LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO LXII: TOUR DE ROMANDIE 2021
Dopo la prima volta dell’anno precedente Peter Sagan ha messo nuovamente nel suo programma il Giro d’Italia, anche perchè è uscito definitivamente di scena il conteporamento Tour of California, corsa a lui particolarmente cara. Per affinare la preparazione in vista della Corsa Rosa, lo slovacco sceglie di schierarsi al via del Tour de Romandie, la cui tappa conclusiva si corre il 2 maggio, appena sei giorni prima del via del Giro da Torino. La partecipazione alla corsa elvetica è positiva per Sagan perchè riesce ad andare a segno nella tappa con arrivo a Martigny
1a TAPPA: AIGLE – MARTIGNY
LA PRIMAVERA DI SA(GA)N MARTIGNY, ASPETTANDO L’ESTATE…
Torna a vincere Peter Sagan (Bora – Hansgrohe) e lo fa a modo suo con una volata che non lascia scampo agli avversari, sua la vittoria nella prima tappa in linea al Giro di Romandia, battuto Sonny Colbrelli (Bahrain – Victorious) che anticipa la volata ma che deve arrendersi al talento slovacco che così conquista il secondo successo stagionale. Chiude il podio odierno in terza posizione Patrick Bevin (Israel Start-Up Nation) mentre Rohan Dennis (Team INEOS Grenadiers) resta in maglia gialla.
Il Giro di Romandia riparte da Aigle verso Martigny con la prima tappa in linea di 168 Km dopo il cronoprologo di apertura. Intorno al Km 13 di gara da segnalare il primo scatto in testa al gruppo per portare via la fuga buona ad opera di Filippo Conca (Lotto Soudal) e Joel Suter (Swiss Cycling). La coppia viene subito raggiunta da Manuele Boaro (Astana – Premier Tech), Alexis Gougeard (Ag2r Citroen), Thymen Arensman (Team DSM) e successivamente da Rob Power (Qhubeka-Assos). Si va così a formare un sestetto che caratterizzerà lo sviluppo della tappa con la fuga che arriverà ad avere poco più di 6’ di vantaggio. In testa al plotone l’onere dell’inseguimento è demandato alla Ineos Granadiers del leader Rohan Dennis, i britannici riesco in pratica da soli a dimezzare lo svantaggio prima fino a 60 Km dal traguardo. In testa Joel Suter intanto riusciva a transitare per primo su ben 7 Gpm dei 9 previsti con le brevi ascese in rapida successione di Produit e Chamoson, successive a quella iniziale di La Rasse. Davanti è sempre il giovane svizzero a mettersi in mostra perché dopo l’ultimi GPm allunga e si porta da solo al comando della corsa. Il gruppo da dietro, visto anche il cuore del circuto con le due asperità, è intanto riuscito a guadagnare terreno con un ritardo adesso di 2’:30”. Dallo scollinamento all’arrivo è un lungo rettilineo che non lascia spazio alla fuga, troppi i 21 Km da coprire con le squadre dei velocisti che iniziano a fare capolino in testa e così dar man forte al ricongiungimento grazie al lavoro della Bora – Hansgrohe e del Team BikeExchange che si conclude a 20 Km dall’arrivo. I due strappi sono rimasti indigesti a molti uomini veloci, la selezione è venuta da dietro e a farne le spese segnaliamo soprattutto Elia Viviani (Cofidis) e Matteo Moschetti (Trek-Segafredo). Situazione di gruppo compatto e corsa che cambia scenario con un allungo di Remi Cavagna (Deceuninck-QuickStep) ma che ha vita breve. Il francese riprova a scattare qualche chilometro dopo questa volta con la collaborazione del compagno di squadra Mattia Cattaneo da Stefan Kung e Sebastien Reichenbach (Groupama-FDJ) e Damien Howson (BikeExchange). Si forma così un gruppetto interessante al comando che mette alla frusta il gruppo e guadagna subito 1’ complice anche il vento laterale che ha inizialmente sorpreso il grosso del plotone. Da dietro intanto anche la Bahrain-Victorious, la Lotto Soudal e l’Israel Start-Up Nation davano il proprio contributo al nuovo inseguimento che andava a concludersi a 8,2 Km da Martigny. Bisognava solo aspettare, a questo punto, la volata finale nel lungo rettilineo d’arrivo dove gli uomini di Sonny Colbrelli prendevano la testa della corsa fin dentro l’ultimo chilometro con Jan Tratnik a rilanciare infine l’andatura per il capitano designato che partiva a 250m dalla linea d’arrivo. Ma era troppo presto perché Peter Sagan (Bora – Hansgrohe) prendeva la ruota dell’italiano, affiancandolo e sorpassandolo a centro strada con le braccia alzate subito dopo aver tagliato il traguardo; terzo si piazzava Patrick Bevin (Israel Start-Up Nation), quarto Andrea Pasqualon (Intermarché-Wanty), quinto Alessandro Covi (UAE-Emirates). In classifica generale non cambia nulla con l’australiano Rohan Dennis (Ines Granadiers) al comando con buona guardia dei compagni di squadra Geraint Thomas e Richie Porte. Domani la seconda tappa da La Neuveville a Saint-Imier di 165.7 km, con la salita di La Vue-des-Alpes posta a quota 1281 m s.l.m, pendenza media del 6,8% e massima dell’8,4% a soli 17 km dal traguardo, andrà a ridisegnare la classifica generale chiamando allo scoperto gli uomini che puntano al successo finale.
Antonio Scarfone

La vittoria di Peter Sagan a Martigny (Foto: Getty Images Sport)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO LXI: VOLTA CICLISTA A CATALUNYA 2021
Ci si mette anche il Covid di mezzo stavolta. L’inizio della stagione 2021 non è favorevole per Peter Sagan, che risulta positivo al virus ed è costretto a saltare le prime gare, ritardando il suo debutto alla Tirreno-Adriatico, dove non brilla. Alla Sanremo è quarto, delle classiche del nord disputa solo il Giro delle Fiandre dove termina quindicesimo. Tra la “Classicissima” e la corsa fiamminga prende parte al Giro della Catalogna, dove si rivede il Sagan che conoscevamo solo alla penultima tappa, quando anticipa allo sprint i velocisti più quotati al via della corsa spagnola
IL RITORNO DI PETER. SAGAN VINCE A MATARO’, ADAM YATES SEMPRE PRIMO
Una volata a ranghi praticamente compatti in quel di Matarò dà la vittoria a un ritrovato Peter Sagan (Team Bora Hansgrohe), che dopo un 2020 deludente ed una positività al covid ritorna a far paura per le classiche del Nord. Adam Yates (Team INEOS Grenadiers) resta in maglia blancoverde e domani ha tutte le carte in regola per vincere la sua prima corsa a tappe stagionale nella tappa conclusiva di Barcellona.
I 203 km da Tarragona a Matarò presentano due GPM nella seconda parte, in una tappa – la penultima del Giro di Catalogna 2021 – che potrebbe ricalcare grosso modo lo stesso svolgimento di quella appena trascorsa, con un gruppo più o meno sostanzioso di ciclisti fuori classifica abili a concretizzare la fuga vincente. Tutto ciò sullo sfondo di un’INEOS Grenadiers che sta dominando la classifica generale con tre uomini nelle prime tre posizioni. Dopo la partenza da Tarragona si segnalavano diversi attacchi nell’avanguardia del gruppo, che procedeva in lunga fila indiana. In cinque riuscivano ad avvantaggiarsi dopo una decina di km: Harold Tejada(Team Astana), Dmitri Strakhov (Team Gazprom Rusvelo), Matej Mohoric (Team Bahrain Victorious), Mattias Skjelmose Jensen (Team Trek Segafredo) ed Antoine Duchesne (Team Groupama FDJ). Dopo 35 km il rirado del gruppo era di 3 minuti e 15 secondi. Strakhov si aggiudicava il primo traguardo volante di Sant Jaume dels Domenys. Strakhov transitava in prima posizione anche sul successivo traguardo del Centenario mentre sul Port d’Ullastrell scollinava in prima posizione Mohoric. Il gruppo inseguitore transitava sul GPM con un ritardo di 4 minuti e 20 secondi dalla fuga. A condurre l’inseguimento erano in particolare quattro squadre: Team DSM, UAE Team Emirates, Team Euskaltel e Team Bora Hansgrohe. Nel frattempo si segnalava il ritiro di Giulio Ciccone (Team Trek Segafredo). A 66 km dalla conclusione il vantaggio della fuga sul gruppo era sceso a 3 minuti e 40 secondi. Anche Nathan Brown (Team EF Education Nippo) abbandonava la corsa. A 60 km dall’arrivo, il vantaggio della fuga era di 3 minuti. Il gruppo si faceva sempre più minaccioso alle spalle dei fuggitivi. Strakhov era l’ultimo a venire ripreso a 18 km dal termine, poco prima dell’inizio del secondo GPM di giornata, l’Alt El Collet, sul quale scollinava per primo Elie Gesbert (Team Arkea Samsic). Nella discesa il gruppo si ricompattava e Remi Cavagna (Team Deceuninck Quick Step) provava un attacco dei suoi. Il gruppo, allungatissimo, doveva impegnarsi per riprendere il forte atleta francese. In particolare la Bora Hansgrohe lavorava per Peter Sagan e nella volata finale il tre volte campione del mondo vinceva su Daryl Impey (Team Israel StartUp Nation) e Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates). Chiudevano la top five, al quarto posto Reinardt Janse Van Rensburg (Team Qhubeka ASSOS) ed al quinto posto Alexander Kamp (Team Trek Segafredo). Sagan ottiene la prima vittoria stagionale e guarda con fiducia alle classiche del Nord dopo un buon quarto posto alla Sanremo. La classifica generale resta invariata nelle prime posizioni, con la tripletta dell’INEOS Grenadiers formata da Adam Yates, Richie Porte e Geraint Thomas che completano il podio, mentre sono più dietro, a più di un minuto di ritardo da Yates, Alejandro Valverde (Team Movistar) e Wilco Kelderman (Team Bora Hansgrohe). Domani è in programma la tappa conclusiva di Barcellona che vede come insidia principale l’Alt de Castell de Montjuic all’interno del circuito finale da affrontare sei volte. Yates ha un piede e mezzo sul gradino più alto del podio finale ma dovrà tenere gli occhi aperti, magari chissà dando uno sguardo interessato anche a Porte e Thomas.
Giuseppe Scarfone

La vittoria di Peter Sagan a Matarò (foto: Getty Images)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO LX: GIRO D’ITALIA 2020
La pandemia è stata un po’ come una Befana malefica perché per davvero le feste si è portata via, costringendo l’UCI a cancellare tutte le corse in calendario e a riposizionare dopo l’estate. Il ricollocamento si è ritorto contro quei corridori più avanti con gli anni come Sagan, che nel 2020 ha tagliato il traguardo delle trenta primaverese, e ha favorito i più giovani, come testimoniano i successi del 25enne Tao Geoghegan Hart al Giro e del 22enne Tadej Pogačar al Tour. Lo slovacco uno spazio neanche troppo piccolo è comunque riuscito a ritagliarselo al Giro, che affrontava per la prima volta in carriera e dove si è piazzato secondo nella classifica a punti dopo aver conquistato quattro secondi posti e la vittoria in una delle tappe più complicate, quella dei muri abruzzesi.
DOPPIO TERREMOTO AL GIRO: IL COVID MANDA A CASA DUE SQUADRE; TAPPA FOLLE, ANARCHIA TOTALE
Con i tamponi molecolari del giorno di riposo, vengono trovati 8 positivi di cui due corridori e quattro meccanici della Mitchleton. Positivo uno degli attesi protagonisti sulle montagne, l’olandese Steven Kruijswisjk e il cacciatore di tappe Matthews. La Jumbo non si presenta al foglio firma, mentre la Sunweb parte regolarmente. Sagan conquista la tappa da campione dopo un attacco portato via di forza, nonostante il tentativo di Démare di impedire il formarsi della fuga con lo slovacco che si avvicina al francese nella classifica a punti.
Purtroppo oggi non è possibile parlare solo della interessantissima tappa andata in scena, perché il giorno di riposo è stato, come di consueto, giorno di tamponi e stavolta i tamponi hanno provocato un terremoto che non ha nulla da invidiare ai terremoti provocati da un tappone di montagna o da una tappa a cronometro.
La positività di quattro membri dello staff ha portato al ritiro della squadra della Mithcleton che già aveva perso il proprio capitano Simon Yates, il quale non era però affatto brillante forse proprio a causa del virus SarsCov 2 in incubazione.
Positivo anche l’olandese Steven Kruijswick, atteso protagonista per la classifica generale anche se, pure lui, nella tappa con arrivo all’Aremogna non era apparso brillante ed aveva perso diversi secondi nel finale. Anche in questo caso, la squadra ha deciso per il ritiro, non presentandosi alla partenza. In questo caso però, la squadra non ha rispettato il protocollo UCI che prevedeva il ritiro della squadra con almeno due positività.
Protocollo che invece ha deciso di rispettare la Sunweb che, con il solo Matthews positivo, ha deciso di prendere il via.
Ora i controlli dovrebbero essere rafforzati in quelle squadre con i test rapidi mentre, nel secondo giorno di riposo, verranno ripetuti i tamponi molecolari.
In questi giorni, tra le neve che sta cominciando a cadere copiosa sulle alpi e il covid che comincia a serpeggiare, nonostante la bolla, il povero Vegni si ritrova con diverse gatte da pelare.
Tutti gli appassionati sperano che si possa arrivare a Milano senza altre defezioni e dopo aver percorso integralmente il tracciato previsto.
Nonostante le defezioni di atleti importanti, la tappa è stata molto interessante sin dalle prime battute. Dopo una iniziale girandola di scatti e controscatti, si forma in testa una coppia di lusso formata da Sagan e Ganna. In questa fase, la tappa doveva affrontare il GPM di Chieti che prevedeva la salita da Via del Tricalle (chiamata dal locali la salita del gas). Il sottoscritto può garantire per esperienza personale che le pendenze sono di quelle che fanno davvero male ben oltre il 20% nonostante la brevità del tratto duro.
I due non riescono a guadagnare moltissimo perché il gruppo dietro viaggia ad elevata velocità. Poco dopo, sulla coppia di testa, si porta un drappello di contrattaccanti con Jhonatan Restrepo (Androni Giocattoli-Sidermec), Simon Clarke (EF), Ignatas Konovalovas (Groupama-FDJ), Davide Villella e Dario Cataldo (Movistar), Ben Swift e Filippo Ganna (Ineos-Grenadiers), Stéphane Rossetto (COF) e Nicolas Edet (COF).
In gruppo Démare mette la squadra davanti a tirare a tutta per chiudere sulla fuga, in particolare per via della presenza di Sagan che è l’unico che potrebbe insidiare la sua maglia ciclamino.
Il ritmo porta al riassorbimento di un gruppetto di ulteriori contrattaccanti con Jaakko Hänninen (Ag2r La Mondiale), Simon Pellaud (Androni Giocattoli-Sidermec), Kamil Malecki (CCC), Thomas De Gendt (Lotto Soudal) e Giovanni Visconti (Vini Zabù KTM) che si era formato alle spalle della testa della corsa.
Dopo una prima fase di inseguimento, nella quale il vantaggio era rimasto stabilmente oltre i 30 secondi, il gruppo riesce a recuperare un po’ portandosi a 20 secondi dalla testa. Giulio Ciccone, che faceva parte della fuga, poco convinto della possibilità della fuga di andar via, si rialza mentre Edet e Rossetto sembrano non aver le gambe per reggere il ritmo indiavolato dei battistrada che cercano disperatamente di prendere il largo e non vogliono rassegnarsi al ritorno del gruppo.
La testardaggine dei fuggitivi ha la meglio perché, nonostante il gruppo viaggi a 60 km orari con Démare che si mette anche a tirare in prima persona, il distacco non viene significativamente eroso perché davanti c’è un passistone come Ganna ed altri ottimi corridori che si danno cambi regolari. Il ritmo elevato dei fuggitivi causa addirittura il distacco in pianura di alcuni componenti del drappello meno brillanti.
In gruppo nessuna squadra offre collaborazione al ritmo folle imposto dalla Groupama ed alla fine la squadra della maglia ciclamino è costretta a tirare in remi in barca e lasciare che la fuga prenda un vantaggio che arriva quasi a 5 minuti con un perfetto accordo tra i componenti.
La UAE Emirates di Ulissi, che potrebbe ambire ad un traguardo come quello odierno, si mette in testa per controllare il vantaggio ed eroderlo un po’, cosa che in effetti avviene perché ai piedi del muro di Colonnella il vantaggio è dimezzato. Sullo strappo prova ad avvantaggiarsi Cataldo, ma Sagan si riporta sulle ruote del corridore di casa trascinandosi dietro parte del gruppo di testa che però comincia a sfilacciarsi, con Ganna che perde terreno. Sul muro di Controguerra, non succede granchè anche perché le pendenze sono elevatissime e scattare diventa molto difficile, inoltre la distanza dal traguardo non consiglia di tentare una azione solitaria. In gruppo però Pozzovivo mette davanti la squadra ed il ritmo sale notevolmente.
Nella discesa però Ganna riesce a rientrare sulla testa, in modo egregio, mentre dietro è proprio Pozzovivo che, a causa di un incidente meccanico, è costretto a fermarsi e ad iniziare un disperato inseguimento per riprendere le ruote del gruppo maglia rosa che, sui due muri affrontati sino a quel punto, si era ridotto davvero parecchio. Il lucano riesce a riportarsi sul gruppo dei migliori dimostrando l’ottima condizione che lo assiste.
Nelle fasi successive, davanti si forma una coppia con Sagan e Swift che staccano tutti gli altri mentre dal gruppo evade Pello Bilbao che decide di attaccare la maglia rosa.
Sull’ultimo strappo verso Tortoreto alta, Bilbao supera Swift che patisce l’accelerazione di Peter Sagan che se ne va da solo quando il vantaggio su Pello Bilbao è di soli 10 secondi e di circa 20 sul gruppo maglia rosa. E’ proprio il leader della classifica generale che accelera sulle dure rampe al 18% per difendersi dall’attacco di Pello Bilbao che non riesce a riportarsi sullo slovacco al comando. Anche Pozzovivo prova ad allungare.
Nella discesa Pello Bilbao viene ripreso, mentre Sagan tira dritto a tutta. In gruppo fora Fuglsang in un punto in cui non c’è l’assistenza delle ammiraglie. Il danese si fa dare la bicicletta da Felline ma il ritardo è grave ed il capitano dell’Astana non riuscirà a rientrare.
Sul traguardo si presenta Sagan in perfetta solitudine mentre, dietro, Brandon McNulty (UAE Team Emirates) precede di pochi secondi il gruppo maglia rosa regolato allo sprint proprio dal capoclassifica che va a prendersi l’abbuono per il terzo posto.
Fuglsang, ritrovatosi in un gruppetto con tutti gregari dei suoi avversari, è costretto a prendere completamente sulle sue spalle l’inseguimento ed alla fine il passivo sul traguardo rispetto ai big sarà superiore al minuto.
Sagan ne ha fatta una delle sue: è partito nelle prime fasi di gara quando mancavano ben più di 100 Km al traguardo. Nonostante l’inseguimento forsennato del gruppo durato moltissimi chilometri, non ha ceduto ed è riuscito, grazie anche alla collaborazione degli altri fuggitivi, a resistere all’attacco della Groupama. Sull’attacco di Cataldo, è stato prontissimo e replicare ed infine è stato implacabile sul muro finale. Non ha avuto scampo Swift, ma neppure Pello Bilbao, che pareva in forte rimonta, è riuscito ad agganciarlo nel finale. La discesa lo ha aiutato a consolidare il vantaggio ma poi anche in pianura il campione slovacco ha retto bene, riuscendo a tornare alla vittoria dopo un lungo digiuno.
Ottimo anche Ganna che, nella prima fase, ha contribuito al buon esito della fuga grazie alle proprie doti di passista e che, a questo punto, se ancora in condizione potrà lottare per la vittoria nella tappa a cronometro del prosecco.
Almeida è apparso reattivo quando ha visto in pericolo il simbolo del primato. Non sarà un gioco da ragazzi strappargli le insegne rosa, specialmente se la terza settimana dovesse subire pesanti modifiche a causa del meteo. La situazione sembrerebbe in miglioramento tuttavia, anche se si dovesse riuscire a sgombrare la strada dalla neve caduta nei giorni scorsi, non bisogna sottovalutare le temperature che, se fossero particolarmente rigide alle quote del Passo dello Stelvio, Cima Coppi, e del Colle dell’Agnello, potrebbero far scattare il protocollo Uci sulle condizioni meteo estreme che prevede il blocco delle corse in caso di temperature sotto lo zero.
Domenico Pozzovivo sembra il più in condizione ed essendo ottimamente piazzato in generale diventa un candidato alla vittoria finale. Va però considerato che, in passato, lo scalatore lucano ha sempre accusato dei passaggi a vuoto nelle corse di tre settimane.
Nibali si è mantenuto tranquillo e, vista la mancanza di esplosività, sta sicuramente tramando qualche azione per le tappe con le salite vere.
Domani dovrebbero tornare in scena i velocisti, mentre dopodomani l’attesissima tappa di Cesenatico che ricalcherà il percorso della nove colli e renderà omaggio al Pirata.
In una corsa come quella che stiamo vivendo, nella quale non ci sono squadre a farla da padrone come abbiamo invece visto al Tour, c’è da aspettarsi di tutto.
Benedetto Ciccarone

Il ritorno alla vittoria di Peter Sagan: non alzava le braccia al cielo dal 10 luglio dell'anno scorso, quando si era imposto nella tappa di Colmar del Tour de France (foto Bettini)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO LIX: TOUR DE FRANCE 2019
Sarebbero state otto, probabilmente, le maglie verdi vestite a Parigi da Peter Sagan se non fosse stato espulso dal Tour de France nel 2017. Nel 2019 riesce, però, a conquistarla per la settima volta in carriera e questo è comunque un record, fino all’anno precedente condiviso con il tedesco Erik Zabel, che l’aveva fatta sua per sei volte. Sagan la porta a casa, come al solito, andando ogni giorni a caccia di punti ai traguardi volanti e agli arrivi di tappa, anche se di piazzamenti sui gradini del podio ne accumula solo tre, il secondo posto nella frazione d’apertura di Bruxelles, il terzo nella settima tappa e la vittoria in quella di Colmar: questa sarà l’ultima delle dodici tappe del Tour a portare la firma dell’asso slovacco
5a TAPPA: SAINT-DIÉ-DES-VOSGES – COLMAR
COLMAR, IN CASO DI PETER. SAGAN TRIONFA IN ALSAZIA, ALAPHILIPPE RESTA IN GIALLO
I velocisti puri perdono le ruote del gruppo sul penultimo GPM di giornata e Peter Sagan (Bora Hansgrohe) non si fa pregare andando a vincere in una volata ristretta sul traguardo di Colmar. Buon terzo Matteo Trentin (Mitchelton Scott). Julian Alaphilippe (Deceuninck Quick Step) mantiene la maglia gialla e domani sulla Planche des Belles Filles assisteremo alle prime schermaglie tra i big di classifica.
Non saranno certo quattro GPM, di cui due di seconda e due di terza categoria, a sconvolgere la classifica generale nella quinta tappa del Tour de France 2019, lunga poco oltre i 175 km con le prime concrete difficoltà altimetriche in Alsazia, che avranno il clou domani nella sesta tappa con arrivo alla Planche des Belle Filles. Oggi a Colmar è atteso comunque un gruppo ristretto a giocarsi la vittoria di tappa ed anche la fuga potrebbe avere delle possibilità non indifferenti. Un fuga di gente lontana in classifica, però, visto che siamo certi che Julian Alaphilippe (Deceuninck Quick Step) vorrà mantenere la maglia gialla anche oggi. Dopo la partenza da Saint-Dié-des-Vosges erano molti i tentativi di fuga. In particolare si segnalava molto attiva la Lotto Soudal con Thomas De Gendt e Tim Wellens. Intorno al km 20 riuscivano ad evadere in quattro: lo stesso Wellens, Simon Clarke (EF Education First), Mads Würtz Schmidt (Katusha) e Toms Skujiņš (Trek Segafredo). Si formava così la fuga di giornata ma alle sue spalle il gruppo non stava per troppo tempo con le mani in mano. Erano in particolare Sunweb e Bora-Hansgrohe a piazzare degli uomini in testa al gruppo, il quale manteneva a distanza di sicurezza i quattro in testa. Sulla Côte de Grendelbruch, primo GPM in programma posto al km 44, era Wellens a scollinare in prima posizione ed a rafforzare così il primato nella classifica della maglia a pois. Sul successivo traguardo volante di Heiligenstein, posto al km 71, era Clarke a transitare per primo. A 100 km dall’arrivo il vantaggio della fuga sul gruppo era di 1 minuto e 50 secondi. Sul successivo GPM di Haut-Koenigsbourg Era Wellens a passare in prima posizione. A meno di 50 km dall’arrivo la fuga aveva 1 minuto e mezzo di vantaggio sul gruppo, sempre tirato da Sunweb e Bora-Hansgrohe, con Alaphilippe in maglia gialla attentissimo nelle primissime posizioni. Intanto un problema meccanico ritardava Daniel Martin (UAE Team Emirates). Sulla Côte des Trois-Épis, penultimo GPM in programma, il gruppo aumentava l’andatura e diminuiva pian piano la sua composizione. Tra i primi a staccarsi Thomas De Gendt e i velocisti puri come Dylan Groenewegen (Visma Jumbo), Caleb Ewan (Lotto Soudal), Alexander Kristoff (UAE Team Emirates), Giacomo Nizzolo (Dimension Data) ed Elia Viviani (Deceuninck Quick Step). In testa alla corsa Würtz Schmidt perdeva contatto dai suoi compagni. Skujiņš accelerava a 2 km dallo scollinamento e transitava tutto solo al GPM con 1 minuto di vantaggio sul gruppo maglia gialla. Skujiņš iniziava la successival Côte des Cinq Châteaux con una ventina di secondi di vantaggio sul gruppo, ormai sempre più vicino. Si segnalava inaspettatamente il cedimento di Ilnur Zakarin (Katusha Alpecin), mentre il fuggitivo lettone veniva ripreso a 2 km dal GPM, sul quale Xandro Meurisse (Wanty Gobert) transitava in prima posizione. A 8 km dall’arrivo, dopo un’inconveniente meccanico, riusciva a rientrare in gruppo Edvald Boasson Hagen (Dimension Data) proprio quando Rui Costa (UAE Team Emirates) provava l’allungo. Il portoghese veniva ripreso ai meno 2. Maximilian Schachmann (Bora Hansgrohe) guidava alla perfezione Peter Sagan che si imponeva nettamente sul traguardo di Colmar. In seconda posizione si classificava Wout Van Aert (Jumbo Visma), mentre terzo era Matteo Trentin (Mitchelton Scott). Lo slovacco ottiene così la prima vittoria al Tour 2019 ed è sempre più maglia verde. In classifica generale Alaphilippe resta in giallo con 14 secondi di vantaggio su Wout Van Aert e 25 secondi di vantaggio su Steven Kruijswijk (Jumbo-Visma). Come accennato all’inizio, domani è in programma la sesta tappa da Mulhouse a La Planche des Belles Filles: sono ben sette i GPM – compreso quello all’arrivo – che i ciclisti dovranno affrontare e che rendono questa tappa un interessante banco di prova per i big di classifica.
Giuseppe Scarfone

Sagan torna a mettere le ruote della sua bicicletta davanti a quelle degli altri avversari sulle strade del Tour de France (foto Bettini)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO LVIII: TOUR DE SUISSE 2019
Non sembra più il Sagan di qualche tempo prima ma la doppietta tra Giro di California e Tour de Suisse riesce ancora a confezionarla. Così dopo aver ottenuta la vittoria nella tappa d’aperturta della corsa americana si ripete nella terza frazione del Giro di Svizzera, nella quale anticipa in volata l’italiano Elia Viviani
3a TAPPA: FLAMATT – MORAT
SAGAN SFRECCIA A MURTEN. TAPPA E MAGLIA PER LO SLOVACCO
Peter Sagan (Bora Hansgrohe) vince in volata la terza tappa del Giro di Svizzera 2019 battendo sul traguardo di Murten Elia Viviani (Deceuninck Quick Step) e John Degenkolb Team Trek Segafredo). Il campione slovacco è la nuova maglia gialla e vedremo se riuscirà a difenderla domani in una tappa dal finale altimetricamente complicato.
La terza tappa del Giro di Svizzera 2019 unisce le località di Flamatt e Murten per un totale di 162.3 km. Due facili GPM di terza categoria non dovrebbero impedire ai velocisti di giocarsi la vittoria in volata, considerando anche gli ultimi 30 km completamente piani, con l’eccezione del breve rettilineo d’arrivo disegnato in salita. La fuga si formava subito dopo la partenza ed era composta da Bert Jan Lindeman (Jumbo Visma), Willem Jakobus Smit (Katusha), Ryan Anderson (Rally Cycling) e Simon Pellaud (nazionale elvetica). Dopo 25 km il quartetto aveva oltre 3 minuti e mezzo di vantaggio sul gruppo. Sul GPM della Bergstrasse, posto al km 27.8, era Pellaud a transitare in prima posizione. Il gruppo a poco a poco accorciava le distanze ed a 80 km dal termine il vantaggio della fuga era sceso a 2 minuti e 40 secondi. In testa a imporre il ritmo erano gli uomini della Deceuninck della maglia gialla Kasper Asgreen e, soprattutto, di Elia Viviani, oggi atteso ad una volata convincente dopo un Giro d’Italia deludente. A 60 km dall’arrivo i fuggitivi avevavo un vantaggio di 3 minuti e 10 secondi sul gruppo, che aveva rallentato leggermente in zona rifornimento. Pellaud si aggiudicava il successivo GPM del Chemin de Lorette, posto a Friburgo dopo circa 110 Km dal via. Lasciatosi alle spalle le difficoltà altimetriche di giornata, il gruppo si dirigeva verso la pianura che caratterizzava il tratto conclusivo della frazione, fase nella quale si segnalavano i passaggi ai due traguardi volanti. A Schiffenen, dopo 120 Km, transitava in prima posizione Smit mentre al successivo traguardo volante di Vallamand, posto al km 146.9, era Lindemann a cogliere il successo. Il gruppo riprendeva i fuggitivi a poco più di 10 km dall’arrivo. Nella scontata volata, con la strada che si impennava leggermente, era Peter Sagan (Bora Hansgrohe) ad imporsi su Viviani e John Degenkolb (Trek Segafredo). Il campione slovacco, dopo ave vinto la terza tappa del Tour Down Under e la prima del Tour of California, torna così alla vittoria anche nel vecchio continente e ci auguriamo di vederlo finalmente competitivo dopo una primavera difficile, durante la quale è apparso spento e involuto. Grazie ai 10 secondi d’abbuono ottenuti Sagan è anche la nuova maglia gialla con 10 secondi di vantaggio su Kasper Asgreen (Deceuninck Quick Step) ed 11 su Rohan Dennis (Bahrain Merida). Domani è in programma la quarta tappa da Murten ad Arlesheim. Dopo una prima metà di percorso senza rilevanti difficoltà altimetriche, il tracciato di gara si farà un po’ più complicate negli ultimi 70 km. I ciclisti dovranno affrontare due GPM – uno di seconda ed uno di terza categoria – ma la strada è un continuo susseguirsi di salite e discese, per cui questa volta ci sentiamo di escludere l’arrivo in volata di un gruppo compatto. Più probabile uno sprint ristretto o, perchè no, il concretizzarsi della prima fuga vincente al Giro di Svizzera 2019. In ogni caso, Sagan ha la concreta possibilità di difendere la maglia gialla appena conquistata.
Giuseppe Scarfone

Alla terza tappa del Tour de Suisse Peter Sagan ottiene la sua prima vittoria della stagione in Europa, dopo le affermazioni finora conseguite in Australia al Tour Down Under e in America al Giro della California (foto Bettini)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO LVIII: TOUR OF CALIFORNIA 2019
Tornato a casa dalle classiche del nord con le proverbiali “pive nel sacco” (miglior piazzamento il quarto posto alla Sanremo), Peter Sagan si precipita dal suo vecchio amore, il Giro di California, che l’anno precedente gli aveva dato per la prima volta un clamoroso “due di picche”. Stavolta riprende la liaison con la corsa statunitense e Peter va a segno nella tappa d’apertura di Sacramento: si tratterà dell’ultimo successo del corridore slovacco sulle strade della corsa USA, che dal 2020 non sarà più organizzata per problemi economici.
1a TAPPA: CIRCUITO DI SACRAMENTO
LUI È TORNATO! SAGAN RISORGE IN CALIFORNIA
Com’è ormai convenzione in concomitanza con l’italica corsa rosa, si svolge nella assolata California l’omonimo Tour griffato Amgen.
Ad aggiudicarsi la prima tappa è stato un redivivo Peter Sagan (Bora – Hansgrohe), tornato alla vittoria dopo il successo nella tappa di Uraidla del Tour Down Under, quasi quattro mesi fa. Con quella conquistata nella notte italiana le vittorie dello slovacco nella corsa nata solo tredici anni fa, sono salite a 17. L’ultima volta che Sagan aveva conquistato una tappa in questa corsa era stato il 2017, quando si impose nella quarta tappa che si concludeva sul circuito di Laguna Seca.
Sul podio a fare da cornice al tre volte campione del mondo sono saliti lo statunitense Travis McCabe (Floyd’s Pro Cycling), che disputa il California con le insegne della nazionale, e il tedesco del Team Sunweb Max Walscheid. Primo italiano, Andrea Peron della Novo Nordisk, undicesimo con un passivo di 4″.
La prima frazione della corsa a tappe californiana si è svolta disputata attorno alla città di Sacramento per un totale di 143 km, su di un percorso completamente pianeggiante.
Il programma per oggi prevede le prime difficoltà orografiche e un percorso molto più lungo. La seconda tappa si svolgerà infatti sulla distanza di 214.5 Km tra Rancho Cordova e South Lake Tahoe. Il menù prevede anche 6 GPM, nessuno particolarmente impegnativo anche se gli ultimi 3 si affronteranno oltre i 2000 metri di quota, con la “Cima Coppi” del Tour of California fissata ai 2616 metri del Carson Pass.
Mario Prato

Dopo 4 mesi di digiuno Peter Sagan torna alla vittoria in quel di Sacramento (foto Bettini)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO LVII: TOUR DOWN UNDER 2019
Per la prima volta dal 2016 Peter Sagan non inizia la stagione con la maglia iridata sulle spalle. Il percorso del mondiale di Innsbruck era troppo duro per le sue caratteristiche, anche se il campione sloveno aveva voluto onorare la maglia che aveva indossato per tre anni e si era presentato ai nastri di partenza, concludendo la gara con un ritiro. Sceglierà poi ancora le strade australiane del Tour Down Under per dare il “la” alla sua decima stagione da professionista e come l’anno prima riesce a imporsi in una tappa. E non su un traguardo qualsiasi ma quello di Uraildla, lo stesso sul quale aveva colto la vittoria nel 2018.
3a TAPPA: LOBETHAL – URAIDLA
SAGAN SENZA RIVALI A URAIDLA. BEVIN RESTA IN MAGLIA OCRA
Peter Sagan (Bora Hansgrohe) sfrutta le sue qualità sul percorso molto accidentato del circuito finale di Uraidla e vince la terza tappa con una volata ristretta battendo Luis León Sánchez (Astana) e Daryl Impey (Mitchelton Scott). Prima vittoria stagionale per lo slovacco che è ora secondo in classifica generale alle spalle di Patrick Bevin (Team CCC).
La terza tappa del Tour Down Under 2019 presentava un profilo altimetrico interessante. La tappa, che misurava 146.2 km, offriva in particolare un circuito da ripetere sette volte attorno a Uraidla, sede d’arrivo, caratterizzato da diversi saliscendi che potevano influire sull’esito finale. Vedremo se e quanti velocisti, molti dei quali già tagliati fuori nell’arrivo di ieri a causa della caduta all’ultimo chilometri, riusciranno a resistere agli inevitabili attacchi di uomini più adatti a condizioni del genere. La partenza da Lobethal vedeva il gruppo già molto agguerrito, anche perchè il primo sprint intermedio era posto dopo soli 5 km. Era Elia Viviani (Deucinck Quick Step) a imporsi in una vera e propria volata su Kristoffer Halvorsen (Sky) e Jasper Philipsen (UAE Team Emirates). Sull’abbrivio della volata lo stesso Viviani si ritrovava nella fuga che si formava di lì a poco e che vedeva anche la presenza di Nicholas Dlamini (Dimension Data), James Whelan (EF Education First), Nico Denz (AG2R La Mondiale), Manuela Boaro (Astana), Léo Vincent (Groupama – FDJ) e Michael Potter (UNISA Australia). La fuga guadagnava 2 minuti e mezzo di vantaggio dopo una ventina di chilometri, con il gruppo tirato dagli uomini del Team CCC. Viviani si aggiudicava anche il secondo sprint intermedio mentre poco dopo Boaro vinceva il primo GPM. A 95 km circa dall’arrivo iniziavano i 7 giri del circuito di Uraidla con il gruppo che era segnalato ancora ad oltre due minuti di ritardo dalla fuga. A 60 km dall’arrivo il gruppo aveva dimezzato il gap sui sette fuggitivi e Viviani era il primo a staccarsi dalla testa della corsa. Alberto Bettiol (EF Education First) raggiungeva gli ultimi uomini rimasti in fuga e contrattaccava insieme al compagno Whelan. A 20 km dall’arrivo Bettiol restava da solo in testa alla corsa con il gruppo, in testa al quale si erano portati gli uomini del Team Sky, segnalato a un minuto circa di ritardo. Bettiol iniziava l’ultimo giro del circuito con soli 20 secondi di vantaggio sul gruppo che ormai incombeva minaccioso sull’italiano. Il corridore toscano veniva ripreso a meno di 10 km dall’arrivo, quando la lotta nelle prime posizioni del gruppo si faceva sempre più serrata. Come previsto, i continui saliscendi tagliavano fuori i velocisti ed il lavoro delle squadre degli uomini di classifica riduceva il gruppo ad una trentita di unità quando mancavano circa 5 km all’arrivo. Peter Sagan (Bora Hansgrohe), già vincitore a Uraidla lo scorso anno, non si faceva sorprendere e restava probabilmente l’uomo più veloce e di conseguenza temibile per la vittoria di tappa. A 2 km dal traguardo provavano ad evadere Michael Woods (EF Education First) e Kenny Elissonde (Sky), che non riuscivano a fare la differenza e venivano ripresi da un gruppo molto risicato ma agguerrito. Era proprio Sagan a conquistare nuovamente questo traguardo in una volata ristretta su Luis León Sánchez (Astana) e Daryl Impey (Mitchelton Scott). Lo slovacco conquista così la prima vittoria stagionale ed è ora secondo in classifica generale con un solo secondo di ritardo da Patrick Bevin (Team CCC), mentre Sánchez è terzo a 9 secondi. Domani è in programma una tappa altrettanto insidiosa tra Unley e Campbelltown, con il finale caratterizzato dalla salita di Montacute, non durissima ma tale da tagliare nuovamente fuori i velocisti e accendere la miccia tra gli uomini di classifica, con Peter Sagan chiamato ancora a recitare, tanto per cambiare, la parte di favorito.
Giuseppe Scarfone

Peter Sagan nuovamente protagonista vincente a Uraidla (foto Bettini)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO LVI: TOUR DE FRANCE 2018
Dodici mesi dopo la clamorosa “cacciata” dal Tour de France, per aver provocato la rovinosa caduta di Mark Cavendish sul traguardo di Vittel, Peter Sagan torna alla Grande Boucle per riabilitarsi alla faccia degli estimatori della corsa francese. E riesce a farsi perdonare vincendo 3 tappe, prima però d’imboccare il lento declino della sua parabola agonistica: nelle ultime cinque stagioni della sua carriera non ci saranno più classiche ad arricchire il suo palmares, mentre le sue vittorie si faranno sempre più rare.
2a TAPPA: MOUILLERON-SAINT-GERMAIN – LA ROCHE-SUR-YON
GIALLO SULL’IRIDE PER SAGAN, CADUTE ANCORA DETERMINANTI
Il campione del mondo slovacco mette la propria ruota davanti a tutti, precedendo un bravissimo Colbrelli ma, ancora una volta, una caduta nel finale causa scompiglio. Stavolta nessun problema per gli uomini di classifica, perché il frazionamento è avvenuto negli ultimi 3 Km, ma uomini importanti, come ad esempio il vincitore dei ieri, rimangono tagliati fuori dai giochi.
Peter Sagan (Bora – Hansgrohe), dopo il secondo posto di ieri, conquista tappa e maglia sul traguardo di La Roche-sur-Yon, ma la volata disputata dal campione del mondo è risultata abbastanza ristretta a causa di una caduta avvenuta a meno di due chilometri dall’arrivo che ha tagliato fuori uomini come Michael Matthews (Team Sunweb), e soprattutto il vincitore di ieri Fernando Gaviria (Quick-Step Floors), che aveva dato l’impressione di trovarsi in stato di grazia.
Stavolta la caduta non ha provocato alcun movimento in classifica generale, nonostante al traguardo si siano presentati in testa non più di 20 corridori, perché il frazionamento è avvenuto negli ultimi 3 Km ed i ritardatari hanno potuto beneficiare della neutralizzazione.
Da rimarcare anche la mancata presenza di Marcel Kittel (Team Katusha – Alpecin), dovuta ad un incidente meccanico a 7 Km dalla conclusione, e il ritiro di Luis León Sánchez (Astana), a causa di un’altra caduta, avvenuta a circa 40 km dall’arrivo e che ha provocato la frattura del gomito al corridore spagnolo. E’ andata meglio ad Adam Yates (Mitchelton-Scott), finito a terra senza conseguenze ai -32 dopo il capitombolo nel quale era stato coinvolto nel finale della prima frazione.
Questo bollettino di guerra fa capire che, anche se oggi non ci sono state le gravi conseguenze andate in scena ieri, le tappe pianeggianti del Tour riservano costantemente insidie da non sottovalutare anche per il nervosismo che c’è in gruppo e le elevate velocità.
La tappa odierna è stata caratterizzata dalla lunghissima fuga solitaria di Sylvain Chavanel (Direct Énergie) che, abbandonato molto presto dai due compagni di avventura con i quali si era avvantaggiato, non ha voluto rialzarsi ed ha proseguito in un’azione senza speranza per guadagnare qualche traguardo parziale e il premio della combattività.
Il francese era evaso dal gruppo al terzo chilometro di gara insieme a Dion Smith (Wanty-Groupe Gobert) e Michael Gogl (Trek-Segafredo), i quali si staccano dopo il GPM di 4a categoria posto al Km 28 e conquistato da Smith. Gogl ha, infatti, un problema fisico e si rialza mentre Smith, che era in odore di maglia a pois, lo imita dopo essersi consultato con il direttore sportivo.
Chavanel non si fa scoraggiare dai 130 Km ancora da percorrere per andare all’arrivo e prosegue nell’azione, arrivando a sfiorare i 5 minuti di vantaggio quando mancavano 80 Km alla conclusione.
Il gruppo non si preoccupa certo della presenza di un solo uomo davanti e la lotta è tutta concentrata al traguardo volante di Beaulieu-sous-la-Roche (Km 132), sotto il cui striscione è Sagan ad aggiudicarsi la seconda posizione precedendo Gaviria e Alexander Kristoff (UAE-Team Emirates): l’operazione maglia gialla è già iniziata.
Nessuno scossone da registrare nelle fasi successive, se non le cadute eccellenti di Sánchez e di Yates: mentre lo spagnolo è costretto al ritiro, il britannico se la cava a buon mercato e viene riportato in gruppo da Jack Bauer.
Chavanel si rialza dopo aver conquistato il traguardo volante con abbuoni di Saint-Florent-des-Bois, quando mancano 14 Km alla conclusione e, memori di quanto accaduto ieri, nel gruppo li si cerca di mantenere le posizioni. Ai – 7 fora Kittel, che deve abbandonare le proprie possibilità di disputare la volata.
Ai meno 2 c’è una curva che immette in una breve discesa e lì si verifica una caduta nelle prime posizioni del gruppo: rimangono davanti una ventina di corridori e tra questi e non c’è il favoritissimo Gaviria.
I maggiori pretendenti alla vittoria rimasti davanti sono Sagan, Sonny Colbrelli (Bahrain Merida Pro Cycling Team), Arnaud Démare (Groupama – FDJ), Andrè Greipel (Lotto Soudal), Kristoff e John Degenkolb (Trek – Segafredo)
Con il rettilineo finale in leggera salita, la Bora si trova in superiorità numerica e Sagan, ben scortato dai suoi, prende la ruota di Démare e lo supera nel finale, ma uno splendido Colbrelli manca di poco il colpaccio in rimonta. L’azzurro è apparso deluso dopo il traguardo anche se ha conquistato il suo primo podio parziale alla Grande Boucle.
Sagan, grazie al gioco degli abbuoni, strappa la maglia gialla a Gaviria, ma domani si prospetta un altro cambio al vertice, perchè nella cronometro a squadrei sarà lotta tra le squadre degli uomini che aspirano alla vittoria finale.
La Sky potrebbe anche mandare Geraint Thomas in gallo, ma vi sono altre squadre forti ben più motivate.
Per la Sky, infatti, gestire la maglia gialla già da dopodomani potrebbe rivelarsi un dispendio di energie, più utili in seguito; d’altra parte lo stesso discorso vale per la BMC che spera in Richie Porte.
In ogni caso, i 35 Km del percorso di Cholet sono davvero tanti per una prova a squadre a lo spettacolo andato in scena all’ultimo Delfinato può dare un’idea abbastanza concreta di quello che potrebbe accadere domani. Ricordiamo che nella cronosquadre del Delfinato, lunga proprio 35 Km, si era imposta proprio la Sky precedendo di 38″ la BMC e di 53″ la Lotto Soudal mentre la Bahrain Merida di Vincenzo Nibali – che attualmente ha in classifica 51″ di vantaggio su Chris Froome (Sky) – disputò una gara decisamente sottotono e perse quasi due minuti dallo squadrone britannico.
Benedetto Ciccarone
5a TAPPA: LORIENT – QUIMPER
SAGAN BIS A QUIMPER, COLBRELLI ANCORA GRANDE SECONDO.
A Quimper show di Peter Sagan (Bora Hansgrohe) che in arrivi come questi si esalta e batte nettamente in una volata ristretta Sonny Colbrelli (Bahrain Merida) e Philippe Gilbert (Quick Step). Greg Van Avermaet (BMC) resta in maglia gialla e domani a Mûr-de-Bretagne gli uomini di classifica saranno nuovamente impegnati a darsi battaglia.
La quinta tappa del Tour 2018, dopo una cronosquadre e tre tappe per velocisti, presenta finalmente un percorso vallonato e tortuoso, in particolare nella seconda parte del tracciato, dove soltanto i velocisti più abili, e forse neanche quelli, potrebbero dire la loro in caso di un arrivo di massa. Infatti i cinque GPM che costellano la seconda parte della tappa, ai quali aggiungere parecchie altre piccole collinete e l’arrivo stesso in salita al 3-4%, dovrebbero escludere i velocisti puri dalla bagarre finale. Spazio perciò ai finisseur e, perché no, alla fuga che potrebbe dire la sua in un finale di tappa complicato come quello di oggi. Alla partenza da Lorient Greg Van Avermaet (BMC) indossava la maglia gialla mentre si segnalavano i forfait di Michael Matthews (Sunweb) e Tiesj Benoot (Lotto Soudal), il primo fermato da un’indisposizione fisica sopraggiunta nella notta, il secondo dolorante per i postumi di una brutta caduta che l’aveva coinvolto ieri e che l’aveva portato a raggiungere il traguardo di Sarzeau con il viso insanguinato. Si è trattato di defezioni importanti perchè i due ciclisti avrebbero certamente animato un finale come quello di oggi. Dopo la partenza il ritmo era subito elevato e vedeva le cadute di Gianni Moscon (Sky) e Robert Kišerlovski (Katusha), con quest’ultimo costretto al ritiro. La fuga di giornata partiva intorno al km 10 grazie all’azione di sette ciclisti: Élie Gesbert (Fortuneo-Samsic), Julien Vermote (Dimension Data), Jasper De Buyst (Lotto Soudal), Lilian Calmejane e Sylvain Chavanel (Direct Énergie), Tom Skujiņš (Trek Segafredo) e Nicolas Edet (Cofidis). Il loro vantaggio cresceva gradatamente, anche se il gruppo non sembrava dare troppo spazio agli attaccanti. Dopo 45 km il vantaggio della fuga era di poco inferiore ai 4 minuti. La prima metà di tappa si svolgeva senza troppi scossoni, favorita da un percorso fin lì privo di insidie altimetriche. Chavanel si aggiudicava il primo sprint intermedio di Roudouallec, posto al km 92.5. In vista dei primi due GPM in programma il francese lasciava sul posto i compagni di fuga e transitava in prima posizione sia sulla Côte de Kaliforn, sia sulla Côte de Trimen, poste all’inizio della seconda metà della tappa. Nel frattempo restavano in cinque a inseguire Chavanel, che aveva quarantina di secondi di vantaggio sugli ex compagni d’avventura, visto che Gesbert era vittima di una caduta e veniva ripreso dal gruppo, in testa al quale erano presenti uomini della Bora Hansgrohe e della BMC. Come previsto, alcuni velocisti iniziavano a soffrire sui saliscendi bretoni e Mark Cavendish (Dimension Data), Dylan Groenewegen ( Team LottoNL-Jumbo) e Marcel Kittel (Katusha) si segnalavano nelle retrovie del gruppo inseguitore. Chavanel transitava ancora in prima posizione anche sulla Côte de la Roche du Feu, terzultimo GPM in programma a poco più di 60 km dall’arrivo. Intanto Chris Froome (Sky) era vittima di un inconveniente meccanico che lo costringeva a cambiare la bici. Skujiņš, Edet e Calmejane raggiungevano Chavanel in testa alla corsa a 62 km dall’arrivo. A 50 km dall’arrivo il quartetto in fuga aveva meno di 2 minuti di vantaggio sul gruppo che stava imprimendo un ritmo decisamente più sostenuto. La Côte de Menez Quelerc’h era il successivo GPM, il più arcigno della tappa odierna, con un chilometro che presentava tratti al 16%. Questa volta era Skujiņš a transitare in prima posizione, mentre il gruppo scollinava a 2 minuti e 20 secondi di ritardo. A 30 km dall’arrivo i tre di testa avevano 1 minuto e 40 secondi sul gruppo. Anche le squadre degli uomini di classifica erano arrivate in testa tirare mentre iniziava l’ultimo GPM in programma, la Côte de la Montagne de Locronan, in cima al quale transitava in prima posizione ancora il corridore lettone. A 20 km dall’arrivo il vantaggio degli uomini in testa era di 1 minuto, 5 Km più avanti il gruppo aveva recuperato altri 30 secondi. Julian Alaphilippe (Quick Step) si aggiudicava i 3 secondi d’abbuono al bonus point, a 12 km dall’arrivo, davanti a Van Avermaet, a testimonianza del fatto che la fuga era stata annullata. A 10 km dall’arrivo partiva al contrattacco Rein Taaramäe (Direct Énergie). Ai meno 7 la Sky prendeva l’iniziativa e si metteva in massa a tirare in testa al gruppo. Taaramäe veniva ripreso a 6 km dalla conclusione. La volata ristretta in leggera pendenza vedeva la vittoria di Peter Sagan (Bora Hansgrohe) davanti a Sonny Colbrelli (Bahrain Merida) e Philippe Gilbert (Quick Step). Chiudevano la top five Alejandro Valverde (Movistar) e Alaphilippe, mentre erano da segnalare il nono posto di Andrea Pasqualon (Wanty Groupe Gobert) ed il decimo di Vincenzo Nibali (Bahrain Merida). Sagan conquista così la sua seconda vittoria di tappa al Tour 2018 ed è sempre più saldo al comando della classifica della maglia verde. Per quanto riguarda la classifica generale Van Avermaet resta in giallo con 2 secondi sul compagno di squadra Tejay Van Garderen ed con 3 secondi su Gilbert.
Domani è in programma la sesta tappa da Brest a Mûr-de-Bretagne, altra tappa attesa e imprevedibile. La Côte de Ploudiry e la Côte de Roc’h Trevezel faranno da antipasto alla doppia scalata verso il traguardo, 2 Km al 6,9% che vedranno gli uomini di classifica sicuramente protagonisti.
Giuseppe Scarfone
13a TAPPA: LE BOURG-D’OISANS – VALENCE
PETER, ANCORA TU. SAGAN SENZA RIVALI A VALENCE
Dopo le Alpi, fatali a Vincenzo Nibali (Bahrain Merida) costretto al ritiro per l’incredibile caduta sull’Alpe D’Huez, a Valence ritornano di scena i velocisti con Peter Sagan (Bora-Hansgrohe ) che batte Alexander Kristoff (UAE Team Emirates) e Arnaud Démare (Groupama-FDJ). La classifica generale non cambia con Geraint Thomas (Sky) che resta in maglia gialla. Domani probabile occasione per i fuggitivi.
Il ciclismo in generale ed il Tour de France in particolare devono fare i conti ancora una volta con l’esibizionismo e l’irresponsabilità di alcuni tifosi che falsano il mero risultato sportivo causando gravi danni ai ciclisti. A farne le spese questa volta è purtroppo Vincenzo Nibali (ìBahrain Merida) che ieri, a quattro km dall’arrivo dell’Alpe d’Huez, in un restringimento della carreggiata dovuto alle transenne è caduto dopo essere stato agganciato dalla cinghia di una macchina fotografica di un tifoso a bordo strada, evidentemente non a congrua distanza di sicurezza dai ciclisti. Lo “Squalo” stava bene e nel dopo tappa aveva dichiarato che si trovava alla ruota di Chris Froome (Sky) in previsione dell’attacco decisivo nel tratto finale della salita. Nonostante un generoso inseguimento ed il piazzamento finale ad una decina di secondi dai primi, Nibali non ha ripreso il via nella tredicesima tappa da Bourg d’Oisans a Valence a causa della frattura composta di una vertebra toracica, per cui il dottore del Team Bahrain Merida ha disposto 15 giorni di riposo assoluto. Nibali deve ora focalizzare la stagione sull’altro obbiettivo primario, il Mondiale su strada di Innsbruck, ma gli appassionati di ciclismo e, crediamo, soprattutto il siciliano, recriminano per un podio al Tour ampiamente alla sua portata. Venendo alla cronaca della tappa odierna, a parte Nibali erano non partenti anche fior fiori di velocisti, nomi del calibro di Andrè Greipel (Lotto Soudal), Fernando Gaviria (Quick Step) e Dylan Groenewegen (Lotto NL Jumbo), tutti e tre ritiratisi durante la dura tappa dell’Alpe. E così se i quasi 170 km previsti oggi non presentano particolari difficoltà altimetriche, includendo soltanto due semplici GPM di terza e quarta categoria, l’arrivo in volata non è per niente scontato, visto che si prevede un’acerrima lotta per la fuga e siamo curiosi di capire se e quanto le squadre dei pochi velocisti rimasti avranno voglia di chiudere sugli attaccanti. Queste ultime erano “aiutate” in un certo modo dal numero limitato dei fuggitivi, che era ridotto ad un quartetto formato da Michael Schär (BMC), Dimitri Claeys (Cofidis), Thomas De Gendt (Lotto Soudal) e Thomas Scully (EF Education First-Drapac). Il gruppo inizialmente lasciava fare, anche perché la fuga non preoccupava più di tanto. Al primo GPM di giornata, la Côte de Brié posta al km 32.5, transitava in prima posizione De Gendt con il gruppo che inseguiva a circa 2 minuti e 40 secondi di ritardo. De Gendt si aggiudicava il successivo traguardo intermedio di Saint-Quentin-sur-Isère posto al km 71. In testa al gruppo inseguitore si alternavano uomini della Groupama-FDJ, della Bora-Hansgrohe e dell’UAE Team Emirates. Scully transitava in prima posizione al secondo GPM di giornata, la Côte de Sainte-Eulalie-en-Royans. A 40 km dall’arrivo il vantaggio del quartetto in fuga era sceso a meno di 1 minuto. A 15 km dall’arrivo alla fuga era rimasta soltanto una ventina di secondi di vantaggio sul gruppo in forte rimonta. Schär era l’ultimo ciclista della fuga a impegnarsi fino in fondo ma il gruppo non faceva sconti e lo riprendeva ai meno 6. La Groupama-FDJ faceva il ritmo in testa ai meno 2. A meno di un chilometro dall’arrivo tentava lo scatto da finisseur uno scatenato Philippe Gilbert (Quick Step) che però veniva ripreso a 300 metri dall’arrivo. Jacopo Guarnieri (Groupama-FDJ) tirava la volata alla perfezione ad Arnaud Démare, ma quest’ultimo era superato prima da Alexander Kristoff (UAE Team Emirates) e, soprattutto, dalla maglia verde Peter Sagan (Bora-Hansgrohe) che conquistava la terza vittoria in questo Tour 2018. Chiudevano la top five John Degenkolb (Trek-Segafredo) e Greg Van Avermaet (BMC), rispettivamente quarto e quinto. Sagan a questo punto ipoteca sempre di più la maglia verde mentre la classifica generale resta invariata con Geraint Thomas (Sky) in maglia gialla con 1 minuto e 39 secondi di vantaggio sul compagno di squadra Chris Froome, mentre terzo è Tom Dumoulin (Sunweb) a 1 minuto e 50 secondi. Domani è in programma la quattordicesima tappa da Saint-Paul-Trois-Châteaux a Mende, un traguardo abbastanza consueto al Tour de France, al quale spesso è giunta la fuga. Anche quest’anno il copione non dovrebbe cambiare, visto che dopo una prima parte abbastanza pianeggiante, i successivi 4 GPM compresi negli ultimi 100 km dovrebbero favorire gli attaccanti della prima ora, mentre i big della classifica dovrebbero aspettare la breve ma ripida ascesa finale per sfidarsi apertamente.
Giuseppe Scarfone

Il testa a testa tra Sagan e Colbrelli sul traguardo della seconda tappa del Tour de France 2018 (foto Bettini)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO LV: TOUR DE SUISSE 2018
La campagna di California stavolta si rivela infruttuosa e, raccolti solo due terzi posti, lo slovacco Sagan torna mesto nella sua Europa dove lo attendono ancora una volta le strade del Giro di Svizzera. Qui le cose vanno meglio e riesce a portare a casa almeno una vittoria di tappa, oltre all’affermazione finale nella classifica a punti
1a TAPPA: CIRCUITO DI FRAUENFELD
TOUR DE SUISSE, LA SAGA(N) CONTINUA A FRAUENFELD
Ancora lui, ancora Peter! Il tre volte campione del mondo prosegue la sua striscia di vittorie al Giro di Svizzera, aggiudicandosi la prima frazione in linea dell’edizione 2018, portando a 16 il numero complessivo di successi nella corsa elvetica (l’ultimo fu nella passata edizione a Sciaffusa, nell’ottava tappa), mentre 105 sono quelli in carriera.
Dopo la cronosquadre di ieri a Frauenfeld che ha determinato il successo della BMC e la maglia gialla sulle spalle di Stefan Küng (BMC Racing Team), oggi si è disputata nella medesima località la prima frazione in linea, costituita da un circuito di circa 40 km da ripetere quattro volte con lo strappo di Herdern valido come GPM. La fuga del giorno includeva alcuni corridori tra cui l’esperto Michael Albasini (Mitchelton – Scott), il francese Perrig Quéméneur (Direct Énergie), l’italiano Filippo Zaccanti (Nippo – Vini Fantini) e l’australiano Calvin Watson (Aqua Blue Sport). L’azzurro, nato a Seriate (Bergamo) nel 1995, passa in vetta a tutti i GPM previsti aggiudicandosi la leadership provvisoria nella classifica dei Gran Premi della Montagna. La tornata finale offre numerosi colpi di scena, a partire dal quarto ed ultimo transito a Herdern: lassù la fuga viene ripresa, si muovono atleti di spessore come Mikel Landa (Movistar) e Richie Porte (BMC) – con il basco coinvolto in una caduta (poco prima cade anche il romagnolo Alan Marangoni della Nippo – Vini Fantini, senza conseguenze) – e attacca l’ucraino Mark Padun (Bahrain – Merida). Ma è Peter Sagan (Bora – Hansgrohe) che fa portare avanti i gregari Daniel Oss e Marcus Burghardt e l’azione della squadra tedesca risulta fatale per alcuni velocisti come Alexander Kristoff (UAE-Team Emirates), Andrè Greipel (Lotto Soudal) e Arnaud Démare (Groupama-FDJ). Davanti restano circa 60 atleti – inclusa la maglia gialla Stefan Küng (BMC), che precedentemente aveva vinto il traguardo volante – ed è molto attivo anche Nairo Quintana (Movistar), sempre nelle prime posizioni. A 15 km dal traguardo Philippe Gilbert (Quick-Step Floors) fora e quasi in contemporanea attaccano 7 atleti, tra i quali si segnalano Jasper Stuyven (Trek-Segafredo) e il campione nazionale svizzero Silvan Dillier (AG2R – La Mondiale). I fuggitivi mantengono un distacco massimo poco superiore ai 10” e vengono successivamente ripresi dalla furia del gruppo, ormai ridotto a circa 40 unità. La Quick-Step Floors lavora per Fernando Gaviria ma all’ultimo chilometro tentano il colpaccio con una azione da finisseur prima Diego Ulissi (UAE-Team Emirates) e poi lo stesso leader Küng, subito respinti dagli avversari. Ai 280 metri parte da dietro Gaviria e Sagan si mette alla sua ruota prima di superarlo nei metri finali e vincere, con Nathan Haas (Katusha – Alpecin) in forte rimonta a completare il podio. Il campione del mondo in carica si porta a 16 successi di tappa al Tour de Suisse e sale al quinto posto in classifica generale, ancora comandata da Küng. Il migliore italiano di tappa è Enrico Gasparotto, già miglior azzurro dopo la cronosquadre di ieri, che trova un’altra top 5 dopo il terzo posto di una settimana fa al Gran Premio di Lugano.
Lunedì la terza tappa si disputerà da Oberstammheim a Gansingen per 182.8 km: il tracciato è molto ondulato ed impegnativo e nel finale si affronterà un duro circuito con le salite di Hagenfirst e Bürersteig, entrambi GPM di terza categoria.
Andrea Giorgini

Sagan aggiunge al suo palmarès un'altra vittoria conseguita sulle strade del Tour de Suisse (foto Tim de Waele/TDWSport.com)
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO LIV: PARIGI-ROUBAIX 2018
Dopo il Giro delle Fiandre del 2016 arriva un’altra affermazione per Sagan in una classica monumento. Stavolta a finire nel palmares è la Parigi-Roubaix, corsa che finora aveva sempre concluso lontano dai primi, con l’eccezione del sesto posto conseguito nell’edizione del 2014. Gli ultimi 55 Km della classica delle pietre lo vedono mattatore quasi assoluto, accompagnato nell’impresa fin sul traguardo dall’elvetico Silvan Dillier, in fuga fin dal mattino.
ROUBAIX, FINALMENTE SAGAN
Il campione del mondo conquista la regina delle classiche con un attacco a 55 km dal traguardo. Lo accompagna fino al traguardo Silvan Dillier, in fuga sin dal mattino, che si arrende solo allo sprint. Completa il podio Niki Terpstra, sorpreso dall’azione decisiva. Lontani gli italiani.
Al settimo tentativo, Peter Sagan ha coronato l’inseguimento alla Parigi-Roubaix. E lo ha fatto da fuoriclasse: con un’azione solitaria nata a 55 km dal traguardo, che ha colto di sorpresa, in un tratto in asfalto, tutti gli altri favoriti. Sulla via di Roubaix, lo slovacco ha trovato Sven Erik Bystrøm, Jelle Wallays e Silvan Dillier, superstiti di una fuga che comprendeva in origine anche Marc Soler, Ludovic Robeet, Jimmy Duquennoy, Geoffrey Soupe, Gatis Smukulis e Jay Robert Thompson. E con grande sapienza tattica, Sagan ha fatto il possibile per tenere con sé gli ex battistrada, sempre generosi nella loro collaborazione: Wallays e Bystrøm sono stati costretti alla resa prima di giungere al Carrefour de l’Arbre, ma uno stoico Dillier è riuscito a rimanere agganciato fino al velodromo. Il campione nazionale svizzero si è piegato soltanto allo sprint, cogliendo la piazza d’onore alla seconda partecipazione alla Roubaix, dopo il ritiro di quattro anni fa.
L’attacco decisivo è nato quando la corsa si era già accesa da circa 35 km. Già nella Foresta di Arenberg, ai -90 dall’arrivo, Philippe Gilbert aveva portato il primo attacco eccellente, quando era uscito dal gruppo per rintuzzare l’offensiva di Mike Teunissen. Tra i big, Matteo Trentin era già stato messo fuori causa da una caduta, mentre Oliver Naesen, Dylan Van Baarle, Alexander Kristoff e Greg Van Avermaet erano già stati costretti a recuperare dopo un incidente che aveva spezzato il gruppo.
L’attacco di Gilbert e Teunissen, raggiunti in un secondo momento da Nils Politt e da Jean-Pierre Drucker, è durato circa 15 km. Appena Bora-Hansgrohe, Team Sky e Trek-Segafredo hanno neutralizzato l’azione del belga, la Quick-Step Floors ha spedito in avanscoperta la sua seconda punta, Zdenek Stybar. Nessuno, però, ha creduto nell’azione del ceco, che si è così ritrovato al vento per 15 km, senza riuscire a guadagnare più di mezzo minuto, prima di arrendersi.
Con una ventina di corridori soltanto al comando, e nessuna formazione con uomini a sufficienza per controllare la corsa, il nuovo ricompattamento ha aperto una fase di incertezza. Il primo a provare ad approfittarne è stato Greg Van Avermaet, che a due riprese ha tentato di avvantaggiarsi, ma ha trovato in entrambi i casi l’opposizione di Terpstra. Nessuno, invece, ha avuto la prontezza di chiudere quando è partito Sagan.
Solo quando il campione del mondo, in un primo tempo sorpreso di avere staccato tutti, aveva già guadagnato una trentina di secondi, Jesper Stuyven e Wout Van Aert hanno contrattaccato, ma non sono riusciti a portare il distacco al di sotto dei 15 secondi. Nel tratto di Mons-en-Pévèle, Terpstra, il più brillante tra gli inseguitori, si è lanciato all’inseguimento, quando il distacco dallo slovacco era però ormai salito a 50’’.
L’olandese si è riportato su Stuyven e Van Aert e ha portato con sé Sep Vanmarcke, Van Avermaet e Taylor Phinney. Nemmeno la superiorità numerica, però, è bastata a colmare un gap che si è anzi dilatato progressivamente fino a un minuto e mezzo.
Sagan ha dato l’impressione di non forzare troppo per liberarsi della compagnia di Dillier, mentre Terpstra ha tentato un ormai impossibile inseguimento solitario. Nel velodromo, l’iridato non ha avuto difficoltà a regolare lo svizzero, mentre il fresco trionfatore del Giro delle Fiandre si è dovuto accontentare di completare il podio, staccato di 57’’. Un risultato utile a salvare il bilancio della corazzata Quick-Step, che ha forse però giocato in maniera discutibile le sue tre pedine migliori. Van Avermaet ha regolato Stuyven e Vanmarcke nella volata per la quarta piazza, a 1’34’’. Politt, tedesco classe 1994, ha chiuso settimo, davanti a un redivivo Phinney, a Stybar e a Jens Debusschere.
A sorpresa, il migliore degli italiani è stato Marco Marcato, 18esimo a 3’07’’. 40esimo un Daniel Oss parso meno brillante dello scorso anno, che festeggia però per la seconda edizione consecutiva un successo del suo capitano. 41esimo Gianni Moscon, mai nel vivo della gara.
Matteo Novarini

Sagan confeziona un'impresa da leggenda sulle pietre della Parigi-Roubaix (foto Tim de Waele/TDWSport.com)