COPPI E BARTALI, VITTORIA DI HAYTER A LONGIANO E MAGLIA A DUNBAR
È festa INEOS Grenadiers nella seconda tappa della Settimana Internazionale Coppi e Bartali con il successo di Ethan Hayter davanti a Matteo Sobrero (Team BikeExchange – Jayco) e al compagno di squadra Ben Tulett, mentre Eddie Dunbar prende il comando della generale davanti proprio ai primi tre classificati di oggi.
La seconda frazione della Coppi e Bartali ripartiva da Riccione con un percorso di 166 chilometri relativamente pianeggiante nel primo terzo di corsa, per poi entrare in un circuito con la salita di Roncofreddo, 5.4 chilometri al 4.2%, seguita immediatamente dopo una breve discesa dalla salita verso Monteleone, più impegnativa, con 2300 metri al 6.6% e pendenze in doppia cifra. Al termine dello strappo seguiva una lunga discesa e 3000 metri pianeggianti che preludevano ad un muro intenso di 900 metri al 10% verso il traguardo finale. A questo punto la corsa restava nel circuito con 4 giri da compiere da 23 chilometri da compiere, l’unica differenza consisteva nella salita verso Roncofreddo, che ad eccezione del muro iniziale prevedeva una strada lievemente in salita (includendo il muro iniziale la salita misurava 7 chilometri con una pendenza media del 3.5%, dopo la zona di arrivo le pendenze massime arrivavano al 6%).
Per una frazione così i favoriti d’obbligo erano i due vincitori dello sprint di gruppo nella giornata di ieri, Ethan Hayter (INEOS Grenadiers) e Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix), anche se diversi altri atleti avevano chance di ben figurare, in particolar modo Marc Hirschi (UAE – Team Emirates).
Nei primi chilometri di corsa, una caduta causava il ritiro di uno dei possibili favoriti per la classifica finale, Tobias Foss (Jumbo-Visma), che si andava così ad aggiungere alle non partenze di Milan Menten (Bingoal Pauwels Sauces WB) e Veljko Stojnik (Team Corratec).
Dopo circa quindici chilometri riusciva a sganciarsi la fuga di giornata formata da Patrick Gamper (BORA – hansgrohe), Julius Van den Berg (EF Education-EasyPost), Edoardo Zardini (Drone Hopper – Androni Giocattoli) e Samuele Zambelli (Work Service Vitalcare Vega), anche Luca Covilli (Bardiani-CSF-Faizanè) provava ad aggiungersi a loro dovendo però arrendersi.
Il vantaggio massimo della fuga raggiungeva i 4’45” con il gruppo guidato dalla Alpecin-Fenix, che riduceva il distacco a tre minuti ai -105 quando Van der Poel e Oscar Riesebeek (Alpecin-Fenix) a causa del loro forte ritmo sul primo passaggio della salita di Monteleone si avvantaggiavano sul resto del gruppo. Omer Goldstein (Israel – Premier Tech) era il primo atleta a chiudere su di loro. In un secondo momento erano Cian Uijtdebroeks (BORA – hansgrohe) e Johannes Staune-Mittet (Jumbo-Visma) ad unirsi al gruppetto inseguitore che riducevano drasticamente il vantaggio della fuga.
A circa 95 chilometri dal traguardo il gruppo si ricompattava, ma ormai con diversi corridori che avevano perso contatto, sul primo passaggio del muro di Longiano si avvantaggiava Kristian Sbaragli (Alpecin-Fenix) causando nel gruppo una divisione con una quarantina di atleti guidati dalla INEOS Grenadier, dove Gijs Leemreize (Jumbo-Visma) attaccava per inseguire con Sbaragli la testa della corsa, insieme a Zambelli che aveva perso contatto dalla fuga. Il gruppo chiudeva però su questo tentativo ai -87 continuando a recuperare sulla fuga fino a un margine di trenta secondi dieci chilometri più avanti. A questo punto però il gruppo lasciava alla fuga mantenere un po’ di margine, con i tre fuggitivi che aumentavano il vantaggio di un minuto, fino a quando Riesebeek non tentava nuovamente un’azione a ridosso del secondo passaggio sul muro di Longiano che serviva a favorire l’attacco di Van der Poel un paio di minuti più tardi. Sulla coppia Alpecin-Fenix riuscivano a portarsi sotto Diego Ulissi e Andres Camilo Ardila (UAE – Team Emirates), Ben Tulett (INEOS Grenadiers), Vincenzo Nibali (Astana), Uijtdebroeks e Matteo Carboni (selezione nazionale italiana). In pochi chilometri questi atleti riprendevano la fuga mantenendo un margine di appena 15” su un gruppo guidato dagli uomini della Trek – Segafredo. Sulla seguente salita di Monteleone, il leader della generale, Mauro Schmid (Quick-Step Alpha Vinyl Team), perdeva contatto dal gruppo che si riportava sugli attaccanti, andando nuovamente a sgretolare il gruppo sotto il ritmo della INEOS Grenadiers. Sul penultimo passaggio del Muro di Longiano si vedeva nuovamente azione con Jan Polanc (UAE – Team Emirates) e Floris De Tier (Alpecin-Fenix) che non riuscivano però ad avvantaggiarsi sotto il ritmo di Geraint Thomas, mentre Schmid veniva già segnalato a 4’30” e quindi totalmente fuori dalla lotta per la classifica.
Il ritmo di Thomas non permetteva a nessuno di accelerare finché Erik Fetter (Eolo – Kometa) a ridosso della discesa sull’ultimo passaggio della salita di Roncofreddo non attaccava per prendere con un vantaggio di 11” la salita di Monteleone, dove si muoveva immediatamente Ethan Hayter (INEOS Grenadiers) seguito anche da De Tier e Simon Carr (EF Education-EasyPost). Nel frattempo che una parte del gruppo riusciva a riportarsi sulla testa, Van der Poel veniva segnalato in difficoltà con un ritardo di 30”. In discesa si andavano però a ricompattare diversi attardati, con l’eccezione però di Van der Poel, mentre Ardila riusciva a prendere il muro finale con una decina di secondi di vantaggio su circa 25 atleti rimanenti. Il gruppo procedeva a velocità costante andando a chiudere su Ardila intorno agli ultimi 500 metri, quando al termine del muro mancavano circa 100 metri. Tulett lanciava quindi una lunga volata per il suo capitano Hayter che usciva negli ultimi 50 metri vincendo davanti a Matteo Sobrero (Team BikeExchange – Jayco) e allo stesso Tulett. Nonostante alcune difficoltà Dunbar riusciva a rimanere nello stesso gruppo andando a prendere la leadership della classifica con 6” sul compagno di squadra Hayter, 14” su Sobrero e 16” su Tulett. I principali attardati di oggi sono stati Filippo Zana (Bardiani-CSF-Faizanè) a 1’18”, Van der Poel a 1’19”, Mattia Cattaneo (Quick-Step Alpha Vinyl Team), mentre l’ormai ex leader della classifica Schmid arrivava a 15’54”.
Domani ci sarà la tappa regina di questa corsa con un percorso a San Marino senza quasi nessuna pianura e un difficilissimo circuito nel finale con 4000 metri di dislivello compressi in appena 147 chilometri di corsa. Una frazione che potrebbe ispirare un brillante Nibali, anche se probabilmente la condizione non è ancora al meglio.
Carlo Toniatti.

Il successo di Ethan Hayter a Longiano (Dario Belinghery/Getty Images)
OK O’CONNOR, LA MOLINA E’ TUA. TAPPA E MAGLIA PER L’AUSTRALIANO
Sul primo arrivo in quota del Giro di Catalogna 2022, Ben O’Connor (Team AG2R) attacca a circa 5 km dall’arrivo mantenendo un vantaggio tale da non essere più ripreso. La bella azione dell’australiano gli consente di ottenere la prima vittoria stagionale e soprattutto di salire in vetta alla classifica generale, che domani subirà un altro scossone sull’arrivo in salita di Boi Taull, decisamente più difficile.
Al Giro di Catalogna 2022 iniziano le prime vere insidie altimetriche con la terza tappa che parte da Perpignan e termina a La Molina dopo 161.1 km. Il Mont-Louis, la Collada de Toses e l’arrivo in cima a La Molina daranno una prima setacciata alla classifica generale e vedremo se e come i ciclisti rimasti attardati ieri – primo fra tutti Simon Yates (Team BikeExchange Jayco) – reagiranno al ritardo in classifica generale. Da verificare anche la tenuta di Jonas Hvideberg (Team DSM), attuale maglia biancoverde e molto attivo nelle tappe iniziali. Dopo la partenza da Perpignan dovevano trascorrere una ventina di km prima di vedersi concretizzata la fuga di giornata. Dopo diversi attacchi e contrattacchi nelle prime posizioni del gruppo riuscivano ad evadere in quattro: Casper Pedersen (Team DSM), Ander Okamika (Team Burgos BH), Simone Petilli (Team Intermarchè Wanty Gobert) e Mikel Bizkarra (Team Euskaltel Euskadi). Il terzetto di testa iniziava la scalata verso il primo GPM di Mont-Louis con oltre 6 minuti di vantaggio sul gruppo. Era Okamika a scollinare per primo mentre nel gruppo inseguitore si segnalavano in difficoltà i velocisti e soprattutto la maglia bianco verde Hvideberg. Okamika si aggiudicava anche il successivo traguardo volante di llivia posto al km 97.7. Era invece Petilli a conquistare il secondo traguardo volante di Puigcerdà posto al km 107. Il Team Movistar accelerava in vista delle prime rampe della Collada de Toses, secondo GPM in programma di oltre 20 km che si stagliava nella seconda parte della tappa, anche se le pendenze superavano raramente il 5%. A 50 km dall’arrivo la fuga aveva 5 minuti di vantaggio sul gruppo. Okamika scollinava in prima posizione mentre il gruppo aveva ridotto sensibilmente il suo ritardo dalla fuga e passava il GPM con poco più di 2 minuti da recuperare sul drappello di testa. Nella discesa successiva una decisa accelerazione del Team Jumbo Visma allungava il gruppo che si avvicinava sempre di più al quartetto di testa. A 11 km dall’arrivo, sulle prime rampe della salita verso La Molina, Hvideberg alzava definitivamente bandiera bianca lasciandosi sfilare nelle retrovie. Erano Team Jumbo Visma e Team Israel Premier Tech a imporre un ritmo vivace nelle prime posizioni. Dal gruppo scattava Henri Vandenabeele (Team DSM) che nel giro di un km riusciva a raggiungere e staccare Bizkarra, l’ultimo dei fuggitivi che era rimasto in testa. Team Movistar e Team BikeExchange aumentavano l’andatura ed il gruppo dei migliori si assottigliava sempre di più. Nel frattempo Ben O’Connor (Team AG2R) aveva raggiunto Vandenabeele in testa alla corsa. A 7 km dall’arrivo Simon Yates (Team BikeExchange) si staccava, probabilmente ancora dolorante dopo la botta subita nel finale della seconda tappa. Uno strenuo O’Connor si lasciava alle spalle Vandenabeele a 5 km dall’arrivo. L’australiano manteneva un vantaggio costante sul gruppo inseguitore intorno ai 20 secondi e andava a trionfare a braccia alzate sul traguardo di La Molina nonostante il veemente ritorno del gruppo. A 6 secondi si piazzava in seconda posizione, regolando il gruppetto degli inseguitori, Juan Ayuso (UAE Team Emirates) mentre terzo era Nairo Quintana (Team Arkea Samsic). Chiudevano la top five Sergio Higuita (Team Bora Hansgrohe) in quarta posizione e Joao Almeida (Team Quick Step Alpha Vinyl) in quinta posizione. Da sottolineare anche il buon settimo posto di Giulio Ciccone (Team Trek Segafredo), giunto con i primi alle spalle di O’Connor. Oltre ad ottenere la prima vittoria del 2022, O’Connor sale al primo posto in classifica generale indossando la maglia biancoverde di leader, con 10 secondi di vantaggio su Ayuso e 12 secondi di vantaggio su Quintana. Domani è in programma la quarta tappa da La Seu d’Urgell a Boi Taull. Quest’ultima è una delle salite più note della Catalogna e verrà scalata al termine di una frazione che vedrà nelle gambe dei ciclisti anche le fatiche accumulate sui precedenti Coll de Boixols e Port de le Creu de Perves. Sono tutte salite di prima categoria che daranno un altro scossone alla classifica generale e metteranno in pole position i veri pretendenti alla vittoria finale. La classifica è ancora abbastanza corta, con 20 ciclisti in 25 secondi e non sembra esserci ancora un ciclista nettamente più forte degli altri. La grande insidia, oltre alle mere salite, può essere la presenza di nevicate, che secondo le previsioni potrebbero verificarsi durante lo svolgimento della tappa, specialmente in alta quota.
Giuseppe Scarfone

Ben O'Connor vince a La Molina (foto: Luis Angel Gomez/SprintCyclingAgency)
COPPI E BARTALI, SUCCESSO DI MAURO SCHMID A RICCIONE
Mauro Schmid (Quick-Step Alpha Vinyl Team) ha vinto la tappa iniziale della Coppi e Bartali battendo in volata Eddie Dunbar (INEOS Grenadiers) al termine di un’azione durata venticinque chilometri. Nel gruppo Ethan Hayter (INEOS Grenadiers) ha vinto lo sprint per il terzo posto, mentre Thomas Presenti (Beltrami TSA – Tre Colli) è stato l’azzurro meglio classificato al sesto posto.
La trentasettesima edizione della Settimana Internazionale Coppi e Bartali si presenta in maniera inedita. Una corsa estremamente impegnativa con 5 giorni di salita, tre dei quali tra Romagna-San Marino e il finale inconsueto con due tappe in Toscana. Un percorso molto adatto agli scalatori avendo tantissimo dislivello, in particolare nella tappa Sammarinese.
Anche la startlist è di primissimo piano con la presenza di Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan Team), Alberto Bettiol (EF Education-EasyPost), Geraint Thomas e Ethan Hayter (INEOS Grenadiers), Chris Froome (Israel – Premier Tech) all’esordio stagionale dopo gli ennesimi problemi fisici, Remy Cavagna e Mattia Cattaneo (Quick-Step Alpha Vinyl Team), Kevin Colleoni e Matteo Sobrero (Team BikeExchange – Jayco), Tobias Foss (Jumbo-Visma), Gianluca Brambilla (Trek – Segafredo), Filippo Zana (Bardiani-CSF-Faizanè), Natnael Tesfatsion (Drone Hopper – Androni Giocattoli), Diego Ulissi e Marc Hirschi (UAE Team Emirates), ma il nome più altisonante, senza ombra di dubbio, è quello di Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix) presente per fare più giorni gara possibile prima del Giro delle Fiandre e della Parigi-Roubaix.
La prima tappa di 163 chilometri con partenza da Riccione e arrivo nella stessa cittadina del lungomare romagnolo era una delle frazioni più adatte ad un arrivo in volata ristretta, seppur il percorso era molto mosso con ben 3000 metri di dislivelli e una sequenza di salite difficili tra il chilometro 120 e 140 con la Grotta di Onferno, 2.6 chilometri al 5.8%, uno strappo non categorizzato GPM di 1000 metri al 10% e il Montefiore Conca, salita di 3 chilometri al 9.5%. Dopo il GPM 25 chilometri più facili potevano permettere un ricompattamento in gruppo, con un’ultima salita di San Clemente, 2.2 chilometri al 4.3% con qualche tratto impegnativo ai -11.
Dopo una decina di chilometri di battaglia si creava il tentativo di fuga comprendente Giovanni Bortoluzzi (Work Service Vitalcare Vega), Tom Paquot (Bingoal Pauwels Sauces WB), Simon Pellaud (Trek-Segafredo) e Gidas Umbri (Team Colpack Ballan). La EOLO-Kometa aveva provato a riprendere questo tentativo, dovendo però arrendersi dopo qualche chilometro, col ritardo che cresceva fino ai quattro minuti con un gruppo guidato dalla Alpecin-Fenix, mentre la INEOS Grenadiers aumentava il ritmo intorno a un terzo di gara. Prima della sequenza finale di salite il ritardo scendeva a 2’ con un gruppo tirato dalla UAE Team Emirates e dalla BORA – hansgrohe. Durante la frazione, erano tantissime le cadute segnalate, inclusa quella di Paquot nella prima discesa che la fuga imboccava con 38” sul gruppo, il quale aveva già ripreso il fuggitivo Umbri. Sulla salita successiva Pellaud era l’ultimo a venire ripreso sulla spinta della Jumbo-Visma, la quale portava l’attacco da parte di Loe Van Belle. L’atleta olandese, classe 2002, veniva però presto ripreso sul Montefiore Conca dove l’andatura si faceva estremamente alta andando a ridurre il numero di unità del gruppo drasticamente. Oltre ad un’atleta della EF Education-EasyPost, avveniva un altro attacco, più importante, ad opera di Eddie Dunbar (INEOS Grenadiers). L’inseguimento sulla salita era condotto dalla Quick-Step scollinando con un ritardo di 17” dal ciclista irlandese. Mauro Schmid (Quick-Step Alpha Vinyl Team) riusciva in solitaria ad aggiungersi al tentativo evadendo in discesa. A questo punto, l’inseguimento era preso in carico dalla UAE Team Emirates in un gruppo ridotto a 20 atleti, il quale perdeva quarantacinque secondi ai -15, mentre un secondo gruppo era attardato altri 25” da loro. Alpecin-Fenix era l’altro team che collaborava nel primo gruppo, mentre la Bingoal Pauwels Sauces WB nel secondo.
Nel tratto finale il ritardo si assottigliava velocemente, ma era troppo tardi, lasciando quindi davanti i due giocarsi il successo, con Dunbar che lanciava una volata lunga, ma veniva sopravanzato da Schmid che conquistava così la prima tappa e la maglia di leader della corsa. Il gruppo inseguitore arrivava a 16“ con Hayter a regolare Van der Poel. Gli attardati più importanti erano Filippo Zana, Mattia Cattaneo e Kevin Colleoni arrivato con 1’14” di ritardo, invece Alberto Bettiol e Chris Froome sono arrivati con oltre 10’ di ritardo.
Il migliore degli italiani al traguardo è stato Thomas Presenti, giungendo sesto.
Nella tappa di domani da Riccione a Longiano di 167 chilometri è previsto un circuito conclusivo impegnativo col finale posto su un muro di 900 metri al 10%, ideale sulla carta per Van der Poel, ma anche per Hayter.
Carlo Toniatti.

Mauro Schmid conquista il successo a Riccione (Massimo Fulgenzi/SprintCyclingAgency)
GROVES NON CADE E VINCE A PERPIGNAN. HVIDEBERG E’ LA NUOVA MAGLIA VERDE
Kaden Groves (Team BikeExchange Jayco) vince con autorità la volata di Perpignan nella seconda tappa del Giro di Catalogna 2022, in un finale convulso caratterizzato da ventagli e cadute che spezzettano il gruppo. Jonas Hvideberg (Team DSM) grazie agli abbuoni conquistati durante la fuga è la nuova maglia verde. Domani prima tappa per uomini di classifica con l’arrivo in salita a La Molina.
Dopo la vittoria in volata di Michael Matthews (Team BikeExchange Jayco) nella prima tappa e soprattutto dopo il grande spavento per Sonny Colbrelli (Team Bahrain Victorious), accasciatosi per un malore e prontamente assistito dai medici, il Giro di Catalogna 2022 prova a ripartire con la seconda tappa da L’Escala a Perpignan di 202.4 km. Si sconfina inusualmente in Francia puntando costantemente verso nord ed attraversando la parte costiera dei Pirenei. Le maggiori insidie altimetriche verranno affrontate intorno a metà tappa, dal km 90 al km 150, con i tre GPM in rapida sequenza del Coll de sa Perafita, del Coll del Frare e del Coll des Belitres. Una volta giunti in Francia, da Banyuls-sur-Mer a Perpignan restano una cinquantina di km sostanzialmente pianeggianti che dovrebbero favorire le squadre dei velocisti per una volata di gruppo molto probabile. Da L’Escala, oltre a Colbrelli, non partiva neanche il compagno di squadra Jack Haig. Dopo una decina di km si formava la fuga di giornata grazie all’azione di tre ciclisti: Jonas Iversby Hvideberg (Team DSM), Adrià Moreno (Team Burgos BH) e Joan Bou (Team Euskaltel Euskadi). Dopo 30 km il vantaggio della fuga nei confronti del gruppo era di oltre 4 minuti. Dopo 50 km il vantaggio era aumentato a 5 minuti. Era in particolare il Team BikeExchange Jayco a dettare il ritmo in testa al gruppo. Hvideberg scollinava per primo sul Coll de sa Perafita, primo GPM in programma posto al km 107.9. Bou vinceva il traguardo volante di Port de la Selva posto al km 116, mentre poco più tardi Hvideberg faceva suo il secondo traguardo volante di Llançà posto al km 123.3. La fuga iniziava l’ascesa del Coll de Frare, secondo GPM di giornata, con poco più di 2 minuti di vantaggio sul gruppo inseguitore, nel quale una caduta di sette ciclisti coinvolgeva anche Andrea Bagioli, uno dei capitani del Team Quick Step Alpha Vinyl. Tutti e sette i ciclisti si rimettevano in sella e proseguivano. Sul successivo Coll del Frare posto al km 134.4 il primo a scollinare era Bou. Lo spagnolo si ripeteva nuovamente sul Coll des Belitres, andando a scollinare in prima posizione. La corsa entrava così in territorio spagnolo. A 55 km dall’arrivo il terzetto di testa aveva 1 minuto e 40 secondi di vantaggio su un gruppo che aveva accelerato e che nelle salitelle di metà tappa aveva perso alcuni ciclisti che almeno sulla carta sembrava potessero dire la loro in classifica generale, come Richie Porte (Team INEOS), Antwan Tolhoek (Team Trek Segafredo) e Marc Soler (UAE Team Emirates). In particolare l’australiano era costretto ad abbandonare la corsa. A 40 km dall’arrivo il vantaggio della fuga sul gruppo era sceso a 1 minuto e 10 secondi. Il gruppo riprendeva la fuga a 27 km dall’arrivo. A 23 km dall’arrivo Carlos Rodriguez (Team INEOS) era vittima di una foratura e cambiava al volo la bici, mettendosi a inseguire il gruppo e riuscendo a riprendere la coda dopo qualche km grazie all’aiuto di un paio di compagni. A 16 km dall’arrivo una curva a gomito verso destra provocava un vistoso rallentamento che creava confusione e lasciava nelle retrovie Simon Yates, il capitano del Team BikeExchange Jayco per la classifica generale. Vento e ventagli non mancavano nel tratto finale ed il gruppo si spezzettava sempre di più. Le squadre più attive in testa erano Team Movistar, Team Jumbo Visma e Team INEOS. A giocarsi la volata sul traguardo di Perpignan giungeva un gruppo di una quarantina di unità. Era Kaden Groves (Team BikeExchange Jayco) ad avere la meglio su Phil Bauhaus (Team Bahrain Victorious) ed Hugo Hofstetter (Team Cofidis). Chiudevano la top five Ethan Vernon (Team Quick Step Alpha Vinyl) in quarta posizione e Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates) in quinta posizione, mentre la maglia biancoverde Matthews non faceva meglio del settimo posto. Il ventitreenne australiano ottiene la sua prima vittoria stagionale dopo altre belle prestazioni offerte al Tour of Oman ed alla Tirreno Adriatico, dove aveva raccolto complessivamente due secondi e tre terzi posti. Il gruppo con Yates giungeva al traguardo con 33 secondi di ritardo ed il britannico dovrà attaccare già domani se vuole risalire in classifica. Grazie agli abbuoni conquistati Hvideberg scalza proprio Matthews ed è il nuovo leader della classifica generale con 1 secondi di vantaggio sull’australiano. Domani è in programma la terza tappa da Perpignan a La Molina di 161.1 km. Si può parlare di una tappa pirenaica ‘light’, poiché ritornando in Spagna si affronteranno tre GPM lunghi ma non impossibili come Mont Saint-Louis, Collada des Toses e La Molina. Sono comunque classificati di prima categoria ed assisteremo quasi certamente alle prime scaramucce tra i pretendenti alla vittoria finale.
Giuseppe Scarfone

Kaden Groves vince a Perpignan (foto: Getty Images)
CATALOGNA 2022, MATTHEWS VINCE LA PRIMA TAPPA, PAURA PER COLBRELLI.
Dopo il quarto posto alla Milano Sanremo, Michael Matthews (Team BikeExchange Jayco) vola in Catalogna e fa sua la prima tappa con una volata di grande potenza in quel di Sant Feliu de Guixols, al termine di una giornata caratterizzata da pioggia e vento. L’australiano parte lungo e mantiene un margine che nessuno riesce a colmare sulla strada in costante ascesa. Matthews veste la prima maglia biancoverde e può confermarsi già domani nella seconda tappa ancora favorevole alle ruote veloci. Malore di Colbrelli subito dopo l’arrivo
Il Giro di Catalogna 2022 presenta un percorso classico, con sette tappe in linea che strizzano l’occhio agli scalatori. Non sono salite ripide come quelle dei Paesi Baschi, ma i ciclisti che vorranno emergere dovranno avere comunque un buon feeling con le salite. Già la prima tappa di poco più di 171 km da Sant Feliu de Guixols a Sant Feliu de Guixols vede tre GPM non banali che potrebbero incidere da subito sulla classifica generale. Il primo GPM, l’Alto de Santa Pellaia, dopo una ventina di km, può essere un buon trampolino di lancio per la prima fuga della corsa catalana. Nel finale, l’Alt de la Ganga e l’Alt de la Romanyà, metterà ulteriore pepe sulla corsa, che potrebbe esplodere proprio sull’ultimo GPM in programma. Dallo scollinamento all’arrivo mancheranno circa 25 km molto veloci con parecchia discesa e un finale con diversi saliscendi che potrebbero favorire ulteriori attacchi. Una delle squadre faro della corsa sarà l’INEOS, che in Catalogna porta una squadra con addirittura quattro potenziali capitani (Porte, Carapaz, Sivakov e Carlos Rodriguez), pur facendo a meno di Adam Yates, il vincitore dell’edizione 2021. Dopo la partenza sotto un cielo grigio il primo tentativo di fuga era portato da tre ciclisti: Adrià Moreno (Team Burgos BH), Raul Garcia Pierna (Team Kern Pharma) e Gotzon Martin (Team Euskaltel Euskadi. Il terzetto veniva ripreso nel giro di un paio di km. Sull’Alt de Santa Pellaia, primo dei tre GPM in programma oggi, attaccava Alex Molenaar (Team Burgos BH), inaugurando una nuova serie di attacchi e contrattacchi da parte di numerosi ciclisti. Molenaar riusciva a scollinare in prima posizione pochi istanti prima di essere ripreso dal gruppo nella discesa successiva. Un gruppetto di sei ciclisti riusciva ad evadere dal gruppo dopo una trentina di km. I sei erano Jetse Bol (Team Burgos BH), Marco Brenner (Team DSM), Jonathan Caicedo (Team EF Education EasyPost), Carlos Canal ed Antonio Jesus Soto (Team Euskaltel Euskadi) e Raul Garcia Pierna, quest’ultimo già protagonista del primo tentativo di fuga. Dopo 60 km il vantaggio della fuga era di poco superiore ai 3 minuti. Il gruppo accelerava improvvisamente anche perché il vento abbastanza sostenuto permetteva la formazione di ventagli. I fuggitivi venivano ripresi a 73 km dall’arrivo, una decina di km prima dell’inizio dell’Alt de la Ganga, secondo GPM in programma. Era Rohan Dennis (Team Jumbo Visma) che scollinava per primo. A 46 km dall’arrivo un nuovo tentativo d’attacco veniva portato da Pieter Serry (Team Quick Step Alpha Vinyl), Bruno Armirail (Team Groupama FDJ), Theo Delacroix (Team Intermarchè Wanty Gobert), Jonas Iversby Hvideberg (Team DSM), ed i sempre presenti Caicedo e Molenaar. Hvideberg si aggiudicava il traguardo intermedio di Sant Feliu de Guixols posto al km 134.5. Il gruppo di testa affrontava il GPM dell’Alt de Romanyà con 1 minuto di vantaggio sul gruppo inseguitore e sotto una forte pioggia. Più dietro era segnalato Jai Hindley, uno dei capitani del team Bora Hansgrohe, ritardato da un salto di catena. Caicedo eda il primo fuggitivo ad essere ripreso, a circa 1 km e mezzo dallo scollinamento. Erano Team Movistar, Team Trek Segafredo e Team INEOS a farsi vedere nelle prime posizioni del gruppo. Hvideberg scollinava in prima posizione. Erano le squadre dei velocisti a prendere in mano le redini dell’inseguimento quando mancavano una ventina di km al termine. Molto attive in testa al gruppo erano Team Bahrain Victorious e Team DSM. Richard Carapaz (Team INEOS) veniva coinvolto in una caduta a 12 km dal termine ma rientrava prontamente in gruppo scortato dai compagni di squadra Plapp e Castroviejo. Una decisa accelerazione di Rohann Dennis riportava il gruppo sugli attaccanti che venivano definitivamente ripresi a 8 km dall’arrivo. Il gruppo giungeva compatto sotto lo striscione dell’ultimo km, da dove la strada si impennava leggermente fino all’arrivo. Lo sprint, praticamente in salita, premiava un coriaceo Michael Matthews (Team BikeExchange Jayco) che impostava una volata lunga a 400 metri dal traguardo e riusciva a resistere al ritorno degli avversari. Sonny Colbrelli (Team Bahrain Victorious) era secondo mentre in terza posizione si classificava Quentin Pacher (Team Groupama FDJ). Chiudevano la top five Andrea Bagioli (Team Quick Step Alpha Vinyl) in quarta posizione e Sergio Higuita (Team Bora Hansgrohe) in quinta posizione. Subito dopo l’arrivo Colbrelli si accasciava per un improvviso malore e si rendevano necessari l’intervento dell’ambulanza e un massaggio cardiaco. Matthews ottiene così la prima vittoria del 2022 e sale al primo posto in classifica generale indossando la maglia bianco verde di leader con 4 secondi di vantaggio su Colbrelli e 6 secondi di vantaggio su Pacher. Domani è in programma la seconda tappa da L’Escala a Perpignan. Si sconfina in Francia per una tappa che presenta le maggiori insidie a metà percorso, dove i ciclisti saranno attesi da tre GPM che potrebbero stimolare l’azione di qualche coraggioso. Il finale senza rilevanti difficoltà altimetriche ci fa però propendere per una nuova volata.
Giuseppe Scarfone

Michael Matthews vince a Sant Feliu de Guixols (foto: Marca.com)
PER SEMPRE ALFREDO, ESORDIO STAGIONALE VINCENTE PER HIRSCHI
Marc Hirschi (UAE – Team Emirates) ha conquistato il successo alla Per Sempre Alfredo con un attacco nel finale. Dion Smith (Team BikeExchange – Jayco) ha vinto la volata per il secondo posto davanti a Remy Mertz (Bingoal Pauwels Sauces WB). Il migliore degli italiani è stato Alessandro Fedeli (Selezione italiana) chiudendo al quarto posto.
La seconda edizione della Per Sempre Alfredo, corsa organizzata dal medesimo comitato dedicato al grande CT Alfredo Martini, presentava un percorso completamente diverso rispetto all’anno passato.
L’anno scorso il percorso da Firenze a Sesto Fiorentino prevedeva 3 giri di un circuito di Fiesole con le Croci di Calenzano a metà percorso e un finale interamente pianeggiante con circuito a Sesto Fiorentino, mentre quest’anno la partenza è rimasta nel circuito di Fiesole con due giri da compiere, per poi avere la fase centrale di corsa nella valle del Mugello con un percorso mosso, prima di ritornare verso Sesto Fiorentino con le Croci di Calenzano. Il finale quest’anno però prevedeva un percorso impegnativo con un circuito di 22 chilometri e la salita di Collina, 3600 metri al 6.1% divisa in due tronconi impegnativi con punte in doppia cifra. L’ultimo passaggio a Collina avveniva ad appena 8 chilometri dall’arrivo, quasi interamente in discesa per raggiungere l’arrivo di Sesto dopo 173 chilometri.
Per quanto riguardava le squadre partecipanti il livello si è leggermente alzato con la presenza di 3 squadre WT, contro le 2 della prima edizioni, BORA – Hansgrohe con il velocista Matthew Walls e il giovanissimo talento Cian Uijtdebroeks, il Team BikeExchange – Jayco con Dion Smith e Matteo Sobrero, mentre l’UAE Team Emirates schierava principalmente Marc Hirschi, al debuto stagionale dopo una chirurgia al bacino affrontata a gennaio e in ricerca di riscatto dopo una stagione difficile.
Tra gli altri atleti più interessanti erano presenti Nicola Conci, Marco Canola e Kristian Sbaragli (Selezione italiana), Filippo Fiorelli (Bardiani-CSF-Faizanè), Natnael Tesfatsion e Jefferson Alexander Cepeda (Drone Hopper – Androni Giocattoli), Edward Ravasi e Alessandro Fancellu (EOLO-Kometa) e Gianmarco Garofoli (Astana Qazaqstan Development Team).
La prima sorpresa di giornata era la non partenza di Ravasi che poteva essere tra i papabili di oggi, mentre sulla prima salita di Fiesole si sganciava la fuga di giornata comprendente Didier Norberto Merchan Cardona (Drone Hopper – Androni Giocattoli) e Lorenzo Milesi (Selezione italiana). Mentre Federico Burchio (Work Service Vitalcare Vega) tentava di unirsi a loro in un secondo momento, arrendendosi però intorno al sessantesimo chilometro di corsa.
A compiere l’inseguimento nel gruppo era la UAE Team Emirates che manteneva il ritardo intorno ai cinque minuti. Sulla salita di Montecarelli, ai -90, Milesi restava al comando in solitaria, mentre il gruppo ridotto ad una settantina di atleti aumentava progressivamente il suo passo andando a riprenderlo sul secondo passaggio della salita di Collina. Una volta che i corridori transitavano per la penultima volta sull’arrivo Fiorelli, Marco Tizza (Bingoal Pauwels Sauces WB) e Uijtdebroeks attaccavano, riuscivano ad aggiungersi a loro Marco Canola, Patrick Gamper (BORA – Hansgrohe) e Kenny Molly (Bingoal Pauwels Sauces WB). Questi atleti riuscivano a guadagnare al massimo 20” con il gruppo che riusciva a riprenderli sull’ultima scalata di Collina. Marc Hirschi attaccava secco nel tratto più duro riuscendo a scollinare con 12” sul gruppo, vantaggio che restava abbastanza stabile nel finale riuscendo a conquistare la vittoria, mentre Dion Smith vinceva la volata del gruppo per il secondo posto davanti a Remy Mertz (Bingoal Pauwels Sauces WB). Alessandro Fedeli (Selezione italiana) è stato il migliore degli italiani chiudendo al quarto posto.
Per Hirschi si tratta quindi di un esordio stagionale con successo che lo porterà nei prossimi giorni correrà la Settimana Internazionale Coppi e Bartali dove troverà un parterre di primissimo piano per preparare al meglio le classiche delle Ardenne di aprile.
Carlo Toniatti.

Marc Hirschi festeggia sul traguardo di Sesto Fiorentino (Tommaso Pelagalli/SprintCyclingAgency)
TRA DUE SLOVENI IL TERZO GODE
marzo 19, 2022 by Redazione
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Matej Mohoric ha vinto la centotredicesima edizione dalla Classicissima con una azione perfetta lanciata nella discesa del Poggio, dopo aver resistito alle sfuriate del connazionale Pogacar e di Kragh Andersen.
Dopo aver guadagnato pochi secondi, Mohoric è riuscito a resistere al tentativo di rientro del drappello con Turgis che lo ha insidiato fino a poche centinaia di metri dal traguardo di via Roma.
Slovenia pigliatutto nella prima parte della stagione 2022.
Dopo UAE Tour, Strade Bianche, Parigi-Nizza e Tirreno-Adriatico anche la Sanremo finisce nel palmares di uno sloveno.
Tra due grandi campioni, come Roglic e Pogacar, Mohoric può essere considerato un outsider, la verità però è che Mohoric è un ottimo corridore, uno dei migliori discesisti in gruppo e dotato di grandi doti di guida della bici, come ha dimostrato oggi quando è riuscito a mantenere la barra dritta in due punti in cui ha rischiato il volo andando davvero al limite.
Mohoric ha adottato l’unica tattica possibile per lui, non ha mai messo il naso fuori, ha solo pensato a restare nel gruppo principale, a resistere sulla Cipressa e sul Poggio e poi dare tutto nella discesa, sfruttando le sue doti funamboliche. Tornato sull’Aurelia, ha proseguito con un lunghissimo rapporto e, come accaduto negli ultimi anni, è riuscito a mantenere quei pochi secondi che, dopo quasi 300 Km di corsa, sembrano impossibili da annullare.
Pogacar ha fatto quello che tutti si aspettavano, corsa dura con la squadra sulla Cipressa e quattro tentativi di allungo sul Poggio… ma non è bastato.
L’arma che ha consentito allo sloveno di fa man bassa alla Tirreno-Adriatico ed alla Strade Bianche non è stata sufficiente in una corsa apparentemente semplice, ma proprio per questo in realtà davvero complessa, come la Sanremo
La verità è che le pendenze del Poggio, anche se arrivano dopo quasi 290 Km di corsa, possono essere sufficienti per fare la differenza solo se dietro non ci siano uomini assatanati della levatura di Van Aert e di Van der Poel, che sembra essersi ripreso dai recenti problemi.
Tuttavia il Poggio ha presentato comunque fattura a diversi uomini, come ad esempio Primoz Roglic che non è riuscito a rispondere ai continui attacchi fino allo scollinamento.
Se Pogacar ha tentato tre affondi, Kragh andersen ne ha tentato uno solo che, però, è sembrato ancor più violento di quelli del vincitore della ultime due edizioni del Tour de France.
Il danese del Team DSM ha piazzato una rasoiata terribile nel tratto all’8% ed anche Pogacar ha avuto la sua bella gatta da pelare per riuscire a riprendere la ruota dell’avversario, che si stava pericolosamente allontanando.
Van Aert ha puntato a tenere chiunque tentasse di evadere, con l’ovvio intento di infilare tutti in volata dopo la capitolazione dei velocisti puri e la sfortuna di uomini pericolosi come Sagan.
Tutto ciò non è stato sufficiente a fronte del numero offerto dal vincitore di oggi.
La Corsa, partita formalmente dallo storico velodromo Vigorelli che per tanti anni ha ospitato la conclusione del Giro d’Italia, è stata caratterizzata da una lunghissima fuga di giornata che, formata inizialmente da sette uomini, è stata definitivamente annullata quando davanti erano rimasti in due.
Al chilometro zero si sono subito portati in avanti Yevgeniy Gidich (Astana Qazaqstan Team), Artyom Zakharov (Astana Qazaqstan Team), Alessandro Tonelli (Bardiani CSF Faizanè), Filippo Tagliani (Drone Hopper – Androni Giocattoli), Ricardo Zurita (Drone Hopper – Androni Giocattoli) , Filippo Conca (Lotto Soudal) e Samuele Rivi (Eolo-Kometa Cycling Team).
Il drappello guadagna rapidamente un vantaggio che toccherà un massimo di circa 7 minuti, ma è apparso subito evidente che il gruppo non aveva alcuna intensione di lasciare che la fuga prendesse il largo.
Il vantaggio ha a lungo veleggiato intorno ai sei minuti, con la Jumbo che si è presa la briga di controllare la corsa, quasi sempre con uno stoico Jos Van Emden.
Dopo la discesa del Turchino e l’approdo sull’Aurelia, il vento a favore fa il gioco dei battistrada e il loro vantaggio rimane stabile per diversi chilometri.
Sui primi due capi la corsa non vede scossoni, ma sul Berta salta l’accordo tra i battistrada con Conca, Gidich, Rivi, Sevilla Lopez e Tonelli che si avvantaggiano.
Nel gruppo c’è la prima vittima eccellente, il britannico Thomas Pidcock, che perde decisamente terreno in preda ad una brutta crisi, cosa che capiterà poco dopo anche a Conca, costretto addirittura scendere dalla bicicletta a causa dei crampi.
Proprio quando sta per iniziare la salita di Costarainera, com’è altrimenti nota la celebre Cipressa, Sagan accusa un problema meccanico e, nonostante i tentativi messi sulla strada, non riuscirà più a rientrare anche a causa del ritmo elevatissimo che prima Jan Polanc e poi Davide Formolo impongono sulla salita per ordine di Pogacar.
In questa fase il ritmo forsennato degli UAE riduce il gruppo ad una trentina di unità, con molti velocisti puri, come ad esempio Viviani, che perdono definitivamente contatto.
Il ritmo degli UAE prosegue anche nel successivo tratto pianeggiante, mentre davanti sono rimasti soltanto Rivi e Tonelli, che hanno il merito di non mollare, venendo raggiunti solo dopo l’imbocco del Poggio.
Sulla salita Pogacar prova tre allunghi, ma Van Aert non molla un metro e un ottimo Van der Poel pure si affila ad ogni tentativo.
Ad un certo punto anche Roglic si mette in testa, ma si vede subito che la sua pedalata non è efficace.
L’allungo più pericoloso lo piazza Soren Kragh Andersen, una vera rasoiata che riesce a mandare tutti in difficoltà. Pogacar è il primo che riesce a chiudere sul corridore danese, non senza difficoltà. Il rientro dello sloveno fa desistere il danese, che non è esattamente un fulmine in volata, e così anche Van Aert e Van der Poel si riportano sulla coppia, mentre Matthews penserà a riportare sotto altri corridori
Nelle retrovie, invece, una caduta di Cosnefroy apre un buco, con Kwiatowsky e Démare che rimangono attardati.
Si arriva così in cima al Poggio con gruppetto di una decina di unità ma, appena iniziata la discesa, Matej Mohoric apre il gas e inizia una picchiata a folle velocità, prendendosi enormi rischi e riuscendo per due volte ad evitare la caduta con numeri da equilibrista.
Lo sloveno riesce a guadagnare circa 5/6 secondi e, una volta giunto sull’Aurelia. spinge il lungo rapporto.
Nell’ultimo chilometro dal drappello degli inseguitori, riesce ad avvantaggiarsi il francese Antony Turgis, che si avvicina pericolosamente allo sloveno, senza però riuscire a ricucire.
Sul terzo gradino del podio sale un ottimo Van Der Poelk, che ha dimostrato che, quando partecipa ad una gara, intende sempre essere protagonista.
Matej Mohoric non era certo il nome che girava sulle bocche degli addetti ai lavori alla vigilia, tuttavia il fascino intramontabile della Classicissima, l’elemento che la rende una delle corse più amate dagli appassionati, è proprio l’incertezza che la caratterizza, la difficoltà di imbroccare l’azione giusta, pur in un percorso che non sembrerebbe presentare grosse difficoltà.
Ancora una volta si è avuta la conferma del fatto che il lungo chilometraggio è una difficoltà che può fare la differenza e che oggi, a causa della mania insana di ridurre la lunghezza dei percorsi, i corridori non sono più abituati ad affrontare.
Come di consueto la Classicissima, ritornata per quest’anno nella sua tradizionale collocazione in calendario il giorno di San Giuseppe, apre la stagione delle grandi classiche di primavera che ora si sposteranno a nord per offrire agli appassionati il consueto spettacolo su muri e pavè.
Benedetto Ciccarone

Mohoric vince meritatamente la 113a edizione della Milano-Sanremo (foto Marco Bertorello / AFP)
RISBOCCIA LA PRIMAVERA DI ACKERMANN. IL TEDESCO VINCE LA BREDENE KOKSIJDE 2022
Dopo un periodo di appannamento piuttosto lungo e che forse lo ha anche condizionato con il passaggio dal Team Bora Hansgrohe all’Uae Team Emirates, Pascal Ackermann ritrova la verve di un tempo e soprattutto la vittoria in una semiclassica come la Bredene Koksijde Classic in cui aveva già trionfato nel 2019. Battuti Hofstetter e Merlier, quest’ultimo vincitore lo scorso anno.
Mentre appassionati e tifosi di ciclismo sono in fermento per l’attesissima Milano – Sanremo di domani, al Nord continua la sequela di classiche e semiclassiche di un certo livello. Nella settimana che si conclude con la Classicissima si sono già disputate la Nokere Koerse mercoledì ed il GP de Denain giovedì. Oggi è in programma la Bredene Koksijde Classic (ex Handzame Classic) che tradizionalmente strizza l’occhio alle ruote veloci. Tim Merlier (Team Alpecin Fenix) è il vincitore dell’edizione 2021 e si ripresenta alla partenza di Bredene per puntare ad una nuova vittoria dopo la bella affermazione di mercoledì alla Nokere Koerse. Il percorso di 200 km presenta nella parte centrale la doppia scalata di Monteberg e Kemmelberg, a cui seguirà l’ultimo muro del Rodeberg posto però a ben 90 km dall’arrivo. Da quel momento la strada è completamente pianeggiante fino all’arrivo di Koksijde, dove la volata di gruppo sembra inevitabile. Dopo la partenza da Bredene si formavano diversi drappelli di attaccanti in testa alla corsa. Dopo un primo tentativo di Jon Aberasturi (Team Trek Segafredo), Ward Vanhoof (Team Sport Vlaanderen Baloise), Dimitri Peyskens (Team Bingoal Pauwels), Thomas Joseph (Team Minerva Cycling) e Gianni Marchand (Team Tarteletto Isorex), annullato dal Team Bora Hansgrohe, la fuga di giornata partiva dopo 18 km grazie all’azione di altri cinque ciclisti: Patrick Gamper (Team Bora Hansgrohe), Adrien Petit (Team Intermarché Wanty Gobert), Karl Patrick Lauk (Team Bingoal Pauwels), Kasper Saver (Team Minerva Cycling) e Thibau Verhofstadt (Tarteletto Isorex). Dopo 75 km il vantaggio della fuga era di 4 minuti e 10 secondi. Nonostante qualche sofferenza di troppo sulla doppia ascesa di Monteberg e Kemmelberg, che gli facevano perdere qualche decina di metri sul grosso del gruppo, Tim Merlier riusciva a rientrare abbastanza agevolmente dopo che la strada spianava. I muri posti a metà percorso avevano comunque creato un primo drappello di ciclisti all’inseguimento dei cinque di testa. Questo drappello era formato da Dries De Bondt (Team Alpecin Fenix), Mauro Schmid e Jannik Steimle (Team Quick Step Alpha Vinyl), Victor Campenaerts (Team Lotto Soudal), Barnabas Peak (Team Intermarchè Wanty Gobert) e Rasmus Tiller (Uno-X Pro Cycling Team). A 75 km dalla conclusione il gruppo di testa aveva 2 minuti e 50 secondi di vantaggio sul primo gruppo inseguitore e 3 minuti e 10 secondi di vantaggio sul gruppo vero e proprio. Il primo gruppo inseguitore veniva ripreso a 72 km dall’arrivo. Ma subito contrattaccava un nuovo gruppetto con Tim Merlier, De Bondt e Guillaume Van Keirsbulck (Team Alpecin Fenix), Arnaud De Lie (Team Lotto Soudal) e Pascal Ackermann (UAE Team Emirates). A questi ultimi cinque contrattaccanti si riuniva un gruppo un po’ più consistente a 44 km dall’arrivo. A 42 km dall’arrivo i cinque di testa avevano ormai soltanto 25 secondi di vantaggio sul gruppo in forte ripresa, tirato dagli uomini del Team Alpecin Fenix, del Team Lotto Soudal e del Team Quick Step Alpha Vinyl. La testa della corsa affrontava gli ultimi 3 giri del circuito di Koksijde con 18 secondi vantaggio sul gruppo. L’ultimo passaggio sul traguardo vedeva il gruppo di testa con soli 10 secondi di vantaggio sul gruppo. Il gruppo annullava la fuga a poco meno di 8 km dall’arrivo, nonostante l’estremo tentativo di Verhofstadt. La volata, preceduta da un lavoro molto accorto della Uno-X Pro Cycling Team, vedeva trionfare un redivivo Pascal Ackermann (UAE Team Emirates) che aveva la meglio su Hugo Hofstetter (Team Cofidis) e Tim Merlier. In quarta posizione si piazzava Sam Welsfort (Team DSM) mentre chiudeva la top five Gerben Thijssen (Team Intermarchè Wanty Gobert). Nella top ten, in ottava posizione, si piazzava un discreto Luca Mozzato (Team B&B Hotels KTM). Ackermann torna in auge ottenendo la prima vittoria stagionale, per di più nella nuova squadra, e prova a rientrare tra gli sprinter più forti del circuito dopo un 2021 piuttosto deludente – le uniche vittorie del tedesco si erano infatti avute in corse a tappe di livello non eccelso come Sibiu Cycling Tour, Settimana Internazionale e Deutschland Tour. Il Belgio tornerà protagonista la settimana prossima con la Classic Brugge De Panne, prima corsa di un fine Marzo interessantissimo con E3 Prijs Vlaanderen, Gand – Wevelgem e Dwars door Vlaanderen. Ma adesso concentriamoci sulla Milano Sanremo, la prima corsa Monumento del 2022. Domani le strade della Riviera saranno caldissime.
Giuseppe Scarfone

Pascal Ackermann vince la Bredene Koksijde Classic (foto: Getty Images)
GP DENAIN: WALSCHEID SI RISCATTA
Corsa nella corsa per l’edizione 2022 del GP Denain, da un lato gli specialisti a giocarsi la vittoria, dall’altro i corridori venuti in Francia per fare esperienza sul pavè in vista della tappa del Tour de France che si concluderà alle soglie della Foresta dell’Arenberg. Tra questi un pimpante Roglic (Jumbo – Visma), che ha mostrato una buona convivenza con le ostiche pietre del nord ed è rimasto coi migliori fino alla fine, riuscendo anche ad inserendosi in una fuga.
La gara, 200 km al confine franco-belga, è iniziata sotto il ritmo imposto dal veterano Niki Terpstra (Total Direct Energie) che ha portato via una fuga con Milan Fretin (Vlaanderen), Emiel Vermeulen (Go Sport), Floris De Tier (Alpecin) e Yoann Paillot (St.Michel). La loro azione è durata fino ai meno 30, quando si sono arresi Fretin e Terpstra, mentre gli altri componenti avevano già alzato bandiera bianca.
Nei chilometri successivi è stata la Ineos a fare il ritmo e rompere la corsa e in particolare Ben Turner con una trenata poderosa ha portato via un quintetto composto dai compagni di squadra Jhonatan Narvaez e Magnus Sheffield, da Primoz Roglic (Jumbo-Visma) e Damien Touzè (Ag2R – Citroen).
Il quintetto non ha avuto molta libertà, come pronosticabile, e il gruppo si è rifatto sotto andando a riprendere i fuggitivi all’ultimo chilometro. In volata si è imposto Max Walscheid (Cofidis), che riscatta il secondo posto di ieri alla Nokere Koerse. Alle sue spalle Dries De Bondt (Alpecin), Adrien Petit (Intermarchè), Pierre Barbier (B&B Hotels) e Marc Sarreau (Ag2r – Citoren) chiudono la top-five.
Oltre a Roglic si erano presentati al via per saggiare le abilità sul pavès anche Daniel Martinez (Ineos) e Jonas Vingegaard (Jumbo – Visma). Per lo sloveno il bicchiere è quasi pieno, bene anche Martinez, mentre è da rimandato Vingegaard, che giunge al traguardo molto attardato a causa anche di una foratura che ha compromesso la sua gara.
Andrea Mastrangelo

Max Walscheid si impone al GP di Denain (foto Luc Claessen/Getty Images)
NOKERE KOERSE: NETTA SUPERIORITÀ E VITTORIA DI MERLIER
Non è una delle tre regine del nord, ma con i suoi quasi 80 anni, la Nokere Koerse è di diritto nel novero delle classiche del pavè e come sempre garantisce un roster di tutto rispetto e uno spettacolo interessante.
Tim Merlier (Alpecin-Fenix), favorito numero della vigilia, non ha tradito le aspettative e si è imposto con un’azione da manuale sul finale quando, uscito dalle ruote di un Pascal Ackermann (UAE) apparso ancora non in forma ottimale, ha dato una sferzata che non ha lasciato scampo agli avversari. Solo Max Walscheid (Cofidis) è apparso in grado di reggere l’urto sul muro in pavè finale, senza però mai impensierire il belga.
Alle loro spalle Arnaud De Lie (Lotto Soudal), Bert Van Lerberghe (Quick Step) e Bram Welten (Groupama). Nono il tedesco Ackermann.
La corsa si è svolta interamente secondo i piani di Alpecin, Arkèa e Lotto Soudal, presentatesi con i loro velocisti da portare in carrozza fino agli ultimi metri e nulla hanno potuto, nonostante il grosso impegno, le squadre avversarie. La prima fuga (con Lagrée, Carpenter, Verwilst, Vanoverschelde e D’Heygere) dura una novantina di chilometri, ma il gruppo ha paura di lasciare troppo spazio e si ricompatta. Iniziano così diversi scatti e controscatti che permettono a Casper Van Uden (DSM), Andreas Goeman (Tarteletto) e Samuele Zoccarato (Bardiani – CSF – Faizanè) di guadagnare qualche secondo. L’italiano non riesce a tenere il ritmo imposto dai compagni di fuga e alza bandiera bianca mentre da dietro risalgono Lulas Postlberger (Bora-hansgrohe) e Mathijs Paasschens (Bingoal Pauwels Sauces WB), che vanno a formare un quartetto inseguito dagli uomini Alpecin e Lotto.
Il vantaggio non arriverà mai neanche al minuto di vantaggio e si annulla completamente quando ai meno 20 si porta in testa anche la Quick Step. Nel finale gli attacchi non cennano a diminuire, ma l’unico degno di nota è quello di Samuel Watson (Groupama), che prende qualche secondo prima di essere inesorabilmente riassorbito in vista dell’ultimo settore di pavè che portava i corridori all’arrivo, dove Merlier che è bravo a intrufolarsi e prendere le ruote giuste prima di piazzare la zampata vincente.
Andrea Mastrangelo

La vittoria di Merlier nella classica belga (foto Tim Van WichelenCVPNSprintCyclingAgency2022)

