CAVEN…TRIS A VALENCE. VOLATA VINCENTE DEL BRITANNICO E POGACAR RESTA IN GIALLO
A Valence Mark Cavendish sfrutta ancora una volta al meglio il lavoro di una maestosa Deceuninck Quick Step ed ottiene la terza vittoria al Tour 2021. Il britannico batte con autorità Wout van Aert (Team Jumbo Visma) e jasper Philipsen (Team Alpecin Fenix). Domani in programma l’undicesima tappa con l’attesa doppia scalata del Mont Ventoux.
Dopo il primo giorno di riposo ed una settimana iniziale che ha già detto molto, il Tour de France 2021 riparte da Albertville per una classica tappa di trasferimento post Alpi. Si arriva a Valence dopo quasi 191 km in cui l’unica difficoltà di giornata è il facile GPM di quarta categoria del Col de Couz posto dopo una sessantina di km dalla partenza. I velocisti avranno un’altra opportunità per sfidarsi in volata anche se i ritiri di gente come Tim Merlier (Team Alpecin Fenix), Caleb Ewan (Team Lotto Soudal) ed Arnaud Demare (Team Groupama FDJ) – quest’ultimo fuori tempo massimo nella tappa di Tignes di domenica – restringe un po’ il campo dei pretendenti alla vittoria. Mark Cavendish (Team Deceuninck Quick Step) sarà comunque caricato a mille, essendo a meno due vittorie dal record di Eddie Merckx, e sulla carta è il grande favorito per la vittoria, disponendo del treno migliore per lanciarlo in volata. La fuga di giornata si formava pochi km dopo la partenza. Erano Tosh van der Sande (Team Lotto Soudal) ed Hugo Houle (Team Astana) ad avvantaggiarsi sul gruppo maglia gialla che lasciava fare. Dopo 20 km il vantaggio della coppia di testa era di quasi 5 minuti. La Deceuninck Quick Step come previsto controllava la situazione e si posizionava in testa al gruppo scandendo un ritmo regolare. Sul Col de Couz, primo ed unico GPM di giornata posto al km 58.5, Houle scollinava per primo. Van der Sande transitava in prima posizione sul successivo traguardo volante di La Placette posto al km 82.3. I successivi 60 km, corsi all’interno della valle del Rodano, servivano al gruppo maglia gialla per accorciare progressivamente il distacco sulla coppia di testa. A 75 km dall’arrivo Van der Sande ed Houle avevano ormai solo 1 minuto e 25 secondi di vantaggio su un gruppo in forte rimonta. A meno di clamorose sorprese già ci si stava preparando per la volata in quel di Valence. A circa 65 km dall’arrivo una caduta nel gruppo maglia gialla coinvolgeva Mike Teunissen, Sepp Kuss (Team Jumbo Visma) ed alcuni ciclisti della’INEOS Grenadiers tra i quali Richie Porte. Tutti gli atleti coinvolti non sembravano riportare conseguenze fisiche e rientravano in gruppo dopo alcuni km. Houle e Van der Sande venivano ripresi a 33 km dall’arrivo. Ai meno 29 la Deceuninck Quick Step aumentava l’andatura sotto la spinta di Julian Alaphilippe. Proprio in questo momento di ‘allungamento’ del gruppo Sonny Colbrelli (Team Bahrain Victorious) era vittima di una foratura. Grazie al compagno Marco Haller, il bresciano rientrava nel giro di un paio di km. Il ritmo aumentava vistosamente a 15 km dall’arrivo ed il gruppo si spezzava in diversi drappelli. A farne le spese erano Miguel Angel Lopez (Team Movistar), Geraint Thomas, Tao Geoghegan Hart e Richie Porte (Team INEOS Grenadiers) che si facevano sfilare nelle retrovie. Gli uomini di classifica e la maggior parte dei velocisti erano presenti nel gruppo di testa. L’ottimo lavoro della Deceuninck Quick Step dava ancora i suoi frutti e Cavendish veniva messo nelle migliori condizioni per lo sprint. Il britannico usciva dalla ruota di Morkov ai meno 200 metri e andava a vincere davanti a Wout van Aert (Team Jumbo Visma) e Jasper Philipsen (Team Alpecin Fenix). Chiudevano la top five Nacer Bouhanni (Team Arkea Samsic) in quarta posizione e Michael Matthews (Team BikeExchange) in quinta posizione. Dopo lo sforzo del rientro in gruppo, Colbrelli non faceva meglio di un diciassettesimo posto. Adesso Cavendish ha sempre di più nel mirino il Cannibale, visto che adesso sono separati da una sola vittoria al Tour de France. In classifica generale resta tutto invariato con Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) che conserva senza problemi la maglia gialla davanti a Ben O’Connor (Team AG2R Citroen) e Rigoberto Uran (Team EF Education First). Domani altro spartiacque con la decima tappa da Sorgues a Malaucene con la doppia scalata del Mont Ventoux. I ciclisti dovranno prima affrontare tre GPM nei primi 85 km, dopodiché il Monte Calvo si prenderà tutta la scena con la prima scalata, più facile, dal versante di Sault e quella successiva, dopo essere transitati per la prima volta sul traguardo, salendo per il v ersante di Bedoin, certamente il più difficile con i suoi quasi 16 km di scalata all’8.8%. Dal secondo scollinamento mancheranno 22 km all’arrivo, tutti in discesa. Tadej Pogacar potrebbe mettere un altro mattone sulla vittoria finale di questo Tour 2021.
Giuseppe Scarfone

La vittoria di Mark Cavendish a Valence (foto: Getty Images Sport)
IL DOMINIO DI VAN DER BREGGEN CONTINUA ALLE CASCATE DEL TOCE
Anna Van der Breggen (SD Worx) ha dominato anche la cronoscalata del Giro Rosa 2021 aumentando il suo vantaggio su tutte le rivali, ormai ridotte alle sue compagne di squadra Ashleigh Moolman-Pasio e Demi Vollering. Al secondo posto di tappa proprio Vollering e al terzo Grace Brown (Team BikeExchange), mentre Marta Cavalli (FDJ Nouvelle-Aquitaine Futuroscope) era la miglior italiana con il suo quinto posto di giornata.
La quarta tappa del Giro Rosa 2021 prevedeva una cronoscalata impegnativa da Formazza alle Cascate del Toce di 11 chilometri.
La corsa si è svolta in tre tronconi alternati da cinquanta minuti di pausa per permettere il rientro delle ammiraglie e moto alla partenza. Nella prima tranche di partenze era Sara Casasola (Isolmant-Premac-Vittoria) a far segnare il miglior tempo in 28 minuti e 49 secondi. Era però Grace Brown (Team BikeExchange) nel secondo troncone di partenze a far segnare un tempo incisivo con una prestazione maiuscola in 26 minuti e 14 secondi andando a demolire tutti i precedenti passaggi. Questo tempo resisteva a diversi attacchi di atlete in classifica con Marta Cavalli (FDJ Nouvelle-Aquitaine Futuroscope) tra le più vicine a 37 secondi di ritardo, chiudendo alla fine al quinto posto. Demi Vollering (SD Worx) era invece la prima atleta a riuscire a battere il miglior tempo con 26 minuti e 13 secondi, seguita da Ashleigh Moolman-Pasio (SD Worx) che invece si collocava subito alle spalle di Brown con 24 secondi di ritardo da Vollering. La sfilata della SD Worx terminava con la maglia rosa Anna Van der Breggen che sfondava il muro dei 25 minuti riuscendo a rifilare ben un minuto e sei secondi sulla compagna di squadra portando il suo bottino a due minuti e 51 su Moolman-Pasio, 3’03” su Demi Vollering, 5’33” su Elizabeth Deignan (Trek-Segafredo) e 6’12” su Elise Chabbey (Canyon-SRAM Racing) con Erica Magnaldi (Ceratizit-WNT Pro Cycling) 6° a 6’35”, prima delle italiane. Rimane il rammarico per la disastrosa cronosquadre della FDJ Nouvelle-Aquitaine Futuroscope che ha compromesso la classifica di Cavalli, altrimenti unica atleta in grado di contendere il podio alla SD Worx.
Carlo Toniatti.

Anna van der Breggen festeggia il suo secondo successo in questa edizione (Getty Images Sport)
O’CONNOR ATTACCA LA MAGLIA GIALLA, GRANDI PRESTAZIONI DI CATTANEO E COLBRELLI
O’Connor parte in fuga dal mattino e vince la tappa in solitaria andando vicino alla maglia gialla. Pogacar, nel finale, distanzia ancora di più i diretti avversari. Grande prestazione di Cattaneo che fa un grande finale e centra il secondo posto e di Sonny Colbreli che, su un terreno non adatto alle sue caratteristiche, centra la terza posizione e insidia la maglia verde.
La tappa di oggi ha dato innanzitutto una conferma.
La squadra di Tadej Pogacar non è né la Ineos degli anni passati, né la Jumbo dello scorso anno. I gregari della maglia gialla si sono impegnati al massimo nella tappa di oggi ed hanno offerto una buonissima prestazione, tuttavia il loro ritmo sulla salita finale era inferiore a quello del vincitore di tappa e, quando gli Ineos hanno alzato la velocità, gli uomini del capoclassifica si sono staccati subito.
Ovviamente, con una maglia gialla in queste condizioni, l’importanza della squadra è relativa, però si tratta comunque di controllare la corsa, oggi senza l’accelerazione degli Ineos prima e della maglia gialla poi, O’Connor si sarebbe trovato in testa alla generale.
Ora situazioni come queste potrebbero non rappresentare un problema ma, in una corsa di tre settimane, potrebbero sempre esserci insidie nascoste. Baste ad esempio rimanere fuori da un ventaglio ed ecco che avere una squadra forte diventa fondamentale.
Pogacar, che è consapevole che il Tour è ancora lungo, ha accelerato nel finale per guadagnare ancora di più sui diretti avversari. Si è trattato di un attacco negli ultimissimi chilometri solo per incrementare un poco la sua riserva di tempo in generale.
Tra gli uomini di classifica, si sono verificati comunque dei divari, anche se non enormi ma hanno rimescolato ancora le carte. Gaudu e Lutsenko hanno perso terreno nei confronti di Mas Carapaz e Uran. Van Aert è saltato come ampiamente preventivato, mentre Thomas si è ripreso abbastanza bene, tanto da fare una bella accelerata sulla salita finale per favorire Carapaz.
Molti corridori hanno rischiato di finire fuori tempo massimo, Cavendish stesso è arrivato al pelo e resterà un difficile avversario di Colbreli per la conquista della maglia verde.
Nairo Quintana, in fuga, ha conquistato la maglia a pois, andando a sprintare sui gran premi della montagna, ma ha pagato lo sforzo nella salita finale cedendo diversi minuti.
Ritiro per Van der Poel e per Primoz Roglic. Se per l’olandese il ritiro era ampiamente preventivato, visto che l’obbiettivo principale dell’ex maglia gialla sono le olimpiadi nipponiche, per quanto riguarda Primoz Roglic la notizia sorprende e certamente delude gli appassionati.
Non si conoscono in realtà le conseguenze della caduta tuttavia, la prova a cronometro e le tappe affrontate fanno pensare che non si sia trattato di una caduta tale da causare un ritiro a giorni di distanza. Sembra più un ritiro determinato da una carenza di condizione. I campioni veri però in questi casi tengono duro, rimangono in corsa e cercano di recuperare per tentare di trovare l’acuto in una tappa e dimostrare di saper tenere duro anche nelle difficoltà.
La tappa di oggi era breve, ma è stata molto dura perché si è svolta quasi interamente sotto una pioggia torrenziale ed è stata corsa ad elevate andature.
Subito dopo il traguardo volante, si forma la fuga di un numeroso gruppo di atleti: Guillaume Martin (COF), Ben O’Connor (ACT), Wouter Poels (TBV), Bauke Mollema (TFS), Dylan Teuns (TBV), Mattia Cattaneo (DQT), Louis Meintjes (IWG), Jakob Fuglsang (APT), Julian Alaphilippe (DQT), Franck Bonnamour (BBK), Kenny Elissonde (TFS), Quentin Pacher (BBK), Pierre Latour (TEN), Lucas Hamilton (BEX), Ruben Guerreiro (EFN), Sergio Higuita (EFN), Simon Geschke (COF), Sonny Colbrelli (TBV), Patrick Konrad (BOH), Pierre Rolland (BBK), Stefan Küng (GFC), Daniel Martin (ISN), Víctor De La Parte (TEN), Dylan van Baarle (IGD), Alex Aranburu (APT), Warren Barguil (ARK), Sepp Kuss (TJV), Fabien Doubey (TEN), Luka Mezgec (BEX), Nils Politt (BOH), Anthony Perez (COF) e Christopher Juul-Jensen (BEX), Kasper Asgreen (DQT), Matej Mohorič (TBV), Julien Bernard (TFS), Élie Gesbert (ARK) e Michael Matthews (BEX), Nairo Quintana (ARK), Michael Woods (ISN) e Omar Fraile (APT).
Si tratta d nomi importanti, ci sono ottimi scalatori come Quintana e Barguil, passisti come Kung, uomini da classiche come Alaphilippe, atleti in forma come Mohoric e Cattaneo e anche Sonny Colbrelli che, considerato che non può concorrere nelle volate di gruppo con Cavendish, cerca di guadagnare punti per la maglia verde in modo alternativo. Il meglio piazzato in generale è O’Connor, con un ritardo di 8 minuti dalla vetta delle generale.
Sul Col de Saisies, si porta in avanscoperta Poels per difendere la maglia a pois ed alle sue spalle si forma un drappello con Woods Quintana e O’Connor. Il colombiano tenta di andare a riprendere Poels per guadagnare punti per la maglia verde, ma non riesce a sopravanzare l’avversario sul GPM per pochi centimetri.
Nella discesa, il drappello si ricompatta e si aggiunge anche Hamilton che era rimasto nelle retrovie.
Sul Col du Pre, salita più dura di giornata, cede Poels, mentre Quintana allunga per prendere i punti per la maglia a pois, nella discesa, viene raggiunto da Higuita e O’Connor. Il gruppone degli inseguitori si assottiglia sempre di più e perde terreno e lo stesso discorso vale per il gruppo della maglia gialla che viaggia con un ritardo di circa 8 minuti.
Nella discesa del Cormet de Roseland, O’Connor perde terreno ma si riporta sui colombiani nel tratto d falsopiano che precede la lunghissima salita finale verso gli oltre 2000 metri di Tignes.
A inizio salita, gli inseguitori pagano oltre 4 minuti alla testa, mentre il gruppo maglia gialla ha un ritardo doppio.
Quintana cede quasi subito sulle prime rampe, mentre Higuita si staccherà poco più avanti ma patirà una crisi più grave del connazionale che lo riprenderà e lo staccherà.
O’Connor procede ad un ritmo addirittura superiore a quello degli UAE, tanto che gli Ineos si portano in tesa non solo per preparare il terreno ad un attacco di Carapaz, ma forse anche per evitare che Pogacar lasci la maglia gialla ad O’Connor così da non dover far lavorare la propria squadra per controllare la corsa.
O’Connor trionfa in solitaria grazie ad una azione davvero efficace lungo tutti gli oltre 20 Km della salita finale.
Nel gruppo degli inseguitori, viene fuori Mattia Cattaneo, splendido nella seconda parte della salita, stacca tutti con il lungo rapporto, riprende e stacca Quintana che aveva iniziato la salita con oltre 4 minuti di vantaggio e va a prendersi il secondo posto. Dietro di lui, uno splendido Sonny Colbrelli che, pur non essendo uno scalatore, precede Guillam Martin e guadagna punti importanti per la maglia verde. Splendido momento di forma per il campione italiano che sta onorando al meglio la maglia tricolore.
Nel gruppo uomini di classifica, dopo l’accelerata di Castroviejo prima e di Thomas poi, rimangono Carapaz, Pogacar, Gaudu, Kelderman, Lutsenko, Valverde, Bilbao, Uran, Mas e Vingegaard. Il leader della Ineos prova una accelerata, ma Pogacar risponde e parte in contropiede, staccando tutti inesorabilmente. Dietro di lui Carapaz, Vingegaard, Mas e Uran si avvantaggiano su Kelderman Gaudu e Lutsenko.
In generale ora O’Connor è secondo a due minuti da Pogacar, poi ci sono Uran Vingegaard Carapaz, Mas e Kelderman con ritardi tra i 5 e i 6 minuti, mentre Lutsenko, Martin e Gaudu hanno ritardi superiori. Primo degli italiani Cattaneo dodicesimo a 11 minuti.
Colbrelli terzo nella classifica della maglia verde con 121 punti.
Domani giorno di riposo, martedì tappa interlocutoria tra Albertville e Valence, mentre mercoledì andrà in scena la doppia scalata del Ventoux da due versanti diversi che si riuniscono a Chalet Reynard proprio dove finisce la vegetazione ed inizia il tratto esposto ai venti.
Benedetto Ciccarone

La vittoria di O'Connor nel tappone alpino di Tignes (Getty Images)
MARIANNE VOS CONQUISTA IL SUCCESSO A OVADA
Marianne Vos (Team Jumbo-Visma Women) ha vinto la terza tappa del Giro Rosa in volata su Lucinda Brand (Trek-Segafredo Women) e Liane Lippert (Team DSM) al termine di un attacco durato 50 chilometri. Anna Van der Breggen (SD Worx) difende il primato nella classifica generale.
La terza tappa del Giro Rosa presentava una frazione di 138 chilometri da Casale Monferrato a Ovada con un percorso mosso che poteva favorire diverse possibili soluzioni.
Come nella giornata di ieri non c’era nessuna vera fuga nelle fasi iniziali anche a causa della pioggia, sul primo GPM di Morsasco, a 60 chilometri dall’arrivo, si muoveva Brodie Chapman (FDJ Nouvelle-Aquitaine Futuroscope), scollinando per prima sulla salita e venendo raggiunta poco dopo da Elise Chabbey (Canyon SRAM Racing), Sabrina Stultiens (Liv Racing), Grace Brown (Team BikeExchange), Liane Lippert (Team DSM), e Lucinda Brand (Trek-Segafredo Women). Il gruppo riusciva a chiudere su di loro, mentre in un tratto di discesa Brand e Lippert attaccavano nuovamente, venendo raggiunte da Chabbey e Marianne Vos (Team Jumbo-Visma Women). Anche Mikayla Harvey (Canyon SRAM Racing) riusciva momentaneamente a stare con loro, ma lungo le dure pendenze della salita di Ovada doveva cedere contatto. Con 47 chilometri dalla conclusione scollinando questo quartetto di atlete poteva contare su una trentina di secondi su un gruppo forte ancora di 25 unità. Questa fuga tardiva continuava a incrementare il loro vantaggio fino a un vantaggio massimo di quattro minuti su un gruppo che andava a ricomporsi. Vos era chiaramente la favorita in volata, nonostante ciò nessuna avversaria provava nel finale ad anticipare lo sprint, probabilmente a causa del vento contrario. Arrivava quindi questo gruppetto a giocarsi la vittoria con Chabbey a prendere il finale in testa, sapendo di poter rientrare in classifica generale, Brand lanciava lo sprint a 250 metri dalla conclusione con Vos abile a prenderle immediatamente la scia andando a dominare la volata con due biciclette di vantaggio su Brand che riusciva a precedere Lippert. Il gruppo arrivava al traguardo con un ritardo di 3’18” che permetteva a Chabbey di risalire al quarto posto generale a 2’36” da Van der Breggen che difende senza patemi la maglia rosa. Per Marianne Vos è il 29esimo successo sulle strade d’Italia ottenute in 10 edizioni differenti.
Carlo Toniatti.

Ennesima vittoria dell'eterna campionessa Marianne Vos (Getty Images Sport)
TAPPA A TEUNS, IMPRESA DI POGACAR, MA LO SLOVENO SEMBRA NON AVERE AVVERSARI
Pogacar parte sul Col de la Romme a oltre 30 km dall’arrivo e polverizza la concorrenza. Carapaz resta a lungo allo scoperto ma, come ieri, viene ripreso nel finale. Ora Pogacar non sembra avere concorrenti credibili per la vittoria finale, ma ovviamente le giornate no possono capitare a chiunque. Teuns con un’ottima strategia vince la tappa, rischiando molto nell’ultima discesa.
Sino ad ora gli appassionati hanno vissuto un grandissimo Tour de France, con moltissime emozioni, oggi il rischio è, per quanto riguarda la vittoria finale, di rivedere dei Tour come quelli vinti da Indurain, in cui la maglia gialla era in cassaforte e la lotta era solo per il podio.
La speranza è che la relativa vulnerabilità della squadra di Pogacar, che sembra avere solo Formolo come gregario credibile, possa infondere fiducia negli avversari che potrebbero provare attacchi pensati in funzione della lotta per il podio che però potrebbero trasformarsi in pericoli qualora Pogacar vada incontro ad una giornata no che nelle tre settimane può sempre capitare.
In effetti, gli uomini di classifica alle spalle di Pogacar e Van Aert, che probabilmente rientrerà nei ranghi, sono tutti lì separati da qualche secondo, dal terzo Lutsenko, al nono Gaudu c’è meno di un minuto e mezzo, nonostante tutto quel che è successo in questa prima settimana, con i primi distacchi nelle tappe bretoni, la cronometro, la tappa di ieri ed infine la prima tappa alpina oggi che, sulla carta, non era durissima, ma che, tra il tempo e l’attacco di Pogacar, si è rivelata davvero terribile.
L’attacco da lontano ha funzionato, era difficile pensare che già all’ottava tappa qualcuno avrebbe provato l’azione da grosso distacco, ma evidentemente Pogacar non ha avuto bisogno di aspettare la terza settimana, quando le energie cominciano ad esser al lumicino, per fare la differenza. Questo potrebbe far nascere in qualcuno l’interrogativo sulla possibilità di sostenere questa condizione di forma sulle tre settimane, ma la nuova maglia già ha già dimostrato l’anno scorso di avere una ottima tenuta ed anzi di riuscire a crescere nel corso delle tre settimane. In ogni caso, una corsa come il Tour de France nasconde sempre insidie ed un corridore giovane come Tadej Pogacar potrebbe comunque commettere qualche errore di inesperienza.
Oggi però si è comportato da corridore navigato, ha sfruttato alla perfezione il lavoro di Formolo, unico uomo davvero in grado di dargli una mano ed ha affondato un colpo spietato, riuscendo a staccare in breve Carapaz e poi a continuare a guadagnare inesorabilmente. Alla fine, si è presentato sul traguardo tre minuti e venti secondi prima del gruppo uomini di classifica nel quale mancavano Alaphilippe, Thomas e Roglic definitivamente saltati.
Peccato per Richard Carapaz che, ancora una volta, ha percorso coraggiosamente molti chilometri allo scoperto per essere raggiunto proprio nel finale. Sarebbe un peccato se tutti questi sforzi che non hanno portato a nulla dovessero addirittura presentare il conto.
La prima fase di gara è stata estremamente confusa, con continui tentativi di attacco che hanno spezzato il gruppo più volte e la fuga che faticava a formarsi. A causa dei continui attacchi e contrattacchi, è impossibile fare una cronaca completa di ciò che è accaduto, il succo della questione è però che, ad esito della grande bagarre creatasi con gruppi che si formavano e si dissolvevano in breve, ci si è ritrovati con Thomas nel gruppo dei velocisti in grave ritardo, Roglic da solo a metà strada tra il gruppo maglia gialla e il gruppo di Thomas e alcuni uomini davanti che, con molta fatica, sono riusciti ad ottenere il via libera dal gruppo maglia gialla ridotto a poco più di cinquanta unità. Prima che si formasse il gruppo di contrattaccanti, però, era andato via in solitaria Wout Poels. Gli inseguitori rispondevano invece ai nomi di Sepp Kuss (TJV), Jonathan Castroviejo (IGD), Michael Woods (ISN), Kenny Elissonde (TFS), Mattia Cattaneo (DQT), Alejandro Valverde (MOV), Bruno Armirail (GFC), Guillaume Martin (COF), Aurélien Paret-Peintre (ACT), Nairo Quintana (ARK), Søren Kragh Andersen (DSM), Tiesj Benoot (DSM), Dylan Teuns (TBV), Christopher Juul-Jensen (BEX), Simon Yates (BEX), Ion Izaguirre (APT) e Sergio Henao (TQA).
Ai piedi del terzo GPM, Poels viene raggiunto e Valverde si rialza.
Dopo il GPM, Benoot e Kragh Andersen provano ad andarsene, con il primo che sembra faticare molto a tenere la ruota del compagno di squadra finché non si stacca definitivamente. Da dietro, è Woods ad uscire al gruppo dei contrattaccanti, che nel frattempo si sfalda col passare dei chilometri, ed a portarsi in testa alla corsa da solo.
Sulla penultima salita, nel gruppo dei migliori di cui ormai non fa più parte la maglia gialla, parte Pogacar al termine del lavoro di un grande Davide Formolo, Carapaz prova a rispondere ma è costretto a mollare.
Il vincitore del Tour dello scorso anno parte per una marcia trionfale, simile a quella andata in scena nella tappe di Castelfidardo alla ultima Tirreno Adriatico, chilometro dopo chilometro il divario cresce ed alla fine i distacchi saranno abissali, Nel gruppo degli uomini di classifica, tirato da Fraile, perde contatto Alaphilippe in grave crisi, mentre Carapaz nel suo inseguimento trova Castroviejo per strada, ma non riesce a scavare un solco significativo. Van Aert rimane staccato al gruppo uomini di classifica ma riesce, procedendo da solo, a limitare i danni ed a conservare la seconda posizione in generale.
Tadej Pogacar pian piano riprende uno ad uno tutti gli uomini in fuga ed allo scollinamento della Colombiere è a 20 secondi dal battistrada Dylan Teuns che, con un ritmo regolare, aveva ripreso e staccato Woods.
Nella discesa, Pogacar sceglie di non rischiare e viene raggiunto da Izagirre che aveva ripreso Woods. Lo spagnolo è un ottimo discesista, ma Teuns si prende più di qualche rischio e incrementa il vantaggio nei 14 chilometri che separano la cima della Colombiere da Le Grand Bornand.
Carapaz prova a resistere, ma nel finale viene riassorbito dal gruppo uomini di classifica nel quale Lutsenko è stato molto attivo. I distacchi sono abissali, gli uomini di classifica hanno accusato un ritardo di 3 minuti e 20 secondi da Pogacar, mentre Alaphilippe accusa 18 minuti dal vincitore, Roglic e Thomas, arrivati con i velocisti, 34 minuti.
E domani che si fa? Con una maglia gialla in queste condizioni è impensabile provare un attacco, però, visti i risicati distacchi, per il podio potrebbe esserci comunque bagarre. Pogacar potrebbe limitarsi a contenere un po’ come faceva Indurain, ma bisognerà vedere come risponderà la squadra perché, se i suoi scudieri dovessero saltare, il leader sarebbe costretto, se non a rispondere colpo su colpo almeno a lavorare in prima persona per tenere le distanze di sicurezza, cosa che potrebbe presentare il conto se dovesse ripetersi in ogni tappa di montagna.
La frazione non è durissima, ma presenta il Col du Pre che è un HC ed ha pendenze molto severe. Dopo, tra il Cormet de Roselend ed il tratto di recupero prima di attaccare l’ultima salita, c’è molto spazio per rimediare ad eventuali danni. L’ultima salita è molto lunga e, nella prima parte, si sta molto bene a ruota. L’arrivo è lo stesso saltato nel 2019 per la grandinata sulla discesa dell’Iseran, ma stavolta si arriva dalla parte opposta. La seconda parte della salita presenta pendenze più severe e sarà verosimilmente lì che ci saranno gli attacchi, anche perché, si ripete, tentare un attacco da lontano per mettere in crisi la maglia gialla sembra difficile, piuttosto un ritmo elevato sul Col du Pre potrebbe far saltare qualche altro uomo di classifica che magari oggi è riuscito a nascondersi ed a salvarsi.
Benedetto Ciccarone

Pogacar sferra l'attacco sul Col de Romme e si volta a guardare Carapaz: non lo vedrà più fino al traguardo (Getty Images Sport)
A PRATO NEVOSO VAN DER BREGGEN RIPRENDE COME HA TERMINATO NEL 2020
Anna Van der Breggen (Trek-Segafredo) ha vinto la seconda tappa del Giro Rosa grazie a una performance dominante che le permette di prendere la maglia rosa con un vantaggio superiore al minuto davanti a Ashleigh Moolman-Pasio (Team SD Worx) e a Demi Vollering (Team SD Worx) che hanno completato una tripletta storica per il team olandese. Buona prestazione di Marta Cavalli, quarta, battuta in volata da Vollering dopo una prestazione convincente.
La seconda tappa del Giro Rosa con partenza da Boves e arrivo a Prato Nevoso doveva già delineare la classifica generale con un impegnativo arrivo in salita. Nessuna fuga veniva formata finché sul Colle del Morte, piccola salita dopo 65 chilometri e distante soltanto 35 dall’arrivo, Elise Chabbey (Canyon-SRAM), Kathrin Hammes (Ceratizit-WNT), Sofia Bertizzolo (Liv Racing), e Coryn Rivera (Team DSM) attaccavano avvantaggiandosi sul gruppo, Queste atlete raggiungevano un vantaggio massimo di 43”, per venire poi riprese ai piedi della salita finale dal ritmo della maglia rosa Ruth Winder (Trek-Segafredo). A 10 chilometri dall’arrivo era la neozelandese Niamh Fisher-Black (Team SD Worx) ad attaccare seguita da Elisa Magnald (Ceratizit-WNT). Il duetto guadagnava quasi 20” prima che Ashleigh Moolman-Pasio (Team SD Worx) aumentasse il passo andando a riprenderle impostando un passo consistente in un gruppo di 15 atlete. Poco dopo Anna Van der Breggen (Team SD Worx) decideva che fosse il momento giusto per attaccare lasciando sul posto tutte le avversarie con un azione come solo lei sa fare negli ultimi anni. Il dominio del Team SD Worx era tale che fosse direttamente Moolman-Pasio a inseguirla in solitaria. Il gruppo inseguitore alle loro spalle era composto da Marta Cavalli ( FDJ Nouvelle Aquitaine Futuroscope), Magnaldi, Mavi Garcia (Alé BTC Ljubljana), Amanda Spratt (Team BikeExchange), Demi Vollering (Team SD Worx) e Gaia Realini (Isolmant – Premac – Vittoria). Negli ultimi 4500 Vollering provava a completare la tripletta della sua squadra ottenendo la resistenza di Cavalli. Nel frattempo Van der Breggen continuava la sua impressionante cavalcata che la portava a conquistare tappa e maglia, l’ennesima per lei. Alle sue spalle arrivava a 1’22” Moolman-Pasio, mentre Vollering riusciva a completare la tripletta battendo in volata Cavalli, distanti ben 1’51” da Van der Breggen. Brutta giornata per Elisa Longo Borghini (Trek-Segafredo) che ha perso 8’30” con Elizabeth Deignan al momento leader della squadra, anche lei comunque ha subito un ritardo di 3’29” nella giornata odierna.
Carlo Toniatti.

Tappa e maglia per Anna Van der Breggen! (Getty Images Sport)
TAPPA PAZZA, SUCCEDE DI TUTTO. VITTORIA DI MOHORIC, CRISI DI ROGLIC
Vanno in fuga in ventinove, con nomi importanti tra cui la maglia gialla, il vantaggio resta consistente sino all’arrivo. Alla fine, ci sono gruppetti ovunque. Ci ha provato anche Carapaz stoppato dalla Movistar. Crisi per Roglic che esce di classifica e viene abbandonato dalla squadra.
Nella ultime righe del pezzo di ieri, chi scrive aveva suggerito che tappe come quella di oggi potevano risultare per la classifica generale più pericolose di una tappa di montagna.
In effetti è proprio quello che è accaduto oggi, sono volati i minuti, con corridori rientrati in classifica ed altri usciti clamorosamente.
La qualità degli attaccanti e il finale nervoso hanno letteralmente spaccato la corsa, ma un elemento da non sottovalutare è il chilometraggio.
In un ciclismo in cui si tende sempre più a diminuire i chilometraggi delle tappe, in cui ci sono spinte sia da parte dei tecnici che da parte delle tv a fare tappe più corte per renderle televisivamente più appetibili al grande pubblico, la frazione di oggi ha dimostrato che le tappe lunghe sfiancano i corridori, e possono provocare crisi. Al traguardo erano tutti stravolti ed i minuti sono volati.
Oggi sono stati smentiti tutti colori che ritengono che, per avere tappe più spettacolari, si debbano ridurre i chilometraggi. Chi scrive ritiene al contrario che anche le tappe lunghe nelle quali non succede nulla rimangono nelle gambe e si fanno sentire nei giorni successivi e nella fatica che si accumula sulle tre settimane.
I trabocchetti della tappa hanno funzionato egregiamente proprio perché arrivati nel finale, quando i corridori avevano già 220 Km nelle gambe ed erano stanchi, le salite oggettivamente brevi, anche se a tratti esigenti per le pendenze, hanno fatto danni oltre ogni aspettativa.
Subito dopo la partenza, iniziano i tentativi di attacco. Van Aert sembra uno dei più irrequieti, ma tutti gli scatti iniziali vengono neutralizzati dalla alta andatura.
La fuga buona si forma dopo il chilometro 25 ad esito di una girandola di scatti, ma non si tratta d una fuga qualunque, dentro ci sono la maglia gialla, il terzo della generale, un vincitore dei tre grandi giri come Nibali, un vincitore di una Vuelta come Simon Yates e soprattutto i corridori sono ventinove quindi in grado di far male al gruppo.
Oltre a Van de Poel e Van Aert in fuga ci sono Kasper Asgreen (DQT), Vincenzo Nibali (TFS), Søren Kragh Andersen (DSM), Toms Skujiņš (TFS), Ruben Guerreiro (EFN), Matej Mohorič (TBV), Jan Bakelants (IWG), Xandro Meurisse (AFC), Franck Bonnamour (BBK), Magnus Cort Nielsen (EFN), Hugo Houle (APT), Simon Yates (BEX), Boy Van Poppel (IWG), Philippe Gilbert (LTS), Dylan van Baarle (IGD), Dorian Godon (ACT), Brent Van Moer (LTS), Christophe Laporte (COF), Victor Campenaerts (TQA), Jasper Stuyven (TFS), Patrick Konrad (BOH), Imanol Erviti (MOV), Petr Vakoč (AFC), Mark Cavendish (DQT), Harrison Sweeny (LTS) e Mike Teunissen (TJV).
Basta leggere l’elenco per rendersi conto dello spessore degli uomini all’attacco, di cui alcuni anche potenzialmente pericolosi in chiave generale.
Con la maglia gialla all’attacco, tocca agli UAE mettersi in testa al gruppo ma la qualità degli uomini davanti mette in seria difficoltà la squadra della maglia bianca ed il vantaggio arriva a superare i 6 minuti e resta a lungo assestato su quel valore.
Dopo il traguardo volante Cavendish perde interesse alla fuga e non risponde quando Gilbert rilancia l’azione.
Nelle vicinanze del GPM, si avvantaggiano Mohoric e Van Moer che riescono a guadagnare un minuto sul drappello maglia gialla, ma in discesa cominciano gli scatti e sono Jasper Stuyven e Victor Campenaerts che riescono a riportarsi sulla coppia di testa, formando un buon quartetto che diventa presto un terzetto perché l’ex campione europeo a cronometro si stacca quasi subito. Dietro, Nibali accelera e comincia a sfoltire il drappello degli inseguitori, mentre in gruppo rimane attardato Nairo Quintana che aveva annunciato che non sarebbe venuto a Tour per fare classifica, ma che era sembrato in discrete condizioni nelle prime tappe.
La penultima ascesa era la più dura con l’ultimo chilometro sempre in doppia cifra. Nel gruppo maglia gialla, ci prova Konrad che, in un primo tempo, sembra avere lo spunto giusto, ma poi viene raggiunto da Asgreen, Cort Nielsen, Bonnamour e Skujins.
Nel gruppo maglia gialla, accelerano Van de Poel Van Aert e Nibali con Yates che accusa il cambio di ritmo.
Nel gruppo maglia bianca, parte Richard Carapaz, in bella progressione, e guadagna fino a 30 secondi. E’ inspiegabilmente la Movistar che va a tirare e che alla fine riuscirà a chiudere sull’ecuadoregno. Il comportamento della formazione iberica è francamente incomprensibile perché, se è vero che hanno Enric Mas vicino a Carapaz in generale, è anche vero che con un Pogacar in grande spolvero è necessario cercare di lasciare sulle spalle della sua squadra l’onere di chiudere su eventuali attacchi. Carapaz è un uomo pericoloso anche per Pogacar e probabilmente la UAE si sarebbe impegnata per chiudere, stancandosi a beneficio anche di Mas che avrebbe risparmiato i suoi uomini.
Sempre sulla salita di Signal d’Uchon, cede di schianto Primoz Roglic che viene abbandonato dalla squadra probabilmente informata della gravità della crisi. Se essa sia stata dovuta alla caduta od alla preparazione deficitaria, senza il ritmo gara che alcuni hanno cercato al Delfinato altri in Svizzera, probabilmente non lo sapremo mai, tuttavia lo sloveno era sembrato in discreta efficienza nella cronometro anche se non al top. Generalmente, le cronometro sono test abbastanza importanti perché non si può bluffare e quindi si può dire che la crisi grave di Roglic sia stata un po’ una sorpresa, anche se in una tappa di 250 Km certe cose possono succedere.
Davanti, nel frattempo, Mohoric ha staccato tutti e prosegue ad un ritmo elevato, tanto che nessuno riesce ad avvicinarsi. Nel finale, Stuyven riesce a staccare Asgreen, Bonnamour, Konrad e Cort Nielsen che vengono raggiunti dalla coppia Van der Poel, Van Aert che si erano liberati anche di Nibali, che arriva con Yates a quasi 3 minuti da Mohoric, pagando un dazio di 1:20 alla maglia gialla.
Il gruppo maglia bianca riprende Carapaz proprio sulla linea di arrivo e giunge a 5:15 dal vincitore, mentre Roglic taglia il traguardo dopo 9 minuti senza alcun compagno d squadra.
La generale ne è uscita abbastanza sconvolta. Rimangono saldi in testa Van der Poel e Van aert a 30 secondi, Pogacar però è quinto a 3:43, preceduto da Asgreen e Mohoric rispettivamente a 1:49 e a 3 minuti, alla spalle del detentore del titolo ci sono Nibali e Alaphilippe a poco più di 4 minuti. Gli altri restano con distacchi da Pogacar invariati, salvo Primoz Roglic che ora è a 9 minuti dalla maglia gialla e quindi a oltre 5 minuti dal connazionale.
Domani la prima delle due tappe alpine abbastanza soft.
Nel finale, ci sono il Col de Romme e la Colombier a 14 Km dal traguardo di Le Grand Bornand. Si tratta di salite abbastanza pendenti, sulle quali si può tentare un attacco. Oggi si è visto che Carapaz non sta nella pelle per cercare di recuperare il tempo perduto nella cronometro e, dopo la sfacchinata di oggi, c’è da capire chi sarà in grado di sferrare un attacco.
Il team Ineos è certamente più attrezzato della UAE e potrebbe muovere anche Thomas come diversivo, mentre la Jumbo dovrà reinventarsi e capire se lanciare Van Aert verso la maglia gialla o puntare sulla classifica di un uomo come Kruijswick che non è sembrato però al 100%.
Benedetto Ciccarone

La maglia gialla Mathieu van der Poel guida l'attacco nella tappa di Le Creusot (Getty Images Sport)
GIRO ROSA, BRILLA LA TREK-SEGAFREDO DI LONGO BORGHINI E BRAND
La prima frazione del Giro Rosa ha visto la formazione americana della Trek-Segafredo vincere nella cronosquadre come già fatto nella passata edizione. Seconda la SD Worx di Van der Breggen a 8” e terza la Alé BTC Ljubljana di Marta Bastianelli a 40”. Prima maglia rosa per l’americana Ruth Winder.
La trentaduesima edizione del Giro d’Italia Rosa vede un parterre come al solito molto importante, seppur la corsa ha perso il titolo di World Tour a seguito di non aver rispettato i requisiti minimi imposti dall’UCI che consistono in un’ora di trasmissione, i quali sfortunatamente anche quest’anno non saranno garantiti dagli organizzatori.
Anna Van der Breggen (SD Worx) è chiaramente la favorita numero uno avendo già vinto la corsa nel 2020, 2017 e 2015. Una delle principali outsider è sicuramente Marianne Vos (Team Jumbo-Visma Women) avendo già vinto anch’essa tre volte la corsa, anche se l’ultima volta è arrivata nel 2014, infatti da lei ci si aspetta di più che allunghi il suo lunghissimo elenco di vittorie di tappa, al momento fermo a 28. Le speranze azzurre sono riposte in Elisa Longo Borghini (Trek-Segafredo Women) che come miglior piazzamento ha un secondo posto conquistato nel 2017. Altre delle atlete da monitorare per la classifica generale includono Ashleigh Moolman (SD Worx), Lucinda Brand (Trek-Segafredo Women), Amanda Spratt (Team BikeExchange) e Cecilie Uttrup Ludwig (FDJ Nouvelle Aquitaine Futuroscope). Altre atlete importanti da monitorare sono Elizabeth Deignan e Ellen Van Dijk (Trek-Segafredo Women), Lisa Brennauer (Ceratizit-WNT Pro Cycling), Marta Bastianelli (Alé BTC Ljubljana), Chantal van den Broek-Blaak (SD Worx), Leah Kirchmann e Lorena Wiebes (Team DSM).
Il percorso dell’edizione presenta quattro tappe iniziale molto importanti, aperte da una cronosquadre, che viene seguita dalla prima tappa di montagna a Prato Nevoso, una tappa impegnativa per velocista e una cronoscalata. La fase centrale di corsa presenta quattro arrivi più facile con l’eccezione della tappa 7 a Puegnano del Garda su un circuito contenente una salita sulla quale è posto l’arrivo. La tappa regina è sicuramente sul Monte Matajur che viene seguita dalla tappa conclusiva di Cormons che contiene alcuni strappi, non lontani dall’arrivo.
La corsa si apriva quindi a Fossano con una cronosquadre di 27 chilometri fino a Cuneo con un percorso, ad eccezione dei primissimi chilometri in leggero falsopiano in salita. La vittoria andava alla Trek-Segafredo Women che conquistava il successo con un vantaggio di 8” sul Team SD Worx di Van der Breggen. Al terzo gradino del podio, ampiamente staccata la Alé BTC Ljubljana a 40 secondi. Da segnalare i distacchi più pesanti accumulati da Team Jumbo-Visma Women (1’16”), Team DSM (1’25”) e Team BikeExchange (1’31”).
La prima maglia rosa viene quindi indossata da Ruth Winder, prima atleta della Trek – Segafredo a tagliare il traguardo, con Longo Borghini e Lucinda Brand già avvantaggiate su tutte le altre rivali. La tappa di domani darà però già spazio a Anna Van der Breggen di poter tornare a dominare la corsa come ha finito nella passata edizione. Sono cento domani i chilometri in programma, con un percorso leggermente mosso prima dei 13 chilometri conclusivi al 7.2% che porteranno all’arrivo di prato Nevoso sul Colle del Prel.
Carlo Toniatti.

Il team Trek-Segafredo durante il suo sforzo vincente nella cronosquadre (Getty Images Sport)
NON C’E’ DUE SENZA TRE, CAVENDISH A CHATEAUROUX DIECI ANNI DOPO
Mark Cavendish ha vinto la sesta tappa del Tour de France su un traguardo che già lo aveva visto due volte braccia al cielo e che gli aveva consegnato la prima vittoria al Tour nel 2008. Ottima volata da parte del mannese che salta senza problemi Philipsen, lanciato in modo non impeccabile da Merlier.
Le tappe nelle sterminate pianure del centro della Francia non sono mai state esaltanti.
Nessuna possibilità di approntare diversivi credibili rispetto al copione con fuga tenuta a bagnomaria per tutta la tappa, ricompattamento generale a pochi chilometri dall’arrivo e volata finale con sfida tra treni.
Niente colline, niente punti ventosi, niente trabocchetti. La conformazione del territorio in certe zone impedisce l’inserimento di qualsiasi elemento in grado di turbare l’armonia.
Non ha fatto eccezione la tappa di oggi, che pure all’inizio aveva visto un tentativo di fuga formato da uomini abbastanza pericolosi. Il gruppo però non ha lasciato scampo a questa azione interessante proprio per le presenze sgradite ed ha chiuso implacabilmente.
Dopo la partenza, gli attacchi sono cominciati subito visto anche il ridotto chilometraggio della frazione ed ad avvantaggiarsi sono, come si diceva, uomini di qualità Kasper Asgreen (Deceuninck-Quick-Step), Søren Kragh Andersen (Team DSM), Toms Skujiņš (Trek-Segafredo), Greg Van Avermaet (Ag2r Citroen), Jonas Rickaert (Alpecin-Fenix), Thomas De Gendt (Lotto Soudal), Nils Politt (Bora-Hansgrohe) e Georg Zimmermann (Intermarché-Wanty-Gobert Matériaux).
Ovviamente la presenza di Asgreen, undicesimo a 1:49 da Van der Poel non è tollerata dal gruppo, specie se unita alla presenza di altri nomi come De Gendt e Van Avermaet. Le squadre dei velocisti iniziano ad accelerare il ritmo ed il vantaggio si assottiglia.
Con l’avvicinarsi del gruppo, salta anche l’accordo tra gli attaccanti che si spezzano in due drappelli per poi ricongiungersi, ma il gruppo piomba addosso ai battistrada quando mancano ancora 130 Km alla conclusione.
Van Avermaet però non ne vuole sapere di arrendersi e riparte a tutta prima che il gruppo riesca a riassorbire il tentativo. Dal plotone, a questo punto, evade Kluge che si riporta sul battistrada che, avvisato dalla ammiraglia, rallenta per agevolare il rientro di un uomo con cui collaborare.
Ovviamente la fuga composta da soli due uomini non fa paura ed il gruppo assesta la velocità in modo da tenere il vantaggio intorno ai 2 minuti.
A questo punto il copione va in scena senza variazioni.
Al traguardo volante, il distacco diminuisce a causa di una accelerazione del gruppo per disputare la volata, vinta da Colbrelli, che conquista quindi la terza piazza, ma subito dopo risale perché il gruppo non vuole chiudere troppo presto sugli attaccanti.
Il ricongiungimento avviene poco dopo il cartello dei 3 Km all’arrivo. A quel punto, si organizzano i treni, uno a destra con la Alpecin ed uno a sinistra con la Deceunick. Dopo una trenata di Van der Poel, è Merlier che prova a lanciare Jasper Philipsen, ma Mark Cavendish spunta da dietro e passa senza problemi l’avversario. Nel finale, spunta anche Bouhanni che va a conquistare la terza posizione. Quarto Arnaud Demare.
Mark Cavendish conquista senza problemi la tappa grazie alla sua esperienza. Lanciata la volata, ha intuito subito che la ruota giusta era quella di Philipsen, lanciato da Merlier che non è stato proprio impeccabile perché ha dato una accelerata secca che, invece di favorire chi era immediatamente dietro, ha finito per dare un vantaggio a Cavendish che, nel prendere la ruota di Philipsen, ha fatto un cambio di ritmo più progressivo e meno violento che gli ha permesso di saltare senza problemi l’avversario.
Domani, tappa adatta alle fughe con un finale nervoso, che potrebbe anche invogliare qualcuno a tentare una imboscata. Vista la attuale condizione di Pogacar, è forse più facile cercare di sorprenderlo con attacchi di squadra in tappe con trabocchetti come quella di domani, piuttosto che sulle grandi montagne.
L’arrivo di domani è lo stesso della cronometro al penultimo giorno del Tour 98 al termine della quale Pantani superò l’ultima insidia che lo separava dal gradino più alto del podio dei Campi Elisi. Dopo 23 anni, è ancora l’ultimo corridore ad aver realizzato la storica doppietta riuscita solo ai grandissimi: Coppi, Anquetil, Merckx, Hinault, Roche, Indurain ed appunto Marco Pantani.
Benedetto Ciccarone

Il bis di Cavendish a Châteauroux, 32 successo in carriera del britannico al Tour e terza affermazione personale nella cittadina francese (foto Bettini)
VAN DER POEL DIFENDE LA GIALLA MA POGACAR E’ DI UN ALTRO PIANETA
Tutti aspettavano i grandi specialisti delle prove contro il tempo ed invece Tadej Pogacar, con una prova straordinaria ha superato i più blasonati cronoman ed ha inflitto distacchi piuttosto pesanti ai suoi avversari per la classifica generale. Ottima prova di Van der Poel che disputa la crono della vita e mantiene per pochi secondi il vessillo del primato.
Tadej Pogacar ha di che esser ben lieto.
Non solo è riuscito a conquistare una grande vittoria di tappa ed a rifilare distacchi importanti a tutti i suoi principali rivali per la vittoria finale, ma è anche riuscito a non indossare la maglia gialla.
Questa circostanza è certamente vantaggiosa per lui che punta alla vittoria di Parigi, ma non ha una squadra formidabile.
Vedersi costretto ad impegnare i propri uomini per controllare la corsa già dalla sesta tappa poteva rivelarsi problematico per il leader in pectore di questa corsa, mentre invece, con la maglia gialla ancora sulle spalle di Van der Poel, gli UAE possono lasciare il compito agli uomini della Alpecin, anche perché Van der Poel ha interesse a difendere la maglia il più a lungo possibile, visto che non può coltivare ambizioni sulla classifica finale.
La prova odierna era certamente favorevole agli specialisti. A fronte di una prima parte con una breve salite ed una parte finale più tecnica, con molte curve secche, la parte centrale della prova presentava lungi rettifili sui quali spingere il lungo rapporto, adattissima a uomini come Kung e Van Aert. Niente da fare, questi uomini si sono dovuti accontentare del secondo e del quarto posto, con Vingegaard che si è inserito al terzo, facendo meglio del capitano Roglic che pure è un discreto specialista.
Proprio Roglic certamente aveva per oggi ambizioni ben diverse dal prendere 44 secondi dal connazionale che l’anno scorso gli sfilò la maglia gialla alla vigilia dei campi elisi. In realtà, il capitano della Jumbo ha chiuso con un tempo che sul momento non sembrava male, 25 secondi da Kung che tutti davano come vincitore, meno di un secondo al chilometro dal più accreditato specialista. Alla fine però il tempo dello sloveno è stato peggiore anche di quello di Van der Poel, che doveva sì difendere la maglia gialla ma non ha certo nella prova contro il tempo la sua dote migliore.
Il capoclassifica invece è stato bravissimo non solo a dare tutto sulla strada, ma anche a mettere a frutto le proprie doti di guida della bici. Nella parte finale, molto tecnica con curve cieche e strette, è riuscito addirittura a guadagnare un paio di secondi sullo scatenato Pogacar che ha preferito non rischiare nelle curve più pericolose, mentre la maglia gialla vi si è gettata a capofitto andando a lambire le transenne più di una volta.
L’olandese ha certamente meritato di mantenere il simbolo del primato, cosa nella quale egli stesso non credeva, vista anche la incombente presenza a soli 8 secondi di Alaphilippe che nel 2019 aveva disputato una grandissima prova contro il tempo in quel di Pau.
Il campione del mondo in linea invece ha deluso, solo quattordicesimo ad 1:11 dal vincitore, peggio di Uran che non è male contro il tempo, ma ha comunque 34 anni. Alaphilippe però, in virtù del vantaggio accumulato nelle prime tappe, resiste davanti ai vari big (eccetto Pogacar) in quarta posizione e 48 secondi della maglia gialla.
Molto negativa la prova di Geraint Thomas che già nelle prime tappe non era sembrato in condizione. Il gallese ha accusato un ritardo di 1:18 sul traguardo, solo 26 secondi meglio del compagno di squadra Carapaz che però è uno scalatore puro, di bassa statura e del tutto inadatto a prove come quella odierna.
A ciò va aggiunto il fatto che questa cronometro arrivava al quinto giorno di gara quando i corridori hanno ancora molte energie e, quindi, in un momento in cui le differenze tra gli specialisti ed i meno adatti a questo tipo di sforzo sono più marcate.
In questo senso, anche se Carapaz ha accusato un ritardo di ben 1:44 può ritenersi certamente meno deluso rispetto a Geraint Thomas che rimane dietro di lui in classifica generale. Il migliore degli Ineos è stato Richie Porte che ha concluso la sua prova in nona posizione con un passivo di 55 secondi dal vincitore della tappa. A questo punto, è lecito ipotizzare che Thomas possa essere utilizzato come diversivo per favorire attacchi di Carapaz. L’ecuadoregno è uno che non si spaventa ad attaccare da lontano, come fece al giro d’italia a Courmayeur quando andò a prendersi la rosa per tenerla sino a Verona, e Thomas è un corridore cui, nonostante tutto, non si può conceder troppa libertà. Richie Porte, uscito di classifica per note vicende, dovrebbe invece rivestire il ruolo di gregario di lusso.
In ogni caso, nel week end sulle alpi, potremmo avere ulteriori conferme di queste considerazioni.
Molto lontani tutti gli altri, i vari Lopez, Yates Quintana, Nibali hanno accusato distacchi molto consistenti.
Si tratta di uomini comunque di grande valore che potrebbero animare la sfida sulle montagne e potrebbero avere un piccolo margine di manovra visto il distacco.
In particolare è Lopez che potrebbe sperare in un po’ di libertà nel week end visto il suo distacco di oltre 5 minuti. Il buon Migul Angel è un corridore generoso che sulle alte montagne è in grado di offrire delle buone prove.
La classifica generale, uscita riscritta dalla tappa di oggi, ha però ancora una fisionomia difficilmente decifrabile e si dovrà aspettare il week end sulle alpi (quest’anno piuttosto soft) per avere qualche conferma.
La tappa di dopodomani con arrivo a Le Creusot ed un finale complicato potrebbe già ispirare qualche scaramuccia, mentre domani ci sarà terreno per gli sprinter.
L’unica certezza è che, al momento, Pogacar è nettamente il più forte, ma il Tour è lungo e quello che è successo lo scorso anno insegna che non si può mai essere sicuri.
Benedetto Ciccarone

Pogacar esulta al traguardo di Laval (Getty Images)

