida), già in avanscoperta nella tappa di La Punt, ma il gruppo è stato ben determinato ad andarli a riprendere con la Bmc che ha inizialmente badato a non concedere loro troppo spazio, dal momento che Bouet nella generale aveva un distacco di 5′59” dalla maglia gialla Matthias Frank. In seguito sono entrate in “esercizio” l’Argos-Shimano di John Degenkolb, l’Orica-GreenEdge di Matthew Goss e Michael Albasini e la Cannondale di Peter Sagan, determinatissimo a tornare ad alzare le braccia dopo il successo da dominatore la tappa di Meiringen seguito però da un paio di inattese sconfitte nei giorni successivi: la loro decisa rincorsa ha portato all’inevitabile ricongiungimento, avvenuto ai -17 dal traguardo, con Hollenstein che è stato l’ultimo ad alzare bandiera bianca.
Lo strappo di Maienfeld è stato condotto di gran carriera dapprima dalla Garmin-Sharp, non certo per Tyler Farrar che è stato uno dei primi a perdere contatto quanto per il 7° della generale Daniel Martin, e successivamente dalla Cannondale con Stefano Agostini e successivamente Damiano Caruso e Moreno Moser, autori entrambi di un Giro di Svizzera fin qui tutt’altro che entusiasmante ma che potrebbe dare loro un’ottima condizione in vista del campionato italiano. Ne è venuta fuori una selezione decisamente maggiore rispetto al previsto con il gruppo che si è ridotto ad una quarantina di unità comprendente tutti gli uomini di classifica ad eccezione di Cameron Meyer (Orica-GreenEdge), che è rimasto vittima di una foratura ai piedi della salita e non riuscirà più a rientrare chiudendo con un distacco di 27”. Davanti sono rimasti anche diversi atleti in grado di ben figurare allo sprint, da Albasini a Daniele Bennati (Saxo-Tinkoff) passando per Julien Simon (Saur-Sojasun), José Joaquín Rojas (Movistar), il campione del mondo Philippe Gilbert (Bmc) e naturalmente Sagan, mentre fin dalle prime rampe, oltre a Farrar e a Goss (che insieme a tutti i compagni di squadra, tranne Albasini, si è fermato ad attendere Meyer), non hanno retto il ritmo Romain Feillu (Vacansoleil), Tom Boonen (Omega-QuickStep), Matti Breschel (Saxo-Tinkoff), i nostri Jacopo Guarnieri (Astana) e Davide Cimolai (Lampre-Merida) e un deludente Degenkolb. In prossimità dello scollinamento hanno ceduto anche Grega Bole (Vacansoleil), Ben Swift (Team Sky) e il vincitore della tappa di Leuggern Alexander Kristoff (Katusha).
Negli ultimi chilometri, quasi tutti in discesa, non ci sono state sorprese con Caruso e Moser sempre a scandire l’andatura, Frank che ha lavorato in prima persona per portare davanti Gilbert e Nicolas Roche (Saxo-Tinkoff) che ha fatto la stessa cosa per Bennati, che si è lanciato ai -200 metri e ha dato per un attimo l’impressione di potercela fare contro un Sagan rimasto leggermente chiuso: il fuoriclasse di Zilina è però riuscito a trovare un varco, a superare l’aretino, che comunque da tempo non si vedeva così brillante, e a cogliere il 12° successo stagionale nonchè l’8° in carriera al Tour de Suisse pur avendone disputate solo le ultime tre edizioni, mentre Gilbert ha chiuso sul gradino più basso del podio davanti ad Albasini, Christophe Riblon (Ag2r), Martin Elmiger (Iam Cycling) e Peter Velits (Omega-QuickStep). La classifica generale rimane sostanzialmente immutata e vede Frank in maglia gialla con 13” su Rui Alberto Faria da Costa (Movistar), 23” su Roman Kreuziger (Astana), 44” su Thibaut Pinot (Fdj), 46” su Bauke Mollema (Blanco) e 1′17” su Tejay Van Garderen (Bmc) alla vigilia della nona e ultima tappa, un’atipica cronometro di 26,8 km da Bad Ragaz a Flumserberg con i primi 16 km pianeggianti e i successivi tutti in salita con una pendenza media intorno al 7%: ben difficilmente Frank riuscirà a conservare il suo primato di fronte al campione uscente Rui Costa e a Kreuziger, che nel 2008 ha costruito proprio nella cronoscalata al Klausenpass il suo successo nel Tour de Suisse. Entrambi molto più specialisti dell’elvetico, ma non vanno dimenticati Van Garderen, che ha dominato una prova analoga a San Josè al Giro di California e ha tutte le carte in regola per recuperare il gap, e gli stessi Pinot e Mollema, entrambi molto cresciuti contro il tic tac nelle ultime stagioni.
Marco Salonna

Sagan precede Bennati a Bad Ragaz (foto Bettini)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XXI: TOUR OF CALIFORNIA 2013
Dopo aver mietuto le prime affermazioni alle classiche del nord Sagan fa ritorno in terra di California. E anche stavolta non se torna a mani vuote, mettendosi in saccoccia due vittorie di tappa
3a TAPPA: PALMDALE – SANTA CLARITA
LA NONA SINFONIA DI PETER SAGAN
Nona vittoria stagionale e decima di tappa al Tour of California per Peter Sagan (Cannondale). Il fenomeno slovacco ha battuto tutti allo sprint nella terza tappa della corsa americana riuscendo a precedere l’australiano Micheal Mattews (Orica -Greenedge) e l’americano Tyler Farrar (Garmin-Sharp). Nessun problema, invece, per Janier Acevedo che conserva agevolmente la sua maglia di leader.
Finalmente anche Sagan ottiene la sua vittoria di tappa in questa edizione del Tour of California. Lo slovacco ci aveva provato anche nella prima tappa ma in quell’occasione solo la sfortuna gli aveva impedito di vincere, oggi invece tutto è andato nel verso giusto e nella volata finale ha trovato il modo di ottenere un’altra vittoria, la nona stagionale, nonostante si trovasse troppo indietro quando è partito lo sprint.
Innanzitutto iniziamo col dire che questa terza tappa partiva da Palmdale e terminava a Santa Barbara dopo 177 chilometri offrendo un percorso che si poteva adattare ad un finale allo sprint nonostante la presenza di quattro GPM ma tutti di 4a categoria e naturalmente se prima si fosse domata la fuga di giornata.
Sin dalla partenza la velocità è stata elevata non permettendo a qualunque azione di prendere il largo, e per di più sempre nelle fasi iniziali, a causa di una caduta, il gruppo si divide in due tronconi, nel primo è presente Tejay Van Garderen mentre Jannis Acevedo è rimasto intruppato nel secondo e costretto ad inseguire, ma per sua fortuna la situazione si placa ed il gruppo riesce a compattarsi in un unico blocco dopo il primo Gran Premio della Montagna.
Di lì a poco partirà anche la fuga di giornata, composta ancora una volta da quattro corridori: l’ex maglia gialla Lieuwe Westra (Vacansoleil), Beyer (Champion System), Mannion (Bontrager) ed in particolare Andy Schleck (Radioshack) tornato a pedalare decentemente e sul viatico del ritorno verso i livelli che gli competono. I battistrada, pur non avendo grandi possibilità di arrivare fino in fondo, riusciranno a guadagnare un vantaggio massimo sempre vicino ai tre minuti, non di più, perché dietro il gruppo non concede nulla e dai meno cinquanta all’arrivo il lavoro di squadre come Cannondale, Garmin e Omega-Quick Step si fa sempre più intenso rendendo sempre più inevitabile il ricongiungimento che avviene a 13 chilometri dall’arrivo.
Così si fa sempre più spianata la possibilità di assistere ad una volata e all’ultimo chilometro ormai si ha la certezza di un arrivo allo sprint.
Negli ultimi mille metri la situazione diventa sempre di più infuocata con l’Orica Greenedge che prende in mano la situazione, ed è proprio un portacolore della squadra australiana che lancia la volata a Micheal Mattews, ma prima, prevedendo una tale mossa, Thor Hushov aveva tentato di anticipare ai 300 metri, vanamente perché già 100 metri dopo il norvegese era stato risucchiato dal gruppo. Il primo che riprende e salta Hushovd è Mattews che si ritrova al comando pronto ad alzare le braccia, ma presto si accorgerà che un corridore è sulla sua scia pronto a superarlo e costui è proprio Sagan che salta l’australiano con un progressione fulminea negli ultimi 70 metri, oltremodo sufficiente per aggiudicarsi la tappa davanti proprio a Mattews mentre in terza posizione si classifica Tyler Farrar.
Completano la Top Ten, in ordine: Meersman (Omega-Quick Step), Van Poppel (Vacansoleil-DCM), Hushovd (BMC), Candelario (Optum Kelly), Chavanel (Omega.Quick Step), Dempster (Netapp-Endura) e Morkov (Saxo Bank-Tinkoff).
Nulla cambia invece in classifica che vede sempre al comando il colombiano Javier Acevedo (Jamis Hagens-Berman).
Domani in programma una tappa che dovrebbe risultare ancora una volta adatta alla ruote veloci.
Paolo Terzi
8a TAPPA: SAN FRANCISCO – SANTA ROSA
IL SECONDO SQUILLO DI SAGAN
Lo slovacco Peter Sagan (Cannondale) vince l’ultima tappa dell’Amgen Tour of California riuscendo a precedere con una volata maestosa il tedesco Daniel Schorn (Netapp-Endura) e lo statunitense Tyler Farrar (Garmin-Sharp). Oltre all’affermazione di Sagan bisogna aggiungere anche l’incoronazione di Van Garderen a vincitore della corsa americana.
Dopo la prima vittoria ottenuta nella terza tappa ci saremmo aspettati un Peter Sagan in formato “cannibale” visti i precedenti che risalgono ad un anno fa, quando in California vinse cinque tappe su otto disputate. Ma dalla terza tappa in poi il giovane talento di Zilina, Slovacchia, ha centrato solo piazzamenti lasciando denotare che la condizione fisica non fosse ancora al top. I campioni, però, escono alla distanza e nell’ultima volata la potenza di Sagan è stata talmente devastante che nessuno è riuscito a contrastarlo.
Quest’ultima tappa lunga 130 chilometri che partiva da San Francisco e terminava a Santa Rosa prevedeva un percorso tutto sommato abbordabile a parte qualche strappetto, anche impegnativo ma non tale da escludere la volata finale.
Qualche chilometro dopo la partenza evadono dal gruppo tre corridori: De Gendt (Vacansoleil-DCM), McCartney (Bissel Cycling) e Duchesne (Botranger); il trio in avanscoperta riuscirà a guadagnare un vantaggio massimo di circa quattro minuti, ma nonostante l’impegno mostrato dai fuggitivi, oggi era praticamente impossibile scappare dalle “grinfie” del gruppo.
Ed è così che il gruppo riusce a rientrare sui battistrada quando all’arrivo mancano una dozzina di chilometri, all’entrata del circuito finale, con gli squadroni dei velocisti già piazzati in testa al plotone.
Passato il triangolo rosso dell’ultimo chilometro è l’Orica-Greenedge che si impadronisce delle prime posizione e non le mollerà se non quando inizierà la volata. L’ultimo portacolori della formazione australiana che lavora in funzione di Matthews, nonostante la mancanza del capitano alla propria ruota, continua nella sua progressione: appena si scansa parte la volata che ha un solo padrone: Peter Sagan. Appena lo slovacco comincia il suo sprint gli avversari perdono metri e neppure il vento contrario riuscirà a svantaggiare Sagan, che taglia il traguardo con netto distacco sugli inseguitori. Secondo classificato è Daniel Schorn mentre giunge terzo l’americano Tyler Farrar.
L’altro corridore che festeggia sul podio è Tejay Van Garderen che, con la conclusione della tappa di oggi, è ufficialmente il vincitore del Tour of California 2013. La vittoria del 24enne statunitense è giunta, oltre che alle ottime capacità individuali, anche grazie ad un team, la BMC, che si è dimostrata ampiamente la più forte e anche quella che credeva di più nella vittoria del proprio capitano. Per Van Garderen c’è ora in mirino un’altra corsa, il Tour de France, che sicuramente lo vedrà protagonista come l’anno scorso.
Paolo Terzi

Il sigillo di Sagan sull'edizione 2013 del Tour of California (foto Jon Devich)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XX: FRECCIA DEL BRABANTE 2013
Due settimane dopo la vittoria alla Gand-Wevelgem la sagoma verde di Peter Sagan torna a svettare sul traguardo di una corsa belga. Stavolta è il turno di una semiclassica, la Freccia del Brabante, che il corridore slovacco vince beffando il volata l’idolo di casa e campione del mondo in casa Philippe Gilbert.
SEMPRE PIÙ SAGAN: SUA ANCHE LA FRECCIA DEL BRABANTE
Chi lo ferma più. Strade del nord senza freni per lo slovacco Sagan che, dopo aver fatto sua la Gand – Wevelgen, infila nel carniere la Freccia del Brabante e ora mira alla prossima gara WT, l’Amstel Gold Race. Stavolta il battuto è nientemeno che il campione del mondo in carica, il belga Gilbert, beffato sulle strade di casa.
Cancellara, Cavendish e ora anche Gilbert: sono queste le vittime illustri del giovane Sagan, battuti tutti nel loro terreno. Terreno della contesa ancora le strade del nord, precisamente quelle della Freccia del Brabante, corsa di quasi 200 km accesasi con una fuga dopo appena 40 km e infiammatasi definitivamente ai meno 70 km con Devolder, Malacarne, Leukemans e Voss che lasciano il gruppo e raggiungono i restanti fuggitivi della prima ora (Dehaes, Hermans, Deignan, Maes e Ghyselink) che, pian piano. si staccano sotto il ritmo imposto dai nuovo arrivati, inseguiti alla morte dal plotone principale.
Ai meno 18 parte l’azione decisiva che andrà a comporre il drappello che si giocherà la vittoria finale: una trenata di Van Avermaet permette a Gilbert di portar via un gruppetto con Sagan, Geschke e Chavanel che in breve si riportano sui fuggitivi mentre il gruppo prova a reagire. Troppo tardi: gli undici davanti ormai sono involati verso il traguardo e Van Avermaet con lo stoico Maes rompono gli indugi. Solo un piccolo imprevisto in più per Sagan che si lancia all’inseguimento portandosi dietro tutti gli altri che, a questo punto, stando a ruota sarebbero gli ovvi favoriti. Nulla di più sbagliato poichè lo slovacco ne ha più di tutti anche sul traguardo e Gilbert deve accontentarsi del secondo posto davanti a Leuckemans.
Ancora un grande Sagan che, con una condizione stratosferica, mette ora nel mirino l’Amstel alla quale arriverà da favorito d’obbligo.
Andrea Mastrangelo

Sagan "schiaffeggia" il campione nel mondo in carica alla Freccia del Brabante (foto Bettini)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XIX: GAND – WEVELGEM 2013
Il rammarico per la mancata affermazione alla Milano-Sanremo è ben presto dimenticato. Sette giorni dopo l’edizione 2013 della Classicissima si corre la Gand-Wevelgam e Sagan la vince in solitaria, conquistando così la sua prima grande classica
CHIAMIAMOLA SAGAN(D) – WEVELGEM
Prima vittoria in carriera in una grande classica per il fuoriclasse slovacco che, ancora con il dente avvelenato dopo i secondi posti a Milano-Sanremo e Gp Harelbeke, conquista la corsa fiamminga disputata con temperature polari staccando a 4 km dal traguardo i nove compagni di fuga, tra cui il fondamentale gregario Maciej Bodnar, con Borut Bozic che conquista la piazza d’onore davanti a Greg Van Avermaet. Abbandonano Fabian Cancellara per scelta tecnica e il campione uscente Tom Boonen rimasto vittima di caduta, mai nel vivo della corsa gli azzurri primo dei quali è Viviani 15°.
Dopo lo spettacolare Gp Harelbeke dominato da Fabian Cancellara (RadioShack) davanti a Peter Sagan (Cannondale) e a una settimana dal Giro delle Fiandre la stagione delle classiche del Nord è proseguita con la 75a edizione della Gand-Wevelgem, che nelle ultime stagioni ha trovato questa nuova collocazione nel calendario dopo che in passato veniva tradizionalmente disputata a metà della settimana che separa la Ronde dalla Parigi-Roubaix: per la verità si è rischiato a causa delle abbonanti nevicate che hanno colpito il Belgio nelle ultime giornate che questa edizione venisse spostata in avanti di un giorno oppure addirittura cancellata ma alla fine si è corso regolarmente, sia pure su un tracciato accorciato a 190 km rispetto ai 235 originariamente previsti con la partenza spostata in avanti in località Gistel. Grandi favoriti alla vigilia erano considerati ancora Sagan, secondo un anno fa, e Cancellara oltre al duo dell’Omega-QuickStep composto da Marc Cavendish, uomo da battere in caso di arrivo in volata, e un Tom Boonen vittorioso nelle ultime due edizioni oltre che in quella del 2004 a caccia di una rivincita dopo un Gp Harelbeke chiuso al 7° posto senza però riuscire a competere con i migliori: accanto a loro al via anche Edvald Boasson Hagen e Mathew Hayman (Team Sky), André Greipel e Jürgen Roelandts (Lotto-Belisol), Yauheni Hutarovich (Ag2r), Borut Bozic e Maxim Iglinskiy (Astana), Lars Boom e Marc Renshaw (Blanco), il campione del mondo Philippe Gilbert e Thor Hushovd (Bmc), Arnaud Démare (Fdj), Tyler Farrar e Johan Vansummeren (Garmin-Sharp), Matthew Goss (Orica-GreenEdge), Alexander Kristoff (Katusha), José Joaquín Rojas e Francisco Ventoso (Movistar), John Degenkolb (Argos-Shimano), Matti Breschel (Saxo-Tinkoff), Juan Antonio Flecha e Björn Leukemans (Vacansoleil) e Heinrich Haussler (Iam Cycling) con i nostri Daniel Oss (Bmc), splendido 3° al Gp Harelbeke, Filippo Pozzato e Alessandro Petacchi (Lampre-Merida), Elia Viviani (Cannondale), Luca Paolini (Katusha), Giacomo Nizzolo (RadioShack) e Daniele Bennati (Saxo-Tinkoff) pronti a dire la loro.
La corsa è stata disputata in condizioni atmosferiche difficilissime con temperature anche al di sotto dello zero e un forte vento che ha fatto sentire la propria presenza, facendo sì che dopo pochi km il gruppo già si spezzasse in cinque tronconi con Boonen, Cavendish, Greipel, Sagan, Oss e Paolini rimasti nel plotoncino di testa composto da 26 unità mentre Cancellara, Flecha, Goss, Hushovd e Gilbert tra gli altri sono stati costretti a inseguire per 60 km prima di chiudere un gap che era arrivato vicino ai 2′ grazie soprattutto al lavoro della RadioShack e Pozzato, che si era fatto sorprendere rimanendo nel terzo troncone, è riuscito a sua volta a rientrare grazie al rallentamento che è seguito al rientro del gruppo di Cancellara: la corsa dello svizzero è però finita pochi km dopo quando, a termine di un colloquio con il suo direttore sporivo Dirk Demol, ha scelto di salire in ammiraglia evidentemente per non compromettere la preparazione per Fiandre e Roubaix. Un attacco in forze della Bmc in un tratto di vento laterale ha nuovamente spezzato il plotone con Sagan tra coloro che hanno perso qualche decina di metri ma questa volta l’azione si è esaurita in breve e immediatamente dopo il ricompattamento Flecha è scattato seguito da Matthieu Ladagnous (Fdj) e Assan Bazayev (Astana) arrivando a guadagnare poco meno di 1′ sul gruppo tirato dalla Cannondale, che si è dimostrata molto più solida e compatta rispetto alle aspettative e ha saputo competere alla pari con corazzate come l’Omega-QuickStep e la Bmc, prima che iniziasse la parte del percorso più impegnativa con 9 muri, su tutti il Kemmelberg da scalare per due volte, da scalare tra i -97 e i -42 dal traguardo prima del finale completamente pianeggiante. Sullo strappo del Baneberg è stato Gilbert, piuttosto anonimo in questo inizio di 2013, a smuovere le acque con Sagan, Boasson Hagen e Boonen pronti incollarsi alla sua ruota seguiti ma la corsa del fuoriclasse fiammingo terminerà di lì a poco in seguito a una brutta caduta poco prima del secondo passaggio sul Kemmelberg in cui ha battuto il ginocchio sinistro, anche se la partecipazione ai prossimi appuntamenti per lui non sembra essere a rischio. L’azione decisiva è arrivata a 57 km ad opera di Haussler, atleta che sembra aver trovato una nuova giovinezza con il trasferimento alla Iam Cycling, sul quale si sono portati Jens Debusschere (Lotto-Belisol), Bernhard Eisel (Team Sky), il sempre presente Greg Van Avermaet (Bmc), uno Stijn Vandenbergh (Omega-QuickStep) costantemente con i migliori da quando è iniziata la campagna del Nord, il sempre più sorprendente Andrey Amador (Movistar), un Borut Bozic ancora protagonista dopo il recente secondo posto nella recente Dwars door Vlaanderen alle spalle del nostro Oscar Gatto, uno Jaroslav Popovych (RadioShack) che sembra aver trovato nelle classiche del Nord il suo terreno ideale dopo aver abbandonato i sogni di fare classifica nei grandi Giri che aveva coltivato a inizio carriera e soprattutto la coppia della Cannondale composta da Sagan e dal forte cronoman polacco Maciej Bodnar, che si è messo a completa disposizione dello slovacco e con le sue trenate sarà determinante nell’impedire il ritorno del gruppo: i contrattaccanti si sono riportati su Ladagnous, Bazayev e un inesauribile Flecha, che ha comunque forzato ancora l’andatura sul Kemmelberg provocando il cedimento del kazako e mettendo in leggera difficoltà anche Haussler e Popovych che comunque sono prontamente rientrati, mentre dietro Omega-QuickStep, Lotto-Belisol e Blanco hanno atteso che arrivasse il tratto finale in pianura prima di iniziare l’inseguimento per non mettere in difficoltà i rispettivi velocisti ma quando iniziato a farlo il distacco dalla testa era già di 1′30” e si è rivelato impossibile da colmare.
Gli undici uomini al comando, rimasti successivamente in dieci per via di una foratura di cui è rimasto vittima Debusschere che verrà ripreso dal gruppo, hanno proseguito di comune accordo fino a 5 km dal traguardo, quando Bodnar dopo aver svolto il grosso del lavoro si è fatto da parte. Il primo a muoversi è stato Vandenbergh immediatamente seguito da Flecha e Sagan che a quel punto, memore forse di quanto accaduto alla Milano-Sanremo quando in una situazione analoga aveva atteso la volata in cui era stato battuto da Gerald Ciolek, malgrado fosse nettamente il più veloce allo sprint è partito in contropiede e, approfittando anche di un attimo di esitazione degli inseguitori, ha fatto subito il vuoto e ha continuato ad incrementare il vantaggio fino al traguardo, in cui si è prodotto in una delle sue tipiche esultanze un po’ sopra le righe e non troppo gradite da alcuni colleghi, primo fra tutti Cancellara, impennando la bici nel momento di varcare la linea bianca: l’impressione è che però lo svizzero e tutti gli altri dovranno rassegnarsi nei prossimi anni a subire la supremazia del fenomeno di Zilina, che sembra aver compiuto in questo 2013 il definitivo salto di qualità e che con questo successo alla Gand-Wevelgem ha rotto il ghiaccio anche in una grande classica dopo gli innumerevoli piazzamenti negli ultimi anni. La volata dei battuti giunti a 23” da Sagan ha visto prevalere Bozic su Van Avermaet, Haussler, un Flecha che avrebbe forse meritato la piazza d’onore per quanto fatto in precedenza, Ladagnous, Eisel, Vandenbergh, Popovych e Amador mentre il gruppo ha chiuso a 40” regolato da Greipel su Démare, Breschel, Kristoff e un Viviani 15° che ha salvato in parte l’onore del tricolore in una corsa in cui gli azzurri sono stati nel complesso molto deludenti a partire da Pozzato, ancora una volta mai nel vivo della battaglia come già era accaduto al Gp Harelbeke. La campagna del Nord proseguirà ora con la Tre Giorni di La Panne in programma dal 26 al 28 marzo prima dell’attesissimo Giro delle Fiandre che si disputerà domenica 31.
Marco Salonna

Per Sagan un successo che punta verso l’alto (Photopress.be)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XVIII: TIRRENO-ADRIATICO 2013
Tra gli obiettivi mancati di Peter Sagan c’è la Milano – Sanremo, corsa alla quale puntava fin dall’anno del debutto ma nella quale non è mai andato al di là del secondo posto conseguito nel 2017 e del gradino più basso del podio nel 2013. E pensare che sembrava sempre messo sulla buona strada: per preparare al meglio l’assalto alla “Classicissima” nel 2013 aveva scelto le strade italiane del Gran Premio di Camaiore (del quale abbiamo raccontato ieri) e della Tirreno-Adriatico dove porterà a casa due frazioni, tra le quale quella difficilissima di Porto Sant’Elpidio che sarà determinante per la vittoria finale di Vincenzo Nibali
3a TAPPA: INDICATORE (Arezzo) – NARNI SCALO
SAGAN A PIOGGIA
Quarto successo stagionale per il fuoriclasse slovacco che al termine di una giornata caratterizzata ancora una volta dal maltempo supera con uno sprint regale Marc Cavendish, che allunga nella generale, Andre Greipel, Gerald Ciolek e Matthew Goss in quel di Narni Scalo. Il migliore dei nostri è Davide Cimolai 6° mentre i big si controllano in vista dell’arrivo in quota di Prati di Tivo.
La terza tappa della Tirreno-Adriatico, 190 km da Narni Scalo caratterizzati dal breve ma arcigno strappo di Todi ai -70 dal traguardo e dalla più pedalabile ma lunga oltre 5 km ascesa di Madonna Scoperta ai -19, è stata a lungo una sorta di replay di quella di Indicatore con la fuga partita praticamente subito dopo l’abbassamento della bandierina del via ufficiale di Cesare Benedetti (NetApp) e Garikoitz Bravo (Euskaltel), in lotta per la classifica di miglior scalatore guidata dal basco, in compagnia di un atleta della Vini Fantini, non più Kevin Hulsmans ma un Francesco Failli stimolato dal fatto di correre sulle strade di casa; unica variante rispetto alla frazione precedente sono state le condizioni meteo finalmente favorevoli nelle fasi iniziali ma intorno a metà percorso la pioggia ha nuovamente iniziato a cadere e ha accompagnato i corridori fin sul traguardo. La lotta per la maglia verde è stata appannaggio di Benedetti che salendo verso Todi ha distanziato Bravo, che non riuscirà più a rientrare, è passato in vetta per primo e ha proseguito insieme a Failli senza però avere chances di resistere al ritorno del gruppo che, tirato dall’Omega-QuickStep della maglia azzurra Marc Cavendish, dalla Lotto-Belisol di Andre Greipel e dall’Argos Shimano di John Degenkolb, tutti a caccia di un riscatto dopo aver deluso nella volata di Indicatore, ha concesso fino a 8′50” agli uomini di testa prima di completare il ricongiungimento ai piedi della salita di Madonna Scoperta, in cui la Cannondale di Peter Sagan ha smosso le acque con l’intento di eliminare più avversari possibili per il campione slovacco: sotto la spinta di Kristjan Koren e Damiano Caruso il gruppo si è infatti spezzato in diversi tronconi e hanno ceduto tra gli altri Degenkolb, Francesco Chicchi (Vini Fantini), Roberto Ferrari (Lampre-Merida) e Davide Appollonio (Ag2r) oltre, ma ormai non è più una sorpresa, ad Andy Schleck (RadioShack) e ulteriore selezione è stata prodotta nella successiva discesa da una caduta che ha coinvolto l’ex astro nascente Thomas Dekker (Garmin-Sharp) e il vincitore del GiroBio 2012 Joseph Dombrowski (Sky), facendo sì che rimanessero indietro e non riuscissero più a rientrare Arnaud Démare (Fdj), Giacomo Nizzolo (RadioShack) e un Filippo Pozzato (Lampre-Merida) che ha consapevolmente scelto di evitare qualsiasi rischio a poco più di una settimana dalla Milano-Sanremo. Una volta esauritosi il lavoro della Cannondale sono seguiti degli attimi di confusione durante i quali tutti gli uomini di classifica, a partire da Vincenzo Nibali (Astana), Alberto Contador (Saxo-Tinkoff), Tony Martin (Omega-QuickStep), Damiano Cunego (Lampre-Merida) e un Chris Froome supportato da un Team Sky presente in forze malgrado l’assenza di Dombrowski, si sono mantenuti nelle primissime posizioni e a turno hanno provato a evadere dal gruppo Jorge Azanza (Euskaltel), Juan Antonio Flecha (Vacansoleil) con a ruota Fabian Cancellara (RadioShack) e soprattutto Lars Boom (Blanco), che è rimasto in avanscoperta dai -12 ai -7 dal traguardo ma nulla ha potuto quando l’Orica-GreenEdge di Matthew Goss e l’Omega-QuickStep di Cavendish si sono riorganizzate dopo che nel tratto in salita erano rimaste al fianco dei rispettivi velocisti scivolati nelle retrovie del gruppo di testa.
Non sono mancati neppure nel finale gli attacchi ad opera del miglior scalatore dell’ultimo Giro d’Italia Matteo Rabottini (Vini Fantini) ai -4 e del pluricampione uzbeko Sergey Lagutin (Vacansoleil), seguito per un attimo da un Contador molto attento ad evitare possibili cadute, in cima allo strappetto di Narni posto a 3 km dal traguardo: anche questi tentativi si sono però conclusi con un nulla di fatto e si è giunti allo sprint in cui Daryl Impey ha lanciato Goss che è partito con a ruota nell’ordine Gerald Ciolek (Mtn Qhubeka), Greipel e Sagan che, a differenza di quanto era avvenuto ad Indicatore in cui aveva lanciato la sua volata molto lontano dal traguardo per poi piantarsi, è venuto fuori negli ultimi 50 metri e ha conquistato il successo, quarto stagionale dopo due tappe del Giro dell’Oman e il recente Gp Camaiore; il fuoriclasse slovacco si è dichiarato nel dopo corsa felicissimo di aver battuto per la prima volta nella sua ancor breve carriera in uno sprint di gruppo Cavendish, che a sua volta ha rimontato nel finale fino alla piazza d’onore precedendo Greipel, Ciolek e Goss in un ordine d’arrivo regale in cui si è ben distinto anche il 23enne friulano Davide Cimolai (Lampre-Merida), 6° davanti a Tyler Farrar (Garmin-Sharp), al redivivo Thor Hushovd (Bmc), in ripresa dopo i problemi fisici che ne hanno condizionato il rendimento nella passata stagione e nel mese di febbraio, a un Manuel Belletti (Ag2r) meno brillante rispetto alla tappa di Indicatore e a Simon Geschke (Argos-Shimano). La nuova generale vede al comando Cavendish con 7” su Michal Kwiatkowski, 9” su Niki Terpstra, Tony Martin e Zdenek Stybar e 18” su Sagan ma più importanti sono i distacchi degli uomini di classifica che si daranno battaglia nell’arrivo in salita di Prati di Tivo, teatro un anno fa di uno splendido assolo di Vincenzo Nibali che aveva posto le basi per il successo finale: il siciliano accusa al momento un ritardo di 29” dalla vetta, preceduto da Cadel Evans (Bmc) e Moreno Moser (Cannondale) che ne accusano rispettivamente 25 e 28 mentre Froome è distaccato di 34”, Contador di 38”, Cunego di 44”, Mollema di 46”, Joaquim Rodriguez (Katusha) di 53”, Domenico Pozzovivo (Ag2r) di 1′14” e Samuel Sanchez (Euskaltel) di 1′15”.
Marco Salonna
6a TAPPA: PORTO SANT’ELPIDIO – PORTO SANT’ELPIDIO
SAGAN E NIBALI FANNO LE SCARPE A TUTTI
Grande spettacolo a Porto Sant’Elpidio, località nota per i suoi calzaturifici, con lo slovacco e il messinese che si involano insieme a Joaquim Rodríguez sullo strappo di Casette d’Ete e conquistano rispettivamente il successo di tappa e, salvo sorprese nella crono di San Benedetto del Tronto, la classifica generale della Tirreno-Adriatico che il capitano dell’Astana guida ora con 34” su un Chris Froome in grande difficoltà nel finale. Ben 52 corridori abbandonano tra cui Filippo Pozzato, Marc Cavendish, Daniele Bennati e Andy Schleck.
La sesta tappa della Tirreno-Adriatico, 209 km con partenza e arrivo a Porto Sant’Elpidio, si presentava sulla carta impegnativa con 18 strappi da affrontare sulle Coste Fermane ma nei fatti si è rivelata massacrante con il maltempo che, dopo aver dato tregua nelle frazioni di Prati di Tivo e Chieti, è tornato ad abbattersi sul percorso e alcune delle salite che presentavano pendenze impressionanti prima fra tutti quella di Sant’Elpidio a Mare, un muro di 350 metri con punte al 27% da affrontare per tre volte, ultima delle quali a 17 km dal traguardo, reso impossibile dall’asfalto bagnato che di fatto impediva agli atleti di alzarsi sui pedali; sta di fatto che molti corridori hanno inscenato un accenno di protesta con gli organizzatori, rei di aver esagerato con la durezza di questa Corsa dei Due Mari, e ben 52 di loro hanno abbandonato già nelle prime fasi della tappa, tra cui Andy Schleck (RadioShack), che fin qui in stagione ha portato a termine solo il Gp camaiore, e Marc Cavendish (Omega-QuickStep), Matthew Goss (Orica-GreenEdge), Giacomo Nizzolo e Daniele Bennati (RadioShack), Grega Bole (Vacansoleil) e Filippo Pozzato (Lampre), che hanno scelto di non compromettere la loro preparazione per l’imminente Milano-Sanremo. Fin dalle prime fasi c’è stata grande bagarre finchè al km 25 non ha preso il via una fuga molto ben assortita composta da Fabian Cancellara (RadioShack), Rinaldo Nocentini e Matteo Montaguti (Ag2r), Lars Boom (Blanco), Tom Dumoulin (Argos-Shimano), Damiano Cunego (Lampre-Merida), Giovanni Visconti e Benat Intxausti (Movistar), Egoi Martínez (Euskaltel), Angel Vicioso (Katusha), Daryl Impey e Stuart O’Grady (Orica-GreenEdge), Mauro Finetto (Vini Fantini), Matthieu Sprick (Argos-Shimano), e Mirko Selvaggi (Vacansoleil), che sarebbe quasi certamente arrivata al traguardo se non fosse stato per la presenza di Nocentini, 19° nella generale a 3′05” da Chris Froome, che ha fatto sì che il Team Sky non lasciasse troppo spazio agli uomini di testa. Sulle varie salite il gruppo di testa si è selezionato con il sorprendente Dumoulin, 22enne olandese noto principalmente per le sue doti di cronoman, e un Cunego che ha collezionato 400 km di fuga negli ultimi due giorni ed è stato ricompensato con la conquista della maglia verde di miglior scalatore, che per diversi km sono rimasti soli al comando per poi essere raggiunti da Visconti, Intxausti, Martínez, Impey e Selvaggi mentre tutti gli altri sono stati via via risucchiati dal plotone, che a sua volta si è ridotto a una cinquantina di unità.
A 40 km dal traguardo il vantaggio del sette fuggitivi era ancora vicino ai 3′ e, una volta ripreso Nocentini, il Team Sky non aveva più interesse a tirare ma la Cannondale di Peter Sagan e la Vini Fantini di Mauro Santambrogio si sono portate al comando e, approfittando di una quindicina di km pianeggianti e di una collaborazione che è andata scemando nel gruppetto di testa, ha ridotto drasticamente il ritardo prima dell’ultimo passaggio sul muro di Sant’Elpidio in cima al quale è avvenuto il ricongiungimento, con Intxausti e Dumoulin ultimi ad arrendersi. Su queste rampe si è scatenata la battaglia tra gli uomini di classifica con Vincenzo Nibali (Astana) che si è mosso in prossimità della vetta seguito da un ritrovato Samuel Sánchez, da un brillantissimo Sagan, dal vincitore della tappa di Chieti Joaquim Rodríguez (Katusha), da Chris Horner (RadioShack), da Santambrogio e da un comunque non troppo pimpante Alberto Contador (Saxo-Tinkoff) mentre è andato a sorpresa in grande difficoltà Froome, che ha risentito probabilmente delle avverse condizioni meteo, e con lui tutta la sua squadra: il solo Sergio Henao è riuscito per qualche centinaio di metri a supportare la maglia blu che in seguito si è parzialmente ripresa andando a riprendere un gruppetto inseguitore comprendente tra gli altri Cadel Evans e un Thor Hushovd (Bmc) in grande crescita di condizione in vista delle classiche del Nord, il quarto della generale Michal Kwiatkowski (Omega-QuickStep), Domenico Pozzovivo (Ag2r), Przemyslaw Niemiec e Daniele Pietropolli (Lampre) e Bauke Mollema (Blanco), il cui ritardo ha però continuato a salire rispetto a uno scatenato Nibali, che nella breve ma molto tecnica discesa ha fatto ulteriore selezione con i soli Sánchez e Sagan in grado di rimanergli in scia. Sullo strappo di Casette d’Ete, ultima salita di giornata con la vetta posta a 11 km dal traguardo, si sono ulteriormente rimescolate le carte con Rodríguez che in solitudine si è riportato su Nibali e Sagan mentre Sánchez ha ceduto ed è stato ripreso da Santambrogio, Horner e da un Contador che ha faticato moltissimo per non perdere le ruote del comasco e dello statunitense e la situazione non è più cambiata se non per i distacchi fino a Porto Sant’Elpidio, in cui come era prevedibile Sagan non ha avuto problemi a regolare i due compagni di fuga: impressionante in ogni caso in una tappa così duraa la prestazione del 23enne slovacco, al secondo successo in questa Tirreno-Adriatico dopo quello della tappa di Narni Scalo in una volata di gruppo, che dimostra di poter puntare già in questa stagione a vincere non solo tutte le classiche del Nord ma probabilmente anche gare che al momento sembravano essergli precluse come la Freccia Vallone e soprattutto la Liegi-Bastogne-Liegi. Alle spalle del fenomeno della Cannondale hanno chiuso con 2” di distacco Nibali, che ne ha così conquistati anche 6 di abbuono, e Rodríguez mentre il gruppetto con Santambrogio, Sánchez, Horner e Contador ha chiuso a 44” ed è stato quasi raggiunto da quello di Froome arrivato a 50” e regolato da Jurgen Roelandts (Lotto Belisol), altro atleta da tenere d’occhio nelle prossime corse, su Hushovd e Simon Geschke (Argos-Shimano).
Grazie alla sua splendida azione Nibali ha ipotecato il secondo successo di fila nella classifica generale della Tirreno-Adriatico che, alla vigilia dei 9,2 km della crono conclusiva di San Benedetto del Tronto, guida con 34” su Froome, 37” su un Rodríguez che a sua volta ha compiuto una grande operazione di classifica che però potrebbe non bastare per il podio finale, 48” su Contador, 58” su Kwiatkowski e 1′05” su Horner: sarà invece grande battaglia per le piazze d’onore come pure per il successo parziale con Cancellara, dominatore della prova contro il tempo un anno fa, e Tony Martin (Omega-QuickStep) uomini da battere e il parmigiano Adriano Malori (Lampre-Merida) pronto ad inserirsi.
Marco Salonna

Sagan vince la decisiva tappa di Porto Sant'Elpidio (foto Bettini)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XVII: CAMAIORE 2013
La Toscana porta bene a Sagan. Dopo aver fatto suo il Gran Premio Industria e Commercio di Prato ora va a segno al Gran Premio Città di Camaiore, la corsa lucchese che l’anno successivo chiuderà la sua ultrasessantentale storia per concentrare gli sforzi economici nell’organizzazione della Grande Partenza della Tirreno-Adriatico
PETER SAGAN RE DEL GP CAMAIORE 2013
La zampata di un grande nome era nell’aria, ma forse nemmeno i bookmakers avrebbero quotato con sicurezza una grande vittoria di Peter Sagan già il 28 di Febbraio. Anche perché alla classica toscana, giunta alla 64esima edizione, la prima corsa a Febbraio, erano presenti veramente tutti i big pronti a dare spettacolo in questo 2013. Oltre a Sagan, hanno preso il via Gadret, Nibali, Cunego, Andy Schleck, Denis Menchov e molti altri. Grandissima prova dei nostri Ulissi e Nocentini, che però nulla hanno potuto contro la giornata di grazia del giovane campione slovacco, e sono stati costretti a spartirsi rispettivamente secondo e terzo gradino del podio.
Gran Premio Città di Camaiore, basta solamente il nome per evocare nella mente degli appassionati di ciclismo una classica molto ambita e prestigiosa. E’ sufficiente scorrere i nomi dell’Albo d’Oro per trovarne conferma: Eddy Merckx, Gianni Bugno, Giuseppe Saronni, Francesco Moser, Paolo Bettini, sono solo alcuni vincitori di prestigio della corsa toscana. Corsa che proprio quest’anno ha mutato faccia costringendo i partecipanti a cambiare abbigliamento: dalla data estiva, solitamente intorno alla metà di Agosto, la gara è stata anticipata infatti ad inizio di stagione, per l’ultimo giorno di Febbraio, dunque in pieno Inverno. Decisione questa presa sia da parte del Comune di Camaiore con l’intenzione di creare nel territorio un flusso di turismo anche in inverno, sia da parte dell’Uci che ha apprezzato e approvato l’idea di farla diventare una specie di “tappa di preparazione” alle corse di rilievo che si disputano nello stesso periodo (Tirreno-Adriatico, Eroica), dando così prestigio alla lista partenti. Scelta tuttavia che ha fatto un po’ storcere il naso agli appassionati: se è vero come è vero che l’elenco partecipanti di quest’anno è davvero ricco di nomi di prima fascia, il richiamo turistico difficilmente potrà mai essere in questo periodo dell’anno maggiore che in Agosto per una famosissima località marittima toscana.
Il percorso. Il percorso dell’edizione numero 64 si snoda come da tradizione nel cuore pulsante della Versilia: la prima parte è un circuito pianeggiante da ripetere due volte, lungo tutto il litorale, mentre la seconda parte presenta un altro circuito, da ripetere 5 volte, che prevede la classica scalata al Monte Pitoro. Finale vallonato sulle bellissime colline toscane, con un tratto in discesa e poi una lieve contropendenza verso Montemagno, poi discesa fino a Camaiore per il traguardo in Via Oberdan, per un totale di 183 Km.
La cronaca. Non passano molti metri che la fuga buona evade: fra i fuggitivi, Taylor Phinney (BMC), Stefano Agostini (Cannondale), Maxim Belkov (Katusha), Alessandro Proni (Fantini-SelleItalia) e Pedro Paulinho (Ceramica Flaminia). Il gruppo avanza in surplace lasciando ai fuggitivi addirittura un vantaggio massimo di 10 minuti, prima che le squadre dei big, Astana e Lampre-Merida in particolare, comincino a prendere le redini della rincorsa. Il ritmo inizia ad essere sostenuto, in testa e per il gruppo all’inseguimento: a farne le spese è il portoghese Paulinho che durante la quarta ascesa del Monte Pitoro, perde le ruote dei 4 compagni di fuga e viene riassorbito dal plotone. La sorte dei rimanenti fuggitivi però, è simile: il loro tentativo dura fino al Km 168, quando il gruppo, già scremato – anche di pesci grossi come Andy Schleck – dal lavoro asfissiante delle squadre di punta, riassorbe gli avventurieri. La corsa attacca quindi per l’ultima volta l’ascesa al Monte Pitoro: il più forte in salita è Michele Scarponi, che scollina per primo al GPM, ma sulla sua ruota è chirurgica la presenza di Peter Sagan, che a buon ragione aveva fiutato l’occasione giusta. Si forma così un gruppetto di testa composto da una decina di unità, fra cui anche Vincenzo Nibali, che prova a sfruttare la sua più grande dote, la discesa, attaccando giù dal Pitoro. Il suo tentativo però non va a segno, e si giunge così in Via Oberdan ad una volata a ranghi ristretti: inutile dire che Sagan è l’assoluto dominatore, e che agli altri non restano che i piazzamenti. Dietro lo slovacco, grandissima volata tutta italiana fra Ulissi e Nocentini, con il primo a spuntarla e guadagnare così la piazza d’onore. Ottima prova per i colori azzurri, con ben altri 4 fra i primi 10: 5° Mauro Santambrogio della Vini Fantini, 7° Francesco Reda della Androni Venezuela, 9° Giampaolo Caruso della Katusha e 10° Moreno Moser della Cannondale.
Queste le dichiarazioni di Sagan a fine gara: “E’ stata una vittoria costruita strada facendo e con il grande contributo dei miei compagni. Giro dopo giro sentivo che la condizione migliorava e ho preso morale. Agostini è stato bravissimo andando in fuga e mettendo la squadra nella situazione di non doversi dannare. Quando ci siamo ricompattati, sull’ultima ascesa, Moser è stato eccezionale chiudendo tutti gli attacchi e portando il gruppetto ad un arrivo in volata. A quel punto toccava a me tirare fuori il massimo e vincere“.
Per Peter Sagan è già il terzo successo stagionale nel 2013 dopo le due tappe vinte al Tour of Oman, ma questo ha un’importanza particolare: è una grande iniezione di fiducia in vista di un’altra grande classica, la Strade Bianche, come da lui stesso dichiarato.
“Il GP di Camaiore è stata la corsa giusta per riprendere ritmo di corsa e migliorare la condizione. La Strade Bianche mi piace molto e mi piacerebbe fare un buon risultato. E’ una corsa speciale, simile ad una classica belga, e come tale c’è bisogno anche di fortuna per emergere. Non voglio creare troppe aspettative: vedremo sabato come starò e come si metterà la corsa“.
Non resta che aspettare.
Lorenzo Alessandri
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XVI: TOUR OF OMAN 2013
Come l’anno precedente, anche la stagione 2013 inizia lontano dall’Europa. Dopo aver disputato in Argentina il Tour de San Luis, dove aveva ottenuto come miglior piazzamento il secondo posto nella frazione conclusive, torna a schierarsi al via del Giro dell’Oman, dove dodici mesi prima aveva ottenuto la sua prima vittoria stagionale. Sarà così anche nel 2013, ma stavolta concede il bis il giorno successivo
2a TAPPA: FANJA IN BIDBID – AL BUSTAN
AD AL BUSTAN ESCE IL NOME DI PETER SAGAN. ED E’ TRIONFO
Prova maiuscola del talento slovacco della Cannondale che con un’azione di classe mista a potenza si aggiudica la seconda tappa del Tour of Oman anticipando la volata e issandosi così in vetta nella classifica generale. Una tappa simile per tre quarti a quella inaugurale, ma che negli ultimi 25 km si è rivelata molto interessante grazie a due strappetti che hanno animato la corsa spezzettando il gruppo e facendolo rimescolare continuamente nelle prime posizioni. A due km dal traguardo, poi, la stoccata vincente del campione di Zilina.
La seconda tappa del Tour of Oman, con l’arrivo di Al Bustan, differiva dalla prima sostanzialmente per due gpm posti negli ultimi 25 km. Due rampette, Al Hamriya e Al Jissa , non durissime ma che hanno scremato il gruppo sotto i ripetuti attacchi di SKY e Cannondale, lasciando staccati i velocisti e conferendo alla classifica generale un nuovo assetto. Il copione della prima parte della tappa non si discostava di molto da quello di ieri, dal momento che troviamo due uomini in avanscoperta: il giapponese Tomohiro Kinoshita e l’olandese Traksel , già in fuga ieri ed evidentemente deciso a rinforzare il primato nella classifica della combattività. I setti minuti, vantaggio massimo della fuga, vengono erosi progressivamente e del tutto annullati verso l’ascensione lungo il primo gpm di giornata, Al Hamriya, a circa 25 km dall’arrivo. Marcel Kittel si stacca quasi subito dovendo così dire addio ai sogni di gloria in classifica generale e con lui la maggior parte dei velocisti. Emergono così dal gruppo nomi interessanti che si alternano nei primi posti. In particolare la SKY con Wiggins, Kennaugh e Porte, l’Astana con Grudzev e Nibali e ovviamente la Cannondale, con Sagan in rampa di lancio e pronto a sferrare l’attacco sul secondo e ultimo gpm di Jissa, ai meno 6 km dal traguardo. Ma prima, un po’ di gloria la ottiene anche Daryl Impey, il sudafricano dell’Orica GreenEdge che con uno scatto secco riesce a arrivare da solo sul predetto gpm ma non a fare la differenza nelle fasi conclusive della corsa, incentrata adesso sull’azione ai meno 5 km del duo Contador-Nocentini, che rinviene sul sudafricano e traina con sè una quindicina di altri ciclisti, tra cui si segnalano Nibali, Marcato, Froome, Bouhanni – uno dei pochi uomini veloci a resistere sui gpm conclusivi – e Sagan. E propio lui, Peter Sagan, uno degli uomini più temuti in arrivi come quello di oggi, non aspetta la volata ma con uno scatto secco ai meno 2 km saluta e se ne va in un assolo imperiale verso la prima vittoria stagionale. L’Oman dice bene al talento slovacco della Cannondale, che come lo scorso anno, raccoglie la sua prima vittoria stagionale nella seconda tappa di questa corsa. Secondo a cinque secondi il francese Gallopin, terzo lo svizzero Elmiger e si segnala anche il quarto posto di Vincenzo Nibali, che dimostra così di tenere alla classifica anche in ricordo dell’anno scorso, quando si classificò secondo in classifica generale a solo un secondo dal vincitore Velits, slovacco come Sagan. L’ordine d’arrivo si riflette nella classifica generale e grazie agli abbuoni Sagan ha 9 secondi di vantaggio su Gallopin, 11 su Elmiger e 15 su Nibali, mentre Bouhanni, quinto a 17 secondi, prova a resistere su un percorso di una corsa che non gli si addice e che vedrà la tappa clou nella Al Saltiyah in Samail – Jabal Al Akhdhar (Green Mountain) di dopodomani. Nel frattempo, domani è in programma la terza tappa, sulla carta favorevole ai velocisti, che non dovrebbe cambiare di molto la classifica generale.
Antonio Scarfone
3a TAPPA: NAKHAL FORT – WADI DAYQAH DAM
SAGAN BISSA IL SUCCESSO IN OMAN. E’ SUA LA TERZA TAPPA
Grande prova del talentuoso slovacco che batte in volata Van Avermaet e Gallopin dopo una tappa caratterizzata da una fuga ‘a esclusione’ e resa interessante da un finale ondulato. Primato in classifica rinforzato per lo slovacco della Cannondale ed ora occhi puntati alla tappa di domani, sulla carta la più impegnativa, con l’arrivo in salita verso Green Mountain, dove probabilmente si deciderà la corsa araba.
La terza e più lunga tappa del Tour of Oman ha rivestito, anche se non del tutto, come vedremo più avanti, i crismi di interlocutorietà pronosticati alla vigilia, visto che la corsa araba dovrebbe decidersi al 99% nella tappa di domani con arrivo sulla Green Mountain. I 190 km da Nakhal Fort a Wadi Daykah Dam prevedevano infatti un solo gpm, per di più a 100 km dall’arrivo, nell’insieme di una tappa che recitava la parte delle due già trascorse, nelle quali ad una fuga iniziale si contrapponeva il ritorno progressivo del gruppo che avrebbe sparato le migliori cartucce nei km conclusivi. La fuga di oggi, composta da quattro ciclisti, ha visto la presenza immancabile dell’olandese Traksel, sempre più vicino alla conquista della maglia della combattività, corroborata ulteriormente dai punti ottenuti al passaggio in prima posizione al primo sprint intermedio, il giapponese Hatanaka (Japan team), il cinese Jang (Champion System) e l’italiano Christian Delle Stelle (Bardiani Valvole-CSF Inox) reduce dal Tour of Qatar e migliore dei fugaioli in classifica generale a 2 minuti e 21 secondi da Sagan. Una fuga che ha avuto un vantaggio massimo di nove minuti, tenuta sempre sotto controllo dalla Cannondale che scandiva con regolarità il ritmo del gruppo. Più o meno a metà corsa, il gpm di Bousher Alamrat vedeva l’allungo solitario di Delle Stelle, raggiunto nella discesa successiva da Hatanaka e Jang, mentre Traksel veniva inghiottito da un gruppo che evidentemente non aveva intenzione di lasciare troppa strada ai fuggitivi. Tra il rifornimento e il secondo sprint intermedio non vi era molto da segnalare, se non il costante controllo mantenuto dal gruppo sui tre restanti fuggitivi, che si manteneva intorno ai quattro minuti. Quindi Delle Stelle passava per primo al secondo sprint intermedio, dopodiché il cinese Jang era costretto ad alzare bandiera bianca a causa dei crampi. La fuga a esclusione, che aveva già perso Traksel, era a questo punto composta da due soli ciclisti a meno 45 km dal traguardo. Ai meno 20, anche Delle Stelle, con il gruppo in forte recupero, si rialzava lasciando a se stesso il giapponese Hatanaka, che infine veniva ripreso ai meno 14 km dall’arrivo. La guerra per le prime posizioni era già iniziata, con SKY, Omega Pharma, Astana e Cannondale le più attive in testa al gruppo. Un allungo di Brett Lancaster (Orica GreenEdge) ai meno 8 km portava il forte ciclista australiano ad accumulare un vantaggio massimo di una decina di secondi tra gli 8 e i 5 km all’arrivo, finchè il gruppo, guidato in primis da SKY e BMC, rinveniva prepotentemente sul fuggitivo preparando le grandi manovre per la volata finale. Ma gli ultimi tre km davano ancora emozioni, poiché la strada ondulata anche questa volta traeva in inganno la maggior parte dei velocisti, a vantaggio di uomini più dotati che, scattando, riuscivano a formare un gruppetto di poche decine di unità. Un invito a nozze, come ieri, per Peter Sagan, che batteva sul traguardo un coriaceo Greg Van Avermaet. Al terzo posto si classificava Tony Gallopin e al quarto Alberto Contador mentre quinto e primo degli italiani si segnalava un redivivo Marco Marcato, anch’egli a suo agio in arrivi come questo. Nella top ten da annotare anche i nomi di Philippe Gilbert, settimo, che evidentemente inizia a testare la gamba in vista degli impegni più severi di marzo, e di altri due italiani, Pasqualon e Nocentini, rispettivamente sesto e ottavo, mentre Vincenzo Nibali si piazzava in undicesima posizione. A conti fatti, Peter Sagan fa il pieno: è ora leader nella classifica generale, rinforzata grazie agli abbuoni – ha ora un vantaggio di 16 secondi su Gallopin e di 26 secondi su Van Avermaet – nella classifica a punti e nella classifica di miglior giovane, mentre all’olandese Traksel resta – si fa per dire – la maglia della combattività. Tutti adesso a guardare con interesse alla tappa di domani, con l’arrivo all’insù della Green Mountain. La classifica generale è ancora abbastanza corta e siamo curiosi di vedere se Peter Sagan riuscirà a tenere testa agli attacchi che inevitabilmente verranno portati ai suoi danni lungo la scalata finale.
Antonio Scarfone

Sagan vince la seconda tappa del Tour of Oman 2013 (foto Bettini)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XV: TOUR DE FRANCE 2012
Dopo aver preso le misure ai grandi giri l’anno prima alla Vuelta, dove si era imposto in tre tappe, per Peter Sagan è venuto il momento del debutto al Tour. E anche in terra di Francia fa sue tre frazioni, condendo il tutto con tre secondi posti e un terzo piazzamento che alla fine gli varranno la conquista della maglia verde di leader della classifica a punti: la conquisterà altre sei volte divenendo il corridore che l’ha indossata più volte sul traguardo finale di Parigi, surclassando di una unità il precedente primato del tedesco Erik Zabel.
1a TAPPA: LIEGI – SERAING
CANCELLARA SHOW, MA QUESTO SAGAN NON SI BATTE
Epilogo spettacolare in quel di Seraing con la maglia gialla che sul tratto più duro dello strappo finale opera una progressione impressionante alla quale resistono solo Boasson Hagen e lo slovacco che ha facilmente la meglio in volata sull’elvetico e sul norvegese. Solo 4° l’enfant du pays Gilbert, staccati Leipheimer e Froome
Seguendo un copione inaugurato nella passata stagione il Tour de France presenta tracciati interessanti dal punto di vista altimetrico fin dai primissimi giorni di gara, a iniziare da quello della prima frazione, 198 km da Liegi a Seraing con 4 gpm di quarta categoria e diversi altri strappetti disseminati lungo il percorso, non tali comunque da provocare selezione, e soprattutto gli ultimi 2,4 km di salita verso il traguardo, caratterizzati nella fase iniziale da rampe fino al 7% e da un tratto in pavè mentre l’ultimo km era decisamente più pedalabile con una pendenza intorno al 3%. Per lunghi tratti la corsa, al di là di qualche goccia di pioggia caduta sui corridori intorno a metà percorso, ha avuto un andamento tranquillo con la fuga di Edet (Cofidis), Bouet (Ag2r), Gene (Europcar), Delaplace (Saur-Sojasun), Urtasun (Euskaltel) e Morkov (Saxo Bank-Tinkoff), che con le volate sui vari gpm ha conquistato la prima maglia a pois, e il gruppo che ha controllato la situazione guidato costantemente dalla RadioShack della maglia gialla Cancellara, se si eccettua il momento dello sprint intermedio sul quale Edet è transitato per primo mentre la volata del plotone ben più interessante in chiave maglia verde è stata vinta da Goss (Orica-GreenEdge) su Cavendish (Sky) e Greipel (Lotto-Belisol).
A 20 km dal traguardo, con i fuggitivi ormai in procinto di essere ripresi dopo aver avuto un vantaggio massimo di poco inferiore ai 5′, la corsa si è accesa per via del vento laterale e di due cadute in rapida successione che hanno coinvolto tra gli altri Siutsou (Sky), Monfort (RadioShack), Rojas e Karpets (Movistar) e Luis Leon Sanchez (Rabobank), comunque tutti ripartiti malgrado il campione spagnolo a cronometro abbia riportato conseguenze a un polso e sia giunto al traguardo in forte ritardo; anche Peraud (Ag2r), decimo in classifica generale un anno fa, e Valverde (Movistar) sono rimasti attardati ma nel giro di qualche km sono riusciti a rientrare. Sono state dapprima la Lotto-Belisol di Vanendert, con un Greipel che si è messo a disposizione del belga e le cui trenate hanno portato al ricongiungimento con i sei battistrada, e quindi l’Orica-GreenEdge di Gerrans e Albasini ad approcciare gli ultimi 2,4 km in testa al gruppo; proprio il ticinese ha risposto a uno scatto di Chavanel (Omega-QuickStep) con anche Evans (Bmc) nelle primissime posizioni ma a fare la differenza sul tratto in pavè a lui più congeniale è stato Cancellara che senza alzarsi sui pedali ha imposto un’andatura folle alla quale il solo Sagan (Liquigas) è riuscito a replicare mentre Boasson Hagen (Sky) è rimasto per centinaia di metri a bagnomaria tra la coppia di testa e il gruppo inseguitore guidato da Evans, apparso comunque non molto reattivo della progressione dell’elvetico, prima di ricongiungersi con grande fatica a 600 metri dal traguardo. Similmente a quanto accaduto nella Milano-Sanremo, in cui è stato beffato da Gerrans, Cancellara ha tirato dritto incurante dei due atleti che aveva a ruota e inevitabilmente nulla ha potuto di fronte a Sagan che è uscito negli ultimi 150 km e si è imposto nettamente davanti allo svizzero e a un esausto Boasson Hagen che non ne ha avuta per contrastare i rivali; il 22enne slovacco ha così confermato il suo stato di grazia conquistando il 14° successo stagionale nonchè l’11° nell’ultimo mese dopo le cinque tappe del Giro di California, le quattro del Tour de Suisse e il campionato nazionale slovacco.
La volata degli inseguitori, che negli ultimi metri hanno chiuso il buco con i primi tre concludendo dunque con lo stesso tempo, è stata vinta da Gilbert (Bmc), che ha dato il massimo sulle strade di casa ma conferma di non avere la condizione della passata stagione, davanti a uomini di classifica come Mollema (Rabobank), già molto brillante nel prologo di Liegi, Valverde, Gesink (Rabobank), Daniel Martin ed Hesjedal (Garmin); anche i nostri Nibali e Basso (Liquigas) e Scarponi (Lampre) hanno chiuso nel gruppo di testa composto da 48 corridori mentre Leipheimer (Omega-QuickStep) e il vincitore del Tour de Suisse Rui Costa (Movistar) hanno chiuso con un ritardo di 17”, Kruijswijk (Rabobank) e Cobo (Movistar) di 23”, Horner (RadioShack) di 55” e Froome (Sky), penalizzato da una foratura a 7 km dal traguardo, di 1′25”. La nuova classifica generale vede Cancellara sempre in giallo con 7” su Wiggins e Chavanel, 10” su Van Garderen, 11” su Boasson Hagen, 13” su Menchov e Gilbert, 17” su Evans e 18” un Nibali risalito al 9° posto e, per quanto al Tour de France le sorprese siano all’ordine del giorno, non dovrebbe mutare al termine della seconda tappa, 207,5 km quasi interamente pianeggianti da Visè a Tournai in cui si spera che il nostro Petacchi possa contendere il successo ai vari Cavendish, Goss, Sagan, Greipel e compagnia.
Marco Salonna
3a TAPPA: ORCHIES – BOULOGNE-SUR-MER
SAGAN SENZA RIVALI A BOULOGNE-SUR-MER
Lo slovacco si impone per distacco nello strappo conclusivo della terza tappa del Tour de France, contrassegnata da diverse cadute e da un finale estremamente concitato. Fabian Cancellara difende la maglia gialla, mentre perdono tempo prezioso Christian Vande Velde e Thomas Voeckler.
Con la terza tappa, da Orchies a Boulogne-sur-Mer di 197 Km, il Tour torna stabilmente in territorio francese, regalando un finale appassionante. Dopo una prima metà pianeggiante, il percorso prevedeva infatti sei GPM negli ultimi 70 Km e, soprattutto, ben quattro negli ultimi 16 Km, con solamente due chilometri di pianura tra la fine della discesa del penultimo colle di terza categoria e lo strappo finale, che in 700 m al 7,4% porta al traguardo di Boulogne-sur-Mer.
La tappa è stata caratterizzata da una lunga fuga di cinque uomini, partita già al Km 5: il danese Michael Morkov (Saxo Bank – Tinkoff), all’attacco in ciascuna di queste prime tre tappe e intenzionato a difendere la maglia a pois, l’ucraino Andriy Grivko (Astana), il miglior piazzato nella generale e per tantissimi chilometri maglia gialla virtuale, i francesi Sébastien Minard (AG2R La Mondiale) e Giovanni Bernaudeau (Europcar) e lo spagnolo Ruben Perez Moreno (Euskaltel – Euskadi). La fuga arriva ad avere un vantaggio massimo di 5:07m, mentre il gruppo controlla con tranquillità, tirato da Radioshack – Nissan (Popovyich e Voigt) e Liquigas (Szmyd).
Un primo sussulto di emozioni si ha allo sprint intermedio di Senlecques (Km 119): se i fuggitivi transitano senza disputare la volata, tra i velocisti del gruppo si scatena la bagarre per accaparrarsi i dieci punti ancora in palio per la maglia verde. Mark Cavendish (Sky) si impone piuttosto facilmente davanti a Van Hummel (Vacansoleil – DCM) e Sagan, con il britannico che battibecca con l’olandese per una leggera scorrettezza involontaria.
Morkov transita per primo sulla Côte de L’Éperche (cat. 4) e sulla Côte de Mont Violette (cat. 3), mentre al Km 140 una caduta a centro gruppo coinvolge diversi corridori, costringendo al ritiro Kanstantin Sivtsov (Sky). Compaiono in testa al gruppo a lavorare anche la Movistar e la Katusha e quando mancano 41 Km alla conclusione il vantaggio della fuga scende finalmente sotto i tre minuti.
Tra i fuggitivi si rompe l’accordo e, sulla spinta di Grivko, Bernaudeau si stacca. Nel frattempo al Km 168 un’altra caduta coinvolge la prima parte del gruppo: Gerrans (GreenEdge) e Caruso (Katusha) riescono a ripartire, mentre José Rojas abbandona il Tour. Il gruppo maglia gialla risulta spezzato in diversi tronconi e tra gli attardati rimangono anche Thomas Danielson e Christian Vande Velde (Garmin – Sharp) e Thomas Voeckler (Europcar), che non riescono a ricucire e arriveranno al traguardo staccati.
All’inizio della Côte de Herquelingue (cat. 4) dalla testa della corsa si staccano anche Perez e Minard, mentre Morkov resiste alle progressioni di Grivko e riesce a transitare nuovamente primo al GPM. I due fuggitivi insistono e riescono a scollinare con qualche secondo di margine anche sulla Côte de Quéhen (cat. 4), preda ancora del danese, ma nell’immediatamente successiva Côte du Mont Lambert (cat. 3) vengono ripresi dal forcing di Ivan Basso (Liquigas), che screma notevolmente l’ormai esiguo gruppo maglia gialla e impedisce gli scatti. È durante la discesa, quando restano solamente 5,5 Km da compiere, che scatta Sylvain Chavanel (Omega Pharma – Quick Step), riuscendo a creare un gap di una dozzina di secondi. La BMC e poi la Radioshack controllano tuttavia la corsa e tengono nel mirino il francese, ripreso proprio all’inizio della rampa finale. Sono molti i corridori che vogliono giocarsi la tappa e, allo scatto potente di Wouter Poels (Vacansoleil – DMC), lo sbilanciamento di un corridore della Katusha butta a terra Marco Marcato (Vacansoleil – DMC) e innesca una caduta a catena che coinvolge – senza conseguenze – anche Bradley Wiggins (Sky). Vengono scompaginati tutti i piani, ma Peter Sagan (Liquigas) ha la lucidità di trovare anche oggi l’attimo giusto per partire e fa nettamente la differenza, mentre Poels sbaglia completamente l’ultima curva. Lo slovacco stacca con facilità tutti di ruota e arriva dopo essersi rialzato e aver inventato una nuova esultanza, conquistando la sua quindicesima vittoria stagionale. Alle sue spalle Edvald Boasson Hagen (Sky) ha la meglio in volata su Peter Velits (Omega Pharma – Quick Step) e Fabian Cancellara (Radioshack – Nissan), con Albasini, Evans, Roche, Sanchez e tutti i migliori appena dietro. Wiggins e gli altri corridori attardati dalla caduta arrivano dopo oltre 40”, ma come da regolamento ricevono lo stesso tempo del vincitore. A causa delle cadute degli ultimi 30 Km perdono invece del tempo prezioso Christian Vande Velde (Garmin – Sharp, +2’08”) e Thomas Voeckler (Europcar, + 7’27”), apparso comunque ben poco brillante.
Non cambia praticamente nulla nella testa della classifica generale, capeggiata da Cancellara, mentre Sagan allunga con decisione nella classifica della maglia verde, portandosi a 43 punti di vantaggio da Cavendish. Da rimarcare il numero di Michael Morkov: oltre ad essersi portato a 9 punti nella classifica della maglia a pois, il danese ha già superato i 530 Km di fuga in questo Tour de France.
Domani la quarta tappa porterà i corridori da Abbeville a Rouen (214,5 Km): i quattro GPM di quarta categoria disseminati nella prima parte del percorso non dovrebbero intimorire i velocisti, ma un dente nel finale potrebbe trasformarsi nel trampolino di lancio per qualche finisseur.
Giorgio Vedovati
6a TAPPA: ÉPERNAY – METZ
SAGAN FIRMA LA TRIPLETTA
Il corridore della Liquigas si impone nettamente a Metz battendo un ammaccato Greipel. Tra le tante cadute di giornata una nel finale lascia nettamente attardati tanti pretendenti alla maglia gialla, con Frank Schleck che perde 2’09” e Gesink 3’31”. Cancellara ancora in maglia gialla.
In attesa delle prime vere montagne di questo Tour de France 2012, la sesta tappa in linea ha portato i corridori da Épernay a Metz: 205 Km dalla regione dello Champagne al dipartimento della Mosella, con un’unica asperità contrassegnata dal GPM (Côte de Buxières) e giusto qualche tratto mosso, specie nella seconda metà del percorso.
Quest’oggi le cadute sono iniziate ancor prima dell’avvio ufficiale della tappa: nel tratto neutralizzato di Épernay sono infatti finiti a terra, tra gli altri, Richie Porte (Sky) e Jurgen Van den Broeck (Lotto-Belisol), che fortunatamente non hanno riportato gravi conseguenze. Al Km 5 va in fuga l’americano Dave Zabriskie (Garmin-Sharp), raggiunto presto dal nostro Davide Malacarne (Europcar), dal belga Romain Zingle (Cofidis) e dall’olandese Karsten Kroon (SaxoBank-Tinkoff). Il quartetto guadagna subito un bel margine rispetto al gruppo e Malacarne, il meglio posizionato nella classifica generale (66° a 3’34” da Cancellara), già al Km 20 di corsa diventa maglia gialla virtuale.
Mentre il plotone procede tranquillo tirato dagli uomini della Radioshack-Nissan, al Km 35 si verifica una nuova caduta: restano coinvolti corridori molto importanti come André Greipel (Lotto-Belisol), Robert Gesink (Rabobank), Alejandro Valverde e José Ivan Gutierrez (Movistar), Jean-Cristophe Peraud (AG2R La Mondiale), Lieuwe Westra (Vacansoleil-DCM) e Jonathan Cantwell (SaxoBank-Tinkoff), che ripartono tutti con solo qualche ammaccatura, anche se il velocista belga molto dolorante ad un dito e ad una spalla.
Si affacciano a lavorare in testa al gruppo anche le squadre dei velocisti ed in particolare la Lotto-Belisol e la Orica-GreenEdge, dato che il vantaggio del quartetto al comando raggiunge i 6’45” di vantaggio al Km 51, ma ancora al Km 80 la distanza resta di 6’50”. Il gruppo accelera notevolmente verso lo sprint intermedio di Saint-Mihiel (Km 135,5), dove con uno scatto si impone Kroon; la volata per la maglia verde viene lanciata dal treno della Sky, ma è Matthew Goss (Orica-GreenEdge) ad accaparrarsi gli 11 punti ancora a disposizione, precedendo Cavendish (Sky) , Sagan (Liquigas) e Boeckmans (Vacansoleil-DCM), con un distacco di 2’50” dai fuggitivi.
Lungo la pedalabile Côte de Buxières (cat. 4), consistente in 2,7 Km al 3,8% di pendenza media, il gruppo maglia gialla recupera ulteriormente terreno: è Zabriskie a conquistare l’unico punto a disposizione oggi per la maglia a pois, mentre il plotone principale è a solo 1’45”. Proprio sotto lo striscione del GPM, tuttavia, buona parte del gruppo si deve letteralmente fermare a causa dell’ennesima caduta, con Greipel, Farrar (Garmin-Sharp) e Mollema (Rabobank) coinvolti. Moltissimi corridori restano staccati dalla maglia gialla, ma rientrano progressivamente nei chilometri successivi.
La fuga prosegue ormai con ben poche possibilità e rischia di perdere per una foratura Zingle, che tuttavia riesce a rientrare sui compagni di avventura e a proseguire l’azione, quando a 50 Km dall’arrivo il vantaggio è di solo 1’30”.
Al Km 176 altra caduta di gruppo, con decine di corridori a terra e nel prato a bordostrada, che bloccano a lungo le ammiraglie e tengono a lungo fermo anche Frank Schleck (Radioshack-Nissan), apparso per lo meno senza conseguenze dopo la caduta, mentre Ryder Hesjedal (Garmin-Sharp) ha invece vistose abrasioni e resta staccato da solo. Il gruppo maglia gialla rimane così composto da meno di cinquanta corridori, a lungo senza il supporto delle ammiraglie, impegnate a soccorrere i tanti coinvolti nella caduta. Sono stati costretti al ritiro Davide Viganò (Lampre-ISD), Michel Astarloza (Euskaltel-Euskadi) e Thomas Danielson (Garmin-Sharp). Tra i grandi protagonisti sono rimasti attardati notevolmente, oltre a Schleck, anche Robert Gesink (Rabobank), apparso molto dolorante, Brajkovic (Astana), Cavendish e Boasson Hagen (Sky), Cobo e Valverde (Movistar), Rolland (Europcar) e Millar (Garmin-Sharp).
I quattro fuggitivi sono ammirevoli nella loro resistenza, tenendo un margine di una quindicina di secondi per diversi chilometri, e addirittura a 2700m dall’arrivo prova a giocarsi le ultime carte Zabriskie, premiato come il più combattivo di giornata, sfruttando le sue doti di cronoman. Sotto la spinta di Lotto-Belisol, Orica-GreenEdge, Liquigas-Cannondale e Lampre-ISD l’americano viene ripreso a 1300 m dal traguardo ed è la Lotto a lanciare la volata. Attimo di panico quando Boeckmans (Vacansoleil-DCM) rompe la catena e fa un piccolo buco a Greipel e Sagan, ma lo slovacco rimonta con una potenza impressionante e rifila più di una bici al tedesco, che per il dolore dopo la caduta fino a pochi chilometri prima non voleva nemmeno disputare la volata. Al terzo posto il regolarista Goss, quarto Van Hummel (Vacansoleil-DCM) e quinto l’argentino Haedo (SaxoBank-Tinkoff); settimo il nostro Alessandro Petacchi (Lampre-ISD). Peter Sagan difende così ampiamente la classifica della maglia verde (209 pts), davanti a Goss (178 pts), Greipel (167 pts) e Cavendish (129 pts).
Il primo gruppetto degli attardati (con Schleck, Brajkovic, Rolland, Mollema, Valverde), tirato negli ultimi metri da Michele Scarponi (Lampre-ISD), chiude con un ritardo di 2’09”; Gesink perde 3’31”, Hesjedal e Vande Velde (Garmin-Sharp) addirittura 13’24”.
Domani ci sarà il primo arrivo in salita, all’inedita La Planche des Belles Filles (5,9 Km all’8,5%): la classifica generale verrà probabilmente stravolta, ma non è scontato che Cancellara perda la leadership. Sarà inoltre interessante vedere come si comporteranno alcuni attesi protagonisti per la tappa di domani rimasti coinvolti nelle cadute odierne, come Frank Schleck e Robert Gesink.
Giorgio Vedovati

La prima vittoria di Sagan al Tour, sul traguardo di Seraing (foto AFP)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XIV: TOUR DE SUISSE 2012
Dopo il Giro di California Sagan va a far incetta di vittorie anche al Tour de Suisse. E riesce nell’intento facendo man bassa e portandosi a casa quattro delle nove tappe a disposizione
1a TAPPA: LUGANO – LUGANO (cronometro individuale)
LA NOUVELLE VAGUE LIQUIGAS SBANCA LUGANO
43 anni in due per Peter Sagan, che conferma la straordinaria forma dell’ultimo periodo aggiudicandosi il prologo del Tour de Suisse davanti al grande favorito Cancellara, e Moreno Moser che chiude 3° dopo aver cullato a lungo sogni di vittoria. Bene anche l’altro azzurro Cataldo, più indietro i duellanti di un anno fa Cunego e Leipheimer.
Si è aperta per il terzo anno consecutivo con un prologo di 7,3 km in quel di Lugano, caratterizzato da 2 km in salita verso Castagnola nella prima parte seguiti da altrettanti in discesa, la 75a edizione del Tour de Suisse, tradizionalmente quarta corsa a tappe per importanza dopo i tre grandi Giri in cui si confronteranno per la classifica generale atleti che puntano al prossimo Tour de France, sebbene la maggior parte di essi sia in gara al Critérium du Dauphiné, e altri appena usciti dal Giro d’Italia. Le squadre faro saranno l’Omega-QuickStep di Cataldo, Peter Velits e del campione uscente Leipheimer, la Rabobank di Gesink, Mollema e Kruijswijk e soprattutto la RadioShack di Kloeden, Fuglsang, Monfort e di un Frank Schleck che dopo il controverso ritiro alla corsa rosa ha dimostrato buona condizione al Giro del Lussemburgo e punta a bissare il successo del 2010, che se la vedranno con Kreuziger e Kiserlovski (Astana), Danielson (Garmin), Frank (Bmc), Hoogerland e Poels (Vacansoleil), Anton e Nieve (Euskaltel), Valverde e Bruseghin (Movistar), Gadret e Roche (Ag2r), Pinot (Fdj), Chris Soerensen (Saxo Bank) e Cunego (Lampre), sempre competitivo in passato al Giro di Svizzera e a caccia di rivincite dopo il beffardo secondo posto della passata edizione a soli 4” da Leipheimer: a caccia di successi parziali andranno invece Boonen (Omega-QuickStep), Freire (Katusha), Sagan e Viviani (Liquigas), Gavazzi (Astana), Farrar (Garmin), Albasini (Orica-GreenEdge), Petacchi (Lampre), Van Avermaet (Lotto-Belisol), Marcato (Vacansoleil), Rui Costa e Rojas (Movistar), Breschel (Rabobank), Hutarovich (Fdj) e Cancellara (RadioShack), già vincitore del Tour de Suisse 2009 sia pure su un tracciato molto adatto alle sue caratteristiche e sopratutto di ben cinque prologhi in terra elvetica tra cui gli ultimi due disputati a Lugano.
Proprio il diretto di Berna, pur essendo da poco rientrato alle corse dopo la brutta caduta della Parigi-Roubaix, era il grande favorito anche in quest’occasione ma la condizione non al top gli ha impedito di dare il meglio di sè soprattutto salendo verso Castagnola e malgrado abbia fatto segnare il miglior tempo negli ultimi 4 km in discesa e pianura ha dovuto accontentarsi del 2° posto battuto per 4” da uno straordinario Sagan (Liquigas), già 3° un anno fa a Lugano ma che questa volta si è superato confermando lo stato di grazia del Giro di California in cui si era aggiudicato ben cinque tappe; le buone notizie per Amadio non finiscono qui con il 21enne Moreno Moser, partito tra i primi a differenza dello slovacco e di Cancellara, che sulle orme dello zio Francesco ha dimostrato grande attitudine per i prologhi facendo segnare addirittura il miglior tempo nel tratto in salita e chiudendo al 3° posto con un distacco di 7”. Ai piedi del podio il sorprendente Elmiger (Ag2r) staccato di 11”’ seguito dall’ex biker Kessiakoff (Astana) a 15”, da Albasini a 17”, da un ottimo Cataldo a 18” e da Kreuziger a 19”: per quanto riguarda gli altri uomini di classifica Fuglsang ha chiuso a 22”, Monfort a 23”, un positivo Poels a 25” così come Peter Velits e Kloeden entrambi piuttosto deludenti, Valverde, Roche e Gesink a 31”, un Danielson sotto tono a 33”, un Gadret molto più avanti rispetto alle aspettative a 34” e Mollema, Frank Schleck e Cunego, quest’ultimo leggermente al di sotto rispetto alla prestazione di un anno fa, a 36”, mentre Leipheimer, in ritardo di condizione dopo l’incidente alla tibia patito al Giro dei Paesi Baschi, ha perso ben 41” facendo meglio tra i big rispetto ai soli Nieve e Anton staccati rispettivamente di 44” e 53”.
La prima tappa in linea vedrà il Giro di Svizzera tornare in Italia, a 14 anni di distanza dal 1998 quando una frazione si concluse a Varese, con la partenza da Verbania e sarà già una frazione decisiva per la classifica generale: si tornerà in terra elvetica attraverso il Sempione ma soprattutto il traguardo è posto a Verbier, al termine di una salita di 8,8 km al 7,5% di pendenza media che nel Tour de France 2009 mise le ali a Contador che conquistò il successo parziale e strappò la maglia gialla al nostro Nocentini portandola poi fino a Parigi; il Tour de Suisse a sua volta ha fatto a più riprese visita nella località sciistica del Vallese con i successi in tempi recenti di Kirchen nel 2008, Lastras nel 2005 e Moos nel 2002.
Marco Salonna
3a TAPPA: MARTIGNY – AARBERG
CHI FERMERA’ SUPER-SAGAN?
In una tappa resa emozionante da un passaggio a livello chiuso che ha frenato la rincorsa del gruppo ai fuggitivi Bonnafond e Morkov ripresi a 1 km dal traguardo il fuoriclasse slovacco, malgrado un inconveniente all’ultima curva, supera a doppia velocità Cooke sul rettilineo di Aarberg conquistando il decimo successo stagionale e il settimo nelle ultime 11 gare disputate. Giornata tranquilla per Lastras che conserva la maglia gialla.
La terza tappa del Giro di Svizzera, 194,7 km da Martigny ad Aarberg, malgrado la presenza dell’insidioso strappo di Frienisberg a 25 km dal traguardo e del ben più abbordabile Innerberg a 10, era considerata per velocisti e come tale è stata interpretata dai corridori, anche perchè la pioggia battente caduta nella prima parte di gara non ha incentivato la combattività, con Bonnafond (Ag2r), Vangenechten (Lotto-Belisol) e l’ex campione mondiale dell’inseguimento a squadre Morkov (Saxo Bank) che hanno preso il largo dopo 5 km acquisendo un vantaggio massimo vicino agli ultimi 11′ e il gruppo che intorno a metà percorso ha iniziato l’inseguimento con gli uomini della Liquigas di Sagan che hanno iniziato a tirare insieme ai Movistar della maglia gialla Rui Costa. Tutto sembrava dovesse svolgersi secondo copione con il plotone a giocare al gatto con il topo con i battistrada per poi andarli a riprendere nel momento più opportuno ma tutto è cambiato a 55 km dal traguardo quando i primi 20 corridori del gruppo tra cui il leader hanno incontrato un passaggio a livello sul punto di chiudersi ma sono ugualmente passati, mentre tutti gli altri sono stati costretto ad arrestarsi: la giuria ha fermato il plotoncino di Rui Costa fino al rientro del grosso ma con una decisione piuttosto discutibile non ha fatto lo stesso con i fuggitivi, che da questa situazione hanno guadagnato oltre 2′ ritrovandosi con ancora ben 8′30” di margine quando mancavano 45 km.
Gli inseguitori non si sono comunque persi d’animo e accanto alla Liquigas e alla Movistar, che malgrado i tre battistrada non fossero pericolosi per la generale ha continuato a tirare avendo in Rojas un potenziale vincitore, sono arrivati il Team Sky di Swift, l’Orica-GreenEdge di Davis e Cooke e la Lampre di Petacchi che hanno iniziato a recuperare rapidamente terreno portando il ritardo a meno di 3′ all’imbocco della salita di Frienisberg; qui Vangenechten non ha retto il ritmo di Morkov e Bonnafond e dietro hanno perso contatto tra gli altri un Viviani (Liquigas) ancora in ritardo di condizione, Bole (Lampre), Bonnet (Fdj) e Paolini (Katusha) nonchè molti degli atleti che avevano tirato in precedenza, ma Sky e Liquigas, con Moreno Moser attivissimo pur essendo messo ancora piuttosto bene in classifica generale, hanno avuto ancora sufficienti energie per inseguire e, malgrado l’asfalto bagnato e il tracciato piuttosto tortuoso di lì al traguardo favorissero i fuggitivi, il loro sogno si è spento poco oltre lo striscione dell’ultimo km.
Nel finale caratterizzato anch’esso da diverse curve l’Orica-GreenEdge ha preso il comando con Davis a tirare la volata a Cooke ma qui è iniziato il capolavoro di Sagan che ai 300 metri si è portato a ruota del veterano australiano con una staccata da motociclista ai danni di Van Avermaet (Bmc) e, malgrado nell’ultima curva gli si fosse sganciato il piede dal pedale costringendolo a perdere qualche metro, si è prodotto in un’accelerazione devastante sul breve rettileo conclusivo che gli ha consentito di recuperare il gap e bruciare lo stesso Cooke con Swift (Sky) 3° davanti al cremonese Guarnieri (Astana), a Davis, a Hutarovich (Fdj) e a Mondory (Ag2r). Per Sagan si tratta del decimo successo stagionale ma soprattutto del settimo, dopo il prologo di Lugano e le cinque tappe del Giro di California, nelle ultime 11 gare disputate, dato già incredibile di suo ma che diventa fantascientifico se si pensa che le quattro che non ha vinto erano due frazioni di montagna e una lunga crono non adatte alle sue caratteristiche e nella rimanente era arrivato 2° vincendo la volata del gruppo preceduto dal fuggitivo Georges.
Nulla cambia nella classifica generale guidata da Rui Costa con 8” su Frank Schleck, 15” su Kreuziger, 19” su Pinot, 21” su Roche e Lovkvist e 23” su Valverde; la quarta tappa, 188,8 km da Aarberg a Trimbach/Often, presenta a metà percorso la scalata allo Scheltespass e soprattutto nel finale le ascese di Unter Hauenstein e Salhöhe, gpm di 2a categoria posto a 18 km dal traguardo che potrebbe tagliare fuori gli sprinter puri e rendere ancora una volta Sagan più che mai l’uomo da battere.
Marco Salonna
4a TAPPA: AARBERG – TRIMBACH/OLTEN
SAGAN, SEMPRE LUI
Trimbach lo slovacco della Liquigas conquista l’undicesima vittoria stagionale, dimostrandosi ancora una volta imbattibile in volata in questo Giro di Svizzera
La quarta tappa del Giro di Svizzera 2012, 189 Km da Aarberg a Trimbach/Olten, si annunciava come di trasferimento per i big della classifica, ma lo spettacolo non è mancato. Il percorso presentava l’impegnativo Scheltenpass (cat. 1 dopo 81,5 Km) e le due facili salite di UnterHauenstein (cat. 3 al Km 153,5) e di Salhöhe (cat. 2 al Km 171), ma è stata soprattutto la pioggia e una successione continua di saliscendi, con strappi anche molto ripidi, a movimentare la corsa.
Nei primi 70 Km di gara, molto mossi pur senza essere contrassegnati da GPM, ci sono stati svariati tentativi di fuga, con il nostro Francesco Gavazzi tra i più attivi assieme a Michael Albasini, e il gruppo ad un certo punto si è trovato frazionato in tre tronconi, ricomposti a fatica ai piedi dello Scheltenpass. Durante questa salita, lunga 8,2 Km al 6% medio ma con gli ultimi 3,5 Km sempre superiori al 7,5% e con tratti oltre il 10%, ha preso il largo una fuga di nove uomini: Martin Kohler, Grégory Rast, Ruben Perez, Sébastien Minar, Sergio Paulinho, Javier Megias, Brian Vandborg Bach, Dario Cataldo e MathewHayman. I fuggitivi hanno guadagnato subito terreno e allo scollinamento, dove Vandborg Bach si è imposto su Hayman e Minard, avevano tre minuti di vantaggio sul gruppo.
Nel successivo tratto di fondovalle il gruppo maglia gialla, trainato dalla Movistar di Faria Da Costa, ha recuperato parte dello svantaggio, ma la fuga, composta da ottimi pedalatori, ha resistito bene, mantenendo oltre due minuti all’attacco dei 4,4 Km al 5,2% dell’UnterHaunstein, affrontato sotto il diluvio. Mentre il gruppo recuperava sotto la spinta di Astana e Orica Greenedge, la fuga si fraziona sugli attacchi di Kohler e Paulinho, ma è ancora una volta Vandborg Bach a conquistare il GPM di terza categoria.
Dopo la discesa si muovono dal gruppo principale, tiratissimo, gli svizzeri Frank e Albasini e su alcuni strappi sono i capitani in prima persona a muoversi per ricucire i vari buchi. La corsa, complice la strada stretta e tortuosa e la pioggia, resta estremamente incerta. Ai meno 30 Km dal traguardo i fuggitivi vengono raggiunti su uno strappo al 15% di pendenza, in cui prova a resistere Dario Cataldo. Non c’è un attimo di tregua né un metro di pianura e nel seguente tratto di salita più dolce scatta dal gruppo Lars-Petter Nordhaug, che con una grande azione si porta solo al comando. Appena prima dell’ultima salita ufficiale di giornata, i 3,1 Km al 7% del Salhöhe, escono dal gruppo anche Martin Elmiger e Greg Van Avermaet, che scollinano pochi secondi dopo il norvegese. Alle loro spalle il gruppo maglia gialla s’è assottigliato fino a trenta unità, con Sagan e Freire pronti in caso di volata, ma la discesa bagnata sembra lasciare ai fuggitivi uno spazio sufficiente per arrivare al traguardo, anche perché non ci sono squadre organizzate. Invece, dopo qualche chilometro di stallo, ci pensa soprattutto Moreno Moser, unico compagno rimasto a Sagan, ad incaricarsi dell’inseguimento, ottenendo collaborazione dalla Kathusha e dimostrando ancora una volta tutto il suo valore.
A 6 Km dall’arrivo Nordhaug si fa riprendere dai due inseguitori, ma il gruppo è poco dietro e rientra quando i chilometri rimanenti sono tre. Ci provano prima Vladimir Gusev e poi Johnny Hoogerland e Jakob Fuglsang, ma sarà la volata a decidere il vincitore di questa quarta tappa. È Moser a tirare il gruppo nelle ultime curve, in cui Sagan è abile a fare il buco e a mettersi coperto in quarta ruota. Lancia lunghissimo la volata Burghardt, ma il talento slovacco risale facilmente in modo imperioso, senza che né Rojas (2°) né Albasini (3°) riescano ad uscire dalla sua ruota, e taglia il traguardo a braccia alzate. Può avere qualche rammarico Oscar Freire, chiuso involontariamente da Haussler (4°) e costretto a rinunciare alla volata, ma non avrebbe comunque impensierito questo Sagan. Buona la volata del nostro Francesco Gavazzi (5°).
Non cambia nullanelle prime posizioni della classifica generale, ancora guidata da Rui Alberto Faria Da Costa davanti a Frank Schleck e Roman Kreuziger. In attesa dei tre ultimi giorni che determineranno il vincitore del Giro di Svizzera 2012, la tappa di domani da Olten/Trimbach a Gansingen di 193 Km e con sei GPM tutti di terza categoria ha, manco a dirlo, un unico grande favorito: Peter Sagan.
Giorgio Vedovati
6a TAPPA: WITTNAU – BISCHOFSZELL
SEMPLICEMENTE ASSAGANATO
Quarto successo in sei giorni per il fenomeno di Zilina che rimane chiuso nell’ultima curva dell’insidioso arrivo di Bischofszell ma riesce ugualmente a trovare il varco e battere in rimonta Swift e Davis mentre gli uomini di classifica a cominciare dal leader Rui Costa ricaricano le batterie in vista delle frazioni decisive.
La sesta tappa del Giro di Svizzera, 198,5 km da Wittnau a Bischofszell, era caratterizzata da un circuito finale di 29 km da ripetere tre volte con l’abbordabile dente di Schocherswil ai -6 dal traguardo e soprattutto da un ultimo km molto impegnativo non tanto perchè tutto in salita con una pendenza mai oltre il 5%, quanto per le diverse curve, la carreggiata molto stretta e un tratto in pavè tra i 250 e i 150 metri dal traguardo. Il bel tempo che finalmente ha fatto capolino sulla corsa e la fuga vincente di Isaichev nella tappa di Gansingen hanno dato coraggio ai corridori, che hanno interpretato con molta più combattività dei giorni scorsi le prime fasi di gara con innumerevoli attacchi e solo al km 34 sono riusciti a prendere il largo il forlivese Montaguti (Ag2r), Vinther (Saxo Bank), Reynes (Lotto-Belisol), lo sprinter Cooke (Orica-GreenEdge) che pure avrebbe potuto dire la sua in volata e che ha già raccolto un 2° posto nella tappa di Aarberg, e Bertogliati (Team Type 1), che però secondo un discutibile copione già visto più volte è stato costretto ai compagni d’avventura a rialzarsi e lasciarsi riassorbire dal gruppo in quanto distanziato di soli 1′45” nella generale dalla maglia gialla Rui Costa (Movistar). La formazione di Unzue non ha comunque mai concesso più di 4′ ai fuggitivi che si sono rivelati però più difficili del previsto da andare a riprendere, e solo quando la Liquigas di Sagan, il Team Sky di Swift l’Omega-QuickStep di un Boonen voglioso di riscatto dopo le prime tappe in cui non si è mai visto davanti hanno preso il comando il vantaggio dei quattro di testa ha iniziato a scendere drasticamente fino al ricongiungimento avvenuto a 3 km dal traguardo, da parte di un gruppo dal quale nel frattempo avevano perso contatto una cinquantina di atleti tra cui Farrar (Garmin) e Guarnieri (Astana).
Nell’ultimo km il Team Sky ha preso il comando delle operazioni con Swift a ruota dei compagni Barry e Rowe ma è stato Davis (GreenEdge) ad approcciare l’ultima curva in testa approfittando di un disperato tentativo a 300 metri dal traguardo di Hondo (Lampre) che ha tentato di giocare le proprie carte nel momento in cui Petacchi aveva perso le prime posizioni del gruppo; Swift è comunque riuscito ad affiancare l’australiano mentre Sagan si è trovato nella morsa dei due ed è stato costretto a smettere di pedalare perdendo qualche metro ma negli ultimi 100 metri ha iniziato la sua portentosa rimonta superando dapprima Davis e quindi anche il britannico che ha dovuto arrendersi per poco più di mezza ruota: salgono dunque a 12 in stagione, a 4 in 6 tappe del Tour de Suisse e a 9 nelle ultime 14 corse disputate le vittorie del cannibale slovacco, numeri che si commentano da sè tanto più se si considera che per trovare la sua ultima vera sconfitta in uno scontro diretto con gli avversari dobbiamo tornare all’Amstel Gold Race di aprile in cui terminò al 3° posto battuto da Gasparotto e Vanendert. Ai piedi del podio ha chiuso Albasini (Orica-GreenEdge) davanti a Freire (Katusha), Mondory (Ag2r) e ai nostri Bazzana (Team Type 1) e Marcato (Vacansoleil).
La classifica generale rimane guidata da Rui Costa con 8” su Frank Schleck, 15” su Kreuziger, 19” su Pinot, 21” su Roche e Lovkvist e 23” su Valverde mentre tra gli altri Fuglsang è 12° a 32” e Leipheimer 13° a 33”. Pur non avendo brillato fin qui il campione uscente del Tour de Suisse avrà ora a disposizione i 34,3 km della crono di Gossau, lungo un percorso molto duro in cui dai 454 metri della partenza i corridori dovranno arrampicarsi fino ai 727 di Pfannerstiel e in cui solo gli ultimi 12 km sono scorrevoli; il veterano statunitense oltre a giocarsi il successo parziale con il solito Cancellara ha la possibilità di infliggere pesanti distacchi ai rivali con i soli Kreuziger, Fuglsang e lo stesso Rui Costa in grado di limitare i danni, mentre in casa Italia dovranno difendersi Giampaolo Caruso e Cunego ed è invece atteso a un’ottima prova su un tracciato adattissimo alle sue caratteristiche Moreno Moser.
Marco Salonna

Sagan vince la 4a tappa del Giro di Svizzera 2012 (www.grahamwatson.com)