LA FORZA DELLA SQUADRA

aprile 11, 2011 by Redazione  
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Ancora un 10 e lode e non poteva che andare al vincitore della classica del pavè, Johan Van Summeren, riuscito a sgominare non solo le pietre dell’Inferno del Nord ma anche una concorrenza di tutto rispetto. Elogi anche per Cancellara e tutte le seconde linee che, per una volta, si sono ritrovate davanti a giocarsi un posto al sole in una delle gare più nobili del calendario.

Foto copertina: Van Summeren esulta sotto il sole della Roubaix (foto Bettini)

Anche questa seconda Classica del Nord si conclude con la vittoria di un corridore, Van Summeren, che alla vigilia non compariva di certo fra i favoriti. Ottima, ancora una volta, la prestazione di Cancellara giunto alle spalle del vincitore. Corsa caratterizzata dalle innumerevoli cadute che hanno coinvolto, e messo fuori gioco, alcuni fra i favoriti come Boonen, Haussler, Pozzato e Chavanel. Disgustosa, ancora una volta, la condotta dei motociclisti al seguito della gara i quali ne hanno più volte influenzato l’esito, spesso in momenti topici. Ottima la prestazione di Alessandro Ballan che ha colto un meritato sesto posto.

Johan Van Summeren: vale il discorso fatto la settimana scorsa per Nuyens, vincitore delle Fiandre. La differenza sostanziale tra le due vittorie risiede nel fatto, però, che Van Summeren ha conquistato il successo dopo che, in fuga per quasi 70 km con un drappello di una ventina di corridori, ha saputo trovare le energie per salutare il resto della compagnia (lungo il famigerato Carrefour de l’Arbre) e percorrere in solitaria gli ultimi chilometri di gara. Dopo i buoni piazzamenti ottenuti in edizioni precedenti della corsa, finalmente anche Johan potrà annoverare, tra i suoi trofei, quello più prestigioso, l’ormai famoso blocco di pavè. Voto : 10 e lode

Fabian Cancellara: se la settimana scorsa potevamo imputargli di aver perso la gara per un errore tattico, questa volta l’atleta svizzero ha corso in maniera ineccepibile. Purtroppo, quest’anno, non può disporre di una squadra attrezzata per affrontare le Classiche del Nord e, conseguentemente, in grado di supportarlo. Così, Fabian, si è trovato stretto nella morsa di due formazioni (BMC e Garmin) che invece hanno saputo, per lo meno la seconda, sfruttare alla perfezione il gioco di squadra. E’ doveroso sottolineare che ha corso con entusiasmo tutta la gara e, anche quando al traguardo mancavano solo pochi chilometri e il successo di Van Summeren era quasi scontato, ha continuato a credere nella vittoria spremendosi fin sulla linea d’arrivo. Voto : 9

Maarten Tjallingii, Gregory Rast, Lars Bak: queste seconde linee hanno avuto l’intelligenza di cogliere il momento opportuno per andarsene dal gruppo di corridori avvantaggiatosi dopo la Foresta di Arenberg. Purtroppo, sulla loro strada, hanno incontrato Van Summeren che è molto più adatto di loro per le corse sul pavè. Rispettivamente 3°, 4°, 5° sul traguardo, possono ritenersi più che soddisfatti. Voto : 8

Alessandro Ballan: tornato a correre la Parigi-Roubaix dopo due anni, si è dimostrato davvero in forma. Dopo aver ricucito tutto solo e con relativa facilità lo strappo creato da uno scatenato Cancellara in uno dei tanti tratti di pavè, evidenziando una condizione di forma superlativa, si è trovato costretto ad obbedire ad una logica di gara della BMC (voto al direttore sportivo : 4) che, per favorire il compagno Quinziato rimasto nel gruppo di testa, ha finito per bloccare ogni eventuale tentativo di Ballan di giocarsi la vittoria. Voto : 8

Thor Hushovd: sicuramente uno dei più in forma insieme a Cancellara, ha finito per correre da stopper per tutta la gara, svoltasi all’insegna dei tatticismi. La Garmin è riuscita, quindi, come la Quick Step domenica scorsa, ad obbligare il campione elvetico ad esporsi in prima persona, assumendosi da solo il peso della corsa. Questa è la dimostrazione che, nel ciclismo di oggi, non solo nelle corse a tappe ma anche in quelle in linea il corridore, anche se campione formidabile, può vincere solo se ha il supporto della squadra. Voto : 7

Juan Antonio Flecha: bravo corridore da pavè, forse i suoi anni migliori sono già passati. Soffre le accelerazioni di Cancellara e Ballan, e, anche nel finale, si è dimostrato il meno brillante tra i favoriti. Riesce comunque ad entrare nella top ten. Voto : 6

Tom Boonen: la sua gara termina, di fatto, lungo la Foresta di Arenberg, dove un incidente meccanico lo mette fuori dai giochi. Bravo nella rimonta successiva, cade quando ormai stava per rientrare sul gruppo di testa. Può consolarsi con la vittoria nella Gand-Wevelgem. Voto : n.c

Filippo Pozzato, Heinrich Haussler, Sylvain Chavanel: altre vittime dell’Inferno del Nord, a differenza di Boonen tornano a casa con l’amaro in bocca per le occasioni mancate. Voto : n.c

Francesco Gandolfi

SUMMER(EN)TIME ALLA ROUBAIX. PER GLI ALTRI, CHIEDI ALLA POLVERE

aprile 10, 2011 by Redazione  
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Van Summeren finalizza la perfetta tattica Garmin in una Roubaix estiva. Nella polvere finiscono Boonen, Chavanel, Pozzato, vittime di cadute e incidenti. Cancellara domato da un Hushovd magistrale si scatena nel finale per fregiarsi almeno del podio, il terzo in tre “monumento”, ma ciò nonostante resta con un retrogusto di bocca asciutta. Buona la gara di Ballan.

Foto copertina: Van Summeren, dalla polvere alle stelle (foto Bettini)

Boonen si staglia nel cuore della foresta di Arenberg, la bici azzoppata, si guarda le dita sporche di olio nero come l’eroe di un kolossal che si scopre ferito a morte. Si asciuga gli occhi, più che le lacrime probabilmente è quel sudore che acceca quando, fermandosi all’improvviso, si gronda senza rimedio.

La gara fin qui era stata regolare: un’evasione precoce che diverrà poi la scommessa del giorno per l’Omega Pharma con Boucher, Greipel e Roelandts (aggregatosi dopo Arenberg); scommessa tuttavia persa, a differenza di quella spregiudicata di Tjallingi, che rilancerà fino al podio, alfiere di una Rabobank complessivamente positiva.

Arenberg, come spesso accade, è la svolta. Una svolta tragica per Boonen, che attende invano un cambio di bicicletta, rifiuta quella di Steegmans sperando di poter contare sul compagno per il recupero, infine riparte con un paio di minuti da recuperare sul gruppo.

Un’altra svolta, però, contraddistingue l’uscita dal micidiale settore: Boom aveva condotto sulle pietre un’offensiva veemente da vero crossista, e quando si torna a mordere l’asfalto promuove un’azione di peso assieme a Roelandts, come detto, e altri rappresentanti di rilievo delle principali squadre. Ci sono ottime seconde punte come Quinziato per la BMC di Ballan, o Van Summeren per la Garmin di Hushovd, Hayman per la Sky di Flecha, Bak per l’HTC, o veri e propri capitani di giornata come Cooke per la Saxo, e Guesdon per la FDJ. In breve queste forze vanno a ingrossare la fuga iniziale, e ad essi si aggiungono altri elementi in un secondo momento altre pedine fondamentali, come Degenkolb dell’HTC (bravo il giovanissimo tedesco), Rasch della Garmin o Leezer della Rabobank, utilissimi a rafforzare la rappresentanza e la capacità di sacrificio delle rispettive squadre, unitamente a Rast, lo svizzero che sarà capitano di giornata per la Radioshack.

Lo scacchiere tattico della giornata è quasi delineato a perfezione: gli ultimi tratti cruciali sono una foratura con successiva caduta di Chavanel, che liquideranno le residue speranze odierne di risultato per la Quickstep, assieme alla definitiva caduta di Boonen. Tom, parallelamente a quanto aveva fatto sul rettilineo finale del Fiandre, sfodera invano una classe e un’energia disperate: recupera quasi integralmente i due minuti di distacco accumulati sul peloton in Arenberg, per un poco aiutato da due compagni, ma ben presto solo, troppo superiore alle retroguardie stremate che sorpassa come un lampo. Un gesto tecnico impressionante, pur nella consapevolezza che il solo compierlo avrebbe tarpato ogni susseguente chance di vittoria (ma l’adrenalina a volte fa miracoli): se non che a poche decine di metri dalla coda del gruppo principale la caduta di un Rabobank travolge inevitabilmente e irreparabilmente anche Boonen. Risalirà in bici sotto la sferza della squadra, ma la sua Roubaix finisce di fatto qui, formalmente qualche inutile decina di chilometri più in là.

In molti, come spesso accade, cadono o rompono. Di meglio senza incidenti avrebbe potuto fare Boom, appiedato dal gruppetto che lui stesso aveva fatto decollare: ritornerà davanti nel finale, ma deprivato di posizioni e minuti preziosi. Il suo esempio, certo, potrebbe dire qualcosa a chi dopo una caduta è affondato, come Sagan (ma la gioventù è più che scusante) o soprattutto Pozzato; pur sempre considerando che c’è caduta e caduta, da alcune ci si rialza più malconci che da altre. Ma questa è l’ordinaria amministrazione della Roubaix.

A questo punto abbiamo davanti un gruppetto corposo, composto di apporti vari, ma senz’altro volenteroso e tutto sommato sostenuto da diverse coppie di squadre importanti. Il distacco oscilla costantemente intorno al minuto, salvo rare puntate intorno ai due. Dietro, Cancellara è costretto a sfiancare l’unico compagno superstite, un O’Grady ancora una volta straordinario nel suo farsi letteralmente uomo squadra: alla Leopard i nomi di spicco non mancano, sarà forse il caso di interrogarsi sulla loro gestione nella stagione e sull’acume strategico di chi siede in ammiraglia. Sa un po’ di beffa il fatto che Cancellara se ne sia andato dalla corte di Riis perché temeva che con Contador la squadra non si sarebbe focalizzata nel sostenere degnamente la campagna del nord cara alla svizzero! Nessun altro ha motivo di collaborare all’inseguimento, men che meno chi davanti possiede possibili corridori già in grado di realizzare delle top ten pur servendo da gregari.

Cancellara, improrogabilmente abbandonato ai -60km, è così forzato a prodursi in una serie di assalti feroci distribuiti negli ultimi dieci settori di pavé, a partire proprio dal durissimo Mons-en-Pévèle. Hushovd non gli concederà mai nemmeno un metro di spazio, mentre Ballan si dimostrerà sempre capace di rientrare in un secondo momento, sfogata la primissima fiammata dei due rivali. In queste occasioni Ballan dimostra invariabilmente una classe sopraffina, la capacità di recuperare gap anche importanti a un certo Fabian Cancellara tanto sulle pietre che sull’asfalto; la domanda è però se queste azioni del veneto fossero dettate da premeditazione (troppo violenta la fiammata di Cancellara così come quella di immediata reazione da parte di Hushovd, più consono alle corde di Alessandro un rientro in progressione considerando che all’esplosione dovesse seguire una velocità più ponderata) oppure da “distrazioni”: il secondo caso configurerebbe un vero spreco di forze di per sé però mirevoli, ma la ripetizione dello schema fa forse propendere per la prima opzione.
Il quarto uomo sarebbe Flecha, che però non mostra mai di avere il guizzo per recuperare quando l’azione è davvero nel vivo.

Cancellara deve così amaramente constatare che, pur esibendo una forma fisica che si direbbe finanche superiore a quella dell’anno passato, la stoccata vincente non è a sua disposizione, in assenza di condizioni di contorno favorevoli se non perfino provvidenziali. Al Fiandre 2010 Boonen collaborò con cavalleria perfino sfrontata e senz’altro esagerata, al Fiandre 2011 scopriamo che con un compagno di fuga più assennato come Chavanel il disco di Fabian non suona più allo stesso modo. Alla Roubaix 2010 la tattica dissennata di altri elementi del gruppetto (ostacolare Boonen e non inseguire Cancellara per distruggere il fiammingo?) favorì la ben nota cavalcata trionfale, alla Roubaix 2011 invece tutti gli altri finalmente si decidono a correre per vincere, fors’anche complice l’eliminazione “autonoma” di Boonen. Avrà un bel lamentarsi Cancellara, bussando perfino alle porte della ammiraglie Garmin e BMC, ma le sue rivendicazioni finali di avere il gruppo “che gli corre contro, per farlo perdere” sono abbastanza ridicole: la Garmin corre per vincere, avendo davanti l’atleta più forte in questa corsa di tutto il blocco dei fuggitivi, e altrettanto fa la BMC, con un rappresentante meno di spicco, ma pure validissimo quale Quinziato, epperò con un leader dietro quale Ballan sicuramente battuto in un finale ristretto tanto dal collega norvegese come dallo svizzero.

Cancellara rinuncia dopo “appena” una ventina di chilometri di assalti all’arma bianca, tira platealmente i remi in barca, e da dietro si materializzano i rientri. Cancellara presumibilmente sta rifiatando, in vista di una sparata finale: la stessa tattica che una settimana fa aveva adottato ai piedi del Muur, per poi provare nel tratto più impervio dell’ascesa una fucilata simile a quella dell’anno prima (abbiamo saputo da calcoli posteriori che quest’anno Cancellara ha scalato i 500m più duri del Muur vero e proprio in soli 5” in più che nel 2010). La Garmin studia e gestisce a meraviglia, recupera Vanmarcke da davanti e pure Rasch, li ruota come in un’orchestra, decide i tempi e i distacchi. Tutti i tentativi di Cancellara sono stroncati dall’implacabile campione del mondo.

Quando i primi raggiungono il Carrefour de l’Arbre, come ampiamente previsto, Van Summeren prende il volo. Lo rivedranno nel velodrono. Si segnala l’inseguimento disperato in particolare di Tjallingi, Bak e Rast, mentre Quinziato è beffato da una rottura della bicicletta proprio nel momento chiave. Passati i -5km là dietro Cancellara spara il suo colpo da finisseur rimuginato da un po’, e stavolta nessuno riesce a tenerlo, probabilmente perché le forze vengono meno assieme alla motivazione. La corsa è decisa, e solo lo svizzero ha il cuore smisurato di svenarsi per un piazzamento: d’altra parte forse ormai è solo lui ad avere qualcosa da dimostrare, ad essere lacerato tra l’umanità che gli fa ribadire quasi ossessivamente “nemmeno io sono una macchina”, e la brama di esibire una superiorità singolare schiacciante. Cancellara si mangia tutti, fuorché Van Summeren, che taglia il traguardo a braccia alzate diciotto secondi prima dello svizzero. Dietro volate e volatine, Ballan buon sesto ma soprattutto terzo “uomo più forte” dopo Cancellara e Hushovd.

Tuttavia la gloria luminosa in cui si è trasfigurata tutta quella polvere è per un uomo solo, e per la sua squadra, finalmente perfetta come un congegno a orologeria. Per gli altri, solo un pulviscolo di punteggi, chiacchere e interviste più o meno compiaciute. Per Boonen e la Quickstep, l’ombra nera di una maledizione.

Gabriele Bugada

CANCELLARA UBER ALLES

aprile 13, 2010 by Redazione  
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Cancellara, sette giorni dopo il Giro delle Fiandre, domina anche la Parigi-Roubaix, bissando il successo del 2006. Boonen, scattato più volte lungo il tracciato, cerca orgogliosamente di riscattare la delusione patita nella “classica dei muri” ma niente ha potuto contro lo strapotere dell’elvetico. A fare da cornice all’impresa del campione svizzero, i piazzamenti di Hushovd e Flecha, che nel finale si sono avvantaggiati sul gruppetto di Boonen, del quale faceva parte anche il campione italiano Pozzato. A emblema della superiorità del vincitore si pone il gesto sconsolato (ma lo capiamo!) di un Leukemans che, dopo aver resistito qualche chilometro in scia alla locomotiva di Berna, si è visto inesorabilmente allontanarsi l’asso elvetico.

Foto copertina: Cancellara taglia solitario il traguardo nel velodromo di Roubaix (foto Riccardo Scanferla)

FABIAN CANCELLARA. Questo fenomeno mette in crisi non solo gli avversari ma anche chi deve commentare una gara già decisa quando al traguardo mancano ancora 50 km. A Cancellara è bastato un attimo di disattenzione di Boonen per guadagnare sugli inseguitori un vantaggio tale che, ai meno venti dall’arrivo, si poteva già parlare di passerella trionfale. La condotta di gara è stata perfetta anche dal punto di vista tattico, in quanto l’elvetico si è dimostrato freddo e calcolatore nei momenti critici della corsa, controllando con lucidità le sfuriate di Boonen. VOTO: 10 E LODE.

JUAN ANTONIO FLECHA. Vedere un iberico sempre protagonista nell’Inferno del Nord fa sempre una certa impressione. Riesce a riscattare la brutta prestazione del Fiandre proponendosi nel finale, insieme a Hushovd, ancora sufficientemente in forma da provare un allungo valido per aggiudicarsi un posto sul podio. Forse è stato troppo generoso, negli ultimi 2 km, nel trainare un compagno di fuga nettamente più veloce di lui allo sprint. VOTO: 7,5.

THOR HUSHOVD. Il possente corridore della Cervèlo è l’unico nel finale a poter disporre di un gregario di lusso come Hammond anche se sarebbe stata necessaria una cronosquadre in stile US-Postal per riuscire a stare agganciati al treno di Berna. Migliora il piazzamento ottenuto lo scorso anno aggiudicandosi, nella volata a due con Flecha, il posto d’onore. VOTO: 7.

ROGER HAMMOND. Corre tutta la gara come spalla di capitan Hushovd. Nonostante questo è in grado, nel finale, di stoppare il tentativo disperato di Boonen di riprendere almeno il duo Flecha-Hushovd, che si era sganciato precedentemente. Giunto al velodromo riesce pure, prepotentemente, a cogliere il quarto posto nella volata a due con il campione belga. VOTO: 7.

FILIPPO POZZATO. Reduce da alcuni giorni di forzato riposo a causa di problemi intestinali, il campione italiano ha saputo correre una gara sempre tra le prime posizioni, giungendo infine settimo, anche se nel finale ha un po’ accusato la mancanza di fondo. A lui va il premio dedicato alla memoria del compianto Ballerini e riservato al primo italiano classificato. VOTO: 6,5.

TOM BOONEN. Strapazzato per bene sulla stampa belga, negli ultimi giorni, da uno che di Roubaix e di classiche in generale se ne intende, ovvero Roger De Vlaeminck, il campione della Quick Step ha completamente sbagliato la tattica in corsa. Pur correndo senza l’appoggio della squadra, decide di attaccare a ripetizione, quando manca ancora tanto al traguardo, ma si lascia sorprendere nel momento in cui Cancellara decide di allungare. Le diverse caratteristiche del percorso rispetto al Fiandre e la presenza di uomini come Hushovd, sulla carta più veloce di lui allo sprint, hanno forse indotto il belga a sollecitare il sostegno del campione svizzero in una fuga a due su di un tracciato dove sarebbe stato in seguito più difficile, anche per uno come Cancellara, staccarlo e giungere solitario fin sul traguardo. Lui e il suo direttore sportivo hanno fatto male i conti. VOTO: 4,5.

Francesco Gandolfi

BOONEN, IL PENDOLINO TE L’HA FATTA

aprile 11, 2010 by Redazione  
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Cancellara lascia Boonen, e il resto del gruppo, a 50km dall’arrivo e per lo svizzero è un trionfo, la gara per il podio vede Hushovd superare in volata Flecha, a tre minuti Boonen chiude quinto dietro a Hammond e davanti a Leukemans e Pozzato. Per il belga una Parigi-Rubaix corsa davvero male.

Foto copertina: Cancellara prende il volo (foto Luca Bettini)

Una standig ovation per Cancellara all’ingresso solitario del velodromo, un ultimo giro corso senza mani sul manubrio a godersi il trionfo, un festeggiamento che inizia bel prima dell’ingresso tempio del ciclismo, quando nessuno si sognerebbe di distogliere lo sguardo dalla strada stremato per le fatiche del paves. Ma in realtà oggi la gara si è chiusa 50km prima del previsto, quando Boonen capitola per evidenti lacune tattiche e palese inferiorità fisica.

Siamo certi di poter dire che il pendolino di Berna avrebbe vinto ugualmente anche senza l’aiuto del belga, tale era la condizione dell’elvetico: stratosferica. Ma sicuramente senza la fretta e la voglia di strafare di Boonen, Cancellara non avrebbe avuto la vita così facile. Troppe energie sprecate in continui inutili attacchi su cui gli avversari hanno sempre ricucito. Poi una fatale disattenzione: si porta in coda al gruppo per bere e il danno è fatto, Cancellara lo vede, non ci pensa e scatena tutta la sua potenza, in due chilometri lascia i primi e va a riprendere il terzetto di testa, pochi secondi per rifiatare e ancora un’accelerazione per scrollarsi di dosso tutti, Leukemans è l’ultimo che, eroicamente, resta attaccato con le unghie per tutto il 13° tratto di paves ma poi anche lui è costretto a mollare e rientrare nel gruppo inseguitore per giocarsi il secondo posto.

In pochi chilometri l’unico avversario di Cancellara rimane la sfortuna, ma oggi l’elvetico aveva già pagato con una foratura alla bestia nera che spesso decide gli ordini d’arrivo di gare così particolari, nulla comunque in confronto a quello che paga Devolder, contro cui la jella si accanisce in più di un epicodio.

Dunque la gara, davanti, si chiude a 50km dal traguardo, ma la bagarre per il podio è ben distante dall’essere chiusa, anzi forse non si è ancora accesa. I migliori, escluso Cancellara, sono tutti insieme: Boonen, Pozzato, Hushovd, Hammond, Hinault, Hoste, Leukemans, Flecha, forse manca solo Knaven che oggi ha corso per il record di 16 Parigi-Rubaix concluse consecutivamente: per lui obiettivo raggiunto.

Il problema tra gli inseguitori è che non si instaura nessun tipo di collaborazione a tutto vantaggio del trenino di Berna che gestisce in maniera ottima la sua crono solitaria di 50km, si avete capito bene 50km in solitaria su strade difficili, per usare un eufemismo, come quelle belga.

Per Boonen grande delusione e tanto rammarico, tanto da perdersi anche la lotta per il secondo posto, quella del terzo e di chiudere addirittura quinto battuto in volata da Roger Hammond.

A sorprendere il belga sono Flecha e Hushovd che nell’ordine lasciano il gruppetto inseguitore dove si segnalava un Pozzato in grande difficoltà, ma l’italiano chiude stoicamente la gara nonostante i postumi di un’influenza che lo aveva colpito nei giorni passati aggiudicandosi il trofeo in onore del defunto Franco Ballerini, onorato con settimo posto.

La volata per la seconda piazza finisce in favore di Hoshovd con Flecha, francamente senza grosse speranze, che si limita ad applaudire mentre fanno l’ingresso nel velodromo gli ultimi componenti del gruppo dei big, Leukemans senza chanches tira la volata al duo Hammond-Boonen con il primo che, come detto, si aggiudica la medaglia di legno.

Una giornata davvero storta per il belga che avrà molto da recriminare soprattutto per quanto riguarda il suo modo di correre, troppo dispendioso prima e distratto poi, poco supportato da una squadra che “vive” per le classiche del nord non può fare molto quando si ritrova a dover inseguire, da riconoscere alla Saxo Bank la capacità di tenere otto uomini su otto in testa alla corsa fino al momento decisivo, anche se il loro unico merito alla fine è quello di aver contenuto il vantaggio dei primi fuggitivi. Ad un Cancellara così non serve nemmeno una squadra perché è in grado di fare tutto da solo come ha dimostrato ampiamente con la dopietta Fiandre-Rubaix, certo che se poi si mette anche una netta superiorità di tutta la squadra per il resto dei contendenti rimangono solo le briciole.

Andrea Mastrangelo

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