KOOIJ BATTE I GRANDI DELLE RUOTE VELOCI A MÜNSTER
Olav Kooij ha vinto in volata la Sparkassen Münsterland Giro battendo in volata Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck) e Max Walscheid (Cofidis) al termine di una corsa che presentava tutti i migliori velocisti al mondo alla partenza.
La diciassettesima edizione della Sparkassen Münsterland Giro, classica di fine stagione tedesca adatta agli sprinter, presentava un percorso di 206 chilometri quasi interamente piatto con partenza da Telgte e arriva a Münster con un circuito finale cittadino di quattromila quattrocento metri da ripetere quattro volte.
I favoriti della vigilia erano Fabio Jakobsen (Quick-Step Alpha Vinyl Team), Sam Bennett e Jordi Meeus (BORA – hansgrohe), Giacomo Nizzolo (Israel – Premier Tech), Olav Kooij (Jumbo-Visma), Dylan Groenewegen (Team BikeExchange – Jayco), Pascal Ackermann (UAE Team Emirates), Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck) e Max Kanter (Selezione nazionale tedesca).
I componenti che andavano a far parte della fuga di giornata erano Julian Borresch (Saris Rouvy Sauerland Team), Jannis Peter (Selezione nazionale tedesca), Ole Theiler (Team Lotto – Kern Haus), Jesse De Rooij e Bike Aid (Sebastian Niehues). Il vantaggio dei fuggitivi raggiungeva un margine massimo di quattro minuti, che scendeva velocemente nel circuito centrale leggermente vallonato a metà del percorso. Knolle e Theiler riuscivano ad avvantaggiarsi dal resto della fuga per qualche chilometro, mentre si ritornava su un percorso lineare era Peter a staccarsi, mentre il gruppo tirato da Quick-Step Alpha Vinyl Team, Alpecin-Deceuninck, BORA – hansgrohe e Team BikeExchange – Jayco collaboravano con convinzione per rientrare sui fuggitivi ai -25. Ai -22 Tim Van Dijke (Jumbo-Visma) restava coinvolto in una caduta, come lo stesso Ackermann che rimaneva coinvolto in un’altra caduta nel penultimo giro.
Dopo il ricompattamento del gruppo si sviluppava un finale dove alcuni atleti provavano senza successo un attacco in solitaria, con Frederik Frison (Lotto Soudal) ultimo di questi avventurieri attaccando nel giro conclusivo, venendo raggiunto negli ultimi 1500 metri, il Team DSM prendeva le redini della corsa nell’ultimo chilometro con la volata lanciata negli ultimi 250 metri da Meeus per il suo capitano Bennett, rimasto però un po’ troppo nascosto, mentre Kooij era abile a lanciare lo sprint al momento giusto guadagnando subito metri preziosi che nessuno era in grado di chiudere, andando così a conquistare il successo, mentre alle sue spalle Philipsen beffava all’ultimo Max Walscheid (Cofidis) per il secondo posto. I principali favoriti Bennett, Jakobsen e Groenewegen si dovevano accontentare rispettivamente del quinto, sesto e settimo posto.
Carlo Toniatti.

Olav Kooij trionfa a Münster (Foto: Sprint Cycling Agency)
DAVIDE BALLERINI VINCE LA COPPA BERNOCCHI 2022. SUA LA VOLATA VINCENTE SUL TRAGUARDO DI LEGNANO
Dopo l’one man show di Remco Evenepoel dello scorso anno, è un suo compagno di squadra a vincere la Coppa Bernocchi 2022: Davide Ballerini premia l’ottimo lavoro del Team Quick Step Alpha Vinyl che tiene cucita la corsa dopo l’ultimo scollinamento sul Piccolo Stelvio ed i precedenti attacchi degli attivissimi Honorè, Alaphilippe e Van Wilder. Il canturino regola in volata Corbin Strong (Team Israel Premier Tech) e Stefano Oldani (Team Alpecin Deceuninck).
La Coppa Bernocchi, secondo atto del Trittico Lombardo, va di scena oggi . Il percorso si adatta a ciclisti completi, che fanno della resistenza e dello spunto veloce i pregi migliori. Basti pensare che nelle ultime cinque edizioni hanno vinto Remco Evenepoel, lo scorso anno, con una progressione delle sue non ha dato scampo agli avversari, mentre nelle precedenti quattro volate più o meno numerose hanno premiato Phil Bauhaus, Giacomo Nizzolo e due volte Sonny Colbrelli. La partenza e l’arrivo sono a Legnano e la parte centrale del percorso è la più difficile con le sette ascese del Piccolo Stelvio, lungo 1 km e mezzo ad oltre il 6% di pendenza media. Gli ultimi 35 km sono complessivamente pianeggianti, a parte il muro di Ceppine, mezzo km a quasi il 10% di pendenza media. Delle 23 squadre alla partenza, ben 15 saranno WT e non mancheranno ciclisti di grande livello. Da legnano non partivano Tim Wellens (Team Lotto Soudal) e Lawson Craddock (Team BikeExchange Jayco). La fuga di giornata partiva dopo pochi km grazie all’azione di Jon Barrenetxea (Team Caja Rural – Seguros RGA), Francisco Muñoz (Team EOLO-Kometa), Alan Jousseaume (Team TotalEnergies) e Giulio Masotto (Team Corratec). Dopo 20 km il vantaggio della fuga sgiorava i 6 minuti sul gruppo inseguitore. La fuga entrava del circuito centrale da percorrere sette volte ed iniziavano la prima scalata del Piccolo Stelvio con oltre 7 minuti di vantaggio sul gruppo. Tra le squadre più attive ad organizzare l’inseguimento si segnalavano il Team Bardiani CSF, il Team BikeExchange Jayco ed il team Quick Step Alpha Vinyl. Al termine del secondo dei sette scollinamenti sul Piccolo Stelvio, il ritardo dei fuggitivi era sceso a 6 minuti e 10 secondi. Masotto si sfilava dalla testa della corsa intorno al km 90. A circa 80 km dall’arrivo un’improvvisa accelerazione del gruppo con Team Groupama FDJ, Team Movistar e Team Quick Step Alpha Vinyl molto attive, faceva calare ulteriormente il vantaggio dei fuggitivi. All’inizio della terzultima ascesa del Piccolo Stelvio, i tre fuggitivi avevano 2 minuti e 30 secondi di vantaggio sul gruppo. Era la Quick Step Alpha Vinyl che lanciava un attacco congiunto con Julian Alaphilippe, Mikkel Honorè ed Ilan Van Wilder. Nel gruppo degli immediati inseguitori erano presenti anche Miguel Angel Lopez (Team Astana Qazaqstan), Ion Izagirre (Team Cofidis) e Romain Gregoire (Team Groupama FDJ). Barrenetxea e Jousseaume venivano raggiunti a 48 km dall’arrivo da Alaphilippe, Einer Rubio (Team Movistar) e Marc Hirschi (UAE Team Emirates), mentre Muñoz si era staccato in precedenza. Tra scatti, controscatti e rimescolamenti, a 30 km dall’arrivo la testa della corsa era formata da nove ciclisti: Alaphilippe, Van Wilder, Honorè, Izagirre, Gregoire, Rubio, Hirschi, Ulissi e Jousseaume, ma il gruppo principale non demordeva e sotto l’azione del Team Alpecin Deceuninck riprendeva il drappello dei nove ciclisti a 24 km dall’arrivo. Nonostante un nuovo tentativo di attacco da parte di Johnathan Narvaez (Team Movistar), Stefano Oldani (Team Alpecin Deceuninck), Corbin Strong (Team Israel Premier Tech), Alessandro Covi (UAE Team Emirates) ed i sempre presenti Hirschi e Alaphilippe, il gruppo annullava questo ennesimo tentativo di ribaltare la corsa a 9 km dall’arrivo. Erano Team Quick Step e Team Intermarchè Wanty Gobert che mantenevano il ritmo elevato per evitare nuovi attacchi. Si prospettava ormai una volata di gruppo, nel quale erano presenti una settantina di ciclisti. Era Davide Ballerini (Team Quick Step Alpha Vinyl) ad avere la meglio su Strond ed Oldani mentre chiudevano la top five Trentin in quarta posizione ed Ivan Garcia Cortina (Team Movistar) in quinta posizione. Ballerini ottiene la seconda vittoria stagionale dopo aver già vinto la quarta tappa del Tour de Wallonie lo scorso 26 Luglio. Per quanto riguarda il calendario italiano, domani si conclude il Trittico Lombardo con la Tre Valli Varesine, mentre il Giro di Lombardia sarà anticipato dal Gran Piemonte in programma giovedì 6 Ottobre.
Antonio Scarfone

Davide Ballerini vince la Coppa Bernocchi 2022 (foto:Davide Ballerini wins Coppa Bernocchi 2022 (Getty Images Sport)
ENRIC MAS VOLA SUL SAN LUCA. E’ SUO IL GIRO DELL’EMILIA 2022
Il Giro dell’Emilia, una delle semiclassiche più attese del calendario italiano, vede la vittoria di Enric Mas (Team Movistar) che sfrutta la condizione della Vuelta e un gregario di lusso come Alejandro Valverde. Lo spagnolo allunga sull’ultima delle cinque ascese verso il San Luca vincendo meritatamente davanti a Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) e Domeico Pozzovivo (Team Intermarchè Wanty Gobert).
Il Giro dell’Emilia 2022, conservando lo stesso finale delle scorse edizioni, con le cinque ascese finali del San Luca, parte quest’anno da Carpi e vede una parte centrale del percorso abbastanza movimentata con le salite di Ca’ Bortolani e di Medelana, sulle quali la fuga di giornata può sperare anche nel colpaccio, purchè ben assortita. L’assenza di Primoz Roglic, vincitore di due delle ultime tre edizioni (2019 e 2021), non influisce sulla qualità dei ciclisti che si daranno battaglia visto che ai nastri di partenza troviamo nomi del calibro di Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), Alejandro Valverde (Team Movistar), Julian Alaphilippe (Team Quick Step Alpha Vinyl), Adam Yates e Daniel Martinez (Team INEOS), Simon Yates (Team BikeExchange Jayco), Michael Woods e Dylan Teuns (Team Israel Premier Tech), David Gaudu (Team Groupama FDJ), Miguel Angel Lopez (Team Astana Kazaqstan), Rigoberto Uran (Team EF Education EasyPost). Tra i ciclisti italiani, quelli più adatti al percorso sembrano essere Giulio Ciccone (Team Trek Segafredo), Diego Ulissi e Davide Formolo (UAE Team Emirates), Domenico Pozzovivo (Team Intermarchè Wanty Gobert), Simone Velasco (Team Astana Qazaqstan) e Lorenzo Fortunato (Team EOLO Kometa). Da segnalare anche la presenza di Sjoerd Bax (Team Alpecin Deceuninck), fresco vincitore della Coppa Agostoni. Il ritmo subito molto elevato dopo la partenza da Carpi impediva alla fuga di partire nei primi km di corsa. L’azione decisiva partiva da Rick Pluimers (Team Jumbo Visma), Johan Meens (Team Bingoal Pauwels) e Geoffrey Bouchard (Team AG2R Citroen), che si avvantaggiavano sul gruppo intorno al km 15. I tre di testa venivano raggiunti dopo un breve inseguimento da Jacopo Guarnieri (Team Groupama FDJ) e Kobe Goossens (Team Intermarchè Wanty Gobert). Dopo 30 km il quintetto in testa alla corsa aveva 3 minuti e 35 secondi di vantaggio sul gruppo inseguitore. All’inizio della salita di Ca’ Bortonali, intorno al km 70, il vantaggio dei fuggitivi era di oltre 6 minuti. Iniziavano a farsi vedere nelle prime posizioni del gruppo UAE Team Emirates e Team INEOS. La fuga scollinava con 3 minuti di vantaggio sul gruppo che aveva aumentato l’andatura. Sulla successiva salita della Medelana, che presentava pendenze più accentuate, il drappello di testa iniziava a perdere pezzi. Il primo a staccarsi era Guarnieri e successivamente venivano meno anche Meens e Pluimers. Restavano in testa Bouchard e Goossens che scollinavano con un vantaggio di 1 minuto e mezzo sul gruppo inseguitore. Si entrava così a Bologna ed al primo scollinamento sul San Luca la coppia di testa aveva ancora 1 minuto e 10 secondi di vantaggio sul gruppo. A 30 km dal termine Goossens e Bouchard avevano 40 secondi di vantaggio su Jan Bakelants (Team Intermarchè Wanty Gobert) che aveva tentato la sortita solitaria evadendo dal gruppo. Il secondo ciclista a partire all’inizio della seconda ascesa del San Luca era Remi Rochas (Team Cofidis), che cercava di raggiungere Bakelants ma era fermato da una foratura. Goossens scollinava da solo sul secondo passaggio sul San Luca. Il ciclista belga veniva ripreso da Pierre Latour (Team TotalEnergies), Alessandro De Marchi (Team Israel Premier Tech) e Tao Geoghegan Hart (Team INEOS). Ma il forcing dell’UAE Team Emirates era forsennato ed a 21 km dall’arrivo il gruppo ritornava compatto. All’inizio della penultima ascesa sul San Luca il gruppo era formato da una trentina di unità. Ulissi e Formolo continuavano a menare in testa allungando il gruppo. Lorenzo Fortunato (Team EOLO Kometa) allungava in testa al gruppo ma l’italiano veniva avvicinato e superato da Enric Mas (Team Movistar) e Domenico Pozzovivo (Team Intermarchè Wanty Gobert). Mas e Pogacar scollinavano sul penultimo passaggio sul San Luca con oltre 10 secondi di vantaggio su un drappello di una decina di unità. In discesa Rigoberto Uran (Team EF Education EasyPost ), Domenico Pozzovivo (Team Intermarchè Wanty Gobert) ed Aljandro Valverde riprendevano i due battistrada. Sull’ultima ascesa verso il San Luca era proprio Valverde a fare il forcing per Mas che non si faceva pregare e partiva a meno di 2 km dall’arrivo. Lo spagnolo, favorita dalla condizione con cui era uscito dalla Vuelta, se ne andava tutto solo nonostante Pogacar e Pozzovivo provassero a seguirlo. Mas manteneva un vantaggio tale da non essere più raggiunto ed andava a vincere con 11 secondi di vantaggio su Pogacar e 13 secondi di vantaggio su Pozzovivo. Chiudevano la top five Alejandro Valverde in quarta posizione e Rigoberto Uran in quinta posizione, rispettivamente a 26 e 31 secondi di ritardo da Mas. Nella top ten finale si segnalavano anche il sesto posto di Lorenzo Fortunato ed il nono posto di Davide Formolo. Mas ottiene la prima vittoria stagionale ed a questo punto può essere una mina vagante per il Giro di Lombardia.
Giuseppe Scarfone

Enric Mas vince il Giro dell'Emilia (foto: Getty Images)
“BAX”TONATI I CAMPIONI. UN INSOSPETTABILE OLANDESE VINCE LA COPPA AGOSTONI 2022
Sjoerd Bax (Team Alpecin Deceuninck) è uno dei nomi meno conosciuti del drappello di nove ciclisti che movimenta il finale di corsa e si gioca la vittoria della Coppa Agostoni. Il 26enne olandese batte in una volata ristretta nientepopodimenoche Alejandro Valverde (Team Movistar) che dopo la passerella alla Vuelta ha intenzione di chiudere la carriera in Italia con qualche acuto.
La Coppa Agostoni è il primo atto del Trittico Lombardo e precede quest’anno sia Coppa Bernocchi che Tre Valli Varesine, in programma rispettivamente il 3 ed il 4 Ottobre. Lissone è sede sia di partenza che di arrivo e la parte centrale del percorso, lungo complessivamente 193 km, presenta il circuito centrale da percorrere quattro volte dove verranno scalati in rapida successione le salite di Sirtori, Colle Brianza e Lissolo. Dopo l’ultima ascesa sul Lissolo, posta al km 160, seguiranno una trentina di km senza difficoltà altimetriche. Vedremo se gli attaccanti di giornata saranno ripresi dal gruppo degli inseguitori oppure se, come succede spesso alla Coppa Agostoni, un drappello di pochi ciclisti si giocherà la vittoria finale. Ultimo vincitore dell’edizione 2022 è Alexey Lutsenko (Team Astana Kazakhstan), oggi assente dopo le fatiche mondiali. La sua squadra farà affidamento su Vincenzo Nibali, anche se quella del campione siciliano sembra essere più una passerella finale insieme ad Alejandro Valverde (Team Movistar). I due campioni, alle ultime corse della loro carriera, che si concluderà l’8 Ottobre con la partecipazione al Giro di Lombardia, proveranno comunque a farsi notare su un tracciato adatto alle loro caratteristiche. Tra le altre squadre WT segnaliamo alla partenza nomi di un certo spessore come Guillaume Martin (Team Cofidis), Rigoberto Uran ed Alberyo Bettiol (Team EF Education EasyPost), Dylan Teuns e Michael Woods (Team Israel Premier Tech), Andreas Kron (Team Lotto Soudal), Simon Yates (Team BikeExchange Jayco), Marc Hirschi e Diego Ulissi (UAE Team Emirates). Anche tra le squadre Professional e Continental troviamo ciclisti che possono fare bene come Lorenzo Fortunato (Team EOLO Kometa), Pierre Latour ed Alexis Vuillermoz (Team TotalEnergies), Edoardo Zardini ed Umberto Marengo (Team Drone Hopper Androni Giocattoli), Jefferson Cepeda e Jhojan Garcia (Team Caja Rural). Da Lissone non prendevano il via Michael Woods (Team Israel Premier Tech) e Robert Stannard (Team Alpecin Deceunick). LA fuga di giornata partiva grazie all’azione di quattro ciclisti: Diego Sevilla (Team EOLO Kometa), Johan Meens (Team Bingoal Pauwels Sauces WB), Michael Belleri e Anders Foldager (Team Biesse-Carrera). Al primo passaggio sul Colle Brianza, la ‘vetta’ più elevata del circuito del Lissolo, il vantaggio del quartetto di testa sul gruppo inseguitore era di oltre 8 minuti. Al secondo passaggio sul Colle Brianza, sotto una pioggia battente, il vantaggio dei fuggitivi era sceso a 5 minuti e 35 secondi sul gruppo tirato da Team Movistar e UAE Team Emirates. Meens, vittima di una foratura, veniva ripreso dal gruppo a circa 70 km dal termine. Un’accelerazione di Alberto Bettiol contribuiva all’annullamento della fuga che il gruppo riprendeva a circa 60 km dall’arrivo. Molto attivi si segnalavano Davide Formolo (UAE Team Emirates) e Domenico Pozzovivo (Team Intermarchè Wanty Gobert). La coppia in testa scollinava sull’ultimo passaggio dal Lissolo ed al suo inseguimento si portavano Enric Mas (Team Movistar), Guillaume Martin (Team Cofidis) ed Andrea Piccolo (Team EF Education EasyPost). I più immediati inseguitori raggiungevano Pozzovivo e Formolo mentre altri ciclisti provavano a riportarsi sui primi cinque. Tra questi, rientravano sui primi Vincenzo Nibali, Alejandro Valverde, Sjoerd Bax (Team Alpecin Deceuninck) e Rigoberto Uran (Team EF Education EasyPost). I nove ciclisti al comando, a 15 km dall’arrivo, potevano vantare un vantaggio di 40 secondi su un terzetto composto da Stefano Oldani (Team Alpecin Deceuninck), Kobe Goossens (Team Intermarchè Wanty Gobert) e Simon Yates (Team BikeExchange Jayco). Mas e Uran tiravano per Valverde e Piccolo, tra i più veloci del gruppo di testa, e così i tre inseguitori aumentavano il loro ritardo dai nove di testa. Nella volata ristretta di nove uomini, Valverde partiva lungo ma alle sue spalle rinveniva al doppio della velocità Bax che lo superava ed andava ad imporsi davanti allo spagnolo, mentre Piccolo era terzo. Chiudevano la top five Formolo in quarta posizione e Pozzovivo in quinta posizione. Bax, alla prima vittoria in carriera da pro, si era già fatto vedere un paio di settimane fa al Tour du Luxembourg e a 26 anni può essere considerato una new entry nel ciclismo che conta. Nell’attesa delle altre due prove del Trittico, il calendario propone sabato 1 Ottobre il Giro dell’Emilia, una delle corse fiori oll’occhiello del GS Emilia. Bologna, con i cinque passaggi conclusivi sul San Luca, sul quale è posto il consueto traguardo, aspettano il gruppo e come sempre nomi prestigiosi saranno alla partenza di Carpi.
Giuseppe Scarfone

Sjoerd Bax vince la coppa Agostoni (foto: Sprint Cycling Agency)
UN GRANDE EVENEPOEL DEMOLISCE LA CONCORRENZA E VESTE L’IRIDE.
Il recente vincitore della Vuelta Espana 2022 è il nuovo campione del mondo. Sul circuito australiano il belga va via a 35 chilometri dalla conclusione e vince in solitaria con 2 minuti e 20 sugli inseguitori, ricompattatisi nel finale dopo un tentativo di contrattacco.
Per Remco Evenepoel è davvero un momento magico, dopo la consacrazione come corridore da corse a tappe all’ultimo Giro di Spagna arriva il titolo di campione del mondo con una corsa disputata a livelli altissimi, tanto da riuscire ad arrivare solo al traguardo con tutti gli avversari a oltre due minuti, cosa che ai mondiali è davvero molto difficile perché le caratteristiche dei circuiti non favoriscono le azioni solitarie e tantomeno i grossi distacchi.
Il belga ha avuto la compagnia del kazako Alexey Lutsenko nella prima fase del suo attacco, ma poi lo ha perentoriamente staccato in salita e se ne è andato, senza dare a nessuno la possibilità di avvicinarsi.
Il ciclismo moderno soffre molto l’esasperata tecnologia – sia nel mezzo, sia nella preparazione di atleti e squadre – con il risultato che, sempre più spesso, le corse in bicicletta risultano estremamente chiuse e, anche su percorsi duri, la differenza si riesce a fare solo nel finale per delle incollature.
Negli ultimi tempi, tuttavia, si sono affacciati sulla scena atleti come Tadej Pogacar, che si lanciano in attacchi da distanze che sembrano impossibili, riuscendo a portare a termine positivamente i loro tentativi.
Uno di questi atleti è Mathieu van der Poel, spesso protagonista di grandi imprese sia nelle classiche, sia nelle tappe dei grandi giri. Oggi però l’olandese non è stato della partita, essendosi ritirato dopo soli 30 km a causa di un curioso episodio che lo ha visto arrestato a seguito di una lite con alcuni clienti dell’albergo che, a dire del corridore, stavano disturbando il suo riposo con rumori. Il capitano della nazionale dei Paesi bassi è riuscito a tornare in stanza dopo il rilascio su cauzione solo a notte fonda e oggi non era in condizioni di essere competitivo; così ha preferito ritirarsi già dalla fasi iniziali della corsa.
Dopo vari tentativi di attacco nelle fasi iniziali, riescono ad avvantaggiarsi Pier-André Coté (Canada), Bilguunjargal Erdenabat (Mongolia), James Fouché (Nuova Zelanda), Michael Kukrle (Repubblica Ceca), Emīls Liepiņš (Lettonia), Lukasz Owsian (Polonia), Simon Pellaud (Svizzera), Jaka Primožič (Slovenia), Juraj Sagan (Repubblica Slovacca), Guy Sagiv (Israele) e Nicolas Sessler (Brasile).
I tentativi di ricongiungimento da parte di Ognjen Ilić (Serbia), Rien Schuurhuis (Vaticano) e Muradjan Khalmuratov (Uzbekistan) prima e di Antoine Berlin (Principato di Monaco) e Daniel Bonello (Malta) poi non centrano l’obiettivo, perché il gruppo alza notevolmente il ritmo grazie alla nazionale francese, che appare particolarmente pimpante.
Sono infatti Pavel Sivakov e Bruno Armirail che, con le loro accelerazioni, vanno a spezzare il gruppo.
Tra gli uomini davanti ci sono grossi nomi come Pogacar e Wout Van Aert (Belgio), ma su questi uomini si avvantaggiano Samuele Battistella (Italia), Pieter Serry (Belgio), Ben O’Connor (Australia), Lucas Plapp (Australia) e il citato Armirail.
I contrattacanti collaborano tra di loro e, mentre il gruppo dietro si ricompatta, gli inseguitori riescono a raggiungere i battistrada.
A 150 Km dalla conclusione c’è quindi un drappello in testa con un vantaggio di 8 minuti sul gruppo che, dopo essersi ricompattato, ha tirato il fiato d ha lasciato spazio agli attaccanti.
Sono soprattutto Spagna e Olanda che vanno ad aumentare il ritmo di un gruppo che recupera progressivamente terreno. A circa 80 km dalla conclusione, quando il distacco del gruppo è sceso a tre minuti, Battistella prova ad accelerare.
Su di lui si portano Kukrle, Liepiņš, O’Connor, Pellaud, Primožič, Serry e Sivakov mentre da dietro, ancora su impulso della Francia, si avvantaggia un gruppetto con nomi molto interessanti: Romain Bardet (Francia), Nicola Conci (Italia), Coté, Stan Dewulf (Belgio), Pascal Eenkhorn (Paesi Bassi), Evenepoel, Fouché, Kévin Geniets (Lussemburgo), Quinten Hermans (Belgio), Jai Hindley (Australia), Lutsenko, Quentin Pacher (Francia), Nelson Powless (USA), Nairo Quintana (Colombia), Lorenzo Rota (Italia), Juraj Sagan, Sagiv, Mauro Schmid (Svizzera), Mattias Skjelmose Jensen (Danimarca), Jake Stewart (Regno Unito), Florian Sénéchal (Francia), Rasmus Tiller (Norvegia), Jan Tratnik (Slovenia), Ben Tulett (Regno Unito) e Nickolas Zuckowsky (Canada).
Questo gruppo riesce a riportarsi sulla testa della corsa, con Evenepoel che appare particolarmente attivo insieme ai francesi nel cercare di tenere alta la velocità. Il ritmo elevato causa sia la perdita di contatto da parte di Quintana, O’Connor e Owsian, sia la crescita del vantaggio sul gruppo, che va oltre i due minuti.
Mentre dietro cominciano ad accelerare, riducendo il distacco, la corsa si infiamma tra i battistrada ai -35 con Evenepoel che va via in pianura insieme a Lutsenko. I due riescono a guadagnare poco alla volta su di un quartetto di contrattaccanti formatosi alle loro spalle e composto da Rota, Schmid, Eenkhorn e Skjelmose Jensen.
In pianura la coppia di testa collabora ma, quando la strada inizia a salire, non c’è storia. Evenepoel stacca senza problemi Lutsenko e si appresta ad una cavalcata solitaria di 26 Km, tanti ne mancano nel momento al traguardo.
Il futuro campione del mondo, a quel punto, affonda il colpo spingendo al massimo e dilatando i distacco oltre ogni immaginazione. Dietro c’è la lotta per le medaglie con Lutsenko che tenta di resistere al rientro dei contrattaccanti, ma viene ripreso.
Nell’ultimo chilometro i quattro contrattaccanti si guardano davvero troppo sin quasi a fermarsi e subiscono la beffa. Da dietro piomba, infatti, su di loro un gruppetto selezionato da Van Aert. A questo punto è volata, con Christophe Laporte (Francia) che conquista l’argento in volata, lasciando il bronzo al corridore di casa Michael Matthews (Australia). Medaglia di legno per Van Aert che chiude quarto davanti al primo degli azzurri, Matteo Trentin.
Il corridore italiano non era al top della condizione ed il fatto che abbia chiuso primo tra gli italiani la dice lunga sul momentaccio che sta attraversando il nostro movimento. Non è più l’epoca dei Bartoli, dei Bettini e dei Ballan. Le nazionali di allora, inoltre, non si limitavano a schierare solo queste punte, ma vantavano ai nastri di partenza altri possibili vincitori, andando a comporre una squadra che poteva far impazzire le altre con diversi piani tattici che andavano spesso a sovrapporsi, costringendo gli altri favoriti a sfinire le proprie squadre, lasciandoci spesso in superiorità numerica.
Oggi, a dire la verità, di spazio non ne abbiamo visto molto. La Francia si è data molto da fare per rendere dura la corsa ma, alla fine, ne ha approfittato il corridore più in forma del momento. Evenepoel è uscito dalla Vuelta non solo con una condizione fisica straordinaria, ma anche con grande fiducia.
L’allungo in pianura, tenuto solo da Lutsenko, è stato letale perché gli altri hanno anche provato a rispondere, ma non sono riusciti a rientrare e hanno continuato a perdere pochi secondi alla volta. Al momento della salita poi neppure Lutsenko ha avuto scampo.
Nella fase successiva, forse lo studio dietro ha un po’ favorito il dilatarsi del distacco, ma è stato l’affondo a testa bassa del vincitore a portare il gap vicino ai 2 minuti e mezzo.
Come si diceva in apertura, un’impresa simile riporta un po’ indietro il ciclismo, lo riporta a quando la tecnologia non tarpava le ali a chi aveva i numeri per lanciarsi in grandi imprese.
Questo non significa che non siano auspicabili riforme volte a far sì che emergano maggiormente le differenze con corse più spettacolari (squadre meno numerose, abolizione di frequenzimetri, misuratori di potenza, radioline, eccetera) tuttavia, come si è sempre detto, il ciclismo ha bisogno soprattutto di quei grandi interpreti che gli hanno permesso di diventare uno sport molto popolare. Oggi un altro corridore, che sino a quest’anno era una grande promessa, si è inserito tra i grandi interpreti di quest’epoca e già dalla prossima primavera lo ritroveremo a battagliare con i migliori nelle classiche in maglia iridata, senza scordarci il prossimo Giro di Lombardia nel quale Pogacar culla sogni di bis.
Benedetto Ciccarone

Evenepoel punta deciso alla maglia iridata sul circuito di Wollongong (Getty Images)
LA CLASSE E L’ACQUA. VAN VLEUTEN E BACKSTEDT ORI MONDIALI. L’ITALIA E’ BRONZO CON SILVIA PERSICO
Annemiek van Vleuten vince sotto la pioggia il suo secondo mondiale in carriera grazie ad una formidabile accelerazione all’ultimo km. L’olandese non viene più ripresa dal gruppo che si gioca l’argento con la belga Lotte Kopecky che ha la meglio su una comunque brava Silvia Persico, bronzo. Tra le donne juniores, la britannica Zoe Backstedt conquista il secondo oro mondiale dopo quello conquistato nella prova a cronometro. Domani cala il sipario sui Mondiali australiani con l’attesa prova in linea uomini elite.
La prova in linea donne elite parte, come per gli uomini elite, da Helensburg e si conclude a Wollongong dopo sei giri del circuito cittadino. Nella prima parte di corsa, scendendo lungo la costa verso sud, si affronterà il Mount Keira, lungo 6 km e 500 metri con la pendenza media del 6.2%. Le squadre sulla carte più attrezzate per la lotta alla medaglia d’oro sono l’Olanda e l’Italia, che schierano entrambe cicliste che sono già salite sul podio come Marianne Vos, Annemiek van Vleuten, Ellen van Dijk, Elisa Balsamo, Elisa Longo Borghini e Marta Bastianelli. Elisa Balsamo tra l’altro è campionessa del mondo uscente e vorrà certamente rimettersi in gioco e sfidare le avversarie olandesi di sempre. Al di fuori di Olanda e Italia da tenere presente altre cicliste di prima fascia come la danese Uttrup, l’australiana Brown, la polacca Niewiadoma, la tedesca Lippert, eccetera. Dalla prova in linea juniores della mattina e dalle gare maschili di ieri, juniores e under 23, abbiamo visto come le fagianate possono essere protagoniste nel finale ed essere decisive per le sorti della corsa. Per una positività al covid non partivano l’olandese Demi Vollering e le austriache Christina e Kathrin Schweinberger. Dopo i primi attacchi e tentativi di fuga che vedevano impegnate, tra le altre, Gladys Verhulst (Francia), Nina Berton (Lussemburgo), Rebecca Koerner (Danimarca) e Daryna Nahuliak (Ucraina), si formava la vera e propria fuga di giornata intorno al km 55 grazie all’azione di Caroline Andersson (Svezia), Julie van de Velde (Belgio) ed Elynor Backstedt (Gran Bretagna). All’entrata del circuito di Wollongong il terzetto di testa aveva 40 secondi di vantaggio sul gruppo, tirato principalmente da Australia, Italia e Olanda. La Andersson era la prima a rialzarsi dal drappello di testa e veniva raggiunta dalla francese Aude Biannic quando mancavano 75 km all’arrivo. Anche Elena Cecchini (Italia) provava l’azione solitari ma veniva ripresa dal gruppo, che rientrava prima sulla Biannic e sulla Andersson e poi sulla coppia di testa Van de Velde-Backstedt quando mancavano 55 km alla conclusione. A 50 km dalla conclusione il gruppo principale era già molto ridotto ed anche la pioggia contribuiva a rendere duro un percorso che si era rivelato tale anche per le prove precedenti. Il penultimo passaggio sul Mount Pleasant vedeva in testa Elisa Longo Borghini (Italia), Liane Lippert (Germania), Cecilie Uttrup Ludwig (Danimarca), Ashleigh Moolman (Sudafrica) e Katarzyna Niewiadoma (Polonia), che riuscivano ad evadere da un gruppo di una trentina di unità. Era l’Olanda impegnata nell’inseguimento. Il quintetto in testa veniva ripreso a 13 km dall’arrivo. Sull’ultima ascesa verso il Mount Pleasant erano ancora le cinque cicliste poc’anzi citate ad attaccare nuovamente ed a spezzare ancora di più il gruppo principale. Restavano in nove al loro inseguimento, quando mancavano 5 km all’arrivo. Il ricongiungimento, sotto l’azione principalmente della Svizzera e di una scatenata Marlen Reusser, che aveva tentato anche una sortita prima dell’ultimo passaggio sul Mount Pleasant, avveniva proprio sotto lo striscione dell’ultimo km. A 800 metri dall’arrivo scattava Annemiek van Vleiten. La ciclista olandese, che alla partenza sembrava in precarie condizioni a causa della frattura al gomito rimediata nella staffetta mista a cronometro, dava una dimostrazione di forza e di classe senza eguali, mantenendo la testa spingendo sui pedali ed andando a conquistare la medaglia d’oro mentre alle sue spalle le altre cicliste si lanciavano in volata. Ad 1 secondo di ritardo si classificava seconda e medaglia d’argento la belga Lotte Kopecky mentre il bronzo andava a Silvia Persico. Chiudevano la top five La tedesca Lippert in quarta posizione e la danese Ludwig in quinta posizione. Da segnalare anche il decimo posto di Elisa Longo Borghini. Van Vleuten, dopo il titolo iridato del 2019 e gli argenti del 2017 e del 2018, alla soglia dei 40 anni si conferma atleta di classe e vince il suo secondo Mondiale con un’azione che resterà scolpita nella memoria di tifosi e appassionati. Tra le donne juniores, prova di forza della britannica Zoe Backstedt che, già oro nella prova a cronometro, sfrutta le sue qualità di formidabile passista e non lascia scampo alle sue avversarie. Backstedt vince in solitaria conquistando la medaglia d’oro davanti alla francese Eglantine Rayer ed all’olandese Nienke Vinke, che tagliano il traguardo a 2 minuti e 7 secondi di ritardo dalla britannica. Completano la top five l’italiana Francesca Pellegrini in quarta posizione e la giapponese Maho Kakita in quinta posizione. Nella top ten si segnala anche l’ottavo posto di Eleonora Ciabocco. Domani i mondiali si concludono con l’attesa prova degli uomini elite. Van Aert ed Evenepoel per il Belgio, Alaphilippe per la Francia e Pogacar per la Slovenia sembrano partire avvantaggiati sul resto della compagnia ma le caratteristiche del circuito di Wollongong, sommate alla distanza di 270 km, potrebbero rimescolare le carte in tavola e favorire qualche outsider.
Antonio Scarfone

Annemiek van Vleuten vince i Campionati del Mondo di Wollongong (foto: Getty Images)
TRA I JUNIORES E GLI UNDER 23 GODONO GERMANIA E KAZAKHSTAN. ITALIANI ANCORA IN OMBRA
Nella prova in linea uomini juniores è il tedesco Emil Herzog a trionfare davanti al portoghese Antonio Morgado ed al belga Vlad van Mechelen. Tra gli Under 23 l’attacco decisivo nel finale consegna la medaglia d’oro al kazako Yevgeniy Fedorov che ha la meglio in una volata ristretta sul ceco Mathias Vacek. Terzo il norvegese Soren Waerenskjold, al secondo oro mondiale. L’Italia, ancora in ombra, che domani con le ragazze – juniores ed elite – possa salire sul podio.
La prova in linea juniores si svolge sul circuito di Wollongong da percorrere 8 volte per un totale di 135.6 km. L’Italia si presenta alla partenza con un quintetto che, considerando i risultati dei recenti Giro della Lunigiana e Trofeo Buffoni, può puntare in particolare su Simone Gualdi, Matteo Scalco e Giovanni Zordan. La corsa si è decisa sull’ultima ascesa del Mount Pleasant dove il forcing della Germania ha consentito al tedesco Emil Herzog di avvantaggiarsi sul gruppo. Restava attaccato alla sua ruota soltanto il portoghese Antonio Morgado. Negli ultimi 8 km i due in testa collaboravano ed andavano a giocarsi l’oro mondiale con la vittoria di Herzog che si imponeva davanti a Morgato. Alle loro spalle il primo gruppo inseguitore formato da una decina di ciclisti, con un ritardo di 55 secondi, era regolato per la medaglia di bronzo dal belga Vlad van Mechelen, mentre chiudevano la top five il francese Paul Magnier in quarta posizione e lo statunitense Artem Shmidt in quinta posizione. Il primo degli italiani era Scalco che terminava la sua prova in quattordicesima posizione con un ritardo di 2 minuti e 22 secondi da Herzog. La prova in linea Under 23 si svolge sul circuito di Wollongong da percorrere dieci volte per un totale di 170 km. La nazionale italiana, pur partendo con soli cinque elementi, ha concrete possibilità di medaglia specialmente Nicolo Buratti ed in seconda battuta con Nicolò Parisini. Gli altri tre azzurri alla partenza sono Davide De Pretto, Lorenzo Milesi e Martin Marcellusi che dovranno proteggere i due capitani designati. Al pari dell’Italia, tra le nazionali da tenere in considerazione, partiranno con cinque elementi anche la Gran Bretagna, con la temibile coppia Leo Hayter-Samuel Watson, l’Australia, la Spagna, l’Olanda, il Kazakhstan, il Lussemburgo, l’Eritrea e gli Stati Uniti. Dal punto di vista numerico è la Germania a fare la voce grossa visto che sono otto i ciclisti alla partenza. Con sei ciclisti partiranno invece Francia, Belgio e Danimarca. In particolare i transalpini sembrano avere sulla carta il miglior potenziale per ambire al podio ed in particolar modo alle medaglie più pregiate, con Romain Gregoire e Paul Penhoet in pole position. L’andamento della corsa è stato grosso modo simile a quello dei juniores, con una fuga iniziale in cui erano presenti il Fabio van den Bossche (Belgio), Petr Kelemen (Repubblica Ceca), Hannes Wilksch (Germania), Mathis Le Berre (Francia), Fram Miholjevic (Croazia) e Fabian Weiss (Svizzera). La fuga riusciva ad avvantaggiarsi di oltre 3 minuti dopo una cinquantina di km ma successivamente il gruppo si organizzava e riduceva man mano il vantaggio del sestetto di testa. Anche l’Italia faceva la sua parte in testa al gruppo dando cambi regolari. A 50 km dalla conclusione i fuggitivi avevano 34 secondi di vantaggio su un drappello di sei uomini formato da Casper van Uden (Olanda), Mathias Vacek (Repubblica Ceca), Erik Fetter (Ungheria), Davide De Pretto (Italia), Samuel Watson (Gran Bretagna) ed Enekoitz Azparren (Spagna), mentre il gruppo principale era segnalato ad oltre 40 secondi. Le cose si rimescolavano nei successivi 20 km e restavano in testa Van den Bossche, Wilksch e Le Berre. Al loro inseguimento di portavano Alexander Balmer (Svizzera) e Jakub Toupalik (Repubblica Ceca). Milesi e Buratti, pur tentando di raggiungere la testa della corsa con uno scatto reciproco, mancavano l’attimo buono e l’ultima e decisiva ascesa del Mount Pleasant veniva affrontata in testa alla corsa da Alec Segaert (Belgio), Yevgeniy Fedorov (Kazakhstan), Mathias Vacec (Repubblica Ceca) e Le Berre, quest’ultimo ultimo dei fuggitivi ad essere rimasto davanti. Vacek e Fedorov si avvantaggiavano sugli Segaert e Le Berre che venivano ripresi dal gruppo, sempre più spezzettato. Il ceco ed il kazako scollinavano con una decina di secondi di vantaggio sul gruppo inseguitore e si davano cambi regolari che consentivano loro di giocarsi l’oro mondiale. Era Fedorov ad imporsi su Vacec, mentre il gruppo principale, che negli ultimi 8 km aveva avuto anche un ritardo di 15 secondi sulla coppia di testa, era regolato per la medaglia di bronzo a 3 secondi di ritardo da Soren Waerenskjold (Norvegia), che conquistava la seconda medaglia in questi Mondiali dopo l’oro nella prova a cronometro under 23. Completavano la top five Madis Mihkels (Estonia) in quarta posizione ed Olav Kooij (Olanda) in quinta posizione. L’Italia alla fine farà peggio della prova juniores, visto che Buratti e Milesi, capitani azzurri, terminavano soltanto in ventitreesima e venticinquesima posizione. Domani le prove in linea femminili dedicate a donne juniores e donne elite, nelle quali si spera che l’Italia sia protagonista, faranno da anticamera all’attesa prova in linea uomini elite in programma domenica 25, che farà calare il sipario sui Mondiali di ciclismo 2022.
Antonio Scarfone

Yevgeniy Fedorov è oro tra gli Uomini Under 23 (foto: Getty Images)
LA SVIZZERA E’ ORO NELLA STAFFETTA MISTA. ARGENTO PER L’ITALIA. OLANDA DISASTROSA
La staffetta per nazioni arride alla Svizzera che vince la medaglia d’oro. L’Italia è seconda per soli 3 secondi mentre il bronzo va ai padroni di casa dell’Australia. Un’Olanda disastrosa, tra cadute e problemi meccanici, è fuori dal podio. Da venerdì iniziano le prove in linea.
Partire con i favori del pronostico ti può convincere di essere il più forte ma nel ciclismo di fronte alla sorte avversa non c’è nulla da fare, specialmente in una prova a cronometro. E così nella staffetta mista per nazioni l’Olanda, che per i bookmakers aveva praticamente già vinto, prima un problema meccanico ferma Bauke Mollema, costretto a cambiare bici dopo pochi km dalla partenza, e poi Annemiek Van Vleuten cade dopo poche pedalate successive al passaggio di testimone dagli uomini, mettendo tra l’altro in dubbio la sua partecipazione nella prova in linea di sabato e certificando il disastro orange che alla fine riuscirà a strappa il quinto posto finale. E così la Svizzera ha avuto vita facile ad imporsi ed a vincere la medaglia d’oro, completando i 28.8 km del doppio circuito di Wollongong in 33 minuti e 47 secondi. La vittoria dei rossocrociati, guardando agli intertempi, non è mai stata messa in discussione, visto che hanno sempre fatto segnare il miglior tempo: prima Kung, Bissegger e Schmid e poi Reusser, Chabey e Koller sono restati sempre davanti agli avversari. L’Italia alla fine si è arresa per soli 3 secondi ed il secondo posto è comunque un risultato di prestigio che cancella in parte la delusione delle prove individuali. Ganna, Sobrero e Affini hanno trovato un ottimo feeling e la prova maiuscola di Elena Longo Borghini nella seconda parte della gara consegnano all’Italia un argento più che meritato. Al terzo posto si piazza l’Australia che conquista un bronzo confermando le sue ambizioni da podio. I padroni di casa dei Mondiali chiudono con il tempo di 34 minuti e 25, a 38 secondi di ritardo dalla Svizzera. Medaglia di legno per il sestetto tedesco in 34 minuti e 33 secondi, a 46 secondi di ritardo dalla Svizzera. L’Olanda come detto chiude la top five tra la delusione generale in 34 minuti e 39 secondi, a 52 secondi di ritardo dalla Svizzera. A questo punto i Mondiali di ciclismo terminano per quanto riguarda le prove a cronometro. Venerdì, sabato e domenica, toccherà a quelle in linea. Dopo il giorno di riposo di giovedì, che servirà alle varie nazionali per allenarsi e per visionare il percorso, si inizia venerdì con la prova del mattino degli uomini juniores e si termina di pomeriggio con quella degli under23. Per quanto riguarda l’Italia, le speranze azzurre di medaglia tra i juniores sono affidate a Simine Gualdi e Giovanni Zordan, mentre tra gli Under23 Martin Marcellusi e Nicolo Buratti dovrebbero essere le stelline del quintetto azzurro.
Giuseppe Scarfone

La Svizzera vince la staffetta mista a cronometro (foto: Getty Images)
GRAN BRETAGNA RE E REGINA TRA I CRONO JUNIORES. ITALIA NON PERVENUTA
Zoe Backstedt e Joshua Tarling fanno sorridere la Gran Bretagna in lutto per la scomparsa della Regina dando una bella dimostrazione di forza nella crono juniores. L’Italia è fuori dalla top ten in entrambe le prove ma domani nella staffetta mista può sorridere anche lei – almeno si spera – con la prima medaglia dei Mondiali di Wollongong.
Oggi a Wollongong è la giornata riservata alle prove individuali a cronometro juniores. I ragazzi gareggiano sulla distanza di 28.8 km, mentre le ragazze su quella di 14.4 km. Queste ultime devono inchinarsi allo strapotere della britannica Zoe Backstedt, che domina la cronometro con il tempo di 18 minuti e 26 secondi, alla media di quasi 46 km/h. La Backstedt, inavvicinabile medaglia d’oro, rifila distacchi impressionanti per la categoria, visto che la seconda, la tedesca Justyna Czapla, è argento ma staccata di ben 1 minuto e 36 secondi. Chiude il podio e conquista la medaglia di bronzo la Bega Febe Jooris, che giunge terza ad 1 minuto e 49 secondi di ritardo dalla britannica. Chiudono la top five, e possono considerarsi più che mai medaglia di legno a pari merito, la ceca Eliska Kvasnickova e l’olandese Anna van der Meide, entrambe ad 1 minuto e 50 secondi di ritardo dalla Backstedt ma soprattutto fuori dal podio per un solo secondo. Le ragazze italiane, come da pronostico, non vanno oltre il quindicesimo posto di Alice Toniolli ed il ventiquattresimo posto di Federica Venturelli. La prima termina la sua prova con un ritardo di 2 minuti e 22 secondi dalla Backstedt, mentre la seconda fa ancora peggio con un ritardo di 3 minuti. Chiudono la giornata i ragazzi che rispetto alla prova femminile danno vita ad una prova molto più equilibrata. A vince con il tempo di 34 minuti e 59 secondi è il britannico Joshua Tarling che precede l’australiano hamish McKenzie di 19 secondi ed il tedesco Emil Herzog di 33 secondi. Completano la top five lo svizzero Jan Christen, quarto con 59 secondi di ritardo da Tarling e l’estone Romet Pajur, quinto con 1 minuto e 9 secondi di ritardo da Tarling. I due atleti italiani in competizione sono entrambi fuori dalla top ten. Nicolas Milesi è tredicesimo ad 1 minuto e 57 secondi di ritardo da Tarling mentre Renato Favero è venticinquesimo a 2 minuti e 54 secondi di ritardo da Tarling. Le speranze italiane di medaglia, almeno per quanto riguarda le prove a cronometro, si riducono alla staffetta mista per nazioni, in programma domani, sulla distanza di 28.8 km. Toccherà per i primi quattordici km e 400 metri al terzetto maschile, che passeranno il testimone sulla successiva identica distanza al terzetto femminile. L’Italia, terza, lo scorso anno in Belgio, ha tutte le carte in regola per salire sul podio, anche se il gradino più alto sembra già essere prenotato dalla squadra olandese, che sembrano avere nel terzetto femminile una marcia in più.
Giuseppe Scarfone

Joshua Tarling vince la medaglia d'oro nella cronometro juniores (foto: Getty Images)
E’ SEMPRE PIU’ NORVEGIA! WAERENSKJOLD ORO NELLA CRONO U23
Søren Wærenskjold conquista l’oro mondiale emergendo nella seconda parte del percorso e ricalcando groso modo la prova di ieri del connazionale Foss. Completano il podio il belga Alec Segaert ed il britannico Leo Hayter. Azzurri dietro.
La seconda giornata dei Mondiali di Ciclismo è dedicata alla prova a cronometro Under 23. Il percorso del circuito di Wollongong è un po’ più corto rispetto a quello di donne ed uomini elite, misurando 28.8 km invece di 34.1. Se tra gli uomini elite Tobias Foss ha sorpreso tutti diventando il Campione 2022 della specialità, la Norvegia torna prepotentemente alla ribalta con l’oro di Søren Wærenskjold, che dopo la delusione del 2021 a Bruges in cui arrivò quarto e perse il podio per soli 2 secondi, si rifà oggi con gli interessi andando a conquistare la vittoria più importante della sua carriera. Il giovane norvegese dell’Uno-X Pro Cycling Team , proprio come Foss, non ruba l’occhio nei primi due intertempi, visto che gli sono davanti sia il belga Alec Segaert che il britannico Leo Hayter. La svolta per il norvegese avviene nella seconda metà del tracciato, in cui aumenta il ritmo raggiungendo e superando il belga ed il britannico. Già al terzo intertempo Wærenskjold supera di 9 secondi Segaert e di ben 23 secondi hayter, che fa invece segnalare un vistoso calo, proprio come Kung ieri. Søren Wærenskjold conclude la sua prova con il tempo di 34 minuti e 13 secondi. In seconda posizione si piazza Segaert a 16 secondi di ritardo mentre Hayter riesce a strappare il bronzo con il tempo di 34 minuti e 37 secondi, a 24 secondi di ritardo dal norvegese. Chiudono la top five l’australiano Logan Currie in quarta posizione ed il tedesco Michel Hessma, rispettivamente quarto e quinto con 33 e 39 secondi di ritardo da Søren Wærenskjold. Per l’Italia, che non aveva oggettivamente speranze di podio, Lorenzo Milesi riesce comunque ad entrare nella top ten. Il ciclista bergamasco, classe 2002, chiude in decima posizione con il tempo di 35 minuti e 18 secondi, a 1 minuto e 5 secondi di ritardo da Søren Wærenskjold. Fa peggio davide Piganzoli, sedicesimo ad 1 minuto e 44 secondi di ritardo da Søren Wærenskjold. Per adesso la Norvegia, con due ori su tre, è la regina di questi Mondiali Australiani. Domani doppio appuntamento con la prova a cronometro uomini e donne dedicata ai juniores. Gli uomini gareggeranno sullo stesso percorso di oggi, lungo 28.8 km, mentre il percorso delle donne è precisamente la metà, misurando 14.4 km. Ci aspettiamo qualche segnale di riscossa da parte dell’Italia, anche se non sarà facile entrare in zona medaglie. Speranze più concrete per salire sul podio mercoledì con la cronometro mista per nazioni.
Giuseppe Scarfone

Søren Wærenskjold vince la cromo mondiale U23 (foto: Getty Images)

