PEDERSEN MAESTOSO SUL MONTE BERICO, L’ARENA DI DEL TORO SI TINGE SEMPRE PIÙ DI ROSA

maggio 23, 2025 by Redazione  
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Grande favorito per la vittoria odierna, Pedersen non smentisce le attese e conquista a Vicenza la sua quarta tappa al Giro d’Italia 2025. Dal canto suo Del Toro continua pian piano a rosicchiare secondi e a consolidare la sua maglia rosa

La tredicesima tappa del 108esimo Giro d’Italia si svolge interamente nella pianura veneta, con partenza da Rovigo e arrivo a Vicenza dopo 181 chilometri. Uno sguardo superficiale al percorso potrebbe far pensare che si tratti di una tappa destinata a chiudersi con una volata di gruppo, ma uno sguardo più attento rivela un finale molto complicato, caratterizzato da un circuito di 20 chilometri disegnato sui Colli Berici, anello che contiene due “muri”: la salita di Arcugnano, che è sostanzialmente lunga un chilometro con pendenza media del 9% e punte del 13%, e poi il traguardo al santuario di Monte Berico, questo da affrontare due volte, con caratteristiche analoghe, circa 1 chilometro con pendenza media dell’8% e punte del 12%. Questa salita è anche GPM di 4° categoria, mentre lungo la tappa se ne affronteranno altri due, pure di 4° categoria: dopo 31 chilometri il Passo Roverello, un’altura nei colli Euganei che si raggiunge dopo una salita di oltre 3 chilometri con pendenza del 6% e punte del 12%, e poi il passaggio a San Giovanni in Monte al chilometro 135, circa 5 chilometri al 7% con punte del 14%.
Si parte verso le 13, con tempo nuvoloso ma senza pioggia. In maglia rosa è il giovane messicano Isaac Del Toro (UAE Team Emirates – XRG) con 33 secondi di vantaggio sul compagno di squadra Juan Ayuso; la classifica è ancora molto corta e tutti i favoriti della vigilia sono racchiusi in circa 3 minuti. Nel giro di pochi chilometri parte una fuga con 9 corridori, nessuno dei quali è abbastanza avanti in classifica da destare qualche preoccupazione nel gruppo. Tra i fuggitivi va segnalato almeno il nostro Lorenzo Milesi (Movistar Team), due anni fa campione del mondo Under 23 a cronometro. In breve tempo il vantaggio del gruppetto cresce sino a superare i due minuti all’inizio della prima salita, il Passo Roverello: i distacchi rimangono immutati al GPM, dove transita per primo il nostro Mattia Bais (Team Polti VisitMalta), mentre il gruppo resta sempre compatto. A tirarlo sono gli uomini di Wout Van Aert (Team Visma | Lease a Bike), Mads Pedersen (Lidl – Trek) e Thomas Pidcock (Q36.5 Pro Cycling Team), tra i favoriti per la vittoria di tappa.
La corsa prosegue senza particolari scossoni sino ai piedi della salita di San Giovanni in Monte, quando il gruppetto dei fuggitivi si sfalda e tutti, tranne Lorenzo Germani (Groupama – FDJ), vengono ripresi a poco a poco. La salita frantuma il gruppo, dal quale esce Christian Scaroni (XDS Astana Team), finalmente in evidenza dopo che il suo brillante inizio di stagione è stato bruscamente interrotto da una caduta alle Strade Bianche. Scaroni riesce a riprendere Germani e transita primo sul GPM; sulla discesa la coppia si avvantaggia sul gruppo che si va ricompattando. All’ingresso del circuito di Vicenza il vantaggio è di circa un minuto, che potrebbe anche bastare per il successo di tappa se dietro i grandi nomi non dovessero muoversi per tempo. Il gruppo, sempre tirato dagli uomini di Pidcock e Pedersen, non sembra comunque intenzionato a lasciare troppo spazio ai fuggitivi, che iniziano la prima salita al Monte Berico con una quarantina di secondi di vantaggio. Nessuno dei due è un grande scalatore e in cima, dove passa per primo Scaroni, il vantaggio si è ridotto a una trentina di secondi. A questo punto inizia a tirare la UAE, forse in previsione di uno scatto di Del Toro o di Ayuso sull’ultima salita. Invece accade l’inevitabile: prima Germani e poi Scaroni vengono ripresi sulla salita di Arcugnano, nonostante il secondo riesca a transitare primo in cima (dove c’è un traguardo con abbuoni) con ancora un paio di metri su Ayuso e Del Toro nell’ordine. A giudicare dall’impegno profuso da questi due corridori, nessuno di loro sembra disposto, almeno non ancora, a cedere all’altro i gradi di capitano della squadra. In discesa riescono a prendere un piccolo vantaggio Mathias Vacek (Lidl – Trek) e il grande Romain Bardet (Team Picnic PostNL), mentre nel gruppo inizia a muoversi Van Aert e nelle prime posizioni si porta anche Pedersen. A 3 chilometri dalla fine Vacek e Bardet raggiungono i 15 secondi di vantaggio e a 2 chilometri ne mantengono 10. Quando finalmente arrivano ai piedi della salita di Monte Berico ne hanno ancora 8, e inizialmente sembrano in grado di resistere al ritorno al gruppo. Ma così non è: a 500 metri vengono ripresi e ai 300 metri, sulla rampa finale, parte lo sprint del gruppo, dal quale, sfoderando una potenza impressionante, esce con decisione Pedersen. Van Aert gli è subito a ruota, ma nonostante uno sforzo ai limiti del sovrumano il danese riesce a mantenere mezza bicicletta di vantaggio e va a vincere la sua quarta tappa. Alle spalle dei due fuoriclasse si difende benissimo proprio Del Toro, che a sua volta riesce a staccarsi e ad arrivare terzo a due secondi; a 5 secondi arriva il resto del gruppo, composto da circa 35 corridori divisi in più tronconi, e tra questi corridori ci sono tutti i primi della classifica generale. Primo degli italiani è Antonio Tiberi (Bahrain – Victorious), settimo. Grande vittoria dunque per Pedersen, che rafforza la sua leadership nella classifica a punti, e maglia rosa confermata per Del Toro, che porta a 38 secondi il suo vantaggio su Ayuso. Tappa tutto sommato interlocutoria, con un bel finale che però non è ancora riuscito a chiarire chi siano i corridori che lotteranno per la vittoria finale, e chi invece cederà sulle prime salite importanti.

Andrea Carta

Pedersen e Van Aert impegnati nello sprint in cima alla ripida rampa del Monte Berico (foto Dario Belingheri/Getty Images)

Pedersen e Van Aert impegnati nello sprint in cima alla ripida rampa del Monte Berico (foto Dario Belingheri/Getty Images)

OLAV KOOIJ VINCE A VIADANA. ISAAC DEL TORO CONSERVA LA MAGLIA ROSA

maggio 22, 2025 by Redazione  
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Nella scontata volata di Viadana, arrivo della dodicesima tappa de Giro 2025. Olav Kooij (Team Visma Lease a Bike) vince di mezza ruota la volata davanti a Casper van Uden (Team Picnic PostNL) e Ben Turner (Team INEOS Grenadiers). Isaac Del Toro (UAE Team Emirates XRG) conserva la maglia rosa

Il Giro d’Italia 2025 si addentra nella seconda settimana con una tappa – la dodicesima – apparentemente disegnata per i velocisti ma il cui percorso rivela qualche insidia. SI parte da Modena a e si arriva a Viadana dopo 172 km. Le insidie di cui parlavamo sono concentrate grosso modo dal km 35 al km 95 in cui i ciclisti troveranno due gpm di terza categoria (Baiso e Borsea) ed una strada con diversi saliscendi. Se partirà una fuga consistente le squadre dei velocisti dovranno saper dosare le forze, non dargli troppo vantaggio e riprenderla negli ultimi 70 km totalmente pianeggianti. Finora nelle due volate di massa già disputatesi in questo Giro si sono avute le vittorie di Casper van Uden (Team Picnic PostNL) a Lecce e di Kaden Groves (Team Alpecin Deceuninck) a Napoli. Resta il fatto che al termine di questa tappa Isaac Del Toro (UAE Team Emirates) continuerà a vestire senza grossi patemi la maglia rosa. Dopo la partenza da Modena si registravano le prime fasi di corsa concitate con diversi ciclisti che attaccavano per andare in fuga. Dopo 4 km si formava un terzetto in testa con Giosuè Epis (Team Arkea B&B Hotels), Andrea Pietrobon (Team Polti VisitMalta) e Manuele Tarozzi (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè). Nel giro di un paio di km i tre battistrada aumentavano decisamente il vantaggio sul gruppo maglia rosa che si disinteressava, almeno per il momento, dell’inseguimento. Tarozzi scollinava in prima posizione sul primo gpm di Baiso posto al km 40.5 mentre Pietrobon si aggiudicava il primo traguardo volante di Felina posto al km 59.5. Tarozzi scollinava in prima posizione sul gpm di Borsea, dopodichè iniziava il lungo tratto pianeggiante che conduceva al traguardo di Viadana con il gruppo che teneva costantemente nel mirino i tre battistrada. Epis vinceva il traguardo volante di Sant’Ilario d’Enza posto al km 118.6 mentre Pietrobon si aagiudicava il terzo ed ultimo traguardo volante di Brescello posto al km 139.1. A 26 km dalla conclusione la fuga veniva ripresa ed iniziavano le grandi manovre tra le squadre dei velocisti per la volata finale. La Visma Lease a Bike dominava gli ultimi km specialmente con Wout van Aert che lanciava alla perfezione Olav Kooij. Il ciclista olandese batteva di mezza ruota Casper van Uden (Team Picnic PostNL) che aveva provato ad anticipare la volata mentre terzo era Ben Turner (Team INEOS Grenadiers). Chiudevano la top five Mads Pedersen (Team Lidl Trek) in quarta posizione e Kaden Groves (Team Alpecin Deceuninck) in quinta posizione. Per Kooij è la quarta vittoria stagionale mentre la classifica generale vede sempre in maglia rosa Isaac Del Toro davanti ad Ayuso e Tiberi. Domani è in programma la tredicesima tappa da Rovigo a Vicenza di 181.4 km con un finale esplosivo adatto a finisseur e velocisti più che resistenti e dove anche gli uomini di classifica possono dire la loro. L’arrivo a Vicenza sul Monte Berico (800 metri al 7.6 di pendenza media) sarà garanzia di spettacolo.

Antonio Scarfone

Olav Kooij vince a Viadana (foto: Getty Images)

Olav Kooij vince a Viadana (foto: Getty Images)

LE TRASMUTAZIONI DI BISMANTOVA: DALLO SBRINDELLIO SBUCA CARAPAZ

maggio 22, 2025 by Redazione  
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Il pezzo forte della seconda settimana intrattiene ma non troppo. Tappa che cambia faccia più volte, specchio di un Giro promettente ancora in cerca di identità.

“¡Latinoamérica!” esclama il colombiano Nairo Quintana quando gli si chiede un commento sulla tappa di cui è stato protagonista, ma che ha perso assieme agli altri compagni di fuga giusto nel finale, travolti sull’ultima salitella dal gruppo in rimonta – e proprio in quell’istante esatto, dal cuneo dei migliori già stirati sotto un passo sferzante si è fiondato a vincere con lunga azione da finisseur l’ecuadoriano Carapaz.
Ah, America Latina. Quanta ce n’è nella tappa di oggi, una tappa di sogni che si trasmutano in altro e poi in altro ancora, ricordandoci quella vecchia domanda – “un sogno che non si realizza è solo una bugia o è qualcosa di ancor peggiore?”.
Era un quarto di secolo che l’Appenino Tosco Emiliano attendeva il ritorno del San Pellegrino in Alpe, dalle parti del Giro del Diavolo, luogo di schiaffoni e giravolte fra, appunto, santi pellegrini e satanassi. Piccolissime Ande rosse di devozione e comunismo. La speranza, per la riapparizione mistica di questa ascesa giustamente leggendaria quanto a durezza, era che anche al Giro d’Italia partisse qualche schiaffone e s’innescasse qualche diabolico giro narrativo, nonostante i cento o quasi km alle spalle e cento da fare, divisi dal GPM come un gigantesco spartiacque, pianura di qua, mangia e bevi di là, il monumentale valico proprio di mezzo.
C’è il giovanissimo messicano Del Toro in maglia rosa a 21 anni, anche se il suo capitano sarebbe lo spagnolo Ayuso, maggiore di un solo anno e fra i favoritissimi alla partenza. Ayuso è finito acciaccato, Del Toro risulta poco collaudato sulle tre settimane; e poi: uno dei due capoccia del team, Matxin, pure spagnolo, ha in Ayuso il proprio pupillo, però Del Toro ha lo stesso procuratore (italiano) dell’onnipotente Pogi, il cui profilo “tagga in Instagram” una foto assieme al messicano. Investitura papale? Sorrisi e serpenti in squadra, il pubblico si frega le mani sperando in un culebrón (telenovela) di ripicche e tradimenti, un po’ meno gli atleti.
E poi ci sarebbe il grande rivale Roglic, vincitore nel 2023, che ha perso il suo più solido gregario (Jai Hindley, che addirittura il Giro lo aveva già vinto in prima persona pure lui nel 2022, e proprio all’ultimo giorno su Carapaz) e si trova quindi scortato, a corrente alternata, dal pur bravo scalatore italiano Pellizzari nelle vesti di scudiero più fidato. Roglic fra l’altro ha già fatto registrare una discreta quota parte del suo bilancio fisso di cadute con un paio di ruzzoloni non da poco, quindi anche lui è ammacatissimo come e più di Ayuso. Si attarda, recupera fulmineo, pare sganciato, rientra, un Giro finora enigmatico che tuttavia lo vede, guarda un po’, ancora in agguato nell’altissima classifica.
Tiberi e Ciccone le speranze italiane, e poi, come detto, ancora America Latina con altri due grandi campioni già vincitori del Giro: Egan Bernal (2021), sempre disciplinatissimo, sempre animato da una volontà d’acciaio, protagonista di un infinito ritorno verso i vertici del ciclismo dopo l’incidente potenzialmente mortale di qualche anno fa; e Carapaz (2019), che pure lui ha trascorso l’ultima mezza dozzina di stagioni a perdersi e ritrovarsi, a volte unico a tenere il passo di Pogi e Vingo in salita come nel 2021 o campione olimpico a Tokyo, altre volte ridimensionatosi a cacciatore di tappe extralusso magari con annessa maglia a pois, altre volte ancora mestamente attardato in un’abulia da poca gamba.
Da tutti questi si sogna uno squillo sull’Alpe di San Pellegrino, che svegli dal torpore tutti i diavoli del peloton e ci regali una corsa indemoniata nei cento km finali di discese, contropendenze, valli e agguati. Insomma, un tradimento di Ayuso al compagno leader in rosa, o un tradimento del gregario Del Toro al capitano spagnolo, oppure una rivoluzione campesina che scuota il vespaio e faccia cascare qualche testa coronata a favore dei peones, o al meno delle seconde linee, sia pure rientrando poi nei ranghi.
Questi i sogni del pubblico. I sogni del gruppo sono più modesti e concreti: macché classifica generale, macché tradimenti, siamo tutti già stracchi e un po’ sbatacchiati, niente ¡viva Zapata!, semmai “Viva la fuga!”. Che se ne vada una bella fuga e che si giochi la tappa.
Il problema però è che quando in gruppo sognano tutti quanti assieme, il sogno si fa rumoroso e affollato, scivoloso e profondo, convulso quasi, anche perché il sogno è lo stesso per tutti, ma nel sogno spazio per tutti non c’è: insomma, se tutti sanno che la fuga deve partire, finisce che non parte e non ci va nessuno. Perché chi resta fuori tira alla morte e riporta sotto il gruppo. Perché quando sembra chiaramente andata, allora dal gruppo anche i più dubbiosi si lanciano in avanti per agganciarla, e altri sulle loro ruote, e così facendo si tirano dietro quel che resta del gruppo grosso, e di nuovo siamo da capo, tutto da rifare. Trascorre così più di un’ora di gara sempre al di sopra dei 50 km/h nonostante sporadici strappetti e un fondovalle ascendente. Alla fine se ne va una fuga grande praticamente quanto il gruppo, quasi quaranta atleti che si precipitano contro le pendenze del San Pellegrino, da subito durissimo, come un fascio di particelle che si schianta contro un altro, sostanzialmente esplodendo in un caos di confusione tattica, pigrizia, opportunismo, e crisi immediate di chi alla fuga ci era arrivato già al gancio. Per capirci, sull’8-9% c’è in testa a tirare il colosso Pedersen per il suo gregario Vacek.
In meno di 3 km Lorenzo Fortunato, a caccia di punti pesanti per la maglia di miglior scalatore, capisce che così non va, e parte da solo. Saluti a tutti e cronoscalata solitaria. Bravo, folle e naturalmente fortunato, si prenderà in cima il bottino grosso e poi, tutto di guadagnato, in tal modo favorisce pure che si selezioni un bel quartetto di inseguitori, che lo raggiungeranno in discesa per proseguire assieme verso la meta: il più propositivo Pello Bilbao, compagno di Tiberi, che dà così adito a speranze fantasmagoriche di un attacco dell’italiano con testa di ponte davanti; il più solido in salita, Nairo Quintana, proprio lui, vincitore del Giro oltre dieci anni fa, probabilmente lo scalatore puro più forte della seconda metà degli anni ’10, in particolar modo quando il fondo la fa da padrone. C’è poi l’altresì granitico Poels, in supporto a Fortunato in casa Astana, e l’invece giovane australiano Plapp, trionfatore sabato scorso in una tappa molto simile. Ma la Storia non ama ripetersi: se non come sogno o incubo ricorrente, se non in America Latina o nelle Americhe Latine di tutto il mondo.
Il gruppo pare avviato a un controllo rigido da parte dallo squadrone UAE, perché oltre a Del Toro e Ayuso vi militano un altro paio di gregari che fanno pure classifica. Ma, proprio sulle rampe più dure, allunga secco Egan Bernal, con la maglia di campione colombiano da lui stesso disegnata ispirandosi a quelle dei grandi colombiani degli anni Ottanta. Lo sparpaglio è immediato, resta una decina scarsi di ciclisti. L’immagine è fantastica perché con tutti quegli uomini davanti che erano in fuga, e che ora stanno scivolando quasi all’indietro sulle pendenze impervie come in un cartone animato di scivoli insaponati… la confusione è subito enorme sulla strada. I migliori accelerano e rispondono a Bernal (poi supportato da Castroviejo che era in fuga), ma il trenino dei più forti deve serpeggiare fra i residuati della fuga che gli si parano davanti alla metà della velocità.
Chi c’è? Chi non c’è? Dov’è Roglic? In crisi i gemelli Yates (ciascuno in un superteam diverso)! Roglic isolato! Ayuso ingolfato! Reattivissimi Tiberi e Carapaz. Vuoi vedere che…?
Niente da fare. Allo scollinamento, ci si ferma, si scende tranquilli, che rientrino tutti i gregari. E con loro gli attardati. La rivoluzione non è oggi. Domani sicuramente no, e dopodomani men che meno. Pensiamoci forse per domenica prossima: dopo la Messa e il Grappa, o la grappa, magari. O martedì sul Santa Barbara, patrona del fuoco alle polveri. Grazie lo stesso Egan per averci fatto sognare: una tappa diversa sarebbe stata possibile.
E allora? Arriva la fuga? Vince Nairo? Vince Fortunato? Nemmeno, niente Nairo e niente fortuna. Perché, in una simmetria delirante, dopo aver tirato in salita per la prima metà del San Pellegrino in Alpe, e poi essersi arenato bello che sfondato, piomba dalle vette a tutte velocità un metorite ciclamino. Mads Pedersen riprende la testa del gruppo. E si mette a tirare. Supponiamo perché così magari il compagno e capitano per la classifica generale Ciccone potrebbe puntare alla tappa con relativi abbuoni. O semplicemente perché Pedersen sembra averci preso gusto, ha una gamba della madonna e gli altri dietro a stringere i denti. Il vantaggio della fuga evapora. Un lunghissimo ponte sul vasto greto di un piccolo fiume, il Secchia, basta da solo a tirar giù mezzo minuto fra i Gessi Triassici. Milioni di anni sono un nonnulla, figuriamoci trenta secondi. Carapaz mette pure lui la squadra. Presagi.
Tocca salire alla Pietra di Bismantova, altare titanico baciato da sole su un fondo di nuvoloni neri. E ritorniamo all’incipit del pezzo. La fuga è immolata, Carapaz – che come li sceglie lui, gli attimi fuggenti, nessun’altro – parte mani basse, fuorisella e denti stretti. Del Toro accenna un non so che. No, non può, che resti nel recinto. Non tocca oggi la sfuriata. Carapaz guadagna mezzo minuto. Dietro tira la UAE. Trenta secondi sono un nonnulla: dopo la salita non c’è discesa, perché si arriva a Castelnovo ne’ Monti con cinque km di dentelli e saliscendi. Trenta secondi non sono niente quando ti insegue il gruppo dei migliori. Ma Carapaz è un cagnaccio e sul traguardo ci arriva con dieci secondi. Dieci secondi sono tutto! Con pure i dieci di abbuono risale un po’ la classifica e vai a sapere che cosa ci combinerà la terza settimana, se viene a galla il suo fondo naturale. Magari con la voglia da campione di Bernal. Magari con lo stoicismo di Quintana. Magari con il peso piuma che vola all’insù di Einer Rubio. Magari con un Del Toro unchained, per scelta della squadra… o del “perfido” procuratore (Del Toro che fa la volata per il secondo posto col torso letteralmente girato all’indietro, come cercando platealmente Ayuso, il giro del Diavolo insomma). Insomma, magari alla terza settimana si fa la Rivoluzione – o magari vince Roglic. E la Rivoluzione la lasciamo per la quarta settimana e i suoi illustrissimi, magnifici sognatori.

Gabriele Bugada

Carapaz vince ai piedi della spettacolare Pietra di Bismantova (foto Dario Belingheri/Getty Images)

Carapaz vince ai piedi della spettacolare Pietra di Bismantova (foto Dario Belingheri/Getty Images)

LA PIOGGIA DI PISA FA “PENDERE” LA CRONO DALLA PARTE DI DAN HOOLE E ROGLIC

maggio 20, 2025 by Redazione  
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L’importante appuntamento con la prova contro il tempo che si concludeva nella spettacolare Piazza dei Miracoli di Pisa, all’ombra del Duomo, del battistero e soprattutto della Torre pendente, ha regalato la vittoria di tappa ad un outsider che è riuscito a spuntarla sullo specialista Tarling mentre tra i big l’orario ha favorito Roglic, che ha differenza di Ayuso e Del Toro ha disputato quasi tutta la prova su strada asciutta.

Dopo il giorno di riposo, eccoci alla tappa a cronometro di metà giro e gli appassionati sanno quanto sia difficile affrontare una corsa contro il tempo dopo il giorno di riposo.
Si tratta di una prova di 28 chilometri, sostanzialmente pianeggiante dato che la breve ascesa presente nelle fasi centrali può essere considerata trascurabile, sia per chilometraggio, sia per pendenze.
La collocazione alla decima tappa è ottima in quanto arriva a metà Giro, a fare da spartiacque tra una prima parte movimentata e una seconda in cui saranno presenti le grandi salite e quindi a costituire una cesura, anche da punto di vista della classifica generale che, dopo la cronometro, acquista la fisionomia con cui ci si presenterà ai piedi delle montagne.
Il chilometraggio, invece, è decisamente insufficiente, specialmente considerando che l’altra prova contro il tempo prevista in questo giro misurava solo 13 chilometri. Con una situazione del genere, la prova di oggi doveva misurare non meno di 40/45 chilometri, in modo da portare il chilometraggio complessivo sui 60.
Vero che nei tempi moderni gli organizzatori dei grandi giri tendono a diminuire i chilometraggi nelle prove contro il tempo, tuttavia non si può ignorare che le crono aiutano a scavare distacchi che poi costringono chi li subisce ad attaccare senza ridursi agli scatti negli ultimissimi chilometri.
Piuttosto il problema principale delle cronometro che oggi ha inciso pesantemente è proprio il fatto che molti corridori non corrono con le stesse condizioni meteo e, specialmente in caso di piogge sparse, anche corridori che partono a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro possono trovare condizioni differenti e questo può essere determinante anche per la vittoria in un Giro d’Italia in caso di distacchi risicati.
Per quel che riguarda la vittoria di tappa essa è stata appannaggio di quei corridori che hanno corso del tutto all’asciutto. Il successo è andata a sorpresa a Daan Hoole (Lidl – Trek), che non era indicato tra i favoriti da nessun opinionista. L’olandese è riuscito a battere il superfavorito Joshua Tarling (INEOS Grenadiers), che è forse partito troppo veloce e ha pagato nel finale visto che al primo intertempo aveva un buon vantaggio.
Per quel che riguarda gli uomini di classifica, Primoz Roglic (Red Bull – BORA – hansgrohe) ha avuto il vantaggio di affrontare la prova quasi completamente all’asciutto e la cosa si è rivelata molto importante nel finale, tratto nel quale ha guadagnato su tutti gli avversari e in particolare su Juan Ayuso (UAE Team Emirates – XRG): al secondo intertempo, lo spagnolo aveva un vantaggio di 12 secondi sullo sloveno ma poi ha chiuso con un ritardo di 19 secondi, cedendo quindi 31 secondi in 8 chilometri, il che significa quasi 4 secondi al chilometro (più o meno quello che uno scalatore puro perde da uno specialista).
Egan Bernal (INEOS Grenadiers), caduto nella prima parte della prova, ha accusato un grave ritardo al primo intertempo (53 secondi da Roglic) ma si è ripreso nella seconda parte, chiudendo la prova con 1′43″ dallo sloveno, il che significa che Bernal ha accumulato 6 secondi al chilometro nei primi 8 Km e solo 2,5 nei 20 chilometri successivi. Considerando la caduta, la sua prova è stata ottima, visto che è stato tra quelli che hanno accusato meno ritardo dal capitano della Bora nella parte finale.
Al contrario di Bernal, Richard Carapaz (EF Education – EasyPost) è andato in calando, specialmente dal secondo intermedio all’arrivo: al primo intertempo accusava solo 21 secondi da Roglic (eccetto Ayuso, si era trattato del miglior risultato tra i big), al secondo il ritardo era lievitato a 48 secondi e addirittura a 1′37″ all’arrivo. L’ecuadoriano ha così preso da Roglic 2,6 secondi al chilometro nei primi 8 chilometri, 2,2 nei successivi 12 chilometri e ben 6 secondi al chilometro negli ultimi 8.
Per quel che riguarda gli italiani, si può dire che Giulio Ciccone (Lidl – Trek) ha disputato una prova tutto sommato sui suoi livelli: anche l’abruzzese ha pagato un dazio altissimo nel finale (4,75 secondi al chilometro da Roglic tra il secondo intertempo e l’arrivo) mentre nel tratto centrale, che prevedeva anche una dolcissima ascesa, è stato superlativo, limitando i danni che invece erano stati consistenti anche al primo intertempo. Alla fine, considerando le sue caratteristiche, il ritardo complessivo di 1′43″ da Roglic (3,6 secondi ai chilometro) può considerarsi in linea con le aspettative.
Antonio Tiberi (Bahrain – Victorious), miglior italiano della classifica, è partito con la strada bagnata e questo sembra aver messo un po’ di timore al laziale, che non è andato bene nei primi chilometri accusando 29 secondi da Roglic al primo intermedio r perdendo 3,6 secondi al chilometro, troppi per uno come Tiberi che nelle prove contro il tempo se l’è sempre cavata egregiamente. Nel secondo tratto, invece, si è ripreso davvero bene, diminuendo addirittura a soli 17 secondi il distacco da Roglic (un secondo al chilometro meglio dello sloveno). Di nuovo, nel finale, la pioggia ha penalizzato il laziale che è tornato a perdere dallo sloveno, anche se non come nel primo tratto, cedendo alla fine 38 secondi in totale.
Infine, per quel che riguarda la coppia di testa della UAE, Ayuso è andato molto bene sino al secondo intermedio. Nei primi 8 chilometri, nonostante la pioggia, ha ceduto solo un secondo al chilometro a Roglic mentre, nel secondo tratto, gli ha inflitto addirittura un distacco di 20 secondi recuperando 1,6 secondi al chilometro. Anche nel caso di Ayuso, la pioggia battente nel finale ha influito non poco dato che negli ultimi 8 chilometri lo spagnolo non solo ha perso il vantaggio che aveva al secondo intertempo, ma ha anche accusato un distacco di 19 secondi all’arrivo, perdendo quindi 31 secondi negli ultimi 8 chilometri.
La maglia rosa Isaac Del Toro ha, invece, avuto qualche difficoltà, anche se forse, come ha affermato il suo direttore sportivo, ha badato a non prendere troppi rischi, specie nei primi 8 chilometri, lungo i quali ha lasciato ben 34 secondi a Roglic, un secondo peggio di Ciccone.
Al secondo intermedio, la maglia rosa si è ripresa recuperando addirittura 3 secondi a Roglic mentre, nel finale, a causa della pioggia intensa ha accusato un ulteriore ritardo di 36 secondi e ha chiuso a 1′07″ dallo sloveno.
La classifica generale, rivoluzionata nei distacchi più che nelle posizioni, vede ancora Del Toro in maglia rosa, ma il ritardo del compagno di squadra Ayuso è ora di soli 25 secondi, mentre Tiberi conserva la terza posizione con un ritardo di un minuto; a soli 2 secondi c’è Simon Yates (Team Visma | Lease a Bike), autore di una buona prova, mentre Roglic è in quinta posizione con 1′18″ di ritardo.
La coppia di gregari di lusso dell’UAE (Brandon McNulty e Adam Yates) al sesto e settimo posto mette ancor più in risalto la forza di questa squadra, orfana di Pogacar, e nondimeno in grado di piazzare quattro uomini in top ten. Scivolano in ottava e nona posizione Ciccone e Carapaz, che ora accusano rispettivamente 2′07″ e 2′10″ dalla maglia rosa.
Con questa situazione di classifica, si può star certi che Ciccone e Carapaz attaccheranno in montagna, ma anche un classico attendista come Roglic non potrà limitarsi allo scattino all’ultimo chilometro nelle tappe con arrivo in salita, anche perché non ci sono i classici arrivi che lui predilige. Tecnicamente, l’arrivo in salita vero è proprio c’è solo a San Valentino e a Sestriere ma, nel secondo caso, le pendenze sono tutt’altro che severe.
Domani, invece, è prevista una tappa molto interessante con la terribile ascesa all’alpe di San Pellegrino che, anche se piazzata a 93 chilometri dall’arrivo, potrebbe lasciare il segno nei successivi chilometri se affrontata a ritmo elevato. Come frazione sembra disegnata apposta per favorire una fuga, ma attenzione alla imboscate perché già a Siena si è visto cosa può accadere.

Benedetto Ciccarone

Hoole corre allasciutto e vince la cronometro Lucca - Pisa (foto Dario Belingheri/Getty Images)

Hoole corre all'asciutto e vince la cronometro Lucca - Pisa (foto Dario Belingheri/Getty Images)

GIRO D’UNGHERIA 2025: LOPEZ DOMINA LA GENERALE, COVI SECONDO

maggio 19, 2025 by Redazione  
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La 46ª edizione del Giro d’Ungheria si è confermata una corsa avvincente e ricca di emozioni, con cinque tappe intense tra salite, volate e percorsi impegnativi. Harold Martin Lopez ha conquistato la maglia gialla dopo una gara solida e tattica, resistendo fino all’ultimo chilometro sulle strade di Esztergom. A impreziosire la corsa le vittorie di tappa del colombiano Juan Sebastian Molano e l’ottima performance dell’italiano Alessandro Covi, che ha chiuso secondo in classifica generale. Una competizione che ha visto emergere giovani talenti e confermare la supremazia sudamericana.

14 maggio – 1a tappa: Budapest – Győr (210.3 Km)

Danny van Poppel anticipa tutti a Győr. Lo sprinter olandese fratello e figlio d’arte ha dimostrato tutta la sua esperienza nella lettura dei finali più compless anticipando i velocisti all’ultima curva e aggiudicandosi la prima tappa del Giro di Ungheria. Il corridore della Red Bull-BORA-hansgrohe, inizialmente al servizio del compagno di squadra Sam Welsford, ha colto l’occasione per tornare al successo dopo quasi due anni.
La tappa inaugurale, partita dalla capitale e lunga 210 chilometri, ha visto una fuga di quattro corridori — Matteo Ambrosini (MBH Bank Ballan CSB), Siebe Deweirdt (Team Flanders – Baloise), János Pelikán (Team United Shipping) e Michale Vanthourenhout (Pauwels Sauzen – Cibel Clementines) — con il gruppo che ha mantenuto il vantaggio sempre sotto controllo, grazie all’attività della Red Bull-BORA e del Team Jayco AlUla. Deweirdt si è imposto sui due GPM di terza categoria previsti, mentre Pelikán ha vinto gli sprint intermedi, conquistando preziosi secondi di abbuono e la maglia di miglior corridore ungherese.
Nella volata finale, con il UAE Team Emirates a guidare il treno per Juan Sebastián Molano, Van Poppel ha saputo sfruttare il momento giusto, superando Rui Oliveira (UAE Team Emirates – XRG) all’ultima curva e mantenendo il vantaggio fino al traguardo. Dietro di lui, secondo posto per Tim Torn Teutenberg (Lidl – Trek) e terzo Dylan Groenewegen (Team Jayco AlUla). Tra gli italiani, buon piazzamento per Matteo Malucelli (XDS Astana Team), Giacomo Nizzolo (Q36.5 Pro Cycling Team) e Luca Colnaghi (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè), rispettivamente quinto, settimo e decimo.

15 maggio – 2a tappa: Veszprém – Siófok (177.5 Km)

La seconda tappa si è conclusa con un arrivo allo sprint dominato ancora una volta da Van Poppel, che ha bissato il successo della frazione inaugurale superando all’ultimo istante Groenewegen e Teutenberg, gli stessi avversari sconfitti il giorno precedente (anche se in ordine inverso).Il miglior italiano al traguardo è stato ancora Malucelli, stavolta decimo. La tappa è stata animata dalla fuga dell’italiano Luca Cretti (MBH Bank Ballan CSB Colpack), del ceco Michal Schuran (Team United Shipping), del belga Deweirdt (che consolida così il primato nella classifica dei GPM) e degli ungheresi Pelikan e Balázs Rózsa (Epronex Hungary Cycling Team).
A circa metà gara il gruppo è stato coinvolto in una maxi-caduta che ha messo fuori gioco circa trenta corridori, tra cui alcuni dei favoriti come Pablo Torres (UAE Team Emirates XRG) e Rainer Kepplinger (Bahrain Victorious), oltre a tre uomini della Red Bull-Bora hansgrohe, Welsford, Ryan Mullen e Frederik Wandahl, quest’ultimo trasportato in ospidale con l’elicottero Con il vantaggio della fuga ridotto a meno di un minuto negli ultimi 50 km, il gruppo ha riassorbito gli attaccanti a 30 km dall’arrivo. Nel finale le squadre dei velocisti hanno controllato la corsa con precisione: il Team Jayco AlUla ha lavorato per lanciare Groenewegen, ma Van Poppel ha ritrovato ancora lo spunto vincente negli ultimi metri. Grazie alla seconda vittoria consecutiva e agli abbuoni, l’olandese consolida la maglia gialla, che ora veste con 8 secondi di vantaggio su Pelikan e 10 secondi su Groenewegen e Teutenberg

16 maggio – 3a tappa: Gödöllő – Gyöngyös (Kékestető) (162.8 Km)

Al terzo giorno si disputa la tappa regina della corsa magiara, che prevede l’arrivo sul Kékes, la montagna più alta dell’Ungheria. La cima è a 1014 metri sul livello del mare, il traguardo a quota 989 metri, nel luogo dove l’ecuadoriano Harold Martín López (XDS-Astana) giunge in solitaria, con un leggero vantaggio, dopo aver fatto la differenza con uno scatto decisivo a due chilometri dal traguardo. Miglior scalatore al via e fresco di ottime prestazioni, il sudamericano conquista così la sua seconda vittoria stagionale in una corsa a tappe dopo il recente successo al Giro di Grecia.
La fuga iniziala – composta da sei corridori, tra i quali l’italiano Gabriele Raccagni (Team Polti VisitMalta) – viene controllata con attenzione dalla squadra di López, che gestisce il ritmo fino alla salita finale. A circa 3 km dall’arrivo i grandi favoriti iniziano gli attacchi e tra questi si segnalano Sergio Higuita (XDS Astana Team), Ivo Oliveira (UAE Team Emirates – XRG) e Alessandro Covi (UAE Team Emirates – XRG). A -2 km López lancia il suo scatto vincente, staccando gli inseguitori e mantenendo un margine di 7” fino al traguardo.
Dietro, Covi conquista la volata per il secondo posto, mentre Albert Withen Philipsen (Lidl – Trek) sale sul terzo gradino del podio per la prima volta in una gara professionistica. L’ordine d’arrivo coincide con quello della nuova classifica generale, che López comanda con 11” su a Covi e 13” su Withen Philipsen.

17 maggio – 4a tappa: Tata – Székesfehérvár (153.6 Km)

A Székesfehérvár Groenewegen torna al successo dopo quasi un anno, regolando allo sprint il connazionale Van Poppel e Teutenberg. La tappa si è rivelata molto combattuta, con vento e strategie aggressive a movimentare il gruppo. Una fuga iniziale composta da sei corridori – tra i quali l’italiano Riccardo Lucca (Karcag Cycling ÉPKAR Team) – ha guadagnato fino a 2’30”, ma è stata neutralizzata a circa 30 km dal traguardo. Nel finale il vento ha spezzato il gruppo, con le squadre dei velocisti a spingere forte per proteggere i propri uomini. Covi si è messo in mostra con un paio di attacchi negli ultimi 25 km, ottenendo anche preziosi secondi di abbuono che lo avvicinano alla maglia gialla di Harold Martin López (XDS Astana), dalla quale lo separano ora solo 8 secondi. Dal canto suo, l’ecuadoriano ha gestito con attenzione la leadership, mentre la sua squadra ha lavorato per proteggere la corsa e il capitano.
La volata finale, come dicevamo, ha visto Groenewegen lanciare la sprint al momento giusto, superando Van Poppel e Teutenberg. Bene anche gli italiani con Malucelli quinto, Nizzolo sesto e Alberto Bruttomesso (Bahrain-Victorious) decimo.

18 maggio – 5a tappa: Etyek – Esztergom (169.5 Km)

Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates-XRG) conquista la quinta e ultima tappa del Giro di Ungheria, imponendosi nettamente in volata a Esztergom. Il colombiano, supportato in modo impeccabile da Ivo Oliveira, ha bruciato la concorrenza con uno sprint irresistibile. Dietro di lui Van Poppel si conferma secondo, mentre Teutenberg completa il podio di giornata. Il capoclassifica Lopez resiste agli attacchi nel finale impegnativo e si aggiudica la classifica generale. Sul podio finale salgono anche Covi, ottimo decimo nella tappa e secondo in classifica a 7 secondi da Lopez, e Withen Philipsen, terzo a 16 secondi.
La quinta frazione è stata caratterizzata da un percorso impegnativo con tre ripetizioni della dura salita di Pilisszántó (1,8 km all’8,7%) e un finale particolarmente selettivo grazie a tre tratti di pavé in salita che hanno messo a dura prova i corridori. La maglia gialla ha controllato con la squadra e neutralizzato ogni tentativo di fuga, difendendo il vantaggio fino all’ultimo metro.
La classifica a punti premia Van Poppel, che grazie a due vittorie di tappa e due secondi posti ha conquistato la maglia verde, mentre la maglia rossa di miglior scalatore va a Deweirdt, protagonista di fughe e grande protagonista in montagna. E’ stato, infine, il team francese Unibet Tietema Rockets a portarsi a casa la vittoria nella speciale classifica riservata alle squadre, nella quale ha preceduto di 20″ il team spagnolo Caja Rural – Seguros RGA.

Mario Prato

Lecuadoriano Lopez si impone sul monte Kékes, traguardo della tappa più impegnativa del Giro dUngheria (www.ciclismoafondo.es)

L'ecuadoriano Lopez si impone sul monte Kékes, traguardo della tappa più impegnativa del Giro d'Ungheria (www.ciclismoafondo.es)

DOMINIO BRITANNICO ALLA 4 GIORNI DI DUNKERQUE 2025: WATSON TRIONFA E I GIOVANI TALENTI SI FANNO VALERE

maggio 19, 2025 by Redazione  
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La 69ª edizione della 4 Giorni di Dunkerque ha incoronato il talento emergente Samuel Watson (Ineos Grenadiers), protagonista con due vittorie di tappa e la conquista della maglia rosa finale. La corsa, combattuta e ricca di colpi di scena, ha visto un dominio britannico che ha contraddistinto la manifestazione fin dall’inizio, con successi di corridori giovani come Watson e Jake Stewart (Israel – Premier Tech), vincitore dell’ultima tappa. Tra fughe, salite insidiose su pavé e sprint serrati, si sono distinti anche altri protagonisti come Alberto Dainese (Tudor Pro Cycling Team) e Lewis Askey (Groupama – FDJ), capaci di imporsi con grinta e costanza, regalando spettacolo fino al traguardo finale di Dunkerque.

14 maggio – 1a tappa: Sainte-Catherine – Amiens (177.3 Km)

La prima frazione della 4 Giorni di Dunkerque è stata una vera battaglia tattica di 177 Km, partita da Sainte-Catherine e conclusasi ad Amiens. Sin dall’inizio si è formata una fuga a sei con corridori come Joren Bloem (Unibet Tietema Rockets), Ben Swift (INEOS Grenadiers), Danny van der Tuuk (Euskaltel – Euskadi), Luca De Meester (Wagner Bazin WB), Gil Gelders (Soudal Quick-Step) e Per Strand Hagenes (Team Visma | Lease a Bike), che hanno preso un buon vantaggio e hanno animato la corsa per gran parte della tappa.
Ma la bagarre vera è arrivata negli ultimi chilometri quando il gruppo principale, guidato con grande intensità da Alberto Bettiol (XDS Astana Team), ha imposto un ritmo serrato smorzando la fuga e facendo una selezione importante nel gruppo. Nel frattempo, squadre forti come Israel Premier Tech e Unibet hanno lavorato per preparare lo sprint dei loro velocisti. Lo sprint finale è stato incerto e combattuto: Pascal Ackermann (Israel – Premier Tech), uno dei favoriti, ha provato a partire presto ma ha perso terreno nel finale. A sorprendere tutti è stato Axel Zingle, 26enne francese della Visma Lease a Bike, che ovviamente ha anche conquistato la prima maglia di leader della corsa. Per lui è una doppia soddisfazione, considerando che il giorno prima era caduto alla Classique Dunkerque e non si sentiva tra i velocisti più rapidi, ma con una posizione perfetta negli ultimi chilometri ha saputo imporsi con autorità davanti al giovane danese Tobias Lund Andresen (Team Picnic PostNL) e al norvegese Stian Fredheim (Uno-X Mobility) Questa vittoria rappresenta anche il primo successo di Zingle con la maglia della Visma e fa respirare una squadra che finora era stata in difficoltà. La prestazione di Bettiol nel finale è stata da applausi, fondamentale per la buona riuscita dello sprint.

15 maggio – 2a tappa: Avesnes-sur-Helpe – Crépy-en-Valois (178.7 Km)

La seconda frazione della 4 Giorni di Dunkerque ha portato i corridori da Avesnes-sur-Helpe a Crépy-en-Valois, con un percorso di 179 chilometri che ha visto uno sprint finale molto combattuto, con più di 80 corridori a disputarsi il successo a dispetto delle “côtes” con le quali gli organizzatori avevano infarcito il finale.
Il protagonista è stato Lewis Askey, giovane britannico della Groupama-FDJ, che con questo successo ha conquistato la sua seconda vittoria stagionale e in carriera, confermando un ottimo stato di forma dopo il trionfo nella Boucles de l’Aulne appena una settimana prima. Lo sprint è stato tirato e intenso e Askey ha avuto anche qualche difficoltà negli ultimi metri, quando ha perso l’aggancio con il pedale destro, ma ha tenuto duro e ha tagliato il traguardo per primo.
Dietro di lui si sono piazzati Sakarias Koller Løland della Uno-X Mobility, che ha chiuso secondo, e Samuel Watson dell’Ineos Grenadiers, terzo. Buona prova anche per l’italiano Alberto Dainese, portacolori della Tudor Pro Cycling Team, che ha chiuso al sesto posto dimostrando di essere ancora competitivo nelle volate.
In classifica generale, la maglia di leader rimane sulle spalle di Zingle, che oggi si è piazzato quarto. Il francese conserva il primato grazie alla miglior somma di piazzamenti rispetto ad Askey, che gli è rimasto dietro per differenza di posizioni. Dietro di loro, a 2 secondi di distacco, si trova Ben Swift, corridore dell’Ineos Grenadiers che rimane un avversario temibile per la vittoria finale.

16 maggio – 3a tappa: Valenciennes – Famars (154.2 Km)

La terza tappa della 4 Giorni di Dunkerque, da Valenciennes a Famars per 154,2 Km, ha regalato un momento speciale al giovane francese Pierre Gautherat (Decathlon-AG2R La Mondiale), che ha conquistato la sua prima vittoria tra i professionisti con un’azione da manuale. Al termine di una frazione quasi del tutto pianeggiante ma resa dura dal vento forte e da ben 12 settori di pavé, il 22enne alsaziano ha attaccato ai 1500 metri dal traguardo, sfruttando una grande progressione di Bettio, che aveva selezionato il gruppo poco prima della “flamme rouge”. Gautherat ha saputo mantenere un vantaggio di pochi secondi resistendo al ritorno dei velocisti. Secondo posto per Jake Stewart, che ha anticipato in volata il leader della classifica Zingle, il quale – grazie ai 4 secondi di abbuono conquistati – ha consolidato la sua maglia rosa di leader mantenendo un vantaggio di 4 secondi su Askey e Gautherat. Ancora una buona prova per Dainese, che ha chiuso sesto confermandosi il miglior italiano della tappa e replicando il piazzamento ottenuto il giorno precedente.

17 maggio – 4a tappa: La Chapelle d’Armentières – Cassel (172.7 Km)

Al penultimo giorno si è disputata la tappa regina della corsa transalpina che, dopo la partenza da La Chapelle d’Armentières, prevedeva il classico arrivo a Cassel, dove doveva essere ripetuta per 12 volte (ma da versanti diversi) la salita che conduceva al traguardo. Qui la vittoria è andata dal giovane britannico della INEOS Grenadiers Samuel Watson, recente vincitore del cronoprologo del Giro di Romandia, che ha preceduto lo spagnolo Carlos Canal (Movistar), mentre al terzo posto si è piazzato l’altro britannico Lewis Askey (Groupama-FDJ), staccato di tre secondi. Con questo successo Watson ha conquistato anche la maglia rosa di leader della classifica generale, approfittando del ritiro per caduta del francese Zingle, ex leader della corsa: ora è lui il nuovo capoclassifica con 3″ su Askey e 8″ su Canal, mentre Hagenes e Lund Andresen seguono a 13 secondi.

18 maggio – 5a tappa: Wormhout – Dunkerque (185.6 Km)

Si chiude con un doppio trionfo britannico la 4 Giorni di Dunkerque 2025, a partire dall vittoria nella quinta e ultima tappa di Jake Stewart (Israel Premier Tech). Il corridore inglese, reduce dal successo al Tour de Kumano in Giappone, ha preceduto allo sprint un brillante Dainese e il francese Thibaud Gruel (Groupama-FDJ). Nonostante diversi piazzamenti di rilievo durante la corsa, Dainese riesce così a salire sul podio di giornata. La vittoria finale della classifica generale va, invece, a Watson che chiude davanti al connazionale Askey e a Canal, completando una festa tutta inglese in questa storica gara transalpina.

Mario Prato

Watson vince la decisiva tappa di Cassel (foto Luc Claessen/Getty Images)

Watson vince la decisiva tappa di Cassel (foto Luc Claessen/Getty Images)

MESSICO E NUVOLE. DEL TORO ESCE IN ROSA DALLA CORRIDA DEGLI STERRATI CON VAN AERT PRIMO SUL TRAGUARDO DI SIENA

maggio 18, 2025 by Redazione  
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L’ennesima stella nel firmamento UAE Team Emirates è Isaac Del Toro che con una condotta di gara perfetta va a prendersi la maglia gialla nella tappa degli sterrati e cede la vittoria di tappa a Wout van Aert (Team Visma Lease a Bike) alla prima vittoria stagionale. Primoz Roglic (Team Redbull BORA Hansgrohe) tra i big più attardati

Il Giro giunge ad una delle tappe più attese e spettacolari con la nona frazione da Gubbio a Siena di 181 km. E’ infatti il momento delle strade bianche che i ciclisti percorreranno nella seconda metà della tappa per un totale di 30 km spalmato su cinque settori. I primi tre, lunghi rispettivamente 8, 9.3 e 9.3 km potranno fare già una bella selezione prima del quarto e del quinto, nel quale spicca la salita di Colle Pinzuto. Gli uomini di classifica sono chiamati ad una giornata davvero impegnativa in cui la sorpresa meno gradita potrebbe essere la pioggia, visto che alcune previsioni la danno per probabile nei dintorni di Siena tra le 15 e le 17. Diego Ulissi (Team XDS Astana) parte da Gubbio in maglia rosa ma non è detto che la conservi al termine della tappa. Dopo la partenza da Gubbio si formava un primo drappello di ciclisti formato da Dries De Bondt (Decathlon AG2R La Mondiale), Milan Fretin (Team Cofidis), Kaden Groves e Quinten Hermans (Team Alpecin Deceuninck). Taco van Der Hoorn (Team Intermarchè Wanty) e Luke Lamperti (Team Soudal Quick Step), dopo essere stati per una decina di km a bagnomaria, riuscivano a raggiungere i quattro battistrada. Il gruppo teneva comunque la fuga sotto controllo visto che il vantaggio almeno nei primi 60 km di tappa non saliva mai oltre i 3 minuti. De Bondt si aggiudicava il primo traguardo volante di Mercatale posto al km 46.6. Era invece Hermans a scollinare i prima posizione sul gpm di La Cima posto al km 52.4. Fretin era vittima di una scivolata in una curva in discesa ma il ciclista belga si rialzava immediatamente e si rimetteva in sella senza apparenti conseguenze. De Bondt si aggiudicava anche il secondo traguardo volante di Sinalunga posto al km 91.6. A 80 km dalla conclusione il vantaggio dei sei battistrada era di 1 minuto e 40 su un gruppo maglia rosa che procedeva a velocità regolare ma non ancora elevata. La fuga iniziava a percorrere il primo tratto in sterrato di Pieve a Salti con di vantaggio di 1 minuto e 45 secondi sul gruppo maglia rosa. Nei primi metri del primo settore di sterrato erano molto attivi nelle prime posizioni del gruppo Mads Pedersen (Team Lidl Trek) e Wout van Aert (Team Visma Lease a Bike) mentre la maglia rosa Diego Ulissi (Team XDS Astana) era un po’ attardato nella pancia del gruppo. Il primo fuggitivo ad essere ripreso era Fretin mentre il ritmo imposto dalla Lidl Trek faceva una netta selezione. Groves ed Hermans restavano in testa ed iniziavano il secondo settore in sterrato con una quarantina di secondi di vantaggio sul primo gruppo inseguitore. Michael Storer (Team Tudor Pro Cycling) era vittima di una caduta proprio nella curva verso destra che immetteva nel secondo settore di sterrato. In un’altra curva più avanti a farne le spese erano Tom Pidcock (Team Q36.5 Pro Cycling) e Primoz Roglic (Team Redbull BORA Hansgrohe), anche loro vittima di una caduta. A questo punto era l’INEOS Grenadiers ad aumentare decisamente il ritmo, forte di più uomini (Rivera, Arensman e Bernal). Groves ed Hermans venivano quindi ripresi a 48 km dal termine. I guai per Roglic non erano finiti visto che era anche vittima di una foratura. Nel terzo settore di sterrato restavano in testa alla corsa il terzetto della INEOS formato da Bernal, Arensman e Rivera oltre a Van Aert ed Isaac Del Toro (UAE Team Emirates). Arensman si staccava dal gruppetto di testa a causa di un problema meccanico. Bernal scollinava in prima posizione sul gpm di San Martino in Grania posto al km 147. Anche Diego Ulissi, ormai ex maglia rosa, era vittima di una foratura a 25 km dalla conclusione. Mathias Vacek (Teal Lidl Trek) era intanto abile a riportarsi sul quartetto di testa dopo un inseguimento durato alcuni km. Dopo il ripido settore in sterrato di Montaperti, sul quale Del Toro tentava un allungo invano, il quartetto di testa si apprestava ad affrontare il quinto ed ultimo settore in sterrato di Colle Piunzuto, in cima al quale era posto anche l’abbuono come terzo traguardo volante. Del Toro e Van Aert allungavano su Vacek e Bernal e facevano praticamente il vuoto nel giro di un paio di km. Il messicano ed il belga si sarebbero giocati la vittoria di tappa mentre Bernal e Vacek arrancavano alle loro spalle e venivano ripresi dal gruppo Ayuso a circa 6 km dall’arrivo. Van Aert vinceva la tappa davanti a Del Toro con quest’ultimo che si ‘accontentava’ della maglia rosa mentre nello sprint per la terza posizione Giulio Ciccone (Team Lidl Trek) aveva la meglio su Richard Carapaz (Team EF Education EasyPost) a 58 secondi di ritardo. Chiudeva la top five Simon Yates (Team Visma Lease a Bike) a 1 minuto di ritardo da Van Aert. Più dietro il gruppetto Roglic-Pidcock. Van Aert finalmente si sblocca ed ottiene la prima vittoria stagionale dopo ave corso ai suoi livelli. Del Toro è la nuova maglia rosa con 1 minuto e 13 secondi di vantaggio su Ayuso e 1 minuto e 30 secondi di vantaggio su Antonio Tiberi (Team Bahrain Victorious). Domani è in programma il secondo giorno di riposo prima della ripresa di martedì con la decima tappa da Lucca a Pisa, la seconda cronometro individuale del giro adatta agli specialisti e che darà un’altro significativo scossone alla classifica generale. Roglic può recuperare il tempo perso oggi ma deve fare una prova a cronometro davvero convincente.

Antonio Scarfone

Wout van Aert vince a Siena (foto: Getty Images)

Wout van Aert vince a Siena (foto: Getty Images)

AL GIRO E’ ARRIVATO IL MOMENTO DELLA FUGA. APPLAUSI PER PLAPP A CASTELRAIMONDO, ULISSI SI VESTE DI ROSA

maggio 17, 2025 by Redazione  
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Luke Plapp (Team Jayco AluLa) vince a Castelraimondo dopo un assolo di oltre 40 km. Il ciclista australiano sfrutta le sue doti da passista e lascia la compagnia dei fuggitivi, dai quali però Diego Ulissi (Team XDS Astana) balza agli onori della cronaca per essere la nuova maglia rosa, che mancava dalle spalle di un ciclista italiano dal 2021

L’ottava tappa del Giro 2025 parte da Giulianova e termina a Castelraimondo dopo 197 km; ci si addentra nell’Appennino marchigiano dove sono previste le scalate di quattro gpm: Croce di Casale, Sassotetto, Montelago e Gagliole. Primoz Roglic (Team Redbull BORA Hansgrohe) è la nuova maglia rosa ma allo sloveno, come già fatto al termine della terza tappa, non spiacerà affatto cederla di nuovo sulle spalle di qualcun altro, visto che non siamo neanche a metà Giro e le tappe che contano devono ancora arrivare. Oggi è perciò una tappa da fuga e sono stati davvero tanti gli attacchi prima che si concretizzasse qualle giusta. Molto attivo nei primi km si segnalava Mads Pedersen (Team Lidl Trek) che andava a prendersi i punti del primo traguardo volante di Roccafluvione posto al km 49.9 rafforzando così la sua maglia ciclamino. Dopo il gpm di Croce di Casale posto al km 60.9 e sul quale scollinava per primo Davide Piganzoli (Team Polti VisitMalta), si segnalava l’accelerazione di Wilco Kelderman (Team Visma Lease a Bike) che faceva da anticamera alla fuga di giornata. La trentina di km che conducevano all’inizio della salita di Sassotetto erano molto frenetici e percorsi ad un ritmo davvero indiavolato con il gruppo maglia rosa spesso allunato. A Keldermann si sarebbero uniti un’altra ventina di ciclisti tra cui gli italiani Lorenzo Fortunato e Diego Ulissi (Team XDS Astana), Marco Frigo (Team Israel Premier Tech), Davide Formolo (Team Movistar), Stefano Oldani (Team Cofidis), Manuele Tarozzi (Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè), Andrea Vendrame (Decathlon AG2R La Mondiale) e Mattia Bais (Team Polti VisitMalta). Fortunato scollinava in prima posizione sul gpm di Sassotetto posto al km 104.9. A 75 km dalla conclusione restavano in testa alla corsa Vendrame, Frigo, Fortunato, Ulissi, Kelderman, Georg Steinhauser (Team EF Education EasyPost), Damien Howson (Team Q36.5 Pro Cycling), Luke Plapp (Team Jayco AlUla), Romain Bardet (Team Picnic PostNL) e Igor Arrieta (UAE Team Emirates). Tra rientri e scatti si arrivava alla scalata del successivo gpm di Montelago sul quale il gruppo di testa si riduceva a quattro unità ovvero Ulissi, Plapp, Kelderman e Steinhauser. Era Plapp a scollinare in prima posizione. Il ciclista australiano allungava sui compagni di fuga e con le sue qualità di passista aumentava pedalata dopo pedalata il suo vantaggio. Plapp scollinava tutto solo sul quarto ed ultimo gpm di Gagliole posto al km 190.5. mentre il gruppo maglia rosa era segnalato tra i 5 ed i 6 minuti di ritardo. Gli ultimi muri posti nel finale non fermavano l’azione dell’australiano che andava a vincere in solitaria sul traguardo di Castelraimondo. A 38 secondi di ritardo Kelderman batteva Ulissi nella volata per il secondo posto mentre chiudevano la top five Arrieta quarto e Nicolas Prodhomme (Decathlon AG2R La Mondiale) quinto, rispettivamente ad 1 minuto e 22 secondi ed a 1 minuto e 35 secondi di ritardo da Plapp. Il gruppo maglia rosa veniva regolato da Juan Ayuso (UAE Team Emirates) che era abile a guadagnare anche 1 secondo sugli altri big di classifica. Per Plapp è la prima vittoria stagionale nonché la prima vittoria in un GT. In classifica generale Diedo Ulissi è la nuova maglia rosa con 12 secondi di vantaggio su Fortunato e 17 secondi di vantaggio su Roglic. Domani è in programma l’attesa tappa con le strade bianche da Gubbio a Siena, il cui finale ricalca proprio quello della semiclassica italiana di marzo con i ciclisti che dovranno percorrere una trentina di km di sterrato. L’arrivo in Piazza del Campo potrebbe riservare nuove sorprese in classifica generale, ancora abbastanza fuida.

Antonio Scarfone

Luke Plapp vince a Castelraimondo (foto: Getty Images)

Luke Plapp vince a Castelraimondo (foto: Getty Images)

AYUSO, SEGNALE AL GIRO. VITTORIA A TAGLIACOZZO PER LO SPAGNOLO, ROGLIC TORNA IN MAGLIA ROSA

maggio 16, 2025 by Redazione  
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La salita finale della settima tappa si fa dura negli ultimi 3 km ed il gruppo maglia rosa si riduce all’osso sotto il forcing di Lidl Trek, Bahrain Victorious e UAE Team Emirates. Juan Ayuso (UAE Team Emirates) coglie l’attimo a 500 metri dal traguardo e con una accelerazione be assestata vince praticamente in solitaria, lasciando a 4 secondi i diretti avversari. Giulio Ciccone (Team Lidl Trek) deve accontentarsi del quinto posto mentre Primoz Roglic (Team BORA Hansgrohe) torna a indossare la maglia rosa

La settima tappa del Giro 2025 è il primo vero test per gli uomini di classifica. L’appennino abruzzese sarà assoluto protagonista con le salite di Roccaraso, Monte Urano, Vado della Forcella e Tagliacozzo, quest’ultimo anche arrivo di tappa. Si parte da Castel di Sangro e la distanza complessiva è di 168 km. Appare scontato il cambio della maglia rosa al termine della tappa, con Primoz Roglic (Team Redbull BORA Hansgrohe) pronto a riprendersela dalle spalle di Mads Pedersen (Team Lidl Trek), anche se lo sloveno ha perso nella tappa di ieri un prezioso gregario come Jai Hindley, costretto al ritiro nella maxicaduta a 60 km dalla conclusione. Per quanto riguarda l’andamento tattico, la fuga potrebbe avere concrete chance di successo se ben assortita. Intanto dopo la partenza da Castel di Sangro il gruppo percorreva compatto ed a ritmo abbastanza tranquillo la salita verso Roccaraso, sulla quale transitava in prima posizione Lorenzo Fortunato (Team XDS Astana). Nel tratto in pianura prima della discesa verso Sulmona si formava in testa alla corsa un gruppo di sette ciclisti ovvero Nicolas Prodhomme (Decathlon AG2R La Mondiale), Gianmarco Garofoli (Team Soudal Quick Step), Paul Double (Team Jayco AlUla), Casper van Uden (Team Picnic PostNL), Alessandro Tonelli (Team PoltiVisit Malta), Manuele Tarozzi (Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè) e Christian Scaroni (Team XDS Astana). Tonelli vinceva il traguardo volante di Sulmona posto al km 49.9. All’inizio della salita di Monte Urano la fuga aveva 1 minuto e 40 secondi di vantaggio sul gruppo tirato dalla Redbull BORA Hansgrohe e dalla Lidl Trek. Double scollinava per primo sul gpm di Monte Urano posto al km 70. Il ciclista britannico si ripeteva dopo una trentina di km scollinando per primo sul gpm di Vado della Forcella posto al km 104.9. Tonelli si aggiudicava invece il secondo traguardo volante di Ovindoli posto al km 115.5. Prima della scalata finale verso Tagliacozzo si segnalavano le cadute di Romain Bardet (Team Picnic PostNL) e di David Gaudu (Team Groupama FDJ). Entrambi i ciclisti francesi riuscivano a rientrare nel gruppo maglia rosa scortati dai propri compagni di squadra. Tarozzi vinceva il terzo traguardo volante di Tagliacozzo posto al km 155.2. Dopo un lavoro encomiabile in testa al gruppo, Mads Pedersen si staccava all’inizio dell’ultima salita mentre il gruppo rimontava rapidamente sui fuggitivi tirato dagli uomini dell’INEOS Grenadiers. Van Uden e Double erano i primi due fuggitivi ad essere ripresi ad 8 km dalla conclusione. A 6 km dal termine la Bahrain Victorious si faceva vedere nelle prime posizioni del gruppo. Una decisa accelerazione annullava definitivamente la fuga quando mancavano 5 km alla fine. A poco meno di 3 km dal termine iniziavano le pendenze più arcigne in doppia cifra e Bardet era il primo nome caldo a staccarsi. Rafal Majka (UAE Team Emirates) si metteva in testa a fare l’andatura. Giulio Ciccone (Team Lidl Trek) dava una prima accelerazione a 1 km e 300 metri dalla conclusione. La stoccata decisiva era ad opera di Juan Ayuso (UAE Team Emirates) che partiva a circa 500 metri dalla conclusione avvantaggiandosi decisamente sul resto degli avversari. Lo spagnolo vinceva praticamente in solitaria con 4 secondi di vantaggio sul compagno di squadra Isaac del Toro e su Egan Bernal (Team INEOS Grenadiers) mentre Primoz Roglic (Team Redbull BORA Hansgrohe) era quarto e Ciccone quinto a completamento della top five. Per Ayuso è la quinta vittoria stagionale. In classifica generale Roglic ritorna ad indossare la maglia rosa con 4 secondi di vantaggio su Ayuso e 9 secondi di vantaggio su Del Toro. Domani è in programma l’ottava tappa da Giulianova a Castelraimondo. Ancora l’appennino protagonista, questa volta quello marchigiano con le salite di Croce di Casale, Sassotetto e Montelago. Gli ultimi 45 km sono privi di particolari difficoltà altimetriche per cui se la fuga verrà ripresa non escludiamo che la vittoria di tappa possa giocarsi con una volata di una sessantina-ottantina di ciclisti.

Antonio Scarfone

Juan Ayuso vince a Tagliacozzo (foto: Luca Bettini / AFP / Getty Images)

Juan Ayuso vince a Tagliacozzo (foto: Luca Bettini / AFP / Getty Images)

ECATOMBE VERSO NAPOLI, VINCE GROVES MA LA TAPPA È NEUTRALIZZATA

maggio 15, 2025 by Redazione  
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L’australiano Kaden Groves vince a Napoli al termine di una tappa “inutile” ai fini della classifica, dopo che la giuria ha deciso di neutralizzarne gli effetti in classifica a causa di una maxicaduta innescata dalla pioggia

La sesta tappa del 108esimo Giro d’Italia è la più lunga di questa edizione dall’alto dei suoi 227 chilometri, e inizia già alle 11.50, due ore prima rispetto a quella di ieri. La partenza è a Potenza, secondo capoluogo di
provincia della Basilicata a essere toccato dal Giro (dopo che ieri il Giro era arrivato nel primo, Matera) e si
inizia subito con una salita impegnativa, il Valico Romito (4 chilometri al 4% circa), che tuttavia
non è GPM. Sarà molto più impegnativo, al 57esimo chilometro, il Valico di Monte Carruozzo, ben 20
chilometri al 3,7%, in realtà quasi sempre al 5-6% per la presenza di un lungo falsopiano a metà salita, e che
viene considerato GPM di 2° categoria. Dopo altri saliscendi in Irpinia intorno al centesimo chilometro si
affronterà un secondo GPM, stavolta di 3° categoria, la salita di Monteforte Irpino, anche questa molto
lunga, quasi 15 chilometri, ma la cui pendenza media è appena del 2,2%. Seguirà una discesa sino alla
pianura intorno a Napoli con l’arrivo di tappa previsto proprio nel capoluogo campano, sul lungomare di Via
Caracciolo alla fine di un lungo rettilineo: è la situazione ideale per assistere ad una volata di gruppo
nonostante le salite tutt’altro che banali, ma pur sempre lontane dal traguardo. Maglia rosa è il danese
Mads Pedersen (Lidl – Trek), tra i dominatori di questa prima parte di stagione, e già vincitore di tre tappe.
Sulla primissima salita, dopo qualche bagarre iniziale, partono sei corridori di secondo piano, tra i quali si
trova il nostro Lorenzo Fortunato (XDS Astana Team), attuale leader della classifica degli scalatori e che
punta palesemente a vincerla. A 20 chilometri dalla partenza si riporta sui fuggitivi il nostro Lorenzo
Germani (Groupama – FDJ), col gruppo che si trova ad una quarantina di secondi. Il distacco non aumenta
più di tanto e dapprima altri 5 corridori – fra i quali Mathias Vacek (Lidl – Trek), ieri sugli scudi e terzo in
classifica generale – e infine l’intero gruppo si riportano sui battistrada prima ancora che inizi l’ascesa del
Valico di Monte Carruozzo. All’inizio della salita vanno in fuga l’olandese Taco van der Hoorn (Intermarché –
Wanty, una tappa al Giro e una Parigi-Bruxelles) e il giovane francese Enzo Paleni (Groupama – FDJ), che
vengono ben presto raggiunti dal solito Fortunato. Col vantaggio che stavolta si dilata oltre i cinque minuti
quest’ultimo diventa a un certo punto anche maglia rosa virtuale e riesce a cogliere il suo obiettivo, la
vittoria sul GPM, dopo di che si fa staccare e riprendere dal gruppo. Intanto comincia a piovere, ma Van der
Hoorn e Paleni continuano nella loro azione e affrontano i saliscendi dell’Irpinia con un paio di
minuti sul gruppo. Passano molte decine di chilometri senza che nulla succeda, anche a causa del tempo
inclemente, e il vantaggio della coppia di fuggitivi rimane sempre stabile fra i due minuti e i due minuti e
mezzo.
Poco dopo le 15 i corridori passano da Avellino, a circa 93 chilometri dal traguardo, e iniziano la salita
verso il secondo GPM, quello di Monteforte Irpino; in città i due fuggitivi mantengono ancora 1 minuto e mezzo di vantaggio sul gruppo che, tirato dagli uomini della Team Visma | Lease a Bike, si avvicina un po’ ma senza mai colmare il distacco. Al GPM è Paleni a transitare per primo; il gruppo, guidato da Fortunato, scollina dopo circa un minuto. Verso la fine della discesa la tappa si ravviva, ma purtroppo nel modo peggiore: nella parte più arretrata del gruppo molti corridori cadono a causa l’asfalto reso viscido dalla pioggia sottile ma incessante. Data la gravità dell’incidente – sono coinvolti, tra gli altri, Jay Hindley (Red Bull – BORA – hansgrohe), Adam Yates (UAE Team Emirates – XRG), Derek Gee (Israel – Premier Tech), Richard Carapaz (EF Education – EasyPost), Jay Vine (UAE Team Emirates – XRG), Fortunato e la stessa maglia rosa – la corsa viene neutralizzata dalla giuria, anche per dare tempo alle ambulanze al seguito di soccorrere i corridori incidentati. Tra questi a Hindley, vincitore del Giro del 2020, subisce un trauma cranico e nonostante non sembri avere niente di rotto è inevitabilmente costretto a ritirarsi. Dopo molte discussioni, che
coinvolgono anche gli stessi corridori, la giuria decide di far ripartire la corsa quando mancano 60 chilometri
al traguardo. Si assiste così allo spettacolo surreale del gruppo che si ferma poco fuori Nola e attende una nuova partenza, mentre 50 secondi prima di tutti gli altri vengono fatti ripartire i due fuggitivi in modo da mantenere il vantaggio residuo che avevano al momento dello stop. L’insistenza dei corridori induce infine la giuria a prendere una decisione di compromesso, che inevitabilmente scontenterà molti appassionati: la corsa
viene neutralizzata per la classifica generale, che quindi non cambierà a fine giornata, ma non per la vittoria
di tappa. Van der Hoorn e Paleni dovranno quindi essere ripresi dal gruppo se qualcuno vorrà impedire loro
di transitare per primi sul traguardo. Sono le 16.10 quando si riparte; il gruppo ha palesemente poca voglia
di impegnarsi e riesce a recuperare lo svantaggio solo quando mancano meno di tre chilometri all’arrivo. A
causa della neutralizzazione tutti gli uomini di classifica si sono fatti staccare e arrivano al traguardo con distacchi pesanti. Per questo motivo il gruppo che arriva a giocarsi la vittoria è composto solo da una cinquantina di corridori, quasi tutti velocisti con qualche compagno di squadra. Di questa anomala situazione cerca di approfittare il redivivo Wout van Aert (Team Visma | Lease a Bike), con un tentativo a 500 metri dalla linea del traguardo che per poco non riesce a dargli la vittoria. Alla fine va a vincere, con uno scatto poderoso negli ultimi 100 metri, l’australiano Kaden Groves (Alpecin – Deceuninck), un velocista puro, davanti al belga Milan Fretin (Cofidis) e al francese Paul Magnier (Soudal Quick-Step). Olav Kooij (Team Visma | Lease a Bike), che indossa la maglia di leader della classifica a punti (primo in realtà è la maglia rosa Pedersen) e che stava rimontando su Groves, è stato però stretto alle transenne da Matteo Moschetti (Q36.5 Pro Cycling Team), che infatti verrà relegato dalla giuria in ultima posizione, anche se il beneficio per Kooij, solo decimo, è minimo.
Tutto sommato la tappa di oggi è andata – sia nello svolgimento, sia nell’ordine d’arrivo – secondo le
previsioni e verrà ricordata quasi esclusivamente per la disastrosa caduta di Baiano e per le polemiche che
ne seguiranno, tra chi riterrà “giusta” la decisione di neutralizzare la tappa per evitare che le conseguenze
dell’incidente mettano fuori gioco troppi corridori incolpevoli, e chi invece sosterrà che il ciclismo si va
sempre più snaturando e che ormai bastano “poche gocce” per falsare le gare e che “una volta” si
gareggiava in condizioni ben peggiori e senza che i corridori si lamentassero. Altre discussioni infinite
nasceranno sulle cause dell’incidente odierno: incoscienza dei corridori, incapaci di “moderarsi” quando le
circostanze lo richiedono o grande sfortuna nell’incontrare un tratto di strada particolarmente insidioso? Il
ciclismo, sport da sempre avvolto da un mare di polemiche, continuerà ad inventarsi qualcosa per non
rinunciare ad uno spettacolo dove ormai la tradizione e la passione si mischiano continuamente a interessi
economici e persino politici. Intanto con Hindley, un altro dei grandi favoriti, i ritirati illustri sono già due:
ricordiamo che già nella prima tappa si era ritirato, anche lui per una caduta, lo spagnolo Mikel Landa,
uomo di punta della Soudal Quick-Step.

Andrea Carta

Il conciliabolo tra corridori e organizzatori dopo la caduta che portato alla neutralizzazione della tappa di Napoli (foto Dario Belingheri/Getty Images)

Il conciliabolo tra corridori e organizzatori dopo la caduta che portato alla neutralizzazione della tappa di Napoli (foto Dario Belingheri/Getty Images)

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