LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO LIII: GAND – WEVELGEM 2018
Dopo l’avvio positivo in terra d’Australia i primi mesi del 2018 per Sagan non sembrano promettenti: chiude in ottava posizione la Strade Bianche, incassa tre secondi posti alla Tirreno – Adriatico è sesto alla Sanremo e addirittura chiude in 26a posizione la prima della grande classiche del nord, la E3 Harelbeke. La musica sta, però, per cambiare e il 25 marzo torna a sollevare le braccia al cielo imponendosi per la terza volta in carriera alla Gand-Wevelgem. E’ solo l’antipasto della più monumentale classica che farà sua due settimane più tardi…..
SAGAN FA TRIS, VIVIANI CHE PECCATO!
Peter Sagan conquista per la terza volta in carriera la Gand – Wevelgem battendo allo sprint Elia Viviani che è rimasto chiuso nel momento chiave ed ha lanciato lo sprint con un attimo di ritardo, cosa che gli ha impedito di completare la rimonta sul campione del mondo.
Sarebbe bastato qualche metro in più ad Elia Viviani (Quick-Step Floors) per conquistare l’edizione 2018 della Gand – Wevelgem. L’olimpionico dell’omnium ha, infatti, mancato di pochissimo la rimonta allo sprint su Peter Sagan (Bora – Hansgrohe) che ha, dal canto suo, conquistato questa corsa per la terza volta eguagliando Merckx, Boonen e Super Mario Cipollini. A dire il vero, il velocista italiano rimane un po’ imbrigliato nel momento in cui viene lanciato lo sprint ed esce così tardi dalle ruote di chi lo precedeva. Il suo spunto, però, è di quelli irresistibili e Arnaud Démare (Groupama – FDJ) viene passato senza problemi mentre Sagan si salva per pochissimo dalla rimonta. Arrabbiato e deluso Viviani batte i pugni sul manubrio per la frustrazione di una vittoria sfuggita per un soffio.
Molto veloce la prima fase di gara tanto che, nonostante i continui tentativi, è necessario aspettare il chilometro 35 per assistere al formarsi di una fuga, composta da José Gonçalves (Katusha – Alpecin), Brian van Goethem (Roompot – Nederlandse Loterij) e Frederik Frison (Lotto-Soudal), presto raggiunti anche da Filippo Ganna (UAE Team Emirates), Jimmy Duquennoy (WB Aqua Protect Veranclassic) e Jan-Willem Van Schip (Roompot – Nederlandse Loterij).
Dopo una prima fase in cui il gruppo sembra non voler concedere spazio, gli attaccanti riescono a guadagnare rapidamente un buon margine che arriva a toccare i dieci minuti. Successivamente la corsa vive fasi alterne con il vantaggio dei fuggitivi che cala in concomitanza con i passaggi chiave della corsa, nei quali in gruppo si lotta per le prime posizioni e la velocità è più elevata. Nelle fasi tra una e l’altra difficoltà il gap tende, invece, ad aumentare a causa del rilassamento del gruppo. Nelle fasi di calo, però, il vantaggio subisce abbattimenti maggiori rispetto agli ampliamenti avvenuti nelle fasi di calma.
Le cose cambiano dopo le Plugstreets, con la BMC che, in un primo tempo, spezza il gruppo con una forte accelerazione e, successivamente, tira i remi in barca. In questa fase, il vantaggio della fuga si riduce ad un solo minuto e Jelle Wallays (Lotto Soudal), Julien Vermote (Dimension Data), Viacheslav Kuztensov (Katusha-Alpecin) e Alex Kirsch (WB Aqua Protect Veranclassic) decidono di approfittare della situazione per riportarsi sulla testa della corsa.
In gruppo è uno scatenato Philippe Gilbert (Quick-Step Floors) che polverizza il plotone con una delle sue accelerazioni, alla quale risponde Sep Vanmarcke (Education First-Drapac), che si porta dietro tutti i big.
Segue una fase molto inquieta, con continue accelerazioni e relative risposte, alla fine della quale alle spalle dei fuggitivi si trova un gruppo composto da Sagan, Markus Burghart (Bora-Hansgrohe), Jens Debusschere (Lotto Soudal), Philippe Gilbert, Yves Lampaert, Zdeněk Štybar, Elia Viviani (Quick-Step Floors), Oliver Naesen (Ag2r La Mondiale), Sep Vanmarcke, Sacha Modolo (EF-Drapac), Arnaud Démare (Groupama-FDJ), Matteo Trentin, Luka Mezgec (Mitchelton-Scott), Danny Van Poppel (LottoNL-Jumbo), Michael Matthews (Team Sunweb), Jasper Stuyven (Trek-Segafredo), Preben Van Hecke (SportVlaanderen-Baloise), Wout van Aert (Veranda’s Willems-Crelan), Christophe Laporte (Cofidis) e Guillaume Van Keirsbulck (Wanty-Groupe Gobert).
Tra i big attardati vanno segnalati Alexander Kristoff (UAE-Team Emirates) e soprattutto lo sfortunato Gianni Moscon (Sky), che ha perso il treno buono a causa di un urto contro una transenna. L’inseguimento è molto difficile vista la qualità degli uomini davanti e il secondo gruppo deve alzare bandiera bianca, mentre i big davanti vanno a chiudere sui fuggitivi.
Nella fase finale ci sono numerosi tentativi di attacco, tutti stoppati da Gilbert che tenta poi di evitare altri attacchi con un’andatura elevata per favorire lo sprint di Viviani. All’ultimo chilometro prova l’affondo Vanmarcke, ma anche il suo tentativo viene vanificato. Si arriva così allo sprint, lanciato da Sagan con Demare dalla parte opposta e Viviani che rimane un po’ chiuso. Trovato il pertugio giusto, Viviani rimonta agevolmente Démare e si avvicina moltissimo a Peter Sagan, senza però riuscire a sopravanzarlo.
Sagan continua a fare incetta di vittorie, sperando che queste possano fargli dimenticare in fretta di non essere riuscito neppure quest’anno nel tentativo di conquistare quella Classicissima che insegue ormai da molti anni.
Benedetto Ciccarone

Visione "retrospettiva" sulla terza vittoria di Sagan alla Gand-Wevelgem (foto Tim de Waele/TDWSport.com)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO LII: TOUR DOWN UNDER 2018
Alla sua ottava stagione da professionista Peter Sagan decide di anticipare i tempi del debutto. Forse sa già che nel 2018 non potrà puntare al mondiale, perché il circuito di Innsbruck è troppo duro per sue caratteristiche, forse non vede l’ora di iniziare a correre anche per migliorarsi dopo una stagione che – a parte il tris al mondiale – è stata piuttosto deludente. Così decide di tornare a mettersi un numero di gara sulla schiena a metà gennaio, sulle strade del Tour Down Under, che aveva disputato finora solo nell’anno del debutto, il 2010. E il buon giorno si vede dal mattino perché lo slovacco va subito a segno in una frazione della corsa australiana
4a TAPPA: NORWOOD – URAIDLA
SAGAN SENZA AVVERSARI AD URAIDLA
In una tappa fatta su misura per lui e pur essendo ad inizio stagione Peter Sagan (Bora Hansgrohe) non delude le attese e vince in scioltezza ad Uraidla al termine di una frazione combattuta e dal finale nervoso. Lo slovacco batte in una volata ristretta Daryl Impey (Mitchelson Scott) e un redivivo Luis León Sánchez (Astana). Buone prove di Diego Ulissi (UAE Emirates) e Domenico Pozzovivo (Bahrain Merida), rispettivamente quarto e settimo. Adesso Sagan è anche primo in classifica generale e domani per lui ci sarà la prova del nove sull’arrivo decisivo di Willunga Hill.
La quarta tappa da Norwood ad Uraidla presentava insidie concentrate in un finale tecnico e nervoso. Un buon antipasto, quindi, per la tappa regina di Willunga Hill in programma sabato. Caleb Ewan (Mitchelton Scott) indossava per il terzo giorno consecutivo la maglia ocra ma erano molti i dubbi che sarebbe rimasta sulle sue spalle anche dopo l’inedito arrivo di Uraidla. Ed anche oggi le temperature attorno ai 40 gradi sarebbero stati un ostacolo in più per i ciclisti, costretti ad un’idratazione costante. iDopo la partenza da Norwood, avvenita con sessanta minuti di anticipo rispetto al programma originariamente stabilito proprio nel tentativo di evitare le ore più calde della giornata, si formava immediatamente la fuga composta da due ciclisti, entrambi facenti parte del team UniSA-Australia, Zakhary Dempster ed Alex Porter. Dopo 3 km il loro vantaggio era già di 1 minuto e mezzo. Il gruppo, per il momento del tutto disinteressato all’inseguimento, lasciava che il vantaggio della coppia di testa lievitasse ulteriormente e dopo 10 km i minuti erano salita a 6. Si segnalava nel frattempo una sortita dal gruppo della coppia Lotto Soudal composta da André Greipel e Thomas De Gendt, che restavano a bagnomaria per un paio di chilometri ma poi venivano ripresi dal gruppo. Dempster si aggiudicava il primo sprint intermedio di Birdwood al km 38.6, dove il gruppo era, invece, regolato da Elia Viviani (Quick Step). Ai meno 80 il vantaggio della coppia di testa era di poco superiore agli 8 minuti. Al secondo sprint intermedio era Porter a sopravanzare Dempster mentre Viviani si classificava nuovamente terzo. Il gruppo iniziava a fare sul serio ed ai meno 50 il suo ritardo su Porter e Dempster era sceso a 3 minuti e 25 secondi. Porter si faceva sfilare e Dempster restava da solo in testa alla corsa. Le squadre dei ciclisti in lotta per la maglia ocra si alternavano in testa al gruppo e riprendevano Dempster a circa 20 km dall’arrivo. All’orizzonte si faceva minacciosa l’ascesa di Norton Summit con la Bora Hansgrohe della coppia Sagan-McCarthy molto attiva nelle prime posizioni. Iniziava la salita e si faceva vedere la BMC insieme a UAE Emirates e Bahrain Merida. Tra gli uomini di classifica cedeva immediatamente Caleb Ewan (Mitchelton-Scott) e anche Nathan Haas (Katusha) denotava qualche difficoltà a tenere l’andatura del gruppo ma riusciva a rientrare tra i primi. Richie Porte (BMC) transitava in prima posizione in vetta, mentre il gruppo di testa era composto da non più di 30 ciclisti. Iniziavano le scaramucce negli ultimi 10 km in un gioco di attacchi e contrattacchi che vedevano impegnati, tra gli altri, Gorka Izagirre (Bahrain Merida), George Bennett (LottoNL-Jumbo) e lo stesso Peter Sagan. Il gruppo si presentava, però, compatto all’ultimo chilometro e appariva chiaro che la tappa si sarebbe decisa con una volata ristretta. Era Peter Sagan a imporsi con una certa facilità su Daryl Impey (Mitchelson Scott) e Luis León Sánchez (Astana). Da segnalare il quarto posto di Diego Ulissi (UAE Emirates) ed il settimo di Domenico Pozzovivo (Bahrain Merida). Il campione del mondo, dopo l’esibizione alla People’s Choice Classic, corsa che precede il Tour Down Under, ottiene la seconda vittoria stagionale in una tappa su misura per lui ed ora veste anche la maglia ocra di leader della classifica generale con due secondi di vantaggio su Impey e nove sul compagno di squadra Jay McCarthy. Delude Haas che, dopo alcune buoni risultati nelle tappe precedenti, arriva a quasi un minuto dai primi ed è tagliato fuori dalla lotta per la maglia ocra. Domani è in programma la tappa decisiva con la doppia ascesa finale di Willunga Hill. Sagan lotterà per la vittoria finale oppure lavorerà per il compagno McCarthy? Domani ne sapremo di più.
Giuseppe Scarfone

La ristretta volata vinta da Sagan al termine della tappa di Uraidla (foto Tim de Waele/TDWSport.com)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO LI: MONDIALE 2017
Inauguriamo l’anno nuovo con il ricordo del terzo ed ultimo mondiale vinto da Peter Sagan, primo corridore al mondo a conquistare tre campionati del mondo consecutivamente, eguagliando come numero di affermazioni l’italiano Alfredo Binda, lo spagnolo Óscar Freire e i belgi Eddy Merckx e Rik Van Steenbergen. Il primato va in scena sulle strade di Bergen, in Norvegia, dove lo slovacco il corridore di casa Alexander Kristoff e l’australiano Michael Matthews. Buon anno a tutti
SAGAN, PRIMO TRIS CONSECUTIVO SULLE STRADE DELL’IRIDE
Stavolta è stato necessario ricorrere al fotofinish ma, anche in questo modo, è sempre Peter Sagan il campione del mondo, che ha tolto la gioia della medaglia d’oro e del titolo mondiale all’idolo di casa Alexander Kristoff.
Si era parlato molto alla vigilia del percorso di questo campionato del mondo, un tracciato abbastanza facile, e si era ipotizzato che potesse essere la pioggia, che a quelle latitudini cade copiosa per moltissimi giorni all’anno, a determinare il vincitore di questa prova.
Le cose sono andate diversamente perché, a dispetto del bel tempo, che ha accompagnato, la corsa la selezione c’è stata nonostante l’arrivo allo sprint.
Già si era visto, nella prova junior ed in quella femminile, che azioni di un certo tipo, non ultimo il ritmo generale della corsa, potevano mettere in difficoltà diversi atleti. Il chilometraggio della prova maschile poi, come di consueto piuttosto elevato, ha come sempre costituito una delle difficoltà maggiori della corsa all’iride. Non per nulla,. sono stati uomini dotati di ottimo spunto veloce, ma non velocisti puri, ad aggiudicarsi le prime posizioni. Peter Sagan (Bora – Hansgrohe), Alexander Kristoff (Team Katusha – Alpecin) e Michael Matthews (Team Sunweb) sono infatti uomini che si esprimono al meglio in corse nelle quali la volata non è il risultato di una corsa tenuta cucita da una squadra, bensì l’esito di una dura battaglia senza esclusione di colpi. Anche il nostro Matteo Trentin (Quick-Step Floors), rimasto giù dal podio per un soffio, ha dimostrato non solo il proprio ottimo stato di forma, già messo in mostra all’ultima Vuelta, ma proprio la difficoltà di una corsa come quella odierna, che ha visto vari e pregevoli tentativi di attacco.
Sagan ha dimostrato ancora una volta come sia possibile vincere anche senza una grande squadra. Infatti lo slovacco, dotato di pochi compagni e non certo di pari tasso tecnico al suo, è rimasto al coperto per tutta la corsa, controllando e lasciando che gli altri si prendessero a sportellate per poi spuntare all’ultima curva dietro a Kristoff – che, correndo in casa, era il maggior indiziato per la volata finale – e superarlo grazie ad un ottimo colpo di reni. Quando uno è forte vince anche senza squadra.
La corsa è stata abbastanza tranquilla fino ad ottanta chilometri dalla conclusione, quando viene ripresa la fuga che era partita nelle prime battute di gara. Nel primo tratto, prima ancora di entrare nel circuito, se ne erano andati in dieci. Gli irlandesi Conor Dunne (Aqua Blue Sport) e Sean McKenna (An Post Chain Reaction), lo statunitense Alexey Vermeulen (Team LottoNL-Jumbo), il sudafricano Willie Smit (Rias Baixas, Road Cover), il marocchino Salah Eddine Mraouni (Kuwait – Cartucho.es), il costaricano Andrey Amador (Movistar Team), lo svedese Kim Magnusson (Team Tre Berg – Postnord), l’azero Elchin Asadov (Synergy Baku Cycling Project), il finlandese Matti Manninen (Team FixIT.no) e l’albanese Eugert Zhupa (Wilier Triestina – Selle Italia) sono arrivati ad avere un vantaggio massimo di dieci minuti prima che il gruppo cominciasse ad alzare il ritmo e ad erodere conseguentemente il gap sotto la spinta dei belgi, il cui interesse è quello di riprendere la fuga, non per cercare la volata ma per lanciare un attacco con uomini come Greg Van Avermaet (BMC Racing Team), Philippe Gilbert (Quick-Step Floors) e Tim Wellens (Lotto Soudal).
Come al solito, quando i fuggitivi cominciano a vedere la mala parata, la fuga comincia a disgregarsi e quando gli olandesi, andati a dar man forte ai belgi, chiudono definitivamente sulla fuga, essa è composta da soli sei uomini. A quel punto mancavano circa 80 Km alla conclusione.
Poco dopo cade il belga Julien Vermote (Quick-Step Floors), degno di essere segnalato per l’eccezionale lavoro in testa al gruppo svolto fino a quel punto, mentre in testa cominciano a muoversi le acque. Dopo qualche timido tentativo di mettere la testa allo scoperto, il primo vero attacco è portato proprio da una delle punte del Belgio, Wellens, che si porta dietro l’azzurro Alessandro De Marchi (BMC Racing Team), lo spagnolo David De La Cruz (Quick-Step Floors), il colombiano Jarlinson Pantano (Trek – Segafredo), l’olandese Lars Boom (Team LottoNL-Jumbo), l’australiano Jack Haig (ORICA-Scott), il norvegese Odd Christian Eiking (FDJ) e l’austriaco Marco Haller (Team Katusha – Alpecin); dietro, la Francia e soprattutto la Polonia di Michal Kwiatkowski (Sky), che non hanno uomini in fuga, si incaricano di organizzare l’inseguimento. E’ proprio in questa fase di gara che finiscono a terra uomini importanti come l’italiano Gianni Moscon (Sky), lo sloveno Primož Roglič (Team LottoNL-Jumbo), secondo nella prova a cronometro, e lo statunitense Tejay Van Garderen (BMC Racing Team).
Ai – 30 c’è il tentativo di Tom Dumoulin (Team Sunweb) che, appena laureatosi campione del mondo a cronometro, non ha affatto placato la fame di vittoria. Il terzetto formato dall’olandese, dal francese Warren Barguil (Team Sunweb) e dal nostro Alberto Bettiol (Cannondale-Drapac Pro Cycling Team) viene però ripreso, come del resto accade al gruppetto portato via da Wellens, che pure era arrivato a guadagnare una quarantina di secondi. Ai – 20 la situazione è di gruppo compatto o meglio quel che rimane del gruppo, dato che esso è stato notevolmente sfoltito dopo il deciso cambio di ritmo in gruppo imposto per inseguire il drappelli di Wellens e Dumoulin, che rappresentavano un pericolo reale in quanto composti da uomini con ottime qualità tecniche.
Nell’ultima ascesa a Salmon Hill ci prova deciso il francese Tony Gallopin (Lotto Soudal), ma il suo attacco non riesce a fare il vuoto, cosa che invece riescono a fare il connazionale Julian Alaphilippe (Quick-Step Floors) e Moscon, che si lanciano a tutta verso il traguardo. Dietro, però, dopo qualche indecisione vanno a manetta e i due fuggitivi vengono ripresi quando erano ormai molto vicini all’impresa. Nella volata è Kristoff a prendere l’iniziativa, ma Sagan non sbaglia nulla e battezza la ruota del norvegese per poi infilarla al fotofinish grazie al colpo di reni, specialità nella quale lo slovacco è decisamente superiore al norvegese.
Sagan sigla un tris storico poiché mai nessuno nella storia era riuscito a realizzare le tre vittorie consecutivamente; anche se la classe e la brillantezza dello slovacco non possono essere messe in discussione, è anche necessario fare un riflessione ulteriore. I percorsi proposti negli ultimi anni hanno certamente favorito le vittorie di Peter Sagan o, meglio, di corridori con le caratteristiche dello slovacco. Quest’ultimo, tra coloro che hanno caratteristiche simili alle sue, è nettamente il più forte. Il percorso di Doha con il deserto e quello comunque insidioso di oggi mettevano, comunque, a dura prova i velocisti puri e favorivano quegli uomini veloci con spunto anche sulle brevi salite e con una certa confidenza con le distanze importanti. Il fuoriclasse slovacco è certamente il migliore sui modelli di tracciato disegnati negli ultimi anni e, anche se non dotato di una grande squadra, riesce a supplire a questo handicap grazie ad una condotta di gara lungimirante.
L’anno prossimo, però, si cambierà registro perchè dopo molti anni verrà finalmente proposto un mondiale nel quale anche gli scalatori puri potranno dire la loro. Il circuito di Innsbruck che ospiterà la prova iridata nella stagione 2018 propone, infatti, una severa e lunga ascesa da ripetere molte volte e, nel finale, la principale asperità sarà seguita anche da un’altra salita più breve ma più arcigna. Sarà forse l’occasione per vedere una grande sfida tra gli uomini che puntano alla vittoria nei grandi giri. Il ricordo non può che andare al meraviglioso mondiale organizzato in Colombia nel 1995, che vide il nostro Marco Pantani conquistare la medaglia di bronzo alle spalle di Olano e soprattutto di sua maestà “Miguelon” Indurain che di vittorie nei grandi giri se ne intende.
Benedetto Ciccarone

Il colpo di reni che è valso a Sagan la conquista del terzo mondiale (Tim de Waele/TDWSport.com)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO L: BINCKBANK TOUR 2017
Sagan sceglie la stessa marcia d’avvicinamento al mondiale dell’anno precedente e così, in previsione della rassegna iridita prevista nel 2017 in Norvegia, torna a calcare le strade nordeuropee dell’Eneco Tour, dove dodici mesi prima si era imposto in due frazioni. Stavolta la corsa ha modificato il suo nome e da ora si chiamerà BinckBank Tour, ma il risultato non cambia e lo slovacco si porta a casa altre due affermazioni
1a TAPPA: BREDA – VENRAY
SAGAN, BINCK, BUM, BANK. LO SLOVACCO TIMBRA SUBITO A VENRAY
La prima tappa del BinckBank Tour 2017 (ex Eneco Tour) si conclude in uno sprint di massa che vede la vittoria al photofinish di Peter Sagan (Bora Hansgrohe) su Phil Bauhaus (Sunweb); terzo si classifica Magnus Cort Nielsen (Orica-Scott). Sagan conduce in classifica generale e già domani dovrà difendersi nella crono di 9 km adatta a passisti esplosivi.
Il BinckBank Tour, ex Eneco, cambia nella denominazione ma non cambia nell’essenza di breve corsa a tappe tra Belgio e Olanda che concentra in sé quanto di meglio il ciclismo può offrire in quel territorio. Sette tappe per tutti i gusti, con un inizio soft ed un finale adatto ai grandi nomi da classiche, visto che saranno molti i ‘Muur’ da affrontare e il nome del vincitore, come tradizione vuole, non è mai banale. La prima tappa, però, è sulla carta del tutto favorevole ai velocisti: da Breda a Venray i ciclisti sono attesi da quasi 180 km totalmente pianeggianti. Dopo la partenza si formava la fuga di giornata grazie all’azione di quattro uomini, Mark McNally (Wanty Groupe Gobert), Piet Allegaert (Sport Vlaanderen Baloise), Laurens De Vreese (Astana) ed Elmar Reinders (Roompot). Il gruppo controllava l’azione dei quattro ed il loro vantaggio non superava i due minuti e mezzo. Erano specialmente LottoNL-Jumbo, Quick-Step e Bora-Hansgrohe a lavorare per i capitani designati, almeno per la prima tappa, Dylan Groenewegen, Marcel Kittel e Peter Sagan. A meno 60 km dall’arrivo il vantaggio della fuga era sceso a 1 minuto e 40 secondi. Ai meno 30 le cose non erano mutate di molto e il gruppo occupava l’intera carreggiata, sintomo che la velocità era un po’ diminuita. Ai meno 20 il vantaggio del quartetto era sceso a 1 minuto e 15 secondi, grazie al nuovo vigore che il gruppo aveva impresso nell’inseguimento, con altre squadre che si erano fatte vive in testa, come Dimension Data, Trek-Segafredo ed Orica-Scott. La fuga veniva infine ripresa ai meno 3. Le squadre dei velocisti preparavano il terreno per lo sprint finale ed i ciclisti erano molto abili ad affrontare due rotatorie posizionate proprio all’interno dell’ultimo km. Peter Sagan lanciava una volata lunga a cui rispondeva soltanto Phil Bauhaus (Sunweb), che però non riusciva a superare lo slovacco per una questione di millimetri. In terza posizione si classificava Magnus Cort Nielsen (Orica-Scott). Dopo aver disputato un buon Giro di Polonia Sagan conferma di essere ancora in buona condizione e guarda già tutti dall’alto in basso in classifica generale. A 1 secondo di ritardo si collova Laurens De Vreese (Astana), grazie agli abbuoni accumulati nel “chilometro d’oro” (tre traguardi volanti concentrati in 1000 metri di strada), mentre Bauhaus è terzo a 4 secondi. La classifica è ancora cortissima ma già domani al termine della cronometro individuale di Voorburg, lunga 9 km, potrebbe essere un po’ più definita e magari cominceremo anche a capire chi ha velleità di vittoria finale. Sagan, a suo agio nelle cronometro brevi e piatte, potrebbe, perché no, conservare la leadership.
Giuseppe Scarfone
3a TAPPA: BLAKENBERGE – AARDOIE
SAGAN, SPRINT DI POTENZA AD ARDOOIE. KÜNG ANCORA PRIMO IN CLASSIFICA GENERALE
Ad Ardooie la volata, ampiamente prevista, premia Peter Sagan (Bora Hansgrohe) che bissa il successo della prima tappa battendo Edward Theuns (Trek Segafredo) e Rudy Barbier (AG2R). Il campione del mondo fa un bel salto in classifica generale ed ora ha soli cinque secondi di ritardo da Stefan Küng (BMC). Domani la quarta tappa strizza ancora l’occhio ai velocisti e Sagan potrà dare l’assalto al primo posto.
La terza tappa del BinckBank Tour da Blankenberge ad Ardooie, lunga 185 Km, non lasciava molto spazio all’immaginazione visto che il percorso, del tutto pianeggiante, sembrava fatto apposta per i velocisti e per un arrivo allo sprint. Rispetto a ieri, i ciclisti non trovavano pioggia e iniziavano la tappa con attacchi e controattacchi che portavano alla formazione della fuga di giornata grazie all’azione di cinque uomini: Frederik Backaert (Wanty Groupe Gobert), Sander Cordeel (Veranda’s Willems), Piet Allegaert (Sport-Vlaanderen Baloise), Kristijan Koren (Cannondale Drapac) ed Elmar Reinders (Roompot). Il quintetto raggiungeva in breve tempo un vantaggio che si stabilizzava a 3 minuti. Allegaert vinceva il primo traguardo volante posto al km 14 mentre il gruppo manteneva un ritmo costante con in testa le squadre dei velocisti. In particolare era l’Orica Scott a dettare il ritmo dell’inseguimento ed a 50 km dall’arrivo, dopo un progressivo innalzamento del ritmo, il vantaggio della fuga era sceso a soli 40 secondi. Anche Quick Step e BMC facevano capolino in testa al gruppo. Allegaert si aggiudicava anche il secondo sprint intermedio, poi un rallentamento del gruppo faceva ritornare il vantaggio del gruppetto superiore al minuto. La fuga veniva ripresa ai meno 5 dall’arrivo. La volata era ormai segnata con le squadre degli uomini veloci a tenere alto il ritmo in testa al gruppo, mentre qualche goccia di pioggia era iniziata a cadere. A un chilometro dall’arrivo una caduta in una chicane di un paio di ciclisti – tra cui uno sfortunato Sep Vanmarcke (Cannondale Drapac) – spezzettava un po’ il gruppo e consentiva a Jean-Pierre Drucker (BMC) di approfittare di un buco e di involarsi tutto solo al traguardo. Il lussemburghese assaporava la vittoria ma veniva ripreso negli ultimi 300 metri mentre Peter Sagan (Bora Hansgrohe) emergeva prepotentemente e andava a bissare il successo della prima tappa. In seconda posizione si classificava Edward Theuns (Trek Segafredo), mentre chiudeva il podio parziale Rudy Barbier (AG2R). Da segnalare l’ottavo posto di Simone Consonni (UAE Team Emirates), unico italiano nella top ten. Nelle prime posizioni di classifica generale cambia qualcosa proprio grazie all’abbuono ottenuto da Sagan, che è adesso quarto con 5 secondi di ritardo da Stefan Küng (Team BMC), lo stesso distacco di Tom Dumoulin (Sunweb) mentre Maciej Bodnar (Bora Hansgrohe) è secondo a 4 secondi dallo svizzero. Domani è in programma la quarta tappa che si correrà in circuito attorno alla località di Lanaken per un totale di 154 km. L’assenza di asperità altimetriche di rilievo fa propendere per un altro arrivo allo sprint, prima delle ultime tre tappe che dovrebbero riservare, almeno sulla carta, maggiore incertezza e spettacolo.
Giuseppe Scarfone

Dopo la prima frazione Sagan mette in cascina anche la terza tappa del BinckBank Tour (Tim de Waele/TDWSport.com)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XLIX: TOUR DE POLOGNE 2017
Incassata l’espulsione al Tour, Peter Sagan alla prima occasione utile rialza la testa e torna far sfoggio delle sue doti, imponendosi nella tappa d’apertura del Giro di Polonia. La strada verso il tris al mondiale è tracciata….
1a TAPPA: CIRCUITO DI CRACOVIA
SAGAN, RITORNO DI FIAMMA A CRACOVIA. TAPPA E MAGLIA PER LO SLOVACCO
A Cracovia Peter Sagan (Bora Hansgrohe) si impone in volata nella prima tappa del Giro di Polonia battendo Caleb Ewan (Orica Scott) e Danny Van Poppel (Sky). Il campione del mondo è così il primo ad indossare la maglia gialla di leader della classifica generale. Domani tappa ancora adatta ai velocisti
Così come Giro di Svizzera e Criterium del Delfinato sono le ultime due brevi corse a tappe che anticipano il Tour de France, così Giro di Polonia e BinckBank Tour (ex Eneco Tour) rappresentano l’anticamera del Giro di Spagna. La prima corsa citata, giunta ormai alla 74° edizione, si svolge a cavallo tra Luglio ed Agosto ed offre un percorso abbastanza variegato, che vede una prima metà nella quale i velocisti avranno pane per i loro denti con frazioni sostanzialmente pianeggianti ed una seconda metà caratterizzata da tappe più ondulate e con arrivi in salita non proprio banali, anche se privi di grandissime pendenze. La prima tappa è lunga 137 km e si snoda in un circuito nei dintorni di Cracovia che vede un solo GPM posto a una quarantina di chilometri dal termine. C’è molta curiosità ai nastri di partenza per Peter Sagan e Rafal Majka, entrambi della Bora Hansgrohe, usciti male dal Tour, il primo per squalifica ed il secondo per una brutta caduta nella tappa di Chambéry. Dopo la partenza da Cracovia si formava subito la fuga di giornata grazie all’azione di quattro ciclisti, Martijn Keizer (Team LottoNL-Jumbo), Charles Planet (Novo Nordisk), Pawel Bernas (nazionale polacca) e Maciej Paterski (CCC Sprandi). Il gruppo lasciava fare e il vantaggio della fuga non superava i 2 minuti, tenuto sotto controllo in particolare da Bora Hansgrohe e Orica Scott. Keizer transitava in prima posizione sull’unico GPM di Bachowice. Il gruppo aumentava il ritmo e la fuga veniva ripresa a circa 30 km dall’arrivo. Si alternavano così le squadre dei velocisti in testa al gruppo per tenere il ritmo alto e lanciare al meglio la volata per i propri capitani. Era Sagan a lanciare una volata lunga ed a resistere al ritorno di Caleb Ewan (Orica Scott). In terza posizione si classificava Danny Van Poppel (Sky) mentre chiudevano la top five gli italiani Riccardo Minali (Astana Pro Team) e Niccolò Bonifazio (Bahrain Merida). Sagan ritorna così subito alla ribalta dopo l’esclusione dal Tour de France ed indossa la prima maglia gialla. Domani è in programma la seconda tappa da Tarnowskie Góry a Katowice per un totale di 142 km. Qualche salitella nel circuito finale da ripetere tre volte potrebbe escludere qualche velocista dalla prevedibile volata finale, anche se non diamo del tutto per scontato l’azione vincente di qualche finisseur. E magari il bis del campione del mondo.
Giuseppe Scarfone

Sagan alza il gomito anche in Polonia, ma stavolta è tutto ok (Tim de Waele/TDWSport.com)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XLVIII: TOUR DE FRANCE 2017
Se la maledizione della maglia iridata esiste davvero al Tour de France 2017 ha assestato un pugno niente male al campione del mondo in carica. La 104° edizione della Grande Boucle era iniziata con il piede giusto per lo slovacco, che aveva vinto alla sua maniera la terza tappa con arrivo in salita a Longwy. Bastano, però 24 ore per buttare all’aria tutti i programmi del campione del mondo, perchè il giorno dopo Sagan viene espulso dalla corsa, con una decisione presa da un collegio di giuria fin troppo zelante secondo molti, per aver provocato la caduta di Mark Cavendish sul traguardo di Vittel. Ad essere criticata anche la scelta di declassare il corridore e poi di annullare il provvedimento un’ora più tardi per assegnarne uno più severo.
3a TAPPA: VERVIERS – LONGWY
SAGAN PERDE IL PEDALE MA NON LO SPRINT: SPRAZZI DI CLASSE A LONGWY
Sarà quello del 2017 il “Tour delle volate”? Così pare sulla carta. Ma con questo Sagan ci possiamo accontentare, nonostante il paradosso di un ciclismo da ultimo km proposto proprio quando si affaccia l’era della diretta integrale.
Quante occasioni sprecate, nel flirt del percorso del Tour con la nervosa campagna delle Ardenne! Un tracciato in generale già generosissimo nel dispensare tappe su tapper per i velocisti eufemisticamente detti “puri” (quelli a cui tremano le gambe se c’è di mezzo un cavalcavia da affrontare), si mantiene timido, quasi represso, finanche nelle tappe che, come quella odierna, per caratteristiche dell’ultimo km sono riservate a corridori più eclettici, esplosivi ma solidi sugli strappi e con il fiuto da classica. Perché non offrire loro qualcosa di più, allora, per scatenare la fantasia e non ridurre tutto a un’ennesima variazione sul tema “sprint”? Regalando magari qualche piccola, minima scossa alla classifica generale? Misteri della cartografia made in ASO, spaventata dall’imprevedibile, ansiosa di servire vittorie su piatti d’argento per le galline dalle uova d’oro, le superstar prolifiche e ben pagate che devono garantire rientro agli sponsor. Con tanti saluti al ciclismo vibrante, vario, insomma di qualità.
Fa piacere veder vincere Sagan, vederlo vincere con un gran numero come oggi fa gola perfino di più: ma più bello ancora sarebbe vederlo trionfare dopo una tappa tesa, tirata, combattuta, con retrogusto di classica da tutto o niente – senza pretendere che della classica si riproponga anche l’intensità, è chiaro. Giusto l’aroma.
Un sogno impossibile su un terreno come quello odierno, che prima del finale prevedeva sporadiche difficoltà enormemente spaziate fra loro, buone solo per distribuire i punti sempre più rituali della maglia a pois, oggi incassati da Brown della Cannondale che succede a Phinney in quest’hobby che sa di riempitivo.
Fuga al guinzaglio, l’unico spunto di interesse tattico emerge intorno ai meno 60 km quando dal gruppo escono in tre, approfittando del farsesco elastico fra gruppo e fuga, che stavano inscenando una gara a chi va più piano (davanti per risparmiarsi, dietro… per non acciuffare la fuga troppo presto e dover gestire nuovi attacchi!). Calmejane, giovane francese in grande spolvero quest’anno, l’inossidabile De Gendt e l’eterno fuggitivo Périchon della piccola Fortuneo evadono per ricongiungersi con i compagni Sicard, della Direct Energie come Calmejane, Hardy della Fortuneo e Adam Hansen, degno alleato di De Gendt alla Lotto per grinta e tenacia.
La combinazione fra forze fresche e fuggitivi trasformati in gregari disposti a sacrificarsi alla morte dilata il margine dell’azione, ma dietro basta poco per dare un giro di vite a squadre totalmente focalizzate su quest’obiettivo come la Sunweb (che praticamente non ha uomini per la generale) o la Bora, che predilige chiaramente Sagan a Majka, oppure a squadroni mostruosi come Quickstep e Sky. Lo strapotere tarpa le ali alla fantasia, su un percorso così timido. In effetti in breve a resistere rimangono solo i “nuovi arrivati” nella fuga (Hardy, al gancio, parziale e breve eccezione). E poco dopo Calmejane approfitta di uno dei pochi strappi seri presenti sul territorio ma nascosti dalla mappa per andarsene da solo, scrollandosi uno a uno di dosso i colleghi d’azione. Forse un errore di gioventù, un eccesso di impulsività: da solo non ha chance; o forse, proprio sapendo di non avere nessuna chance comunque, un po’ di proscenio. In Direct Energie ha come compagno Voeckler, maestro nei vani teatri che mandano in sollucchero il pubblico transalpino, consolandosi così della vacuità tattica del tutto.
Puntualmente Calmejane viene inghiottito a tempo debito dal gruppone e in un attimo ci troviamo proiettati sull’ultima côte, che ci regala per qualche istante, sulle rampe più dure, l’illusione di uno sparpaglio, la violenza di una frustata vera, grazie al forcing di Porte, marcato da Contador e Majka. Proprio quando lo spagnolo sembra andare in debito d’ossigeno, come fosse sul punto di lasciar aprire un buco, lo sciame si ricompone con in bella vista, tra gli altri, Fuglsang, Thomas, Van Avermaet, Matthews, Dan Martin, Boasson Hagen – e Sagan. Il campione del mondo aveva bordeggiato al largo, ma quando si arriva al quid della questione si materializza in prima linea. Non si sono visti Froome, Aru, Quintana, fra gli uomini di classifica e Ulissi, Colbrelli, Benoot, Gilbert, Albasini tra coloro dotati di guizzo o intuito. Assenti pure atleti che potrebbero strizzare l’occhio a entrambe le categorie come Simon Yates o Barguil.
Appena apparso, Sagan è il faro: tutti guardano lui, tutti aspettano lui, e quando imposta uno sprint lunghissimo sembra di sentire il fiato del mondo sospendersi nell’attesa della vittoria, se non che… se non che lo scarpino di Sagan si sgancia dal pedale e lo slovacco si scompone, perde spinta, galleggia come un punto di domanda in mezzo alla strada. Ma mentre ad altri questo tipo di incidenti costa la volata, Sagan ritrova in un attimo il contatto tra tacchetta e aggancio e, approfittando del generale sconcerto, riapre il fuoco lasciando tutti a disputarsi il traguardo degli umani, mezzo metro dietro la sua ruota. Secondo, prevedibilmente, arriva Matthews, terzo un vispo Dan Martin e quarto un appannato e forse appagato Van Avermaet. Poi, strepitoso, il giovane italiano Bettiol lancia un messaggio in bottiglia per chi sogna che ritorni il tricolore nelle classiche, regolando il bravo Démare e impreziosendo così la giornata in casa Cannondale.
Da qui in poi si vanno affacciando gli uomini di classifica (sperando che il Tour sia più selettivo dello scorso, e dunque che Dan Martin non resti tale, sebbene le premesse non siano delle migliori): Fuglsang si rifà di un esordio sotto tono, Thomas si conferma brillantissimo, Froome risale di forza, Majka marca il proprio spazio, Quintana sorprende per presenza di spirito in questo che rimane uno sprint; Porte e Contador invece si ingolfano dopo la veemente accelerazione nel segmento più ripido, con Aru a galleggiare – lui però in ripresa – tra i due. Discreta anche la pattuglia colombiana che include Urán, Chaves e un sorprendente Betancur che ci fa sempre vagheggiare un suo ritorno ad alti livelli. Lo sprint, comunque, resta tale, come detto, perché se lo giocano in trenta, e i corridori a meno di 30” sono addirittura una sessantina. Da qui a sabato, solo biliardi per volate di massa, a meno di ventagli o altri miracoli. L’unica eccezione è la breve e secca salita della Planche des Belles Filles mercoledì, certo, con la speranza che, pur a distacchi dilatati, non si traduca anch’essa in una sorta di sprint in salita fra gli uomini di classifica dotati dei dieci minuti finali più incandescenti.
Gabriele Bugada

Sagan maestro di classe a Longwy: nonostante il problema al pedale, vince facile la prima tappa francese del Tour 2017 (Getty Images Sport)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XLVII: TOUR DE SUISSE 2017
California – Svizzera è un mantra della carriera di Sagan e anche la stagione 2017 non fa eccezione. Dopo essersi imposto in una frazione della corsa a stelle e striscie lo slovacco torna a rimpolpare il suo curriculum nella corsa elvetica, dove va a segno in due tappe
5a TAPPA: BEX – CEVIO
SAGAN, VITTORIA SENZA STORIA A CEVIO. CARUSO RESTA IN GIALLO
A Cevio Peter Sagan (Bora Hansgrohe) vince quasi per distacco la volata della quinta tappa, lasciando le briciole ai piazzati; Michael Albasini (Orica Scott) è secondo mentre Matteo Trentin (Quick Step) è terzo. Damiano Caruso (BMC) mantiene la maglia gialla e domani dovrà difenderla dagli attacchi che inevitabilmente gli saranno portati sull’insidiosa salita finale dell’Albulapass.
La tappa ticinese del Giro di Svizzera 2017 è la più lunga con i suoi 222 km da Bex a Cevio. Una tappa per metà completamente pianeggiante ma poi la lunga ascesa verso il Passo del Sempione (GPM “Hors Catégorie”) a 100 km dall’arrivo metterà fatica nelle gambe dei ciclisti che saranno chiamati ad affrontare anche il GPM di Druogno a 55 km dall’arrivo, molto più semplice di quello precedente. Quindi una tappa sulla carta adatta anche fughe da lontano e vedremo nel finale se qualche velocista avrà saputo gestirsi per provare a giocarsi le proprie carte nel finale. Dopo la partenza da Bex dovevano passare ben 70 km perché la fuga si concretizzasse grazie all’azione di sei ciclisti: Arman Kamyshev (Team Astana), Benjamin King (Team Dimension Data), Jelle Wallays (Team Lotto Soudal), Sam Bewley (Team Orica scott), Lars-Petter Nordhaug (Aqua Blue Sport) e Jesper Asselman (Roompot Oranje). A Visp, dopo 90 km, la fuga aveva già accumulato un vantaggio di 5 minuti e 40 secondi. Sulle prime rampe del Passo del Sempione era la BMC a scandire il ritmo in testa al gruppo, a protezione del capitano Damiano Caruso, attualmente in maglia gialla. Nordhaug si aggiudicava il GPM e, intanto, il gruppo aveva recuperato più di due minuti alla fuga. Nella discesa si registrava la caduta di Miguel Ángel López (Astana), che lo costringeva al ritiro. Sulla successiva ascesa verso Druogno Kamyshev era il primo ciclista a staccarsi dalla fuga, che aveva un vantaggIO di 2 minuti sul gruppo. Ai meno 30 il vantaggio era ulteriormente sceso a un minuto, mentre sulla corsa si abbatteva un acquazzone. King e Asselman erano gli ultimi due fuggitivi a essere ripresi dal gruppo ai meno 6, dopo che la maggior parte dell’inseguimento era pesato sulle spalle del Team Sunweb, della Trek Segafredo e della Bora Hansgrohe. Le squadre dei velocisti prendevano in mano la situazione ed era in particolare la Quick-Step a mettere il gruppo in una lunga fila indiana grazie ad un’impressionante trenata di Philippe Gilbert. Ai meno 400 Michael Matthews (Sunweb) anticipava la volata ma subito si metteva alla sua ruota Peter Sagan (Bora Hansgrohe) che lo superava in un batter di ciglio e vinceva agevolmente sul traguardo di Cevio. In seconda posizione si classificava Michael Albasini (Team Orica Scott) mentre terzo era Matteo Trentin (Quick-Step). Nella top five da segnalare la presenza di Niccolò Bonifazio (FDJ), quinto. Sagan conferma in questo modo il suo ottimo stato di forma – per lui in totale è la quattordicesima vittoria di tappa al Giro di Svizzera – e continua la sua preparazione per il Tour de France, dove sembra che abbia già prenotato la maglia verde. In classifica generale, grazie all’abbuono di un secondo guadagnato al secondo sprint intermedio, Damiano Caruso (Team BMC) porta a 16 secondi il vantaggio su Steven Kruijswijk (LottoNL-Jumbo) e 25 secondi quello su Domenico Pozzovivo (AG2R). Domani è in programma la sesta tappa da Locarno a La Punt, praticamente il secondo arrivo in salita di questo Giro di Svizzera poiché l’ultimo GPM (’Albulapass, un altro Hors Catégorie) è situato a circa 9 km all’arrivo, tutti in discesa sino al chilometro conclusivo
Giuseppe Scarfone
8a TAPPA: CIRCUITO DI SCIAFFUSA
SAGAN-BIS A SCIAFFUSA
Lo slovacco conquista il secondo successo nel Tour de Suisse 2017. Battuti allo sprint Modolo e Trentin. Anche Bonifazio, Gatto e Puccio tra i primi dieci. Invariata la classifica generale, con Spilak che comanda davanti a Caruso e Kruijswijk. Domani cronometro conclusiva.
Due italiani sul podio, tre nella top 5, cinque fra i migliori dieci. Il bilancio azzurro nella penultima tappa del Giro di Svizzera 2017, 100 km in circuito a Sciaffusa, è quasi trionfale. “Quasi” perché gli azzurri si sono dovuti misurare con Peter Sagan, che ha piegato con irrisoria facilità in volata Sacha Modolo e Matteo Trentin, malgrado la schiacciante superiorità numerica nel finale degli uomini della Etixx-Quick Step.
Su un percorso mosso ma non molto impegnativo, la leadership in classifica generale di Simon Spilak non è mai stata a rischio. Lo sloveno si presenterà così da netto favorito alla crono finale di domani, con Damiano Caruso, staccato di 52’’, che dovrà preoccuparsi soprattutto di difendere la seconda piazza.
Chi sperava che il chilometraggio da gara dilettantistica potesse servire a movimentare la corsa ha visto cadere ogni illusione già nelle battute iniziali, quando a prendere il largo è stata un’innocua fuga a quattro: Lasse Norman Hansen, Nick van der Lijke, Jelle Wallays e Jaco Venter. Il principale motivo di interesse dell’azione era la sfida tra Hansen e van der Lijke per la vetta della classifica scalatori, duello presto risolto a proprio favore dal danese.
Il gruppo non ha faticato a tenere la fuga sempre intorno ai 2’ di vantaggio, prima di un’accelerazione della BMC a una quarantina di chilometri dall’arrivo. Un forcing che sembrava preludere a un tentativo di attaccare Spilak, rimasto invece senza seguito. A facilitare la vita al capoclassifica ha provveduto anche la giuria, che ha deciso di prendere i tempi alla fine del settimo e penultimo giro.
A più riprese, nelle ultime tornate, qualcuno ha provato a scongiurare la volata di gruppo. Il tentativo più credibile ha visto protagonisti Matthews, Van Avermaet, Wellens, Vanmarcke e Burghardt, quest’ultimo – compagno di squadra di Sagan – con funzione di stopper. Il drappello è stato però neutralizzato nel giro di un paio di chilometri, al pari del successivo attacco di Fabio Felline.
La Etixx-Quick Step ha preso in mano le operazioni di avvicinamento allo sprint, ma il lancio per Matteo Trentin è avvenuto a velocità troppo bassa. Sagan e Modolo hanno così potuto giocare d’anticipo e guadagnare metri irrecuperabili. Particolare comunque irrilevante ai fini del successo del campione del mondo in carica e vincitore della classifica a punti del Tour de Suisse, troppo superiore alla concorrenza. Modolo e Trentin hanno potuto soltanto accompagnarlo sul podio. Niccolò Bonifazio ha chiuso quinto, mentre nei dieci si sono piazzati anche Oscar Gatto (ottavo) e Salvatore Puccio (decimo).
Il Tour de Suisse si concluderà domani, sempre a Sciaffusa, con una cronometro di 28 km.
Matteo Novarini

Peter Sagan si impone nella volata di Sciaffusa (foto Tim De Waele/TDWSport.com)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XLVI: CALIFORNIA 2017
Anche nella stagione 2017 fa una capatina in terra di California e pure stavolta non se ne torna a casa a mani vuote: per lui la vittoria numero 16 nella corsa statunitense
3a TAPPA: PISMO BEACH – MORRO BAY
Vittoria numero sedici per il campione del mondo Peter Sagan al Tour of California. Con la volata della terza tappa a Morro Bay lo slovacco aggiunge un’altra perla alla sua personale “storia d’amore” con la corsa a tappe statunitense. Terza piazza per Simone Consonni.
Come previsto la terza tappa dell’AMGEN Tour of California si è conclusa con una volata di gruppo. A primeggiare è stato il campione del mondo Peter Sagan (Bora-Hansgrohe) che con questa vittoria raggiunge quota sedici nel suo personale palmarès di affermazioni alla corsa americana. La seconda piazza è andata al figlio d’arte Erik Zabel (Katusha – Alpecin). Per quanto riguarda i rappresentanti italiani presenti oltre oceano giunge lo squillo di Simone Consonni (UAE Team Emirates) che ha colto la terza piazza. Le posizioni successive sono andate ad Alexander Kristoff (Team Katusha-Alpecin), Jean-Pierre Drucker (BMC Racing Team), Reinardt Janse van Rensburg (Dimension Data), Taylor Phinney (Cannondale-Drapac), che aveva provato ad anticipare tutti ai meno 400, Ramon Sinkeldam (Sunweb), Travis McCabe (UnitedHealthcare) e Mike Teunissen (Sunweb).
Anche la terza tappa prima della conclusione è stata caratterizzata da una fuga. I cinque elementi che la componevano erano Sean Bennett (Jelly Belly p/b Maxxis), Danny Pate (Rally Cycling), Ben Wolfe (Jelly Belly p/b Maxxis), David Lozano (Team Novo Nordisk) e l’italiano Federico Zurlo (UAE Team Emirates). Il gruppo però non ha dato loro scampo. L’ultimo a cedere è stato il portacolori della statunitense Jelly Belly p/b Maxxis Ben Wolfe.
In classifica continua a guidare Rafal Majka (Bora-Hansgrohe) con 2” su George Bennett (Lotto NL-Jumbo) e 14″ su Ian Boswell (Sky).
Oggi anche la Santa Barbara-Santa Clarita di 159.5 km dovrebbe richiamare alla ribalta i velocisti. Diretta su Eurosport dalle ore 23:00.
Mario Prato

Sagan coglie sul traguardo di Morro Bay la sua 16a affermazione in carriera al Tour of California (foto Tim de Waele/TDWSport.com)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XLV: TIRRENO-ADRIATICO 2017
Se la stagione delle classiche lascerà l’amaro in bocca a Sagan, nello stesso periodo lo slovacco si consola imponendosi in un paio di frazioni della Tirreno-Adriatico, tra le quali l’impegnativo tappone dei muri marchigiani
3a TAPPA: MONTEROTONDO MARITTIMO – MONTALTO DI CASTRO
SAGAN IMBATTIBILE A MONTALTO, DENNIS IN AZZURRO
A Montalto di Castro, in una volata non propriamente di gruppo condizionata da una caduta negli ultimi chilometri, prevale Peter Sagan (Team Bora Hansgrohe) su Elia Viviani (Team SKY) e Jurgen Roelandts (Team Lotto Soudal). In classifica generale, grazie alla somma dei piazzamenti Rohan Dennis (Team BMC) si veste d’azzurro. Domani l’attesa tappa del Terminillo che dirà molto sul vincitore della Tirreno Adriatico 2017.
Prima dell’atteso week end con la scalata del Terminillo di sabato e i muri fermani di domenica, la Tirreno-Adriatico si è concessa un giorno tranquillo nella terza tappa tra Monterotondo Marittimo e Montalto di Castro per un totale di 204 km, conditi da due salite di media difficoltà poste a metà tappa. Sulla carta sembrava scontato un arrivo allo sprint e la leggera pendenza su cui è posto l’arrivo sembrava favorire ancora di più gente come Peter Sagan (Team Bora Hansgrohe) e Greg Van Avermaet (Team BMC), apparsi brillanti anche ieri a Pomarance nonostante la vittoria in solitaria di Geraint Thomas (Team SKY). Inoltre, la testa della classifica generale raggiunta proprio dal belga faceva intravedere come la tappa di oggi potesse essere controllata proprio dagli uomini della BMC, a protezione e sostegno del suo capitano. Dopo la partenza da Monterotondo Marittimo si segnalavano alcuni attacchi per riuscire a formare la fuga di giornata. Si formava un gruppetto composto da sette ciclisti: Alexis Gougeard (Team AG2R), Mattia Frapporti (Androni Giocattoli), Andrij Hrivko (Team Astana), Mirco Maestri e Luca Wackermann (Team Bardiani CSF), Iuri Filosi e Kohei Uchima (Nippo Vini Fantini). Il vantaggio della fuga era di 4 minuti dopo circa 40 km dalla partenza, per poi scendere poco sotto i 3 minuti a 100 km dall’arrivo. A Scansano Filosi si aggiudicava l’unico GPM di giornata, posto al km 92.7. Maestri transitava in testa ai due traguardi intermedi posti nel giro di 15 km, tra Terme di Saturnia e Catabbio, rialzandosi subito dopo con l’obiettivo di riprovarci domani per rafforzare il primato nella classifica di leader dei traguardi volanti. Il gruppo recuperava poco a poco mentre la fuga perdeva altri pezzi. Ai meno 40 rimanevano in testa soltanto Filosi, Gougeard e Hrivko. Il gruppo riprendeva infine i fuggitivi a meno 20 km dall’arrivo. Le squadre dei velocisti, in particolare il Team Sky e la Quick Step, prendevano le prime posizione mentre il gruppo si sfilacciava anche a causa di una caduta negli ultimissimi chilometri che coinvolgeva, per fortuna senza conseguenze di rilievo, Fabio Felline (Team Trek Segafredo), Tim Wellens (Team Lotto Soudal) e, soprattutto, il colombiano Fernando Gaviria (Team Quick Step), altro grande favorito per il successo quest’oggi essendo già imposto lo scorso anno sul traguardo di Montalto di Castro. La volata, non a ranghi completamente compatti, vedeva la vittoria di Peter Sagan (Team Bora Hansgrohe) su Elia Viviani (Team SKY) e Jurgen Roelandts, in una top ten nella quale si segnalava la presenza di altri tre ciclisti italiani, Sacha Modolo (Team UAE Emirates, 4°), Andrea Palini (Androni Giocattoli, 7°) e Roberto Ferrari (Team UAE Emirates, 8°). Si tratta della prima vittoria in Italia nel 2017 per il campione del mondo e della seconda stagionale dopo l’affermazione di fine febbraio alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne. In classifica generale Rohan Dennis (Team BMC), grazie alla somma dei piazzamenti, è primo con lo stesso tempo dei compagni di squadra Greg Van Avermaet e Damiano Caruso. Il week end della Tirreno-Adriatico si annuncia ora, come già detto all’inizio, bello tosto con la quinta tappa di domani che prevede l’arrivo in salita al Terminillo e la sesta tappa di domenica che non ha nulla da invidiare alle Ardenne, viste le vere e proprie “côtes” a doppie cifre di pendenza che si affronteranno nel finale. Due tappe, insomma, in cui i ciclisti che aspirano alla vittoria finale si daranno senz’altro battaglia.
Giuseppe Scarfone
5a TAPPA: RIETI – FERMO
SAGAN NON STA MAI… FERMO! SUO IL TAPPONE DEI MURI
Peter Sagan (Team Bora Hansgrohe) vince a Fermo la sua seconda tappa alla Tirreno Adriatico 2017 su un traguardo posto su un vero e proprio muro con pendenze fino 22%. Secondo classificato un buon Thibaut Pinot (Team FDJ), in terza posizione Primož Roglič (Team Lotto NL Jumbo). Nairo Quintana (Team Movistar) conserva la maglia azzurra alla vigilia della penultima tappa adatta ai velocisti.
Da Rieti a Fermo, dal Lazio alle Marche. La quinta tappa della Tirreno Adriatico 2017 si presentava ricca di spunti anche alla luce della leadership conquistata da Nairo Quintana (Team Movistar) il giorno prima sul Terminillo. Sono 209 i km da percorrere senza respiro, soprattutto i 35 km finali che prevedono il triplice ed insidiosissimo passaggio da Fermo, con una serie di muri e pendenze che arrivavano fino al 22%. Un finale fatto su misura per i finisseur ma dove gli uomini di classifica dovranno mostrare le unghie per confermare o migliorare le loro posizioni. Dopo la partenza da Rieti senza Fabio Aru (Team Astana), ritiratosi a causa di una bronchite che lo ha fortemente debilitato in questi giorni, si formava una fuga composta da 11 uomini: Alexis Gougeard (Team AG2R), Davide Ballerini (Androni Giocattoli), Moreno Moser (Team Astana), Maxime Monfort (Team Lotto Soudal), Marco Canola (Nippo Vini Fantini), Niki Terpstra (Team Quick Step), Stephen Cummings e Scott Thwaites (Team Dimension Data), Maurits Lammertink (Team Katusha), Gianni Moscon (Team SKY) e Filippo Ganna (Team UAE Emirates). La fuga raggiungeva un massimo vantaggio di 4 minuti. La Movistar e la Bahrain Merida dettavano il ritmo del gruppo che non faceva dilatare troppo il vantaggio. Anche la Cannondale Drapac dava una mano per ridurre il ritardo e a meno 120 km dall’arrivo il vantaggio della fuga era sceso a 2 minuti. All’inizio della salita di Montelparo, a meno 82 km dal termine, il gruppo ritornava compatto. Era chiara l’intenzione delle squadre di classifica di non concedere troppo spazio e magari di far conquistare ai loro capitani, in caso di vittoria, gli abbuoni temporali al traguardo di Fermo. Dopo Aru era costretto al ritiro per problemi fisici anche Adam Yates (Team Orica Scott), secondo in classifica generale. Si formava una nuova fuga composta da quattro uomini, Mikel Landa (Team SKY), Tim Wellens (Team Lotto Soudal), Mattia Cattaneo (Androni Giocattoli) e Bob Jungels (Team Quick Step). Il quartetto prendeva un vantaggio di circa un minuto a 72 km dall’arrivo su un gruppo tirato dalla Movistar e già abbastanza sfilacciato. A meno 60 km dall’arrivo la fuga manteneva il proprio vantaggio sempre intorno al minuto. Al traguardo volante di Grottazzolina Mattia Cattaneo transitava in prima posizione. AI meno 50 la fuga aveva ancora 50 secondi di vantaggio sul gruppo. Fermo si avvicinava con i suoi muri. La fuga veniva ripresa e sui primi muri, in località Mulini di Tenna, il primo ciclista a tentare una sortita dal gruppo era Michal Kwiatkowski (Team Sky). Il polacco restava in testa per qualche chilometro, ma ai meno 36 il gruppo tornava nuovamente compatto. Fabio Felline (Team Trek Segafedo) e Oscar Gatto (Team Astana) contrattaccavano ai meno 32 seguiti da Tejay Van Garderen (Team BMC) e da un indomabile Kwiatkowski. Sul muro di Capodarco Felline transitava in prima posizione. Era un continuo rimescolarsi nelle prime posizioni del gruppo; il quartetto veniva ripreso ed ai meno 22 in testa si portavano Luis León Sánchez (Team Astana) e Vasil Kiryienka (Team SKY). Lo spagnolo provava addirittura la sortita individuale provando a staccare il bielorusso e ai meno 12 era lui a condurre con 27 secondi sul gruppo, nettamente sfilacciato. Lo spagnolo veniva ripreso ai meno 9 da Van Garderen, mentre in ottica vittoria di tappa era encomiabile il lavoro di Rafal Majka (Team Bora Hansgrohe) per il capitano Peter Sagan. Ai meno 5 Sanchez aveva 12 secondi su di un gruppo ridotto ad una trentina di atleti. Gli ultimi 3 km erano i più appassionanti; Sanchez veniva ripreso e partiva al contrattacco Thibaut Pinot (Team FDJ) sul secondo passaggio dal muro di Via Reputolo, quello che proponeva le pendenza più ostiche di giornata. Nairo Quintana (Team Movistar) replicava immediatamente riportandosi in testa e trainando con sé il gruppo dei migliori, ora ridotto a non più di una decina di unità. Prima dell’ultimo strappo verso il traguardo di Fermo Peter Sagan (Team Bora Hansgrohe) si riportava in testa e con una grande azione negli ultimi metri si imponeva nettamente su Pinot e Primož Roglič (Team Lotto NL Jumbo). Nessun italiano era presentenella top ten, essendo il primo dei nostri, Michele Scarponi (Astana), piazzatosi 14° a 31″ dal campione del mondo, che ottiene la sua seconda vittoria in questa Tirreno-Adriatico dimostrando di poter vincere quando vuole e come vuole, sia in pianura, sia quando la strada si impenna brevemente. In classifica generale Quintana resta primo con 50 secondi di vantaggio su Pinot ed 1 minuto e 6 secondi su Rohan Dennis (Team BMC). La penultima tappa di domani tra Ascoli Piceno e Civitanova Marche di 168 km presenta un solo GPM verso la metà del percorso e tendenzialmente è favorevole ai velocisti, anche se lo strappetto di Civitanova Alta, piazzata a 8 Km dal traguardo, potrebbe escludere qualche velocista dallo sprint finale.
Giuseppe Scarfone

Ha appena affrontato un muro al 22% ma Sagan si beve in un sol sorso e con disarmante facilità il francese Pinot sul traguardo di Fermo (Tim de Waele/TDWSport.com)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XLIV: KUURNE 2017
Dopo il bis al Mondiale Peter Sagan punta ad un’altra stagione profiqua ma stavolta non sarà così. Vero o non vero stavolta la “maledizione del mondiale” fa sentire in parte i suoi influssi e per lo slovacco quella del 2017 sarà una stagione in parte deludente. Riuscirà a far suo il terzo mondiale di fila, un’impresa mai riuscita a nessuno, ma uscirà a bocca quasi del tutto asciutta dalle classiche del nord. Sarà secondo alla Sanremo e alla Omloop Het Nieuwsblad, terzo al Gand e addirittura 27° al Giro delle Fiandre; per lui solo le briciole con la vittoria nella semiclassica Kuurne – Bruxelles – Kuurne
PETER SAGAN, LAMPO ARCOBALENO A KUURNE
Peter Sagan dopo essersi dovuto inchinare ieri a Greg Van Avermaet si è imposto oggi nella Kuurne-Bruxelles-Kuurne, semiclassica belga di inizio stagione. Il campione del mondo si è imposto con una volata delle sue su un gruppetto di 5 elementi che comprendeva anche il nostro Matteo Trentin. Le piazze d’onore sono andate a Jasper Stuyven e Luke Rowe.
Peter Sagan non finirà mai di stupire e ad insegnare ciclismo. Lo slovacco di iride fasciato oggi ha fatto il bello e cattivo tempo e, dopo la sconfitta serenamente accolta di ieri, è partito per ribadire un concetto ormai a tutti noto: Peter Sagan è unico e inimitabile.
Dopo il secondo posto di ieri alla Omloop Het Nieuwsblad dov’era stato battuto da Greg Van Avermaet, il campione del mondo in carica ha messo in carniere il successo alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne: l’inizio della “stagione delle pietre” non poteva essere migliore per lo slovacco e la sua Bora-Hansgroe.
Ovviamente l’entrata in scena di Peter Sagan ha tolto la ribalta agli altri, ma prima che lo slovacco monopolizzasse l’attenzione di addetti ai lavori e non, la corsa è stata interessante e non certo un lento avvicinarsi al traguardo.
Dopo un attacco velleitario portato al chilometro zero da David Boucher (Pauwels Sauzen-Vastgoedservice) e durato poche centinaia di metri, parte il tentativo senza fortuna di Berden De Vries (Roompot-Nederlandse Loterij), Jimmy Janssens (Cibel-Cibon), Benoît Jarrier (Fortuneo-Vital Concept), Mark McNally (Wanty-Groupe Gobert), Lawrence Naesen (WB Veranclassic Aqua Protect), Jonas Rickaert (Sport Vlaanderen-Baloise), Julien Stassen (WB Veranclassic Aqua Protect) e Timothy Stevens (Pauwels Sauzen-Vastgoedservice). Stessa sorte per Alexis Gougeard (AG2R La Mondiale) e Daniel Oss (BMC Racing Team): insomma, il gruppo sembra non lasciare andare via la fuga di giornata, che si forma solo con l’inizio della sequenza dei muri. A prendere il largo prima dell’Onkerzele Berg, secondo dei dodici previsti, sono Guillaume Boivin (Israel Cycling Academy), Antoine Duchesne (Direct Énergie), Alex Kirsch (WB Veranclassic Aqua Protect), Jürgen Roelandts (Lotto Soudal), Sjoerd van Ginneken (Roompot-Nederlandse Loterij) e ancora Alexis Gougeard, che è stato l’iniziatore del tentativo. A loro si accodano in un secondo monento Sander Cordeel (Pauwels Sauzen-Vastgoedservice), Maxime Farazijn (Sport Vlaanderen-Baloise) e il già citato Boucher.
L’ Oude Kwaremont, com’è giusto che sia, sveglia i big e trasforma la gara. Oltre a frazionare il plotone in più tronconi, l’aumento del ritmo riduce il gap con i fuggitivi. Il ricongiungimento tarda, però, a compiersi e la corsa sembra in stand-by: i fuggitivi continuano la loro azione, mentre chi insegue sembra temporeggiare, annusando l’aria e studiando di nascosto gli avversari.
A dare la scossa alla situazione ci pensano alcune squadre che, guadagnata la testa del primo plotone inseguitore, alzano il ritmo. Il ricongiungimento ne è la naturale conseguenza. L’azione decisiva porta quindi la firma di Jasper Stuyven (Trek – Segafredo). Lui è vincitore della scorsa edizione della Kuurne e vuole a tutti i costi il bis. Questa volta, però, la risposta di Peter Sagan è immediata, con conseguente “francobollamento” dello slovacco da parte di Matteo Trentin (Quick-Step Floors). Ai tre involatisi si accodano successivamente, in tempi diversi, Tiesj Benoot (Lotto Soudal) e Luke Rowe (Team Sky), mentre fallisce lo stesso obiettivo Stefan Küng (BMC Racing Team)
Ben presto diventa evidente che la corsa belga sia questione limitata ai cinque battistrada, nonostante il gran lavoro svolto dalla BMC per riportare il gruppo inseguitore sui fuggitivi.
Ai meno 800 metri Trentin prova l’attacco a sorpresa, ma senza successo. Ai meno 200 sale in cattedra Peter Sagan che lancia la volata da dietro, rendendosi irraggiungibile fin dalle prime pedalate.
Alle spalle dello scatenato campione del mondo si piazzano nell’ordine Stuyven, Rowe, Benoot e Trentin. Dopo 6 secondi la volata dei primissimi inseguitori è vinta da Arnaud Démare (FDJ), che forse ha già la mente proiettata alla bis alla Milano-Sanremo.
Protagonista sfortunato della giornata è stato Tony Martin (Team Katusha – Alpecin), vittima con Planckaert e Boivin di una caduta che gli ha lasciato sul sopracciglio un taglio ricucito con otto punti di sutura.
Mario Prato

Sagan punta a testa bassa verso l'obiettivo della Kuurne-Bruxelles-Kuurne (Tim de Waele/TDWSport.com)