TUTTI IN SELLA, PARTE LA STAGIONE 2023

gennaio 16, 2023 by Redazione  
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Dopo tre anni d’assenza causa pandemia ritornano in calendario il Santos Tour Down Under e la Vuelta a San Juan. Lontano dagli ancora rigidi climi dell’Europa, sulle strade australiane prima e argentine poi assisteremo ai primi palpiti di una stagione che successivamente vedrà le attenzioni degli appassionati spostarsi verso la Spagna e l’Arabia Saudita.

È ora di ripartire e lo si farà alla vecchia maniera, quando la pandemia non aveva ancora steso il suo manto sulla terra e costretto molti organizzatori a rinunciare ad allestire il palcoscenico delle loro gare. È quel che era successo con le due gare d’apertura dei calendari WorldTour e ProSeries, il Santos Tour Down Under e la Vuelta a San Juan, che si fece in tempo a disputare a gennaio 2020 per poi sparire dalla “programmazione” nelle due stagioni successive.

Il ritorno del Santos Tour Down Under, programmato dal 17 al 22 gennaio, recherà con sé un paio di novità perché è stata introdotta una breve tappa a cronometro mentre è stato tolto dal tracciato il tradizionale arrivo in salita a Willunga Hill, sostituito con quello meno impegnativo di Mount Lofty. Sarà quindi aperta sino all’ultimo colpo la 23a edizione della corsa australiana, che scatterà da Adelaide con la prova contro il tempo, un prologo di 5 Km e mezzo caratterizzato da un percorso tortuoso ma totalmente pianeggiante, che per decisione dell’organizzazione si disputerà con bici da strada e non da crono. Ci si sposterà quindi a Tanunda per una prima tappa interamente tracciata in circuito e caratterizzata da una facilissima salita – Menglers Hill, 4.5 Km al 3.7% – che si dovrà superare per l’ultima volta a 13.5 Km dall’arrivo e che non dovrebbe impedire l’arrivo allo sprint, seppur se non a ranghi compattissimi. Un percorso collinare caratterizzerà la seconda tappa, Brighton - Victor Harbor, sulla cui altimetria spiccano le ascese di Parawa Hill (3 Km al 6.8%) e di Nettle Hill (2 Km al 7.7%), quest’ultima da scavalcare a 22 Km da un traguardo dove bisognerà metterà in conto anche la probabile insidia del vento che spira dall’oceano Indiano. L’indomani sarà in programma la salita più impegnativa della corsa, quella di Corkscrew, inserita a soli 6 Km dal traguardo della tappa che da Norwood condurrà a Campbelltown: misura appena 2.5 Km ma presenta una pendenza media del 9% e un muretto centrale di mezzo chilometro al 15% sul quale nel 2014 andò all’attacco il vincitore del Tour de France 2011 Cadel Evans, piombato sulla linea d’arrivo con 10 secondi sui più immediati inseguitori, l’italiano Diego Ulissi e il connazionale Simon Gerrans. Nonostante la mancanza della sua “collina” la cittadina di Willunga farà parte del tracciato ospitando l’arrivo della penultima tappa, contraddistinta da una successione d’infiniti rettilinei pianeggianti come quello di quasi 6 Km che terminerà a soli 500 metri dal traguardo, i più ostici per i velocisti per la presenza di una lieve pendenza (gli ultimi mille metri salgono al 3.2%). Domenica 22 gennaio la corsa terminerà il suo cammino con una frazione che non sarà la solita passerella di fine corsa perché, dopo la partenza da Unley, si dovrà ripetere per cinque volte la salita di Mount Lofty, 8 Km al 3.1% che culminano con il tratto di 1500 metri al 6.8% che si conclude in prossimità dello striscione dell’ultimo chilometro, dove s’incontrerà uno strappo di 500 metri al 10% di pendenza media.

Saranno i velocisti, invece, i grandi protagonisti della 39a edizione della Vuelta a San Juan Internacional (22-29 gennaio) perché ben sei delle sette tappe che compongono la corsa argentina paiono destinate alla conclusione allo sprint, mentre solo nella frazione con l’arrivo sull’Alto del Colorado ci si giocherà la vittoria finale, anche perché – contrariamente a quanto fatto in Australia – s’è deciso di escludere dal tracciato la  cronometro che era stata una presenza fissa nelle ultime edizioni. A dare il via alla corsa sarà una tappa in circuito che scatterà dallo Stadio Aldo Cantoni di San Juan per farvi ritorno dopo 144 Km prevalentemente pianeggianti. Seguirà la Villa San Agustín – San José de Jáchal, tappa che porterà il gruppo sino a quasi 1500 metri di quota senza però affrontare tratti che si possano definire di salita e che pure dovrebbe terminare in volata, se si pensa che nelle scorse edizioni, al termine del medesimo tracciato affrontato nel più impegnativo senso inverso, si è sempre arrivato allo sprint. Il giorno successivo l’autodromo El Villicum, inaugurato nel 2018, ospiterà partenza e arrivo della tappa numero 3, che prevede nel finale due giri quasi completi della pista; dal medesimo luogo prenderà le mosse la frazione diretta a Barreal, decisamente più impegnativa perché bisognerà salire oltre i 2000 metri di quota, anche se dopo lo scollinamento bisognerà percorrere più di 100 Km per andare al traguardo, che ancora strizza l’occhio agli sprinter. Osservato un giorno di riposo, si disputerà la tappa regina, che da Plaza de Chimbas condurrà sino agli oltre 2600 metri dell’Alto del Colorado, più selettivo per l’alta quota che per l’effettiva portata delle pendenze (18.8 Km al 4.4%) di un’ascesa che negli ultimi anni ha visto imporsi il portoghese Rui Costa nel 2017, lo spagnolo Óscar Sevilla nel 2018, i colombiani Winner Anacona nel 2019 e Miguel Eduardo Flórez nel 2020. Calato il sipario sui giochi di classifica i velocisti torneranno a calcare il palcoscenico della Vuelta a San Juan nelle ultime 48 ore, nelle quali sono in cartellone gli arrivi presso il Velodromo Vicente Chancay e sulla circonvallazione di San Juan, teatro della passerella conclusiva.

Come da tradizione saranno i tifosi spagnoli i primi ad applaudire i corridori sul suolo europeo: il 22 gennaio si correrà la Clàssica Comunitat Valenciana 1969 – Gran Premio Valencia, corsa rientrata in calendario nel 2021 dopo sedici anni d’assenza e che si disputerà su di un tracciato inverso rispetto a quello proposto lo scorso anno, gareggiando tra Valencia a La Nucía, dove si giungerà dopo aver percorso 190 Km e aver affrontato la lunga salita dell’Alto de Bixauca (18 Km al 2.7% con un tratto di 2200 metri al 7.4%) a circa 25 Km dall’arrivo.

Due giorni più tardi sempre in Spagna prenderà il via la 32a edizione della Challenge Ciclista Mallorca (25-29 gennaio), corsa a tappe atipica in quanto i corridori possono scegliere a quante e quali prove prendere parte e per questo motivo non è prevista una classifica generale, mentre le cinque frazioni sono chiamate “trofei” e non tappe. Per primo si affronterà il Trofeo Calvià, 150 Km con partenza e arrivo a Palmanova, disegnati all’estremità occidentale dell’isola di Maiorca con un percorso collinare che prevede una dozzina di brevi ascese, la più difficile delle quali sarà il Coll de Sóller (6 Km al 5%). Più semplice sarà il tracciato del Trofeo Ses Salines – Alcúdia, così chiamato dal nome delle due località tra le quali si svolgerà e che prevede una sola ascesa – il Coll de Sa Batalla, 8.7 Km al 5% – da scavalcare a 34 Km da un traguardo che potrebbe anche finire nel curriculum di un velocista (lo scorso anno su di percorso simile vinse allo sprint l’eritreo Biniam Girmay davanti al sudafricano Ryan Gibbons e il nostro Giacomo Nizzolo). L’ascesa simbolo della challenge, quella del Coll de Puig Major (14 Km al 6%), quest’anno sarà affrontata per due volte e la prima scalata avverrà nel corso del Trofeo Andratx – Mirador d’es Colomer, che prevede l’arrivo al termine di una salita lunga poco più di 3 Km e caratterizzata da una pendenza media del 5.8%. Più impegnativo sarà il tracciato del successivo Trofeo Serra de Tramuntana, che prevede partenza e arrivo a Lloseta e il Puig Major più vicino al traguardo, distante 33 Km dallo scollinamento. L’atto di chiusura della corsa maiorchina sarà una classica passerella di fine corsa, il facile Trofeo Palma che quest’anno è stato ancora più addolcito togliendo dal percorso la salita del Coll de Sa Creu, che tradizionalmente si affrontava subito prima di entrare nel circuito finale disegnato sul lungomare di Palma di Maiorca.

L’ultima corsa a tappe del mese di gennaio sarà il Saudi Tour (30 gennaio – 3 febbraio), la cui terza edizione si svolgerà nello stesso governato dell’Arabia Saudita dove si era corso l’anno scorso, quando si era imposto il belga Maxim Van Gils grazie alla vittoria nella tappa più impegnativa, che sarà proposta anche nel 2023. La prima maglia di leader della classifica sarà vestita da un velocista al termine della poco impegnativa tappa d’apertura che dall’aeroporto di Al-’Ula farà “decollare” il gruppo in direzione dell’oasi di Khaybar. La seconda frazione scatterà dallo Winter Park di Al-’Ula e avrà come terminal le Shalal Sijlyat Rocks, suggestive formazioni rocciose circondate dal deserto alla cui ombra andrà in scena un altro arrivo allo sprint. Si cambierà leggermente musica con la tappa che dall’Al Manshiyah Train Station vedrà sferragliare il gruppo verso la località di Abu Rakah, che fu sede d’arrivo anche lo scorso anno quando questo traguardo fu conquistato dal colombiano Santiago Buitrago davanti all’italiano Andrea Bagioli: a differenza di questo precedente, però, s’è scelta una zona d’arrivo diversa e un finale meno impegnativo, che prevede il traguardo posto al termine di un rettilineo di un chilometro esatto pianeggiante preceduto da uno strappo di 700 metri al 6.9%. Si correrà a questo punto la tappa più difficile, che muoverà dalla Maraya Concert Hall, parallelepipedo dalle superfici esterne a specchio costruito nel mezzo del deserto, per raggiungere il belvedere dell’Harrat Uwayrid, il traguardo che decise le sorti dell’edizione 2022, preceduto di una decina di chilometri dalla salita che non ti aspetti, un vero e proprio muro trapiantato nel cuore della penisola araba, 3 Km al 12% e picchi di pendenza che arrivano al 22%. L’ultimo giorno dovrebbero tornare protagonisti i velocisti, anche se le strade della conclusiva frazione, che scatterà alla città vecchia di Al-’Ula per far ritorno alla Maraya Concert Hall, non saranno del tutto prive d’insidie: non solo i 500 metri conclusivi presenteranno una bella pendenza (6%) ma una trentina di chilometri prima bisognerà percorrere un tratto sterrato lungo quasi 7 Km, inserito anche lo scorso anno nel tracciato del Saudi Tour e che fu teatro di una caduta che coinvolse il citato Bagioli, giunto quel giorno al traguardo con 20 minuti di ritardo.

Mauro Facoltosi

I SITI UFFICIALI DELLE CORSE CITATE NELL’ARTICOLO

Santos Tour Down Under

https://tourdownunder.com.au

Vuelta a San Juan Internacional

https://www.vueltaasanjuan.org

Clàssica Comunitat Valenciana 1969 – Gran Premio Valencia

https://voltalamarina.com/classica-comunitat-valenciana-1969-gran-premio-valencia

Challenge Ciclista Mallorca

https://vueltamallorca.com/challenge-mallorca

Saudi Tour

www.thesauditour.com/en

LAdelaide Festival Center, sede darrivo del cronoprologo del Tour Down Under (hshotelsiracusa.it)

L'Adelaide Festival Center, sede d'arrivo del cronoprologo del Tour Down Under (hshotelsiracusa.it)

16-01-2023

gennaio 16, 2023 by Redazione  
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SANTOS TOUR DOWN UNDER DONNE (Australia)

L’australiana Alexandra Manly (Team Jayco-AlUla) si è imposta nella seconda tappa, Birdwood – Uraidla, percorrendo 90 Km in 2h23′33″, alla media di 37.618 Km/h. Ha preceduto allo sprint la neozelandese Georgia Williams (EF Education-TIBCO-SVB) e l’olandese Nina Buijsman (Human Powered Health). Miglior italiana Debora Silvestri (Zaaf Cycling Team), 36° a 4′12″. La Manly è la nuova leader della classifica con 48″ sulla Williams e sulla connazionale Georgia Baker (Team Jayco-AlUla). Miglior italiana la Silvestri, 42° a 6′18″

VUELTA AL TÁCHIRA (Venezuela)

ll venezuelano Franklin Lugo (Team Sabemiel BKC Aragua) si è imposto nella seconda tappa, San Josecito – San Cristóbal, percorrendo 141.5 Km in 3h29′02″, alla media di 40.616 Km/h. Ha preceduto di 58″ il connazionale Juan Ruiz (Gobernación de Trujillo) e di 1′06″ il colombiano Juan Diego Alba (Movistar-Best PC)- Nessun italiano in gara. Lugo è il nuovo leader della classifica con 1′02″ su Ruiz e 1′11″ su Alba

15-01-2023

gennaio 15, 2023 by Redazione  
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NEW ZEALAND CYCLE CLASSIC

Il tedesco Lucas Carstensen (Roojai Online Insurance) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, circuito di Wellington, percorrendo 49.6 Km in 1h07′37″, alla media di 44.013 Km/h. Ha preceduto allo sprint il neozelandese Luke Mudgway (Bolton Equities Black Spoke) e l’australiano Matthew Rice (CCACHE x Par Küp). Nessun italiano in gara. Il neozelandese James Oram (Bolton Equities Black Spoke) si impone in classifica con 5″ sul connazionale Josh Burnett (Bolton Equities Black Spoke) e 11″ sull’olandese Adne van Engelen (Roojai Online Insurance Pro Cycling Team)

SANTOS TOUR DOWN UNDER DONNE (Australia)

La polacca Daria Pikulik (Human Powered Health) si è imposta nella prima tappa, Glenelg – Aldinga, percorrendo 110.4 Km in 3h03′01″, alla media di 36.193 Km/h. Ha preceduto allo sprint la francese Clara Copponi (FDJ-SUEZ) e l’australiana Georgia Baker (Team Jayco-AlUla). Miglior italiana Ilaria Sanguineti (Trek-Segafredo), 8°. La Pikulik è la prima leader della classifica con 4″ sulla Copponi e 6″ sulla Baker. Miglior italiana la Sanguineti, 11° a 10″

VUELTA AL TÁCHIRA (Venezuela)

ll venezuelano Cesar Sanabria (MU Training – Pais Futuro) si è imposto nella prima tappa, San Cristóbal – Tariba, percorrendo 149.8 Km in 3h41′57″, alla media di 40.496 Km/h. Ha preceduto allo sprint il colombiano Jhonatan Guatibonza (GW Shimano-Sidermec) e il connazionale Enrique Luis Diaz (Distribuidora Rairos). Nessun italiano in gara. Sanabria è il primo leader della classifica con 4″ su Guatibonza e Diaz

14-01-2023

gennaio 14, 2023 by Redazione  
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NEW ZEALAND CYCLE CLASSIC

Il neozelandese Luke Mudgway (Bolton Equities Black Spoke) si è imposto nella quarta tappa, circuito di Wellington, percorrendo 126 Km in 3h05′13″, alla media di 40.817 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Lewis Bower (nazionale neozelandese) e Kiaan Watts (nazionale neozelandese). Nessun italiano in gara. Il neozelandese James Oram (Bolton Equities Black Spoke) è ancora della classifica con 5″ sul connazionale Josh Burnett (Bolton Equities Black Spoke) e 11″ sull’olandese Adne van Engelen (Roojai Online Insurance Pro Cycling Team)

13-01-2023

gennaio 13, 2023 by Redazione  
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NEW ZEALAND CYCLE CLASSIC

Il neozelandese Josh Burnett (Bolton Equities Black Spoke) si è imposto nella terza tappa, Masterton – Te Wharau (Admiral Hill), percorrendo 155.5 Km in 4h02′05″, alla media di 38.54 Km/h. Ha preceduto di 1″ l’olandese Adne van Engelen (Roojai Online Insurance Pro Cycling Team) e di 23″ il connazionale James Oram (Bolton Equities Black Spoke). Nessun italiano in gara. Oram è ancora della classifica con 5″ su Burnett e 11″ su Van Engelen

12-01-2023

gennaio 12, 2023 by Redazione  
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NEW ZEALAND CYCLE CLASSIC

Il neozelandese Kiaan Watts (nazionale neozelandese) si è imposto nella seconda tappa, Masterton – Martinborough, percorrendo 127.3 Km in 3h03′38″, alla media di 41.59 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Matthew Rice (CCACHE x Par Küp) e il connazionale Luke Mudgway (Bolton Equities Black Spoke). Nessun italiano in gara. Il neozelandese James Oram (Bolton Equities Black Spoke) è ancora della classifica con 4″ sull’australiano Ryan Cavanagh (KINAN Racing Team) e 5″ sul connazionale Alexander White (nazionale neozelandese).

11-01-2023

gennaio 11, 2023 by Redazione  
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NEW ZEALAND CYCLE CLASSIC

Il neozelandese James Oram (Bolton Equities Black Spoke) si è imposto nella prima tappa, circuito di Masterton, percorrendo 123 Km in 2h46′47″, alla media di 44.249 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Ryan Cavanagh (KINAN Racing Team) e il connazionale Alexander White (nazionale neozelandese). Nessun italiano in gara. Oram è il primo della classifica con 4″ su Cavanagh e 6″ su White. Il percorso della tappa d’apertura è stato accorciato di circa 35 Km a causa della presenza di detriti sulla strada, portati da un ciclone.

VUELTA 2023 PER SCALATORI, MA TAPPE TROPPO BREVI

gennaio 11, 2023 by Redazione  
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Presentata la 78a edizione della corsa spagnola, che nel 2023 prenderà il via da Barcellona e giungerà a Madrid proponendo un tracciato che strizza decisamente l’occhio agli scalatori. Ben nove saranno gli arrivi in salita previsti, per nulla bilanciati dai solo 40 Km da percorrere contro il tempo

Una sola tappa oltre i 200 Km, tappe di montagna in formato mini, poca cronometro individuale, pochissime occasioni per gli sprinter e una orrenda cronosquadre.
Questo in pillole il percorso della Vuelta 2023 che appare favorevole agli uomini della montagna, anche se le occasioni di attacchi a lunga gittata mancano. Se fosse ancora in gruppo, diremmo che è una Vuelta stile Purito Rodriguez.
Tappe per orchestrare un attacco da lontano in realtà non ce ne sono per vari motivi, anche se qualcuno che ha davvero coraggio potrebbe avere due occasioni per rompere gli schemi. Gli arrivi in salita saranno ben nove mentre la prova contro il tempo d’apertura sarà una improponibile cronosquadre di 16 Km. Non si comprende come, con gli attuali distacchi ridotti ai minimi termini nel ciclismo, ci sia ancora qualcuno che ha la geniale idea di inserire nel percorso prove di questo tipo.
La seconda prova contro il tempo, ben piazzata a metà Vuelta, è invece troppo breve per poter scavare quei distacchi che costringano gli scalatori ad attaccare a testa bassa.
Dopo l’orribile cronosquadre di Barcellona si affronterà una prima tappa in linea di 181 Km con arrivo anch’essa nel capoluogo della Catalogna, caratterizzata da un percorso movimentato ma non abbastanza per provocare scompiglio e l’epilogo potrebbe così essere in volata, anche se la salita del Montjuïc nel finale, benché non classificata come GPM, rappresenta un’insidia di difficile lettura.
La terza tappa con arrivo ad Arinsal, stazione di sport invernali del principato d’Andorra, chiamerà da subito i big allo scoperto, anche se le salite che conducono al Coll d’Ordino e al traguardo, benché sfiorino quota 2000 e siano di prima categoria, non sembrano in grado di scavare distacchi tra i favoriti per la vittoria finale già alla terza giornata di gara; sembrano invece più dedicate alle seconde linee, anche se non sono escluse sorprese.
Sia la quarta che la quinta tappa – arrivi rispettivamente collocati a Tarragona e Burriana - presenteranno delle asperità non particolarmente complesse e lontane dai traguardi e finali favorevoli al recupero dei velocisti. In entrambe queste frazioni ci saranno delle fughe che potrebbero anche arrivare al traguardo, ma solo in caso di cattiva organizzazione del gruppo.
La sesta tappa, da La Vall d’Uixó all’osservatorio astrofisico di Javalambre per181 Km, proporrà il secondo arrivo in salita al termine di una frazione mossa, corsa sempre a quote medio montane, ma comunque per nulla difficile nella prima parte. La salita finale di prima categoria raggiunge, invece, quota 1950 e misura 11 Km con una pendenza media vicina all’8%.
Il giorno successivo i big potranno riposare in una tappa di trasferimento dedicata ai velocisti (Utiel-Oliva) in attesa della nuova sfida che li attenderà nell’ottava frazione da Denia a Xorret de Catì: 164 Km con 5 gran premi della montagna favoriranno certamente le fughe di outsider potenti, ma sull’ultima salita di prima categoria, la cui sommità è posta a 3 Km dalla conclusione, potrebbero uscire allo scoperto i pretendenti alla vittoria finale perché le pendenze sono molto elevate e vi è poi la successiva discesa che difficilmente potrà portare al ricucire eventuali distacchi.
La nona tappa con arrivo ai 1089 metri di Caracava de la Cruz non presenta difficoltà particolari perché la salita finale è tutt’altro che impossibile (a parte un paio di muri negli ultimi 3 Km) e non potrà certo impensierire i big, ma si snoderà nel territorio murciano, zona tradizionalmente ventosa che potrebbe quindi contribuire a sparigliare le carte.
Dopo il giorno di riposo andrà in scena la cronometro individuale di Valladolid, 25 Km pianeggianti ottimamente piazzati a metà giro e dopo una sosta che notoriamente arreca fastidi a quei corridori che fanno fatica a ritrovare il ritmo dopo un giorno trascorso senza gareggiare. Per questo motivo i distacchi potrebbero essere anche abbastanza consistenti per chi dovesse patire il riposo, anche se il chilometraggio non è certo elevato. Si tratta dell’unica occasione individuale contro il tempo, forse un po’ poco, specialmente in paragone al percorso del Giro d’italia che, invece, proporrà una soluzione di grande equilibrio.
La successiva tappa, con arrivo alla Laguna Negra di Vinuesa dopo 163 chilometri, presenterà una salita finale di quasi 9 Km con una pendenza media del 5,5% che difficilmente potrà scavare distacchi tra i big, anche se sarà importante valutare le “scorie” rimaste nei muscoli degli atleti dopo la prova contro il tempo. Sicuramente le seconde linee che puntano ad aggiudicarsi questa frazione cercheranno di non spingere troppo nella cronometro. Fa comunque ben sperare il precedente del 2020 su questa salita, che vide al traguardo una volata a tre fra i primi della classifica, con l’irlandese Daniel Martin che precedette la maglia rossa Primož Roglič e l’ecuadoriano Richard Carapaz.
Di tutto relax sarà la tappa con arrivo a Saragozza , classica quiete che precede l’uragano perché la tredicesima frazione è forse la più dura di questa edizione, nonostante il mini chilometraggio di 134 Km. Sono previste tre salite, tutte lunghe e dure, di cui due di categoria speciale. L’arrivo è posto sul punto più alto della Vuelta 2023, il mitico Col du Tourmalet mentre la partenza sarà in quota dai 1557 metri di Formigal. Dopo quattro chilometri si scollinerà il facile Col di Portalet, confine di stato, ma le difficoltà cominceranno alla fine della lunga discesa quando i corridori dovranno affrontare i 16 chilometri di dura salita verso i 1709 metri del Col d’Aubisque, teatro di furiose e leggendarie battaglie al Tour de France. La fine della discesa dell’Aubisque coincide con l’inizio della ascesa al Col de Spandelles che, seppur non onorato della categoria speciale, presenta 10,3 Km con una pendenza media ben superiore all’8%. Dopo la discesa ci saranno 18 Km di falsopiano prima dei 20 Km di salita con condurranno gli atleti fino ai 2215 metri del Tourmalet, passo che non ha certo bisogno di presentazione essendo una della salite simbolo della Grande Boucle. La tappa è durissima ma le perplessità non mancano. In primo luogo, il chilometraggio è assai ridotto e, sebbene ci siano coloro che pensano che questo aumenti lo spettacolo, chi scrive pensa che i chilometraggi ridotti siano proposti per far piacere a sponsor e televisioni che ricercano l’audience e il ritorno economico piuttosto che la validità tecnica e sportiva delle prove.
In secondo luogo la collocazione della più dura tappa del giro di Spagna quasi interamente in territorio francese pare stridere con lo scopo di un grande giro, che sta anche nella promozione di un territorio. A tale proposito va, però, sottolineato che l’organizzazione della Vuelta è nelle mani di ASO, la società francese che organizza anche il Tour
In terzo luogo, a livello tecnico, se la prima parte è ben indovinata con le salite in rapida successione, nella seconda ci sono 18 chilometri di falsopiano prima di attaccare la salita finale che misura 20 Km. La circostanza potrebbe evidentemente scoraggiare gli attacchi da lontano. già resi complessi dal breve chilometraggio che non permette una tattica di logoramento.
La quattordicesima tappa con arrivo alla stazione di sport invernali di Larra-Belagua soffre di problemi similari nel senso che, dopo le due salite di categoria speciale inserite nella prima parte del percorso, ci sarà un tratto interlocutorio di quasi 40 chilometri prima di attaccare la salita finale che non è certo impossibile (9,5 Km al 6,3%). Tuttavia, ad onor del vero, va detto che la tappa del giorno precedente si farà sicuramente sentire e, se la salite di categoria speciale verranno affrontate a tutta, un atleta in giornata no potrebbe staccarsi anzitempo ed uscire definitivamente di classifica.
Appare invece dedicata alla fughe la Pamplona – Lekunberri, con circuito finale con il Puerto de Zuarrarate da affrontare due volte e il secondo scollinamento a 8 Km dal traguardo.
La terza settimana si apre con una frazione con arrivo a Bejes, pianeggiante sino alla salita finale che, anche se a quote collinari, presenta severe pendenze e potrebbe provocare distacchi di qualche secondo tra i big alla vigilia di una frazione forse decisiva.
La tappa numero 17 condurrà, infatti, la carovana da Ribadesella al mitico Angliru, una delle salite più dura della Spagna. Il “mostro” sarà preceduto da due salite che serviranno più a carburare che a lanciare attacchi, vista la brutalità della salita finale che non ha certo bisogno di descrizioni. Il punto più duro sarà quello denominato “Cueña Les Cabres”, nel quale la strada raggiunge inclinazioni che sfiorano il 24%, ma le pendenze elevatissime caratterizzano tutta la salita. L’Angliru ha sempre fatto spietata selezione e potrebbe un’altra volta rivelarsi decisivo, anche se arriva al termine di una minitappa di soli 122 km.
La diciottesima tappa presenta, però, un’altra occasione d’oro per gli scalatori con l’arrivo inedito alla Cruz de Linares da affrontare due volte nel finale, dopo una prima parte caratterizzata da altre tre salite, tra le quali anche il duro Puerto de San Lorenzo. Questa forse è la frazione in cui si può provare un attacco da lontano, prima della doppia ascesa alla Cruz de Linares. Il primo scollinamento è posto a 32 Km dalla conclusione e, dopo la discesa, non c’è molta pianura prima di attaccare nuovamente l’ascesa finale, che misura 8 Km e presenta una pendenza media dell’8.6%- Tenendo conto che siamo alle ultime tappe e le fatiche dei giorno precedente sull’Angliru, ecco che l’imboscata diventa possibile.
Dopo la tappa di trasferimento di Íscar e prima della passerella madrilena ci sarà spazio per un’atipica frazione una tappa di collina, l’unica a superare i 200 Km. La Manzanares el Real - Guadarrama non appare impossibile ma proporrà ben con 10 GPM di terza categoria con pochissima pianura tra un colle e l’altro. Sarà certamente una tappa dedicata alle fughe, con un percorso molto interessante, ma poco adatto ad un penultimo giorno di un grande giro, sempre che qualche corridore di classifica decida di confezionare una clamorosa imboscata.
In conclusione, si può dire che si tratta di un tracciato che ha abbandonato fortunatamente le classiche rampe di garage che avevano caratterizzato gli anni 10 di questo secolo, ma presenta ancora alcuni problemi.
La scelta più azzeccata sembra paradossalmente quella riguardante le tappe pianeggianti. Sono solo 4 e disposte molto bene perché sparse in modo omogeneo lungo tutto il percorso. Accanto a queste frazioni, ve ne sono altre due o tre nelle quali l’arrivo allo sprint è possibile ma tutt’altro che scontato.

Benedetto Ciccarone

La salita dellAngliru (climbfinder.com)

La salita dell'Angliru (climbfinder.com)

08-01-2023

gennaio 9, 2023 by Redazione  
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GIRO DEL SOL (Argentina)

L’argentino Leonardo Cobarrubia (SEP San Juan) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Circuito San Juan Villicum – Circuito San Juan Villicum, percorrendo 179.9 Km in 3h51′12″, alla media di 46.687 Km/h. Ha preceduto allo sprint il cileno Vicente Rojas (nazionale cilena) e di 2″ il connazionale Emiliano Contreras (Chimbas te Quiero). Nessun italiano in gara. L’argentino Maximiliano Ezequiel Navarrete (Gremios por el Deporte-Yaco) si impone in classifica con 4″ su Rojas e 8″ su Contreras

07-01-2023

gennaio 8, 2023 by Redazione  
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GIRO DEL SOL (Argentina)

L’argentino Leandro Carlos Messineo (Chimbas te Quiero) si è imposto nella seconda tappa, Circuito San Juan Villicum – Circuito San Juan Villicum, percorrendo 134.3 Km in 2h54′28″, alla media di 46.186 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Laureano Rosas (Gremios por el Deporte-Yaco) e Daniel Juarez (Agrupación Virgen de Fatima-San Juan Biker Motors). Nessun italiano in gara. L’argentino Emiliano Ibarra (Gremios por el Deporte-Yaco) è ancora leader della classifica con 6″ su Messineo e 11″ sul connazionale Maximiliano Ezequiel Navarrete (Gremios por el Deporte-Yaco)

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