A RIVOLI LA FUGA PREMIA DENZ. THOMAS RESTA IN MAGLIA ROSA

maggio 18, 2023 by Redazione  
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Una maxifuga partita dopo una ventina di km e successivamente ridottasi a soli tre ciclisti vede la vittoria di Nico Denz (Team BORA Hansgrohe) che batte in una volata ristretta Toms Skujins (Team Trek Segafreddo) e Sebastian Berwick (Team Israel Premier Tech). Domani si sconfina in Svizzera per una tappa

La dodicesima tappa del Giro 2023 si corre interamente in Piemonte tra le province di Cuneo e di Torino. Si parte da Bra e si arriva a Rivoli dopo 185 km. Due i gpm in programma: Pedaggera, terza categoria dopo 36 km e Colle Braida, seconda categoria, posto al km 151. E’ quest’ultima la salita più impegnativa della tappa odierna ed anche un interessante antipasto delle Alpi prossime venture. Il Colle Braida sfiora i 10 km di lunghezza e la parte più impegnativa è quella centrale, in cui sono presenti tre km dove le pendenze non scendono mai sotto l’8% con punte al 12%. Vedremo se la fuga di giornata riuscirà a tenere la testa della corsa ed i ciclisti presenti si giocheranno le loro chances di vittoria, ma non possiamo neanche escludere completamente che le squadre dei big di classifica possano animare il finale. Da Bra non partiva Alessandro Covi (UAE Team Emirates), coinvolto anche lui nella caduta che ieri ha costretto al ritiro Tao Geoghegan Hart (Team INEOS Grenadiers). Per il ciclista italiano frattura dell’osso sacro. Attacchi e contrattacchi si moltiplicavano dopo la partenza da Bra ed una maxifuga di 26 ciclisti riusciva ad evadere dopo una ventina di km. Tra gli attaccanti, il più pericoloso in classifica generale per la maglia rosa Thomas era Patrick Konrad (Team BORA Hansgrohe). Sette gli italiani presenti nella fuga: Samuele Battistella e Christian Scaroni (Team Astana Qazaqstan), Andrea Pasqualon (Team Bahrain Victorious), Alberto Bettiol (Team EF Education EasyPost), Alessandro Tonelli (Team Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), Marco Frigo (Team Israel Premier Tech) e Davide Formolo (UAE Team Emirates). Altri quattro ciclisti, tutti italiani, riuscivano a raggiungere gli attaccanti durante l’ascesa verso Pedaggera. I quattro erano Stefano Oldani (Team Alpecin Deceuninck), Lorenzo Fortunato (Team EOLO Kometa), Luca Covili e Davide Gabburo (Team Green Project-Bardiani CSF-Faizanè). L’elevato numero dei ciclisti in fuga era un fattore di discordie all’interno drappello in testa alla corsa e così dopo il passaggio dal primo traguardo volate di Ceresole d’Alba vinto da Mads pedersen (Team Trek Segafredo), evadeva dal gruppo dei fuggitivi un quartetto formato da Toms Skujins (Team Trek Segafredo), Nico Denz (Team BORA Hansgrohe), Sebastian Berwick (Team Israel Premier Tech) ed Alessandro Tonelli. Skujins si aggiudicava il secondo traguardo volante di Buttigliera Alta posto al km 140.3. I quattro uomini in testa iniziavano il tratto più duro del Colle Braida con un vantaggio di 2 minuti e 20 secondi su un altro gruppetto di quattro ciclisti che a sua volta si era staccato precedentemente dal primo gruppo inseguitore. Gli uomini che ne facevano parte erano Alex Baudin (Team AG2R Citroen), Scaroni e Bettiol. Skujins scollinava in prima posizione. Il gruppo maglia rosa scollinava a sua volta con oltre 8 minuti di ritardo. Era chiaro ormai che tra successiva discesa e pianura per un totale di 30 km i tre di testa si sarebbero giocati la vittoria di tappa. Nella volata ristretta Dens partiva piuttosto lungo mantenendo la testa e riuscendo a tagliare per primo il traguardo davanti a Skujins mentre Berwick era terzo a 3 secondi di ritardo. Tonelli si piazzava in quarta posizione a 58 secondi di ritardo da Denz mentre quinto era Frigo a 2 minuti e 7 secondi di ritardo. Il gruppo maglia rosa giungeva a 8 minuti e 19 secondi di ritardo, regolato dal trenino INEOS con Pavel Sivakov. Denz ottiene la prima vittoria stagionale nonché la prima in un GT. In classifica generale Geraint Thomas (Team INEOS Grenadiers) resta in maglia rosa con 2 secondi di vantaggio su Primoz Roglic (Team Jumbo Visma) e 22 secondi di vantaggio su Joao Almeida (UAE team Emirates). Domani è in programma la tredicesima tappa da Borgofranco d’Ivrea a Crans-Montana, il cui tracciato è ancora in dubbio visto che dopo la cancellazione certa del tratto finale della salita del Gran Bernardo, sostituita dal passaggio attraverso l’omonimo tunnel, ci sono dubbi sulla viabilità della Croix de Coeur, secondo gpm in programma, che verranno dissolti nella serata di oggi, almeno si spera. Certamente si percorreranno gli ultimi 13 km ad oltre il 7% di pendenza media della salita finale verso Crans-Montana, sulla quale inizieranno le prime vere scaramucce del Giro 2023. Dopo i ritiri di Tao Geoghegan Hart e di Remco Evenepoel, ci aspettiamo il duetto tra Thomas e Roglic, con altri ciclisti pronti a inserirsi nella battaglia per la maglia rosa.

Antonio Scarfone

Nico Denz vince a Rivoli (foto: Stuart Franklin/Getty Images)

Nico Denz vince a Rivoli (foto: Stuart Franklin/Getty Images)

LIBERA USCITA ALLA VIGILIA DELLE ALPI

maggio 18, 2023 by Redazione  
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Tappa di trasferimento alla vigilia delle Alpi, la Bra – Rivoli costituirà un’occasione che non dovranno lasciarsi sfuggire i cacciatori di traguardi parziali. Con i velocisti messi fuori gioco dall’ascesa al Colle Braida e quest’ultima troppo distante dal traguardo per invogliare gli uomini di classifica, oggi ci saranno ottime possibilità perché la fuga riesca ad andare in porto. Le pendenze degli ultimi 5 Km del Braida potrebbero, però, costituire un’ottima palestra per qualche big per testare lo stato di forma degli avversari a poche ore dal tappone di Crans Montana.

È giorno di vigilia al Giro d’Italia. Domani si disputerà la prima frazione alpina, un duro tappone disegnato a cavallo del confine di stato in direzione della Svizzera, e oggi i big della classifica avranno tutta l’intenzione di correre senza sprecare inutilmente energie. Al massimo qualche corridore desideroso di testare il polso agli avversari potrebbe azzardare se non un vero e proprio attacco almeno un’accelerazione sul Colle Braida, la principale ascesa di giornata, che presenta pendenze interessanti negli ultimi 5 Km, anche se ha poi il “neo” di essere collocata a quasi 30 Km dal traguardo e, a parte un breve e facilissimo zampellotto, il percorso non ha in serbo difficoltà altimetriche nel tratto conclusivo. Quasi impossibile, dunque, che l’azione di un uomo di classifica lasci il segno anche se, come accennavamo, una “sgasata” sugli ultimi tratti della salita potrebbe essere utile per mettere a nudo lo stato di forma dei rivali. Tagliati fuori i velocisti, quella odierna sarà una classifica tappa interlocutoria nella quale il gruppo lascerà andare in libera uscita un manipolo di corridori che avrà tantissime chances di andare a giocarsi il successo di tappa. Trampolini di lancio per dare al via alla fuga di giornata se ne incontreranno parecchi nel tratto iniziale, a partire dallo strappo di 1 Km al 6.2% che si affronterà subito dopo la partenza da Bra e che condurrà a Cherasco, centro dalla pianta quadrilatera che racchiude, tra i tanti monumenti, la chiesa romanica di San Pietro. Immediatamente dopo un’altra salita – 6 Km al 5% – porterà i “girini” alla Morra, panoramico borgo che costituisce anche una delle porte d’accesso alle Langhe. Nei chilometri successivi saranno, infatti, i vigneti la scenografia del percorso di gara, con il gruppo che si dirigerà verso la celebre Barolo, dove è ancora fresco il ricordo della “wine stage” terminata nel 2014 all’ombra del castello che ospitò tra gli altri Silvio Pellico e che oggi accoglie nelle cantine l’Enoteca Regionale del Barolo. Il terzo trampolino per tentare di lanciarsi in avanscoperta sarà la successiva ascesa della Pedaggera, costituita da tre rampe intervallate da tratti in quota, la prima delle quali (2.1 Km al 4.8%) termina in corrispondenza di Monforte d’Alba, un altro comune consacrato all’enologia nel cui centro nel 1986 è stato realizzato un auditorium all’aperto sfruttando la pendenza del terreno, oggi intitolato al pianista polacco Mieczysław Horszowski, che vi suonò in occasione dell’inaugurazione. I successivi 3.5 Km al 3.% verso Roddino anticiperanno quindi la balza finale – 4.1 Km al 4.3% e un tratto intermedio di 1300 metri al 7% – che conducono a Pedaggera, frazione di Cerreto Langhe il cui nome ci ricorda che un tempo era necessario pagare una piccola tassa per transitare da questo luogo se si trasportavano delle merci. Spezzata dallo strappo di Diano d’Alba (1.2 Km al 4.4%), la lunga discesa dalla Pedaggera ha termine alle porte di Alba, città dai molteplici sapori, famosa non solo per il vino ma anche per i suoi tartufi e per le nocciole, ingrediente fondamentale per dolci che si possono assaporare tra una visita e l’altra ai principali monumenti cittadini, sui quali spicca il romano gotico duomo di San Lorenzo. Abbandonate le Langhe il gruppo s’inoltrerà nella piccola regione geografica del Roero, pure conosciuta per i suoi vini, dove si andrà a superare l’ultima salita inserita nei primi settanta di chilometri di gara, 1500 metri al 7.1% e un muro in pavé di 400 metri all’11% nel cuore di Baldissero d’Alba. A una prima fase collinare seguirà un settore centrale, lungo altrettanti chilometri, nel quale la salite diventeranno un ricordo e la pianura sarà compagna di viaggio del gruppo, che ora pedalerà alla volta di Carmagnola, centro nelle cui campagne si trova l’antica Abbazia di Santa Maria di Casanova, nel XVIII secolo sfruttata come residenza dai sovrani sabaudi. Superato il corso del Po e lambito il comune di Carignano, uno dei più ricchi di testimonianze storiche della regione (tra gli altri il duomo barocco dalla facciata convessa e il santuario del Vallinotto), si giungerà quindi sulle strade di Piobesi Torinese, non distante dal centro di Vinovo, che per gli appassionati di ciclismo è il paese natale del due volte vincitore del Giro d’Italia Giovanni Valetti (1938 – 1939), ma è più conosciuto dagli appassionati di calcio e dai tifosi della “Vecchia Signora” in particolare per la presenza dello Juventus Training Center, inaugurato nel 2006. Il tratto successivo vedrà il gruppo lambire i confini meridionali del Parco Naturale di Stupinigi, istituito nel 1992 per preservare quella che all’epoca del Regno d’Italia era una tenuta di caccia della famiglia Savoia, nella quale – oltre alla celebre palazzina progettata dall’architetto messinese Filippo Juvarra – si trova anche il medioevale Castello di Parpaglia, oggi in rovina. Aggirando a ovest la città di Torino si punterà su Orbassano e da lì su Rivoli, dove a 53 Km dalla conclusione ci sarà un primo passaggio sul rettilineo d’arrivo, uno dei più scenografici di questa edizione del Giro perché sullo sfondo troneggia, incorniciata dalla catena alpina nelle giornate più limpide, la mole del castello cittadino, altra dimora sabauda che dopo l’istituzione della repubblica ospitò per breve tempo un casinò che ebbe tra i suoi frequentatori più illustri l’attore romano Vittorio De Sica, vero e proprio “maniaco” del gioco d’azzardo, mentre oggi accoglie due musei, uno d’arte contemporanea e uno dedicato alla pubblicità. Non ci sarà il tempo per i “consigli per gli acquisti” perché la salita al Colle Braida si fa sempre più vicina, anche se prima di affrontarla bisognerà percorrere ancora una quindicina di chilometri pianeggianti, pedalando ai margini della collina morenica di Rivoli, venutasi a formare all’epoca delle glaciazioni e vasta ben 50 Km quadrati. Poco prima del termine di questo tratto si giungerà sulle strade di Avigliana, il cui borgo medioevale fu preso a modello per la realizzazione, tra il 1883 e il 1884, di quello fasullo realizzato presso il Parco del Valentino a Torino in occasione dell’Esposizione Generale Italiana.
Percorso lo stretto istmo che separa i due laghi di Avigliana, si svolterà a destra per intraprendere la scalata al Colle Braida, 10.8 Km al 5.8% dei quali gli ultimi cinque all’8.3%. Questo è indubbiamente il tratto più spettacolare della salita e non soltanto per le inclinazioni che saranno offerte dalla strada, poiché a circa 2 Km dallo scollinamento si andrà a sfiorare uno dei monumenti più celebri del Piemonte, la Sacra di San Michele, abbazia costruita a partire dal X secolo sulla cima del Monte Pirchiriano e un tempo fondamentale tappa della “Linea Sacra di San Michele”, via di pellegrinaggi che la leggenda vuole tracciata da un colpo di spada del celebre arcangelo e che collega sette santuari a lui dedicati, come quelli di Mont Saint-Michel in Francia e Monte Sant’Angelo in Puglia. Scollinati a poco più di mille metri di quota s’inizierà la discesa verso Giaveno, il centro principale della Val Sangone, nel cui territorio si trova il Santuario del Selvaggio, così chiamato dal nome della località nel quale fu innalzato in stile neoromanico nel 1926 sul luogo di una preesistente cappella oramai fatiscente. Raggiunta Trana – centro dominato dalla Torre degli Orsini, unico resto di uno scomparso castello – si attaccherà l’ultima ascesa di giornata risalendo le pendici del Moncuni, bassa elevazione frequentata dagli appassionati di arrampicata sportiva, diretti alle strapiombanti pareti della “Pietra di Salomone”, che la tradizione vuole abbandonata in questo luogo dai diavoli ai quali il biblico re aveva chiesto aiuto per trasportare fino a Gerusalemme le pietre destinate alla costruzione del tempio. Non saranno, invece, previsti “sesti gradi” per i corridori, essendo facilissimo il tratto di salita che dovranno percorrere, 600 metri al 5.7% per mettersi alle spalle il tratto più ostico e poi 800 metri sotto al 3% di pendenza media per raggiungere lo scollinamento alle porte del centro di Reano, dove si ritroverà la pianura, che tornerà a scorrere sotto le ruote dei corridori nei conclusivi negli ultimi 11 Km che riporteranno la corsa a Rivoli.
Poi tutti a nanna per prepararsi al duro tappone dell’indomani

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Colle della Croce Nera (872 metri). Valicato dalla Strada Provinciale 188 “del Colle Braida” lungo la salita al Colle Braida dai Laghi di Avigliana. Si trova in corrispondenza del bivio con la strada pedonale diretta alla Sacra di San Michele.

Colle Braida (1007 metri). Valicato dalla Strada Provinciale 188 “del Colle Braida” tra Giaveno e la Sacra di San Michele, viene affrontato per la seconda volta nella storia al Giro d’Italia. La precedente scalata avvenne nel 1991, dal versante che quest’anno si percorrerà in discesa, nel corso della tappa Savigliano – Sestriere, vinta dallo spagnolo Eduardo Chozas. Era stato il suo connazionale Iñaki Gastón a conquistare la cima del Colle Braida, che nel 1966 era stato inserita anche nel percorso del Tour de France: sempre salendo da Giaveno, in quell’occasione a scollinare in testa era stato il toscano Franco Bitossi, che 38 Km più avanti s’imporrà sul traguardo della Briançon – Torino regolando allo sprint lo spagnolo Antonio Gómez del Moral e il varesino Giuseppe Fezzardi.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

Il rettilineo d’arrivo di Rivoli con il castello sullo sfondo e l’altimetria della dodicesima tappa del Giro 2023 (Google Street View)

Il rettilineo d’arrivo di Rivoli con il castello sullo sfondo e l’altimetria della dodicesima tappa del Giro 2023 (Google Street View)

CIAK SI GIRO

La Sacra di San Michele come nessuno l’hai mai ammirata, dalla stessa prospettiva di un uccello…. Se volete provare quest’ebbrezza dovete assolutamente vedere “The Broken Key”, film italiano del 2017 dal cast stellare, che vede nomi altisonanti alternarsi nelle varie scene, da Franco Nero a Kabir Bedi, da Christopher Lambert a William Baldwin (fratello del più celebre Alec ed ex cognato di Kim Basinger) per finire con Geraldine Chaplin, la figlia del grande “Charlot”. Non sono, però, loro i protagonisti principali (e faranno tutti una brutta fine, tra l’altro) di questa pellicola ambientata in futuro nel quale stampare libri è un reato a causa di rigide leggi sull’ecosostenibilità che hanno fatto diventare la carta un bene raro e costosissimo. Il protagonista è Arthur J. Adams, uno studioso che vive a York e che è interpretato da Andrea Cocco, più conosciuto come vincitore di un’edizione del Grande Fratello (2011) che come attore. Arthur è costretto a venire in Italia per recuperare il frammento perduto di un antico papiro egizio e per lui inizierà una vera e proprio caccia al tesoro sanguinosa, che si lascerà dietro parecchio morti e lo vedrà in azione in una Torino ripresa prevalentemente in notturna con parecchi “ritocchini” (come i due giganteschi obelischi che svettano accanto a Palazzo Reale), nelle spettacolari grotte di Bossea nel cuneese e nel misterioso borgo di Rosazza, in provincia di Biella. Ma a catturare l’attenzione saranno soprattutto le spettacolari immagini aeree della Sacra di San Michele, riprese grazie ad un drone che ha sorvolato il monumento: è proprio lassù che lo studioso riuscirà a ritrovare la chiave spezzata che dà il nome al film e che gli consentirà di risolvere il mistero e arrivare al frammento di papiro mancante.

In collaborazione con www.davinotti.com

La Sacra di San Michele ripresa da un drone nel film “The Broken Key” (www.davinotti.com)

La Sacra di San Michele ripresa da un drone nel film “The Broken Key” (www.davinotti.com)

La Sacra di San Michele ripresa da un drone nel film “The Broken Key” (www.davinotti.com)

Le altre location del film

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/the-broken-key/50043300

FOTOGALLERY

Bra, Santuario della Madonna dei Fiori

Cherasco, chiesa di San Pietro

Vista sulle Langhe dalla Morra

Castello di Barolo

Monforte d’Alba, Auditorium Horszowski

Alba, duomo di San Lorenzo

Carmagnola, Abbazia di Santa Maria di Casanova

Carignano, duomo dei Santi Battista e Remigio

Parco Naturale di Stupinigi

Uno scorcio del centro storico di Avigliana

Il più grande tra i due laghi di Avigliana

Sacra di San Michele

Giaveno, Santuario del Selvaggio

Trana, Torre degli Orsini

ACKERMANN FA FESTA A TORTONA. THOMAS RESTA IN MAGLIA ROSA

maggio 17, 2023 by Redazione  
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Nella volata di Tortona, al termine di una tappa segnata ancora dal maltempo e soprattutto da diverse cadute che hanno messo fuori causa Tao Geoghegan Hart (Team INEOS Grenadiers), il tedesco dell’UAE Team Emirates ritrova la verve di un tempo battendo, seppur al photofinish, Jonathan Milan (Team Bahrain Victorious). Geraint Thomas (Team INEOS Grenadiers) mantiene la maglia rosa

L’undicesima tappa del Giro 2023 parte da Camaiore e risalendo la penisola si arriva a Tortona dopo 219 km. Gli Appennini saranno ancora protagonisti dopo la tappa di ieri, visto che si dovranno scalare i tre gpm, in realtà non eccessivamente ripidi, del Passo del Bracco, di Colla di Boasi e del Passo della Castagnola. Dallo scollinamento dell’ultima salita mancheranno oltre 40 km all’arrivo, per cui i velocisti hanno concrete possibilità di giocarsi la vittoria in volata. Anche stamattina, alla partenza da Camaiore, il Giro ha dovuto pagare un prezzo salato al covid, che ha estromesso altri sei ciclisti, ovvero Jan Hirt, Josef Cerny, Mattia Cattaneo e Louis Vervaeke (Team Soudal Quick Step), Stefano Gandin (Team Corratec Selle Italia) ed Andrea Vendrame (Team AG2R Citroen). A questi ciclisti si sono aggiunti anche Natnael Tesfatsion (Team Trek Segafredo) e Jonathan Caicedo (Team EF Education EasyPost). Dopo una decina di km dalla partenza si formava la fuga di giornata grazie all’azione di Thomas Champion (Team Cofidis), Diego Pablo Sevilla (Team EOLO Kometa), Filippo Magli (Team Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), Laurenz Rex (Team Intermarchè Circus Wanty), Alexander Konychev e Veljko Stojnic (Team Corratec Selle Italia). Dopo 20 km il vantaggio della fuga era intorno ai 4 minuti. Stojnic si aggiudicava il primo traguardo volante di Borghetto di Vara posto al km 62.1. Sevilla scollinava in prima posizione sul primo gpm del Passo del Bracco posto al km 80. Il ritardo della fuga era sceso a 2 minuti e 30 secondi sotto l’azione delle squadre dei velocisti, prima fra tutte la Trek Segafredo. Stojnic scollinava in prima posizione sul successivo gpm di Colla di Boasi posto al km 143. Nella discesa successiva, una caduta coinvolgeva tra gli altri Primoz Roglic (Team Jumbo Visma), Geraint Thomas e Tao Geoghegan Hart (Team INEOS Grenadiers). Purtroppo ad avere la peggio era Hart, che restava sdraiato per terra dolorante. L’intervento dell’ambulanza nei suoi confronti era immediato e lo sfortunato ciclista britannico, vincitore del Giro 2020 e quest’anno punta di diamante dell’INEOS insieme a Thomas, era costretto al ritiro. Per lui si parla di sospetta frattura del bacino e del femore e la stagione 2023 può già dirsi conclusa al 99%. Nella stessa discesa anche Oscar Rodriguez (Team Movistar) era vittima di una caduta poco più avanti; lo spagnolo sbatteva prima contro il palo di un segnale e poi sfiorava il muro di una casa. Anche per lui il Giro d’Italia finiva qui. Stojnic intanto vinceva il secondo traguardo volante di Busalla posto al km 169.7, mentre nell’ultima salita verso il Passo della Castagnola il Team Jayco AlUla aumentava il ritmo per tastare il polso ai velocisti presenti nel gruppo maglia rosa. La maggior parte di loro riusciva comunque a restare indenne. Era ancora Stojnic a scollinare in prima posizione, mentre il vantaggio della fuga si era ormai ridotto ad un minuto circa. Rex era l’ultimo dei fuggitivi ad essere ripreso, a circa 6 km dal termine. Alla volata finale prendevano parte praticamente tutti i velocisti ancora in gruppo, ad eccezione di Kaden Groves (Team Alpecin Deceuninck), disperso sui gpm precedenti, e Fernando Gaviria (Team Movistar), vittima di una caduta a poco meno di 2 km dalla conclusione. Era Pascal Ackermann (UAE Team Emirates) ad imporsi davanti a Jonathan Milan (Team Bahrain Victorious), bravo a risalire dalle retrovie ed a sfiorare la vittoria per una questione di centimetri, mentre Mark Cavendish (Team Astana Qazaqstan) era terzo. Chiudevano la top five Mads Pedersen (Team Trek Segafredo) in quarta posizione e Stefano Oldani (Team Alpecin Deceuninck) in quinta posizione. Nella top ten si segnalavano anche il sesto posto di Vincenzo Albanese (Team EOLO Kometa), l’ottavo posto di Davide Ballerini (Team Soudal Quick Step) ed il nono posto di Simone Consonni (Team Cofidis). Ackermann ritrova la forma di un tempo ed ottiene la prima vittoria stagionale, lui che aveva già vinto due tappe al Giro 2019. In classifica generale Thomas resta in maglia rosa con 2 secondi di vantaggio su Roglic e 22 secondi di vantaggio su Joao Almeida (UAE Team Emirates). Domani primo assaggio delle Alpi nella dodicesima tappa da Bra a Rivoli di 179 km. Il primo gpm di Pedaggera, posto dopo un a trentina di km, farà da trampolino alla fuga di giornata. Il successivo di Colle Braida, ben più impegnativo e situato a circa 30 km dall’arrivo, farà capire se la fuga riuscirà ad arrivare fino all’arrivo oppure se il forcing delle squadre dei big di classifica avranno voglia di animare il finale di tappa.

Antonio Scarfone

Pascal Ackermann vince a Tortona (foto: Getty Images)

Pascal Ackermann vince a Tortona (foto: Getty Images)

MARC HIRSCHI RE D’UNGHERIA

maggio 17, 2023 by Redazione  
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Dopo la neutralizzazione a causa del maltempo della quinta tappa in quel della capitale magiara, il Giro d’Ungheria e è andato allo svizzero della UAE Team Emirates Marc Hirsch.

Le prima due volate sono andate rispettivamente a Dylan Groenewegen (Team Jayco AlUla) e Fabio Jakobsen (Soudal – Quick Step) nei primi due giorni di gara. Nella terza tappa con arrivo a Pécs lo svizzero Marc Hirschi (UAE Team Emirates) si è imposto in solitaria con un vantaggio di 8” su Ben Tulett (INEOS Grenadiers), 10″ su Max Poole (Team DSM) e 12″ Sylvain Moniquet (Lotto Dstny), che ha regolato un gruppettino di 4 elementi comprendente anche l’italiano Matteo Fabbro (BORA – hansgrohe), sesto. Il successo dello svizero ha fatto si che lo stesso corridore salisse in vetta alla classifica generale. La quarta tappa, ancora utile per la vittoria finale, ha visto il successo ancora in solitaria di un altro rappresentante del movimento ciclistico elvetico, Yannis Voisard (Tudor Pro Cycling Team). Dopo dieci secondi Thibau Nys (Trek – Segafredo) ha preceduto Moniquet, Hirshi, Tulett, Poole, Fabbro e altri 9 elementi. In chiave classifica il successo ha permesso a Voisard di andare ad occupare il terzo gradino del podio dietro a Hirschi e Tulett. L’annullamento della quinta e ultima tappa per maltempo ha congelato la classifica della 44a edizione della corsa magiara, vinta così da Hirschi, mentre si è scelto di far gareggiare comunque i corridori in quel di Budapest, dove si è imposto lo slovacco Matúš Štoček (ATT Investments) sullo stesso Hirschi. Le classifiche accessorie sono state, invece, conquistate dallo stesso Štoček (a punti), dall’austriaco Sebastian Schönberger (Human Powered Healthl, gran premi della montagna) e dall’INEOS Grenadiers per quel che riguarda la challenge riservata alle squadre.

Mario Prato

Marc Hirschi (Getty Images)

Marc Hirschi (Getty Images)

APPENNINI, ANCORA APPENNINI

maggio 17, 2023 by Redazione  
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Un’altra cavalcata appenninica attende i “girini”, i quali oggi si troveranno a pedalare su di un tracciato meno corposo rispetto a quello della tappa di Viareggio. Le salite in programma stavolta non dovrebbero spaventare più di tanto i velocisti, le cui squadre dopo l’ultimo colle avranno parecchia strada a disposizione per andare a riprendere i fuggitivi di giornata. Rimane comunque un traguardo che potrebbe non rivelarsi alla portata di tutti gli sprinter.

Un’altra corposa scorpacciata appenninica attende i “girini”, ma stavolta la portata si annuncia meno indigesta per i velocisti rispetto a quella servita ieri tra l’Emilia e la Toscana. Viaggiando da quest’ultima verso il Piemonte si dovrà inevitabilmente attraversare la Liguria, una delle regioni più complicate dal punto di vista geografico, ma oggi si supereranno quasi 500 metri di dislivello in meno e, soprattutto, molta pianura in più rispetto alla tappa del giorno prima. In particolare, usciti dalla fase centrale caratterizzata da tre salite non particolarmente difficili, gli ultimi 43 Km si snoderanno costantemente in lieve falsopiano discendente e un percorso del genere, tenuto anche conto della linearità quasi perfetta degli ultimi 15 Km, rappresenta un’ideale palcoscenico per la scena nella quale il plotone inseguitore come una balena si “pappa” in un solo boccone i pesciolini di giornata, in fuga da parecchi chilometri. Varrà comunque lo stesso discorso fatto per la frazione di Viareggio, perché su percorsi del genere comunque diversi velocisti potrebbero trovarsi penalizzati e non trovare le forze per competere ad armi pari con sprinter più dotati sui percorsi più “aggressivi”.
La pianura non caratterizzerà soltanto il finale, perché anche i primi 60 Km non presenteranno difficoltà altimetriche e particolarmente scorrevole sarà il tratto iniziale di 15 Km disegnato sul lungomare della Versilia. Lasciata Camaiore, nell’immediato entroterra, il gruppo incontrerà il “chilometro zero” presso il lido cittadino e da lì si punterà velocemente su Forte dei Marmi, la rinomata stazione balneare che deve il nome alla piccola fortezza realizzata in epoca settecentesca dal casato dei Lorena a breve distanza dalla spiaggia. Lasciata la Toscana, la Liguria accoglierà il Giro sulle strade della Lunigiana, la storica regione che gravita attorno all’antica città romana di Luni, la cui area archeologica si trova non distante da Marinella di Sarzana. All’altezza della foce del Magra il percorso abbandonerà le rive del Mar Ligure per costeggiare il corso del fiume fino alla confluenza con la Val di Vara, sfiorando in questo tratto la base del promontorio del Caprione (vi si trova la nota località turistica di Lerici) e il piede della collina sulla quale si trova il borgo di Arcola, il cui antico castello costruito nell’XI secolo dalla famiglia Obertenghi è divenuto, dopo la ristrutturazione ottocentesca, l’attuale sede del municipio del centro ligure. Cambiato ancora scenario, seguendo poi la valle del fiume Vara si giungerà a Borghetto di Vara, presso il quale si trova l’antica abbazia di Santa Maria Assunta dell’Accola, fondata in epoca longobarda da monaci benedettini provenienti dal monastero emiliano di Bobbio. Qui terminerà la lunga fase pianeggiante iniziale e comincerà il settore appenninico della tappa, introdotto dalla breve salita del Valico del Termine (3 Km al 4%), in cima a quale una piccola cappella costituisce il biglietto da visita del vicino Santuario di Nostra Signora di Roverano, innalzato sul luogo dove la Madonna sarebbe apparsa a due pastorelle, una delle quale era muta dalla nascita e cominciò a parlare proprio dal quel momento. Subito dopo inizierà la più impegnativa tra le ascese di giornata, che è anche la più celebre e non tanto per i suoi “numeri” (10 Km al 4.4%, dei quali i primi cinque al 6.3% medio). Grazie alla sua collocazione lungo il principale asse stradale della Liguria, la storica Via Aurelia, il Passo del Bracco è, infatti, una delle ascese appenniniche più frequentate dalla Corsa Rosa, che vi salì per la prima volta nel 1909, l’anno della prima edizione, durante la tappa che congiunse Firenze a Genova, vinta dal pavese Giovanni Rossignoli. Come in quella tappa, dopo lo scollinamento i “girini” affronteranno in discesa il versante più panoramico del Bracco, che offre stupende viste sul Golfo del Tigullio e sulla “Baia delle Favole”, il nome che il celebre scrittore danese Hans Christian Andersen attribuì alla più grande delle due insenature sulle quali si specchiano Sestri Levante e, tra gli altri edifici della nota località di villeggiatura, la Torre Marconi che il celebre l’inventore scelse per i suoi esperimenti, come quello che consentì per la prima volta nella storia a un’imbarcazione di effettuare la “navigazione cieca”, guidata via radio da terra da Santa Margherita Ligure a Sestri. Inizierà ora il secondo settore di pianura, circa 35 Km all’inizio dei quali si costeggerà nuovamente il Mar Ligure fino a Lavagna, centro il cui nome richiama alla memoria le cave dell’entroterra dalle quali si estrae l’ardesia, roccia utilizzata sia per scopi artistici, sia per altri meno “nobili” come la produzione di tegole e lavagne. Molte di queste cave si trovano nella vicina Val Fontanabuona, verso la quale vergerà il gruppo dopo aver lasciato nuovamente il mare, che si rivedrà solo tra una settimana, al termine della tappa di Caorle. Prendendo lentamente quota si toccherà Cicagna, il principale della valle, presso il quale si trova il Santuario di Nostra Signora dei Miracoli, imponente edificio inaugurato nel 1937 sul luogo di una precedente chiesa, teatro quattrocento anni prima di un prodigioso miracolo che ebbe per protagonista una scolorita statua della Madonna, improvvisamente trasfiguratasi e ravvivatasi nelle tinte. Poco più avanti si toccherà Moconesi, dove è possibile visitare due interessanti musei, uno dedicato ai giocattoli e l’altro alla famiglia paterna di Cristoforo Colombo, originaria di questo luogo. Non è stato soltanto il celebre navigatore ad avere radici ben piantate in Val Fontanabuona, perché da qui partì per emigrare in quella stessa America che Colombo aveva scoperto la mamma di Frank Sinatra, nativa di Lumarzo, il centro dove avrà inizio la seconda delle tre salite principali di giornata, la Colla di Boasi. I suoi 9 Km al 4,3% non costituiranno una sorpresa per parte dei partecipanti al Giro perché fu affrontata anche lo scorso anno, durante la tappa terminata a Genova con il successo del lombardo Stefano Oldani. Una volta arrivati in vetta non si svolterà verso sinistra, per iniziare come dodici mesi fa la discesa verso il capoluogo ligure, ma si prenderà a destra infilandosi nel pianeggiante traforo, lungo poco più di un chilometro e perfettamente rettilineo, che evita l’ascesa al soprastante Passo della Scoffera. Seguirà una soavissima discesa dalle pendenze impalpabili lungo la parte alta della valle dello Scrivia, fiume che ha la sua sorgente dalla confluenza dei torrenti Laccio e Pentemina. In questo assetto si giungerà a Casella, centro presso il quale ha il suo capolinea settentrionale il “Trenino di Casella”, linea ferroviaria che lo collega a Genova e che ricorda quella più celebre del Bernina per l’arditezza di alcuni suoi tratti, per lo scartamento ridotto e per le vetture di colore rosso-beige, trainate dalla più antica locomotiva d’Italia ancora in esercizio, in attività dal 1924. Poco più avanti il percorso della tappa si innesterà sul tracciato del Giro dell’Appennino all’altezza di Busalla, centro situato a piedi del Passo dei Giovi, una delle storiche ascese della classifica italiana (prima edizione nel 1934) assieme alla tremenda Bocchetta e alla più morbida Castagnola. È in direzione di quest’ultima che andranno i “girini”, affrontandola dal versante che all’Appennino si percorre in discesa (5 Km al 4.5%) per poi planare su Voltaggio, località di villeggiatura nella quale è possibile ammirare un’interessante e inattesa pinacoteca, inizialmente allestita a Genova e dal 1901 ospitata nel locale convento cappuccino. Entrato in Piemonte, per il gruppo inizierà ora l’ultimo tratto di questa frazione, privo di difficoltà altimetriche se si esclude il leggero zampellotto che s’incontrerà a poco meno di 30 Km dall’arrivo, subito dopo il passaggio da Gavi, centro meritevole d’una sosta per ammirarvi il forte che sovrasta la cittadina e degustare il suo prelibato e omonimo vino DOGC, citato anche da Umberto Eco in “Baudolino”, il suo quarto romanzo storico. Queste sono zone dove la storia scorre a fiumi, come ci rammenta anche la vicina area archeologica di Libarna, casualmente riporta alla luce nel 1820 durante i lavori di realizzazione della “strada regia”, l’odierna Statale dei Giovi sulla quale il gruppo tornerà a pedalare al momento del ritorno sulla pianura, alle porte delle terre dei “Campionissimi”. Stavolta non ci si ricorderà soltanto di Fausto Coppi perché l’imminente passaggio da Cassano Spinola riporterà alla memoria il suo “predecessore al titolo” Costante Girardengo, che visse in questo borgo sulle cui strade una serie di piccoli murales ritrae il sei volte vincitore della Milano-Sanremo ma anche un’altra gloria locale, “Sandrino” Carrea, che di Coppi fu gregario.
Nel frattempo Tortona si fa sempre più vicina, annunciata all’apparire all’orizzonte della guglia del santuario di Nostra Signora della Guardia, dalla cui cima la dorata statua della Madonna veglierà silenziosa gli ultimi, frenetici colpi di pedale dell’undicesima frazione della corsa rosa.

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Valico del Termine (264 metri). Valicato dalla Strada Statale 1 ‘’Via Aurelia’’ tra Borghetto di Vara e Carrodano Inferiore. Trovandosi sulla strada per il Passo del Bracco inevitabilmente il Giro d’Italia vi è transitato spesso, ma questa salita non è stata mai considerata come GPM. L’ultimo passaggio risale al 2015, durante la tappa Chiavari – La Spezia vinta da Davide Formolo.

Valico del Bivio della Baracca (589 metri). Valicato dalla Strada Statale 1 “Via Aurelia” lungo la salita al Passo del Bracco dal versante di Carrodano. Coincide con il bivio, in località “La Baracca”, dove si stacca la strada che scende verso Levanto.

Passo del Bracco (610 metri). Valicato dalla Strada Statale 1 “Via Aurelia” tra Carrodano e Sestri Levante, secondo i geologi non è un vero e proprio valico geografico, ma semplicemente il punto più alto toccato dall’Aurelia. Dal 1933, anno dell’istituzione della classifica dei Gran Premi della Montagna, il Giro vi è transitato venti volte e in questo numero non sono ovviamente compresi i frequenti passaggi avvenuti nelle edizioni precedenti. Tra i corridori che hanno conquistato questa salita ricordiamo il due volte vincitore del Giro Giovanni Valetti nel 1938 (l’anno del primo GPM sul Bracco), il fratello del “Campionissimo” Serse Coppi (1946 e 1950), il celebre scalatore spagnolo Federico Bahamontes (1958) e l’eterno secondo Italo Zilioli (1976), mentre l’ultimo in ordine di tempo è stato il russo Denis Menchov durante l’impegnativa cronometro individuale delle Cinque Terre nel 2009. Nel 2011 il GPM del Bracco, inserito nelle fasi iniziali della tappa Quarto dei Mille – Livorno, fu annullato a seguito della decisione di disputare la tappa senza velleità agonistiche in memoria di Wouter Weylandt, deceduto il giorno precedente Infine, in altre due successive occasioni la salita è stata affrontata in maniera parziale, senza arrivare fino al Bracco, nel 2012 salendo da Levanto al Valico Guaitarola per poi raggiungere in quota il “bivio della Baracca” (tappa Seravezza – Sestri Levante, vinta dal danese Lars Bak), nel 2015 salendo da Carrodano fino al bivio per Levanto nel corso della citata tappa della Spezia vinta da Formolo.

Passo del Baracchino, Sella di Pian del Lupo (512 metri), Valico di Cà Marcone, Sella di Bracco (416 metri), Passo d’Angio (340 metri), Sella di Ca’ Bianca (293 metri), Selletta di Macallè (181 metri). Valicati dalla Strada Statale 1 “Via Aurelia” nel corso della discesa che dal Passo del Bracco conduce a Sestri Levante.

Colletta di Boasi (642 metri). Quotata 615 sulle cartine del Giro 2023 (dove è segnalata come Colla di Boasi), mette in comunicazione la Val Fontanabuona con la Val Bisagno ed è attraversata dalla Strada Provinciale 77 “di Boasi”, tra l’omonima località e il Passo della Scoffera. È stata affrontata per la prima volta come traguardo GPM lo scorso anno, durante la tappa Parma – Genova, vinta da Stefano Oldani dopo che in vetta alla Colletta era transitato in testa il bergamasco Lorenzo Rota.

Passo della Scoffera (674 metri). Non sarà direttamente toccato dalla tappa, che vedrà i corridori percorrere il tunnel sottostante il valico. Quotato 671 sulle cartine del Giro d’Italia 2015 (è l’ultima occasione nella quale il Giro è giunto fino al passo), è raggiungibile da tre diverse vie d’accesso (Davagna, Laccio e Ferriere). Nonostante la sua notorietà, il Giro l’ho ha affrontato solo quattro volte come GPM e ha visto transitare in testa Aldo Moser nel 1958 (tappa Mondovì – Chiavari, vinta da Silvano Ciampi), Giuseppe Saronni nel 1978 (tappa Novi Ligure – La Spezia, vinta dallo stesso corridore), Flavio Zappi nel 1984 (tappa Lerici – Alessandria, vinta da Sergio Santimaria) e l’elvetico Pascal Richard nel 1994 (tappa Lavagna – Bra, vinta da Massimo Ghirotto), occasione nella quale non si salì fino al valico ma si terminò la scalata all’imbocco della sottostante galleria.

Colle di Castagnola (590 metri). Quotato 583 metri sulle cartine del Giro 2023, è valicato dalla Strada Provinciale 163 “della Castagnola” tra Borgo Fornari e Voltaggio, all’altezza dell’omonima località.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

La città di Tortona dominata dalla guglia del santuario di Nostra Signora della Guardia e l’altimetria dell’undicesima tappa del Giro 2023 (www.settimanalelancora.it)

La città di Tortona dominata dalla guglia del santuario di Nostra Signora della Guardia e l’altimetria dell’undicesima tappa del Giro 2023 (www.settimanalelancora.it)

CIAK SI GIRO

Hans Christian Andersen si rivolterebbe nella tomba a sapere che nell’incantevole angolo del Mar Ligure che il celebre favolista aveva ribattezzato “Baia delle favole” un brutto giorno sarebbe capitato nientemeno che il conte Dracula! E non un Dracula qualsiasi ma uno dei tanti a portare il volto Christopher Lee, l’attore inglese conosciuto proprio per le numerose interpretazioni del celebre vampiro. Comincerà nel 1958, dopo che l’anno precedente aveva avuto una prima esperienza “horror” nei panni del mostro di Frankenstein, e si farà notare al punto che già nel 1959 sarà chiamato a infilarsi i canini di scena, ma in una pellicola che nulla a che vedere con il genere horror. Il regista era l’italiano Steno – all’anagrafe Stefano Vanzina – che volle l’attore britannico per il ruolo del barone Roderico da Frankurten nella commedia comica “Tempi duri per i vampiri”. Il suo sarà un ruolo secondario, chiamato a far da spalla a Renato Rascel, che nel film è un barone spiantato costretto a vendere il castello di famiglia e a vederlo trasformato in un albergo, dove gli sarà consentito di risiedere a patto di lavorarvi come facchini. Non immagina che starà per trasferirsi nel castello anche lo zio Roderico, fuggito dalla Transilvania, il quale rivelerà d’essere un vampiro. E che c’entra tutto questo con Sestri Levante? C’entra perché quel che si vede nel film è in piccola parte ligure poiché le riprese in esterna del maniero mostrano il Castello Brown di Portofino e, per quel che riguarda l’ingresso al maniero, uno degli edifici che compongono il complesso finto medioevale dei castelli di Sestri Levante. In realtà Dracula in riviera si vide poco perché per la stragrande maggioranza delle riprese si scelse, per la comodità della vicinanza agli studi di Cinecittà, il Castello Odescalchi di Bracciano, mentre altri manieri del Lazio furono spacciati per la dimora transilvana del barone Roderico. E per finire un paio di curiosità: per Christopher Lee le riprese del film furono l’occasione per tornare “in pace” in Italia, dove già era stato tra il 1943 e il 1944 durante la Seconda Guerra Mondiale, dove partecipò alla Battaglia di Montecassino. Ma pochi sanno che nelle sue vene scorreva sangue italiano perché italiana era la madre dell’attore, Estelle Marie Carandini dei marchesi di Sarzano.

In collaborazione con www.davinotti.com

Villa Gualino, uno dei tre edifici che compongono il complesso dei castelli di Sestri Levante, nel film “Tempi duri per i vampiri” (www.davinotti.com)

Villa Gualino, uno dei tre edifici che compongono il complesso dei castelli di Sestri Levante, nel film “Tempi duri per i vampiri” (www.davinotti.com)

Le altre location del film

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/tempi-duri-per-i-vampiri/50000325

FOTOGALLERY

Forte dei Marmi, Forte Lorenese

L’anfiteatro romano dell’antica Luni

Castello di Arcola

Borghetto di Vara, Abbazia di Santa Maria Assunta dell’Accola,

Passo del Bracco

Sestri Levante, Baia delle Favole

Cicagna, Santuario di Nostra Signora dei Miracoli

Il capolinea di Casella della spettacolare linea ferroviaria Genova – Casella

Voltaggio, convento dei cappuccini

Forte di Gavi

Serravalle Scrivia, l’anfiteatro di Libarna

Uno dei murales a tema ciclistico che adornano le strade di Cassano Spinola

TRA COVID, PIOGGIA E VENTO, A VIAREGGIO LA SPUNTA CORT NIELSEN

maggio 16, 2023 by Redazione  
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Nella decima tappa del Giro 2023, dopo il ritiro per covid di Remco Evenepoel (Team Lotto Soudal), Magnus Cort Nielsen (Team EF Education EasyPost) centra la fuga giusta e soprattutto la prima vittoria nella corsa rosa, battendo in una volata ristretta Derek Gee (Team Israel Premier Tech) ed Alessandro De Marchi (Team Jayco AlUla)

Il primo giorno di riposo del Giro 2023 lascia strascichi fondamentali per il prosieguo della corsa rosa. Remco Evenepoel (Team Lotto Soudal) si ritira a causa dl covid e con lui sono costretti ad alzare bandiera bianca per lo stesso motivo Rigoberto Urán (Team EF Education EasyPost), Callum Scotson (Team Jayco AlUla), Sven Erik Bystrøm (Team Intermarché Circus Wanty) e Domenico Pozzovivo (Team Israel Premier Tech). In particolare, il forfait del campione del mondo in carica, oltre ad aver scatenato discussioni che andranno avanti a lungo, si ripercuote sulle tattiche che i nuovi favoriti – in particolare Primoz Roglic (Team Jumbo Visma) e la coppia dell’INEOS Grenadiers formata da Geraint Thomas e Tao Geoghegan Hart – porranno in essere, con le Alpi che si intravedono all’orizzonte. Intento oggi si riparte da Scandiano e, attraversando l’Appennino tosco emiliano, si ritorna sul Tirreno, precisamente a Viareggio. La decima tappa è lunga complessivamente 196 km ed i primi 90 si inerpicano, tra diversi saliscendi, fino al Passo delle Radici, primo dei due gpm di giornata che svetta ai 1400 metri di altezza e che delimita il confine tra Emilia Romagna (provincia di Modena) e Toscana (provincia di Lucca). Oltre ai ciclisti già elencati, messi ko dal covid, da Scandiano non partivano per altri problemi fisici Mads Würtz Schmidt (Team Israel Premier Tech), Rein Taaramäe (Team Intermarché Circus Wanty) e Oscar Riesebeek (Team Alpecin Deceuninck); anche Stefan Küng (Team Groupama FDJ), come da programma, aveva lasciato il Giro nel giorno di riposo, mentre Geraint Thomas era la nuova maglia rosa. Dopo diversi attacchi e contrattacchi, la fuga giusta partiva intorno al km 30 grazie all’azione di Derek Gee (Team Israel Premier Tech), Alessandro De Marchi (Team Jayco AlUla) e Magnus Cort Nielsen (Team EF Education Easy Post). Inizialmente nel drappello di testa era presente anche Davide Bais (Team EOLO Kometa), che però si faceva sfilare e riprendere dal gruppo dopo essere transitato in prima posizione sia sul traguardo volante di Villa Minozzo posto al km 48 che sul gpm del Passo delle radici posto al km 87.5 Intorno al km 70 Aleksandr Vlasov (BORA Hansgrohe) si ritirava a causa di problemi allo stomaco. La scalata verso i 1400 metri del Passo delle Radici era segnata dal maltempo, con pioggia e vento che riducevano vistosamente il gruppo maglia rosa. I velocisti cercavano di restare aggrappati ma tra di loro chi si staccava irrimediabilmente erano Kaden Groves (Team Alpecin Deceuninck) e Fernando Gaviria (Team Movistar), quest’ultimo vittima anche di una scivolata in discesa. Proprio nella discesa dal Passo delle Radici, una volta rimasti in testa Cort Nielsen, De Marchi e Gee, dal gruppo maglia rosa evadevano Jonathan Milan, Andrea Pasqualon e Damiano Caruso (Team Bahrain Victorious), che restavano a bagnomaria tra i battistrada ed il gruppo, prima di desistere dalla loro azione ed essere ripresi prima del secondo gpm di Monteperpoli. Su questo gpm, posto al km 120.7, era Gee a scollinare in prima posizione. Nella discesa successiva si segnalava la caduta di Jay Vine (UAE Team Emiratres), che perdeva così parecchio tempo dal gruppo, ed anche quella di Warren Barguil (Team Arkea Samsic), che ripartiva ma era dolorante al braccio sinistro. Meglio andava ad Alberto Bettiol (Team EF Education Easy Post), che si scontrava con un massaggiatore scesa dall’ammiraglia per soccorrere un ciclista e che fortunatamente ripartiva senza conseguenze. La fuga, pur avendo avuto un vantaggio massimo superiore ai 2 minuti, non desisteva dall’intento di giocarsi la vittoria di tappa anche perché al loro inseguimento, come detto, il gruppo non era compatto, avendo perso numerosi elementi nella salita del Passo delle Radici. E infatti, i pochi uomini a disposizione degli altrettanto pochi velocisti presenti nel gruppo maglia rosa, desistevano dall’inseguimento a circa 3 km dalla conclusione, quando il vantaggio del terzetto di testa era ancora di 45 secondi. Nella volata a tre era Cort Nielsen a vincere davanti a Gee, mentre De Marchi si piazzava in terza posizione a 2 secondi di ritardo. Mads Pedersen (Team Trek Segafredo) regolava il gruppo maglia rosa per la quarta posizione, a 51 secondi di ritardo da Cort Nielsen. Chiudeva la top five Pascal Ackermann (UAE Team Emirates), mentre nella top ten si segnalava la sesta posizione di Stefano Oldani (Team Alpecin Fenix), la settima posizione di Jonathan Milan, la nona posizione di Mirco Maestri (Team EOLO Kometa) e la decima posizione di Filippo Fiorelli (Team Green Project-Bardiani CSF-Faizanè). Cort Nielsen, specialista delle fughe vincenti, ottiene la terza vittoria stagionale, dopo essersi già imposto nella seconda e nella terza tappa della Volta ao Algarve. Inoltre, il ciclista danese entra nel ristretto club dei ciclisti che hanno vinto almeno una tappa nei tre GT, e precisamente sei alla Vuelta, due al Tour e una al Giro). In classifica generale, Thomas è maglia rosa con 2 secondi di vantaggio su Primoz Roglic (Team Jumbo Visma) e 5 secondi di vantaggio su Tao Geoghegan Hart (Team INEOS Grenadiers). Domani è in programma l’undicesima tappa dal Camaiore a Tortona di 219 km. I ciclisti dovranno affrontare tre gpm piuttosto semplici, due di terza e uno di quarta categoria. Gli ultimi 40 km sono in leggera discesa e le condizioni meteo dovrebbero migliorare leggermente rispetto ad oggi. Vedremo se la fuga avrà ancora la meglio sulle ambizioni dei velocisti.

Antonio Scarfone

Magnus Cort Nielsen vince a Viareggio (foto: Getty Images)

Magnus Cort Nielsen vince a Viareggio (foto: Getty Images)

UN TUFFO DAGLI APPENNINI

maggio 16, 2023 by Redazione  
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Dopo il primo giorno di riposo il Giro riparte dall’Emilia Romagna alla volta della Toscana per una classica cavalcata appenninica. La quasi totale assenza di salite negli ultimi 95 Km sembra strizzare l’occhio ai velocisti e, in effetti, l’arrivo allo sprint sembra una soluzione molto probabile. Ma il traguardo di Viareggio potrebbe non essere alla portata di tutti perché certamente si faranno sentire nelle gambe i quasi 3000 metri di dislivello che si dovranno “subire” per attraversare l’Appennino tosco-emiliano.

La traversata appenninica tra Toscana ed Emilia Romagna è un classico del Giro d’Italia, proposto in “salse” sempre differenti, talvolta dal sapore piccante com’è stato per esempio il caso della frazione disegnata tra Montecatini Terme e Faenza al Giro del 2003, quando le colline romagnole sancirono il passaggio di consegne al vertice della classifica tra Stefano Garzelli e Gilberto Simoni, che due settimane più tardi s’imporrà nell’86a edizione della Corsa Rosa. Ci sono state, al contrario, tappe accompagnate da una salsa più delicata, come accadde nel 2007 quando la Reggio Emilia – Lido di Camaiore, con la sola e pedalabile ascesa al Passo del Cerreto da affrontare strada facendo, terminò con una volata di gruppo conquistata dallo sprinter siciliano Danilo Napolitano. La cavalcata appenninica versione 2023 si disputerà nella stessa direzione geografica di quella tappa, ma la salsa sarà stavolta decisamente meno insipida, anche se non sarà saporita come quella del 2003. Al posto dell’ascesa ai 1261 metri del Passo del Cerreto ci sarà quella diretta alla più elevata Foce delle Radici (1529 metri), che i “girini” raggiungeranno al termine di una salita mai dura ma lunga quasi 50 Km, spezzata in quattro porzioni da tre lunghi tratti intermedi in quota. Superato anche il breve ma decisamente più tosto Monteperpoli mancheranno ben 95 Km al traguardo e questo sulla carta dovrebbe favorire i velocisti, i quali però si troveranno sul groppone i quasi 3000 metri di dislivello giornaliero, l’ultima fetta del quale sarà servita a poco meno di 20 Km dall’arrivo. A quel punto i corridori si troveranno ai piedi del Montemagno, collina dalle lievi pendenze che in condizioni normali non fa paura ai velocisti e, infatti, se la tappa diretta a Viareggio avrebbe presentato solo questa difficoltà l’arrivo allo sprint sarebbe stato alla portata di molti, mentre stavolta potrebbero mandare in affanno quegli sprinter che ancora non hanno digerito le precedenti salite oppure rompere le uova nel paniere alle formazioni che da parecchi chilometri stanno lavorando per ricucire sulla fuga di giornata e, contemporaneamente, organizzare la volata ai loro velocisti di punta. E non è detto che sia la fuga a prevalere in questa giornata nella quale si comincerà a salire sin dal via da Scandiano, dovendosi superare uno “scalino” di 1.5 Km al 5.4% ad appena 4 Km dalla partenza, seguito da un lungo tratto in falsopiano di una quindicina di chilometri che si concluderà alle porte di Carpineti, centro conosciuto per il suo castello, uno dei più estesi dell’appennino reggiano. Anziché dirigersi verso quest’ultimo si andrà ad affrontare la salita della Svolta (3 Km al 7.8%), che culmina poco distante dall’antica abbazia di Marola, fondata su iniziativa della celebre contessa Matilde di Canossa tra il 1076 e il 1092. Raggiunta la vicina Felina si abbandonerà la statale diretta al citato Passo del Cerreto per andare da lì a breve a intraprendere l’interminabile ascesa della Foce delle Radici che, come dicevamo, è suddivisa in quattro tratti distinti, il primo dei quali inizia in corrispondenza del ponte sul fiume Secchia, il secondo per importanza tra gli affluenti di destra del Po dopo il Tanaro. La prima balza, 9.1 Km al 3.6% a loro volta spezzati in tre tratti da brevi contropendenze, conduce alla località di villeggiatura di Villa Minozzo, paese natale di Adolphe Deledda, corridore che prese la cittadinanza francese nel 1948 e nel cui palmares spiccano una vittoria di tappa alla Vuelta del 1947 e due al Tour, entrambe ottenute da “transalpino”. In questo stesso centro il 21 giugno del 1944 era drammaticamente terminata la vita, fucilato con tutta probabilità da un gruppo filo partigiano, del corridore reggiano Nello Trogi, la cui carriera si svolse prevalentemente in Francia (nel 1935 si imporrà nel Giro di Corsica) e che in Italia ottenne una sola vittoria, nella frazione d’apertura del Giro del 1937. Più consistente è la seconda “tranche” della salita, 8 Km al 5.1% nel corso dei quali si sfiora la poco conosciuta Cascata del Golfarone e si lascia sulla sinistra la strada diretta alla stazione di sport invernali di Febbio. A 8 Km di salita ne seguiranno altrettanti in quota, pedalando in direzione di Civago, altra località di villeggiatura dalla quale è possibile raggiungere con una lunga escursione l’Abetina Reale, foresta di conifere inserita all’interno del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e nella quale si trova un rifugio, ospitato in quella che fu la prima segheria idraulica della storia, realizzata nel ‘600 su iniziativa della celebre famiglia degli Este. Si riprende quindi a salire per affrontare i 5.6 Km al 4.4% che conducono a Roncatello, seguito da un ultimo tratto intermedio in quota verso Piandelagotti, altra località frequentata dagli amanti dello sci. La zona degli impianti si trova proprio in corrispondenza della Foce delle Radici, che si raggiungono percorrendo il tratto più impegnativo dell’ascesa, i conclusivi 4.4 Km al 6% che conducono sino allo scollinamento, situato al confine con la Toscana e a un paio di chilometri da San Pellegrino in Alpe, “exclave” emiliana conosciuta sia per il suo santuario intitolato al santo irlandese Pellegrino, sia per la ripida strada che bisogna percorrere per giungervi. Non la dovranno percorrere i “girini” che scenderanno per la più morbida strada che plana tortuosa verso la Garfagnagna, la valle del fiume Serchio che nel 1895 fu scelta quale “buen retiro” da Giovanni Pascoli. L’ultima dimora del celebre poeta, che vi abitò fino a pochi mesi dalla morte (2012), si trova a Castelvecchio, frazione di Barga che non sarà attraversata dal gruppo perché, una volta terminata la discesa, gli organizzatori hanno deciso d’inserire nel percorso la ripida salita verso Monteperpoli, 2400 metri all’8,1% che hanno come meta un piccolo borgo delle Alpi Apuane dove in epoca medioevale fu costruito un piccolo ospizio per dare ospitalità ai viandanti, accanto al quale fu eretta anche una chiesetta dedicata a San Regolo.
Scesi a Gallicano inizierà finalmente la pianura che, a parte l’intrusione del Montemagno, scorrerà sotto le ruote del gruppo sin sul traguardo di Viareggio. Il primo settore di questa seconda parte del viaggio odierno si snoderà ancora nella valle del Serchio, che il gruppo percorrerà in direzione di Lucca sfiorando il famoso Ponte del Diavolo di Borgo a Mozzano, così chiamato per la leggenda – simile a quelle raccontate per altri ponti con lo stesso nome – che lo vuole costruito in una notte dal demonio, intervenuto per aiutare il capomastro che l’aveva invocato dopo essersi reso conto di non riuscire a completare l’opera nei tempi richiesti. Il patto prevedeva che Satana avrebbe ricevuto in cambio l’anima del primo viandante, ma il parroco del posto riuscì a evitare che un povero cristiano finisse all’inferno facendo percorrere per primo il ponte a un pastore maremmano, cane che fu scagliato dall’ira del diavolo nel sottostante fiume, dove la tradizione popolare dice che sia rimasto pietrificato sul fondale. Proprio all’altezza di questo centro (ma non sul Ponte del Diavolo, troppo angusto per il gruppo) si supererà il corso del Serchio per passare sulla sponda opposta del fiume, seguendola in direzione di Lucca, senza però raggiungerla. Alle porte della celebre cittadina toscana – che punta ad avere il Giro nel 2024, in occasione del primo centenario della scomparsa del compositore Giacomo Puccini – ci sarà un nuovo cambio di fronte con un altro passaggio sul Serchio e il ritorno sulle sponde che si erano costeggiate in precedenza, dove si andrà a toccare la frazione lucchese di Monte San Quirico, dove si trova Villa Paolina, così chiamata dal nome della sua celebre acquirente (1822), la sorella dell’imperatore Napoleone Bonaparte. Il tratto successivo vedrà il gruppo risalire la Val Freddana in direzione del Montemagno, modesto valico – soprattutto dal lato che si percorrerà in salita, 2.4 Km al 3.8% – molto noto in gruppo perché nelle ultime stagioni è stato alternativamente inserito nel percorso delle prime due frazioni della Tirreno-Adriatico e che fino al 2014 era, assieme al vicino Monte Pitoro, salita storica del Gran Premio Città di Camaiore, corsa sparita dal calendario dopo che il comune di Camaiore ha preferito “dirottare” i fondi necessari all’organizzazione della gara verso la Corsa dei due Mari. Il mare oramai è all’orizzonte e, percorsa la veloce discesa verso la Versilia, lo si raggiungerà nel giro di 14 Km, per poi svoltare sulla litoranea in direzione di Viareggio e seguirla fedelmente negli ultimi 3500 metri. Saranno gli ultimi attimi di un tuffo che solleverà molti spruzzi…. ma solo uno sarà quello vincente.

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Selletta Minozzo (672 metri). Quotata 680 metri sulle cartine del Touring Club Italiano, coincide con la località di villeggiatura di Villa Minozzo. Mai affrontato come GPM, il Giro d’Italia vi è transitato l’ultima volta nel 2001, nel corso della tappa Montecatini Terme – Reggio Emilia, vinta dal veneto Pietro Caucchioli: il passaggio da Villa Minozzo era valido come traguardo volante Intergiro, conquistato dall’umbro Fortunato Baliani.

Valico di Pian del Monte (1040 metri). Valicato dalla Strada Provinciale 9 “delle Forbici” tra Asta e Cervarolo. Nel 2001 vi è transitata la citata tappa Montecatini Terme – Reggio Emilia.

Passo di Roncadello (1294 metri), Colle del Morto (1335 metri). Valicati dalla Strada Provinciale 38 “di Civago” tra Civago e Piandelagotti. Nel 2001 vi è transitata la citata tappa Montecatini Terme – Reggio Emilia.

Foce delle Radici (1529 metri). Nota anche come Passo delle Radici e quotata 1527 sulle cartine del Giro d’Italia 2023, vi transita l’ex Strada statale 324 “del Passo delle Radici” tra Pievepelago e Castelnuovo di Garfagnana. È stata affrontata quattro volte come GPM mentre in tre occasioni ci si è transitati in discesa, provenendo da San Pellegrino in Alpe. Nella citata tappa del Giro 2001 (Montecatini Terme – Reggio Emilia) la salita fu affrontata in maniera parziale, salendo da Pievepelago e scollinando senza GPM al bivio per Piandelagotti, due chilometri e mezzo prima di giungere al passo. Il primo corridore a espugnare la cima della Foce delle Radici è stato il bresciano Michele Dancelli durante la tappa La Spezia – Prato del Giro del 1967, vinta dallo stesso corridore. Nel 1971 sarà lo scalatore spagnolo Josè Manuel Fuente a scollinare in testa e anche in questo caso sarà il conquistatore delle Radici a far sua la tappa, partita da Forte dei Marmi e terminata con l’arrivo in salita a Pian del Falco, sopra Sestola. Fuente si imporrà anche nel 1974 nella tappa che prevedeva la Foce delle Radici (Modena – Il Ciocco), ma stavolta non sarà lo spagnolo a transitare per primo in vetta, conquistata dal ligure Giuseppe Perletto. L’ultimo corridore a mettere la firma sul valico tosco-emiliano sarà lo spagnolo Andrés Oliva nel 1976, nel corso della Porretta Terme – Il Ciocco che terminerà con la vittoria del belga Ronald De Witte.

Col d’Arciana (1300 metri), Colle Pianelli (1249 metri), Foce di Terrarossa (1141 metri), Foce di Sassorosso (1065 metri), Colle Sfogliato (982 metri). Valicati nel corso della discesa dalla Foce delle Radici verso Castelnuovo di Garfagnana.

Valico di Monte Perpoli (491 metri). Valicato dalla Strada Provinciale 43 “di Monteperpoli” tra Castelnuovo di Garfagnana e Gallicano. Nel 1995 questa salita è stata affrontata nel finale della tappa Pietrasanta – Il Ciocco, vinta dal bresciano Enrico Zaina, ma non era valida come GPM.

Colle di Montemagno (224 metri). Quotato 212 metri sulle cartine del Giro 2023, è valicato dalla Strada Provinciale 1 “Francigena” tra Monsagrati e Camaiore. Mai proposto come GPM alla Corsa Rosa, non viene affrontato al Giro dal 1987, quando fu inserito nei chilometri iniziali della tappa Camaiore – Montalcino, vinto da Moreno Argentin. Alla Tirreno-Adriatico, che l’ha inserito spesso nel tracciato nelle ultime edizioni, è stato considerato valido come GPM solamente nel 2018, affrontato nei chilometri iniziali della tappa Camaiore – Follonica, vinta dal tedesco Marcel Kittel dopo che sul Montemagno era scollinato per primo il valtellinese Nicola Bagioli.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

La spiaggia di Viareggio e l’altimetria della decima tappa del Giro 2023 (www.tripadvisor.it)

La spiaggia di Viareggio e l’altimetria della decima tappa del Giro 2023 (www.tripadvisor.it)

CIAK SI GIRO

Giro d’Italia del 1964, tappa di Viareggio. Tagliato il traguardo in forte ritardo ma ancora dentro il tempo massimo il corridore spagnolo Francisco Petrillo si schianta letteralmente sul chioschetto di una venditrice di bomboloni, perdendo i sensi. Ora non mettetevi a cercare, in rete o sui libri di storia del ciclismo, informazioni su questo corridore perché non le troverete, da nessuna parte. Semplicemente perché Francisco Petrillo non è mai esistito e nel 1964 la Corsa Rosa aveva fatto sì tappa in Toscana, ma a Livorno, e tutto quanto narrato è frutto della fantasia, anzi della… frenesia! Quella scena, infatti, la potete trovare solo nel film “Frenesia dell’estate”, ambientato a Viareggio durante il mese delle vacanze estive e per questo il regista Luigi Zampa incappò in un bel “blooper”, come sono definiti in gergo gli svarioni commessi dalle produzioni cinematografiche, perché lo sanno tutti che il Giro si corre a maggio. È dunque pura finzione quell’incidente, filmato sul cosiddetto Belvedere delle Maschere, tratto del lungomare di Viareggio che si trova proprio accanto al luogo dove si concluderà la decima tappa del Giro 2023. In scena erano l’attore sardo Vittorio Congia, che vestiva i panni dello sfortunato Petrillo, e l’allora 31enne Sandra Milo, che nel film è Yvonne, la bella “chioschettera” che dopo l’incidente si scarrozzerà il corridore sul suo chiosco a pedali alla ricerca dell’albergo dove alloggiava la squadra del corridore. Ma non lo troverà anche perché il Petrillo era stato colpito da una lieve amnesia e così lei deciderà di accoglierlo a casa sua, per poi riportarlo il mattino successivo al Belvedere delle Maschere, dove era prevista la partenza della tappa successiva, una cronometro individuale. Ma, stremato dalle troppe e amorevoli “cure” alle quali l’aveva sottoposto la bella Yvonne, il Petrillo crollerà nuovamente a terra al momento della discesa dalla rampa di lancio.

In collaborazione con www.davinotti.com

Francisco Petrillo al via della tappa a cronometro del Giro d’Italia: non è la vera Corsa Rosa ma quella ricreata da Luigi Zampa per uno degli episodi de “Frenesia dell’estate” (www.davinotti.com)

Francisco Petrillo al via della tappa a cronometro del Giro d’Italia: non è la vera Corsa Rosa ma quella ricreata da Luigi Zampa per uno degli episodi de “Frenesia dell’estate” (www.davinotti.com)

Le altre location del film

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/frenesia-dell-estate/50023636

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Scandiano, Rocca del Boiardo

Carpineti, Castello delle Carpinete

Carpineti, Abbazia di Marola

Cascata del Golfarone

L’antica segheria dell’Abetina Reale, oggi convertita in rifugio

San Pellegrino in Alpe

Castelvecchio Pascoli, casa di Giovanni Pascoli

Borgo a Mozzano, Ponte del Diavolo

Vista panoramica dal Colle di Montemagno

CRONO BAGNATA A CESENA, BIG TUTTI VICINI

maggio 14, 2023 by Redazione  
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La prova contro il tempo in terra romagnola si è svolta per gran parte sotto una pioggia battente che ha reso insidiose le venti curve presenti sul percorso. Come da pronostico, la tappa è andata a finire nel palmares di Evenepoel, ma i distacchi sono stati molto inferiori a quanto si potesse pensare dopo quelli inflitti nella prima prova contro il tempo. Il Giro è ancora apertissimo in vista delle montagne.

Dopo aver visto con stupore i distacchi abissali che Remco Evenepoel (Soudal – Quick Step) aveva inflitto agli attoniti avversari nella tappa a cronometro che ha aperto questo Giro d’Italia sulla Costa dei Trabocchi, tutti pensavano che, nella prova odierna di chilometraggio quasi doppio e completamente piatta, il belga avrebbe ucciso il Giro. Lui stesso aveva detto di aspettarsi di guadagnare un altro minuto e invece… invece è tutta un’altra storia, una storia che aveva cominciato a fare capolino già a Salerno, quando in molti si chiedevano se il campione del mondo avesse accusato le due cadute delle quali era stato vittima, e si era riproposta ieri a Fossombrone quando il belga aveva dovuto mollare le ruote di un Primoz Roglic (Jumbo-Visma) che, a dire la verità, non aveva fatto uno scatto perentorio da scalatore ma solo un cambio di ritmo non troppo violento. Evenepoel aveva tentato di riportarsi in progressione sul suo avversario, ma il tentativo era fallito mentre non aveva neppure provato a rispondere alla coppia di capitani Ineos che, dopo la prova odierna, si affacciano pericolosamente all’orizzonte per la vittoria finale. Evenepoel ha riconquistato la maglia rosa, la sua squadra avrà di nuovo l’onere di controllare la corsa e guidare il gruppo, ma il vantaggio in generale del capoclassifica è molto inferiore a quello che egli stesso si aspettava dopo la giornata di oggi e i segnali visti negli ultimi giorni non sono buoni.
Molte perplessità c’erano ad inizio Giro sulla tenuta di Evenepoel nella terza settimana, non sappiamo ancora come andrà, ma quello di cui si può essere certi è che sta crescendo la condizione degli avversari.
Sta crescendo la condizione di Roglic, che nella cronometro di apertura aveva perso oltre due secondi al chilometro mentre oggi ha accusato meno di mezzo secondo al chilometro. La prestazione dello sloveno è stata in crescendo nel senso che, al primo rilevamento cronometrico, il tempo di Roglic era piuttosto alto, intorno ai trenta secondi da Evenepoel ed intorno ai 20 da Geraint Thomas (Ineos Grenadiers). Il ritardo al traguardo è stato di 17 secondi dal vincitore il che significa che, nella seconda parte della frazione, Roglic ha non solo dimezzato lo svantaggio dal belga ma ha rosicchiato qualche secondo anche nei confronti di Thomas.
Ora rimane da capire se il capitano della Jumbo sia partito male e abbia poi trovato il suo ritmo, oppure se si sia trattato di una strategia per una migliore distribuzione dello sforzo quella di aumentare poco alla volta la velocità.
Del resto il cambio di ritmo proposto ieri da Roglic sulla salita dei Cappuccini ha testimoniato una condizione in crescendo per lo sloveno, che si è presentato al Giro con poche corse alle spalle e senza il ritmo gara che potrebbe aver trovato proprio in questa prima settimana corsa al coperto.
Evenepoel, invece, era sembrato quello della Costa dei Trabocchi sino al primo intermedio, quando aveva dato quasi un secondo al chilometro a Thomas, mentre nella parte centrale della prova il suo rendimento è calato parecchio. Il campione belga di specialità, intervistato nel dopo tappa, ha attribuito la colpa ad un eccessivo sforzo nella parte iniziale. Va detto che negli ultimi sei chilometri Evenepoel ha viaggiato sui ritmi di Thomas, il che significa ad ritmo leggermente inferiore rispetto a Roglic.
La pioggia può aver certamente condizionato il rendimento del belga, ma ha certamente fatto perdere la tappa a Geraint Thomas, apparso in difficoltà nelle curve più difficili. Più di una volta è stato inquadrato mentre le affrontava con traiettorie quadrate, quasi fermandosi. Visto il distacco inferiore al secondo, si può dire che 4 o 5 secondi nelle curve li ha persi tutti. Il britannico è stato, però, molto bravo nella distribuzione della sforzo, nel senso che – al contrario di Evenepoel e di Roglic, che hanno pagato il primo nel tratto intermedio, il secondo nel tratto iniziale lui ha mantenuto il ritmo costante per tutta la prova cosa che, in una tappa a cronometro, rappresenta un valore aggiunto. Certamente l’esperienza e le doti di fondo del capitano Ineos lo hanno favorito in questo senso.
La situazione della squadra Ineos è poi resa molto interessante dalla prestazione di un uomo come Tao Geoghan Hart, uno che sa come si vince un Giro. Il trionfatore della Corsa Rosa 2020 è uno che se la cava a cronometro, ma non è certo uno specialista della materia; tuttavia ha fermato i cronometri su un tempo più alto di soli 2 secondi rispetto ad Evenepoel, cosa che alla vigilia appariva impensabile.
Anche molti altri Ineos hanno disputato una buona prova e sono discretamente piazzati in classifica.
Ora la compagine britannica ha non solo due capitani che possono dare grattacapi con azioni combinate o a scacchiera, ma ha altre seconde linee, come Pavel Sivakov, alle quali non può essere concesso troppo spazio.
Geoghan Hart ha vinto il Tour of the Alps e si è presentato al Giro con un’ottima condizione, conquistando il quarto posto nella crono di apertura, quando ha staccato di quindici secondi Thomas. Sarebbe secondo in classifica se non fosse incappato in un buco nel gruppo nel finale seconda tappa. Ora il punto di domanda sta nel capire se riuscirà a mantenere questa condizione sino alle ultime decisive tappe
Thomas, invece, è arrivato al Giro in sordina, andando molto male al Tour of The Alps e accusando quasi un minuto da Evenepoel nella frazione d’apertura; ora la condizione del quasi trentasettenne gallese è enormemente cresciuta e, viste le sue doti di fondista, è lecito pensare che crescerà ancora per arrivare al top quando ci saranno i tapponi alpini da affrontare.
A questo punto Thomas diventa uno dei principali candidati alla vittoria finale.
Passando agli altri big, il capitano della Bora Aleksandr Vlasov se l’è cavata egregiamente, accusando solo 30 secondi di ritardo in una prova di 35 chilometri, quindi meno di un secondo al chilometro da primi. Invece ci si poteva aspettare qualcosa in più in casa UAE da Joao Almeida, che ha perso 35 secondi pur essendo uno specialista delle prove contro il tempo, con le quali deve sopperire a quel che gli manca in salita.
Ottima è stata la prova di Damiano Caruso (Bahrain – Victorious), che aveva preventivato di perdere un paio di minuti e invece ha accusato un gap di soli 30 secondi e può sperare in una condizione in miglioramento e in doti di fondo che potranno aiutarlo sulle montagne. Male, invece, è andato il secondo capitano designato della Bahrain, il colombiano Santiago Buitrago, che ha accusato 2 minuti e quaranta secondi.
In chiave vicecapitani, è andata bene la Bora con Lennard Kämna a 51 secondi e la UAE con Jay Vine a 50 secondi.
Insomma dopo questa prova, che doveva causare un terremoto in classifica, l’unica vera novità (tra l’altro ampiamente prevista) è stato il cambiamento della maglia rosa che è ritornata sulla spalle del campione del mondo. I primi sei sono ora racchiusi un poco più di un minuto.
Dopo il giorno di riposo di domani si ripartirà martedì con una tappa in cui i velocisti dovranno cercare di resistere sulla salita del Passo delle Radici per andare a disputare lo sprint sul traguardo di Viareggio.
Inutile dire, però, che gli occhi degli appassionati siano puntati sulla tappa di venerdì che, insieme a quella con arrivo alla Tre Cime di Lavaredo, è la più dura del Giro. Non è ancora stata sciolta la riserva sulla possibilità di passare sulla Cima Coppi, prevista agli oltre 2400 metri del Colle del Gran San Bernard, ma sopratutto sulla durissima Croix de Coeur che precederà l’ascesa finale verso Crans Montana, dove non ci saranno problemi ad arrivare. Un eventuale taglio sarebbe una grande delusione per tutti gli appassionati. Non ci resta che sperare che tutte le tappe possano essere disputate sul tracciato previsto per godere di una battaglia che si annuncia emozionante ed incerta.

Benedetto Ciccarone

Sotto lacquazzone sfoca la stella di Evenepoel: vince la crono, riprende la rosa ma non stravince e non chiude il Giro (Getty Images)

Sotto l'acquazzone sfoca la stella di Evenepoel: vince la crono, riprende la rosa ma non stravince e non chiude il Giro (Getty Images)

SULLA SCIA DEL DIRETTISSIMO

maggio 14, 2023 by Redazione  
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Tornano al lavoro i cronometristi per la seconda prova contro il tempo del Giro 2023, come la precedente di Ortona disegnata su di un tracciato che si annuncia velocissimo. Stavolta non s’incontrerà nemmeno il becco di una salita e gli scalatori dovranno stringere i denti per tutti e trentatre i chilometri della Savignano sul Rubicone – Cesena. Sarà anche l’occasione per ricordare il mitico Ercole Baldini, scomparso il primo dicembre scorso: sarebbe andato a nozze su di un percorso del genere il “direttissimo di Forlì”, uno dei cronoman più forti della storia del ciclismo italiano, vincitore del Giro del 1958 e due volte recordman dell’ora.

NOTA AI LETTORI

Rispetto a quanto scritto nell’articolo la tappa ha subito alcune piccole modifiche che hanno dilatato la distanza da percorrere dagli originari 33.6 Km a 35 Km. In particolare sono stati aggiunti i passaggi nei centri di San Mauro Pascoli e Cesena, mentre la fase centrale della crono è stata allungata per inserire il passaggio davanti alla villa dove abitava Marco Pantani, nelle campagne di Cesenatico.

Lo scorso primo dicembre ci ha lasciati un mito del ciclismo italiano, un mito che portava il nome di un semidio, Ercole Baldini. E come il mitologico personaggio Baldini ci è salito per davvero nell’olimpo del ciclismo, dalla vittoria alle Olimpiadi di Melbourne nel 1956 fino all’iscrizione nel 2016 nella “Hall of Fame” del Giro d’Italia, corsa che aveva vinto nel 1958 dopo il terzo posto sul podio finale conquistato l’anno prima. Il suo punto di forza erano le sue doti di passista, grazie alle quali aveva polverizzato per ben due volte il record dell’ora (ed entrambe da dilettante) e mietuto vittorie soprattutto a cronometro. Oltre alla citata edizione della Corsa Rosa e ai campionati del mondo del 1958 nel suo albo d’oro spiccano, infatti, le quattro vittorie nel Trofeo Baracchi (storica cronometro a coppie che tornerà in calendario quest’anno dopo 31 anni d’assenza), quella nel Grand Prix des Nations del 1960 e tre tappe contro il tempo vinte proprio al Giro. Il destino ha voluto che il “Direttissimo di Forlì”, questo uno dei numerosi soprannomi coniati dai suoi tifosi, arrivasse alla sua ultima fermata poco tempo dopo la presentazione del tracciato del Giro 2023, che sulle sue strade proporrà proprio una delle tappe che piacevano tanto a Baldini, una prova contro il tempo di quasi 34 Km da disputare su di un tracciato scorrevolissimo sotto tutti gli aspetti, completamente pianeggiante e “magro” di curve, poco meno di sessanta. Per gli scalatori si annuncia un’altra giornata durissima da digerire e qualcuno di loro potrebbe trovarsi a perdere un minuto e mezzo, se non due e più, dai corridori più dotati in quest’esercizio. Tornando ad Ercole Baldini, non si toccherà la sua Villanova ma si avrà la maniera di ricordarlo fin dalla partenza da Savignano sul Rubicone, dove certamente risuoneranno le note de “Il treno di Forlì”, la canzone che gli fu dedicata da Secondo Casadei, il compositore che fu autore del celebre “Romagna Mia” e del quale a Savignano è possibile visitare la casa-museo. Sulle note del liscio prenderà, dunque, le mosse una tappa che nel liscio della pianura ha la sua caratteristica peculiare e che lascerà Savignano seguendo l’asse della Via Emilia in direzione di Rimini. Percorsi poco meno di 4 Km, giunti alle porte di Santarcangelo di Romagna – è il centro nel cui castello si consumarono le gesta di Paolo Malatesta e Francesca da Polenta, i peccaminosi cognati che ispirarono a Dante Alighieri il quinto canto dell’Inferno – i “girini” abbandoneranno la Via Emilia per svoltare in direzione della riviera romagnola, andato a scavalcare con un viadotto il tracciato dell’Autostrada Adriatica ad oriente di San Mauro Pascoli, il paese natale di Giovanni Pascoli. I corridori non attraverseranno questa cittadina, limitandosi a percorrerne le strade della zona industriale, alla quale arriveranno dopo aver sfiorato Villa Torlonia, antica tenuta agricola inserita nel comprensorio del “Parco Poesia Pascoli” e presso la quale sono stati rinvenuti i resti di una fornace d’epoca romana. Giunti alle porte della località Cagnona, non distante dal “Parco del Sole” di Bellaria (impianto fotovoltaico che permette di produrre 1.130.000 kwh all’anno senza inquinare l’atmosfera), la corsa cambierà ancora direzione e attraverserà la fascia di campagne che precedono il passaggio da Sala, una delle principali frazioni di Cesenatico, presso la quale si trova la chiesa di Santa Maria del Rosario, nella quale riposano le spoglie di Angelina Pirini, educatrice dell’Azione Cattolica della quale è in corso il processo che porterà alla beatificazione.
Da queste parti abbonderanno a bordo strada i striscioni che ci ricorderanno l’indimenticato Pantani, che abitava non distanza da Sala e che queste strade soleva percorrerle durante le sessioni d’allenamento in previsione dei grandi appuntamenti del calendario, nelle quali – da solo o in compagnia – si spingeva verso le colline dell’appennino romagnolo, dove andava ad affrontare dure e celebri salite come il Barbotto e il Monte Carpegna. Una di queste strade era la provinciale che i “girini” imboccheranno uscendo da Sala, dopo l’ennesimo cambio di direzione del percorso, che ora punterà verso Cesena, alle cui porte si giungerà nel volgere di una decina di chilometri, dopo aver ancora incrociato le rotte dell’Autostrada Adriatica. I corridori rimarranno ai margini del centro storico, senza infilarsi sulle strade lastricate che conducono verso la centralissima Piazza della Libertà, dove all’ombra della cattedrale romano-gotica di San Giovanni Battista si sono concluse le ultime due tappe giunte a Cesena, conquistate dal vicentino Emanuele Sella nel 2004 e dal trentino Alessandro Bertolini nel 2008. Si rimarrà, invece, saldamente con le ruote sull’asfalto e con un ultimo cambio di rotta si uscirà velocemente dalla città percorrendo la Via Cervese, direttrice del traffico verso il casello di Cesena dell’autostrada e la nota località balneare di Cervia. È a questo punto che si andrà ad affrontare uno dei tratti più snelli e veloci del tracciato, un rettilineo di quasi 3 Km interrotto solo da una rotatoria che condurrà sino alle soglie del Technogym Village, sede principale della nota azienda operante nel settore del fitness e del wellness, in passato sponsor – dal 1992 al 1997 – di una delle formazioni più vincenti del ciclismo mondiale, nella quale hanno militato corridori del calibro di Paolo Bettini e Michele Bartoli. Una vera e propria cittadella dello sport nella quale il pomeriggio del 14 maggio 2023 aleggerà il ricordo di Ercole Baldini.

Mauro Facoltosi

Ercole Baldini e l’altimetria della nona tappa del Giro 2023

Ercole Baldini e l’altimetria della nona tappa del Giro 2023

CIAK SI GIRO

Continuiamo a parlare di Roberto Benigni e di un altro dei suoi film più conosciuti, “Johnny Stecchino”. Uscito in Italia il 24 ottobre del 1991, le pellicola narra le vicende di Dante Ceccarini, autista di scuolabus per disabili che scopre di essere sosia di un boss mafioso siciliano. Se le scene ambientate nell’isola furono effettivamente girate in Sicilia, quando la storia si svolge in “continente” a venir mostrati non sono scorci della Toscana, come si tenderebbe a pensare ingannati dai “natali” di Benigni. Il regista decise, infatti, di rendere omaggio all’amata moglie Nicoletta Braschi – nel film interpreta la compagna del mafioso che noterà la somiglianza tra i due e proporrà al marito di effettuare uno scambio di personalità – e di andare a girarle nella città dove era nata e dove risiedevano i suoi genitori. E così la prima parte del film fu filmata a Cesena, della quale vengono mostrati sia scorsi del centro storico, sia del quartiere periferico Oltre Savio, dove stavano di casa i genitori della Braschi e dove la produzione individuò una delle palazzine di Via della Valle da presentare nella pellicola come il condominio dove abitava Benigni.

In collaborazione con www.davinotti.com

Roberto Benigni in azione su una delle rampe d’accesso della palazzina di Via della Valle a Cesena, l’abitazione del protagonista di “Johnny Stecchino” (www.davinotti.com)

Roberto Benigni in azione su una delle rampe d’accesso della palazzina di Via della Valle a Cesena, l’abitazione del protagonista di “Johnny Stecchino” (www.davinotti.com)

Scena di passaggio di “Johnny Stecchino” girata nel centro di Cesena (ma subito dopo l’azione si sposterà in quel di Ravenna) (www.davinotti.com)

Scena di passaggio di “Johnny Stecchino” girata nel centro di Cesena (ma subito dopo l’azione si sposterà in quel di Ravenna) (www.davinotti.com)

Le altre location del film

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Savignano sul Rubicone, la centralissima Piazza Bartolomeo Borghesi

Savignano sul Rubicone, la sede della casa museo dedicata a Secondo Casadei

San Mauro Pascoli, casa natale di Giovanni Pascoli

San Mauro Pascoli, Villa Torlonia

Bellaria-Igea Marina, Parco del Sole

Sala di Cesenatico, chiesa di Santa Maria del Rosario

Cesena, Piazza della Libertà e l’abside della cattedrale

Cesena, Technogym Village

HEALY, FUGA D’AUTORE. L’IRLANDESE DOMINA L’8A TAPPA A FOSSOMBRONE. LEKNESSUND RESISTE IN ROSA

maggio 13, 2023 by Redazione  
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Ben Healy era uno degli uomini più pronosticati alla viglia dell’8a tappa. Possiamo dire che l’irlandese non ha per niente deluso le attese. Il corridore della EF Education-EasyPost ha prima contribuito a portare via (ma quanta fatica!) la fuga di giornata e ha poi staccato tutti i compagni d’avventura sul primo passaggio per il duro strappo dei I Cappuccini, quando all’arrivo mancavano oltre 50 km. Healy ha tagliato il traguardo con ben 1′49″ sul canadese Derek Gee (Israel PremierTech) che ha regolato nella volata per il secondo posto Filippo Zana (Team Jayco-AlUla) e Warren Barguil (Team Arkea-Samsic). Battaglia tra i big sull’ultimo strappo, con uno scatenato Primoz Roglic (Jumbo-Visma) che è riuscito a rosicchiare 14″ ad un Remco Evenepoel (Soudal-Quick Step) sembrato oggi non brillantissimo. Resta in rosa Andreas Leknessund (Team DSM) con appena 8″ su Evenepoel e 38″ su Roglic.

L’8a tappa, 207 km da Terni a Fossombrone, aveva tutta l’aria d’essere la classica frazione appenninica destinata a premiare la fuga di giornata. Ad eccezione del tratto iniziale, i primi 155 km erano sostanzialmente piatti. La musica cambiava però negli ultimi 50 km vista la presenza di 3 gpm della montagna. La prima asperità era lo strappo de I Cappuccini (2,8 km al 7,9%, ultimi 1500 metri con pendenze costantemente al di sopra del 10%), posta al km 50. Subito dopo (-36) i corridori erano attesi dal Monte delle Cesane (7,8 km al 6,5%). Infine la seconda (ed ultima) ascesa verso I Cappuccini la cui cima era posta ad appena 5,9 km dal traguardo di Fossombrone.

A differenza di quanto visto ieri, la lotta per entrare nella fuga di giornata è stata molto accesa. In gruppo erano in tanti a voler cogliere l’occasione offerta dalla tappa odierna e come sempre in questi casi il risultato è stato un avvio di tappa corso a ritmi altissimi. Gli attacchi e i contrattacchi si sono sprecati per oltre 60 km. L’azione buona ha iniziato a prendere forma intorno al km 17, quando 4 corridori sono riusciti a predere un lieve margine sul gruppo: Valentin Paret-Peintre (Ag2r Citroen Team), Ben Healy (EF Education-EasyPost), Carlos Verona (Movistar Team) e Derek Gee (Israel-PremierTech). Il gruppo ha continuato a mantenere un ritmo elevato visto che le squadre rimaste fuori dall’azione non si erano rassegnate a mollare. Ne è venuto fuori un lunghissimo duello con i battistada. Il quartetto di testa per tantissimi chilometri ha difeso coi denti un vantaggio che oscillava tra i 15 e i 20 secondi, mentre da dietro i contrattacchi continuavano. Al km 44 Toms Skujins (Trek-Segafredo) è riuscito a cogliere l’attimo buono riportandosi tutto solo sui battistrada, ma la bagarre non accennava ancora a calmarsi. Al km 63 un gruppetto di 6 contrattaccanti è riuscito a venire fuori dal plotone, lanciandosi all’inseguimento dei 5 di testa. Il drappello inseguitore era composto da Samuele Battistella (Astana Qazaqstan Team), François Bidard (Cofidis), Filippo Zana (Team Jayco-AlUla), Mattia Bais (Eolo-Kometa), Alessandro Tonelli (Green Project-Bardiani-CSF) e Alessandro Iacchi (Team Corratec-Selle Italia). Alle loro spalle si è mosso poco dopo anche Warren Barguil (Team Arkea-Samsic).

Il gruppo si è rialzato solo al km 74, lasciando finalmente il via libera agli attaccanti di giornata. Di lì a poco Barguil è riuscito a rientrare sui 6 contrattaccanti che a quel punto pagavano ancora una ventina di secondi di ritardo dal quintetto di testa. Il ricongiungimento tra i due drappelli è avvenuto al km 80. Infine, al km 93 è giunto davanti anche Ramon Sinkeldam (Alpecin-Deceuninck), che era rimasto tutto solo all’inseguimento dei corridori di testa.
A questo punto la corsa si è stabilizzata: i 13 battistrada hanno proceduto di comune accordo, mentre dietro il gruppo tirato dagli uomini della maglia rosa Andreas Leknessund (Team DSM) seguiva con un ritardo di poco superiore ai 4 minuti (4′20″ ai -100). Il fuggitivi hanno lentamente continuato a guadagnare raggiungendo un vantaggio di 5′45″ intorno ai -60. A quel punto in testa al gruppo sono arrivate anche le squadre dei principali uomini di classifica (Ineos, Jumbo e Soudal) intenzionate a farsi trovare davanti già sul primo passaggio sul duro e stretto strappo de I Cappuccini (-50). All’imbocco dello strappo il plotone aveva ridotto lo svantaggio al di sotto dei 5 minuti.

Lungo lo strappo è scoppiata la bagarre sia tra i battistrada che nel gruppo. Davanti è stato Ben Healy a smuovere le acque. L’irlandese è scattato nel tratto più duro e si è levato di torno tutti gli avversari aumentando poi il vantaggio nella successiva breve discesa. Nel gruppo maglia rosa è stata invece l’Ineos a fare la voce grossa grazie all’andatura imposta da Pavel Sivakov e Laurens De Plus e che ha fatto staccare diversi corridori.
Al primo passaggio sul tragurdo di Fossombrone Healy vantava già 35 secondi sugli ex compagni di fuga (da cui mancava solo Iacchi) e poco più di 5 minuti sul gruppo.
Lo scatenato Healy ha continuato a guadagnare anche lungo le rampe del Monte delle Cesane scollinando con un vantaggio di oltre 1′40 sui primi inseguitori ovvero Zana, Gee, Bais, Verona e Barguil. Il gruppo invece, tirato dagli uomini di Ineos e Jumbo, procedeva con un’andatura regolare, condizione che aveva riportato il gap oltre i 5′30″. La cavalcata di Healy è proseguita senza intoppi anche nel tratto successivo che anticipava il secondo passaggio su I Cappuccini. Ai -10 il vantaggio sui 5 più immediati inseguitori sfiorava i 2 minuti, mentre il gruppo maglia rosa, ridotto a meno di 40 corridori e sempre guidato dalla Jumbo-Visma, si trovava ad oltre 6′.

La bagarre si è riaperta proprio sull’ultimo strappo. Nel gruppo degli inseguitori Zana ha piazzato uno scatto secco con l’obiettivo di guadagnarsi il secondo posto. Su di lui è però rientrato poco dopo Gee e successivamente anche Barguil. Ma lo spettacolo vero è venuto fuori nel gruppo della maglia rosa. Gli uomini della bora hanno accelarato nel tratto che precedeva lo strappo, approcciando a tutta la salita. Proprio ad inizio del tratti più duro è arrivato lo scatto di Primoz Roglic (Jumbo-Visma) seguito immediatamente da Lennard Kamna (Bora-Hansgrohe) e a sorpresa anche dalla maglia rosa. Remco Evenepoel (Soudal-Quick Step) non ha reagito subito allo scatto dello sloveno, palesando una gamba non strepitosa. Roglic a quel punto ha forzato ancora staccando prima Kaman e poi Leknessund. Evenepoel ha quindi provato a reagire, togliendosi di ruota Geraint Thomas (Ineos Grenadiers) e superando poi sia il tedesco che il norvegese, ma è successivamente andato in difficoltà. Su di lui sono così piombati gli immediati inseguitori. Il duo Ineos Thomas-Geoghegan Hart lo ha superato lanciandosi all’inseguimento di Roglic. Proprio in prossimità dello scollinamento i due britannici sono rinvenuti su Roglic, mentre Evenepoel è trasitato con una decina di secondi di ritardo in compagnia di Joao Almeida (UAE Team Emirates) e Damiano Caruso (Bahrain-Victorius).

Nel frattempo, Healy stava arrivando al traguardo concedendosi un lungo festeggiamento nel rettilineo finale. Dietro di lui Gee ha avuto la meglio su Zana e Barguil nello sprint per la seconda piazza. Per loro un distacco di 1′49″. 5° posto per Carlos Verona (a 2′12″) davanti a Mattia Bais (2′37″) e Toms Skujins (3′51″). Seguono Tonelli (a 3′56″) e Riesebeek (a 4′00″). 10° posto per Tao Geoghegan Hart (4′34″) che ha preceduto Roglic e Thomas. Evenepoel, giunto in compagnia di Almeida, Caruso, Jay Vine (UAE Team Emirates), Jack Haig (Bahrain-Victorius) e Pavel Sivakov (Ineos Grenadiers), è arrivato a 4′48″ perdendo 14″ da Roglic. Ancora più indietro Alexandre Vlasov (Bora-Hansgrohe) e Andreas Leknessund (5′08″), col norvegese che è però riuscito a difendere la maglia rosa.
La classifica generale vede ora il Norvegese in testa con appena 8″ su Evenepoel, 38″ su Roglic, 40″ su Almeida e 52″ su Thomas. Quindi troviamo Geoghegan Hart a 56″ e Aurelien Paret-Peintre (Ag2r Citroen Team) a 58″. Vlasov scende in 8a posizione ad 1′26, davanti a Caruso (1′39″) e Kamna (1′54″).

Domani è in programma la 9a tappa, una delle frazioni più attese della prima parte di Giro. I corridori saranno infatti impegnati in una prova contro il tempo di 35 km da Savignano al Rubicone a Cesena. Il percorso, piatto come il tavolo di un biliardo, presenterà lunghi drittoni e poche curva. Insomma, la classica cronometro da specialisti. Il favorito d’obbligo è Remco Evenepoel, anche alla luce del ritiro di Filippo Ganna (Ineos Grenadiers), positivo al covid.

Pierpaolo Gnisci

Healy, fuga dautore a Fossombrone (fonte: Getty Images Sport)

Healy, fuga d'autore a Fossombrone (fonte: Getty Images Sport

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