LE ORME DI SCARPONI: L’AQUILA HA DISCHIUSO LE ALI

maggio 4, 2017 by Redazione  
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Siamo arrivati agli ultimi “squilli” dell’Aquila di Filottrano che ottenne le sue ultime affermazioni nella settembre del 2013, al Gran Premio Costa degli Etruschi, e poi nella recente primavera. È storia d’appena tre settimane fa il successo di Michele Scarponi nella tappa d’apertura del Tour of the Alps, poi nel volgere di meno d’una settimana siamo passati dalla gioia per il successo dello scalatore marchigiano al dolore per la sua prematura scomparsa, che avrà ricordato a molti quella di Fausto Coppi 57 anni fa. Entrambi paragonati ad un volatile – allora un’airone, stavolta un’aquila – entrambi volati via troppo presto…. Il Giro che partirà domani da Alghero avrà modo di ricordarli entrambi, nella stessa tappa, con le “cime” a loro intitolate che s’affronteranno nel tappone dello Stelvio. Caro Michele, caro Fausto, vegliate sul nascente 100° Giro come due angeli custodi…

GP Costa degli Etruschi 2013

DOMINIO LAMPRE NELLA CLASSICA DEGLI ETRUSCHI

Grandissima gara degli uomini blu-fucsia a Donoratico con una tripletta che potrebbe essere fondamentale in vista dei mondiale. Dopo una gara molto combattuta e con diversi tentativi di fuga fin dai primi chilometri, è stato un attacco di Scarponi a due chilometri dal traguardo a risolvere la corsa.
Dopo un tentativo di 15 uomini, al quale il gruppo non ha mai lasciato molto spazio, è l’Astana ad accendere la corsa sulla salita di Torre Segaleri richiudendo sugli ultimi fuggitivi e scremando il gruppo nel quale sono rimasti, tra gli altri, Pozzato, Ulissi, Scarponi, Nibali, Basso, Sinkewitz, Caruso, Ratto, Pellizzotti, Sella.
Proprio il capitano dell’Astana ha cercato di lasciare i compagni d’avventura lungo l’ultima salita ma, braccato da Sinkewitz e Ulissi, non è riuscito a prendere un vantaggio sufficiente per andare all’arrivo.
S’è così formato un drappello di sette uomini con Pozzato, Scarponi, Nocentini e Santaromita che hanno raggiunto i primi tre. L’unità d’intenti è durata poco con la Lampre forte di tre uomini che ha cercato in ogni modo di fare sua la corsa.
Obiettivo raggiunto in modo ineccepibile visto che oltre alla vittoria di Scarponi, in solitaria dopo un attacco ai meno due, è giunta anche la seconda piazza con Pozzato e il terzo posto con Ulissi.
Dopo una stagione piena di difficoltà un’estate di gioia per la squadra di Galbusera che in vista dei mondiali può davvero fornire grosse speranze all’armata azzura!

21 settembre 2013

Andrea Mastrangelo

Tour of the Alps 2017 – 1a tappa (Kufstein – Innsbruck/Hungerburg)

SCARPONI SA COME SI FA. TAPPA E MAGLIA NELLA PRIMA TAPPA DEL TOUR OF THE ALPS

Il Tirolo, inserito da quest’anno stabilmente nel percorso dell’ex Giro del Trentino, gli dà una nuova denominazione, ovvero Tour of the Alps. Anche le tappe passano da quattro a cinque, tutte in linea, e rendono la corsa, altimetrie alla mano, adatta agli scalatori. Delle diciotto squadre ai nastri di partenza, sette sono World Tour. La prima tappa, da Kufstein a Innsbruck, è la più corta in programma con i suoi 142.3 km e, sulla carta, è anche quella più facile, poiché presenta a metà percorso due semplici GPM, anche se poi c’è la comunque non trascurabile ascesa finale verso Hungerburg. La prima fuga vedeva cinque ciclisti all’attacco: Nicola Bagioli (Nippo – Vini Fantini), Davide Ballerini (Androni Giocattoli), Eugert Zhupa (Wilier Triestina), Davide Orrico (Sangemini – MG.Kvis) e Luca Raggio, corridore della Maserati-Viris-Sisalmatchpoint che in questa occasione vestiva la maglia azzurra della formazione nazionale. Il quintetto raggiungeva un vantaggio massimo di due minuti ma il gruppo, tirato principalmente dagli uomini della Sky, non dava troppo spazio a questa azione, visto che la fuga veniva già ripresa sul primo GPM di Aschau. Si formava successivamente un nuovo tentativo di fuga grazie all’azione di Iuri Filosi (Nippo Vini Fantini), Francesco Gavazzi (Androni Sidermec) e Matthias Krizek (Tirol Cycling Team). Questa volta l’azione era più incisiva visto che Filosi, ultimo dei fuggitivi a cedere, veniva ripreso soltanto in vista della salita finale, non categorizzata come GPM, quando mancavano quasi 4 km dall’arrivo. Ne usciva un finale di tappa scoppiettante con Geraint Thomas (Sk) che dava fuoco alle polveri ai meno 3. Alla sua ruota si portavano inizialmente Michele Scarponi (Astana), Mattia Cattaneo (Androni Sidermec) e Domenico Pozzovivo (AG2R). Il lucano rilanciava l’azione e ai meno 2, su pendenze tra il 7 e l’8 %, mentre il vantaggio dei quattro di testa era di circa 10 secondi. Superato il cartello dell’ultimo chilometro Thibaut Pinot (FDJ) e Davide Formolo (Cannondale-Drapac) riuscivano a riprendere i quattro di testa. La volata ristretta vedeva vincitore Scarponi su Thomas e Pinot. Era dal 2013, precisamente dalla vittoria nel GP degli Etruschi, che Scarponi non si imponeva in una corsa, se si escludono alcune cronosquadre vinte collettivamente dall’Astana alla Vuelta a Burgos e al Giro del Trentino tra il 2015 e il 2016. Un’iniezione di fiducia per l’esperto corridore marchigiano che, libero da compiti di gregariato complice anche il forfait di Aru per una botta al ginocchio, sa ancora competere ad alti livelli. Grazie agli abbuoni Scarponi conduce in classifica generale con 4 secondi su Thomas e 6 secondi su Pinot, mentre chiudono la top five a 10 secondi Formolo e Pozzovivo. Domani la seconda tappa tra Innsbruck e Innervilgraten prevede un percorso abbastanza simile a quello di oggi, anche se un finale più nervoso, con un GPM a circa 20 km dall’arrivo e con gli ultimi chilometri in costante ascesa, potrà ancora scompaginare le carte tra i big di classifica.

17 aprile 2013

Giuseppe Scarfone

Lultima vittoria di Michele Scarponi al Tour of the Alps (foto Andrea Giorgini)

L'ultima vittoria di Michele Scarponi al Tour of the Alps (foto Andrea Giorgini)

LE ORME DI SCARPONI: IL TOUR DEL 2014

maggio 4, 2017 by Redazione  
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Scarponi non ha vinto il Tour ma almeno una manica della maglia gialla di Nibali, trionfalmente portata nell’estate del 2014 dalla britannica Sheffield ai Campi Elisi, gli spetta di diritto. Torniamo a quegli indimenticati giorni con la rilettura di due frazioni di quell’edizione del Tour de France, quella della Planche des Belles Filles che vide il ritorno dello “Squalo dello Stretto” in giallo dopo l’interregno di Gallopin e poi quella conclusiva dell’apoteosi parigini. Sempre nel ricordo di Michele

10a tappa: Mulhouse – La Planche des Belles Filles

FUORI DUE!!! E IL TOUR S’AGGRAPPA ALLA PINNA DELLO SQUALO

Tappa meravigliosa che conclude una altrettanto meravigliosa prima settimana di Tour de France. In una frazione con sette gran premi della montagna, senza un metro di pianura ed ancora una volta corsa sotto la pioggia, Contador cade in discesa e Nibali è prontissimo a riorganizzare i piani della squadra, richiamando in gruppo Westra, che si era inserito nella fuga, e mettendo la squadra davanti per evitare che Kwiatkowski potesse prendere il largo. Sulle ultime due ascese, le più dure, l’Astana prende decisamente in mano la situazione con Michele Scarponi, che fa un grosso lavoro anche dopo una spettacolare caduta in discesa.
La frazione di oggi era di difficile lettura in quanto la situazione creatasi ieri ed il tracciato previsto per oggi lasciavano aperti diversi interrogativi, soprattutto sul ruolo delle squadre in caso di possibili fughe da lontano di uomini di classifica. La risposta che ha dato la corsa è stata anche condizionata dalla caduta di Alberto Contador, che poteva essere oggi protagonista. Il tracciato, infatti, era di quelli che si addicono alle caratteristiche dello spagnolo, con diverse salite di prima categoria sin dall’inizio e le due salite finali brevi ma con pendenze terribili.
La corsa si accende subito e dopo soli tre chilometri dal via evadono Lieuwe Westra (Astana), Giovanni Visconti (Movistar), Arnaud Gérard (Bretagne – Séché), Markel Irizar (Trek), Thomas Voeckler (Europcar), Amaël Moinard (BMC) e Christophe Riblon (Ag2r La Mondiale), mentre successivamente si lanciano in contrattacco Joaquim Rodríguez (Katusha), Jan Bárta (Team NetApp – Endura) e Peter Sagan (Cannondale). Anche Jérôme Pineau (IAM) cerca di agganciare i tre contrattaccanti, ma il fallimento del suo tentativo lo costringe a desistere. Nel corso della prima salita i due gruppi si uniscono ed al comando si forma quindi un drappello di dieci atleti. La IAM, che non è riuscita ad entrare in fuga con Pineau, cerca di alzare il ritmo in seno al gruppo. Già nella prima discesa si assiste al primo attacco importante, quando allungano Reto Hollenstein, Marcel Wyss (IAM Cycling), Rein Taaramae (Cofidis), Michal Kwiatkowski (maglia bianca) e Tony Martin (Omega Pharma – QuickStep), che già ieri aveva lasciato tutti di stucco con una vittoria al termine di una lunghissima fuga, in una tappa non adatta alle sue caratteristiche di passista. Sulle rampe verso il GPM del Petit Ballon i contrattaccanti si riportano sulla testa della corsa, grazie alla potente azione proprio di Tony Martin in aiuto a Kwiatkowski. Il gruppo non sembra preoccuparsi eccessivamente di questo attacco, partito davvero molto lontano dall’arrivo, e la logica del controllo prevale su quella dell’inseguimento. Lungo la discesa bagnata e difficile finisce per terra Alberto Contador che è costretto a fermarsi per farsi medicare. In gruppo ci sono minuti di indecisione sul da frasi: aspettare il rientro di Contador o tirare dritto, anche per evitare che la fuga possa assumere proporzioni preoccupanti. Il dilatarsi del distacco di Contador convince il gruppo a continuare nella azione di controllo della fuga. Sulla terza salita di giornata lo spagnolo è, però, costretto ad alzare bandiera bianca ed a salire in ammiraglia a causa dei postumi della caduta (successivamente sarà rilevata la frattura della tibia). Il Tour dopo Froome perde così un altro protagonista di primissimo piano.
Davanti Tony Martin fa qualcosa di straordinario, tirando il gruppo di testa senza ricevere neppure un cambio; il ritmo è elevato e causa la riduzione del drappello a soli dieci uomini. “Purito” Rodríguez, andando a sprintare su tutti i traguardi valevoli per il GPM, conferma che l’allungo di ieri non era un fuoco di paglia, ma diretto ad inseguire l’obiettivo della maglia a pois, in assenza di mire alla generale: missione compiuta per “Purito” che, al termine della tappa, vestirà la maglia a pois.
Dopo il ritiro di Contador, l’Astana si trova costretta a prendere in mano la situazione poiché i Tinkoff non sono più nella condizione di dare una mano. Dalla discesa del Col d’Odeden in poi il ritmo del plotone sale sensibilmente e, proporzionalmente, si riduce il vantaggio dei battistrada che in venti chilometri è quasi dimezzato, dopodichè abbiamo una fase di stabilizzazione fino all’attacco della penultima salita, quando il ritmo sale ulteriormente sotto la spinta di Michele Scarponi, oggi splendido in appoggio al capitano. Nel gruppo di testa Martin esaurisce il lavoro e sembra non riuscire più a salire, stremato dalla fatica. Prende quindi le redini della fuga la maglia bianca che si porta dietro “Purito” Rodríguez. Lo spagnolo, però, ha un altro passo sulle arcigne rampe del Col de Chevrères, che in certi tratta arrivano anche al 24%, e lascia sul posto Kwiatkowski che viene ripreso e superato anche dall’ottimo Giovanni Visconti che, con passo regolare, va anche ad avvicinarsi al battistrada Rodríguez.
Nel gruppo, frattanto, iniziano a verificarsi defezioni illustri di uomini che non riescono a tenere l’elevato ritmo di Scarponi, su tutti Talanky e la maglia gialla Tony Galoppin che saluta il sogno di tenere la maglia al termine di questa dura giornata.
Nel corso della discesa Visconti Moinard e Kwiatkowski si riportano di Rodríguez e la maglia bianca tenta addirittura un allungo per anticipare l’attacco della salita finale. Nel gruppo, invece, Scarponi fa un dritto causato dalla asfalto viscido e vola oltre le protezioni su un prato al lato della strada. A questo punto prende in mano la situazione Fulsang, continuando a tirare il gruppo degli uomini di classifica, ma Michele Scarponi stringe i denti, risale in bicicletta, si riporta da solo sul gruppo di Nibali e riprende il proprio lavoro sulle rampe dell’ultima ascesa. Davanti, “Purito” alza il ritmo e Kwiatkowski è costretto a lasciarlo andare, mentre il gruppo si avvicina ai battistrada a gran velocità. Poco prima dei due all’arrivo, Scarponi si sposta e parte, in bella progressione, Vincenzo Nibali. Valverde accenna una risposta ma né lui né Porte sono in grado di tenere le ruote del siciliano che va a riprendere e staccare anche Rodríguez, conquistando per la seconda volta, nel giro di pochi giorni, tappa e maglia gialla, aumentando anche il distacco sui suoi diretti avversari che arrivano con un distacco di circa 20 secondi.
Nibali a questo punto ha un vantaggio di 2 minuti e 23 sul secondo in classifica generale Richie Porte e 2 minuti e 47 su Valverde, che occupa la terza piazza.
In base a ciò che si è visto oggi, sembra che Nibali abbia le mani sul Tour de France, ma tutto quel che è accaduto in questi primi dieci giorni consiglia di tenere gli occhi aperti e la testa sulle spalle, in quanto le insidie non mancano mai. Lo stesso Nibali, oggi, ha rischiato la caduta nello stesso punto in cui è finito fuori strada Michele Scarponi. In ogni caso, Valverde e Porte sono avversari tosti e Vincenzo dovrà stare attento agli attacchi che certamente gli verranno sferrati, anche perchè non bisogna dimenticare la lunghissima cronometro del penultimo giorno.
Nibali ha corso con grande intelligenza tattica; ha cercato inizialmente di risparmiare la squadra, tentando di lasciare il compito agli uomini della maglia gialla e a quelli della Tinkoff; dopo la caduta di Contador ha capito che il peso di controllare l’attacco di Kwiatkowski sarebbe ricaduto di nuovo sulla sua squadra, ha fermato Westra ed ha tentato di far collaborare anche altre squadre, a dir la verità con scarsi risultati. In ogni caso, è riuscito a chiudere su Kwiatkowski ed a trovarsi in posizione ideala per raggiungere e superare Rodríguez, andando a conquistare una straordinaria vittoria.
Porte e Valverde hanno hanno accennato una reazione, ma si sono subito resi conto che oggi Nibali aveva un altro passo ed hanno cercato di limitare i danni, riuscendoci anche abbastanza bene. Alla fine il loro passivo sul traguardo si aggira intorno ai venti secondi, ma quel che conta è il distacco nella generale che supera i due minuti.
Nelle prossime tappe il peso di controllare la corsa graverà ancora sulle spalle degli uomini dello “Squalo” e, sotto questo punto di vista, il giorno di riposo previsto per domani si rivela quanto mai opportuno per recuperare le energie spese in una prima settimana ricca di emozioni.

14 luglio 2014

Benedetto Ciccarone

21a tappa: Évry – Parigi

NIBALI, ADESSO E’ FATTA: UN ITALIANO IN GIALLO DOPO 16 ANNI

Jacques Anquetil, Felice Gimondi, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Alberto Contador e Vincenzo Nibali; l’esclusivo club dei campioni capaci di conquistare in carriera le tre grandi corse a tappe conta, da qualche ora, un sesto membro, il secondo italiano. Un ingresso in realtà scontato già da alcuni giorni, non fosse che il Tour 2014, forse più di qualsiasi altra corsa recente, ha ricordato a tutti quanto ogni curva sia buona per frantumare certezze e sovvertire gerarchie, come gli imprevisti possano annidarsi nelle pieghe all’apparenza più banali della gara.
Per assicurarsi la diciannovesima e più importante maglia gialla (record in singola edizione dal 1981), Nibali non ha dovuto far altro che tenersi alla larga dai guai una volta di più, come aveva già mirabilmente saputo fare nei primi 20 giorni di gara: un risultato non da poco, in un Tour funestato da cadute, nervosismo e condizioni meteorologiche che poco hanno a che spartire con la stagione in corso. Certo, non è mancato quel pizzico di fortuna necessario a tante imprese sportive di questa portata, ma le ragioni vanno cercate perlopiù in una lucidità mai venuta meno, e in una capacità di guidare la bicicletta che è requisito spesso sottovalutato (come il siciliano ha del resto imparato a sue spese lo scorso anno, al Mondiale di Firenze). Tanto più che nemmeno l’ultima frazione ha rinunciato a distribuire una discreta dose di inconvenienti: Péraud ha visto per un attimo in pericolo la sua piazza d’onore a causa di una caduta, mentre una foratura ha rischiato di escludere Kristoff da una volata della quale sarebbe poi stato grande protagonista.
Nel giorno che ha portato a dieci il computo dei Tour de France italiani, (con sette corridori diversi: altro circolo elitario al quale Nibali viene ammesso; prima di lui, solo Bottecchia, Bartali, Coppi, Nencini, Gimondi e Pantani), a mettere la firma sulla passerella dei Campi Elisi è stato – per il secondo anno consecutivo – Marcel Kittel. Allo sprint si è arrivati secondo il più classico dei canovacci parigini: brindisi e foto ricordo fino all’ingresso sul circuito conclusivo, quindi gara vera e andatura forsennata, con Chavanel, Porte, Serpa, Morkov, Fonseca, Clarke e altri a tentare improbabili colpi di mano, sempre rintuzzati dal plotone.
L’australiano della Orica, evaso a 5 km dal traguardo, è stato l’ultimo ad essere riassorbito, 2 km più tardi, quando i treni dei velocisti hanno alzato il ritmo a tal punto da rendere impossibili tentativi di colpi di mano à la Vinokourov.
Kittel e la Giant hanno fatto tutto quanto in loro potere per gettare al vento la vittoria: il tedesco ha perso all’ultima curva la ruota di Veelers, che ha fatto il suo piantandosi all’imbocco del rettilineo finale, e lanciando così lo sprint a velocità troppo bassa per le caratteristiche del capitano. Il solito Kristoff ha provato ad approfittarne giocando d’anticipo, riuscendo ad affiancare il tedesco e prendendo fino ad una mezza bicicletta di vantaggio; in una dimostrazione di potenza comparabile alla rimonta di Belfast al Giro, però, Kittel ha invertito la tendenza a 100 metri dal traguardo, colmando lo svantaggio e procedendo al contro-sorpasso poco prima del colpo di reni, ribadendo una volta di più – caso mai non fosse sufficientemente palese – il proprio status di velocista principe del gruppo.
La pur interessante volata è stata in ogni caso il preludio all’evento più atteso, ossia la premiazione che ha visto sfilare Rafal Majka in maglia a pois, Peter Sagan in maglia verde, Alessandro De Marchi quale supercombattivo del Tour, la Ag2r al completo come vincitrice della classifica a squadre, Thibaut Pinot in maglia bianca, e soprattutto Vincenzo Nibali in maglia gialla, facendo risuonare l’Inno di Mameli all’ombra dell’Arco di Trionfo per la prima volta nel terzo millennio. Una cerimonia nella quale lo Squalo non ha perso neppure per un istante la compostezza che lo ha contraddistinto perfino nel momento dell’arrivo, quando Michele Scarponi ha dovuto alzare le braccia al suo posto.
Ci fermiamo qui, nel racconto del podio, prima di scadere nella facile e già imperversante retorica sul campione che indica la via ad un paese a forza di sacrifici, sul vincitore umano dopo edizioni dominate da cyborg e sui francesi che si incazzano (cosa peraltro non accaduta, ad eccezione di alcune testate interessate comunque più a cercare il torbido ovunque che ad esprimere astio nei confronti dei cugini; i più, in compenso, hanno dedicato a Nibali le prime pagine anche in giorni, come quello del pavé, in cui i corrispettivi italiani si concentravano sulla semifinale mondiale tra Argentina ed Olanda, tra le più raccapriccianti gare di tale livello mai materializzatesi di fronte agli incolpevoli spettatori).
Meno ancora intendiamo tentare di leggere la vittoria di Nibali nella più generale ottica di un successo del movimento ciclistico italiano, come ha naturalmente e prevedibilmente suggerito alla prima occasione il presidente Di Rocco. Dimenticando forse (ma più probabilmente no) che Nibali è il solo campione all’apice della carriera di un movimento che paga uno spaventoso buco nero tra la generazione dei nati negli anni ’70 e quella dei giovani Aru e Formolo (parliamo di corse a tappe, ma, a livello di classiche, la situazione non è molto più rosea).
Ci sembra giusto, invece, che i meriti della vittoria rimangano circoscritti a Nibali, a chi lo circonda, al suo staff, alla sua squadra, e a chi lo ha seguito nel corso degli anni, fra Sicilia e Toscana. A loro si deve il ritorno del tricolore sul gradino più alto del podio parigino, e da loro passa la possibilità di rivederlo in tempi brevi. Quantomeno – si spera – senza dover attendere altri 16 anni.

27 luglio 2014

Matteo Novarini

Scarponi si felicita con Nibali sul traguardo di Parigi, Tour del 2014 (Getty Images Sport)

Scarponi si felicita con Nibali sul traguardo di Parigi, Tour del 2014 (Getty Images Sport)

LE ORME DI SCARPONI: IL GIRO DEL 2011 – PARTE TERZA

maggio 3, 2017 by Redazione  
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Si conclude il racconto del Giro del 2011 con le ultime due tappe di montagna, quelle di Macugnaga e del Sestriere, e quindi quella della cronometro conclusiva di Milano: un’edizione della corsa rosa che terminerò con il netto successo di Contador e noi de ilciclismo.it pensammo di celebrare anche il secondo arrivato “taroccando” con Photoshop una foto di Scarponi che trasformò la livrea blu-viola della Lampre in una casacca rosa. Foto che si rivelò profetica perché Michele pochi mesi più tardi sarà decretato ufficialmente vincitore del Giro, a causa della positività al clenbuterolo di Contador riscontrata al Tour del 2010

19a tappa: Bergamo – Macugnaga

GREGARI E CAMPIONI GRANDI COME IL MONTE ROSA

Due maglie prima uguali oggi diverse, e non solo perché quella del campione ama cambiare colore assecondando i primati nelle varie classifiche; la stessa passione per la strada che sale, due destini quasi opposti: Paolo Tiralongo, gregario tra i più forti al mondo quando la strada si inerpica, capace di concludere un grande giro tra i dieci, ma fino ad ora nessuna vittoria da professionista; Alberto Contador, pressoché infallibile collezionista di GT, cannibale gentile che ama l’Italia e il rosa.
L’anno scorso al Tour de France il siciliano aiutò Alberto, ancora all’Astana, a conquistare la vittoria più ardua nella carriera del campione spagnolo: ritmo alto e intimidatorio nelle salite, una semplice presenza capace però di protrarsi fin addentro alle tappe più impervie, tanto rassicurante per il capitano quanto scoraggiante per gli avversari che tanto avrebbero giovato dal muoversi prima dei finali. Quest’anno le strade si sono divise, Paolo ha scelto di onorare fino in fondo il contratto con l’Astana e non si è aggregato al clan spagnolo trasferitosi in blocco da Riis: l’amicizia però è rimasta, tanto che proprio Tiralongo spiegò a Contador la salita dell’Etna di cui quest’ultimo non aveva potuto effettuare la ricognizione; e la spiegazione deve essere stata assai efficace, giacché proprio sull’Etna Contador ha elevato il primo e strutturalmente più fondante gradino del proprio strepitoso cammino in rosa.
Oggi è Contador che fa da guida e gregario per Tiralongo: il terzo scatto del siciliano, quello buono per prendere il largo, viene effettuato proprio nel punto segnalato da Alberto. Non sulle rampe più aspre, ma qualche centinaio di metri prima, in modo che le difficoltà sorgano di fronte agli inseguitori proprio all’atto di dare impulso alla caccia. Si è studiato bene questo Giro, il fenomeno in rosa, a differenza di Joaquim Rodriguez che dopo aver profuso ogni energia della squadra nel tenere la corsa, sperpera anche l’attimo decisivo: lui sì che preferisce aspettare il finale, ma la ruota di Paolo oggi era quella buona, baciata dalla benedizione di Contador e dall’intreccio di circostanze che fanno la differenza tra la vittoria e la resa.
Era stato Di Luca l’ultimo uomo Katusha, un Di Luca che ha attraversato questo Giro tra pochi lampi, tanta sopravvivenza, e l’astuzia di risparmiare ogni energia per distillare qualche giornata luminosa: oggi era una di queste, e nel fondovalle della Valle Anzasca incupito da nubi e pioggia ha brillato Danilo nelle vesti di uomo squadra, davanti per venti km, di strappi dapprima prima, poi di opprimenti falsipiani; mai un cambio, ma un’andatura capace di scremare il gruppo che da cinquanta unità calava a trenta, poi a venti componenti. Con una vittima illustre: Rujano, stroncato dal tempo avverso, dalle andature martellanti sul passo e infine costretto a condurre tutto il proprio drappello in testa fino al traguardo, a oltre 2′ dai migliori. Ma soffrono anche Machado, Arroyo, perfino Menchov; Visconti che la squadra ventilava come uomo di giornata; Garzelli, al risparmio in vista di domani dopo le fatiche del Mottarone (di cui diremo).
Sempre Di Luca chiude su uno scatto di Tiralongo, poi di nuovo su un secondo: ma al terzo non c’è nulla da fare. D’altro canto più di così a un Di Luca che fa il gregario con la classe del campione che è, non si poteva proprio chiedere.
Dietro è la Saxo a tirare, ma il ritmo è regolare, non infernale: più diretto a tamponare scatti che a fare selezione. Proprio il lavoro strategico così ben impostato per Alberto da Paolo nel Tour 2010. Viene quasi il dubbio che lo spagnolo covi una di quelle mezze giornate no… se non che lo vediamo risalire tranquillo al fianco del compagno Navarro, scambiare qualche parola. C’è tensione nell’aria, mentre il vantaggio di Tiralongo supera i 30″.
Rodriguez esita, poi capisce che cosa sta accadendo e parte secco, senza però attendere il momento migliore, ma così, d’un tratto, di rabbia e alla cieca. Dopo di lui anche Gadret. Nonostante il terreno poco propizio agli scalatori puri, i pesi piuma hanno fame di battaglia, la Katusha anche di vittoria. Scarponi, Nibali si agitano, ma prima che la bagarre impazzi Alberto Contador si alza sui pedali e congela il tempo in un’accelerazione irreale, gioca con gli avversari, li dribbla senza che essi possano anche solo pensare di aggrapparsi alla sua ruota. C’è forse anche un po’ di ruggine verso Rodriguez, che gli “contende” il titolo di più forte scalatore, almeno sotto certe definite e rare condizioni, che gli combinò un pasticcio a Mende 2010, che unico tra gli spagnoli non l’ha aiutato nel tappone dolomitico (magari per inconscia e irrazionale fedeltà all’antico capitano e amico Valverde).
C’è, sicuramente, la voglia di prendere la corsa in mano, da padrone quale ne è, e disporne a proprio piacimento.
Da solo, è su Tiralongo: si scambiano uno sguardo, qualche parola di incitamento dello spagnolo che passa avanti per affrontare le centinaia di metri che avvicinano alla “volata”. Non c’è alcun cambio di ritmo, nessuna forzatura, la scia da seguire è fluida e accogliente: al momento giusto lo scatto, col volto del siciliano che si deforma in una maschera di sforzo sovrumano, mentre dietro di lui Alberto, sereno, gli guarda letteralmente le spalle, covando appena un filo di apprensione per il rientro di un grande Nibali.
“C’è rispetto tra noi” dirà poi Tiralongo di Contador: perché nel ciclismo il campione sa che il gregario è grande quanto lui, altrettanto indispensabile alla vittoria quanto il guizzo di genio che il campione, solo, possiede, ma che di per sé raramente può bastare. C’è un sentirsi alla pari nella fatica, diversa ma difficile a dirsi maggiore per gli uni o per gli altri. Dirà Contador: “sono più contento che abbia vinto lui che non se avessi vinto io”. La frase simbolo dei gregari, che racchiude la loro grandezza di cui Alberto oggi, per un giorno, si rende partecipe. Queste sono le amicizie che ci affascinano, nel ciclismo, non quelle improbabili con un qualche Schleck, con chi è pronto ad assecondarle davanti alle telecamere per poi smentirle, negarle, rinnegarle, e dunque infine scoprirle nell’ipocrisia da social network o reality show che le nutre.
Un altro siciliano, Nibali, si può annoverare tra i vincitori di giornata: ancora una volta non si sa se penalizzato o aiutato dalla propria scarsa repentinità nello scatto, dalla propria regolarità di passo anche nelle accelerazioni, si conferma nuovamente il migliore dietro Contador. Racimola 5″ su Scarponi, cui aggiungere gli 8″ di abbuono, soprattutto da un segno di freschezza che va a ribadire come i distacchi patiti nel tappone dolomitico fossero legati agli sforzi dell’azzardo piuttosto che a un vero e proprio cedimento tecnico. Scarponi invece si dichiara “stanco, molto stanco”, infatti non riesce seppure per poco a riprendere Gadret e Rodriguez che, in quest’ordine, rimarranno intercalati rispetto a Nibali, ma soprattutto viene passato da un arrembante e stupefacente Kruijswijk: lo aspettavamo, ma questa brillantezza è un dato davvero eclatante
nella terza settimana di un Giro dove, attenuatesi le salite, si è cominciato a viaggiare sempre ai 50km/h all’ora in pianura.
Più dietro, non di troppo, Kreuziger, a 21″ da Contador, e poi alla spicciolata Dupont (tornato in spolvero a 29″), Sivtsov (a 34″, un altro che ha ritrovato la magia dopo le crisi e la grande fuga), assieme a Nieve, ora capitano dopo il crollo odierno di Antòn (a venti minuti), a 40″ infine, dodicesimo, l’ottimo Cataldo. Del buco subito da Rujano abbiamo detto, mentre a un minuto circa ci sono Menchov e Arroyo.
In generale, dunque, Nibali si porta a 34″ da Scarponi in vista di due giornate decisive. Gadret rafforza il quarto posto, mentre altrettanto determinanti saranno le ultime tappe per la lotta verso il quinto posto finale, con Sivtsov, Nieve e Kreuziger racchiusi in 30″. Per quanto visto il posto spetterebbe di norma al ceco, che però è il più arretrato. Rodriguez, oggi ottavo, è in crescita, ma paradossalmente con gli enormi limiti a cronometro dovrà ancora farsi valere per salvare non solo la posizione ma perfino la top ten, ad ora chiusa invece dai più confortevoli Menchov e Rujano, entrambi ottimisti per l’una o l’altra tappa del finale di Giro.
La cronaca va completata con il resoconto della prima fase di tappa, corsa durissima sotto pioggia battente e ancora una volta affrontata a ritmi mostruosi, intorno ai 50km/h, fino all’uscita della fuga dopo poco più di un’ora. Sono Pineau, Rabottini e Bak ad andarsene, poi sul Mottarone uscirà dal gruppo Garzelli nell’auspicio di riprenderli e conquistare il Gpm con cui mettere al sicuro la maglia verde. Con un distacco salito in pianura a 12′, poi sceso a 120″, al varesino finiscono per mancare 5″ fatali, così i punti saranno solo 3 e la maglia resterà ancora esposta domani alle insidie “cannibalistiche” di Contador. Dietro Garzelli salgono Tschopp e Cherel, che rientrano in discesa; i sei procedono con accordo altalenante, ma le ambizioni Katusha stroncheranno i loro sogni, con Garzelli che si fa riprendere volontariamente e strategicamente, mentre Pineau e Rabottini (risparmiatosi a lungo: con la “scusa” di Visconti capitano, o Ulissi detta moda?) saranno gli ultimi a salutarsi con una bella pacca sulle spalle del francese al giovane collega, ancora una volta dunque all’insegna dell’amicizia.

27 maggio 2011

Gabriele Bugada

20a tappa: Verbania – Sestriere

COMMOVENTE KIRYIENKA IN SCENA SUL FINESTRE

Poesia quindi. Capacità ed arte di voler trasmettere a chi legge ed ascolta un messaggio. Il poeta è il bielorusso Kiryienka, il suono delle note sono le sue pedalate. Scandite magistralmente in una giornata di sole. Il pubblico è numeroso, fin dal mattino inizia a riempire gli spazi adiacenti al palco naturale del Colle delle Finestre. Eccolo Vasil affacciarsi sulla scena, sereno, dopo essersi scrollato, da un bel po’, di dosso tutti i compagni di fuga, in vista degli ultimi chilometri della salita più dura della tappa. Al GMP delle Finestre, lassù, dove terra e cielo si fondono e con nel cuore un solo, unico e bellissimo pensiero ed un messaggio da trasmettere: il ricordo dello sfortunato compagno ed amico Xavier Tondo concretizzatosi poi nell’ascesa successiva al Sestriere. C’è da soffrire, e tanto. La prima ora di corsa è volata via ad una media alta di ben 48.1 km/h con la riuscita della fuga di giornata. Sono in 13: Betancur (Acqua & Sapone), Vicioso (Androni), Minguez (Euskaltel), Vorganov (Katusha), Ulissi (Lampre), Kiryienka (Movistar), Salerno (Liquigas), Lang (Omega Pharma), Jufre (Astana), Mazzanti (Farnese Vini), Popovych (RadioShack), Seeldraeyers (Quick Step) e Veuchelen (Vacansoleil). Il loro vantaggio massimo sarà di poco inferiore ai 12’. Il gruppo maglia rosa lascia fare, arrivando ai piedi del Colle delle Finestre con 5’ di ritardo. A guidarlo sono gli uomini di Gadret per numerosi chilometri, poi a prendere in mano la corsa, sono i Liquigas. Segno evidente che Nibali, nonostante un inconveniente al polpaccio, a causa di una precedente caduta, ci tiene a tener duro. Il siciliano però ai meno 1500 metri dal GPM del Colle delle Finestre accusa un po’ il ritmo imposto da Rodriguez seguito da Scarponi, Gadret, Contador, Menchov e Kruijswijk, scollinando con 20” di ritardo. Ancor più indietro Kreuziger ma che riuscirà a rientrare nella discesa prima del Sestriere proprio come Nibali. Su per il Finestre già fin dalle sue iniziali e durissime rampe avevano perso contatto dal gruppo maglia rosa, tirato da un ritrovato ed inesauribile Szmyd, sia Arroyo sia Siutsou che il duo Euskadi Antón e Nieve. Dei tredici in fuga Kiryienka è il primo a salutare tutti, seguito soltanto da Betancour e da Rujano unico ad evadere, dopo averci provato per ben 5 volte, dal gruppo maglia rosa. Al GMP Kirryenka ha un vantaggio sui due sudamericani all’inseguimento di 3’50” e di 5 ’40 sul gruppetto maglia rosa. Giù dal Finestre, nel successivo falsopiano verso il Sestriere non c’è animo battagliero tra gli uomini di classifica. Anche perché, ormai, le dolci pendenze della strada non consentono di fare la differenza. Rientrato, dopo aver corso qualche rischio in discesa, Kreuziger prova un allungo ma è subito riassorbito. Ci prova allora Menchov, poi Rodriguez, poi anche Gadret ed infine Scarponi ai meno 1800 metri dal traguardo con Contador in ultima posizione, tranquillo, a lasciar fare. L’unico a pagare è ancora una volta Nibali, ben 22” di ritardo da Scarponi. Il marchigiano si riprende così, con gli interessi, il tempo perso a Macugnaga rafforzando, ora con 56”, il secondo posto della generale. Il francese Gadret resta quarto mentre piombano in 5° e 6° posizione Rodriguez e Rujano. Da segnalare che la maglia verde è stata vinta da un maestoso Garzelli mentre intanto, già da tempo Kiryienka faceva calare il sipario sulla sua esibizione ornata da un gesto bellissimo e commovente. Le mani ad indicare la divisa Movistar e poi le braccia al cielo verso il sorridente Xavier Tondo. Domani crono conclusiva a Milano.

28 maggio 2011

Antonio Scarfone

21a tappa: Fiera di Milano – Milano (cronometro individuale)

TRE ANNI DOPO MILANO INCORONA CONTADOR, CRONO A MILLAR

L’ultima fatica di questo durissimo Giro è stata dunque una crono di 25 km con partenza da Rho Fiera e arrivo in Piazza Duomo nel centro di Milano; originariamente i km dovevano essere 31 ma la concomitanza con il ballottaggio delle elezioni comunali ha fatto sì che venisse modificato il percorso, il che in ogni caso non ha influito sulla prova. Pronti via e la maglia nera Van Emden (Rabobank), ottimo cronoman al di là delle quasi 5 ore di distacco nella generale da Contador, fa segnare un buonissimo tempo ma viene poco dopo battuto dal danese Alex Rasmussen (HTC), già quattro volte campione del mondo su pista, che gli infligge 55” malgrado sia stato vittima di una foratura a circa 800 metri dal traguardo e abbia dovuto percorrere in quelle condizioni un tratto finale caratterizzato da diverse curve e dal lastricato, perdendo così diversi secondi. Che il tempo di Rasmussen fosse comunque difficile da battere lo si è compreso quando specialisti come Meyer (Garmin), Gretsch (HTC) e Clement (Rabobank) giungono al traguardo rispettivamente con 57”, 1′01” e 1′25” di distacco ma Millar (Garmin), che dopo un avvio di Giro da protagonista si era risparmiato negli ultimi giorni per dare il meglio in questa prova, complice la foratura del danese recupera i 6” di distacco che aveva all’ultimo intertempo e fa meglio di lui per 7” al traguardo.
Più il tempo passava e più era chiaro che lo scozzese sarebbe rimasto nelle primissime posizioni fino al termine, anche perchè il vento contrario è aumentato soprattutto nella seconda parte del percorso; subito dopo di lui è arrivato Konovalovas (Movistar), vincitore della crono finale del Giro 2009 a Roma, che ha accusato 1′30” di ritardo e anche Porte (Saxo Bank), che pure a sua volta si era risparmiato per tutta la corsa non avendo fatto classifica come un anno fa, si è fermato a 43”; da sottolineare in positivo invece le prove di Popovych (Radioshack), molto deludente nel complesso malgrado sia andato spesso in fuga, che ha contenuto il distacco in 55” e del nostro Montaguti (AG2R) che è rimasto a lungo il primo degli italiani a 1′19” da Millar, seguito da Ulissi (Lampre) che come sul Nevegal ha confermato le sue buone qualità nelle prove contro il tempo chiudendo con un ritardo di 1′42”.
Via via che si sono susseguiti gli arrivi la leadership del britannico era sempre più salda; il trionfatore del Sestriere Kiryienka (Movistar) ha perso 1′22”, Machado (Radioshack) ha contenuto il ritardo in 1′12” a conferma di un finale di Giro in crescendo che gli darà fiducia per il futuro anche se da lui ci si attendeva di più del 20° posto finale e Cataldo (Quickstep) ha perso 1′47” non riuscendo per poco a strappare la 12a posizione nella generale al francese Dupont (AG2R).
Infine a uno a uno sono arrivati i big che lottavano per la top ten; Kruijswijk (Rabobank) ha suggellato un grandissimo Giro perdendo solo 1′31” da Millar e salvando il 9° posto dall’assalto di Siutsou (HTC) che gli ha recuperato solo 15” ma quantomeno ha conquistato la decima piazza a discapito di Nieve (Euskaltel) che ha accusato ben 3′47” ma può essere più che soddisfatto della sua corsa e dell’impresa compiuta nel tappone dolomitico con arrivo a Gardeccia. Come era prevedibile Kreuziger (Astana) ha strappato il 6° posto a Rujano (Androni) chiudendo con un distacco di 1′26” contro i 2′25” del venezuelano che però ha salvato la 7a piazza dall’assalto di un ancora deludente Menchov (Geox), giunto a 2′03” da Millar, e soprattutto ha dato spettacolo in montagna dimostrando di essere tornato quello del 2005 anche se qualche alto e basso e i 5′ persi nella tappa di Orvieto gli hanno pregiudicato un piazzamento finale ancora migliore. Malgrado le loro scarse qualità a cronometro Gadret (AG2R) e un Rodriguez (Katusha) in netta crescita negli ultimi giorni hanno conservato il 4° e il 5° posto chiudendo rispettivamente a 2′51” e 2′14” da Millar.
Con il francese troppo lontano per puntare al podio e Contador inarrivabile il maggior interesse della giornata consisteva nella lotta per il secondo posto tra Nibali (Liquigas) e Scarponi (Lampre), con il marchigiano che alla vigilia aveva 56” di vantaggio; il siciliano è partito molto forte guadagnando una decina di secondi nei primissimi km ma già al primo intertempo il distacco tra i due si era stabilizzato e al traguardo è rimasto di 10”, con Nibali che ha chiuso la crono all’11° posto e primo degli italiani a 1′18” e Scarponi a 1′28”: grandissimo Giro in ogni caso per entrambi che non hanno potuto fare nulla contro Contador ma malgrado il livello complessivo molto alto hanno superato nettamente gli altri avversari, anche se Nibali nelle tappe di Gardeccia e Sestriere ha palesato ancora qualche limite nella resistenza come già al Giro 2010 e all’ultima Vuelta malgrado il successo finale.
Quella di Contador non è stata una semplice passerella malgrado il vantaggio abissale in classifica e malgrado lui stesso avesse dichiarato prima del via che non avrebbe corso a tutta per godersi gli applausi dei tifosi; il madrileno è invece partito a razzo facendo segnare un tempo di 1” inferiore a quello di Millar e ha chiuso con un comunque eccellente 3° posto a 36” dallo scozzese e a 29” da Rasmussen. L’ordine dell’arrivo della crono ha visto poi Porte 4° a 43”, Popovych 5° a 55”, Van Emden 6° a 1′02”, Meyer 7° a 1′04”, Gretsch 8° a 1′08”, Machado 9° a 1′12” e Siutsou 10° a 1′16”.
Contador ha conquistato il suo secondo Giro d’Italia e la sua quinta grande corsa a tappe consecutiva con un vantaggio di 6′10” su Scarponi, 6′56” su Nibali, 10′04” su Gadret, 11′05” su Rodriguez, 11′28” su Kreuziger, 12′12” su Rujano, 12′18” su Menchov, 13′51” su Kruijswijk e 14′10” su Siutsou e si è aggiudicato anche la maglia rossa della classifica a punti complice un percorso avaro di traguardi per velocisti; la maglia bianca di miglior giovane è andata secondo pronostico a Kreuziger che però ha dovuto lottare fino alla fine per avere la meglio su Kruijswijk mentre il quasi 38enne Garzelli grazie soprattutto alla fuga nella tappa di Gardeccia si è aggiudicato per la seconda volta la maglia verde di miglior scalatore: infine la classifica per squadre a tempi è stata vinta dall’Astana e quella per squadre a punti dalla Lampre.

29 maggio 2011

Marco Salonna

Michele Scarponi come non lavete mai visto.... in maglia rosa! (Foto De Socio)

Michele Scarponi come non l'avete mai visto.... in maglia rosa! (Foto De Socio)

LE ORME DI SCARPONI: IL GIRO DEL 2011 – PARTE SECONDA

maggio 2, 2017 by Redazione  
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Continuiamo la rilettura del Giro dominato da Contador nel 2011 ma poi assegnato a Scarponi. Dopo le tappe di montagna della prima settimana è la volta dei tapponi disegnati sulle Alpi orientali, con l’arrivo sul Grossglockner, in Austria, lo Zoncolan, il tappone dolomitico delle Torri del Vajolet ed, infine, la cronoscalata al Nevegal. Prosegue così il ricordo di Michele Scarponi che ilciclismo.it propone in vista dell’imminente partenza della corsa rosa, che scatterà venerdì da Alghero

13a tappa: Spilimbergo – Grossglockner

E’ SEMPLICEMENTE IL PIU’ FORTE

Fa quasi tenerezza ascoltare la voce di Vincenzo Nibali pochi secondi dopo il traguardo. Ha un tono ed uno sguardo di un bambino che vorrebbe dire: “uffa, non mi riesce!”.
Non riesce a lui, così come a tutti gli altri, stare dietro a questo fenomeno che risponde al nome di Alberto Contador che, dopo una corsa in difesa e sfruttando il lavoro degli uomini dell’Euskaltel-Euskadi per Igor Anton, piazza il colpo decisivo ai meno otto dal traguardo e soltanto quello scricciolo di Jose Rujano (48 chilogrammi stamattina alla partenza, Cassani docet) al momento è sul suo stesso pianeta. Tutti gli altri molti gradini più in basso.
Tappa non troppo lunga, 167 chilometri, per l’unico sconfinamento all’estero di questo Giro con l’arrivo in Austria. Se ne vanno in 16: Lastras, l’ex rosa Weening, Kiserlovski, Sarmiento, Valls, Vicioso, Lewis, Losada, Nordhaug, Hoogerland, Noè, Nocentini, Kristoff, Meyer, Spezialetti e Samoilau. Quindi si tratta di un gruppetto ben fornito di gente che in salita ci sa andare, anche se in cima alla salita di Monte Croce Carnico sono in sei che allungano per prendersi il primo posto del Gpm e Lastras addirittura attacca scriteriatamente ad inizio discesa ma viene ripreso quasi subito. Gruppo tirato dagli uomini Saxo Bank ed anche un po’ di Euskaltel, in cima passano a 5’10”, in fondo alla discesa sono 4’25”.
Situazione che rimane tranquilla fino alla salita dell’Iselsbergpass quando davanti scatta Kiserlovski (Astana) con il gruppo che viaggia a 3’15” a cinquanta chilometri all’arrivo. Peggiora il tempo e già nella discesa iniziano a trovare asfalto bagnato.
Kiserlovski rimane solo davanti, buona andatura ma il gruppo tirato dai baschi recupera forte ed all’inizio della salita finale ha solo 2’35”, sfruttando al meglio un falsopiano di una decina di chilometri che taglia definitivamente le gambe al croato dell’Astana.
Durante l’ascesa peggiorano le condizioni meteorologiche e Kiserlovski non ne ha davvero più ed allora Sarmiento va al comando, seguito da Losada, Weening e Nordhaug con l’olandese che riprende il colombiano e provano ad andare avanti insieme, ma non hanno chance.
Il gruppo non sta a guardare ma viene su forte sulla spinta di baschi che vogliono portare Anton a lottarsi qualcosa di importante in questa giornata e Nieve spinge a fondo. Davanti l’ex leader della generale Weening non ce la fa più e dal gruppo esce Rujano con la reazione di Anton seguito subito da Contador.
Ai meno 10 ecco l’attacco di Scarponi ma subito si vede che la sua azione non è fluida come nei tempi migliori, tant’è che inizialmente Contador non reagisce e rimane nella scia di Masciarelli (che tira per Kreuziger). Appena ripreso il capitano della Lampre, ecco ancora Rujano mettere fuori il naso seguito da Scarponi, Contador e Nibali, mentre tutti gli altri iniziano già a picchettare.
Ma, ai meno otto e nel tratto più duro della salita, ecco il momento decisivo: la maglia rosa si muove in prima persona e diventa irresistibile per tutti. Nibali rimbalza subito, Scarponi dopo cento metri, mentre Rujano riesce a rientrare sullo spagnolo.
I due se ne vanno e li rivedranno solo dopo il traguardo, mentre dietro si forma un gruppetto con Scarponi, Nibali, Anton, Kreuziger, Arroyo e Menchov che cercano di limitare i danni. Quando la salita dura finisce, dietro si rallenta l’andatura e qualcuno riesce a rientrare, tant’è che in contropiede partono i due uomini dell’AG2R-La Mondiale, Dupont e Gadret, ai meno cinque dalla vetta austriaca e soltanto ai meno due prova ad uscire anche Anton.
La coppia in testa, invece, non dà segni di cedimento anche perché, rispetto all’Etna, Rujano riesce a fornire qualche cambio a Contador che, da leader e persona intelligente qual è, ai meno quattrocento metri fa il gesto eloquente con la mano per far passare il colombiano: tappa a Rujano, maglia sempre più rosa per “El Pistolero”. Bravo Gadret a non mollare mai ed a chiudere ad 1’27” dallo scalatore dell’Androni, mentre subito dietro ci sono il suo compagno Dupont, Igor Anton ed il gruppetto con quella poca d’Italia che lotta per il vertice ad 1’36” da Contador e, fra i “big”, si rivede davanti anche Denis Menchov.
In classifica generale, adesso lo spagnolo di Pinto ha 3’09” su Vincenzo Nibali, mentre tutti gli altri sono vicinissimi fra loro, visto che Scarponi ha sette secondi di ritardo dallo “Squalo dello Stretto”, Arroyo che è quarto ne ha nove dal capitano della Lampre e Kreuziger, a sua volta, ne ha altri quattro in più rispetto all’uomo Movistar.
Attenzione, però, a questo punto anche a Rujano: il suo Giro e le sue salite sono appena iniziate ed è vero che per il momento è fuori dalla top-10 ma Carrara, decimo a 4’30” da Contador, non è così lontano.
Domani tappa numero 14, la più devastante di questo Giro: da Lienz alla vetta del Monte Zoncolan con la novità del Crostis, duro in salita e molto complicato in discesa, prima dello stadio naturale friulano sui monti. Sarà spettacolo e, vedremo se sarà ancora solo e soltanto Contador e Rujano contro tutti.

20 maggio 2011

Saverio Melegari

14a tappa: Lienz – Monte Zoncolan

KAISER IGOR! CRESCE NIBALI, MA È IL GIORNO DELLA VERGOGNA UCI

La tappa parte monca. Non vale quasi la pena di discutere quanto sportivamente ha preceduto l’ascesa finale, se non per il rispettoso elenco dei fuggitivi della prima ora: Tankink (RAB), l’ultimo a cedere, Brambilla (COL), il più aggressivo sullo Zoncolan poi crollato e giunto a oltre 11’, perfino dietro Rabottini (FAR), il più prudente nell’avvicinarsi alla salita.
Tutti i fatti della corsa hanno semmai più a che vedere con il pasticcio esploso nella serata di ieri. Il presidente della giuria, su impulso dell’UCI, a propria volta condizionata pesantemente dall’intervento dietro le quinte e assolutamente poco trasparente di alcuni gruppi sportivi, annulla l’ascesa del Crostis – sia detto a parer nostro – con un pretesto assai risibile: l’assenza delle ammiraglie lungo la Panoramica delle vette, sostituite da moto munite di meccanico e bici di riserva, avrebbe pesantemente condizionato la dimensione sportiva della competizione.
Che di pretesto si tratti risulta molto chiaro da vari elementi: in primo luogo il fatto che la stessa salita dello Zoncolan sia stata in passato affrontata in quelle condizioni; lo stesso avviene anche oggi, senza alcun problema né alcuna polemica. È abbastanza chiaro che in una tappa altamente selettiva, alla fine della seconda settimana di un grande giro, per di più in cima a una salita di una quindicina di km al 10% medio come sarebbe stato il Crostis!, gli atleti in grado di interagire nella dinamica di gara “ai fini del risultato sportivo” saranno in numero ridotto, forse persino sparpagliati, ampiamente supportabili dal servizio tecnico in moto.
Va aggiunto anche che – se le valutazioni sulla sicurezza ammettevano dibattito, specialmente prima di aver potuto osservare la discesa nella sua recente sistemazione definitiva – viceversa il problema relativo alle ammiraglie era noto nei suoi termini esatti ormai da mesi, e non aveva mai causato rimostranze degne di nota: sollevarlo all’ultimo minuto, quando con tutta la buona volontà non c’era nemmeno il tempo materiale per discuterlo e ponderarlo, ha un aspetto di grave strumentalità.
Se si fosse trattato di condizioni meteo, se si fosse trattato di un maturare di una consapevolezza diversa sul tema della sicurezza nel gruppo dei corridori, avremmo potuto parlare di condizioni sopravvenute solo adesso: ma ci sfugge perché il presidente della giuria abbia aperto gli occhi solo a questo punto su un dato confermato da lungo tempo.
Siamo a questo punto curiosi di venire a sapere quali provvedimenti verranno presi contro la Saxo Bank perché il destino ha voluto, a proposito di regolarità e sportività, che durante la tappa il frazionarsi del gruppo lungo strade assai strette abbia comunque privato i corridori del supporto tecnico per diverse decine di chilometri, e qui senza che alcuna scorta in moto potesse supplire. Questo valeva per tutti i membri del primo troncone che seguiva la fuga, tirato dalla Liquigas, ma non per i corridori del team danese, dacché la loro ammiraglia – unica – riusciva a portarsi in coda a questo primo segmento grazie alla manovra estremamente irregolare di sorpasso nei confronti dell’auto della giuria, viceversa rimasta intruppata. Ci aspetteremmo una punizione esemplare, visto il rigore con cui, quanto ipocritamente!, si sollevano a comando certe questioni.
La decisione in ore estreme ha impedito anche di concretizzare il tracciato alternativo che era stato immaginato in caso di difficoltà meteorologica, costringendo l’organizzazione a una semplice rimozione del Crostis che alterava del tutto il contenuto tecnico della tappa, a questo punto a tutto svantaggio dei corridori che più avrebbero goduto di quelle condizioni, e che magari si erano risparmiati ieri in vista di una giornata odierna di diversa strutturazione. Non si tratta anche in questo caso di un’indebita influenza sui valori sportivi di una regolare competizione?
A tappa in corso, l’organizzazione è stata poi forzata a tagliare ulteriormente il percorso, perché in località Tualis gli abitanti del luogo minacciavano di bloccare la gara: ci si è così diretti subito da Ovaro su per lo Zoncolan, sacrificando il penultimo Gpm e una ventina di km di corsa. La fuga avrebbe anche potuto trarne vantaggio, ma così non è stato, e dopotutto i contenuti tecnici non sono mutati troppo rispetto allo stravolgimento già operato eliminando il Crostis.
Che cosa si può commentare? Che questa vicenda sembra un’epitome delle disastrose politiche UCI negli ultimi anni: nell’incapacità di gestire in modo autonomo e imparziale i rapporti con i team e gli organizzatori si cerca di danneggiare ora gli uni ora gli altri, si fanno concessioni vergognose – ad alcuni potenti team, in questo caso – per cercare di ingraziarsi qualcuno e sventare minacce secessioniste; si innalzano come idoli fasulli, in maniera quasi immorale perché del tutto strumentale, valori chiave come la regolarità o la sportività (per non parlare della salute o della sicurezza, i primi grimaldelli usati contro il Crostis, sventati però dall’ottimo lavoro dell’organizzazione); il tutto viene operato in maniera furbesca e al contempo raffazzonata, senza accorgersi che in questo modo si distrugge l’immagine del ciclismo, che dopotutto è il principale alimento di questo mondo oltreché dell’UCI stessa. Nel groviglio perverso di complotti, lotte intestine, boicottaggi, favoritismi, ci si perde, è difficile seguire alleanze e ostilità, sembra quasi che le confessioni oltreoceano di Hamilton (e forse Hincapie) possano influenzare equilibri delicatissimi e dare adito a nuove complicità.
Pressoché impossibile capire, discernere, dirimere, quello che è certo è siffatti giochi politici si conducono sistematicamente sulla pelle delle persone che del mondo del ciclismo fanno parte: questa è l’altra caratteristica evidente dello stile UCI (ma anche di molti componenti del livello dirigenziale del ciclismo, organizzatori o team manager), l’assenza di rispetto verso le persone che costituiscono la galassia delle due ruote.
Mancanza di rispetto verso i corridori, tirati in ballo senza mai dare peso reale al loro parere (a quanto pare sul Crostis un certo consenso si era raggiunto, e proprio allora…); mancanza di rispetto verso i campioni e le squadre, che su una certa costruzione di questa tappa potevano aver impostato una strategia; mancanza di rispetto verso la gente, quella che aspettava carica di emozione questa giornata, quella per strada da giorni sul Crostis, quella che ha sgobbato giorno e notte per mettere in sicurezza la discesa.
È una vergogna, non ci sono altre parole, e visto che il Giro parla spagnolo verrebbe tanta voglia di fare come i giovani iberici che invadono le piazze delle proprie città per esprimere indignazione verso una classe dirigente pesantemente autoreferenziale, intenta a giostrare circostanze e decisioni con il solo fine di conservare o accrescere il proprio potere, e del tutto disinteressata all’esistenza reale delle persone che sarebbero chiamati a organizzare, guidare, indirizzare.
L’aspetto squisitamente tecnico-sportivo dello Zoncolan è stato di rilievo, ma non straordinario. La Liquigas (finalmente) si è fatta carico di dettare i ritmi prima che restassero allo scoperto solo i grandi. Dopo un attacco veemente di Joaquim Rodriguez, schiantatosi però su un perdurare eccessivo delle pendenze da lui tanto amate, si va configurando una situazione che vedrà modeste evoluzioni. Attacca Antón, risponde Contador, si forma un trio iberico con il succitato scattista catalano, il basco e il madrileno d’adozione. Poi, lo abbiamo anticipato, cede Rodriguez, e gli subentra Scarponi rientrato da dietro. Nibali sale frattanto molto regolare. Rujano pare faticare e paga forse un primo sforzo per restare a ridosso almeno del siciliano.
Attacca Antón, e lo si raggiungerà solo quando avrà tagliato il traguardo: bella la salita dello spagnolo con buoni cambi di ritmo e alcuni momenti di difficoltà. Grande titolo di merito perché questa, come ribadiremo, è salita assai inadatta agli scattisti e ben più amica dei cronomen. Contador sembra intenzionato a far da scudiero al connazionale, e non accenna inseguimenti, mentre l’onere soprattutto psicologico di dettare i ritmi è affidato prima a Scarponi, poi a Nibali, che rientra con grande regolarità di ritmo e poi passa a condurre le danze, sempre affiancato da Contador, mentre Scarponi accusa la fatica.
Su questa ascesa il costo psicologico di decidere il ritmo è ancor più esigente e aspro che su una comune salita il costo fisico di tagliare l’aria: l’incognita è che l’avversario a fianco possa essere pronto ad un attacco in ogni momento, specie se questo avversario si chiama Alberto Contador, la volontà è quella dunque di massimizzare lo sforzo ma evitando ogni fatale fuorigiri, conservando se possibile un piccolo margine per tutelarsi da sorprese. Un equilibrismo più adatto a chi fa della crono il proprio punto di forza, anche perché con i rapporti disponibili oggi il pur chiaro effetto delle pendenze a vantaggio del rapporto peso/potenza è comunque ridimensionato.
Dietro sembra in ottima crescita Menchov, più volte prossimo a riportarsi su Nibali o Scarponi, ma mai in grado di operare in effetti il ricongiungimento: chiuderà a soli dieci secondi dal marchigiano. L’impressione, vedremo se confermata, è che Menchov, come forse pure Nibali, abbia deciso di costruire sapientemente il picco di forma verso la parte finale del Giro: il rischio di questa scelta è che essa può tradursi in una zavorra di minuti nelle prime tappe di montagna, se esse, come in questo caso, risultano assai combattute, e che poi non è nemmeno detto che la forma arrivi, specie se frattanto venisse meno la motivazione. Bravo Menchov a continuare a crescere, almeno finora, ancora più bravo Nibali ad uscire indenne dalla prima parte di Giro e ora a guadagnare in forma: tutto questo ammesso che queste ipotesi siano almeno parzialmente suffragate dai fatti futuri!
Nel finale Contador attacca con forza Nibali, che patisce subito un sensibile distacco. All’interno dell’ultimo km però il siciliano riesce a rientrare: qualche giornalista sostiene che Contador volesse lasciare la vittoria ad Antón, il che è assai probabile, ma non avrebbe, a nostro parere, alcun rapporto con la necessità di “rallentare”, visto che il basco era parecchio avanti (chiuderà con oltre 30” di vantaggio su Contador). Forse Alberto voleva risparmiarsi, ma questa idea è smentita dalla nuova sparata con cui, a poche decine di metri dalla riga, la maglia rosa riesce a frapporre nuovamente sette secondi tra sé e Vincenzo. Per risparmiarsi, bastava limitarsi a stare col messinese e al limite anticiparlo sulla riga.Troppo “facile”, poi, dal punto di vista del duello, dare una sgasata per inchiodare un avversario già provato dall’operazione di rientro: l’impressione netta è che su una misura superiore allo scatto secco Nibali oggi fosse in grado di esprimere pari – o maggior – potenza rispetto all’avversario. Forse anche da questo l’atteggiamento di Contador, sicuramente poco gradevole: già non è bello non dare cambi dietro richiesta e poi scattare in faccia, ma riproporre uno scattino quando si viene ripresi praticamente sull’arrivo è addirittura ai limiti del patetico, specialmente quando si hanno oltre tre minuti di vantaggio.
Da un lato è una mancanza di fair play verso l’avversario, dall’altro lato però potrebbe anche essere una manifestazione di rispetto ancora più radicale: nonostante tutto ti temo, e voglio assolutamente guadagnare ogni secondo disponibile, e demoralizzarti, anche a costo di mettere in gioco “la faccia”. Forse meglio questo che le stucchevoli e quasi nauseanti reciproche manifestazioni di amicizia con Andy Schleck.
Non condividiamo comunque i pesanti fischi che si abbattono sullo spagnolo sia nelle ultime fasi sia sul palco di premiazione per la maglia rosa. Chiaramente il comportamento dello spagnolo non è il massimo dell’eleganza, ma come giustamente commenta Nibali “ognuno ha il diritto di correre come vuole per curare la propria classifica”: in assenza di scorrettezze i fischi sono fuori luogo e davanti a un campione puzzano di nazionalismo d’accatto. L’altro motivo che spiega questo rumoroso dissenso sta nel ricondurre a Contador una responsabilità per l’eliminazione del Crostis: però, come osserva sempre Nibali, “lui, povero, non c’entra”. Senz’altro le pressioni di Riis hanno contribuito alla scelta, ma Riis avrebbe agito così anche alla faccia di Contador stesso. E le colpe più pesanti, comunque, restano dell’UCI. Dal nostro punto di vista è indecente fischiare un corridore al culmine della propria fatica, ma anche nel momento di gioia della premiazione che ne attesta un successo: anzi, per essere più chiari, è sempre e comunque una bruttura, ma la bruttura in questi contesti è finanche accentuata.
A sostegno dell’idea che lo Zoncolan non è poi così adatto agli scalatori puri vanno anche le “relative” controprestazioni di Gadret (comunque 6° a 1’38”), rispetto a Menchov diciamo, di Rujano (10° a 2’11”), di J. Rodriguez (che sembrava in crescita), di Masciarelli (crollato). Tra i 3’30” e i 4’ Kreuziger, Arroyo, Carrara, Le Mevél e Cataldo, vedendo così complicarsi le diverse e rispettivamente commisurate ambizioni di classifica. Comunque impressionante invece la regolarità di Sivtsov, il coniglio dal ciclindro dell’HTC per quest’anno, anche oggi nei dieci a un paio di minuti, consolida così la propria generale. Bravi a confermarsi, sempre nei dieci, gli scalatori puri Nieve, spalla di Antón, e Dupont, spalla di Gadret: le doti dell’iberico erano note, quelle del francese meno, ma tant’è!

21 maggio 2011

Gabriele Bugada

15a tappa: Conegliano – Gardeccia / Val di Fassa

UN FINALE BRILLANTE “NIEVE” AI PIEDI DELLE TORRI DEGLI SPAGNOLI

Si è partiti presto. La notte è stata davvero breve per i ciclisti in gara e per molti insonne, visto il pensiero all’altimetria della 15ma tappa. Impossibile non pensarci. Il dislivello è da togliere il fiato al sol pensiero: 6100m nei 209Km che da Conegliano si innalzano verso il Rifugio Gardeccia. Da tenere lontana, per tutti, è la parola “crisi”. Ad affrontare con coraggio la tappa regina del Giro, già al Km 10 sono Sella ed Hoogerland i quali provano a portar via la fuga da leggenda. Ai due si uniscono, in pianura e poco prima del primo GPM di giornata (Piancavallo), prima Popovych, Aramendia, Kuschynski e Seeldraeyers, e subito dopo a circa metà salita Tschopp, Pirazzi, Sastre, Di Luca, Losada, Bakelandts, Pasamontes, Petrov, Weening, Deignan, Garzelli e Nieve. Quest’ultimo, compagno di squadra di Anton, dominatore ieri sullo Zoncolan, più “vicino” a Contador con 9’08 di ritardo in classifica generale. Nessun Liquigas, Saxo e Lampre dentro. Tutti a protezione dei rispettivi capitani. Il gruppetto in fuga va via con cambi regolari raggiungendo già sul secondo GPM di giornata (Forcella Cibiana) un vantaggio superiore ai 10’. Lo spagnolo Nieve si veste così della maglia rosa virtuale. Immediata la reazione dei Saxo che ben presto si porta in testa a pilotare un gruppo che già su per la Forcella inizia a scemarsi. Intanto davanti l’armonia della fuga è per un breve istante interrotto dallo sprint tra Garzelli e Sella per i punti maglia verde. Passa per primo il varesino. In discesa i 18 uomini tornano compatti ed iniziano il terzo GMP previsto (Giau) a 72Km dall’arrivo con 10’15” da gestire sul gruppo maglia rosa. Tra di loro un impaziente Hoogerland, dopo soli pochi chilometri di salita, tutto solo, prova ad andarsene. Scatto impetuoso dell’olandese che però verrà raggiunto e superato prima da Garzelli ai meno 2 dalla Cima Coppi, e subito dopo da Nieve. Garzelli sempre più maglia verde. Dietro intanto le operazioni di comando passano in mano ai Liquigas. Azione questa che fa pensare ad un probabile attacco di Nibali nella lunga e veloce discesa del Giau. Ci sarà ma prima è Contador a prevenire tutto con uno scatto in vista dell’ultimo chilometro. Proprio dopo aver riacciuffato altri due spagnoli Rodriguez ed Arroyo scattati subito prima. Poca cosa rispetto a quanto ancora dovrà accadere. Il sole nel frattempo inizia a far posto alle nuvole, la strada giù dal Gia è in gran parte bagnata, al Rifugio inizia a piovere. Dopo poche centinaia di metri dallo scollinamento (restano soltanto 23 atleti a comporre il gruppo maglia rosa) sfreccia Nibali. Il siciliano dà tutto se stesso in discesa, rischiando tantissimo ma capace di guadagnare secondi su secondi. Prima 9”, poi 14” per arrivare, alla fine del primo tratto a ben 23”. Falsopiano brevissimo. Secondo tratto in discesa con Nibali che somma ancora preziosi secondi di vantaggio. Alla fine della discesa saranno ben 35”. I pochi chilometri di pianura che fanno da raccordo con il quarto GMP (Fedaia) sono il luogo dell’intesa spagnola sottoscritta tacitamente da Contador, Arroyo, Rodriguez, Anton e da un ottimo Lastras bravo a restare fino a quel punto con i migliori. La compagnia spagnola insieme al nostro Scarponi e Rujano guadagnano in un baleno 15” a Nibali. Il capitano Liquigas decide, saggiamente, di rialzarsi. Ripreso, prova uno scatto Arroyo, e quando la salita della Marmolada diventa più dura ci prova Contador. E’ una via crucis per tutti. Soprattutto per Nibali, che paga lo sforzo fatto in discesa. In un primo istante il solo sorprendente Kruijswijk prova a tenere le ruote della maglia rosa, poi Rujano. Salta fin da subito Anton, restano aggrappati a pochi metri da Contador, un ottimo e straordinario Sarmiento, Scarponi, Rodriguez, Gadret, Kreuziger ed il ritrovato Menchov. In testa, qualche chilometro più avanti, Garzelli ben gestisce il vantaggio rassicurante (6’50) che ha sugli uomini di classifica. L’allarme per il varesino è suonato dalla divisa arancione di Nieve che a tratti vede la testa della corsa. L’uomo dell’Euskadi scollinerà a soli 39” di ritardo, gli uomini di classifica a 6’30 senza Nibali, 1’ più indietro. Ancora discesa ed ancora show di Nibali. Passato il bruttissimo momento di crisi, la strada all’ingiù dà forza al siciliano che disegna traiettorie tanto perfette da riuscire a piombare sul drappello con la maglia rosa. Resta il quinto GMP (Gardeccia) con i suoi 6,2 Km con dei tratti terrificanti. Interminabile l’arrivo al Rifugio. Sembra non finire mai, qualsiasi inquadratura sui ciclisti appare quasi come un fermoimmagine, solo lo scorrere dei chilometri dà l’idea di un movimento da parte delle bici impennate all’insù. Davanti Garzelli inizia a cedere, Nieve lo raggiunge, scatta a va ad involarsi pian piano verso una splendida vittoria. Dietro ai meno 5 dalla fine prova, finalmente, uno scatto Scarponi, ma subito dopo è ancora una volta Contador a riprendere la sua danza. In piedi sulla bici in un batter di ciglia riprende il capitano Lampre andando tutto solo verso il Rifugio. La crisi avvolge Garzelli, Nieve dopo un’ottima gestione delle forze scatta e va da solo a coprire gli ultimi 2Km. L’ultimo, verso la fine, senza asfalto. La terra nuda e sacra accoglie il bravissimo corridore spagnolo, poi Garzelli a 1’41” quasi ripreso da Contador che chiude terzo a 1’51”. Arriva Scarponi a 1’57”, Gadret a 2’28”, Rujano a 2′35″, Nibali e Rodríguez a 3′35″, Kreuziger a 4′00”. Questa la sofferenza, in tempo, per essere accolti nel Rifugio. In classifica generale, con l’ultima settimana ancora da disputare (domani ultimo giorno di riposo), i distacchi da Contador sono pesantissimi: Scarponi è secondo a 4’20”, Nibali a 5’11”. Il padrone del Giro ha un nome ed un cognome: Alberto Contador.

22 maggio 2011

Antonio Scarfone

16a tappa: Belluno – Nevegal (cronoscalata)

I VERDETTI DEL NEVEGAL, CRONOSCALATA SENZA SORPRESE

Nelle cronoscalate può sempre capitare qualcosa di strano, così come dopo il giorno di riposo. L’abitudine agli sforzi protratti ribaltata in un esercizio costretto entro i limiti della mezzora, le reazioni del corpo fustigato da sequele di montagne e poi rilassato in una giornata di ricreazione: se aggiungiamo la possibilità che qualche uomo fuori classifica si sia risparmiato per conquistare il suo lampo di gloria, tutto lascia pensare a un esito – del tutto o in parte – all’insegna dell’imprevedibilità, come peraltro è accaduto in precedenti edizioni.
Invece evidentemente nell’ascesa al colle bellunese i fattori si annullano vicendevolmente, e i risultati sono quanto mai conservativi rispetto a quanto visto fin qui. L’unica peculiarità, anch’essa peraltro ampiamente prevedibile, è una certa sofferenza negli atleti più avvezzi allo scatto che alla regolarità.
La tappa la domina Alberto Contador, lui solo regala distacchi davvero pesanti agli immediati – in termini di posizione, non certo di tempo – inseguitori in classifica: un avvio prudente, a tutelarsi dalle insidie delle curve, si traduce in un sensibile distacco al primo intertempo, dove Alberto “si confonde con la massa” fuori dai dieci, a 13” da un Nibali scattante e spregiudicato, che invece si esalta conquistando un netto primato al termine della fase pianeggiante. In salita però non c’è competizione: Contador sale agilissimo, alternando rilanci di potenza sui pedali, senza mai apparire appannato fino a un ultimo km in lievissimo affanno.
D’altro canto questo è il suo esercizio prediletto: sforzo concentrato al massimo, senza tormentose premesse, solo contro l’orologio con tanto di salita dura e regolare a schiantare gli avversari inermi.
Molto emozionante il podio con la dedica a Xavier Tondo Volpini, prematuramente scomparso lunedì mattina. Il pubblico foltissimo che ha scortato la scalata con entusiasmo e sportività, applaudendo come è giusto ogni atleta e regalando il proprio speciale appoggio alla maglia rosa, si è azzittito rispettosamente mentre Alberto, visibilmente commosso, indicava il cielo.
Tornando alla gara, solo Rujano contiene il distacco nella seconda parte della cronometro, quella ascendente, entro i 5” al km, patendo meno di quaranta secondi dal fenomeno in rosa.
Il piccolo venezuelano si conferma così baciato da un’affinità elettiva con le cronoscalate che già gli conoscevamo (per tacere il fatto che, pensando al suo peso piuma, anche sul piano si sa difendere): un avvio poco esplosivo, e – a suo dire – un finale col fiato corto, lo collocano comunque al quarto posto di giornata, rilanciandolo in vista di un finale di Giro che gli sorride, con i bei ricordi del Sestriere a precedere la cronometro conclusiva, più adatta a lui che al francese Gadret, oggi surclassato non solo in salita ma anche nel segmento iniziale. Ci sono quasi due minuti da rosicchiare, sarà comunque una bella lotta. Scalzato senza difficoltà Nieve, oggi esausto, appagato, e con l’occhio al lavoro di gregariato che ancora l’aspetta per il capitano Antón.
Al secondo e terzo posto di giornata troviamo la coppia italiana che si disputa i gradini del podio anche in generale: oggi è Nibali a prevalere, per una manciata di secondi (a 34” da Contador il siciliano, a 38” il marchigiano). Effettivamente tutto il Giro sembra dire di una lieve maggiore rotondità di prestazione da parte del più giovane Vincenzo, che ha sacrificato il bel bottino di cui ancora godeva nei confronti dell’avversario per provare a rimettere in discussione il primato assoluto durante il tappone dolomitico. Nondimeno oggi la salita vera e propria è stata meglio condotta da Michele, capace di assestare a Nibali un paio di secondi al km, compensando così integralmente il distacco subito nella prima frazione: di nuovo però, quando la strada si faceva meno impervia ma non per ciò meno esigente – i fatali e rivelatori falsopiani conclusivi! – è stato lo squalo ad assestare il morso decisivo. Sicuramente Nibali ha pagato verso metà salita la propria aggressività della prima parte, lo si è notato a tratti in certa qual difficoltà, però il traguardo lo ha visto più fresco e sereno in viso, a ulteriore testimonianza di una conclusione in crescendo capace di recuperare qualcosa perfino al devastante Contador odierno.
Tra i dieci e i venti secondi da Nibali troviamo altri tre uomini importanti, anche se non tutti di classifica: il quinto posto del “sempreverde” (mai meglio detto!) Garzelli conferma che oggi non erano più in conto gli sforzi pregressi, o meglio che essi sono stati tanto stravolgenti per tutti da veder premiato comunque lo stato di forma, senza particolari vantaggi per chi ha creduto di “risparmiarsi” nei tapponi alpini. Poi comunque positivi, ancora una volta assai prevedibilmente, visto che la prova era molto adatta a loro, ecco Kreuziger e Menchov: la maglia bianca rafforza il proprio primato in quella classifica, e conduce una prova praticamente identica a quella di Nibali a poco più di un secondo al km di differenza. Si osserva la formazione comune e la confrontabilità delle caratteristiche, ferma restando la maggior maturità di Nibali e il salto qualitativo da lui ormai compiuto, di là da venire per l’ex compagno. La prova di Menchov è invece caratterizzata da un pessimo primo settore, compensato solo parzialmente da una salita perfettamente all’altezza di Nibali e Scarponi: forse un eccesso di prudenza o più probabilmente una difficoltà a carburare, certamente il russo certifica di essere in crescita e di pagare, in questo Giro, gli impedimenti dovuti a un avvio poco brillante. Comunque l’uomo Geox sta continuano molto professionalmente ad onorare appieno la gara, ratificando indirettamente che i trionfi di Contador non possano essere ridotti a una penuria di avversari di livello.
Tra gli altri uomini di classifica, abbiamo già accennato alla giornata difficile di Gadret: tale sarà, ma in misura minore, anche per Joaquim Rodriguez e Antón; il primo si distingue per un avvio fulminante nella parte di pianura, a soli 3” da Nibali, quarto assoluto assediato da passisti, grazie alla scelta di optare per una bici da crono, cambiata in pochi istanti dopo il riferimento. In salita poi non crolla, ma certamente non esprime il proprio potenziale su un tracciato che sarebbe stato a lui confacente. Resta però a un mezzo minuto da Nibali, mentre un po’ più pesante è il distacco dell’uomo Euskaltel (1’21” da Contador, dunque 47” da Nibali), anch’egli poco convincente in salita ma anche meno brillante in pianura (epperò, tanto per dire, a soli 3” da Contador e perfino davanti a Menchov!). Di fatto entrambi, coerentemente con la giornata priva di sobbalzi sulla sedia, assestano la propria classifica generale nei dieci, complice il crollo di Arroyo, e anzi “vedono” la “top 5”, in un Giro che – a parte il pistolero di Pinto – presenta comunque un livello medio omogeneo, oseremmo dire perché livellato verso l’alto.
Per concludere, al netto della giovane età, segnaliamo le belle prove di Kruijswijk, Ulissi e Pirazzi. Ci ha colpito, nel nostro diarista, la “mancata volata” per conquistare un secondo posto provvisorio scavalcando quello Stef Clement che a lungo aveva dominato la classifica “prima dei big”. Certamente c’era già Samoilau davanti, e altrettanto certamente quella posizione era destinata a tramutarsi in una “zona top 20”: ma se Ulissi è salito con la tranquillità dimostrata in questo finale, altri margini ci sono eccome.

24 maggio 2011

Gabriele Bugada

Scarponi, con indosso la maglia rossa della classifica a punti, affronta la ripida salita verso il Rifugio Gardeccia, arrivo del tappone dolomitico del Giro del 2011 (foto Bettini)

Scarponi, con indosso la maglia rossa della classifica a punti, affronta la ripida salita verso il Rifugio Gardeccia, arrivo del tappone dolomitico del Giro del 2011 (foto Bettini)

RAUL ALARCÓN DOMINA IL GIRO DELLE ASTURIE. QUINTANA SI PREPARA AL MEGLIO PER IL GIRO

maggio 1, 2017 by Redazione  
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Raul Alarcón (W52/FC Porto) vince da dominatore il Giro delle Asturie, aggiudicandosi la tappa finale e posizionandosi in seconda posizione nelle prime due. Buona prova offerta da Nairo Quintana (Movistar), vincitore della tappa di montagna e secondo nella classifica generale finale, in vista del Giro d’Italia.

Dopo la Tirreno Adriatico e il successivo ritiro sulle Ande, Nairo Quintana ritorna a pedalare in Europa, precisamente al Giro delle Asturie, ultimo step del colombiano prima del Giro d’Italia. Quello del corridore della Movistar è sicuramente il nome più altisonante al via della breve corsa spagnola che prevede tre tappe in linea. La prima frazione è lunga quasi 170 km e si snoda tra le località di Oviedo e Pola de Lena. Quattro semplici GPM, tutti di terza categoria, sono distribuiti uniformemente lungo il percorso, con l’ultimo di questi posizionato a circa 9 km dall’arrivo. Il colombiano Weimar Roldán (Medellin-Inder), fugaiolo della prima ora, resiste al ritorno del gruppo e vince con 22 secondi di vantaggio su Raul Alarcón (W52/FC Porto), altro compagno di fuga. Terzo giunge Carlos Barbero (Movistar) che regola il gruppo a 27 secondi. Roldán veste così la maglia di primo leader poi nella seconda tappa da Ribera de Arriba all’Alto de Acebo – lunga 177 km, con quattro GPM di cui l’ultimo di prima categoria coincidente con l’arrivo, proprio Nairo Quintana (Team Movistar) ha la meglio sotto la neve sulla coppia della nazionale spagnola fornata dal citato Alarcón e da Fernando Barceló (Fundacion Euskadi-EDP), quest’ultimo staccato di 31 secondi. Al termine della seconda tappa Alarcón conduce in classifica generale con un vantaggio di 7 secondi su Quintana e di 50 secondi su Alejandro Marque (Sporting Clude de Portugal/Tavira). L’ultima tappa da Cangas del Narcea a Oviedo, la più corta dell’intera Vuelta, vedeva infine la vittoria proprio del leader Alarcón, abile ad affrontare nelle prime posizioni la salitella di El Violeo posta a circa 9 km dall’arrivo ed a tenere testa a Quintana. Lo spagnolo rilanciava nella discesa finale e conservava un vantaggio di pochi secondi fino al traguardo di Oviedo, che tagliava a braccia alzate con 7″ su Oscar Sevilla (Medellin – Inder) secondo e il portoghese João Benta (Radio Popular Boavista) terzo. Ottima prova dell’atleta della W52-FC Porto, che in tre giorni di corsa ottiene due secondi posti e la vittoria nella tappa finale. Alarcón vince così da dominatore la 60a edizione del Giro delle Asturie con un vantaggio di 32 secondi su Nairo Quintana e di 1 minuto e 7 secondi su Oscar Sevilla. Buone indicazioni tutto sommato anche per Quintana, che nella breve corsa spagnola ha ultimato la preparazione in vista dell’imminente Giro d’Italia che lo vedrà come uno dei grandi favoriti per la vittoria finale.

Giuseppe Scarfone

CLASSIFICA GENERALE FINALE

1 Raul Alarcón (Spa) W52/FC Porto 12:20:42
2 Nairo Quintana (Col) Movistar Team 0:00:32
3 Óscar Sevilla (Spa) Medellin – Inder 0:01:07
4 Joao Benta (Ben) RP – Boavista
5 Alejandro Manue Marque Porto (Mar) Sporting / Tavira 0:01:40
6 Sergio Pardilla (Spa) Caja Rural-Seguros RGA 0:01:42
7 Ricardo Mestre (Por) W52/FC Porto 0:01:50
8 Ricardo Vilela (Por) Manzana Postobon 0:02:10
9 Joaquim Silva (Por) W52/FC Porto 0:02:17
10 Hernan Aguirre (Col) Manzana Postobon 0:02:46
11 Garikoilz Bravo Oiarbide (Bra) Euskadi Basque Country – Murias 0:02:55
12 José Manuel Díaz (Spa) Israel Cycling Academy 0:02:58
13 Mikel Iturria (Spa) Euskadi Basque Country – Murias 0:03:01
14 Federico Canuti (Can) d’Amico – Utensilnord 0:03:15
15 José Herrada (Spa) Movistar Team 0:03:19

Sotto lla neve delle Asturie Quintana affina le armi in vista del Giro dItalia (foto Gomez Sport)

Sotto lla neve delle Asturie Quintana affina le armi in vista del Giro d'Italia (foto Gomez Sport)

A FRANCOFORTE ALEXANDER KRISTOFF FIRMA IL TERZO SUCCESSO CONSECUTIVO

maggio 1, 2017 by Redazione  
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Si è corsa oggi in un clima più da Giro di Lombardia la Rund um den Finanzplatz Eschborn-Frankfurt, corsa che fino a qualche edizione fa rispondeva al nome di GP di Francoforte e che da quest’anno è stata inserita nel Calendario World Tour. Il successo è andato per la terza volta consecutiva ad Alexander Kristoff, portacolori della Katusha Alpecin. Alle sue spalle il figlio d’arte e coequiper Rick Zabel. La gara ha visto anche il ritiro dell’atteso Peter Sagan quando mancavano una sessantina di chilometri al termine e la sua Bora Hansgrohe si stava accollando già da una quarantina di chilometri l’onere di tenere sotto controllo la fuga di giornata.

La pioggia e il freddo sono stati lo scenari dove si è svolto oggi il “GP di Francoforte” evento culmine di una giornata dedicata interamente allo sport del pedale. Erano, infatti, in programma gare per tutte le categorie, dai bambini ai professionisti, passando per le varie categorie giovanili, gli under23 e gli amatori. Visto l’enormità dell’evento molti di voi ricorderanno che l’edizione 2015 non fu disputata per il timore che fosse un bersaglio terroristico.
La corsa odierna, conclusa con il terzo successo consecutivo di Alexander Kristoff ha avuto il suo momento clou sull’ultimo passaggio sul Mammolshain ai meno 40. A quel punto il plotone, già ridotto nel numero a causa del maltempo e mancante di alcuni elementi di spessore, si è spezzato in più tronconi. Da lì in avanti, l’unico team in grado di “fare la corsa” si è dimostrato il Team Katusha-Alpecin che non solo ha piazzato Kristoff al primo posto, ma ha occupato anche il secondo posto del podio con Rik Zabel, colui che ha il compito di lanciare il norvegese nelle volate e che è figlio di Erik Zabel, proprio il corridore che fino ad oggi pomeriggio era l’unico detentore del record delle tre vittorie nella corsa di Francoforte. Masticano amaro i tedeschi, rimasti sul gradino più passo del podio con John Degenkolb (Trek – Segafredo).
Prima dell’epilogo finale, ma già con la gara entrata nel vivo, da registrare il tutt’altro che velleitario tentativo di Aimé De Gendt (Sport Vlaanderen – Baloise) e Jan Tratnik (CCC Sprandi Polkowice) ai meno 15. Per loro un vantaggio anche di 20”, comunque troppo pochi per contrastare lo strapotere della Katusha, galvanizzata anche dalla mancanza per ritiro di alcuni elementi di spessore nel plotone. Infatti Marcel Kittel (Quick-Step Floors), André Greipel (Lotto Soudal) e Peter Sagan (Bora-Hansgrohe) avevano tra gli altri alzato bandiera bianca, salendo in ammiraglia prima che la gara si accendesse o subito dopo che si entrasse nel vivo nella 55a edizione del vecchio Gran Premio di Francoforte

Mario Prato

Kristoff capitalizza il gran lavoro della Katusha e ottiene una prestigiosa tripletta in quel di Francoforte (foto picture-alliance/dpa)

Kristoff capitalizza il gran lavoro della Katusha e ottiene una prestigiosa tripletta in quel di Francoforte (foto picture-alliance/dpa)

LE ORME DI SCARPONI: IL GIRO DEL 2011 – PARTE PRIMA

maggio 1, 2017 by Redazione  
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All’inizio della settimana che ci porterà alla partenza della corsa rosa vi proproniamo la lettura degli articoli che pubblicammo durante il Giro del 2011, l’edizione nella quale Scarponi giunse secondo…. per qualche mese perché poi si scoprirà il vincitore Contador positivo all’antidoping e a febbraio dell’anno dopo Michele sarà ufficialmente decretato vincitore, con tanto di consegna della maglia rosa e del Trofeo Senza Fine da parte degli organizzatori. In questa prima parte rivisitiamo le prime tappe “forti” della corsa, la cronosquadre d’apertura a Torino, la tappa degli sterrati terminata ad Orvieto e gli arrivi in salita a Montevergine e all’Etna

1a tappa: Venaria Reale – Torino (cronosquadre)

PINOTTI PRIMO SOVRANO DEL GIRO DELL’ITALIA UNITA

Al Giro dedicato al 150mo anniversario dell’Unità d’Italia non poteva mancare un italiano in rosa fin da subito. Ed infatti la cronosquadre d’apertura, vinta con una bella prova corale da parte degli uomini HTC Highroad consegna la prima maglia rosa a Marco Pinotti. Tra i favoriti della vigilia, insieme a Garmin e Liquigas, gli uomini di Valerio Piva, a differenza di altre squadre, sono stati ben allineati già dalla discesa della pedana di partenza. Dettagli che in una prova contro il tempo fanno la differenza. Ad iniziare la cronosquadre è toccato ai belgi dell’Omega Pharma-Lotto che, partiti alle 15.50, hanno fatto registrare il primo rilevamento cronometrico ufficiale, posto dopo 9,1 Km, con il tempo di 10’04”. All’arrivo, dopo 19,3 Km totali, hanno fermato il cronometro ai 21′21” alla media di 54,23 Km/h. L’ intertempo sarà migliorato per la prima volta soltanto di 2” dalla Rabobank, ottava squadra partita, ma seconda all’arrivo con 4” di ritardo dall’Omega. Fanno peggio l’Acqua&Sapone di Garzelli, la Katusha di Joaquim Rodriguez e l’Astana di Roman Kreuziger con un ritardo rispettivamente di 45”, 42” e 28” dai belgi. Il tempo dell’Omega resiste anche al passaggio degli uomini Sky, al traguardo con 15” di ritardo, nonostante a metà gara avessero il loro stesso intertempo. Stesso identico discorso per le sorti dell’attesissima Saxo Bank di Alberto Contador, a testimonianza quindi della gran bella prova dell’Omega. Ma ecco entrare di scena gli Htc. Grazie alle poderose pedalate di Pinotti e Rabon, ed un’intesa perfetta con gli altri compagni di squadra, riescono a ridurre, dopo soli 9,1Km, l’intertempo dell’Omega di ben 14” ed all’arrivo il loro tempo sarà di 21′00” ad una velocità media di poco superiore al 55 Km/h. Intanto arriva al traguardo la Geox di Denis Menchov con 31” di ritardo e poco dopo la Saxo, sempre indietro, seppur di poco, con uno svantaggio di 8”. Parte la Garmin e subito dopo la Liquigas ed entrambe già all’intertempo sono in ritardo, questa volta dagli HTC, rispettivamente di 9” e 11”. Arrivano intanto al traguardo Garmin e Liquigas con il ritardo rispettivamente di 24” e 22”, (buon per Nibali, che già guadagna 8” da Contador), dalla maglia rosa virtuale Pinotti, primo degli HTC ad aver tagliato il traguardo. Ottima anche la prova dei Lampre di Scarponi, in ottica classifica generale, con 2” meglio dei Saxo di Contador. L’unica squadra rimasta a poter impensierire gli Htc è la RadioShack di Machado e Popovych, forte nelle prove contro il tempo ma che però deve accontentarsi della seconda posizione sia all’intertempo, 8” il loro ritardo, sia all’arrivo con 10”. Prima Htc, seconda RadioShack, terza Liquigas per il primo podio di un Giro d’Italia tutto ancora da gustare!

7 maggio 2011

Antonio Scarfone

5a tappa: Piombino – Orvieto

UN’IMPRESA DAL GUSTO ANTICO

Ritorna il tempo al Giro d’Italia. Il suo conteggio oggi c’è e tutti son pronti ad immergersi in una delle tappe più belle, sotto il profilo tecnico, della corsa rosa. Tutti tranne la Leopard Treck che, ritiratasi dalla corsa, sarà giustamente vicino nel dare l’ultimo saluto, in Belgio, a Wouter Weilandt. Da Piombino a Orvieto la frazione di giornata ripropone, come accade nel 2010, alcuni tratti di strade bianche ed un arrivo in leggera ascesa dopo l’ostico strappo verso Croce di Fighine, al 15% di pendenza massima.
Ci si aspettava una numerosa fuga, visto il profilo mosso della tappa, ed invece a provarci, già dal km 12 è il solo Martin Kohler (BMC). Lo svizzero è autore di una bella prova di coraggio e arriverà a guadagnare fino acirca 13’. Non basteranno, perché alle sue spalle la bagarre tra la polvere delle strade bianche inizia a scatenarsi fin da subito con Yaroslav Popovych (RadioShack) che aggredisce l’ingresso nel primo tratto di sterrato, ai meno 39 dal traguardo, verso il GPM di Croce di Fighine. Il gruppo, composto da tutti i migliori tranne che da un dolorante Giovanni Visconti (fastidi ad un ginocchio per il Campione Italiano) sembra varcare l’ingresso per un mondo tutto nuovo. Arcaico e leggendario. Proprio come avvenne nella tappa di Montalcino di un anno fa. Un tempo la pioggia ed il fango, questa volta il sole che riscalda ogni granulo di ghiaia, arroventandone ogni punta e mettendo così ancor più a rischio le ruote dei ciclisti in gara. A forare saranno davvero in tanti. Ed a render più difficile il tutto è il gran polverone che si alza al passaggio dei ciclisti in gara. Sembrano scomparire uno ad uno. Intanto, a pochi passi dal GPM Kohler inizia a barcollare sulla sella, proprio nel tratto in cui le pendenze sfiorano il 15%, mantenendo un vantaggio sul gruppo di 3’25”. Nessuno scatto in ciò che resta del gruppo, ridotto ad una cinquantina di unità con la “rete” dei velocisti già formatasi tempo addietro. A Croce di Fighine, dietro il battistrada, transiterà in capo al gruppo Kreuziger (Astana). Non c’è la maglia rosa Millar (Garmin), attardato di 35”. Nella discesa successiva però il buon David farà di tutto per rientrare sui migliori, riuscendoci prima dell’ultimo settore di sterrato. Sfinito per l’azione di recupero non riuscirà, però, a seguire Contador, Nibali, Scarponi e compagnia, lasciando così definitivamente la maglia del primato. Giù nella ripida e sterrata discesa prova ad andarsene tutto solo Vincenzo Nibali (Liquigas) seguito a un tenace Tankink (Rabobank). I due verranno ben presto ripresi subito dopo l’inizio dell’asfalto, ormai in pianura, da tutti gli uomini di classifica. Tra questi c’è anche Cataldo che, proprio insieme a Tantink, prova un nuovo contrattacco, reso vano qualche chilometro più avanti da una scivolata per l’italiano e da un problema meccanico per l’olandese. Tutto questo con Kohler che ha ormai solo 1’20” da gestire a 20 Km dal traguardo di Orvieto.
Nell’ultimo settore di sterrato, interrotto da un breve tratto di asfalto, il vantaggio dell’uomo BMC ormai scende sotto il minuto. Fora Garzelli ma viene aiutato prontamente da Codol a rientrare. Un brivido ci percorre la schiena quando le immagini Rai si soffermano su Tom Slagter (Rabobank), caduto in seguito ad un contatto con un uomo del team Euskatel a bordo strada. Nulla di particolarmente grave, per fortuna per lui, comunque costretto a ritararsi dalla corsa per tutti gli accertamenti del caso. Kohler viene assorbito da Gadret e subito dopo prova ad andarsene tutto solo Wenning (Rabobank). Ai – 2,5 Km ha 40” di vantaggio, proprio all’inizio dell’ultima ascesa di giornata, un tratto con pendenza massima al 15%. Su per Orvieto ci prova Scarponi (Lampre). Il marchigiano in un attimo guadagna, nel tratto più impegnativo, una decina di metri ma a mancare è la salita, troppo breve per far sì che si potesse far selezione, troppo facile nella seconda parte. Non c’è più spazio per riacciuffare Wenning, bravissimo a provarci e a dar tutto nei chilometri conclusivi. Secondo è Duarte (Geox), a chiudere il podio è Serpa (Androni). Via via arrivano tutti i migliori con i nostri italiani Nibali sesto e Scarponi ottavo a dar chiari segnali ad Alberto Contador. Guarda caso settimo. Al centro della morsa italiana.

11 maggio 2011

Antonio Scarfone

7a tappa: Maddaloni – Montevergine di Mercogliano

TAPPA CORTA? “VOLATA” LUNGA PER DE CLERCQ. ROCK & ROLL HOOGERLAND NELLA FUGA

Johnny Hoogerland, nome da rockstar, si prende il palcoscenico fino alle rampe finali, poi toccherebbe al “main group” far strillare gli amplificatori e roteare le chitarre come asce da battaglia. Invece i grandi protagonisti attendono – e si fanno attendere – una frazione di secondo di troppo, così il trionfo è tutto per un solista coraggioso e inatteso.
Andiamo con ordine: la “fuga del mattino” oggi è del “primo pomeriggio” visto che si parte alle 14:30, ma nonostante le temperature estive non tira aria di siesta. A differenza delle sterili fughe solitarie che i corridori timidi o spauriti ci avevano proposto ad inizio Giro, si fa sul serio: ma fintanto che si formano drappelli addirittura troppo numerosi, la maglia rosa non si fida a concedere la luce verde, specialmente in una tappa così breve. Pineau (QST) e Canuti (COL) sono tra i più attivi e determinati, sono protagonisti a più riprese fino a che, dopo una mezz’ora volata sul filo dei sessanta all’ora, riescono a prendere il largo assieme a Visconti (FAR), Bak (HTC) e Montaguti (AG2).
La fuga viaggia allegra e veloce, con l’Acqua e Sapone di Garzelli a dare man forte alla Rabobank per controllare il distacco. Sul Gpm intermedio di Serra della Strada provano a fare il balzo Lang (OLO) e Cazaux (EUS), ma è Johnny Hoogerland della Vacansoleil a partire come una scheggia e a saltare i due contrattaccanti in pochi istanti sulle rampe più impegnative (complice un guaio meccanico per Lang all’atto di cambiare). L’impresa si direbbe disperata, visto che il distacco si aggira intorno al paio di minuti, ma al traguardo del Gpm Hoogerland l’ha dimezzato. La fatica dell’olandese si palesa nella sua mostruosità quando un inatteso dentello si frappone tra il Gpm ufficiale e l’agognata discesa, mentre davanti Canuti ha razziato i punti per la maglia verde e se n’è andato in libera uscita fino a che una curva insidiosa non l’avrà portato prima a terra e quindi di nuovo in compagnia dei colleghi fuggitivi.
L’emozione spasmodica è però tutta per il disperato inseguimento condotto da Hoogerland, con fasi quasi drammatiche quando – arrivato pressoché a tiro – l’olandese pare non riuscire più nemmeno a pedalare. Lo spirito del ciclismo si palesa quando Scinto, della Farnese di Visconti, offre da bere all’assetato rivale, pure potenzialmente pericoloso in caso di rientro. Ma evidentemente sotto sotto tutti fanno il tifo per il temerario, a maggior ragione perché in realtà le speranze che la fuga vada in porto sono davvero basse.
Alla fine il gruppetto decide di ammettere il membro supplementare, e rallenta per favorire il rientro: Hoogerland però non deve aver gradito la tardività di questa decisione, o forse vuole rilanciare l’andatura che rischiava di essere fatalmente e definitivamente smorzata dalla pausa realizzata; fatto sta che invece che accodarsi, tira dritto come un colpo di balestra, costringendo i fuggitivi, Canuti in primis, a scuotersi per saltargli a ruota.
Il fantasioso Johnny, genio e sregolatezza da vero rocker, si fa perdonare con le tirate più generose, anche se le speranze di tutti sono ormai al lumicino: alle prime avvisaglie di salita molleranno senza lottare Visconti e Pineau, depressi dalla propria consapevolezza, poi via via tutti gli altri al venir meno delle energie, lasciando il solo Bak al ruolo da lepre.
La trafila dei tentativi è lunga quanto vacua, ci provano in ordine sparso Cherel, Rovny, De Greef, Valls, Pirazzi, ovviamente, col proprio marchio di fabbrica che sembra ormai essere il “doppio scatto”, con un primo tentativo più da lungi e uno più convinto a ridosso del finale (forse potrebbe puntare tutto su uno dei due? Bravo comunque).
Ai meno 5,5km “lancia la volata lunga” De Clercq, dell’Omega Pharma – Lotto: la battuta si giustifica osservando il fotogramma del traguardo, anzi il fotofinish, ove il belga prevale per mezza bici scarsa su Scarponi, dando l’illusione di essersi giocato la volata piuttosto che di essere un “fuggitivo” dell’ultimo quarto d’ora.
Come preannunciato proverà senza fortuna a riportarsi su di lui Pirazzi, e così pure Ochoa: ma il distacco maturato si è allargato in fretta, mentre di converso è proprio – e solamente – nel finale che l’andatura del gruppo si infiamma in un crescendo isterico.
La svolta è nella decisione, azzeccata, da parte di Nibali di far sottrarre i suoi gregari al lavoro di ricongiungimento. Poco sprinter, il siciliano, inutile sprecare energie preziose per regalare abbuoni agli altri.
Si materializza ancora una volta uno dei tratti genetici di questo Giro: mancano i cacciatori di tappe, gli scattisti da giornata secca, e così – con Weening ben contento della situazione (meglio l’abbuono all’innocuo De Clercq che a Le Mevél) – non c’è grande concorso di forze nel chiudere sul belga, il cui margine si continua a dilatare in maniera impressionante fino ai meno 2km.
Solo in conclusione la Lampre comprende che il campo è sgombro di potenziali avversari, e che quindi in palio c’è una tappa disponibile col suo preziosissimo abbuono: l’attacco di Ochoa conferma che Serpa, uno dei papabili per un arrivo veloce, non deve essere così brillante (l’ordine d’arrivo lo confermerà), il Di Luca così minaccioso ieri arranca a fondo gruppo (e pagherà oltre un minuto e mezzo), Joaquim Rodriguez è allergico alle pendenze troppo umili, stai a vedere che tra chi pedala bene lì davanti Scarponi è il più tirato a lucido?
Naturalmente è comprensibile la valutazione sulla lunghezza del Giro, sulla necessità di misurare bene quanto affannarsi, con ben due capitani (domani è occasione per Petacchi, domenica si dannerà la Liquigas di Nibali, va bene, ma Ulissi e Niemec potrebbero fare comodo lo stesso): fatto sta che la sconvolgente accelerazione messa in atto nel finale di tappa si rivela insufficiente per quell’inezia che premia l’audacia di De Clercq e lascia un retrogusto amaro in bocca a Scarponi, che pure mette in cascina un bel po’ di secondi con una progressione tanto maestosa quanto effettivamente inabile – di per sé sola – a fare il vuoto.
Un altro finale appassionantissimo, dopo quello di ieri, con un secondo posto ambivalente sempre per un uomo Lampre. Se però la forma strepitosa di Petacchi si adatta perfettamente a un Giro generoso coi velocisti solo nella prima metà, e nemmeno troppo generoso, visto che concede le volate solo a prezzo di rampe e rampette assortite, l’incognita per Scarponi riguarda la durata di un picco già evidente fin d’ora. Comunque il Giro si vincrà più nel secondo che nel terzo weekend, e mettersi dietro gli altri fa sempre meglio al morale che non il viceversa: i precedenti di Cunego 2004 e Di Luca 2007 non sono scoraggianti.
Il borsino degli altri ci racconta di un Nibali non veloce ma estremamente reattivo (quarto) e, sul podio, di un Kreuziger potente che ha ricordato per certi versi alcuni allunghi del Menchov 2008-2009. Non parliamo certo di scattisti, il che la dice molto lunga sui ritmi devastanti del finale ma anche sulla scarsa competizione in questo specifico settore. Quarto Garzelli che qui si piazza spesso ma proprio non vince. Questi i più in luce. Bravo pure Joaquim Rodriguez su una delle salite a lui meno confacenti, promettente Rujano in vista dei tapponi a venire. Cataldo e Le Mevél pare vogliano candidarsi a un ottimo Giro. Sempre a pari tempo discreti segnali da Kruijswijk e Masciarelli, Menchov (17°) si nasconde così come Contador (che però è comunque nono!), incoraggiante la permanenza nel gruppo d’elite e quindi in classifica di Gadret, Anton e Pozzovivo su rampe da passisti e in un finale coi tamburi rullanti più simile a uno sprint. Nel complesso arrivano assieme 26 atleti, sull’Etna la musica cambierà…

13 maggio 2011

Gabriele Bugada

9a tappa: Messina – Etna

INCENERITI! CONTADOR INFIAMMA L’ETNA: SCARPONI SI BRUCIA, NIBALI DI BRACE

Onoriamo la fuga di giornata, strappata a un gruppo recalcitrante dopo un’ora volata sul filo dei 50km/h: dopo il fallimento, tra gli altri, di Di Luca, se ne vanno invece di prepotenza Savini e Bakelandts, cui si aggregano Cherel, Frank, Horrach e Vanotti (compagni rispettivamente di Joaquim Rodriguez e Nibali), Lastras – maglia rosa virtuale e promettente per la tappa –, Popovych e, dulcis in fundo, Visconti. Le speranze di conquistare almeno il traguardo di giornata reggono fino alle rampe più dure dell’Etna, e si fondano principalmente sull’auspicio di una gara di studio tra i “pezzi grossi”: ma così non sarà, e gli allunghi sfrontati di Bakelandts, che si arrende per ultimo; la generosità di Lastras profusa per tre quarti di tappa; i calcoli tattici di Vanotti (ripreso prima delle fasi calde, qualche tirata per Nibali comunque la darà); la scarsa collaboratività dello svizzero Frank che guizza velleitario rompendo accordi; la regolarità di Savini; soprattutto l’eroismo umile di Visconti che si danna l’anima per brillare in una tappa che non gli appartiene; ebbene, tutto questo sparirà in fumo quando la sfida di alta classifica si farà incandescente.
L’inseguimento, su e giù tra pendici del vulcano e mare, racconta di una differenza trattenuta tra i tre e i cinque minuti, dice di una Lampre che si fa carico quasi da sola della gestione di gara (esemplare Petacchi), sporadicamente supportata da Liquigas e Astana quando si tratta di dare un giro di vite in fondo alla prima lunga discesa dell’Etna. In cronaca, l’abortito rientro di Belkov della Vacansoleil, che tenta senza esito di imitare il compagno Hoogerland visto a Montevergine, ma dopo aver recuperato tutti i minuti – tranne uno – sul primo Gpm, fallisce l’aggancio in discesa e viene riassorbito.
Dopodiché, è l’Etna. Di nuovo, ma stavolta “davvero”: più in alto, più forte. Strada larga, vento tagliente, distese di sabbia lavica in cui i corridori appaiono ancora più spersi.
La Lampre, ancora la Lampre, dà il “la” all’accelerazione che segna fatalmente il destino della fuga, prima Marzano, poi le prime fiammelle di Niemec: la maglia rosa Weening precipita in un abisso infernale di fatica e sofferenza quando ancora mancano dieci km all’arrivo. Arriverà con oltre sei minuti e mezzo di ritardo. Anche Pinotti arranca, e abbandona ogni velleità di classifica. Ci si scotta ancor prima che il rogo sia esploso.
Ai -10 km si avvicinano le rampe più dure e Rujano e Nieve tentano di avvantaggiarsi, ma solo il piccolo venezuelano riuscirà a tenere il naso fuori, per quanto sempre nel mirino di Niemec. Numerosissimi gli Astana in “posizione di sparo” (Kreuziger, Kiserlovski, Masciarelli, Tiralongo), preoccupante l’isolamento di Nibali, spesso alle spalle di un sorprendente Garzelli che si mantiene costantemente nelle primissime posizioni del gruppetto.
A breve però la parola “isolamento” acquisirà un significato completamente diverso.
Contador è ancora accompagnato da Jesus Hernandez, e l’ascesa mancante è ancora lunga, soprattutto per un atleta spesso accusato di sfoderare le proprie rivoltelle quando alla linea non mancano più di tremila metri, tanto da far assumere ai 5 km di Verbier i connotati del memorabile. Di fatto però la salita è ancora più lunga, e non tanto per le distanze da affrontare ma perché “facile” (Rujano: “oggi la salita era troppo facile per me”), da scia. E ancor più “da scia” perché sferzata da un vento impietoso. Specialmente perché il drappello dei migliori è ancora corposo, ricco di capitani che con un’altra preda magari si guardarebbero troppo, ma con un fuggitivo di lusso non farebbero alcuna fatica ad accordarsi e trasformarsi in una muta di segugi: a maggior ragione perché non di soli capitani si tratta, ma anche di gregari, ovviamente di lusso, vale a dire Niemec e il gruppo Astana.
Tanti fattori da computare, e il bilancio fatto da un dovizioso ragioniere suggerirebbe di accomodarsi a ruota.
Ma oggi Contador non ha intenzione di soffermarsi a fare troppi conti, sente il fuoco nelle “piernas”, e ai -7km dall’arrivo, sulle rampe più impegnative (ma non poi così tanto, intorno all’8-9%), scarica sulla moltiplica grande tutta la veemenza di un’eruzione vulcanica.
Scarponi è l’unico a tentare di reagire, lungo rapporto anche per lui e un rientro il più veloce possibile per potersi agganciare al carro posteriore dello spagnolo: Contador è propenso a collaborare, chiede un cambio, ma Michele è in apnea. All’atto di rientrare su Rujano (che saggiamente doveva aver allentato l’andatura, probabilmente proprio nella speranza di favorire qualche rientro), il pistolero fa di nuovo fuoco, e a Scarponi non resta che scivolare nel gruppetto all’inseguimento con i muscoli disperatamente in fiamme e ogni sirena d’allarme che strilla invano.
Lo scalatore venezuelano si acquatta alla ruota di Contador, stringe i denti, non è ovviamente in grado di dare neppure mezzo cambio. Il vantaggio si dilata comunque.
Dietro è soprattutto l’Astana ha lavorare sodo, dopo che Niemec si sgancia avendo offerto l’estremo contributo. Provano ad uscire Gadret e Sivtsov, ma il ritmo è alto e non c’è spazio. Contador soffre nei tratti controvento, naturalmente il suo margine non si spalanca più, ma d’altro canto nemmeno si contrae, assestandosi intorno al minuto e oscillando col favore o meno delle brezze. Emergono le doti di cronoman ancor più di quelle da scalatore, la postura è spesso seduta, in punta di sella, con un ghigno tremendo sul volto mentre la pedalata tradisce l’erogazione della massima potenza, pur nei limiti della consueta agilità, ora meno esasperata.
Tornante, giro di strada e giro di vento, Contador accelera, si volta, Rujano non c’è più, o meglio è lì, sempre lì, tenace e grintoso, ma staccato di qualche metro. Non c’è tempo per attendere, l’abbiamo detto, questa ormai è una cronometro.
Bang, arriva la linea, e Contador solleva con fatica estrema un braccio solo, e bang, spara, e bang un sorriso gli trapela sul viso.
A tutta velocità arrivano gli altri, Nibali ha covato come brace sotto la cenere lungo tutto il vulcano e azzarda uno scatto bellissimo poco prima dell’ultimo chilometro, ma Arroyo, un Arroyo fenomenale evidentemente esaltato dai suoi trascorsi in rosa, si spreme per stopparlo. Sarà volata, con Garzelli che si scorna fin sulla riga con il messinese, prevalendo infine per la propria maggiore freschezza (non ha provato attacchi) oltreché per lo spunto decisamente superiore: terzo posto con abbuono, ma pure punti preziosi per le maglie rossa e verde.
Nibali comunque dimostra con questo finale di stare bene, sopravanza Kreuziger che era apparso in precedenza più potente e reattivo, chiudono il più selezionato gruppetto – lasciandoci un po’ stralunati – Arroyo e Sivtsov, che dopo il proprio tentativo a vuoto era sembrato in grande difficoltà ma si deve essere ripreso.
Igor Anton, che forse qualche pensiero alla classifica lo fa, è subito dietro, distanziato solo nella foga della volata, specialità che proprio non fa per lui.
L’innesco di Contador ha fatto diventare tremendamente selettivo un arrivo pronosticato per una quindicina di atleti, mentre già Scarponi, peraltro sopravvissuto vista la crisi allucinante sul cui limite si è mosso, è già a quasi venti secondi da Nibali. Bene anche Gadret, tra gli scalatori purissimi, mentre Pozzovivo patisce la salita e giunge con oltre quattro primi di distacco. Tra i favoriti soffrono assai Menchov e Joaquim Rodriguez, a oltre due minuti (comunque quasi uno e mezzo da Nibali), così come – volendo includerli – Sastre e Lovkvist (anzi, peggio).
Tiene molto bene Le Mevél, scalzato dai dieci solo da un inaspettato Dupont, anche lui dell’Ag2R come Gadret. Nel medesimo gruppetto Serpa e Carrara. Masciarelli, Kiserlovski e Tiralongo si immolano per Kreuziger (e anche per tutti gli altri, e per il Giro!, a questo punto…), solo il giovane Francesco contiene il distacco entro il minuto e mezzo, vale a dire una trentina di secondi dai comuni mortali.
Il Giro è lungo, è la cantilena di tutti, ma adesso tocca agli altri dare fuoco alle polveri, e soprattutto capire che se si porta Contador alla salita finale correndo con linearità tattica e senza sussulti sulle prime ascese, questo Giro lo spagnolo lo può perdere solo se la luce si spegne a lui. O se qualcun altro gliela spegnerà a posteriori, ma questo farebbe solo male al ciclismo, e quindi anche a tutti gli altri atleti che pure ne godessero nell’immediato.

Gabriele Bugada

Michele Scarponi sguscia fuori in testa al gruppo da una delle ultime curve della salita di Montevergine, ma sul traguardo lo precederà dun soffio il belga Bart De Clercq (foto Bettini)

Michele Scarponi sguscia fuori in testa al gruppo da una delle ultime curve della salita di Montevergine, ma sul traguardo lo precederà d'un soffio il belga Bart De Clercq (foto Bettini)

PAUWELS E FRAILE FAN VOLARE LA DIMENSION DATA

maggio 1, 2017 by Redazione  
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La terza ed ultima tappa del Tour of Yorkshire va al belga Serge Pauwels (Dimension Data) che precede sul traguardo il compagno di squadra Omar Fraile e di 6″ il francese Jonathan Hivert (Direct Energie). Anche la classifica finale viene vinta da Pauwels, sempre accompagnato da Fraile sul podio.

C’è poco da dire. La Dimension Data ha dominato la gara, non solo da un punto di vista tattico, ma anche motivazionale; non è stata una doppietta “fortunata”, bensì meritata. Autori di questa prestazione di squadra, così entusiasmante, sono stati un belga, Pauwels, ed uno spagnolo, Fraile.
L’ultima tappa, da Bradford a Sheffield per un totale di 195 chilometri, offriva un percorso esigente, in particolar modo negli ultimi venti chilometri, in cui si dovevano affrontare quattro côtes ravvicinate e belle toste, con pendenze oltre il 10%.
Ed è proprio in questo tratto che si è decisa la corsa, prima con l’azione di Van Rensburg (Dimension Data) che attacca sulla prima di queste quattro ascese preparando il terreno ai due compagni di formazione. Lo scatto di Pauwels avviene sulla penultima salita, quella più dura, ed è un’azione prepotente la sua, che gli permette di guadagnare quasi 30″. Sull’ultima asperità si verifica la reazione del gruppo inseguitore, sebbene molto esiguo da un punto numerico, tirato dalla BMC che arriva a fargli sentire il fiato sul collo, senza però assorbirlo. Ed è in questo momento di rilassamento del plotoncino che parte Fraile in contropiede, sotto lo sguardo sorpreso di chi viene lasciato indietro. È una mossa rischiosa, perché il corridore spagnolo poteva trascinarsi dietro altri corridori, ma efficace poiché rimane da solo e riesce a raggiungere Pauwels in testa alla corsa, raddoppiando tanto le forze quanto le possibilità di vittoria per la squadra.
Sul traguardo, nella stessa cittadina dove 2014 Nibali si impose al Tour de France, giungono in grande stile Pauwels e Fraile, i quali alzano entrambi le braccia al cielo per una foto che nessuno dei due dimenticherà facilmente, soprattutto il belga, visto che è lui il primo a tagliare il traguardo, sua prima vittoria in carriera. Dietro di loro giungono a 6″ Hivert e Bookwalter, a 8″ il britannico Geoghegan Hart (Sky), l’olandese Maurits Lammertink (Katusha-Alpecin), i britannici Matthew Holmes (Madison Genesis) e Mark Christian (Aqua Blue Sport) e l’olandese Lennard Hofstede (Team Sunweb). Per trovare italiano nell’ordine d’arrivo bisogna scendere fino al 13° posto di Mauro Finetto (Delko Marseille Provence KTM), giunto al traguardo con 50″ di ritardo.
La classifica generale e finale è presto fatta, in quanto rispecchia per il podio di tappa, quindi con il doppio successo di Pauwels, che si porta a casa il doppio bottino “tappa e maglia”.

Paolo Terzi

ORDINE D’ARRIVO

1 Serge Pauwels (Bel) Dimension Data 4:57:47
2 Omar Fraile Matarranz (Spa) Dimension Data
3 Jonathan Hivert (Fra) Direct Energie 0:00:06
4 Brent Bookwalter (USA) BMC Racing Team
5 Tao Geoghegan Hart (GBr) Team Sky 0:00:08
6 Maurits Lammertink (Ned) Katusha-Alpecin
7 Matthew Holmes (GBr) Madison Genesis
8 Mark Christian (GBr) Aqua Blue Sport
9 Lennard Hofstede (Ned) Team Sunweb
10 Joseph Rosskopf (USA) BMC Racing Team 0:00:23
11 Quentin Pacher (Fra) Delko Marseille Provence KTM 0:00:32
12 Tiago Machado (Por) Katusha-Alpecin
13 Mauro Finetto (Ita) Delko Marseille Provence KTM 0:00:50
14 Lawrence Warbasse (USA) Aqua Blue Sport
15 Amael Moinard (Fra) BMC Racing Team
16 Jacques Willem Janse Van Rensburg (RSA) Dimension Data
17 Delio Fernandez Cruz (Spa) Delko Marseille Provence KTM 0:01:22
18 Robert Kišerlovski (Cro) Katusha-Alpecin
19 Romain Combaud (Fra) Delko Marseille Provence KTM
20 Stéphane Rossetto (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:01:25
21 Ian Bibby (GBr) JLT Condor 0:01:43
22 Anthony Perez (Fra) Cofidis, Solutions Credits
23 Nick Van Der Lijke (Ned) Roompot – Nederlandse Loterij
24 Thomas Stewart (GBr) One Pro Cycling
25 Richard Handley (GBr) Madison Genesis
26 Max Stedman (GBr) Bike Channel Canyon
27 Daniel Pearson (GBr) Aqua Blue Sport
28 Ben O’connor (Aus) Dimension Data
29 Anthony Turgis (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:01:53
30 Ethan Hayter (GBr) Great Britain 0:03:00
31 Hayden Mccormick (NZl) One Pro Cycling 0:04:07
32 Floris Gerfs (Ned) BMC Racing Team
33 Stef Clement (Ned) Team LottoNl-Jumbo
34 Alistair Slater (GBr) JLT Condor
35 Thierry Hupond (Fra) Delko Marseille Provence KTM
36 Thomas Voeckler (Fra) Direct Energie
37 Julien El Fares (Fra) Delko Marseille Provence KTM
38 Andrew Fenn (GBr) Aqua Blue Sport
39 Søren Kragh Andersen (Den) Team Sunweb 0:04:56
40 Romain Sicard (Fra) Direct Energie 0:05:53
41 Chris Hamilton (Aus) Team Sunweb 0:05:57
42 Jeroen Meijers (Ned) Roompot – Nederlandse Loterij 0:05:58
43 Reto Hollenstein (Swi) Katusha-Alpecin 0:06:44
44 Joey Walker (GBr) Great Britain
45 Adam Hartley (GBr) Great Britain
46 Scott Thwaites (GBr) Dimension Data
47 Adrià Moreno Sala (Spa) Team Raleigh GAC
48 Kristian Sbaragli (Ita) Dimension Data
49 Mitch Docker (Aus) Orica-Scott
50 Jimmy Turgis (Fra) Cofidis, Solutions Credits
51 Sjoerd Van Ginneken (Ned) Roompot – Nederlandse Loterij
52 Manuel Quinziato (Ita) BMC Racing Team
53 Joshua Hunt (GBr) One Pro Cycling
54 Jack Pullar (GBr) Bike Channel Canyon
55 Connor Swift (GBr) Madison Genesis
56 Adam Kenway (GBr) Team Raleigh GAC
57 Thomas Moses (GBr) JLT Condor
58 Ryan Perry (GBr) Team Raleigh GAC
59 Alex Frame (NZl) JLT Condor
60 Perrig Quemeneur (Fra) Direct Energie
61 Steve Lampier (GBr) JLT Condor
62 Taylor Karl Gunman (NZl) Madison Genesis
63 Kamil Gradek (Pol) One Pro Cycling
64 Brian Nauleau (Fra) Direct Energie
65 Jeremy Cornu (Fra) Direct Energie
66 Sebastian Mora Vedri (Spa) Team Raleigh GAC 0:09:32
67 Caleb Ewan (Aus) Orica-Scott 0:09:40
68 Luke Rowe (GBr) Team Sky
69 Enrique Sanz Unzue (Spa) Team Raleigh GAC 0:09:44
70 Jacob Hennessy (GBr) Great Britain 0:10:28
71 Christopher Lawless (GBr) Great Britain
72 Robert Partridge (GBr) Bike Channel Canyon
73 Dylan Groenewegen (Ned) Team LottoNl-Jumbo
74 Baptiste Planckaert (Bel) Katusha-Alpecin
75 Gatis Smukulis (Lat) Delko Marseille Provence KTM
76 Chris Opie (GBr) Bike Channel Canyon
77 Thomas Leezer (Ned) Team LottoNl-Jumbo
78 Gijs Van Hoecke (Bel) Team LottoNl-Jumbo
79 Amund Grondahl Jansen (Nor) Team LottoNl-Jumbo
80 Jonathan Mcevoy (GBr) Madison Genesis
81 Pieter Weening (Ned) Roompot – Nederlandse Loterij
82 Angel Madrazo Ruiz (Spa) Delko Marseille Provence KTM 0:11:46
83 Kristian House (GBr) One Pro Cycling
84 Tristan Robbins (GBr) Team Raleigh GAC
85 James Gullen (GBr) JLT Condor
86 Elmar Reinders (Ned) Roompot – Nederlandse Loterij 0:13:37
87 Andre Looij (Ned) Roompot – Nederlandse Loterij
88 Mads Würtz Schmidt (Den) Katusha-Alpecin
89 Svein Tuft (Can) Orica-Scott
90 Romain Guillemois (Fra) Direct Energie
91 Geoffrey Soupe (Fra) Cofidis, Solutions Credits
92 Jonas Van Genechten (Bel) Cofidis, Solutions Credits
93 Miles Scotson (Aus) BMC Racing Team
94 Conor Dunne (Irl) Aqua Blue Sport
95 James Knox (GBr) Great Britain 0:13:43
96 Steele Von Hoff (Aus) One Pro Cycling 0:17:28
97 Harry Tanfield (GBr) Bike Channel Canyon 0:18:10
98 Steven Lammertink (Ned) Team LottoNl-Jumbo
99 Dexter Gardias (GBr) Bike Channel Canyon
100 Jonathan Diebben (GBr) Team Sky

CLASSIFICA GENERALE

1 Serge Pauwels (Bel) Dimension Data 11:53:04
2 Omar Fraile Matarranz (Spa) Dimension Data 0:00:06
3 Jonathan Hivert (Fra) Direct Energie 0:00:07
4 Brent Bookwalter (USA) BMC Racing Team 0:00:18
5 Matthew Holmes (GBr) Madison Genesis 0:00:20
6 Maurits Lammertink (Ned) Katusha-Alpecin
7 Mark Christian (GBr) Aqua Blue Sport
8 Tao Geoghegan Hart (GBr) Team Sky
9 Lennard Hofstede (Ned) Team Sunweb
10 Joseph Rosskopf (USA) BMC Racing Team 0:00:35
11 Tiago Machado (Por) Katusha-Alpecin 0:00:44
12 Quentin Pacher (Fra) Delko Marseille Provence KTM
13 Lawrence Warbasse (USA) Aqua Blue Sport 0:01:02
14 Amael Moinard (Fra) BMC Racing Team
15 Jacques Willem Janse Van Rensburg (RSA) Dimension Data
16 Mauro Finetto (Ita) Delko Marseille Provence KTM
17 Romain Combaud (Fra) Delko Marseille Provence KTM 0:01:34
18 Robert Kišerlovski (Cro) Katusha-Alpecin
19 Delio Fernandez Cruz (Spa) Delko Marseille Provence KTM
20 Nick Van Der Lijke (Ned) Roompot – Nederlandse Loterij 0:01:55
21 Thomas Stewart (GBr) One Pro Cycling
22 Ben O’connor (Aus) Dimension Data
23 Max Stedman (GBr) Bike Channel Canyon
24 Daniel Pearson (GBr) Aqua Blue Sport
25 Anthony Perez (Fra) Cofidis, Solutions Credits
26 Richard Handley (GBr) Madison Genesis
27 Ian Bibby (GBr) JLT Condor
28 Stéphane Rossetto (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:01:57
29 Anthony Turgis (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:02:05
30 Ethan Hayter (GBr) Great Britain 0:03:12
31 Thomas Voeckler (Fra) Direct Energie 0:04:18
32 Floris Gerfs (Ned) BMC Racing Team 0:04:19
33 Julien El Fares (Fra) Delko Marseille Provence KTM
34 Thierry Hupond (Fra) Delko Marseille Provence KTM
35 Andrew Fenn (GBr) Aqua Blue Sport
36 Hayden Mccormick (NZl) One Pro Cycling
37 Søren Kragh Andersen (Den) Team Sunweb 0:05:08
38 Alistair Slater (GBr) JLT Condor 0:05:42
39 Romain Sicard (Fra) Direct Energie 0:06:05
40 Jeroen Meijers (Ned) Roompot – Nederlandse Loterij 0:06:10
41 Kristian Sbaragli (Ita) Dimension Data 0:06:56
42 Alex Frame (NZl) JLT Condor
43 Ryan Perry (GBr) Team Raleigh GAC
44 Sjoerd Van Ginneken (Ned) Roompot – Nederlandse Loterij
45 Adam Kenway (GBr) Team Raleigh GAC
46 Brian Nauleau (Fra) Direct Energie
47 Adam Hartley (GBr) Great Britain
48 Adrià Moreno Sala (Spa) Team Raleigh GAC
49 Jeremy Cornu (Fra) Direct Energie
50 Reto Hollenstein (Swi) Katusha-Alpecin
51 Joshua Hunt (GBr) One Pro Cycling
52 Chris Hamilton (Aus) Team Sunweb 0:07:02
53 Scott Thwaites (GBr) Dimension Data 0:07:30
54 Thomas Moses (GBr) JLT Condor 0:07:47
55 Joey Walker (GBr) Great Britain 0:07:49
56 Steve Lampier (GBr) JLT Condor 0:08:07
57 Stef Clement (Ned) Team LottoNl-Jumbo 0:08:38
58 Mitch Docker (Aus) Orica-Scott 0:08:45
59 Jack Pullar (GBr) Bike Channel Canyon 0:08:50
60 Manuel Quinziato (Ita) BMC Racing Team 0:09:14
61 Caleb Ewan (Aus) Orica-Scott 0:09:40
62 Perrig Quemeneur (Fra) Direct Energie
63 Luke Rowe (GBr) Team Sky 0:09:52
64 Enrique Sanz Unzue (Spa) Team Raleigh GAC 0:09:56
65 Taylor Karl Gunman (NZl) Madison Genesis 0:09:58
66 Dylan Groenewegen (Ned) Team LottoNl-Jumbo 0:10:30
67 Chris Opie (GBr) Bike Channel Canyon 0:10:36
68 Gatis Smukulis (Lat) Delko Marseille Provence KTM 0:10:38
69 Jonathan Mcevoy (GBr) Madison Genesis 0:10:39
70 Jacob Hennessy (GBr) Great Britain 0:10:40
71 Pieter Weening (Ned) Roompot – Nederlandse Loterij
72 Christopher Lawless (GBr) Great Britain
73 Baptiste Planckaert (Bel) Katusha-Alpecin
74 Amund Grondahl Jansen (Nor) Team LottoNl-Jumbo
75 Robert Partridge (GBr) Bike Channel Canyon
76 Jimmy Turgis (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:10:52
77 Thomas Leezer (Ned) Team LottoNl-Jumbo 0:11:03
78 Connor Swift (GBr) Madison Genesis 0:11:25
79 Angel Madrazo Ruiz (Spa) Delko Marseille Provence KTM 0:11:56
80 Andre Looij (Ned) Roompot – Nederlandse Loterij 0:13:49
81 Jonas Van Genechten (Bel) Cofidis, Solutions Credits
82 James Knox (GBr) Great Britain 0:13:55
83 Romain Guillemois (Fra) Direct Energie 0:15:33
84 Geoffrey Soupe (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:15:46
85 Gijs Van Hoecke (Bel) Team LottoNl-Jumbo 0:15:52
86 Kamil Gradek (Pol) One Pro Cycling 0:15:53
87 James Gullen (GBr) JLT Condor 0:16:27
88 Steele Von Hoff (Aus) One Pro Cycling 0:17:40
89 Jonathan Diebben (GBr) Team Sky 0:18:22
90 Dexter Gardias (GBr) Bike Channel Canyon
91 Sebastian Mora Vedri (Spa) Team Raleigh GAC 0:18:24
92 Conor Dunne (Irl) Aqua Blue Sport 0:18:47
93 Svein Tuft (Can) Orica-Scott 0:18:53
94 Elmar Reinders (Ned) Roompot – Nederlandse Loterij 0:19:01
95 Steven Lammertink (Ned) Team LottoNl-Jumbo 0:19:33
96 Tristan Robbins (GBr) Team Raleigh GAC 0:20:43
97 Kristian House (GBr) One Pro Cycling 0:22:33
98 Miles Scotson (Aus) BMC Racing Team 0:22:34
99 Harry Tanfield (GBr) Bike Channel Canyon 0:22:51
100 Mads Würtz Schmidt (Den) Katusha-Alpecin 0:31:48

Doppia esultanza per la Dimension Data sul traguardo di Sheffield (foto Tim de Waele/TDWSport.com)

Doppia esultanza per la Dimension Data sul traguardo di Sheffield (foto Tim de Waele/TDWSport.com)

PRIMOŽ ROGLIČ E RICHIE PORTE, L’ULTIMA TAPPA LE ROMADIA È AFFARE LORO

aprile 30, 2017 by Redazione  
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Dopo la prova di forza di ieri, dove ha dimostrato il suo stato di forma in salita, Richie Porte ha completato il lavoro andando a conquistare la definitiva maglia gialla del Tour de Romandie. La tappa finale è andata a Primož Roglič, autore di una grande seconda parte di gara. Fabio Felline, quinto oggi, chiude quarto nella generale.

Dopo la tappa di ieri era chiaro a tutti che il favorito per la vittoria finale era più l’australiano Richie Porte (BMC Racing Team) che il provvisorio detentore della maglia gialla, il britannico Simon Yates (ORICA-Scott). Il vantaggio del leader era, infatti, giudicato insufficiente, vista la disparità delle capacità contro il cronometro dei due. I fatti hanno poi dato ragione a chi sosteneva ciò: Richie Porte è partito a razzo, facendo registrare il miglior intertempo, favorito anche dal tracciato di gara che prevedeva in avvio sette chilometri in salita verso il piccolo lago di Sauvabelin. Nella seconda metà di gara questa netta superiorità è andata scemando, anche se il corridore della BMC ha comunque mantenuto il vantaggio nei confronti dei suoi più diretti concorrenti per la conquista definitiva della maglia gialla.
Sul traguardo il migliore è, invece, stato il portacolori della LottoNL-Jumbo Primož Roglič, che ha anche conquistato il terzo posto nella generale. Porte ha chiuso secondo con 8″ di ritardo mentre lo statunitense Tejay Van Garderen, suo compagno di casacca, si è piazzato in terza posizione a 34″ dallo sloveno.
Simon Yates, partito con le insegne del primato, si è difeso come ha potuto ma non abbastanza da salvare la sua leadership, accusando 48″ da Roglič e riuscendo almeno per 5″ a non farsi soffiare il secondo posto in classifica dallo sloveno, terzo assoluto a 26″ da Porte,
Fabio Felline (Trek – Segafredo), terminando la tappa quinto con lo stesso tempo di Van Garderen e dello spagnolo Ion Izagirre (Bahrain Merida), ha mantenuto la quarta posizione nella generale a 51″ da Porte.

Mario Prato

ORDINE D’ARRIVO

1 Primož Roglic (Slo) Team LottoNl-Jumbo 24:58:00
2 Richie Porte (Aus) BMC Racing Team 0:00:08
3 Tejay Van Garderen (USA) BMC Racing Team 0:00:34
4 Jon Izaguirre Insausti (Spa) Bahrain-Merida
5 Fabio Felline (Ita) Trek-Segafredo
6 Andrey Amador Bikkazakova (CRc) Movistar Team 0:00:35
7 Jonathan Castroviejo (Spa) Movistar Team 0:00:41
8 Lennard Kämna (Ger) Team Sunweb 0:00:42
9 Chris Froome (GBr) Team Sky 0:00:46
10 Ilnur Zakarin (Rus) Katusha-Alpecin
11 Wilco Kelderman (Ned) Team Sunweb 0:00:48
12 Simon Yates (GBr) Orica-Scott
13 Bob Jungels (Lux) Quick-Step Floors 0:00:53
14 Maximilian Schachmann (Ger) Quick-Step Floors
15 Damien Howson (Aus) Orica-Scott 0:00:56
16 Jesus Herrada Lopez (Spa) Movistar Team 0:00:57
17 Chad Haga (USA) Team Sunweb 0:00:59
18 Pierre Roger Latour (Fra) AG2R La Mondiale
19 Johan Le Bon (Fra) FDJ 0:01:00
20 Jurgen Van Den Broeck (Bel) Team LottoNl-Jumbo 0:01:02
21 Stefan Küng (Swi) BMC Racing Team 0:01:07
22 Diego Ulissi (Ita) UAE Team Emirates 0:01:09
23 David De La Cruz Melgarejo (Spa) Quick-Step Floors
24 Emanuel Buchmann (Ger) Bora-Hansgrohe 0:01:13
25 Victor Campenaerts (Bel) Team LottoNl-Jumbo 0:01:18
26 Ruben Fernandez Andujar (Spa) Movistar Team 0:01:19
27 Maxime Monfort (Bel) Lotto Soudal 0:01:20
28 José Gonçalves (Por) Katusha-Alpecin 0:01:26
29 Louis Meintjes (RSA) UAE Team Emirates 0:01:28
30 Robert Gesink (Ned) Team LottoNl-Jumbo 0:01:30
31 Jack Haig (Aus) Orica-Scott 0:01:31
32 Hugo Houle (Can) AG2R La Mondiale
33 Carlos Alberto Betancur Gomez (Col) Movistar Team 0:01:32
34 Rigoberto Uran Uran (Col) Cannondale-Drapac 0:01:33
35 Thomas De Gendt (Bel) Lotto Soudal
36 Simon Špilak (Slo) Katusha-Alpecin 0:01:34
37 Natnael Berhane (Eri) Dimension Data 0:01:35
38 Tanel Kangert (Est) Astana Pro Team 0:01:37
39 Thomas Degand (Bel) Wanty – Groupe Gobert
40 Christoph Pfingsten (Ger) Bora-Hansgrohe 0:01:39
41 Alexey Vermeulen (USA) Team LottoNl-Jumbo
42 Alexis Vuillermoz (Fra) AG2R La Mondiale
43 Pello Bilbao Lopez De Armentia (Spa) Astana Pro Team
44 Mathias Frank (Swi) AG2R La Mondiale 0:01:41
45 Laurens Ten Dam (Ned) Team Sunweb 0:01:43
46 Winner Andrew Anacona Gomez (Col) Movistar Team 0:01:45
47 Christophe Riblon (Fra) AG2R La Mondiale 0:01:47
48 Tsgabu Gebremaryam Grmay (Eth) Bahrain-Merida 0:01:50
49 Daniel Teklehaimanot (Eri) Dimension Data 0:01:51
50 Koen Bouwman (Ned) Team LottoNl-Jumbo
51 Jarlinson Pantano Gomez (Col) Trek-Segafredo
52 Rémi Cavagna (Fra) Quick-Step Floors 0:01:52
53 Sonny Colbrelli (Ita) Bahrain-Merida 0:01:54
54 Merhawi Kudus Ghebremedhin (Eri) Dimension Data 0:02:00
55 Mekseb Debesay (Eri) Dimension Data 0:02:07
56 Vasil Kiryienka (Blr) Team Sky
57 Richard Antonio Carapaz Montenegro (Ecu) Movistar Team 0:02:09
58 Ondrej Cink (Cze) Bahrain-Merida 0:02:10
59 David Lopez Garcia (Spa) Team Sky 0:02:11
60 Jaco Venter (RSA) Dimension Data
61 Michael Albasini (Swi) Orica-Scott
62 Pawel Poljanski (Pol) Bora-Hansgrohe 0:02:15
63 James Shaw (GBr) Lotto Soudal 0:02:16
64 Odd Christian Eiking (Nor) FDJ 0:02:17
65 Nans Peters (Fra) AG2R La Mondiale
66 Anass Ait El Abdia (Mar) UAE Team Emirates 0:02:18
67 Nathan Brown (USA) Cannondale-Drapac 0:02:19
68 Danilo Wyss (Swi) BMC Racing Team 0:02:21
69 Toms Skujins (Lat) Cannondale-Drapac 0:02:22
70 Fabien Doubey (Fra) Wanty – Groupe Gobert 0:02:25
71 Roman Kreuziger (Cze) Orica-Scott
72 Alex Dowsett (GBr) Movistar Team 0:02:29
73 Gianni Moscon (Ita) Team Sky 0:02:30
74 Sergei Chernetski (Rus) Astana Pro Team 0:02:32
75 David Gaudu (Fra) FDJ
76 Nicholas Roche (Irl) BMC Racing Team 0:02:34
77 Silvio Herklotz (Ger) Bora-Hansgrohe
78 Tom Stamsnijder (Ned) Team Sunweb 0:02:35
79 Xandro Meurisse (Bel) Wanty – Groupe Gobert 0:02:39
80 Arnaud Courteille (Fra) FDJ 0:02:43
81 Remy Mertz (Bel) Lotto Soudal 0:02:44
82 Yukiya Arashiro (Jpn) Bahrain-Merida
83 Mikael Cherel (Fra) AG2R La Mondiale
84 Peter Stetina (USA) Trek-Segafredo 0:02:47
85 Frederik Veuchelen (Bel) Wanty – Groupe Gobert 0:02:48
86 Dion Smith (NZl) Wanty – Groupe Gobert 0:02:49
87 Bakhtiyar Kozhatayev (Kaz) Astana Pro Team 0:02:50
88 Janez Brajkovic (Slo) Bahrain-Merida 0:02:51
89 Brendan Canty (Aus) Cannondale-Drapac 0:02:56
90 Tosh Van Der Sande (Bel) Lotto Soudal 0:03:00
91 Sander Armee (Bel) Lotto Soudal
92 Alberto Losada Alguacil (Spa) Katusha-Alpecin 0:03:01
93 Samuel Dumoulin (Fra) AG2R La Mondiale 0:03:06
94 Lorrenzo Manzin (Fra) FDJ 0:03:07
95 Gregory Daniel (USA) Trek-Segafredo 0:03:08
96 Moreno Hofland (Ned) Lotto Soudal 0:03:09
97 Guillaume Martin (Fra) Wanty – Groupe Gobert 0:03:10
98 Michael Schär (Swi) BMC Racing Team
99 Simon Clarke (Aus) Cannondale-Drapac 0:03:13
100 William Clarke (Aus) Cannondale-Drapac
101 Michael Gogl (Aut) Trek-Segafredo 0:03:17
102 Alexander Edmonson (Aus) Orica-Scott 0:03:18
103 Youcef Reguigui (Alg) Dimension Data 0:03:19
104 Kevin Reza (Fra) FDJ 0:03:20
105 Jay Robert Thomson (RSA) Dimension Data
106 Oliviero Troia (Ita) UAE Team Emirates 0:03:23
107 Manuele Mori (Ita) UAE Team Emirates 0:03:27
108 Simone Consonni (Ita) UAE Team Emirates 0:03:30
109 Pavel Kochetkov (Rus) Katusha-Alpecin 0:03:32
110 André Cardoso (Por) Trek-Segafredo
111 Marco Minnaard (Ned) Wanty – Groupe Gobert 0:03:33
112 Matvey Mamykin (Rus) Katusha-Alpecin 0:03:35
113 Matteo Bono (Ita) UAE Team Emirates
114 Tim Declercq (Bel) Quick-Step Floors
115 Andrea Pasqualon (Ita) Wanty – Groupe Gobert 0:03:45
116 Davide Martinelli (Ita) Quick-Step Floors 0:03:48
117 Michael Schwarzmann (Ger) Bora-Hansgrohe 0:03:50
118 Juraj Sagan (Svk) Bora-Hansgrohe 0:03:53
119 Adrien Niyonshuti (Rwa) Dimension Data 0:03:56
120 Laurens De Vreese (Bel) Astana Pro Team 0:03:59
121 Nikita Stalnov (Kaz) Astana Pro Team 0:04:05
122 Meiyin Wang (Chn) Bahrain-Merida 0:04:11
123 Viacheslav Kuznetsov (Rus) Katusha-Alpecin 0:04:14
124 Antonio Nibali (Ita) Bahrain-Merida 0:04:16
125 Kris Boeckmans (Bel) Lotto Soudal 0:04:19
126 Kristijan Koren (Slo) Cannondale-Drapac
127 Martin Velits (Svk) Quick-Step Floors 0:04:23
128 Sam Bewley (NZl) Orica-Scott 0:04:51
129 Fumiyuki Beppu (Jpn) Trek-Segafredo 0:04:56
130 Rob Power (Aus) Orica-Scott 0:05:05
131 Rein Taaramäe (Est) Katusha-Alpecin 0:05:20

CLASSIFICA GENERALE

1 Richie Porte (Aus) BMC Racing Team 17:16:00
2 Simon Yates (GBr) Orica-Scott 0:00:21
3 Primož Roglic (Slo) Team LottoNl-Jumbo 0:00:26
4 Fabio Felline (Ita) Trek-Segafredo 0:00:51
5 Jon Izaguirre Insausti (Spa) Bahrain-Merida 0:01:03
6 Tejay Van Garderen (USA) BMC Racing Team 0:01:16
7 Wilco Kelderman (Ned) Team Sunweb 0:01:21
8 Bob Jungels (Lux) Quick-Step Floors 0:01:22
9 Jesus Herrada Lopez (Spa) Movistar Team
10 Emanuel Buchmann (Ger) Bora-Hansgrohe 0:01:24
11 Damien Howson (Aus) Orica-Scott 0:01:28
12 Jonathan Castroviejo (Spa) Movistar Team 0:01:30
13 Diego Ulissi (Ita) UAE Team Emirates 0:01:40
14 Pierre Roger Latour (Fra) AG2R La Mondiale 0:01:44
15 Ilnur Zakarin (Rus) Katusha-Alpecin 0:01:45
16 David De La Cruz Melgarejo (Spa) Quick-Step Floors 0:01:46
17 Andrey Amador Bikkazakova (CRc) Movistar Team 0:01:54
18 Chris Froome (GBr) Team Sky 0:01:55
19 Maximilian Schachmann (Ger) Quick-Step Floors 0:01:58
20 Louis Meintjes (RSA) UAE Team Emirates 0:02:09
21 Rigoberto Uran Uran (Col) Cannondale-Drapac 0:02:20
22 Jack Haig (Aus) Orica-Scott
23 Natnael Berhane (Eri) Dimension Data 0:02:23
24 Pello Bilbao Lopez De Armentia (Spa) Astana Pro Team 0:02:27
25 Ruben Fernandez Andujar (Spa) Movistar Team 0:02:29
26 Robert Gesink (Ned) Team LottoNl-Jumbo 0:02:30
27 Alexis Vuillermoz (Fra) AG2R La Mondiale 0:02:34
28 José Gonçalves (Por) Katusha-Alpecin 0:02:36
29 Jarlinson Pantano Gomez (Col) Trek-Segafredo
30 Simon Špilak (Slo) Katusha-Alpecin 0:02:37
31 Maxime Monfort (Bel) Lotto Soudal 0:02:41
32 Winner Andrew Anacona Gomez (Col) Movistar Team 0:02:45
33 Mathias Frank (Swi) AG2R La Mondiale 0:02:58
34 Thomas Degand (Bel) Wanty – Groupe Gobert 0:03:05
35 Roman Kreuziger (Cze) Orica-Scott 0:03:08
36 Tsgabu Gebremaryam Grmay (Eth) Bahrain-Merida 0:03:10
37 Laurens Ten Dam (Ned) Team Sunweb 0:03:16
38 Richard Antonio Carapaz Montenegro (Ecu) Movistar Team
39 David Gaudu (Fra) FDJ 0:03:18
40 Anass Ait El Abdia (Mar) UAE Team Emirates 0:03:19
41 Tanel Kangert (Est) Astana Pro Team 0:03:20
42 Merhawi Kudus Ghebremedhin (Eri) Dimension Data 0:03:58
43 Carlos Alberto Betancur Gomez (Col) Movistar Team 0:04:04
44 Guillaume Martin (Fra) Wanty – Groupe Gobert 0:04:26
45 Mikael Cherel (Fra) AG2R La Mondiale 0:04:39
46 Pawel Poljanski (Pol) Bora-Hansgrohe 0:04:56
47 Tosh Van Der Sande (Bel) Lotto Soudal 0:05:04
48 Sergei Chernetski (Rus) Astana Pro Team 0:05:11
49 Nathan Brown (USA) Cannondale-Drapac 0:05:29
50 Bakhtiyar Kozhatayev (Kaz) Astana Pro Team 0:06:20
51 Janez Brajkovic (Slo) Bahrain-Merida 0:06:59
52 Peter Stetina (USA) Trek-Segafredo 0:07:15
53 Pavel Kochetkov (Rus) Katusha-Alpecin 0:07:18
54 Alberto Losada Alguacil (Spa) Katusha-Alpecin 0:07:43
55 Christoph Pfingsten (Ger) Bora-Hansgrohe 0:07:49
56 André Cardoso (Por) Trek-Segafredo 0:07:57
57 Jurgen Van Den Broeck (Bel) Team LottoNl-Jumbo 0:08:13
58 Manuele Mori (Ita) UAE Team Emirates 0:09:14
59 James Shaw (GBr) Lotto Soudal 0:09:19
60 Brendan Canty (Aus) Cannondale-Drapac 0:09:23
61 Danilo Wyss (Swi) BMC Racing Team 0:09:30
62 Chad Haga (USA) Team Sunweb 0:09:57
63 Arnaud Courteille (Fra) FDJ 0:10:50
64 Nicholas Roche (Irl) BMC Racing Team 0:11:02
65 Sander Armee (Bel) Lotto Soudal 0:12:19
66 Matvey Mamykin (Rus) Katusha-Alpecin 0:13:39
67 Mekseb Debesay (Eri) Dimension Data 0:14:57
68 Lennard Kämna (Ger) Team Sunweb 0:15:10
69 David Lopez Garcia (Spa) Team Sky 0:16:10
70 Xandro Meurisse (Bel) Wanty – Groupe Gobert 0:16:48
71 Gianni Moscon (Ita) Team Sky 0:16:54
72 Ondrej Cink (Cze) Bahrain-Merida 0:16:55
73 Simon Clarke (Aus) Cannondale-Drapac 0:17:13
74 Daniel Teklehaimanot (Eri) Dimension Data
75 Michael Albasini (Swi) Orica-Scott 0:19:08
76 Hugo Houle (Can) AG2R La Mondiale 0:19:14
77 Yukiya Arashiro (Jpn) Bahrain-Merida 0:19:20
78 Marco Minnaard (Ned) Wanty – Groupe Gobert 0:19:32
79 Johan Le Bon (Fra) FDJ 0:20:08
80 Michael Schär (Swi) BMC Racing Team 0:20:29
81 Rob Power (Aus) Orica-Scott 0:21:16
82 Rein Taaramäe (Est) Katusha-Alpecin 0:21:42
83 Stefan Küng (Swi) BMC Racing Team 0:23:11
84 Andrea Pasqualon (Ita) Wanty – Groupe Gobert 0:24:02
85 Toms Skujins (Lat) Cannondale-Drapac 0:24:27
86 Kristijan Koren (Slo) Cannondale-Drapac 0:25:15
87 Antonio Nibali (Ita) Bahrain-Merida 0:25:19
88 Rémi Cavagna (Fra) Quick-Step Floors 0:25:33
89 Jaco Venter (RSA) Dimension Data 0:25:45
90 Odd Christian Eiking (Nor) FDJ 0:26:09
91 Remy Mertz (Bel) Lotto Soudal 0:26:33
92 Michael Gogl (Aut) Trek-Segafredo 0:26:44
93 Youcef Reguigui (Alg) Dimension Data 0:28:10
94 Sonny Colbrelli (Ita) Bahrain-Merida 0:30:19
95 Vasil Kiryienka (Blr) Team Sky 0:30:23
96 Alex Dowsett (GBr) Movistar Team 0:32:49
97 Fabien Doubey (Fra) Wanty – Groupe Gobert 0:33:30
98 Nans Peters (Fra) AG2R La Mondiale 0:33:59
99 Dion Smith (NZl) Wanty – Groupe Gobert 0:34:05
100 Moreno Hofland (Ned) Lotto Soudal 0:34:26
101 Kevin Reza (Fra) FDJ 0:34:31
102 Laurens De Vreese (Bel) Astana Pro Team 0:35:31
103 Matteo Bono (Ita) UAE Team Emirates 0:35:33
104 Viacheslav Kuznetsov (Rus) Katusha-Alpecin 0:35:37
105 Victor Campenaerts (Bel) Team LottoNl-Jumbo 0:36:53
106 Samuel Dumoulin (Fra) AG2R La Mondiale 0:37:58
107 Alexander Edmonson (Aus) Orica-Scott 0:38:02
108 Thomas De Gendt (Bel) Lotto Soudal 0:38:42
109 Juraj Sagan (Svk) Bora-Hansgrohe 0:38:54
110 Michael Schwarzmann (Ger) Bora-Hansgrohe 0:39:34
111 Lorrenzo Manzin (Fra) FDJ 0:39:45
112 Simone Consonni (Ita) UAE Team Emirates 0:39:47
113 Nikita Stalnov (Kaz) Astana Pro Team 0:39:59
114 Silvio Herklotz (Ger) Bora-Hansgrohe 0:41:24
115 Alexey Vermeulen (USA) Team LottoNl-Jumbo 0:41:38
116 Koen Bouwman (Ned) Team LottoNl-Jumbo 0:41:48
117 Frederik Veuchelen (Bel) Wanty – Groupe Gobert 0:43:39
118 Tom Stamsnijder (Ned) Team Sunweb 0:43:51
119 Christophe Riblon (Fra) AG2R La Mondiale 0:44:36
120 Jay Robert Thomson (RSA) Dimension Data 0:46:32
121 Davide Martinelli (Ita) Quick-Step Floors 0:47:11
122 Tim Declercq (Bel) Quick-Step Floors 0:47:51
123 Sam Bewley (NZl) Orica-Scott 0:48:32
124 Oliviero Troia (Ita) UAE Team Emirates 0:54:18
125 Meiyin Wang China Bahrain-Merida 0:54:53
126 Gregory Daniel (USA) Trek-Segafredo 0:55:33
127 Kris Boeckmans (Bel) Lotto Soudal 0:57:52
128 Adrien Niyonshuti (Rwa) Dimension Data 0:58:07
129 William Clarke (Aus) Cannondale-Drapac 1:01:31
130 Martin Velits (Svk) Quick-Step Floors 1:02:57
131 Fumiyuki Beppu (Jpn) Trek-Segafredo 1:03:07

Porte in azione nella conclusiva tappa a cronometro del Tour de Romandie (foto Tim de Waele/TDWSport.com)

Porte in azione nella conclusiva tappa a cronometro del Tour de Romandie (foto Tim de Waele/TDWSport.com)

BOUHANNI, CHE VOLATA

aprile 30, 2017 by Redazione  
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La seconda tappa del Tour of Yorkshire va al francese Nacer Bouhanni (Cofidis) che precede in uno sprint generale l’australiano Caleb Ewan (Orica-Scott) ed il connazionale Jonathan Hivert (Direct Énergie). Per la somma di abbuoni è Ewan il nuovo leader della corsa, spodestando l’olandese Groenewegen.

Avevamo lasciato un Bouhanni senza energie nella volata di ieri e lo ritroviamo vittorioso al traguardo di oggi. È stata una volata senza storie quella del francese, il quale ha potuto alzare le braccia al cielo ancor prima della linea d’arrivo.
Un tappa dal percorso come quello odierno difficilmente sarebbe potuto sfuggire ai velocisti, perché nei 122 chilometri tra Tadcaster e Harrogate era presente un solo gran premio della montagna e le altre avversità altimetriche non erano insuperabili.
Il copione della gara è stato simile a quello di ieri, con una fuga partita al principio della tappa e composta da quattro corridori – Connor Swift (Madison Genesis), James Gullen (JLT Condor), Harry Tanfield (Bike Channel-Canyon) e Sebastián Mora (Team Raleigh) – tenuta dal gruppo ad un distacco massimo di quattro minuti.
Ripresi i fuggitivi a venti chilometri dal traguardo, il gruppo ormai compatto è precipitato in un battibaleno verso gli ultimi mille metri, in leggera salita. Qui il lavoro delle squadre dei velocisti sembrava messo in pericolo dallo scatto di Hivert, partito ai meno 500 e raggiunto dopo pochi metri da Bouhanni, che lo saltava a 200 metri, vincendo quasi per distacco. Dietro di lui si piazzavano nell’ordine Ewan, Hivert, Groenewegen, Lawless, l’italiano Kristian Sbaragli (Dimension Data), Andersen e Hurel.
Nella terza tappa di domani, invece, si deciderà la classifica generale, grazie alle tante e ripide “côtes” che renderanno particolarmente duro e spettacolare il finale della frazione che terminerà a Sheffield, congeniata come se fosse una Liegi-Bastogne-Liegi in miniatura

Paolo Terzi

Larrivo è allo sprint ma sembra quasi una vittoria in solitaria della di Bouhanni sul traguardo di Harrogate (foto letouryorkshire)

L'arrivo è allo sprint ma sembra quasi una vittoria in solitaria della di Bouhanni sul traguardo di Harrogate (foto letouryorkshire)

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