UN FAGIANO IMPALLINA I CACCIATORI, STUYVEN BEFFA I GRANDI FAVORITI ALLA SANREMO
marzo 20, 2021 by Redazione
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Tutti si aspettavano di vedere Van Aert, Van der Poel e gli altri grandi favoriti lottare gomito a gomito sul rettilineo di Via Roma. E, invece, con la classica “fagianata” l’inatteso Jasper Stuyven li ha fatti secchi tutti quanti e si è portato a casa a sorpresa la Sanremo numero 112
Jasper Stuyven (Trek-Segafredo) è il vincitore a sorpresa della 112^ edizione della Milano-Sanremo, la Classicissima di Primavera, la prima delle Classiche Moumento della stagione ciclistica. Vittoria portata a casa grazie allo stacco decisivo in via Roma a pochi chilometri dal traguardo. Corsa che riproponeva il percorso classico, eccezion fatta per il Passo del Turchino che veniva scartato a causa di un tratto non percorribile a causa di una frana. L’asperità più importante della prima frazione di gara era l’insolita salita del Colle di Giovo che anticipava la strada che portava sull’Aurelia ad Albisola. Classici gli ultimi 112 km che da sempre contraddistinguono la Milano-Sanremo con il passaggio sui capi storici della Cipressa e del Poggio.
I corridori alla partenza erano 175, suddivisi in 25 squadre. Molti campioni al via, su tutti il campione in carica Wout van Aert (Jumbo-Visma) che veniva anche da un ottimo secondo posto in classifica generale nell’ultima Tirreno-Adriatico. Presente anche il suo acerrimo rivale, Mathieu van der Poel (Alpecin-Fenix), trionfatore delle Strade Bianche e di due tappe impegnative vinte nell’ultima Corsa dei Due Mari. Non poteva mancare il campione del mondo in carica Julian Alaphilippe (Deceuninck- QuickStep), già vincitore della Milano-Sanremo nel 2019. Tra i partecipanti anche i vincitori delle edizioni passate: Vincenzo Nibali ( Trek-Segafredo) vincitore nel 2018; Michał Kwiatkowski (Ineos Grenadiers) trionfatore nel 2017; Arnaud Demare (Groupama – FDJ) il quale battè tutti allo sprint nel 2016; John Degenkolb (Lotto Soudal) leader nel 2015 e Alexander Kristoff (UAE-Team Emirates) che si impose nel lontano 2014. Altri nomi di spicco erano Maximilian Schachmann (Bora-Hansgrohe), fresco vincitore della Parigi-Nizza, e il compagno di squadra Peter Sagan (Bora Hansgrohe), tre volte campione del mondo ma che non è mai riuscito a trionfare nella classicissima. Milano-Sanremo che era è resterà per sempre un rammarico anche per Philippe Gilbert (Lotto Soudal). Il belga infatti aveva vinto tutte le Classiche Monumento meno per la Classicissima di Primavera. Oltre a Vincenzo Nibali, tra i ciclisti italiani erano presenti Filippo Ganna (Ineos Grenadiers), Elia Viviani (Cofidis), Alberto Bettiol (EF Education Nippo) e il campione italiano ed europeo Giacomo Nizzolo (Team Qhubeka ASSOS).
La prima parte della corsa veniva caratterizzata dalla fuga partita grazie all’azione di Nicola Conci (Trek-Segafredo), Andrea Peron e Charles Planet (Team Novo Nordisk), Mattia Viel e Filippo Tagliani (Androni-Sidermec), Alessandro Tonelli (Bardiani-CSF-Faizanè), Taco Van der Hoorn (Intermarché-Wanty-Gobert) e Mathias Norsgaard Jorgensen (Movistar). Fuga che prendeva forma dopo sette chilometri, con Tagliani che risuciva a rientrare dopo una decina di chilometri. La Ineos con le altre squadre dei favoriti spingevano forte rendendo la corsa velocissima. Il gruppo dopo aver concesso loro un vantaggio massimo di 7′30″ li riprendevano uno dopo l’altro, l’ultimo Van der Hoorn sulle prime rampe della Cipressa.
Sul Poggio la corsa esplodeva grazie al lavoro straordinario di Luke Rowe e Ganna (Ineos Grenadiers) che allungavano il gruppo e appesantivano le gambe dei velocisti puri. Il primo ad attaccare era Julian Alaphilippe con a ruota un sorprendente Caleb Ewan(Lotto Soudal), l’australiano aveva lasciato l’amaro in bocca al suoi tifosi nelle ultime edizioni della Milano-sanremo mentre oggi correva finalmente libero da eventuali blocchi fisici o emotivi. Allo scollinamento, si portavano in avanscoperta un gruppetto di 11 corridori tra i quali Van der Poel, Van Aert e Sagan. Stuyven, il più sottovalutato del gruppo teneva testa ai più quotati, e al termine della discesa, il belga affondava anticipando tutti. Stuyven non si
scomponeva nemmeno quando lo raggiungeva Kragh Andersen mentre dietro Van Aert non riusciva a fare la differenza. Alaphilippe, Van der Poel e Van Aert si guardavano troppo sbagliando a non uscire in tempo all’inseguimento del corridore della Trek Segafredo. Gli inseguitori arrivavano a tiro, ma Stuyven non si lasciava intimidire cogliendo un grande successo. Caleb Ewan si doveva accontentare ancora una volta del secondo posto. Terzo posto per Van Aert, quarto un Peter Sagan che aveva corso una Classicissima di Primavera in modo attento e non avventato. Miglior italiano di giornata Sonny Colbrelli giunto ottavo.
Luigi Giglio

Jasper Stuyven anticipa i favoriti alla Milano-Sanremo (Getty Images Sport)
BREDENE KOKSIJDE CLASSIC, MERLIER È IL PIÙ VELOCE
Tim Merlier vince la volata nelle Fiandre davanti a Mads Pedersen e Florian Sénéchal
18° edizione della classica belga, nota fino al 2019 come Handzame Classic per poi divenire Bredene Koksijde Classic con un nuovo finale sul lungomare della omonima città nelle Fiandre.
Pronti via e la corsa parte ad un ritmo folle, tanto che la media oraria dei primi 60 minuti è 55.9 Km/h. Difficile per chiunque tentare di evadere a queste velocità, così sono proprio il ritmo e i colli posti lungo il percorso a frazionare il plotone. Sul Kemmelberg si forma la selezione che sarà poi decisiva per il risultato finale, con 3 distinti drappelli di uomini a proseguire verso il traguardo.
Nel nuovo gruppetto di 13 unità al comando si ritrovano uomini di primo piano come il capitano della Trek-Segafredo Mads Pedersen, il duo della Bora-Hansgrohe Nils Politt e Lukas Pöstlberger e Florian Sénéchal (Deceuninck – Quick-Step).
Al loro inseguimento vi è un secondo drappello di 18 unità, fra cui anche alcuni dei favoriti di giornata come Tim Merlier (Alpecin-Fenix) e Jake Stewart (Groupama-FDJ). Il gruppo principale a fine discesa del Kemmelberg fa registrare un ritardo intorno ai 4 primi dalla testa della corsa, e per questi corridori i giochi sembrano ormai fatti. Non per i più immediati inseguitori però: per lunghi km il loro distacco oscilla fra i 30 e 40 secondi quando un errore marchiano dell’assistenza di corsa fa sbagliare strada ai fuggitivi, con conseguente perdita di tempo a rientrare sul tracciato.
Riunitosi così un plotoncino al comando di una trentina di unità partono gli attacchi a ripetizione: su tutti quello di Nils Politt, respinto, seguito da quello di Pöstlberger che invece riesce a prendere il largo. Dietro però si organizzano al suo inseguimento Deceuninck e Qhubeka-Assos, riuscendo a chiudere sull’austriaco della Bora quando al traguardo mancano appena 2 km.
Parte quindi la volata, seppur a ranghi più ristretti: Jonas Rickaert (Alpecin-Fenix) conduce magistralmente il proprio capitano Merlier al comando prima dell’ultima curva, lanciandolo così verso la vittoria finale. Alle sue spalle conclude secondo Pedersen, rimasto chiuso nei pressi della virata e tagliato fuori dalla rimonta sul belga della Alpecin. Florian Sénéchal onora il grande lavoro Deceuninck chiudendo terzo al traguardo.
Lorenzo Alessandri
TW @LorenzoAle8
Tim Merlier regola la volata (Credit: Bettini Photo)
DANILITH NOKERE KOERSE, IL GIORNO DI ROBEET
Ludovic Robeet vince la classica belga davanti a Damien Gaudin e Luca Mozzato
Tempo nuvoloso nelle Fiandre, ma tutto sommato godibile per uno degli appuntamenti di inizio primavera delle classiche del pavé. La fuga di giornata evade pochi km dopo il via, ed è composta da Anthony Jullien (AG2R Citroën Team), Sébastien Grignard (Lotto-Soudal), Thibault Ferasse (B&B Hotels p/b KTM), Samuele Zoccarato (Bardiani-CSF-Faizanè), Ludovic Robeet (Bingoal WB), Aaron Van Poucke e Ward Vanhoof (Sport Vlaanderen–Baloise), Damien Gaudin (Total Direct Énergie).
Il drappello al comando non prende mai veramente il largo arrivando a sfiorare i 4 minuti di vantaggio massimo, con il gruppo che sembra tenere sotto controllo la corsa. Ma con il passare dei km i fuggitivi continuano la propria azione di grande accordo, mentre il plotone inizia ad innervosirsi nonostante il distacco sia stato dimezzato a 2 primi.
La fase finale si conferma concitata a livello altimetrico e planimetrico per alcuni tratti di pavé umidi che causano anche alcune cadute in gruppo – fra gli altri anche l’ex campione del mondo Mark Cavendish (Deceuninck–Quick-Step) – e lancia definitivamente gli uomini al comando verso il traguardo di Nokereberg.
Vani sono i tentativi da finisseurs degli idoli locali Sep Vanmarke (Israel Start-Up Nation) e Jasper Philipsen (Alpecin-Fenix) seguiti dal duo composto da Luca Mozzato (B&B Hotels p/b KTM) e Ethan Hayter (INEOS Grenadiers), i quali riescono a rientrare su alcuni degli elementi della fuga di giornata ma non su Robeet e Gaudin. I due fuggitivi rimasti in testa si involano verso il traguardo, e l’ennesimo attacco del portacolori della Bingoal è quello decisivo per togliersi di ruota anche l’ultimo avversario fra lui e la vittoria finale.
Alle loro spalle rinviene di prepotenza il gruppo, ma la volata è valevole soltanto per il gradino più basso del podio: dietro a Gaudin staccato ma comunque secondo a 3” dal vincitore, il primo è il nostro Luca Mozzato che regola alla grande lo sprint, con qualche rammarico per non aver ricucito sul duo di testa.
Lorenzo Alessandri
TW @LorenzoAle8
Ludovic Rebeet alza le braccia al cielo sul traguardo (Credit: Bettini Photo)
FENOMENI E DOVE TROVARLI. A SAN BENEDETTO BRILLA LA STELLA DI VAN AERT. A POGACAR LA TIRRENO ADRIATICO 2021
Wout Van Aert (Team Jumbo Visma) vince con autorità la cronometro conclusiva di San Benedetto del Tronto davanti a Stefan Kung (Team Groupama FDJ) e Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers). Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) vince meritatamente la corsa dei due mari.
Dopo aver già vinto ad Alès nella Etoile des Besseges e ad Al Hudayriat Island nell’UAE Tour, oggi aspettavano Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers) nella tappa conclusiva della Tirreno Adriatico, una cronometro individuale di 10.1 km. Il campione del mondo della specialità, pur facendo segnare un ottimo tempo di 11 minuti e 17 secondi, non ha fatto meglio del terzo posto, superato da un Stefan Kung (Team Groupama FDJ) in gran spolvero che ha fatto meglio di lui di 5 secondi. Ma il fenomeno vero lo ha fatto (e lo è, evidentemente) Wout Van Aert. Il talento belga ferma il cronometro a 1 minuti e 6 secondi, dando più di un secondo al km a Ganna. La continuità di rendimento di Van Aert in questa Tirreno Adriatico è stata eccezionale e il secondo posto conquistato in classifica generale ne è la testimonianza più evidente. Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), oggi quarto con il tempo di 11 minuti e 18 secondi, resta in scia a Van Aert e corona la classifica finale grazie alle ottime prestazioni di Prati di Tivo e di Castelfidardo. Quinto, a chiudere la top five, è Benjamin Thomas (Team Groupama FDJ), a 16 secondi di ritardo da Van Aert. Da segnalare, nella top ten parziale, la buona prova di Alberto Bettiol (Team EF Education First) che conclude in sesta posizione a 18 secondi di ritardo da Van Aert e guarda con fiducia ai prossimi impegni nelle classiche del nord. Tadej Pogacar, dopo la vittoria dell’UAE Tour, conquista un’altra breve corsa a tappe, senza ombra di dubbio una delle più gloriose e difficili dell’intero calendario internazionale. Il talento sloveno termina in prima posizione con un vantaggio di 1 minuto e 3 secondi su Van Aert e di 3 minuti e 57 secondi di vantaggio su Mikel Landa (Team Bahrain Victorious). Quarto e da rivedere è Egan Bernal (Team INEOS Grenadiers), che nei pronostici sembrava essere l’avversario più insidioso per Pogacar ma che alla fine deve soccombere con un ritardo di 4 minuti e 13 secondi. Quinto nella classifica generale e primo degli italiani è Matteo Fabbro (Team Bora Hansgrohe), che chiude a 4 minuti e 37 secondi da Pogacar e si candida per il futuro come probabile uomo da GT per l’Italia, visto che Vincenzo Nibali (Team Trek Segafredo), pur impegnandosi a fondo in questa edizione della Tirreno Adriatico, non riesce a fare meglio di un nono posto a 6 minuti e mezzo di ritardo da Pogacar. Per quanto riguarda le altre classifiche, Pogacar vince anche la classifica di miglior giovane e quella GPM, mentre Van Aert si aggiudica la maglia verde della classifica a punti. L’Astana vince invece la classifica a squadre. Come sempre Tirreno Adriatico e Parigi Nizza sono stati due ottimi banchi di prova per l’attesissima Milano Sanremo di sabato 20 Marzo. Da quanto visto fino adesso la Classicissima sembra un discorso a tre tra Alaphilippe, Van Der Poel e Van Aert. Vedremo se ci sarà un quarto incomodo tra i tre che hanno monopolizzato finora l’inizio di stagione. E se proprio Pogacar fosse quel quarto incomodo, anche se non ha ancora confermato la sua partecipazione in riviera? Al Poggio ed agli appassionati di ciclismo non resta che aspettare…
Giuseppe Scarfone

Wout Van Aert in azione a San Benedetto del Tronto (foto: Bettini)
NON SOLO PEDERSEN, UN ALTRO MADS VINCE A LIDO DI FERMO. POGACAR RESTA IN MAGLIA AZZURRA
Il danese Mads Wurtz Schmidt (Team Israel Start Up Nation) corona la fuga della sesta tappa con arrivo a Lido di Fermo ottenendo la prima vittoria da pro. Battuti in una volata ristretta Brent Van Moer (Team Lotto Soudal) e Simone Velasco (Team Gazprom Rusvelo). Domani a San Benedetto del Tronto la consueta ultima tappa a cronometro deciderà il vincitore della Tirreno Adriatico 2021, con Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) strafavorito.
La sesta tappa della Tirreno Adriatico 2021, lunga 169 km, sulla carta arride ai velocisti, essendo presente un solo GPM dopo una quarantina di km, ma lungo il circuito finale di Lido di Fermo, da percorrere quattro volte, è posizionata una salitella di due km che potrebbe appesantire le gambe di qualche ciclista. Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) è sempre più in maglia azzurra dopo aver fatto il vuoto ieri a Castefidardo ed oggi può controllare agevolmente prima della cronometro individuale di domani a San Benedetto del Tronto. Da Castelraimondo non partivano Ivan Garcia Cortina (Team Movistar) e Michael Gogl (Team Qhubeka Assos). Il ritmo era subito molto elevato ed erano molti i tentativi per portare via la fuga di giornata. Ci riuscivano in sei: Simone Velasco (Team Gazprom-Rusvelo), Jan Bakelants (Team Intermarchè – Wanty – Gobert), Brent Van Moer (Team Lotto-Soudal), Mads Wurtz Schmidt (Team Israel Start-Up Nation), Nelson Oliveira (Team Movistar) e Emils Liepins (Team Trek-Segafredo). Dopo 50 km la fuga aveva un vantaggio di quasi 6 minuti sul gruppo. Sul GPM di Monte San Giusto, unico GPM della tappa posto al km, Wurtz Schmidt transitava in prima posizione. Era soprattutto la Deceuninck Quick Step a organizzare l’inseguimento, visto che Davide Ballerini sembrava più che interessato a partecipare alla prevedibile volata di oggi. Il gruppo iniziava in questo modo a recuperare inesorabilmente sui sei di testa. Si segnalava anche una scivolata di Simon Carr (Team EF Education Nippo). A 30 km dalla conclusione il ritardo del gruppo era di poco meno di 3 minuti. Stefan Kung (Team Groupama FDJ) provava un vano tentativo isolato, uscendo dal gruppo maglia azzurra, ma veniva ripreso dopo un paio di km. I sei di testa iniziavano l’ultimo giro del circuito di Lido di Fermo con 2 minuti di vantaggio sul gruppo. Liepins si staccava sullo zampellotto a circa 8 km dall’arrivo. A 6 km dalla conclusione la fuga aveva 1 minuto e 50 secondi di vantaggio sul gruppo che sembrava aver perso le possibilità di rientrare. La volata ristretta tra i cinque premiava Wurtz Schmidt che aveva la meglio su Van Moer e Velasco. Quarto era Bakelants mentre chiudeva la top five Oliveira. Liepins giungeva sesto a 25 secondi di ritardo mentre la volata del gruppo era vinta da Tim Merlier (Team Fenix Alpecin) a 1 minuto e 9 secondi da Wurtz Schmidt. Il danese ottiene la prima vittoria da professionista, per di più in una corsa WT. In classifica generale resta tutto invariato con Pogacar davanti a Wout Van Aert (Team Jumbo Visma) a 1 minuto e 15 secondi di ritardo e Mikel Landa (Team Bhrain Victorious) a 3 minuti di ritardo. Il vantaggio dello sloveno sembra essere più che sufficiente per permettergli di vincere la corsa dei due mari. Domani ultimo atto di questa appassionante Tirreno Adriatico 2021 con la consueta cronometro individuale di San Benedetto del Tronto di poco più di 10 km. Tadej Pogacar ha ipotecato la vittoria finale ma deve comunque tenere gli occhi ben aperti anche perché è solo di ieri la beffa patita da Primoz Roglic alla Parigi Nizza per colpa di due cadute che lo hanno messo k.o.
Giuseppe Scarfone

La vittoria di Mads Wurtz Schmidt a Lido di Fermo (foto: Getty Images)
PARIGI-NIZZA CON FINALE A SORPRESA: ROGLIC CADE E CROLLA. BIS DI SCHACHMANN
Una tappa apparentemente semplice che avrebbe dovuto accompagnare Primoz Roglic (Jumbo-Visma) alla conquista della Parigi-Nizza si è clamorosamente trasformata nella più sorprendente delle debacles. Lo sloveno, dominatore finora della corsa Francese, è stato vittima di due cadute, la seconda delle quali lo ha estromesso dalla lotta per la vittoria finale. Il tedesco Maximilian Schachamann (Bora-Hansgrohe), stamane 2° in graduatoria alle spalle di Roglic, è dunque balzato in testa alla classifica bissando il successo ottenuto nel 2020. La frazione finale è andata al Danese Magnus Cort Nielsen (EF Education Nippo), bravo ad anticipare allo sprint Christophe Laporte (Cofidis) e Pierre Latour (Total Direct Energie).
L’8a ed ultima tappa della Paris-Nice era stata completamente ridisegnata venerdì a causa del divieto di far passare la corsa da Nizza imposto dal Prefetto della città della costa azzurra per motivi legati all’emergenza covid. Non più la classica tappa con partenza e arrivo a Nizza ed una lunga serie di colli e cotes attorno alla città che diede i natali a Garibaldi. Al suo posto una frazione brevissima (appena 92,7 km) con partenza a Le Plan-du-Var e arrivo a Levens. Il percorso prevedeva un circuito di circa 36,2 km da ripetere due volte per intero e poi un’ultima volta fino al traguardo posto al termine di una leggera salita a Levens. La principale difficoltà altimetrica di un percorso decisamente più semplice di quello ogirinario era la Cote de Duranus (3,9 km al 3,7% di pendenza media), strappo posto a metà del circuito.
Sin dal chilometro zero diversi corridori hanno provato a ‘prendere’ la fuga di giornata ma l’andatura tenuta dal gruppo non ha consentito a nessuno di avvantaggiarsi. Per contro, l’alto ritmo del plotone ha messo in difficoltà diversi corridori provocando la rottura del plotone in più tronconi.
Dopo una decina di chilometri hanno provato ad evadere Dylan Van Baarle (Ineos Grenadiers), Dylan Teuns (Bahrain-Victorius), Sergio Henao (Team Qhubeka-Assos) e Quentin Pacher (B&B Hotels p/b KTM) a cui si è poi aggiunto Dorian Godon (Ag2r Ciroen Team). I fuggitivi sono transitati in testa al primo passaggio sul gpm de la Cote de Duranus, ma pochi chilometri dopo sono stati riassorbiti dal gruppo.
Ai -70 una caduta ha coinvolto Primoz Roglic. Il leader della classifica generale è scivolato sul fianco sinistro procurandosi delle abrasioni sulla parte alta della coscia ma è comunque rientrato rapidadamente in gruppo. Un’altra caduta ha successivamente coinvolto Cyril Gauthier (B&B Hotels p/b KTM) e Scott Thwaites (Alpecin-Fenix). Entrambi si sono rialzati senza conseguenze e sono ripartiti.
A 59 km dall’arrivo si è finamelmente composta la fuga di giornata. Jonas Rutsh (EF Education First) , Tim De Clercq (Deceuninck-Quick Step) e Sven Bystrom (UAE Team Emirates), immediatamente seguiti da Edward Theuns (Trek-Segafredo), hanno provato ad allungare sul gruppo, guadagando subito un margine di una decina di secondi. Poco dopo alle loro spalle si è formato un quartetto inseguitore composto Stefano Oldani (Lotto-Soudal), Johan Jacobs (Movistar Team), Cees Bol (Team DSM) e Warren Barguil (Team Arkea-Samsic).
Il quattro fuggitivi sono riusciti a guadagnare un margine di 40” sul gruppo (ai -50) mentre gli inseguitori sono rimasti ancora per qualche chilometro a metà strada prima di rientare ai -47,5 dall’arrivo. Tra di loro non vi era però l’elvetico Jacobs, staccatosi poco prima. Si era invece riaccodato Laurens De Plus (Ineos Grenadiers), uscito dal gruppo in un tratto in salita. Il plotone, tirato dalla Bora-Hansgrohe, continuava a pagare un distacco di circa 40”. Da segnalare in questa fase una brutta caduta di Alexey Lutsenko (Astana Premier Tech), costretto al ritiro.
Nonostante la presenza di una fuga corposa, la bagarre non si è fermata principalmente per merito dell’iniziative di Luis Leon Sanchez (Astana Premier Tech) che ha provato un paio di volte a lanciarsi all’inseguimento dei battistrada. Il secondo tentativo, avvenuto ai -40, è stato quello buono visto che al Murciano si sono man mano accodati altri 7 corridori: Krists Neilands (Israel Start-Up Nation), Julien Bernard (Trek-Segafredo), Dylan Teuns (Bahrain-Victorius), Michael Matthews (Team BikeExchange), Omar Fraile (Astana Premier Tech), Damien Touzè (Ag2r Citroen Team) e Matteo Trentin (UAE Team Emirates). Si è così formato un drappello di 8 corridori all’inseguimento dei battistrada. All’ultimo passaggio sulla linea del traguardo (-36,2) I fuggitivi vantavano ancora 25” di vantaggio sugli inseguitori, mentre il grupppo principale era segnalato ad oltre 1′ di ritardo.
Ai -24 Roglic è rimasto coinvolto in una seconda caduta, stavolta con conseguenze ben peggiori rispetto alla prima. Il capitano della Jumbo-Visma è stato costretto a cambiare bici perdendo tempo prezioso. Il gruppo principale, vista l’assenza di Roglic, ha aumentato visibilmente l’andatura. A prendere il comando delle operazioni sono stati gli uomini della Bora-Hansgrohe, compagni di Maximilian Schachamann.
Nel frattempo l’inseguimento del gruppo di Luis Leon Sanchez si era completato con successo e in testa alla corsa si era così formato un gruppo di ben 16 corridori. L’accordo è però durato poco e Jonas Rutsh ha provato ad andaresene tutto solo per poi essere raggiunto da Sven Bystrom ai -20. In questa fase il gruppo è risucito a ridurre il gap sotto il minuto, mentre Roglic pagava già circa 1′30”. L’inseguimento dello sloveno è stato facilitato per alcuni chilometri dal prezioso lavoro svolto da Steven Kruijswijk, ma quando il neerlandese ha esaurito le energie, Roglic è rimasto in compagnia solo di Nacer Bouhanni (Team Arkea-Samsic) ed ha iniziato ad affondare anche a causa dell’andatura sempre più alta imposta al gruppo da Bora-Hansgrohe, Cofidis e Astana.
Nel contempo, Julien Bernard e Warren Barugil erano rientrati su Rutsch e Bystrom, mentre gli altri 12 fuggitivi sono stati invece ripresi alla spicciolata a 16 km dall’arrivo. Ma anche il destino dei 4 superstiti era ormai sengato visto che il gruppo si era ulteriormente avvicinato, portandosi a 30” dai battistrada. Roglic era invece crollato a 1′30” perdendo ogni speranza di conservare la leadership visto che Schachamann era distante appena 52” in classifica generale.
Il ricongiugimento coi fuggitivi ha avuto luogo ai – 11. Da lì in poi in testa al gruppo, ormai ridotto ad una trentina di unità, sono iniziati gli scatti. Il primo, a 10 km dall’arrivo, è stato sferrato da Alexander Vlasov (Astana Premier Tech), terzo in classifica alla partenza. Sulle ruote del russo si è però portato immediatamente Schachamann con Ion Izagirre (Astana Premier Tech) in scia.
Ai 5,5 dall’arrivo è stato il turno proprio di Izagirre, mentre 300 metri dopo è giunto l’attacco di Sergio Henao. Infine, quando mancavano 4,7 km, è arrivata l’azione di Krists Neilands (Israel Start-Up Nation), Gino Mader (Bahrain-Victorius) e Guillaume Martin (Cofidis). Questi ultimi sono stati ripresi ai 1800 dal traguado.
Il gruppo ridotto a poco più di venti unità si è così giocato la tappa allo sprint. Magnus Cort (EF Education First) è partito lungo e sfruttando una curva posta a meno di 100 metri dall’arrivo è riuscito ad evitare il ritorno di Christophe Laporte (Cofidis) e Pierre Latour (Total Direct Energie). Alle loro spalle Dylan Teuns (Bahrain-Victorius), Warren Barguil (Team Arkea-Samsic) e Dylan Van Baarle (Ineos Grenadiers). Roglic ha mestamente tagliato il traguardo con un distacco di ben 3′08”.
A trionfare per il secondo anno consecutivo è dunque Maximilian Schachamann che precede Alexander Vlasov di 19”, Ion Izagirre di 23” e Lucas Hamilton (Team BikeExchange) di 41”. Tiesj Benoot (Team DSM) si deve accontentare della quinta piazza (a 42”) davanti a Guillaume Martin 6° a 1′14”, Jack Haig (Bahrain-Victorius) 7° a 1′18” e Matteo Jorgenson (Movistar Team) 8° a 1′29”. Chiudono la top ten Aurelien Paret-Peintre (Ag2r Citroen) a 1′31” e Gino Mader a 1′32”. Roglic crolla in 15a piazza (a 2′16” da Schachamann).
Pierpaolo Gnisci

Roglic cade e crolla (fonte:Getty Images)
SPETTACOLO ALLA TIRRENO. IMPRESA VAN DER POEL CHE RESISTE AL RITORNO DI POGACAR
E’ successo di tutto in questa stupenda tappa della Tirreno Adriatico che ha riservato uno spettacolo degno di un tappone di montagna di una grande corsa a tappe. Distacchi abissali tra i big, attacchi da lontano ed impresa di Van der Poel, che resiste stoicamente e non ha neppure la forza di alzare le braccia all’arrivo. Pogacar ora ha un margine rassicurante per la vittoria finale
Lo scorso anno, al termine della Corsa dei due mari, il vincitore Yates concluse la corsa con 17 secondi di vantaggio su Geraint Thomas che conquistò il secondo gradino del podio. Quest’anno, a due tappe dalla fine, i distacchi in generale sono più simili a quelli di una grande corsa a tappe.
Il primo ed il secondo sono separati da un minuto e 15 secondi ed il terzo è addirittura a 3 minuti
Del resto, i distacchi di oggi sono stati degni di una tappa di montagna. La corsa è esplosa prestissimo, proprio per le iniziative di Van der Poel che, prima ha assottigliato il gruppo, riducendolo a poche unità e poi ha dato il la ad una azione solitaria, scattando con la barretta energetica tra i denti. Un allungo perentorio a quasi 50 Km dall’arrivo ed un assolo di gran pregio. L’olandese riuscirà a prendere un vantaggio massimo superiore ai 3 minuti sul gruppo dei migliori ma, quando Pogacar deciderà di innestare il turbo, il vantaggio inizierà a diminuire, prima poco alla volta, poi sempre più velocemente. Il peso di una azione solitaria molto dispendiosa e la qualità dell’inseguitore si faranno sentire, ma il fresco vincitore della strade bianche 2021 riuscirà a stringere i denti e mantenere una decina di secondi di vantaggio sul capoclassifica che si accontenterà di aver messo una seria ipoteca sulla generale.
Lo sforzo per il campione nazionale dei Paesi Bassi è stato davvero immane, il vincitore di oggi ha tagliato il traguardo privo anche della forza di alzare la braccia ed è letteralmente caduto dalla bicicletta prima di riuscire ad appoggiarsi alle transenne, sorretto dai massaggiatori. Un grande esempio di come si può andare oltre quelli che sembravano i propri limiti quando ci si mette testa, cuore, polmoni e gambe al 100% senza risparmiarsi.
Oltre alla grande impresa di Van der Poel c’è stata una grande impresa anche di Pogacar, che ha letteralmente sgretolato la concorrenza. Oggi l’ultimi vincitore della Grande Boucle, che ieri era rimasto senza squadra, ha potuto contare su un Davide Formolo che ce l’ha messa tutta ed è arrivato sul traguardo sesto insieme ad Egan Bernal. Lo sloveno però non ha avuto bisogno neppure oggi dell’aiuto della squadra. Prima è andato a prendere da solo Felline e Soler e poi li ha staccati con un allungo senza possibilità di replica e si è involato, infliggendo sulle colline marchigiane distacchi degni una tappone dolomitico. Alla fine sono volati minuti a grappoli nei confronti di big di primo piano come Landa, Bernal, Quintana ecc. L’unico che è riuscito a pagare meno di un minuto alla maglia azzurra è stato uno stoico Van Aert. L’unico che ha tentato disperatamente di limitare i danni nella speranza ormai tramontata di rimontare a cronometro, viste le sue ottime doti contro il tempo che gli hanno permesso di conquistare il secondo posto ai mondiali alle spalle dell’imbattibile Ganna. Naturalmente, Pogacar dovrà tenere gli occhi bene aperti. E’ di pochi minuti fa la notizia della sconfitta a causa di due cadute di Primoz Roglic che sembrava ormai sicuro della vittoria della Parigi Nizza.
La tappa è partita ad andatura folle con la prima mezz’ora corsa ai 54,7, velocità molto vicina al record dell’ora di Campenaerts, e questo ha impedito la formazione di fughe nonostante i numerosi attacchi.
Come succede in questi casi, la fuga è andata via di forza per iniziativa di Robert Stannard (BikeExchange), Jonas Rickaert (Alpecin-Fenix), Pello Bilbao (Bahrain Victorious), Filippo Ganna (Ineos Grenadiers) e Davide Ballerini (Deceuninck-QuickStep).
Il gruppo ha concesso un vantaggio massimo di 4 minuti e 30, vista la qualità degli uomini usciti dai ranghi.
Nel primo giro del circuito, il gruppo reagisce e si riavvicina ad un minuto e mezzo al secondo passaggio dal traguardo.
E’ proprio durante la seconda tornata che la corsa esplode. Van der Poel piazza un primo allungo a 62 km dal’arrivo e spezza il gruppo. Davanti restano in 15 e non ci sono i due Deceuninck Alaphilippe ed Almeida. Nessuno si aspettava un attacco brutale da così lontano.
Van der Poel ci riprova in discesa e si porta dietro Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), Wout Van Aert (Jumbo-Visma), Alex Aranburu (APT), Mikel Landa (TBV), Sergio Higuita (EFN), Egan Bernal (IGD), Tobias S. Foss (TJV), Tim Wellens (LTS), Romain Bardet (DSM) e Giulio Ciccone (TFS), prima del rientro di altri corridori.
Al terzo tentativo dell’olandese, la fuga capitola e Bernal prova l’allungo nella speranza di archiviare la giornata negativa vissuta ieri. All’attacco, rispondono prontamente Pogacar, Van Aert, Higuita e Van der Poel, Mentre il gruppo sta per ricucire sul quintetto, Van der Poel piazza l’allungo brutale con la barretta energetica tra i denti, segno che, forse, l’olandese ha deciso all’improvviso di resistere al ritorno del gruppo. Il traguardo è però ancora molto distante, quasi 50 Km.
L’azione è davvero poderosa e l’olandese guadagna più di tre minuti sugli inseguitori guidati da Formolo, oggi decisamente più pimpante di ieri.
Poco dopo la campanella dell’ultimo giro, Pogacar piazza un attacco deciso. Provano a resistere Van Aert e Landa, ma Pogacar fa il vuoto e va a riprendere Soler e Felline, che si erano portati in avanscoperta e, dopo pochi chilometri, li stacca inesorabilmente con un’altra accelerazione sul tratto in salita.
L’azione dello sloveno è ottima, va via con grande facilità, mentre davanti Van der Poel comincia a pagare lo sforzo e vede il vantaggio precipitare pericolosamente. Dietro, Van Aert resta solo ed arriva a pagare quasi un minuto.
Nel finale, anche Pogacar ha una lieve battuta di arresto, così che Van der Poel, stringendo i denti e dando tutto, riesce a vincere la tappa con soli 10 secondi sul leader della generale, mentre Van Aert, con altrettanto sforzo, riesce a ridurre in parte lo svantaggio nei confronti di Pogacar che sotto il traguardo si ferma 39 secondi. Ottima prova di Felline che giunge quarto con 1:26.
Lontanissimi tutti gli altri, Bernal e Formolo a 2:07, Wellens e De Marchi a 2:18, Landa a 2:25, Almeida a 4:00, Nibali a 4:20, Yates a 5:02, Quintana a 8:08, Thomas a 13:53.
Da anni, una corsa come la Tirreno Adriatico non vedeva attacchi come questi e distacchi di questo tipo. Pogacar, conscio che la tappa di oggi era adatta alle caratteristiche di Van Aert, ha deciso di attaccare da lontano ed ha avuto ragione, non ha voluto rischiare di andarsela a giocare a cronometro ed ha offerto un grande spettacolo insieme a Van der Poel che ha confezionato qualcosa di eccezionale.
Se queste sono le premesse, è lecito attendersi un grande spettacolo dalla stagione della classiche che inizierà a giorni con la Sanremo e da quella dei grandi giri che speriamo d vedere ricollocata nella sua normale finestra di calendario.
Benedetto Ciccarone

La fantastica cavalcata di Mathieu Van del Poel sulle strade della Tirreno-Adriatico (Getty Images Sport)
TIRRENO – ADRIATICO, AI PRATI DI TIVO POGACAR SI LIBERA DELLA MORSA INEOS
Tadej Pogacar fa quasi cappotto. Tappa, maglia azzurra, maglia verde degli scalatori e maglia bianca dei giovani. Solo la ciclamino resta sulle spalle di Van Aert che, sulle rampe verso i Prati di Tivo, si difende molto bene, considerato che non ha avuto un cambio. Bernal e Thomas sono i primi ad attaccare ma poi perdono le ruote del gruppetto dei migliori e salutano chanches per la vittoria finale. Buoni segnali da Yates ed Almeida, discreti da Landa e Quintana.
La sfida a distanza tra i due designati leader del prossimo Tour de France prosegue. Roglic fa man bassa alla Parigi Nizza, dove, a dir la verità, non ha grandi avversari, Pogacar si prende il primo posto in generale alla Tirreno Adriatico dove la concorrenza è decisamente più nutrita e pericolosa.
Oggi, lo sloveno ha dimostrato di essere il più forte in salita, senza squadra ha conquistato agevolmente il successo di tappa con un unico cambio di ritmo nel punto più duro della salita, che si trova nell’abitato di Pietracamela, con la pendenza che tocca il 12%. Il resto dell’ascesa è molto regolare sempre intorno al 6/7% e pertanto non favorisce più di tanto gli scattisti.
Tuttavia, anche il vincitore, nel finale, ha perso un po’ di brillantezza rischiando di essere raggiunto un ottimo Simon Yates, detentore del titolo che, dopo essere uscito di classifica, oggi ha sfornato un’ottima prestazione, levandosi di ruota scalatori di razza come Landa, Quintana e Bernal, con una accelerazione da grimpeur puro. Nel finale, il britannico è riuscito a ridurre lo svantaggio dal vincitore fino ad arrivare a pochissimi secondi. Pogacar, accortosi del ritorno di un cliente scomodo come Yates, dotato di buona esplosività, ha stretto i denti, riuscendo a mantenere un minimo margine.
Grande sconfitta la Ineos che ha tentato di fare la corsa. Bernal e Thomas hanno messo a tirare Filippo Ganna, che ha imposto un gran ritmo sulla salita finale, ritmo ha avuto come esito sia quello di ridurre il vantaggio dell’ultimo reduce della fuga di giornata, sia quello di assottigliare il gruppo che ha perso sin dalle prime rampe uomini importanti come Pinot e poco dopo Nibali.
L’azione era stata studiata bene, prima ha provato Bernal, seguito subito da Pogacar e, una volta esaurito quel tentativo, è partito in contropiede Thomas. Il vincitore dell’ultimo Tour de France però ha mangiato la foglia ed ha capito che non poteva correre dietro a tutti, perché avrebbe innescato una girandola di allunghi alternati. Ha quindi deciso di lasciare andare Thomas e di aspettare il punto più duro della salita per piazzare l’allungo decisivo, con il quale ha staccato tutti, ha raggiunto Thomas e poi ha staccato anche lui. La tattica della Ineos, nonostante fosse molto buona, si è inceppata, perché i due leader non erano evidentemente in grande giornata. I tentativi di Bernal e Thomas fanno pensare che neppure loro si fossero resi conto di non essere in gran condizione, tuttavia nel finale i due non sono riusciti neppure a reggere il ritmo di Van Aert ed hanno pagato circa un minuto sul traguardo. Anche se il Giro d’Italia è ancora lontano ed essere al meglio già ora potrebbe essere addirittura controproducente, il Bernal visto al Laigueglia ed alla Strade Bianche era sembrato decisamente più in palla.
Yates ha forse perso il momento giusto, ma su un successivo allungo di Bernal, Landa e Quintana si è fatto trovare pronto e, dopo aver preso la ruota dei due colombiani e dello spagnolo, è partito in contropiede con un bell’allungo.
Van Aert ha cercato di resistere e di perdere il meno possibile, conscio che, tra la tappa di domani e la cronometro conclusiva, può ancora sperare nella vittoria finale.
I muri previsti nel finale di domani sorridono alle caratteristiche di Van Aert ed il tracciato potrebbe essere molto complicato per un corridore come Pogacar che, anche se in ottima condizione, ha dimostrato di non avere una squadra all’altezza della situazione.
In un tracciato come quello di domani, la squadra potrebbe rivelarsi un arma molto importante. Oggi Pogacar ha potuto sfruttare il lavoro degli altri e piazzare il colpo vincente al momento giusto, ma domani toccherà alla UAE controllare la corsa ed allora le cose potrebbero complicarsi.
Proprio sulla base di questi ragionamenti, Van Aert ha cercato di gestirsi al meglio, di salire regolare, al massimo possibile, ed è riuscito a contenere molto bene il ritardo, specialmente se si pensa che non ha mai ricevuto un cambio.
Buoni segnali sono arrivati anche da Joao Almeida che, liberato dalle incombenze di gregariato in favore del campione del mondo, ha offerto una buona prova, rispondendo ad alcuni allunghi e concludendo a 35 secondi da Pogacar, più o meno insieme a Landa e Quintana. Questi ultimi hanno offerto una prova discreta, si sono dimostrati reattivi e battaglieri, ma nulla hanno potuto sugli allunghi di Pogacar e di Yates, tuttavia, come si diceva prima, è presto per essere al top della condizione.
La frazione è stata animata da una fuga composta da Mattia Bais (Androni-Sidermec) e Mads Würtz Schmidt (Israel Start-Up Nation), Emil Vinjebo (Qhubeka-Assos), Benjamin Thomas (Groupama-FDJ) e Marco Canola (Gazprom-Rusvelo) , formatasi nelle prime fasi di gara.
Sin dalla prima salita di Sella d Corno, il vantaggio, che era arrivato a toccare i nove minuti, comincia a scendere. Poco prima di scollinare il Passo dell Capannelle, rimangono davanti in tre, perché si staccano definitivamente Canola e Vinjebo.
Sulla salita di Prati di Tivo, Schmidt resta solo al comando, mentre dietro ci prova Ciccone ma Ganna fa buona guardia.
La battaglia scoppia quando prova Bernal con Pogacar, Landa e Quintana che reagiscono. E’ quindi la volta di Thomas, che va via da solo, ma a Pietracamela Pogacar lo raggiunge facilmente e lo stacca. In concomitanza, anche Schmidt viene riassorbito ai -6.
Mentre Pogacar procede in solitudine verso l’arrivo, dietro continua la battaglia con Bernal che riprova ad attaccare senza riuscire a fare il vuoto e pagando poi lo sforzo.
All’arrivo, il migliore dietro a Pogacar ed a Yates è Higuita, che precede Landa, Quintana, Almedia e Fabbro (migliore degli italiani) arrivati un po’ alla spicciolata. Van Aert chiude con 45 secondi ed in virtù degli abbuoni, si trova ora a 35 secondi dal capoclassifica. Landa e Higuita a 38, Quintana a 41 e Almeida a 45.
Visto le tappe rimanenti, l’unico che può aspirare a lottare ancora per la generale è proprio Van Aert che domani punterà al successo di tappa
Vale la pena di segnalare che Pogacar ha fatto il record della scalata che è comunque stata condotta a ritmi infernali, visto che il tempo di 36:06 è di ben due minuti e mezzo inferiore a quello fatto registrare da Froome nel 2013.
Benedetto Ciccarone

La vittoria di Pogacar ai Prati di Tivo (Getty Images)
ROGLIC PRIMOZ ANCHE A LA COLMIANE. LO SLOVENO VINCE DI NUOVO E IPOTECA LA CLASSIFICA GENERALE
Primoz Roglic (Jumbo-Visma) si conferma padrone della Parigi-Nizza vincendo anche la 7a tappa (la seconda consecutiva, la terza in totale) e ipotecando la vittoria nella classifica generale. Lo sloveno è stato protagonista di un finale scoppiettante beffando poco prima della linea del traguardo Gino Mader (Bahrain-Victorius) reduce della fuga di giornata. Terzo un indomito Maximilian Schachamann (Bora-Hansgrohe) che ora insegue in classifica ad oltre 50” di ritardo da Roglic.
Il percorso della 7a tappa, la frazione regina di quest’edizione, era stato ridisegnato in extremis ieri pomeriggio a causa del divieto del sindaco di Nizza di far partire la frazione dal capoluogo della Costa Azzurra. La partenza è stata così spostata Le Broc sostituendo il Col de Vence con il più facile Col de Gilette e riducendo la lunghezza della frazione ad appena 119,2 km. Inalterati gli ultimi 90 km che prevedevano il Col de la Sigale (6,6 km al 4,9%) ai -85, la Cote de Saint Antonin (6,2 km al 5,3%) ai -72 e infine l’arrivo ai 1500 metri di Valdeblore La Colmiane al termine di una salita di 16,3 km al 6,3% di pendenza media.
La fuga di giornata è partita lungo le rampe del Col de Gilette grazie all’azione del solito Thomas De Gendt (Lotto-Soudal) che è riuscito a portare via un gruppetto di 13 corridori comprendente anche Mattia Cattaneo e Sam Bennett (Deceunick-Quick Step), Dylan Teuns e Gino Mader (Bahrain-Victorius), Laurens De Plus e Andrey Amador (Ineos Grenadiers), Julien Bernard e Kenny Elissonde (Trek-Segafredo), Alexey Lutsenko (Astana Premier Tech), Neilson Powless (EF Education Nippo), David De La Cruz (UAE Team Emirates) e Anthony Perez (Cofidis).
I battistrada hanno rapidamente raggiunto un vantaggio superiore al minuto (1′15” al km 15) mentre alle loro spalle l’ex Campione del Mondo Mads Pedersen (Trek-Segafredo) provava invano a rientrare in solitaria.
I fuggitivi hanno continuato lentamente a guadagnare raggiungendo un vantaggio di 2′40” a metà corsa. Una volta entrati negli ultimi 50 km, il gruppo ha aumentato l’andatura e ha man mano ridotto il gap (1′35 ai -44). A tenere alto il ritmo del plotone sono state in particolare la Jumbo-Visma del leader Primoz Roglic e la Bora-Hansgrohe di Maximilian Schachmann, campione uscente.
Nel frattempo Anthony Perez, leader della classifica dei gpm, aveva fatto il pieno di punti transitando per primo sui primi 3 gpm di giornata. Ottenuto il suo obiettivo, il transalpino si è staccato dagli altri battistrada ai -34, quando il gruppo aveva ulteriormente ridotto il gap (1′10”).
A questo punto il vantaggio si è stabilizzato intorno al minuto e mezzo e la corsa è proseguita senza particolari sussulti fino ai piedi della salita finale. Unico evento da segnalare, una caduta di Warren Barguil (Team Arkea-Samsic) a 27 km dall’arrivo.
Giunti all’imbocco della salita, il gruppo di testa ha subito perso Sam Bennett, Dylan Teuns, Laurens De Plus e Andrey Amador, riducendosi a soli 8 uomini. Il primo attacco è arrivato poco dopo (ai 14,5 dal traguardo) ad opera di Alexey Lutsenko. L’azione del Kazako ha ulteriormente selezionato il gruppo di testa visto che gli unici a resistere sono stati Powless, Mader ed Elissonde. Poco dopo su di loro sono rientrati Bernard e Teuns, ma dopo un’ulteriore accelerazione il duo ha nuovamente perso contatto dagli altri 4 fuggitivi.
Un paio di km dopo, anche Lutsenko ha dovuto alzare bandiera bianca a causa dei crampi che lo hanno improvvisamente colpito. Nel frattempo dal gruppo, ormai distante soltanto 40”, era evaso Simon Geschke (Cofidis). Il tedesco ha rapidadamente ripreso Dylan Teuns ma non è poi riuscito a riacciuffare il trio di testa.
La situazione è rimasta inalterata fino ai -6,9 quando, poco prima dell’ultimo traguardo intermedio, Gino Mader ha impresso un’evidente accelerazione a cui ha saputo resistere soltanto lo statunitense Powless. Il gruppo, tirato dalle maglie giallo-nere della Jumbo-Visma e forte ancora di una trentina di unità, manteneva un distacco leggermente superiore ai 40” che non lasciava per niente tranquilli i fuggiviti. Mader ha così prodotto un’ulteriore accelerazione (ai -4,8) a cui stavolta anche Powless ha dovuto cedere. L’elvetico è rimasto in testa con 37” di vantaggio sul gruppo che a sua volta aveva aumentato l’andatura grazie all’azione degli uomini dell’Astana.
Mader è riuscito a gestire il vantaggio fino a 2 km dal traguardo quando le trenate di Steven Kruijswijk (Jumbo-Visma) hanno sgretolato il gruppo e ridotto il gap ad appena 23”. Una volta esaurito il lavoro del neerlandese, ai 1500 è arrivata la prima sparata di Primoz Roglic a cui si è aggiunta poco dopo quella di Maximilian Schachmann. Gli unici a rimanere a ruota dello scatenato duo sono stati Alexander Vlasov (Astana Premier Tech), Lucas Hamilton (Team BikeExchange) e Tiesj Benoot (Team DSM).
Ai 900 metri dal traguardo, Roglic si è prodotto in una seconda sparata che ha messo in difficoltà Hamilton, Benoot e Vlasov, mentre Schachamann è subito riuscito a rientrare. Il tedesco però non ha potuto far nulla ai -300, quando è arrivato il terzo scatto dello sloveno. Roglic si è tolto di ruota I 4 compagni d’avventura ed è riusito a saltare il bravissimo Mader quano mancavano appena 30 metri all’arrivo.
Il corridore della Jumbo-Visma ha quindi portato a casa la sua 3a tappa rafforzando ulteriormente la leadership nella classifica generale. A 2” dallo sloveno Gino Mader, beffato proprio quando la vittoria sembrava in pugno. 3° Schachamann a 5” davanti ad Hamilton (4° a 8”), Vlasov (5° a 10”) e a Benoot, giunto insieme al russo dell’Astana. Seguono Guillaume Martin (Cofidis) e Ion Izagirre (Astana Premier Tech) a 15”, Harm Vanhoucke (Lotto-Soudal) a 22” e Jai Hindey (Team DSM) giunto a 27” in compagnia di Steven Kruijswijk.
Roglic ora guida la classifica generale con un margine di 52” su Schachamann, 1′11” su Vlasov, 1′15” su Ion Izagirre e 1′34” sulla coppia formata da Tiesj Benoot e Lucas Hamilton. Seguono Guillaume Martin a 2′06”, Kruijswijk a 2′07”, Jack Haig (Bahrain-Victorius) a 2′10” e Matteo Jorgenson (Movistar Team) a 2′21”.
Domani è in programma l’8a ed ultima tappa. Anche la frazione finale è stata ridisegnata a causa del divieto di passaggio da Nizza. I corridori affronteranno una frazione lunga appena 92,7 km con partenza da Le Plan-du-Var e arrivo a Levens. Il nuovo percorso, molto meno complicato di quello inizialmente in programma, prevede un circuito caratterizzato dalla Cote de Duranus (3,9 km al 3,7%) da ripetere 3 volte e l’arrivo in leggera salita.
Pierpaolo Gnisci

Roglic domina la Paris-Nice (fonte:Getty Image)
VAN DER POEL, GUALDO TADINO E’ TUA. VAN AERT RESTA IN MAGLIA AZZURRA
La terza tappa della Tirreno Adriatico è impreziosita dalla vittoria di Mathieu Van Der Poel (Alpecin-Fenix); l’olandese sale in cattedra sull’arrivo di Gualdo Tadino con un’azione che racchiude in sé tutta la bellezza del ciclismo attuale, il primo dei battuti al secondo posto è Wout Van Aert (Jumbo-Visma) che veste ancora la maglia azzurra di leader della generale, terzo Davide Ballerini (Deceunink-Quick-Step).
Il via della terza tappa della corsa dei due mari prende vita da Monticiano per una frazione di 219 Km con arrivo a Gualdo Tadino, dalla Toscana verso l’Umbria con un profilo nervoso, poca pianura, tanti “mangia e bevi” che vanno a portare la corsa al GPM di Poggio della Croce in vista poi dell’arrivo in leggera salita. La tappa scorre via con la solita fuga della prima fase di corsa portata via da un gruppetto di cinque uomini che sono: Mark Padun (Bahrain-Victorious), Davide Bais (Eolo-Kometa), Tobias Ludvigsson (Groupama-FDJ), Guillaume Boivin (Israel Start-Up Nation) e Niki Terpstra (Total Direct Energie). Tanta la qualità degli uomini in fuga a cui il gruppo deve necessariamente porre attenzione vista la poca pianura del percorso, un elemento improvviso, il vento, rende tutto più complicato aumentando il nervosismo in gara. La testa della corsa prende un vantaggio di ben 9’, troppi, bisogna correre ai ripari e ci pensa addirittura con la sua Alpecin – Fenix proprio Mathieu Van Der Poel in una fase di corsa caratterizzata da vento laterale a circa 100 Km dall’arrivo. L’accelerazione in testa al plotone provoca una prima “vittima” illustre, Caleb Ewan non riesce a tenere le ruote del gruppo e, addirittura, mette piede a terra preferendo ritirarsi pochi chilometri dopo. A dar man forte alla squadra belga si uniscono la BORA-Hansgrohe, Astana Premier-Tech e la Jumbo-Visma della maglia azzurra. Grazie a questa accelerazione la fuga si vede dimezzare il vantaggio che si attesta a 60 Km dalla conclusione a poco più di 4’. Davanti intanto il GPM Poggio della Croce è vinto da David Bais (Eolo-Kometa) su Mark Padun (Bahrain-Victorius). I fuggitivi ai meno 15 Km da Gualdo Tadino conservano 40”, non troppi ma sufficienti per impensierire il rientro del gruppo vista anche, come anticipato, la strada tortuosi che si innalza leggermente all’insù verso il traguardo. ma erano rimasti circa 40″ di vantaggio, ma si è dovuto attendere fino ai 2500 metri affinché la fuga venisse definitivamente annullata, con Boivin, Padun e Terpstra ultimi ad arrendersi. Il primo dei cinque a rialzarsi, a 11 Km dal traguardo, è Tobias Ludvigsson (Groupama-FDJ), i quattro al comando grazie soprattutto alle trenate di Terpstra e Padun viaggiano ancora con qualche speranza di vittoria. Dietro si porta davanti a dar man forte al gruppo anche la Deceuninck-Quick-Step, la fuga viene quindi ripresa a 2,5 Km dalla conclusione quando la strada inizia a salire verso il traguardo. La salita è pedalabile ed il gruppo la aggredisce letteralmente a forte velocità, la Deceuninck-Quick-Step è in superiorità numerica e prende in mano le redini della corsa con Zdenek Stybar davanti a fare l’andatura ed essere favorito da un “buco” creato, a sorpresa, dal campione del mondo, subito l’effetto “elastico” con il vuoto venutosi a creare fa partire Wout Van Aert che non ci pensa più di tanto e in ripresa si porta su Stybar saltandolo subito dopo la curva che immette sul rettilineo di arrivo e tirando diritto con la chiara intenzione di assicurarsi comunque un abbuono. Il belga ha alla ruota Mathieu Van Der Poel chiaramente più fresco gli esce di ruota a sinistra e lascia tutti alle sue spalle. Imperiosa la sua volata tanto che esulta a braccia conserte come se tutto fosse stato “facile”, per lui 10” di abbuono e secondo posto in classifica generale a 4” dal leader Wout Van Aert che chiude in seconda posizione, terzo di tappa è Davide Ballerini in una Deceuninck-Quick-Step che oggi non ha giocato al meglio le sue carte, terzo, invece, in classifica generale, è Julian Alaphilippe a 10”, quarto Mikel Landa (Bahrain-Victorius) a 19”, quinto Tadej Pogarcar a 20” (UAE Team Emirates). Da segnalare il ritardo di Egan Bernal che oggi paga 18” a causa di un frazionamento del gruppo a circa 3Km dall’arrivo per una caduta. Già domani gli scalatori puri sono chiamati a darsi battaglia sull’arrivo in salito di Prati di Tivo 14 Km al 7% di media che daranno un nuovo volto alla classifica generale della Tirreno Adriatico.
Antonio Scarfone

La vittoria di Mathieu Van der Poel a Gualdo Tadino (foto: Getty Images)

