GIRO DELLE FIANDRE 2023: LE PAGELLE
aprile 3, 2023 by Redazione
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Le pagelle della 107a edizione del Giro delle Fiandre
Tadej Pogacar: Lo sloveno è un fenomeno e lo sapevamo, ma i risultati che sta portando a casa sono davvero eccezionali. Alla sua tenera età e dopo i due successi al Lombardia e quello alla Liegi, con la vittoria del Giro delle Fiandre è già alla quarta Monumento in carriera. Un 2023 dove ha trionfato in dieci corse e si appresta a correre da protagonista le prossime, gare compreso il Tour de France. Corre il Fiandre con assoluta padronanza, sempre nel vivo nella corsa non sbaglia un colpo lasciando di sasso Van der Poel. Erede naturale di Eddy Merckx, fenomeno assoluto. VOTO 10
Mads Pedersen: Gradino più basso del podio per il corridore della Trek-Segafredo. Corre con coraggio e aggressività, attacca da lontano e si fa chilometri su chilometri da solo in testa facendo vedere i sorci verdi agli inseguitori. Il danese si dimostra ancora una volta un ciclista temibile e imprevedibile, pronto a sfruttare ogni occasione per vincere. VOTO 8,5
Mathieu van der Poel: Secondo posto al Giro delle Fiandre per l’olandese e quarto podio consecutivo. Il corridore dell’Alpecin-Deceuninck era uno dei favoriti di giornata dopo le due vittorie precedenti e forse per questo nella prima parte della corsa è stato un po’ distratto, facendosi trovare sempre dietro rispetto agli altri big della corsa. Nel momento clou del Fiandre prova a fare il vuoto ma trova in Pogacar un rivale insuperabile. VOTO 8
Matteo Trentin: Grande lavoro da gregario per il ciclista italiano e un decimo posto al traguardo che vale come un podio. Pedina importante per la UAE Team-Emirates, prova a stanare i rivali di Pogacar e tira il gruppo all’inseguimento quando la corsa entra nel vivo. Lavoro da stopper quando il suo capitano prende il largo. Gregario d’oro. VOTO 7,5
Neilson Powless: Il ventiseienne ciclista statunitense della Ef Education-Easy Post coglie un quinto posto nel suo primo Giro delle Fiandre corso in carriera. Un 2023 dove lo abbiamo visto più volte cogliere un piazzamento importante. Per la legge dei grandi numeri prima o poi arriverà il risultato importante. VOTO 7
Stefan Küng: Lo svizzero rinasce come ogni anno sulle pietre, un sesto posto che gli sta stretto per come ha corso. Il corridore della Groupama – FDJ corre con attenzione ed è l’ultimo ad arrendersi al duo Pogacar – Van der Poel. VOTO 6,5
Kasper Asgreen: Il danese si prende sulle spalle una Soudal – QuickStep in ombra, nonostante un 2023 non in gran forma dà il massimo cogliendo un settimo posto. VOTO 6
Wout Van Aert: Uno dei grandi sconfitti di giornata è lui. Il corridore della Jumbo-Visma si trova nella pancia del gruppo quando viene coinvolto nella caduta causata da Filip Macieijuk, un colpo al ginocchio che si farà sentire nel prosieguo della corsa. Getta la spugna sul Kruisberg quando non riesce a stare al passo di Pogacar e Van der Poel. Un quarto posto che non può essere certamente soddisfacente per lui. VOTO 6
Jhonatan Narváez: Si prende sulle spalle la Ineos Grenadiers dopo l’abdicazione di Pidcock, ma non ottiene grossi risultati. VOTO 5,5
Thomas Pidcock: La caduta alla Tirreno-adriatico si fa ancora sentire e quando il Fiandre entra nel vivo sui muri più duri sparisce dai radar. VOTO 5
Luigi Giglio
SUI MURI FIAMMINGHI POGACAR VENDICA L’AFFRONTO DI SANREMO
aprile 2, 2023 by Redazione
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Tadej Pogacar ha vinto l’edizione 2023 del Giro della Fiandre imponendo corsa dura e sgretolando il gruppo a oltre 50 km dall’arrivo. Dopo essere rimasto solo con Van Aert e Van der Poel ha resistito all’attacco dell’olandese, che ha fatto fuori il corridore di casa, e ha poi piazzato l’affondo decisivo che gli ha permesso di presentarsi solo sul traguardo con una quindicina di secondi di vantaggio sul corridore che lo aveva staccato sul Poggio andando a vincere la Milano Sanremo, obbiettivo dichiarato dello sloveno.
“Vendetta, tremenda vendetta” deve aver pensato Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) dopo essersi lasciato sfuggire Mathieu van der Poel (Alpecin-Deceuninck) sul Poggio di Sanremo ed aver fallito uno degli obiettivi di stagione al quale teneva di più.
Tanto non stava più nella pelle lo sloveno da dimenticare anche che la vendetta è un piatto che si serve freddo. Alla prima vera occasione il capitano delle UAE ha servito il suo piatto ancora fumante al rivale olandese, staccandolo con una progressione micidiale e mantenendo senza problemi il distacco accumulato anche nel tratto pianeggiante che dal Paterberg portava all’arrivo.
La vittoria, però, non è stata costruita nel finale. Il primo affondo di Pogacar è arrivato sull’Oude Kwaremont, a oltre 50 Km dalla conclusione. E’ stato quello l’attacco che ha fatto esplodere la corsa e poi uno successivo sul Paterberg a formare un terzetto di contrattaccanti.
Pogacar ha così dimostrato di avere energie da vendere perché non si è limitato a finalizzare un lavoro svolto da altri, ma ha attaccato a più riprese finché non è riuscito a levarsi tutti di ruota. Del resto, arrivare al traguardo con Van der Poel o Wout Van Aert (Jumbo-Visma) sarebbe stata una condanna alla sconfitta senza alcuna possibilità di diverso epilogo.
Nella prima fase di gara il gruppo non consente alcun tentativo di fuga e le emozioni sono date da un’accelerazione della Bahrain che spezza il gruppo, lasciando indietro anche qualche big come ad esempio Van der Poel. Saranno necessari circa 20 chilometri e un inevitabile dispendio di energie per la squadre prima di arrivare al ricongiugimento.
Poco dopo una caduta provoca un secondo frazionamento del gruppo nel quale incappa Pogacar. In questo caso, però, le operazioni di inseguimento di concludono più rapidamente.
Ripresa la girandola di attacchi sono Filippo Colombo (Q36), Jasper De Buyst (Lotto-Dstny), Daan Hoole (Trek-Segafredo), Elmar Reinders (Jayco-AlUla) e Guillaume Van Keirsbulck (Bingoal WB) ad andar via. I cinque vengono raggiunti da Jonas Rutsch (EF Education-EasyPost), Tim Merlier (Soudal-QuickStep) e Hugo Houle (Israel-PremierTech) nel primo tratto di pavè.
A questo punto il gruppo lascia fare agli attaccanti, che mettono da parte un buon vantaggio, circa 4 minuti.
Poco prima del primo passaggio sull’Oude Kwaremont, Filip Maciejuck (Bahrain Victorious) finisce fuoristrada e centra una buca con dell’acqua e, nel tentativo di riportarsi sulla strada, innesca una maxi caduta nella quale rimangono coinvolti diversi atleti. Ad avere la peggio saranno Tim Wellens (UAE Team Emirates), Shane Archbold e Marco Haller (Bora-Hansgorhe) che dovranno abbandonare la corsa ed affidarsi alla cure ospedaliere.
La perdita di Wellens è un brutto colpo per la UAE, se si pensa all’accelerazione che questo forte atleta aveva impresso sul Poggio di Sanremo per lanciare il capitano all’attacco.
Sul Wolvenberg è Mads Pedersen (Trek – Segafredo)a provare un attacco, con Matteo Trentin (UAE Team Emirates), Gianni Vermeersch (Alpecin-Deceuninck) e Kevin Geniets (Groupama-FDJ) che non mollano la ruota dell’ex iridato. Questo tentativo sarà rintuzzato, mentre migliore sorta avrà quello nato sul Molenberg per iniziativa di Kasper Asgreen (Soudal-QuickStep). Al danese si accodano Stefan Küng (Groupama-FDJ), Jhonatan Narváez (Ineos Grenadiers), Neilson Powless (EF Education-EasyPost), Trentin, Nathan Van Hooydonck (Jumbo-Visma) e Fred Wright (Bahrain Victoroius) e, in un secondo momento, Pedersen e Florian Vermeersch (Lotto-Dstny). Anche Matteo Jorgenson (Movistar) e Benoit Cosnefroy (Ag2R Citroen) riescono ad unirsi a questo drappello di contrattacanti, che incrementano il loro vantaggio sul gruppo e si riportano sui battistrada sul Berg Ten Houte quando mancano circa 80 chilometri alla conclusione e il gruppo ha 1′45″ di ritardo.
La UAE prende in mano le redini delle operazione e in un primo tempo lascia fino a 3 minuti di vantaggio al gruppo di testa; ma al secondo passaggio sull’Oude Kwaremont inizia un gran forcing di Mikkel Bjerg che lancia all’attacco il capitano Pogacar. L’azione sorprende Van Aert e Van der Poel che si trovavano nella retrovie.
I due grandi favoriti cercano di chiudere il gap insieme a Christophe Laporte (Jumbo-Visma) e Tom Pidcock (Ineos Grenadiers). E’ proprio una successiva accelerata di Laporte che permette al drappello di riportarsi su Pogacar, il quale attacca nuovamente e, stavolta, sono solo Van Aert e Van der Poel che riescono a resistere alla sgasata.
Nel gruppo di testa, intanto, diversi atleti vengono staccati e via via ripresi dal terzetto di fuoriclasse all’inseguimento.
Tra i reduci del gruppo dei battistrada è Pedersen a lanciare il guanto della sfida ai piedi del Kruisberg. Su queste rampe Van der Poel prova un allungo che fa male a Van Aert, il quale rimane staccato, mentre Pogacar riesce agevolmente chiudere.
Van Aert continua a perdere nel successivo falsopiano e l’aiuto di Van Hooydonck, che sembra efficace, arriva forse troppo tardi perché all’ultimo passaggio sul Vecchio kwaremont Pogacar con una progressione micidiale stacca anche Van der Poel, che pure si era dimostrato pimpante staccando Van Aert. Niente da fare perchè Pedersen viene fagocitato rapidamente, mentre Pogacar se ne va e Van der Poel, che non molla, rimane da solo all’inseguimento. A questo punto, inizia una sfida a distanza tra i due che lascerà il gap oscillare tra i 15 e i 20 secondi fino al traguardo, tagliato a braccia alzate da Pogacar che mette nel palmeres una monumento che non aveva mai vinto prima, mentre Van der Poel deve accontentarsi della seconda posizione, centrando il quarto podio in cinque partecipazioni.
Dietro, si ricompatta un gruppetto con Pedersen, Van Aert, Powless, Kung, Asgreen e Wright.
E’ Pedersen a regolare questo gruppetto togliendo a Van Aert la gioia del podio.
Anche la seconda monumento della stagione non ha tradito le attese, si è accesa già a 50 Km dall’arrivo e da lì è stato un susseguirsi di emozioni e attacchi.
Pogacar ha dimostrato per l’ennesima volta di essere un fuoriclasse e di poter vincere su tutti i terreni.
Le sue dichiarazioni bellicose fanno pensare che punti a vincere almeno una volta tutte le classiche monumento e allo stato attuale la più ostica per lui sembrerebbe la Roubaix, ma a questo punto non si può esser certi di nulla.
La vera speranza è quella di vedere Pogacar tentare la doppietta Giro-Tour perché, dopo Marco Pantani, se c’è qualcuno che può davvero riuscirci questi è proprio lo sloveno, che ha tra l’altro dato prova di andar forte per tutta la stagione.
La fase della classiche di primavera sta offrendo grande spettacolo, oggi i corridori hanno interpretato alla grande una corsa che presenta già di per sé un percorso duro, dal chilometraggio elevato e costellato di muri e i favoriti hanno sfruttato appieno le difficoltà per darsi battaglia, senza attendismi o tatticismi, a dimostrazione che, anche nel ciclismo moderno, è possibile affrontare certe prova a viso aperto anche rischiando di saltare.
Il prossimo appuntamento per gli appassionati sarà la Parigi-Roubaix in programma il giorno di Pasqua. Nell’attesa della classica della pietre domani prenderà il via la sesta corsa a tappe stagionale del circuito World Tour, il Giro dei Paesi Baschi.
Benedetto Ciccarone

Pogacar all'attacco sul Paterberg (foto Tim de Waele/Getty Images)
02-04-2023
aprile 2, 2023 by Redazione
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GIRO DELLE FIANDRE
Lo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) si è imposto nella classica belga, Bruges – Oudenaarde, percorrendo 273.4 Km in 6h12′07″, alla media di 44.083 Km/h. Ha preceduto di 16″ l’olandese Mathieu van der Poel (Alpecin-Deceuninck) e di 1′12″ il danese Mads Pedersen (Trek-Segafredo). Miglior italiano Matteo Trentin (UAE Team Emirates), 10° a 2′49″
GIRO DELLE FIANDRE DONNE
La belga Lotte Kopecky (Team SD Worx) si è imposta nella classica belga, circuito di Oudenaarde, percorrendo 156.6 Km in 4h06′11″, alla media di 38.167 Km/h. Ha preceduto di 36″ l’olandese Demi Vollering (Team SD Worx) e l’italiana Elisa Longo Borghini (Trek-Segafredo)
THE PRINCESS MAHA CHAKRI SIRINDHORNS CUP TOUR OF THAILAND
L’australiano Dylan Sunderland (St George Continental Cycling Team) si è imposto nella seconda tappa, Kanchanaburi – Phra Nakhon Si Ayutthaya, percorrendo 179 Km in 3h52′08″, alla media di 46.267 Km/h. Ha preceduto l’indonesiano Terry Yudha Kusuma (nazionale indonesiana) e l’olandese Raymond Kreder (JCL Team UKYO). Nessun italiano in gara. Il mongolo Tegshbayar Batsaikhan (Roojai Online Insurance) è ancora leader della classifica con 38″ su Kusuma e 43″ sul giapponese Yuma Koishi (JCL Team UKYO)
VUELTA BANTRAB (Guatemala)
Il colombiano Miguel Ángel López (Team Medellin-EPM) si è imposto anche nella quinta ed ultima tappa, San Juan La Laguna – Patzún, percorrendo 98 Km in 3h26′27″, alla media di 28.481 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Oscar Sevilla (Team Medellin-EPM) e di 1′39″ il connazionale Marco Tulio Suesca (Movistar-Best PC). Nessun italiano in gara. Sevilla si impone in classifica con lo stesso tempo di López e 5′40″ su Suesca
TROFEO PIVA (Under 23)
L’italiano Giacomo Villa (Biesse-Carrera) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Col San Martino, percorrendo 179.2 Km in 4h40′35″, alla media di 38.32 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Alessio Martinelli (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè) e Davide De Pretto (Zalf Euromobil Fior)
VOLTA LIMBURG CLASSIC, GROVES BATTE UN COLPO
Kaden Groves vince nella tempesta la classica neerlandese davanti a Van Gils e Eenkhoorn
Percorso duro, pietre e per di più tempo da lupi nel sud dei Paesi Bassi. La fuga se ne va sotto la pioggia pochi chilometri dopo il via, composta da Tim Marsman (Metec-Solarwatt p/b Mantel), Timo de Jong (VolkerWessels Cycling Team), Marien Bogerd (Allinq Continental Cycling Team), Pierre-Pascal Keup (Team Lotto-Kern Haus), Abraham Stockman (TDT-Unibet) e Julian Borresch (Saris Rouvy Sauerland Team).
Al km 40 di corsa accade il surreale: il gruppetto di testa prende la strada sbagliata uscendo dal percorso di gara, che viene così neutralizzata momentaneamente per ristabilire l’ordine. A prescindere dalle strade intraprese però, i fuggitivi non raggiungono mai più di 1 minuto di vantaggio permettendo ad avventori di giornata di provare il contrattacco dal plotone. Si susseguono dunque vari tentativi singoli di ricongiungimento, alcuni dei quali con successo aumentando volta volta le unità del gruppetto al comando.
Appurata l’impossibilità del rientro a ranghi compatti date le asperità planimetriche, altimetriche e meteorologiche, la Lotto oggi protagonista della rincorsa si fa da parte e decide al contrario di lanciare unità singole alla rincorsa. Se ne vanno così dal gruppo Milan Menten, Pascal Eenkhoorn e Maxim Van Gils, con al traino Dries De Bondt (Alpecin-Deceuninck) e Mathias Bregnhøj (Leopard TOGT Pro Cycling). Il gruppetto inseguitore trova l’accordo e riesce ben presto e rientrare sul folto drappello al comando della corsa.
Con i distacchi così ridotti si susseguono fasi molto confuse di corsa senza un vero padrone. Uno dei momenti di svolta della giornata è l’attacco della coppia Oscar Onley (Team DSM) e Kaden Groves (Alpecin-Deceuninck) dal gruppo: i due in poco tempo recuperano uno ad uno tutti gli attaccanti e si portano al comando. Ai -37 ci prova di nuovo Groves, oggi in grande spolvero, il quale riesce nell’obiettivo di ridurre ancora di più le unità del gruppo ma senza rimanere da solo. Compito che gli riesce – quasi – finalmente durante l’ascesa del Moerslag, ultima asperità di giornata: sulla sua ruota resta il solo Van Gils che strenuamente resisterà fin sul traguardo, con la duplice speranza di un rientro da dietro di un compagno di squadra in Lotto, e di giocarsi le proprie carte nella volata a 2. Vane entrambe alla prova dei fatti: l’australiano Groves è il più veloce e vince così la classica odierna. Chiude il podio l’altro deluso di giornata in Lotto Dsnty, Pascal Eenkhoorn.
Lorenzo Alessandri

Kaden Groves esulta a Limburg sotto la pioggia
01-04-2023
aprile 1, 2023 by Redazione
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GRAN PREMIO MIGUEL INDURAIN
Lo spagnolo Ion Izagirre (Cofidis) si è imposto nella corsa spagnola, circuito di Estella, percorrendo 203.2 Km in 5h09′05″, alla media di 39.45 Km/h. Ha preceduto di 2″ il colombiano Sergio Higuita (BORA-hansgrohe) e di 13″ il danese Mattias Skjelmose Jensen (Trek-Segafredo). Miglior italiano Cristian Scaroni (Astana Qazaqstan Team), 10° a 32″
VOLTA LIMBURG CLASSIC
L’australiano Kaden Groves (Alpecin-Deceuninck) si è imposto nella corsa olandese, circuito di Eijsden, percorrendo 193.4 Km in 4h57′18″, alla media di 39.031 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Maxim Van Gils (Lotto Dstny) e di 1′32″ l’olandese Pascal Eenkhoorn (Lotto Dstny). Miglior italiano Alberto Dainese (Team DSM), 41° a 14′08″
THE PRINCESS MAHA CHAKRI SIRINDHORNS CUP TOUR OF THAILAND
Il mongolo Tegshbayar Batsaikhan (Roojai Online Insurance) si è imposto nella prima tappa, circuito di Kanchanaburi, percorrendo 119.4 Km in 2h35′50″, alla media di 45.972 Km/h. Ha preceduto di 36″ il giapponese Yuma Koishi (JCL Team UKYO) e di 38″ l’indonesiano Terry Yudha Kusuma (nazionale indonesiana). Nessun italiano in gara. Batsaikhan è il primo leader della classifica con 43″ su Koishi e 46″ su Kusuma
VUELTA BANTRAB (Guatemala)
Il colombiano colombiano Miguel Ángel López (Team Medellin-EPM) si è imposto nella quarta tappa, Patulul – San Lucas Tolimán, percorrendo 116.5 Km in 3h07′41″, alla media di 37.244 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Juan Diego Alba (Movistar-Best PC) e spagnolo Oscar Sevilla (Team Medellin-EPM). Nessun italiano in gara. Sevilla è ancora leader della classifica con lo stesso tempo di López e 3′53″ sul guatemalteco Sergio Geovani Chumil (Hino-One-La Red-Tigo-Suzuki).
ION IZAGIRRE SULLE ORME DI MIGUEL INDURAIN. ALLO SPAGNOLO IL GP DEDICATO AL CAMPIONE NAVARRO
Ion Izagirre (Team Cofidis) vince il GP Miguel Indurain 2023 grazie ad un attacco che non lascia scampo agli avversari sul muro finale a circa 2 km dalla conclusione. Lo spagnolo ha la meglio su Sergio Higuita (Team BORA Hansgrohe) e Mattias Skjelmose Jensen (Team Trek Segafredo), entrambi distanziati di 2 secondi.
L’edizione 2023 del GP Miguel Indurain parte da Estella e si conclude a Estella dopo circa 204 km. Come al solito questa corsa serve di preparazione per il Giro dei Paesi Baschi che prenderà il via lunedì 3 Aprile e vedrà ai nastri di partenza molti ciclisti in gara oggi. Tra i più attesi si segnalano Sergio Higuita (Team BORA Hansgrohe), Mattias Skjelmose Jensen (Team Trek Segafredo), Andreas Kron (Team Lotto Dstny) e una consistente ‘flotta’ di ciclisti spagnoli tra cui spiccano Alex Aranburu e Gonzalo Serrano (Team Movistar), Marc Soler (UAE Team Emirates) e Ion Izagirre (Team Cofidis), per citarne alcuni. Assente invece Warren Barguil, che vinse lo scorso anno grazie ad una volata ristretta. Il percorso, piuttosto esigente, è caratterizzato da diverse salite, non durissime, ma che spezzeranno continuamente il ritmo e che saranno trampolino di lancio ideale per i vari attacchi, specialmente nelle fasi calde della corsa. La fuga di giornata, partita intorno al km 20, era composta da quattro ciclisti: Alessandro Fancellu (Team EOLO-Kometa), Xavier Canellas (Team Electro Hiper Europa), Mikel Bizkarra (Team Euskaltel Euskadi) e Matyas Kopecky (Team Novo Nordisk). Sotto il forcing prima dell’UAE Team Emirates e del Team Movistar, e successivamente del Team EF Education First, il gruppo principale diminuiva progressivamente il ritardo sui fuggitivi, che tra l’altro iniziavano a perdere pezzi. Il primo a rialzarsi era infatti Fancello, seguito poco più tardi da Kopecki e Bizkarra. Il gruppo si ricompattava a circa 30 km dalla conclusione e subito ricominciavano i nuovi attacchi, i primi dei quali erano portati da Luis Leon Sanchez (Team Astana Qazaqstan) e Nelson Oliveira (Team Movistar). La coppia si avvantaggiava di qualche decina di secondi e restava in avanscoperta una decina di km, dopodichè l’inseguimento del gruppo aveva la meglio e Sanchez e Oliveira venivano ripresi a 13 km dalla conclusione. L’Alto Ibarra, a poco più di 2 km dalla conclusione, risultava decisivo, con Ion Izagirre (Team Cofidis) che accelerava e staccava Sergio Higuita. Lo spagnolo scollinava per primo e dava tutto nella breve discesa che portava al traguardo di Estella. Izagirre vinceva con 2 secondi di vantaggio su Higuita mentre terzo era Mattias Skjelmose Jensen, anche lui a 2 secondi di ritardo. Chiudevano la top five Andreas Kron in quarta posizione e Roger Adrià in quinta posizione. Nella top ten si segnalava il decimo posto di Christian Scaroni (Team Astana Qazaqstan), primo italiano all’arrivo. Izagirre ottiene la prima vittoria stagionale e si candida ad essere un uomo da osservare molto attentamente al prossimo Giro dei Paesi Baschi.
Antonio Scarfone

Ion Izagirre vince il GP Indurain 2023 (foto: David Ramos/Getty Images)
31-03-2023
aprile 1, 2023 by Redazione
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LA ROUTE ADÉLIE DE VITRÉ
Il norvegese Fredrik Dversnes (Uno-X Pro Cycling Team) si è imposto nella corsa francese, circuito di Vitrè, percorrendo 197.8 Km in 4h44′56″, alla media di 41.652 Km/h. Ha preceduto di 5″ il francese Kévin Vauquelin (Team Arkéa-Samsic) e di 43″ il francese Louis Barré (Team Arkéa-Samsic). Miglior italiano Luca Mozzato (Team Arkéa-Samsic), 6° a 43″.
VUELTA BANTRAB (Guatemala)
Il colombiano Javier Jamaica (Team Medellin-EPM) si è imposto nella terza tappa, Tactic – Guastatoya, percorrendo 113.5 Km in 2h28′37″, alla media di 45.823 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Yeison Sebastian Reyes (Team Medellin-EPM) e il guatemalteco Sergio Geovani Chumil (Hino-One-La Red-Tigo-Suzuki). Nessun italiano in gara. Lo spagnolo Oscar Sevilla (Team Medellin-EPM) è ancora leader della classifica con lo stesso tempo del colombiano Miguel Ángel López (Team Medellin-EPM) e 3′50″ su Chumil
APRILE, C’È GIÀ ARIA DI GIRO
marzo 31, 2023 by Redazione
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Aprile è il mese delle classiche del nord ma c’è chi già pensa al Giro. E fa bene perché la Corsa Rosa scatterà il 6 maggio e bisogna mettere a punto le cilindrate in vista della “festa di maggio”, come il giornalista milanese Orio Vergani definì quella che oggi gli organizzatori hanno ribattezzato “La corsa più dura del mondo nel paese più bello del mondo”. Per arrivarci con i motori rodati a puntino bisognerà inevitabilmente andare a fare il “tagliando” in una delle corse a tappe che punteggiano il mese di aprile e in questo i corridori avranno l’imbarazzo della scelta: Giro dei Paesi Baschi o Giro di Sicilia? Tour of the Alps o Giro di Romandia?
Lo spettacolo offerto qualche giorno fa da Primoz Roglic e Remco Evenepoel al Giro di Catalogna fa già venir la voglia d’esser teletrasportati al 6 maggio, quando la Corsa Rosa scatterà dall’Abruzzo e i due corridori saranno le principali “stelle” al via. In attesa del Giro d’Italia gli appassionati non rimarranno a bocca asciutta perché il mese d’aprile non è soltanto quello delle grandi classiche del nord – Fiandre e Roubaix, Freccia, Amstel e Liegi – ma prevede anche lo svolgimento di una serie di brevi corse a tappe nelle quali l’aroma del Giro si respira dietro ogni curva. Per gli sfidanti dei due assi è, infatti, arrivato il momento di mettere a punto i motori, come avviene ogni anno prima di una grande corsa a tappe. Così, se chi punta al Tour prima va a fare il “tagliando” al Delfinato o al Giro di Svizzera, chi intende far bella figura al Giro ha l’imbarazzo della scelta grazie alle quattro corse a tappe che si succedono nel corso del mese, una in meno rispetto alle ultime stagioni a causa dello slittamento dalla primavera all’autunno del Giro di Turchia a causa del tremendo terremoto che recentemente ha colpito lo stato asiatico.
Tra il 3 e l’8 aprile saranno ancora le strade spagnole a far da palcoscenico alle grandi manovre in vista della Corsa Rosa con la 62a edizione del Giro dei Paesi Baschi, che quest’anno presenterà un paio di novità nel percorso per l’assenza della tappa a cronometro e dell’arrivo in salita al Santuario di Arrate, presenza fisse nella corsa iberica rispettivamente dal 1970 e dal 2009. Si comincerà con la meno impegnativa tra le cinque tappe in programma, 165 Km per andare da Vitoria-Gasteiz a Labastida con tanti saliscendi negli ultimi 65 Km che non dovrebbero impedire l’arrivo in volata, anche se strada facendo il gruppo dovrebbe sfilacciarsi e parecchi sprinter rimanere esclusi dai giochi per la vittoria. Anche la successiva Viana – Leitza potrebbe proporre un arrivo di gruppo, stavolta con un plotone ancora più ridotto nei ranghi per la presenza negli ultimi 15 Km della salita di Arkiskil, lunga ma dolcissima nelle pendenze, mentre nei tratti precedenti s’incontreranno altre quattro ascese, la più difficile delle quali è quella di Saldias (2.3 Km all’8.9% con un muro iniziale di 1000 metri al 12.7%), da affrontare a 46 Km dall’arrivo. I corridori che ambiranno a “usurpare” al colombiano Daniel Felipe Martínez il titolo di vincitore uscente della corsa cominceranno a sgomitare il giorno dopo nel finale della tappa che da Errenteria condurrà ad Amasa-Villabona, i cui ultimi 16 Km saranno movimentati da quattro brevi muri da affrontare in serie: il primo è quello di Azibar (1500 metri al 9.7%), immediatamente seguito da quelli del cimitero di Zizurkil (un chilometro al 10%) e di Aduna (700 metri all’8.8%, valido come traguardo volante), mentre il più impegnativo sarà quello che condurrà al traguardo, 1.1 Km al 9.4% con i quattrocento metri conclusivi caratterizzati da una vertiginosa pendenza massima del 26%. Interamente in circuito si svolgeranno le rimanenti frazioni, con la terzultima che si disputerà a Santurtzi e avrà il suo momento clou a 22 Km dall’arrivo, quando i corridori si troveranno ai piedi della cosiddetta Asturiana, salita di 7.5 Km al 6.3% che presenta le pendenze più croccanti nei primi 4 Km (media dell’8.8%). L’indomani la carovana si sposterà ad Amorebieta, cittadina che a luglio ospiterà la partenza della terza tappa del Tour de France e attorno alla quale è stato disegnato un tracciato clone di quello della frazione di Amasa-Villabona, con un’altra piccola serie di muri inseriti a ridosso del traguardo, resi ancora più selettivi dalla ristrettezze delle carreggiate. L’ultima sarà la tappa regina della corsa e, pur non proponendo l’arrivo in vetta, ruoterà ancora attorno alla tradizionale salita diretta al santuario della Virgen de Arrate, che sarà affrontata dall’impegnativo versante detto Krabelin, 5 Km al 9.5% che costituiranno una delle sei ascese della frazione di Eibar, 138 Km privi di tratti nei quali tirare il fiato e che presenteranno anche la non meno dura ascesa di Izua (4 Km al 9.1%).
La settimana successiva si correrà la prima delle due corse a tappe italiane del mese, il Giro di Sicilia (11-14 aprile), che anche quest’anno presenterà l’Etna come giudice di una corsa che scatterà da Marsala con una prima tappa diretta ad Agrigento. Il traguardo nella città della Valle dei Templi sarà posto al termine di una salita di 3.7 Km al 5.3%, la stessa che fu affrontata nel finale della seconda tappa del Giro del 2020, vinta da Diego Ulissi, che regolò in volata il tre volte campione del mondo Peter Sagan e il danese Mikkel Frølich Honoré mentre quel che rimaneva del gruppo selezionato dalla salita, poco più di 50 corridori, piombò sulla linea d’arrivo con 5 secondi di ritardo. Volata certa il giorno dopo al termine della Canicattì – Vittoria, la più semplice tra le quattro frazioni in programma, mentre più complicato sarà per gli sprinter resistere nel finale della Enna – Termini Imerese che, dopo l’attraversamento della catena delle Madonie – che si concluderà a un’ottantina di chilometri dall’arrivo – e un lungo tratto pianeggiante in riva al Tirreno, terminerà in vetta a una salita di 1200 metri al 6.3% nel corso della quale una serie di cinque tornanti causerà altrettanti e inevitabili rallentamenti. Come al Giro dei Paesi Baschi, anche al Giro di Sicilia si disputerà per ultima la tappa regina, quella dell’ascesa all’Etna, che sarà affrontata dal versante di Linguaglossa (la cosiddetta “Mareneve”, quasi 18 Km al 6.1%) nel corso della Barcellona Pozzo di Gotto – Giarre, frazione che proporrà nel tracciato anche le salite di Floresta e di Scorciavacca (10.1 Km al 6.4%), quest’ultima palcoscenico il primo ottobre del 2021 dell’ultima impresa vincente della carriera di Vincenzo Nibali-
Dall’Appennino Siculo le attenzioni degli appassionati si sposteranno quindi alla catena alpina per l’edizione 2023 del Tour of the Alps (17-21 aprile), la corsa che fino a qualche stagione fa si chiamava Giro del Trentino e che ha cambiato nome da quando è stata coinvolta nell’organizzazione anche l’Austria. Sarà quest’ultima a ospitare la tappa d’apertura, subito impegnativa (come nelle più recenti edizioni non ci saranno tappe destinate ai velocisti) perché dopo la partenza da Rattenberg prevede l’arrivo in salita ad Alpbach, percorsa un’ascesa finale di 6.2 Km al 4.8% (ultimi 1000 metri al 9%) che sarà preceduta di una decina di chilometri da quella più ripida della Kerschbaumer Sattel (5 Km al 10%). La seconda e la terza frazione saranno quelle più difficili e la prima di questa scatterà da Reith im Alpbachtal per entrare in Italia dal Brennero e affrontare nel finale la lunga salita verso l’Altopiano del Renon, suddivisa da due brevi discese in tre distinti tratti, con i primi 4.5 Km al 7.8%, i 6 Km centrali al 7.1% e gli ultimi 1400 metri al 3.4% per andare al traguardo, previsto sulla pista di pattinaggio su ghiaccio della Ritten Arena. Un altro arrivo in quota, ben più difficile, è previsto il giorno successivo quando si ripartirà dalla zona del Renon alla volta di Brentonico, dove l’arrivo sarà giudicato ai 1315 metri del Passo di San Valentino, affrontato dallo stesso versante (15.2 Km al 7.2%) che due anni fa fu inserito al Giro d’Italia nel finale del tappone della Sega di Ala, quello dell’inattesa crisi in salita della maglia rosa Egan Bernal. Le Dolomiti faranno da scenario alle fasi conclusive della successiva Rovereto – Predazzo, tappa che prevede subito dopo la partenza la salita più difficile di giornata (Passo del Sommo, 16 Km al 7.3%) mentre decisamente meno impegnative saranno le successive ascese al Lago di Santa Colomba (7.2 Km al 6.8%), a una sessantina di chilometri dal via, e al Passo di Pramadiccio (9.6 Km al 6.3%), da scalare a 16 Km dal traguardo. Si tornerà, infine, in Alto Adige per la conclusiva tappa che da Cavalese condurrà a Brunico, niente affatto una classica passerella di fine corse perché a 22 Km dall’arrivo si dovrà salire fino a Riomolino affronta una salita di 6 Km che presenta una pendenza media del 11%.
L’ultimo pit-stop prima della Corsa Rosa sarà il Giro di Romandia (25-30 aprile), corsa che i futuri “girini” spesso preferisco evitare perché si conclude troppo a ridosso della partenza del Giro e si corre il rischio di presentarsi al via troppo affaticati. Quest’anno, però, al Giro è stato aumentato il numero dei chilometri da percorrere contro il tempo e la corsa elvetica sarà l’unica tra quelle del mese di aprile a proporne nel tracciato (sono previste ben due cronometro in una corsa di soli sei giorni) e questo potrebbe invogliare la presenza di corridori che poi ritroveremo sulle strade italiane (e, se non cambierà programma, tra i big al via del Romandia dovrebbe esserci Damiano Caruso). Si comincerà con la prima delle due cronometro, un prologo lungo poco più di 7 Km da percorrersi sulle pianeggianti strade di Port-Valais. Da Crissier scatterà la successiva tappa diretta a Le Sentier, la prima delle due favorevoli ai velocisti per la totale assenza di difficoltà negli ultimi 60 Km. Il mattino successivo la carovana del Romandia traslocherà in Francia per il via della terza tappa da Morteau, lasciata la quale si rientrerà in Svizzera per arrivare a La-Chaux-de-Fonds dopo un percorso di media montagna tracciato sulle strade del massiccio del Giura che prevede due colli di terza categoria e altrettanti di seconda. È a questo punto che si disputerà la seconda cronometro, nella quale si affronterà un percorso non proprio da specialisti, un circuito di 19 Km disegnato attorno a Châtel-Saint-Denis che prevede una salita di 6 Km al 5% a cavallo del tratto centrale. Chi punta al successo finale dovrà, però, stare attento a non sprecarci troppe energie perché 24 ore più tardi si correrà il tappone dell’edizione 2023, 161 Km per andare da Sion alla stazione di sport invernali di Thyon 2000, alla quale si giungerà dopo aver percorso un’ascesa finale di 20.7 Km al 7.7% che non costituirà l’unica difficoltà di giornata perché in precedenza si affronteranno anche le salite di Anzère (15 Km al 7%) e Suen (15 Km al 6.2%). La conclusione sarà affidata alla Vufflens-la-Ville – Ginevra, tappa che dovrebbe terminare allo sprint ma che non sarà una passeggiata per i velocisti, i quali al traguardo avranno nelle gambe due precedenti salite e una ripida rampa inserita nel tracciato a una quindicina di chilometri dall’arrivo.
E poi sarà ancora Giro d’Italia, per la 106a volta…..
Mauro Facoltosi

L'altopiano del Renon, sede d'arrivo della seconda tappa del Tour of the Alps (www.montagnadiviaggi.it)
I SITI UFFICIALI DELLE CORSE CITATE NELL’ARTICOLO
Giro dei Paesi Baschi
Giro di Sicilia
Tour of the Alps
Giro di Romandia
Giro d’Italia
30-03-2023
marzo 31, 2023 by Redazione
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VUELTA BANTRAB (Guatemala)
Il colombiano Róbigzon Leandro Oyola (Team Medellin-EPM) si è imposto nella seconda tappa, San Miguel Chicaj – San Pedro Carchá, percorrendo 124.5 Km in 3h06′48″, alla media di 39.989 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’ecuadoriano Byron Guama (Movistar-Best PC) e il panamense Christofer Robín Jurado (Panamá es Cultura y Valores). Nessun italiano in gara. Lo spagnolo Oscar Sevilla (Team Medellin-EPM) è ancora leader della classifica con lo stesso tempo del colombiano Miguel Ángel López (Team Medellin-EPM) e 3′54″ su Oyola
29-03-2023
marzo 29, 2023 by Redazione
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DWARS DOOR VLAANDEREN – A TRAVERS LA FLANDRE
Il francese Christophe Laporte (Jumbo-Visma) si è imposto nella corsa belga, Roeselare – Waregem, percorrendo 183.7 Km in 4h06′20″, alla media di 44.744 Km/h. Ha preceduto di 15″ lo spagnolo Oier Lazkano (Movistar Team) e lo statunitense Neilson Powless (EF Education-EasyPost). Miglior italiano Davide Ballerini (Soudal Quick-Step), 7° a 15″
DWARS DOOR VLAANDEREN – A TRAVERS LA FLANDRE DONNE
L’olandese Demi Vollering (Team SD Worx) si è imposta nella corsa belga, circuito di Waregem, percorrendo 114.9 Km in 2h53′04″, alla media di 39.834 Km/h. Ha preceduto di 38″ l’italiana Chiara Consonni (UAE Team ADQ) e la connazionale Marianne Vos (Team Jumbo-Visma)
VUELTA BANTRAB (Guatemala)
Lo spagnolo Oscar Sevilla (Team Medellin-EPM) si è imposto nella prima tappa, Ciudad de Guatemala – Salamá, percorrendo 140 Km in 3h26′48″, alla media di 40.619 Km/h. Ha preceduto allo sprint il colombiano Miguel Ángel López (Team Medellin-EPM) e di 3′54″ il colombiano Róbigzon Leandro Oyola (Team Medellin-EPM). Nessun italiano in gara. Sevilla è il primo leader della classifica con lo stesso tempo di López e 3′54″ su Oyola