­SUPER TADDEO, ATTACCA SUI PIRENEI E AUMENTA IL VANTAGGIO IN GENERALE

luglio 13, 2024 by Redazione  
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Pogacar manda in avanti Yates come apripista e, dopo il solito scatto violento con cui apre il buco su Vingagaard, lo raggiunge e riprende fiato prima di sparare tutto su pendenze non troppo arcigne e quindi più congeniali ad un corridore potente come lui piuttosto che ad uno scalatore leggero come il danese.

Chi pensa che il Tour sia finito sbaglia di grosso. Può ancora succedere di tutto a partire dalla tappa di domani, dura e lunga, e con tutte le Alpi ancora da affrontare.
Oggi però Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) oltre che incrementare il vantaggio in classifica è stato tatticamente perfetto perché ha sfruttato in contemporanea le sue caratteristiche fisiche (il suo scatto violentissimo, irresistibile per chiunque), la squadra (che ha controllato la corsa alla perfezione e Adam Yates che gli ha fatto da punto di appoggio per permettergli di rifiatare) e le caratteristiche del percorso che, negli ultimi chilometri, presentava pendenze decisamente più adatte alla sua potenza piuttosto che alla leggerezza di un corridore come Jonas Vingegaard (Visma)
Ha funzionato tutto alla perfezione e, forse, oltre le più rosee aspettative della maglia gialla e del suo team.
La squadra ha controllato la fuga senza esagerare, senza sfinire del tutto gli uomini, senza imporre ritmi impossibili, tanto che il gruppo maglia gialla è rimasto abbastanza folto sino all’ultima salita.
Dopo una lunga conversazione tra il capoclassifica e Yates c’è stato l’allungo del britannico, cosa che ha costretto la Visma a mettere in testa al gruppo l’unico uomo disponibile per il danese, Matteo Jorgenson, che non è però uno scalatore ed infatti il ritmo imposto non era affatto vertiginoso, tanto che Yates, senza dannarsi troppo, ha guadagnato in breve 20 secondi.
Pogacar, quando le pendenze erano ancora elevate, è riuscito a creare il buco su Vingegaard e Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step) con la sua classica rasoiata violenta e a portarsi su Yates.
Il compagno di squadra lo ha aiutato a rifiatare, impedendo però a Vingegaard di chiudere il gap.
Quando ormai le pendenze stavano per calare e Yates era sfinito Pogacar è andato via da solo ed è riuscito ad incrementare il suo vantaggio su Vingegaard che, nel frattempo, aveva staccato Evenepoel.
Su pendenze non troppo elevate si riesce a fare velocità e in questo Pogacar è certamente superiore a Vingegaard, tanto che è riuscito ad incrementare il vantaggio molto più che nella prima parte dell’attacco. Al contrario di quanto accaduto sul Massiccio Centrale, quando forse Pogacar si era anche alimentato male, non solo Vingegaard non è riuscito a chiudere il gap, ma ha tagliato il traguardo con 40 secondi di ritardo.
A 1′10″ è arrivato Evenepoel che, alla prima prova sulle grandi salite, sta dimostrando di essere molto migliorato anche su questo terreno.
In questa tappa Pogacar non ha utilizzato la squadra solo per tirare e controllare la corsa, ma ha capito che poteva sfruttare la superiorità del suo team anche in altro modo e è riuscito infatti a finalizzare l’attacco di Yates anche perché Jorgenson, che era stato utilissimo a Vingegaard sugli sterrati, non è certo al livello di Yates in montagna.
Venendo alla cronaca odierna, la corsa prevedeva un lungo tratto pianeggiante nel quale ci sono stati subiti moltissimi attacchi, che non riescono però a dar vita alla fuga.
Intorno a chilometro 40 riescono ad avvantaggiarsi Bryan Coquard (Cofidis), Mathieu Van Der Poel (Alpecin-Deceuninck), Arnaud De Lie e Cedric Beullens (Lotto Dstny), preso raggiunti da Oier Lazkano (Movistar), Magnus Cort (Uno-X Mobility), Kévin Vauquelin e Raul Garcia Pierna (Arkéa-B&B Hotels). Il gruppo sembra calmarsi e questo porta altri corridori a decidere di inseguire i battistrada. Il gruppo dei contrattaccanti è formato da Christopher Juul-jensen (Team Jayco AlUla), Michał Kwiatkowski (Ineos Grenadiers), Bruno Armirail (Decathlon Ag2r La Mondiale Team), Marco Haller (Red Bull-Bora-hansgrohe), David Gaudu (Groupama-FDJ), Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck), Rui Costa, Ben Healy e Sean Quinn (EF Education-EasyPost), Victor Campenaerts (Lotto Dstny), Simon Geschke (Cofidis), Louis Meintjes e Biniam Girmay (Intermarché-Wanty), Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan Team) e Fabien Grellier (TotalEnergies)
L’inseguimento viene portato a termine sulle prime rampe del Tourmalet ma, naturalmente, poco dopo l’inizio della salita molto uomini iniziano a perdere contatto, mentre dietro il gruppo viaggia con 4 minuti di ritardo e con la UAE in testa che controlla abbastanza tranquillamente, mentre Pogacar non si trova nella scia dei compagni di squadra bensì nella pancia del gruppo.
Al GPM, dedicato come sempre al ricordo di Jacques Goddet, Lazkano riesce a distanziare Gaudu in un duello che avrà esito opposto sul successivo GPM di Horquette d’Ancizan.
Su questa seconda salita di giornata, però, il gruppo alza il ritmo con l’intervento in testa di Marc Soler (UAE Team Emirates) e anche il gruppetto dei battistrada si riduce grazie all’azione di Healy che si porta dietro Kwiatkowski, Meintjes, Gaudu e Lazkano, con quest’ultimo che disegna della orribili traiettorie quadrate in discesa e perde contatto dagli altri per rientrare in un momento successivo.
Sull’ultima salita il ritardo del gruppo è ormai ridotto a poco più di un minuto ed in testa si portano prima Pavel Sivakov (UAE Team Emirates) poi Joao Almeida (UAE Team Emirates), mentre davanti Healy va via da solo.
Almeida resta davanti per poche centinaia di metri perché a quel punto parte Yates e in gruppo è Jorgenson a mettersi davanti, fino all’affondo di Pogacar che si appoggia a Yates per rifiatare prima di ripartire a tutta. Vingegaard, che in un primo momento riesce a contenere il gap come al solito negli 8-9 secondi, inizia a perdere sempre di più con il passare dei chilometri, tanto che nell’ultimo chilometro accusa un distacco identico a quello accumulato in oltre 3 km e giunge al traguardo con 39 secondi di ritardo.
Attualmente il danese è a quasi 2 minuti dalla maglia gialla, mentre Evenepoel perde la seconda posizione e scende al sul terzo gradino provvisorio con un ritardo di 2′22″, ma può essere soddisfatto della sua prova.
Buona la gara di Giulio Ciccone (Lidl – Trek), che giunge al traguardo con 1′23″ di ritardo e mantiene la posizione in top ten, ottavo con poco più di 9 minuti di ritardo.
Oggi è andata in scena una bellissima tappa, ma le emozioni non sono finite perché domani ci sarà un altro tappone pirenaico con partenza in salita e 5 colli da affrontare prima dell’arrivo sul Plateau de Beille, dove Pantani sferrò un attacco nell’anno che lo avrebbe poi visto firmare l’ultima doppietta Giro-Tour, obiettivo che Pogacar vuole raggiungere in questa stagione

Benedetto Ciccarone

La maglia gialla allattacco sulle strade della prima frazione pirenaica (Getty Images)

La maglia gialla all'attacco sulle strade della prima frazione pirenaica (Getty Images)

GIRO D’ITALIA WOMEN: LIANE LIPPERT SI PRENDE LA SESTA TAPPA, LONGO BORGHINI TIENE LA MAGLIA ROSA

luglio 12, 2024 by Redazione  
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Successo della tedesca Liane Lippert che si è imposta sul terzetto che ha animato la fuga buona nel finale di gara. Podio di giornata per Ruth Edwards e Erica Magnaldi. Elisa Longo Borghini risponde ad un tentativo di attacco della Kopecky e mantiene la Maglia Rosa a due tappe dal termine

La fuga buona nata nelle fasi finali della tappa premia la tedesca Liane Lippert (Movistar Team), che si è imposta nella San Benedetto del Tronto-Chieti di 159 km, sesta tappa del Giro d’Italia Women. Al secondo e terzo posto si sono classificate rispettivamente Ruth Edwards (Human Powered Health) e Erica Magnaldi (UAE Team ADQ), ultime rimaste del drappello che era riuscito ad avvantaggiarsi insieme ad Ane Santesteban (Laboral Kutxa – Fundación Euskadi) dopo il GPM di Penne.
La vittoria della Lippert, senza nulla togliere al valore delle altre atlete impegnate nella corsa, ha un valore maggiore essendo stata vittima di un infortunio che l’ha tenuta lontano dalle corse per molto tempo, come si evince anche dalle sue dichiarazioni post gara: “E’ una vittoria dal valore immenso anche perchè l’inizio di Giro è stato molto complicato. Ho iniziato ad assaporarla dal momento in cui sono entrata nella fuga ma allo stesso momento dicevo a me stessa di rimanere concentrata. Ho passato dei mesi difficili a causa di un brutto infortunio e voglio ringraziare coloro che hanno creduto in me. Sono molto emozionata perché, dopo l’infortunio che ho avuto, cercavo una vittoria o un buon risultato da dedicare non solo a me stessa ma a tutti coloro che mi sostengono. È stata una giornata dura e calda, il ritmo era molto veloce, per fortuna sono riuscita a entrare nella fuga giusta. Quella di oggi era l’ultima possibilità per me di vincere ed ero molto motivata. Non volevo ripetere l’errore commesso ai Campionati Nazionali, quindi ho deciso di anticipare un po’ lo sprint. E’ andata bene, sono molto soddisfatta”.
Se quella di oggi era l’ultima possibilità per la tedesca di dire la sua, per le “stelle” di questo Giro la sesta tappa è stata la prima di una terna che le vedrà impegnate fino alla fine per la conquista della Maglia Rosa.
Dopo la volata vincente di ieri che ha permesso a Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime) di avvicinarsi alla vetta della classifica, oggi è stata la maglia rosa Longo Borghini (Lidl – Trek) ad aggiudicarsi il round della loro personalissima sfida. La piemontese ha, infatti, prontamente risposto ad un allungo della belga nel finale di gara e, non soddisfatta di averne spento le velleità, è anche andata a vincere la volata del gruppetto che inseguiva le tre di testa, chiudendo in quarta posizione. “Sono felice di aver vinto la volata per il quarto posto anche se non cambia niente per la classifica generale. Non è una sfida tra me e Lotte Kopecky, il livello della gara è molto alto e non si può escludere nessuna dalla sfida per la Maglia Rosa. Domani ci saranno distacchi elevati perchè il Blockhaus è una salita molto selettiva. L’ho provata in allenamento con Gaia Realini e credo che sarà decisiva”.
Domani il Giro d’Italia femminile ha in programma quella che si può definire “Tappa Regina”. Si partirà da Lanciano alla volta della celebre ascesa del Blockhaus, che si raggiungerà in 120 Km. La salita sarà presa di petto due volte, la prima fermandosi ai quasi 1300 metri del Passo Lanciano dopo 11 Km all’8.6%, la secondda prolungando l’ascensione di quasi 5 Km – in tutto sono 16 Km all’8.3% – per portarsi fino a quota 1654, nello stesso luogo dove nel recente passato sono terminate tre tappe del Giro riservato ai professionisti. Nell’occasione l’ascesa finale sarà intitolata ad Alfonsina Strada, la ciclista emiliana che corse tra il 1907 e il 1936 e nel 1924 presa parte, unica donna, al Giro d’Italia maschile: la ricorderà un’opera realizzata dallo street artist toscano Dela Vega e che sarà installata presso il punto culminante della strada asfaltata
del Blockhaus, a 2068 metri du quota, luogo dove nel 1967 era terminata la prima tappa del Giro arrivata lassù, vinta dal “cannibale” Eddy Merckx.

Mario Prato

Liane Lippert vince la sesta tappa del Giro dItalia femminile (Getty Images)

Liane Lippert vince la sesta tappa del Giro d'Italia femminile (Getty Images)

PHILIPSEN BIS AL TOUR, SECONDA VITTORIA IN VOLATA PER IL BELGA

luglio 12, 2024 by Redazione  
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Jasper Philipsen vince in volata l’arrivo a Pau al Tour de France 2024, questa volta il belga parte lungo e fa tuto da solo dimostrando una gamba superiore a tutti i diretti avversari, seondo chiude, ancora, Wout Van Aert (Visma|Lease a Bike), terzo invece Pascal Ackermann (Israel – Premier Tech), la maglia verde Biniam Girmay (Intermarché – Wanty) si accontenta del quarto posto.

Il Tour de France registra l’assenza di Primož Roglič (Red Bull-Bora-Hansgrohe), lo sloveno non parte dopo la caduta di ieri, chi invece parte forte subito dopo il via è Mathieu van der Poel (Alpecin-Deceuninck) che riesce a portar via la fuga di giornata con un gruppetto di ben 23 uomini: Jan Tratnik (Team Visma | Lease A Bike), Adam Yates (UAE Team Emirates), Michał Kwiatkowski (INEOS Grenadiers), Julien Bernard (Lidl-Trek), Toms Skujiņš (Lidl-Trek), Matej Mohorič (Bahrain Victorious), Kevin Geniets (Groupama-FDJ), Romain Grégoire (Groupama-FDJ), Mathieu Van Der Poel (Alpecin-Deceuninck), Axel Laurance (Alpecin-Deceuninck), Rui Costa (EF Education EasyPost), Neilson Powless (EF Education EasyPost), Marijn Van Den Berg (EF Education EasyPost), Arnaud De Lie (Lotto Dstny), Cedric Beullens (Lotto Dstny), Brent Van Moer (Lotto Dstny), Jakob Fuglsang (Israel Premier Tech), Hugo Houle (Israel Premier Tech), Oier Lazkano (Movistar Team), Frank Van Den Broek (Team dsm-firmenich PostNL), Davide Ballerini (Astana Qazaqstan Team), Magnus Cort (Uno-X Mobility), Jonas Abrahamsen (Uno-X Mobility) e Mathieu Burgaudeau (TotalEnergies) che però poco dopo si stacca. Il gruppo lascia fare, in testa al plotone si portano inizialmente sia la Jayco-AlUla sia la Visma|Lease a Bike per cercare di organizzare l’inseguimento. In un tratto in rettilineo con vento laterale Wout van Aert (Visma|Lease a Bike), con una grande gamba, allunga e spezza il gruppo, il belga si porta dietro un gruppetto con dentro anche la maglia gialla Tadej Pogačar (UAE Team Emirates) e Jonas Vingegaard (Team Visma | Lease A Bike) riuscendo ad avere circa una ventina di secondi di vangtaggio sul resto del gruppo, dietro sono gli Ineos Grenadiers a dover chiudere. Il vento intanto cala di intensità ed il gruppo va a ricompattarsi. Da segnalare il ritiro in questo frangente di  Juan Ayuso (UAE Team Emirates) a causa, probabilmente di positività al Covid. Il drappello di testa nonostante la sfuriata del gruppo riesce a conservare un vantaggio di poco superiore al minuto, la presenza di Adam Yates fa si che il vantaggio non dilaghi, invece di procedere di comune accordo Magnus Cort prova un allungo a cui si accodano Michal Kwiatkowski, Julien Bernard e Romain Grégoire, i quattro riescono ad avvantaggiarsi di un minuto sugli ex compagni di fuga che intanto vengo assorbiti dal gruppo. Nel tratto di tappa con qualche salita non segnalata come GPM i più attivo sono Rasmus Tiller e Jonas Abrahamsen, ci provano anche Campenaerts, Healy e Van Gils, poco dopo allungano Richard Carapaz (EF Education – EasyPost) e Tobias Halland Johannessen (Uno-X Mobility). I due sono io soli a riuscire a guadagnare qualche secondo e rimanere in testa alla corsa ma il gruppo li riprende grazie al loro delle squadre dei velocisti, soprattutto Alpecin – Deceuninck e Lotto Dstny vanno a chiudere. Nei chilometri conclusivi è la Visma | Lease a Bike a fare la voce grossa pilotando ad altissima velocità il gruppo, si entra nel rettilineo di arrivo dove una caduta, innescata da una manovra scellerata di Van Gils coinvolge Amaury Capiot (Arkéa-B&B Hotels), Axel Zingle (Cofidis) e Cees Bol (Astana Qazaqstan) che hanno la peggio, mentre De Lie rimane in piedi ma è tagliato fuori dalla volata. In testa questa volta è Laporte a lanciare al meglio Wout Van Aert che non parte nel momento giusto e si fa anticipare da Jasper Philipsen, il belga questa volta fa tutto da solo e con una volata lunghissima vince per la seconda volta, dietro di lui proprio Wout Van Aert ennesima volta secondo, una maledizione che incombe ancora sul belga, terzo, sempre più in crescita Pascal Ackermann (Israel – Premier Tech), quarto invece Biniam Girmay (Intermarché – Wanty). Domani cambierà lo scenario grazie all’arrivo in salita di Pla d’Adet affare per gli uomini di classifica che vogliono vincere il Tour de France.

Antonio Scarfone

Jasper Philipsen (Alpecin - Deceuninck) è bis a Pau (Photo credit: Getty Images)

Jasper Philipsen (Alpecin - Deceuninck) è bis a Pau (Photo credit: Getty Images)

GIRO D’ITALIA WOMEN: LOTTE KOPECKY INSIDIA LA MAGLIA ROSA DELLA LONGO BORGHINI

luglio 12, 2024 by Redazione  
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Con il successo e i relativi abbuoni nella quinta tappa nel Giro d’Italia Women la Campionessa del Mondo Lotte Kopecky si avvicina pericolosamente alla leadership di Elisa Longo Borghini. Podio di giornata anche per Chiara Consonni e Arlenis Sierra.

La conclusione in volata della Frontone-Foligno ha premiato la Campionessa del Mondo Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime). La maglia rossa – la belga è la leader della classifica a punti – dopo due secondi posti centra finalmente la vittoria davanti a Chiara Consonni (UAE Team ADQ) e Arlenis Sierra (Movistar Team). La maglia rosa Elisa Longo Borghini (Lidl – Trek) non ha preso parte alla volata e ha chiuso diciottesima, ma ha comunque mantenuto la leadership in classifica generale, anche se per soli 3”. Infatti, il primo posto odierno ha fruttato alla Kopecky 10” preziosissimi secondi d’abbuono.
Alle spalle delle tre cicliste citate la topten di questa quinta tappa è completata da Kathrin Schweinberger (CERATIZIT-WNT Pro Cycling Team), Barbara Guarischi (Team SD Worx – Protime), Vittoria Guazzini (FDJ – SUEZ), Ruby Roseman-Gannon (Liv AlUla Jayco), Martina Alzini (Cofidis Women Team) e Laura Tomasi (Laboral Kutxa – Fundación Euskadi).
Non aveva certo bisogno del successo odierno per dimostrarlo, ma la Kopecky è ogni tappa che passa un’avversaria molto pericolosa per la Borghini, dalla quale è divisa dall’inezia di 3” alla vigilia di un trittico decisivo, dove le favorite per la vittoria finale si dovranno affrontare a viso aperto fino a domenica prossima.
Ora la classifica vede, dietro alle due “primedonne” di questo Giro d’Italia Women, Cecilie Uttrup Ludwig (FDJ – Suez) a 38″, Juliette Labous (Team dsm-firmenich PostNL) a 49″, Kimberley (Le Court) Pienaar (AG Insurance – Soudal Team) a 51″, Antonia Niedermaier (Canyon//SRAM Racing) a 1′06″, Niamh Fisher-Black (Team SD Worx – Protime) a 1′07″, Mavi García (Liv AlUla Jayco) a 1′33″, Katrine Aalerud (Uno-X Mobility) e Pauliena Rooijakkers (Fenix-Deceuninck) a 1′34″, Gaia Realini (Lidl – Trek) a a 1′44″, un gradino fuori dalla topten.
Al termine della sua prima vittoria in questa edizione del Giro Lotte Kopecky ha così commentato “Ho sfiorato il successo tante volte da inizio Giro e finalmente ce l’ho fatta. Ci tengo a ringraziare il mio team che mi ha posizionato alla perfezione nel finale. Le prossime frazioni saranno complicate, vedremo come riuscirò ad andare Devo ringraziare il mio team che ha controllato la corsa tutto il giorno. Nel finale Elena Cecchini e Barbara Guarischi mi hanno pilotato alla perfezione per raggiungere questo successo che era il mio grande obiettivo fin da inizio Giro. Sono a 3 secondi dalla Maglia Rosa ma credo che il Blockhaus sia un ostacolo troppo grande per me. Corro senza lo stress della classifica generale vedendo come evolverà la situazione giorno dopo giorno”.
Numeri alla mano e visto lo sviluppo preso fin dalle prime pedalate della corsa oggi, Elisa Longo Borghini non rischiava di perdere la maglia, ma quei soli 3” non sono un gruzzoletto che può far stare tranquilli. Queste sono state le sue parole dopo l’arrivo: “Oggi è stata una buona tappa nella quale ho cercato di salvare la gamba in vista del prossimo trittico che sarà decisivo per la classifica generale. Lotte Kopecky si è avvicinata ma per me cambia poco perchè nei prossimi giorni i distacchi saranno molto più rilevanti. La tappa di domani mi piace molto e voglio fare bene”.
La sfida tra queste due atlete è stata lanciata e ora si prospetta un finale da fuochi artificiali,
Ora si disputerà la San Benedetto del Tronto-Chieti di 154 Km, caratterizzata da un susseguirsi di colline senza neanche un tratto di pianura. I momenti più impegnativi si avranno lungo la salita finale verso Chieti, 6.5 Km al 4.2% con la prima metà al 7.9% e uno ripido strappo al 19%

Mario Prato

Lotte Kopecky si impone a Foligno (Getty Images)

Lotte Kopecky si impone a Foligno (Getty Images)

GIRMAY CENTRA UN TERNO AL LOT. TERZA VITTORIA PER L’ERITREO AL TOUR 2024

luglio 11, 2024 by Redazione  
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A Villeneuve-sur-Lot su un arrivo in leggera salita, ottimo per le sue caratteristiche, Biniam Girmay (Team Intermarchè Wanty) vince con una volata bruciante davanti a Wout van Aert (Team Visma Lease a Bike) ed Arnaud Démare (Team Arkea B&B Hotels), successivamente retrocesso. Primoz Roglic (Team BORA Hansgrohe) cade a 12 km dalla conclusione e perde più di 2 minuti

Sono quasi 204 i km da Aurillac a Villeneuve-sur-Lot per la dodicesima tappa del Tour 2024. Continua la marcia del gruppo verso il sud ovest della Francia, ovvero verso i Pirenei che in questo fine settimana saranno grandi protagonisti. Se dopo la tappa di ieri la maglia gialla Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) inizia a temere Jonas Vingegaard (Team Visma Lease a Bike), vedremo se al termine della tappa odierna la maglia verde Biniam Girmay (Team Intermarchè Wanty) dovrà guardarsi dalla rimonta di Jasper Philipsen (Team Alpecin Deceuninck). Sulla carta è una nuova possibilità per le ruote veloci visto che il percorso è complessivamente pianeggiante. La presenza di tre facili gpm di quarta categoria posti nella parte centrale non dovrebbe impensierire più di tanto i velocisti. Alla partenza da Aurillac non si presentava Michael Morkov (Team Astana Kazakstan), vittima del Covid, è così Mark Cavendish perdeva il suo migliore apripista per la volata. Dopo un paio di km dalla partenza si avvantaggiavano di una ventina di secondi Kevin Geniets (Team Groupama FDJ) e Thomas Gachignard (Team TotalEnergies). I due ciclisti francesi venivano raggiunti da Louis Meintjes (Team Intermarchè Wanty) ma il gruppo non concedeva troppo spazio e rientrava sul terzetto di testa dopo un paio di km. Una caduta a centro gruppo rallentava Tadej Pogacar che era costretto a mettere il piede a terra ma il ciclista sloveno rientrava rapidamente dopo che un compagno di squadra lo aveva atteso. Alla fine la fuga di giornata si concretizzava grazie all’azione di Jonas Abrahamsen (Team Uno X Mobility), Anthony Turgis (Team TotalEnergies), Quentin Pacher e Valentin Madouas (Team Groupama FDJ). Dopo 60 km i quattro battistrada avevano 3 minuti di vantaggio sul gruppo maglia gialla tirato dagli uomini del team Alpecin Deceuninck. Abrahamsen vinceva i tre gpm di tappa, nell’ordine la Côte d’Autoire posta al km 62.8, la Côte de Rocamadour posta al km 84.3 e la Côte de Montcléra posta al km 135.5, mentre Turgis si aggiudicava l’unico traguardo volante di Gourdon posto al km 110. Durante lo svolgimento della tappa si segnalavano anche i ritiri di Fabio Jakobsen (Team DSM Firmenich PostNL) e di Pello Bilbao (Team Bahrain Victorious). La fuga veniva ripresa a 42 km dalla conclusione. A 12 km dalla conclusione una caduta in mezzo al gruppo coinvolgeva tra gli altri Primoz Roglic (Team BORA Hansgrohe) che al traguardo sarebbe arrivato dolorante con oltre 2 minuti di ritardo. Nella volata finale, in leggera pendenza al 2-3 %, Biniam Girmay sceglieva alla perfezione i tempi della sua progressione e batteva di mezza ruota Wout Van Aert (Team Visma Lease a Bike) mentre terzo era tedesco Pascal Ackermann (Israel – Premier Tech), terzo dopo la retrocessione di Arnaud Démare (Team Arkea B&B Hotels). Chiudevano la top five Jasper Philipsen (Alpecin – Deceuninck) in quarta posizione e Arnaud De Lie (Lotto Dstny) in quinta posizione. Per Girmay è la terza vittoria di tappa aTour 2024 e l’eritreo vede sempre più sua la maglia verde. In classifica generale resta tutto invariato nelle prime tre posizioni con Tadej Pogacar in maglia gialla davanti a Jonas Vingegaard (Team Visma Lease a Bike) e Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step). Domani è in programma la tredicesima tappa da Agen a Pau do 165.3 km. Ancora protagonista la vallonata pianura francese con due gpm di quarta categoria posti negli ultimi 30 km che potrebbero riservare qualche sorpresa, estromettendo dal probabile sprint finale i velocisti meno resistenti.

Antonio Scarfone

Biniam Girmay vince a Villeneuve-sur-Lot (foto: Getty Images)

Biniam Girmay vince a Villeneuve-sur-Lot (foto: Getty Images)

A URBINO VINCE LA EMOND, LONGO BORGHINI ANCORA IN ROSA

luglio 11, 2024 by Redazione  
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La quarta tappa del Giro d’Italia Women è andata a Clara Emond. Al secondo e terzo posto si sono classificate rispettivamente Soraya Paladin e Cecilie Uttrup Ludwig. Longo Borghini lotta con la Kopecky e mantiene la maglia rosa.

La Imola-Urbino, quarta tappa del Giro d’Italia Women, ha visto la prima vittoria in carriera della ventisettenne Clara Emond (EF Education – Cannondale). La canadese, andata in fuga con altre 4 “colleghe”, è partita sulla salita di San Marino, a più di 50 km dall’arrivo e non è stata più ripresa, nonostate l’inseguimento – partito in ritardo – di atlete del calibro di Kimberley (Le Court) Pienaar (AG Insurance – Soudal Team) e di Cecilie Uttrup Ludwig (FDJ – Suez). Quest’ultima sullo strappo finale in pavè provava un ultimo attacco assieme alla trevigiana Soraya Paladin (Canyon//SRAM Racing), che si piazzava seconda con 17″ di ritardo dalla Emond, alla sua prima vittoria da professionista. La canadese così ha commentato: “E’ la prima vittoria della mia carriera e ottenerla al Giro è un’emozione speciale. La Corsa Rosa per me e per il team non era iniziata benissimo e questo successo ci darà una grande spinta dal punto di vista del morale. Spero che possa essere una svolta nella mia carriera”.
La Maglia Rosa Elisa Longo Borghini (Lidl – Trek), oggi ottava al traguardo dopo aver “duellato” con Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime), ha conservato la leadership con 13″ di vantaggio sulla belga: “Era una tappa in cui pensavo potesse arrivare la fuga e così è stato. Sono contenta per Clara, è sempre bello vedere quando il coraggio viene premiato. Nel finale io e Lotte ci siamo sfidate a viso aperto, quasi come fosse una rivincita delle Strade Bianche, e sono contenta di esserle finita davanti. Non vuol dire nulla per la classifica generale ma dà morale”.
Da segnalare, infine, che grazie all’attacco nel finale, la Ludwig ha guadagnato sei posizione in classifica ed è risalita fino al terzo posto, con 38″ di passivo dalla Longo Borghini
Oggi si disputerà l’ultima tappa facile prima dell’impegnativo trittico finale che determinerà la classifica del Giro. Si dovranno percoprrere 108 Km tra Frontone e Foligno, senza affrontare particolari insidie.

Mario Prato

Clara Emond in fuga solitaria verso Urbino (www.cyclingnews.com)

Clara Emond in fuga solitaria verso Urbino (www.cyclingnews.com)

1+1+1+1 = ZONA ZERO; IL TOUR ESPLODE ANCORA

luglio 11, 2024 by Redazione  
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Quattro leoni scappano dalla gabbia verso Le Lioran, e il massiccio centrale, punto medio del Tour, fa dà perno di una giostra che si inclina in modo imprevedibile. Pogacar attacca, Vingegaard vince, Remco resiste e Roglic ringhia.

Se fosse calcio, Pogacar sbaglia per il raddoppio un appoggio sotto porta, poi parte un contropiede e segna Vingegaard. Uno a uno e palla al centro (forse Pogacar gioca in dieci). Ma calcio non è. Se fosse tennis, Vingegaard annulla un set point e poi porta a casa perfino un bel break. Ma non è nemmeno tennis. Se fosse basket, il danese ultima un recupero tumultuoso e si porta avanti di uno all’inizio del terzo tempo. Con tutta l’inerzia della partita dalla sua. Eppure non è nemmeno basket. È ciclismo folle, esaltante, da brividi e nervi a fior di pelle.
In questo ciclismo, dispiace per gli altri. Bruciati via dallo schermo perché davanti la corsa esplode in un fuoco bianco e giallo di fosforo e zolfo che sovraespone l’immagine e lascia in vista – a stento – solo i quattro fenomeni che già guidano la classifica generale. Pogacar, Evenepoel, Vingegaard, Roglic. E di questi quattro fenomeni lo scatto del fotofinish ne immortala solo due, Pogi e Vingo, gli extraterrestri, gli unici che contano quando si assaltano l’un l’altro e il resto del mondo si dissolve in polvere, fenomeni inclusi, come già s’intuiva nelle dinamiche viste sullo sterrato.
Per capirci, stiamo parlando di una delle poche tappe rimaste over 200 km nel panorama moderno dei Grandi Giri. Niente salitone alpine, ma più di 4.000 metri da macinare su stradine tortuose, tutte a mangia e bevi, con un finale brutale che inanella un muro dietro l’altro. Ciò nonostante, si parte con un bel paio d’ore a 50 km/h di media perché il gotha dei fugaioli mondiali si è andato risparmiando in vista di oggi, e viceversa la UAE di Pogacar non ha la benché minima intenzione di lasciare spazio a chicchessia. Quando la fuga costa così cara, rischia di aver vita breve, perché il dispendio di energie è sovrumano e nel finale lo si paga. In effetti sul traguardo i fuggitivi, a dispetto della loro indubbia qualità (dallo specialista Guillaume Martin al campione olimpico Carapaz, spesso frequentatore di podi a Giro, Vuelta e Tour, e tanti altri) finiscono a quasi un quarto d’ora di distacco da primi. Ma con un’eccezione: l’irlandese “cavallo pazzo” Ben Healy sarà 17esimo di giornata, contenendo in meno di cinque minuti il ritardo da Vingegaard. Ma dobbiamo liquidare questa prestazione fenomenale in una frase, così come in una frase facciamo cenno alla meravigliosa e insensata caparbietà di Carapaz che, agli sgoccioli ormai dell’avventura di giornata, quando si avvantaggiano il compagno Healy e l’arrembante giovane spagnolo Lazkano, non demorde, tiene duro, rientra sui due, il tutto con l’unica finalità di regalare a Healy un’ultima trenata: tutto questo con l’UAE lanciata come una locomotiva mezzo minuto dietro di loro, vale a dire nella futilità più assoluta. Correre comunque, correre alla grande, anche se non serve a niente e nessuno se ne ricorderà oltre le due righe in cronaca. Questo resta agli altri, a tutti gli altri.
Perché Pogacar ha messo la squadra a pestare duro, perché il peloton ormai conta meno uomini che la top ten in classifica generale, perché all’ultimo km del Puy Mary Pas de Peyrol, uno di quei nomi di valico impastati da ASO che suona più che altro come una bestemmia, ecco che Adam Yates, assistman di Pogi oggi, dà tutto, spreme le gambe sul 15%, e poi, bam!, scatta Pogacar, scatta forte, fa subito malissimo a tutti senza eccezioni, Vingegaard guarda gli altri, Roglic fa la mossa, tira un po’, ma niente ci vogliono proprio le gambe dell’unico altro extraterrestre o niente, e allora il danese apre gas, attacca pure lui, arranca ma c’è poco da fare, il distacco metro a metro si dilata, e infine sul falsopiano finale, come se fossimo in cima alla Redoute (ma una Redoute lunga due volte tanto), i metri non sono più decine ma centinaia, si parla di mezzo minuto, e tutti quanti già inseguono uno ad uno. Fuori quadro. Non ci sono moto o elicotteri per tutto e tutti. Pogacar. Vingegaard. Roglic. Evenepoel.
Vingegaard tentenna in discesa e Rogla lo salva, lo riprende e gli traccia le linee, brevissima alleanza cruciale. Remco appena c’è una miseria, uno straccio di pianura, innesta il suo passo speciale e irrompe in coda al duo, trascinando con sé qualche resto di top ten che occhieggia da dietro nelle vesti del bravo discesista Carlos Rodríguez, di un eccellente Ciccone. Loro due i primi degli umani, a loro modo, scortati dai gregari di lusso dei primi Almeida, Yates o l’inossidabile Mikel Landa.
Ma la pianura è un fazzoletto e subito si risale verso il Perthus. Pogacar sembra opaco, chiede qualcosa all’ammiraglia, sospetta anche lui dei tubeless come già Remco a crono, o forse ha bisogno di rifocillarsi, ma la solitudine del primato è tremenda. Non ci sono i puntuali ometti del team a rifornirlo di beveroni a scansioni regolari come li ebbe Froome dopo il Finestre: la UAE è un superteam ma in certe cose continua a somigliare alla vecchia Lampre più che alla vecchia Sky.
Vingegaard ricambia il favore e in salita tira lui, pure abbastanza regolare, non giochicchia né scatta. Ma arriva il momento in cui fiuta il sangue di un Pogacar che si dissangua di vaga stanchezza, e in quel momento innesca una progressione assolutamente devastante. Di nuovo, uno ad uno. E presto due a due.
Pogacar è ripreso. Extraterrestri in testa. Fenomeni a inseguire, Remco e Rogla. Poi niente, poi niente, poi ancora niente. Poi i grandi ciclisti polverizzati dal superciclismo.
I valori espressi da Vingegaard nei dodici minuti del Perthus in cui riprende Pogacar corrispondono ai massimi assoluti mai toccati dal ciclismo di ogni tempo. 1900 di VAM. 6,9 watt/kg. Evidentemente, la forma è tornata.
Il duo di testa si alterna con cambi regolari. Sprint tiratissimo al Gpm. La spunta Pogi per un’incollatura. Ancora (brevi) discese ardite, ancora (brevissime) risalite. Tensione più appicciosa del sudore, fatica e dolore. Cambi regolari, prudenza, ma nessuna strategia: Pogacar potrebbe facilmente rifiutarsi di prendere la testa, e lasciare così a Vingegaard la scelta fra tirare e veder sprecati i propri sforzi pregressi a fronte di un potenziale rientro da parte di Remco e Rogla, già espulsi dai picchi di velocità ascensionale ma solidissimi sulla tenuta e in avvicinamento ad ogni incertezza davanti. Tuttavia Pogacar non esita mai. Tornano in mente le immagini di Boonen contro Cancellara al Fiandre, ancora ai tempi del Kapelmuur e del Bosberg, il terreno prediletto del belga, i muri su cui accelerare con brutalità in cui sembrava inevitabile che a prevalere dovesse essere l’esplosività del più grande ciclista da pavé di tutti i tempi, e quando ancora lo svizzero era un punto interrogativo in queste gare. Ma nella fuga a due, col passare dei km, subentra la certezza che Cancellara ne abbia di più: Boonen si potrebbe mettere a ruota più che legittimamente, forte del proprio spunto veloce, ma non ci pensa neppure. Cambi regolari anche se vuol dire avviarsi al macello, come puntualmente avviene. Qui Tadej è su un terreno che per lui dovrebbe essere il più consono in assoluto. Un incrocio fra Lombardia e Liegi, le gare in linea nelle quali è il dominatore incontrastato. Il passo, la potenza, l’esplosività. Ma le energie vengono meno. Gli equilibri dell’universo si sono spostati impalpabilmente ma implacabilmente e chi a stento teneva le ruote ora a più energia nelle gambe. Pogacar, però, si nega a risparmiarsi. E puntualmente va a giocarsi da favoritissimo la volata, per puntualmente perderla, “scioltosi il nodo delle ginocchia” come recitano i versi dell’epica greca, non può spingere in piedi sui pedali allo sprint, si alza, si risiede, si rialza, si risiede, è sconfitto.
Dietro Roglic casca all’ultima curva dell’ultima discesa, ma la regola dei 3 km neutralizzati, inspiegabilmente indicata da regolamento per la tappa odierna, lo salva. I quattro arrivano in 2-1-1, ma sull’ordine d’arrivo saranno due coppie. Vingegaard-Pogacar. Evenepoel-Roglic.
Il Tour è ancora una volta nuclearizzato. Vingo guadagna un secondo, solo un secondo, nel gioco degli abbuoni vari, ma lo scossone è brutale. Pogacar avrebbe dovuto guadagnare e ha fatto di tutto per riuscirci. Senza esito. L’inerzia della gara precipita a favore di Vingegaard in modo assolutamente folle. Sul Pas de Peyrol Pogacar ha staccato Vingegaard con maggior nettezza ancora che sul Galibier. Ma Vingegaard è tornato con forza ancor maggiore. Sulla carta le tappe che ci attendono, anzi la settimana che ci attende, è molto favorevole al danese. Gli sterrati e il massiccio centrale sarebbero dovuti essere molto favorevoli a Pogacar e si sono tradotti in moltissimo frastuono per un nulla in classifica. Dunque da ora prevarrà con nettezza Vingegaard? O viceversa altre sorprese ci attendono, con un’inversione di ruoli? I due gemelli diversi come in ogni caccia mortale, preda e predatore, detective e serial killer, divengono l’uno il doppio dell’altro, s’immedesimano e rispecchiano: ho allenato espressamente gli strappi dice Vingegaard; ho allenato espressamente le salite lunghe, dice Pogacar. Quel che è sicuro è che in ogni fondamentale, a prescindere dalla loro condizione, sono su un pianeta a parte, con Remco e Roglic unici a poterli sfiorare o a fatica sfidare. Di Pogacar sappiamo con certezza assoluta che ha corso il Giro, seppur con le tabelle d’allenamento in mano. Di Vingegaard sappiamo che è finito in ospedale, anche se dubbi crescenti e legittimi si addensano sull’effettiva natura e gravità delle lesioni dichiarate, stante comunque l’indiscutibile bruttezza dell’incidente. Certamente entrambi non dovrebbero essere al picco teorico e assoluto del proprio potenziale – altrettanto certamente vi sono arrivati molto vicini. Per ora. Certamente entrambi si sono spremuti alla morte in questa prima metà di Tour (e ben più dei loro rivali vicini e lontani): mentre Evenepoel ridacchiava sui rulli il gilet gelato facendo cooling down, Pogacar era piegato in due sulla bici statica, la faccia nera di polvere, come un minatore estratto dopo settimane da un crollo nelle profondità della terra; Vingegaard pure stentava a tenere il capo dritto davanti al microfono, bianco, emaciato, grondante sudore a fiotti, come un marinaio estratto dagli abissi dopo lo sprofondamento di un sottomarino atomico.
Tutto è (ancora) possibile? Proprio tutto? Quanto tutto? Ci resta mezzo Tour per scoprirlo. Intanto si riparte da 1+1+1+1 = ZERO. Il tutto, il niente, il mistero, un cerchio che si chiude, un varco che si apre.

Gabriele Bugada

Vingegaard e Pogačar a un passo dal traguardo di Le Lioran (foto Dario Belingheri/Getty Images)

Vingegaard e Pogačar a un passo dal traguardo di Le Lioran (foto Dario Belingheri/Getty Images)

NIAMH FISHER-BLACK PRIMA A TOANO, LONGO BORGHINI ANCORA IN ROSA

luglio 9, 2024 by Redazione  
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Il primo arrivo in salita del Giro d’Italia Women 2024 ha visto il successo della neozelandese Niamh Fisher-Black; seconda con leggero distacco la compagna di squadra Lotte Kopecky davanti a Juliette Labous e Elisa Longo Borghini, che conserva la maglia Rosa.

La terza tappa del Giro Women da Sabbioneta a Toano era il primo vero banco di prova per le aspiranti alla vittoria finale, che non si sono tirate indietro. Si è ridisegnate in parte la classifica generale, che vede sempre al comando Elisa Longo Borghini (Lidl-Trek) oggi quarta a sei secondi dalla vincitrice, la neozelandese Niamh Fisher-Black (Team SD Worx – Protime). Insieme alla campionessa italiana sono arrivate, precedendola sul traguardo, Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime) e Juliette Labous (Team DSM-Firmenich PostNL).
Con la vittoria di oggi la Fisher-Black porta per la prima volta nella storia del Giro la bandiera neozelandese alla vittoria. Non era mai successo fino a oggi che un’atleta del paese australe si imponesse in una tappa e lo ha fatto rispondendo all’attacco di Mavi Garcia (Liv AlUla Jayco) ai meno 2, per poi lasciare la compagna di strada nel tratto più duro andando a centrare il successo. Il secondo posto della campionessa del mondo Lotte Kopecky, nuova maglia rossa della classifica a punti, sancisce il successo odierno del Team SD Worx – Protime.
La nuova classifica generale vede sempre, come già detto, al comando la Longo Borghini sulla Kopecky (a 13″) e sulla Labous (a 25″) risalite rispettivamente al secondo e terzo posto scavando un piccolo solco sulla maglia bianca Antonia Niedermayer (Canyon//SRAM Racing, a 59″) e sulla vincitrice di giornata e nuova maglia azzurra dei GPM Fisher-Black (a 1′00″). Seguono la Garcia a 1’26”), Katrine Aalerud (Uno-X Mobility) e Pauliena Rooijakkers (Fenix-Deceuninck) a 1′27″, Cecilie Uttrup Ludwig (FDJ – SUEZ) a 1′30″ e Kimberley (Le Court) Pienaar (AG Insurance – Soudal Team) a 1′31″.
Al termine della prova la Fisher-Black si è così espressa: “Questo successo è la ciliegina sulla torta dopo un anno non facilissimo. Mi sentivo bene nelle settimane precedenti al Giro e il risultato di oggi è il frutto di ciò che ho seminato in allenamento. Il risultato del team è eccellente e ci dà grande morale. E’ la più bella vittoria della mia carriera! Sono arrivata al Giro in buona forma ma sicuramente un risultato del genere dà una svolta positiva anche per il morale. Nel finale io e Lotte abbiamo studiato le avversarie e abbiamo deciso che toccava a me anticipare. Ho colto l’attimo giusto ed è andata bene. La Maglia Azzurra è un bel traguardo ma non è il mio obiettivo principale. Mi piace puntare in alto”.
Lotte Kopecky ha aggiunto: “Il secondo posto di oggi è molto più dolce rispetto a quello di ieri. Sono contentissima per Niamh, perchè da sempre la incito a credere in sè stessa e sono convinta che questo successo la proietterà in un’altra dimensione. Per quanto mi riguarda, continuerò a cercare la vittoria di tappa, ci sono tante occasioni da qui a L’Aquila”.
La maglia rosa Elisa Longo Borghini ha, invece, così commentato la sua gara: “La tappa è andata come me l’aspettavo. Non era una salita da distacchi folli ma il caldo l’ha resa molto dura. Avevo timore di questa frazione perchè nelle corse a tappe soffro sempre il terzo giorno ma oggi è andato tutto liscio. Lotte Kopecky sta andando forte su ogni terreno ma sia io che Gaia Realini stiamo molto bene e restiamo fiduciose”.
Domani la quarta tappa potrebbe influire nuovamente sulla classifica. La Imola-Urbino di 134 Km presenta una seconda parte appenninica con tre ascese, la prima a San Marino, concentrate negli ultimi 50 km. L’ultimissimo tratto si disputerà nel centro storico di Urbino con strade in pavè e pendenze che raggiungono il 14%.

Mario Prato

Niamh FIsher-Black vince a Toano (Getty Images)

Niamh FIsher-Black vince a Toano (Getty Images)

FINALMENTE PHILIPSEN, ALPECIN PERFETTA NELLA VOLATA, PRIMA VITTORIA PER IL BELGA

luglio 9, 2024 by Redazione  
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La decima tappa del Tour de France 2024 sorride a Japser Philipsen (Alpecin – Deceuninck) il velocista belga vince nettamente la volata odierna grazie soprattutto ud una squadra perfetta con l’ultimo uomo Mathieu Van Der Poel che lancia il proprio compagno di squadra in modo impeccabile, secondo Biniam Girmay (Intermarché – Wanty), terzo Pascal Ackermann (Israel – Premier Tech).Nulla cambia in classifica generale, Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) in maglia gialla.

La decima tappa del Tour de France 2024 da Orléans a Saint-Amand-Montrond con i suoi 187,3 chilometri verrà ricordata sostanzialmente per due motivi diversi, uno negativo per essere stata la tappa più soporifera degli ultimi dieci anni della Grande Boucle, l’altro positivo perchè ha visto il ritorno alla vittoria del dominatore delle tappe in volata dello scorso anno ovvero Jasper Philipsen (Alpecin – Deceuninck). In partenza le squadre sono appallate a centro strada e nessuno tenta di portar via la fuga se non, quasi per caso Kobe Goossens (Intermarché-Wanty), seguito da Harm Vanhoucke e Maxim Van Gils (Lotto Dstny) provano un allungo, Van Gils si rialza subito, mentre la coppia con Valentin Madouas e Kevin Geniets (Groupama-FDJ) provano a farsi sotto ma si rialzano anche loro. La coppia di testa prosegue così fino al traguardo volante, dove di fatto tolgono punti sia alla maglia verde, a cui va bene così, sia a Jasper Philipsen che va a prendersi il terzo posto. Il gruppo subito dopo lo speciale traguardo volante riprende la “fuga” e torna compatto. L’unica speranza di vedere la tappa accendersi è nel vento che nella parte finale, ai meno 22 dall’arrivo soffia laterale da destra verso sinistra, ma appena il gruppo arriva nel lungo rettilineo che può creare ventagli anche il vento è debole. la corsa si infiamma soltanto ai meno 10 dalla conclusione quando, anche grazie ad un leggero tratto di strada in discesa, si viaggia a sopra gli 80Km/h. Le squadre dei velocisti si portano in testa, quelle degli uomini di clasifica anche, l’attenzione è massima con ancje la maglia gialla Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) davanti al gruppo per evitare rischi. Si aspetta soltanto la volata dove l’Alpecin torna a fare l’Alpecin, il campione del mondo Mathieu Van Der Poel ritorna a fare ciò che meglio gli è riuscito lo scarso anno, ovvero proteggere, condurre, e lanciare la meglio il compagno di squadra Jasper Philipsen ed ecco che la volata è affere del belga. Imprendibile per tutti, vittoria netta con la resa di Biniam Girmay (Intermarché – Wanty) secondo mentre terzo chiude Pascal Ackermann (Israel – Premier Tech). I due maggiori pretendenti alla maglia verde del Tour de France 2024 sono adesso distanziati da 74 punti con l’eritreo che è al comando sul belga. Domani torna a salire con la tappa da Évaux-les-Bains a Le Lioran, ben sei GPM con l’unico di prima categoria nei trenta chilometri finali, seguirà uno di seconda e successivamente uno di terza. Frazione da possibile fuga con gli uomini di classifica che potrebbero stuzzicarsi nel finale.

Antonio Scarfone

Jasper Philipsen (Alpecin - Deceuninck) esulta a Saint-Amand-Montrond (Photo Credit: Getty Images)

Jasper Philipsen (Alpecin - Deceuninck) esulta a Saint-Amand-Montrond (Photo Credit: Getty Images)

GIRO D’ITALIA WOMEN: A CHIARA CONSONNI LA SECONDA TAPPA

luglio 9, 2024 by Redazione  
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Chiara Consonni si è aggiudicata la seconda tappa del Giro d’Italia Women. Lo ha fatto imponendosi in volata a Volta Mantovana su Lotte Kopecky ed Elisa Balsamo. Elisa Longo Borghini ancora in Maglia Rosa

“E’ stata una vittoria molto complicata perchè la fuga ci ha dato del filo da torcere. Fortunatamente avevamo visionato il finale al primo passaggio, e ho capito che per vincere dovevo essere più avanti possibile all’ultimo km. E’ stato un gran duello con Lotte Kopecky, vincerlo è stato magnifico”. Sono state queste le prime parole di una raggiante Chiara Consonni (UAE Team ADQ) dopo essersi messa alle spalle Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime), Elisa Balsamo (Lidl – Trek), Arlenis Sierra (Movistar Team), Mylène de Zoete (CERATIZIT-WNT Pro Cycling Team), Kimberley (Le Court) Pienaar (AG Insurance – Soudal Team), Silvia Zanardi (Human Powered Health), Letizia Borghesi (EF Education-Cannondale), la maglia rosa Elisa Longo Borghini (Lidl – Trek) e Kathrin Schweinberger (CERATIZIT-WNT Pro Cycling Team), tutte con lo stesso tempo della vincitrice, così come le altre componenti del primo troncone del gruppo di ragazze impegnate nella corsa rosa a loro dedicata.
Sulla carta la tappa odierna era “affare” per velociste, come poi in realtà è stato. Bisogna però dire che Ana Vitória Magalhães, brasiliana della Bepink – Bongioanni, ha fatto di tutto per far sì che le ruote veloci rimanessero con un palmo di naso. La sua azione tutt’altro che velleitaria è terminata solo ai meno 2, quando le squadre delle velociste hanno dovuto produrre il massimo sforzo per chiudere sulla battistrada. Alla coraggiosa Magalhães rimane, però, la soddisfazione di andare ad indossare la prima maglia zzzurra dei GPM
Chiara Consonni, alla terza vittoria in tre edizioni, ha così commentato la sua vittoria: “E’ una vittoria molto importante, sia per la qualità delle atlete che mi sono lasciata alle spalle che per lo sviluppo della tappa. Sapevamo che era un percorso adatto alle fughe, e il gruppo ha lasciato fare, tanto che le atlete in testa hanno guadagnato fino a oltre 6′. La squadra ha fatto un grandissimo lavoro per rientrare sulla battistrada, voglio ringraziare tutte le mie compagne. Ho un grande obiettivo, la prova su pista a Parigi, e questo successo mi motiverà ancora di più”.
La classifica generale non ha visto movimenti nelle prime tre posizioni. La maglia rosa è sempre indossata dalla Longo Borghini, che ha così commentato il suo primo giorno in rosa: “Vestire la Maglia Rosa in gara è speciale. Molte atlete sono venute a congratularsi, e in strada ho visto tanti cartelli che mi incitavano. Ad un certo punto ho avuto timore di perderla, perchè la fuga aveva preso tanto vantaggio, ma la situazione è tornata tranquilla nel finale. Domani sarà una giornata importante, anche se non credo che la salita farà troppe differenze tra le big”. Sul podio provvisorio ci sono sempre Grace Brown (FDJ-Suez) a 1″ e Brodie Chapman (Lidl – Trek) a 13″. Segue la Kopecky con un ritardo di 19 secondi e una posizione guadagnata. Hanno invece guadagnato due posizioni rispetto alla cronometro di ieri Juliette Labous (Team dsm-firmenich PostNL), quinta a 29″, Ruth Edwards (Human Powered Health), sesta a 30″, Cédrine Kerbaol (CERATIZIT-WNT Pro Cycling Team), settima a 38″, Loes Adegeest (FDJ – SUEZ), ottava con il medesimo ritardo, Katrine Aalerud (Uno-X Mobility), nona a 45″ e Franziska Koch (Team dsm-firmenich PostNL), decima a 47″.
Oggi questa classifica potrebbe almeno parzialmente venire ridisegnata essendo previsto il primo arrivo in salita al termine della Sabbioneta – Toano di 113 Km, con gli ultimi 12 in costante ma pedalabile salita verso il traguardo.

Mario Prato

Chiara Consonni vince allo sprint la prima tappa in linea del Giro dItalia Women (Getty Images)

Chiara Consonni vince allo sprint la prima tappa in linea del Giro d'Italia Women (Getty Images)

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