CRONO BAGNATA A CESENA, BIG TUTTI VICINI
La prova contro il tempo in terra romagnola si è svolta per gran parte sotto una pioggia battente che ha reso insidiose le venti curve presenti sul percorso. Come da pronostico, la tappa è andata a finire nel palmares di Evenepoel, ma i distacchi sono stati molto inferiori a quanto si potesse pensare dopo quelli inflitti nella prima prova contro il tempo. Il Giro è ancora apertissimo in vista delle montagne.
Dopo aver visto con stupore i distacchi abissali che Remco Evenepoel (Soudal – Quick Step) aveva inflitto agli attoniti avversari nella tappa a cronometro che ha aperto questo Giro d’Italia sulla Costa dei Trabocchi, tutti pensavano che, nella prova odierna di chilometraggio quasi doppio e completamente piatta, il belga avrebbe ucciso il Giro. Lui stesso aveva detto di aspettarsi di guadagnare un altro minuto e invece… invece è tutta un’altra storia, una storia che aveva cominciato a fare capolino già a Salerno, quando in molti si chiedevano se il campione del mondo avesse accusato le due cadute delle quali era stato vittima, e si era riproposta ieri a Fossombrone quando il belga aveva dovuto mollare le ruote di un Primoz Roglic (Jumbo-Visma) che, a dire la verità, non aveva fatto uno scatto perentorio da scalatore ma solo un cambio di ritmo non troppo violento. Evenepoel aveva tentato di riportarsi in progressione sul suo avversario, ma il tentativo era fallito mentre non aveva neppure provato a rispondere alla coppia di capitani Ineos che, dopo la prova odierna, si affacciano pericolosamente all’orizzonte per la vittoria finale. Evenepoel ha riconquistato la maglia rosa, la sua squadra avrà di nuovo l’onere di controllare la corsa e guidare il gruppo, ma il vantaggio in generale del capoclassifica è molto inferiore a quello che egli stesso si aspettava dopo la giornata di oggi e i segnali visti negli ultimi giorni non sono buoni.
Molte perplessità c’erano ad inizio Giro sulla tenuta di Evenepoel nella terza settimana, non sappiamo ancora come andrà, ma quello di cui si può essere certi è che sta crescendo la condizione degli avversari.
Sta crescendo la condizione di Roglic, che nella cronometro di apertura aveva perso oltre due secondi al chilometro mentre oggi ha accusato meno di mezzo secondo al chilometro. La prestazione dello sloveno è stata in crescendo nel senso che, al primo rilevamento cronometrico, il tempo di Roglic era piuttosto alto, intorno ai trenta secondi da Evenepoel ed intorno ai 20 da Geraint Thomas (Ineos Grenadiers). Il ritardo al traguardo è stato di 17 secondi dal vincitore il che significa che, nella seconda parte della frazione, Roglic ha non solo dimezzato lo svantaggio dal belga ma ha rosicchiato qualche secondo anche nei confronti di Thomas.
Ora rimane da capire se il capitano della Jumbo sia partito male e abbia poi trovato il suo ritmo, oppure se si sia trattato di una strategia per una migliore distribuzione dello sforzo quella di aumentare poco alla volta la velocità.
Del resto il cambio di ritmo proposto ieri da Roglic sulla salita dei Cappuccini ha testimoniato una condizione in crescendo per lo sloveno, che si è presentato al Giro con poche corse alle spalle e senza il ritmo gara che potrebbe aver trovato proprio in questa prima settimana corsa al coperto.
Evenepoel, invece, era sembrato quello della Costa dei Trabocchi sino al primo intermedio, quando aveva dato quasi un secondo al chilometro a Thomas, mentre nella parte centrale della prova il suo rendimento è calato parecchio. Il campione belga di specialità, intervistato nel dopo tappa, ha attribuito la colpa ad un eccessivo sforzo nella parte iniziale. Va detto che negli ultimi sei chilometri Evenepoel ha viaggiato sui ritmi di Thomas, il che significa ad ritmo leggermente inferiore rispetto a Roglic.
La pioggia può aver certamente condizionato il rendimento del belga, ma ha certamente fatto perdere la tappa a Geraint Thomas, apparso in difficoltà nelle curve più difficili. Più di una volta è stato inquadrato mentre le affrontava con traiettorie quadrate, quasi fermandosi. Visto il distacco inferiore al secondo, si può dire che 4 o 5 secondi nelle curve li ha persi tutti. Il britannico è stato, però, molto bravo nella distribuzione della sforzo, nel senso che – al contrario di Evenepoel e di Roglic, che hanno pagato il primo nel tratto intermedio, il secondo nel tratto iniziale lui ha mantenuto il ritmo costante per tutta la prova cosa che, in una tappa a cronometro, rappresenta un valore aggiunto. Certamente l’esperienza e le doti di fondo del capitano Ineos lo hanno favorito in questo senso.
La situazione della squadra Ineos è poi resa molto interessante dalla prestazione di un uomo come Tao Geoghan Hart, uno che sa come si vince un Giro. Il trionfatore della Corsa Rosa 2020 è uno che se la cava a cronometro, ma non è certo uno specialista della materia; tuttavia ha fermato i cronometri su un tempo più alto di soli 2 secondi rispetto ad Evenepoel, cosa che alla vigilia appariva impensabile.
Anche molti altri Ineos hanno disputato una buona prova e sono discretamente piazzati in classifica.
Ora la compagine britannica ha non solo due capitani che possono dare grattacapi con azioni combinate o a scacchiera, ma ha altre seconde linee, come Pavel Sivakov, alle quali non può essere concesso troppo spazio.
Geoghan Hart ha vinto il Tour of the Alps e si è presentato al Giro con un’ottima condizione, conquistando il quarto posto nella crono di apertura, quando ha staccato di quindici secondi Thomas. Sarebbe secondo in classifica se non fosse incappato in un buco nel gruppo nel finale seconda tappa. Ora il punto di domanda sta nel capire se riuscirà a mantenere questa condizione sino alle ultime decisive tappe
Thomas, invece, è arrivato al Giro in sordina, andando molto male al Tour of The Alps e accusando quasi un minuto da Evenepoel nella frazione d’apertura; ora la condizione del quasi trentasettenne gallese è enormemente cresciuta e, viste le sue doti di fondista, è lecito pensare che crescerà ancora per arrivare al top quando ci saranno i tapponi alpini da affrontare.
A questo punto Thomas diventa uno dei principali candidati alla vittoria finale.
Passando agli altri big, il capitano della Bora Aleksandr Vlasov se l’è cavata egregiamente, accusando solo 30 secondi di ritardo in una prova di 35 chilometri, quindi meno di un secondo al chilometro da primi. Invece ci si poteva aspettare qualcosa in più in casa UAE da Joao Almeida, che ha perso 35 secondi pur essendo uno specialista delle prove contro il tempo, con le quali deve sopperire a quel che gli manca in salita.
Ottima è stata la prova di Damiano Caruso (Bahrain – Victorious), che aveva preventivato di perdere un paio di minuti e invece ha accusato un gap di soli 30 secondi e può sperare in una condizione in miglioramento e in doti di fondo che potranno aiutarlo sulle montagne. Male, invece, è andato il secondo capitano designato della Bahrain, il colombiano Santiago Buitrago, che ha accusato 2 minuti e quaranta secondi.
In chiave vicecapitani, è andata bene la Bora con Lennard Kämna a 51 secondi e la UAE con Jay Vine a 50 secondi.
Insomma dopo questa prova, che doveva causare un terremoto in classifica, l’unica vera novità (tra l’altro ampiamente prevista) è stato il cambiamento della maglia rosa che è ritornata sulla spalle del campione del mondo. I primi sei sono ora racchiusi un poco più di un minuto.
Dopo il giorno di riposo di domani si ripartirà martedì con una tappa in cui i velocisti dovranno cercare di resistere sulla salita del Passo delle Radici per andare a disputare lo sprint sul traguardo di Viareggio.
Inutile dire, però, che gli occhi degli appassionati siano puntati sulla tappa di venerdì che, insieme a quella con arrivo alla Tre Cime di Lavaredo, è la più dura del Giro. Non è ancora stata sciolta la riserva sulla possibilità di passare sulla Cima Coppi, prevista agli oltre 2400 metri del Colle del Gran San Bernard, ma sopratutto sulla durissima Croix de Coeur che precederà l’ascesa finale verso Crans Montana, dove non ci saranno problemi ad arrivare. Un eventuale taglio sarebbe una grande delusione per tutti gli appassionati. Non ci resta che sperare che tutte le tappe possano essere disputate sul tracciato previsto per godere di una battaglia che si annuncia emozionante ed incerta.
Benedetto Ciccarone

Sotto l'acquazzone sfoca la stella di Evenepoel: vince la crono, riprende la rosa ma non stravince e non chiude il Giro (Getty Images)
14-05-2023
maggio 14, 2023 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
Il belga Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step) si è imposto nella nona tappa, Savignano sul Rubicone – Cesena, percorrendo 35 Km in 41′24″, alla media di 50.725 Km/h. Ha preceduto di 1″ il britannico Geraint Thomas (INEOS Grenadiers) e di 2″ il britannico Tao Geoghegan (Hart INEOS Grenadiers). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 10° a 42″. Evenepoel è tornato in maglia rosa con 45″ su Thomas e 47″ sullo sloveno Primoz Roglic (Jumbo-Visma). Miglior italiano Caruso, 8° a 2′13″
TOUR DE HONGRIE
La quinta ed ultima tappa, circuito di Budapest (150 Km), è stata annullata a causa del maltempo. L’elvetico Marc Hirschi (UAE Team Emirates) si impone in classifica con 10″ sul britannico Ben Tulett (INEOS Grenadiers) e 13″ sull’elvetico Yannis Voisard (Tudor Pro Cycling Team). Miglior italiano Matteo Fabbro (BORA-hansgrohe), 7° a 22″
BOUCLES DE L’AULNE – CHÂTEAULIN
Il belga Greg Van Avermaet (AG2R Citroën Team) si è imposto nella corsa francese, circuito di Châteaulin, percorrendo 181.1 Km in 4h21′06″, alla media di 41.616 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Florian Vermeersch (Lotto Dstny) e lo spagnolo Jon Barrenetxea (Caja Rural-Seguros RGA). Due italiani in gara: Marco Tizza (Bingoal WB) 4° con lo stesso tempo dei primi, Lorenzo Germani (Groupama-FDJ) 68° a 4′50″
FYEN RUNDT – TOUR OF FUNEN
Il danese Carl-Frederik Bevort (Uno-X DARE Development Team) si è imposto nella corsa danese, circuito di Middelfart, percorrendo 189.2 Km in 4h17′48″, alla media di 44.034 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Nicklas Amdi Pedersen (Team Coloquick) e Alexander Salby (nazionale danese). Due italiani in gara: Filippo Fortin (Maloja Pushbikers) si è piazzato 5° a 3″, Liam Bertazzo (Maloja Pushbikers) non ha concluso la corsa
VOLTA A FORMOSA INTERNACIONAL
Quarta ed ultima tappa suddivisa in due semitappe
Lo spagnolo Oscar Sevilla (Team Medellin-EPM) si è imposto nella prima semitappa, circuito a cronometro di Formosa, percorrendo 8 Km in 9′40″, alla media di 49.655 Km/h. Ha preceduto di 2″ l’argentino Laureano Rosas (Gremios por el Deporte Cutral Co.) e di 6″ l’argentino Agustin Del Negro (SAT team). Miglior italiano Niccolò Galli (nazionale italiana), 6° a 18″. Rosas è ancora leader della classifica con 18″ su Sevilla e 24″ su Del Negro. Miglior italiano Galli, 6° a 36″
L’italiano Davide Boscaro (nazionale italiana) si è imposto nella seconda semitappa, circuito di Formosa, percorrendo 97 Km in 2h03′25″, alla media di 47.157 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Luca Collinelli (nazionale italiana) e l’uruguaiano Pablo Anchieri (nazionale uruguaiana). Rosas si impone in classifica con 18″ su Sevilla e 24″ su Del Negro. Miglior italiano Galli, 6° a 36″
ITZULIA WOMEN (Spagna)
L’elvetica Marlen Reusser (Team SD Worx) si è imposta nella terza ed ultima tappa, circuito di San Sebastian, percorrendo 114.8 Km in 3h’09′56″, alla media di 36.265 Km/h. Ha preceduto di 2′38″ l’olandese Demi Vollering (Team SD Worx) e la canadese Olivia Baril (UAE Team ADQ). Miglior italiana Marta Cavalli (FDJ-SUEZ), 7° a 2′45″. La Reusser si impone in classifica con 1′50″ sulla Vollering e 2′59″ sulla polacca Katarzyna Niewiadoma (CANYON//SRAM Racing). Miglior italiana Soraya Paladin (CANYON//SRAM Racing), 13° a 7′06″.
GRAN PREMIO INDUSTRIE DEL MARMO (Under23)
L’italiano Christian Bagatin (SIAS RIME) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Marina di Carrara, percorrendo 174.7 Km in 4h08′05″, alla media di 42.252 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’austriaco Marco Schrettl (Tirol KTM Cycling Team) e l’italiano Simone Griggion (Zalf Euromobil Fior)
SULLA SCIA DEL DIRETTISSIMO
Tornano al lavoro i cronometristi per la seconda prova contro il tempo del Giro 2023, come la precedente di Ortona disegnata su di un tracciato che si annuncia velocissimo. Stavolta non s’incontrerà nemmeno il becco di una salita e gli scalatori dovranno stringere i denti per tutti e trentatre i chilometri della Savignano sul Rubicone – Cesena. Sarà anche l’occasione per ricordare il mitico Ercole Baldini, scomparso il primo dicembre scorso: sarebbe andato a nozze su di un percorso del genere il “direttissimo di Forlì”, uno dei cronoman più forti della storia del ciclismo italiano, vincitore del Giro del 1958 e due volte recordman dell’ora.
NOTA AI LETTORI
Rispetto a quanto scritto nell’articolo la tappa ha subito alcune piccole modifiche che hanno dilatato la distanza da percorrere dagli originari 33.6 Km a 35 Km. In particolare sono stati aggiunti i passaggi nei centri di San Mauro Pascoli e Cesena, mentre la fase centrale della crono è stata allungata per inserire il passaggio davanti alla villa dove abitava Marco Pantani, nelle campagne di Cesenatico.
Lo scorso primo dicembre ci ha lasciati un mito del ciclismo italiano, un mito che portava il nome di un semidio, Ercole Baldini. E come il mitologico personaggio Baldini ci è salito per davvero nell’olimpo del ciclismo, dalla vittoria alle Olimpiadi di Melbourne nel 1956 fino all’iscrizione nel 2016 nella “Hall of Fame” del Giro d’Italia, corsa che aveva vinto nel 1958 dopo il terzo posto sul podio finale conquistato l’anno prima. Il suo punto di forza erano le sue doti di passista, grazie alle quali aveva polverizzato per ben due volte il record dell’ora (ed entrambe da dilettante) e mietuto vittorie soprattutto a cronometro. Oltre alla citata edizione della Corsa Rosa e ai campionati del mondo del 1958 nel suo albo d’oro spiccano, infatti, le quattro vittorie nel Trofeo Baracchi (storica cronometro a coppie che tornerà in calendario quest’anno dopo 31 anni d’assenza), quella nel Grand Prix des Nations del 1960 e tre tappe contro il tempo vinte proprio al Giro. Il destino ha voluto che il “Direttissimo di Forlì”, questo uno dei numerosi soprannomi coniati dai suoi tifosi, arrivasse alla sua ultima fermata poco tempo dopo la presentazione del tracciato del Giro 2023, che sulle sue strade proporrà proprio una delle tappe che piacevano tanto a Baldini, una prova contro il tempo di quasi 34 Km da disputare su di un tracciato scorrevolissimo sotto tutti gli aspetti, completamente pianeggiante e “magro” di curve, poco meno di sessanta. Per gli scalatori si annuncia un’altra giornata durissima da digerire e qualcuno di loro potrebbe trovarsi a perdere un minuto e mezzo, se non due e più, dai corridori più dotati in quest’esercizio. Tornando ad Ercole Baldini, non si toccherà la sua Villanova ma si avrà la maniera di ricordarlo fin dalla partenza da Savignano sul Rubicone, dove certamente risuoneranno le note de “Il treno di Forlì”, la canzone che gli fu dedicata da Secondo Casadei, il compositore che fu autore del celebre “Romagna Mia” e del quale a Savignano è possibile visitare la casa-museo. Sulle note del liscio prenderà, dunque, le mosse una tappa che nel liscio della pianura ha la sua caratteristica peculiare e che lascerà Savignano seguendo l’asse della Via Emilia in direzione di Rimini. Percorsi poco meno di 4 Km, giunti alle porte di Santarcangelo di Romagna – è il centro nel cui castello si consumarono le gesta di Paolo Malatesta e Francesca da Polenta, i peccaminosi cognati che ispirarono a Dante Alighieri il quinto canto dell’Inferno – i “girini” abbandoneranno la Via Emilia per svoltare in direzione della riviera romagnola, andato a scavalcare con un viadotto il tracciato dell’Autostrada Adriatica ad oriente di San Mauro Pascoli, il paese natale di Giovanni Pascoli. I corridori non attraverseranno questa cittadina, limitandosi a percorrerne le strade della zona industriale, alla quale arriveranno dopo aver sfiorato Villa Torlonia, antica tenuta agricola inserita nel comprensorio del “Parco Poesia Pascoli” e presso la quale sono stati rinvenuti i resti di una fornace d’epoca romana. Giunti alle porte della località Cagnona, non distante dal “Parco del Sole” di Bellaria (impianto fotovoltaico che permette di produrre 1.130.000 kwh all’anno senza inquinare l’atmosfera), la corsa cambierà ancora direzione e attraverserà la fascia di campagne che precedono il passaggio da Sala, una delle principali frazioni di Cesenatico, presso la quale si trova la chiesa di Santa Maria del Rosario, nella quale riposano le spoglie di Angelina Pirini, educatrice dell’Azione Cattolica della quale è in corso il processo che porterà alla beatificazione.
Da queste parti abbonderanno a bordo strada i striscioni che ci ricorderanno l’indimenticato Pantani, che abitava non distanza da Sala e che queste strade soleva percorrerle durante le sessioni d’allenamento in previsione dei grandi appuntamenti del calendario, nelle quali – da solo o in compagnia – si spingeva verso le colline dell’appennino romagnolo, dove andava ad affrontare dure e celebri salite come il Barbotto e il Monte Carpegna. Una di queste strade era la provinciale che i “girini” imboccheranno uscendo da Sala, dopo l’ennesimo cambio di direzione del percorso, che ora punterà verso Cesena, alle cui porte si giungerà nel volgere di una decina di chilometri, dopo aver ancora incrociato le rotte dell’Autostrada Adriatica. I corridori rimarranno ai margini del centro storico, senza infilarsi sulle strade lastricate che conducono verso la centralissima Piazza della Libertà, dove all’ombra della cattedrale romano-gotica di San Giovanni Battista si sono concluse le ultime due tappe giunte a Cesena, conquistate dal vicentino Emanuele Sella nel 2004 e dal trentino Alessandro Bertolini nel 2008. Si rimarrà, invece, saldamente con le ruote sull’asfalto e con un ultimo cambio di rotta si uscirà velocemente dalla città percorrendo la Via Cervese, direttrice del traffico verso il casello di Cesena dell’autostrada e la nota località balneare di Cervia. È a questo punto che si andrà ad affrontare uno dei tratti più snelli e veloci del tracciato, un rettilineo di quasi 3 Km interrotto solo da una rotatoria che condurrà sino alle soglie del Technogym Village, sede principale della nota azienda operante nel settore del fitness e del wellness, in passato sponsor – dal 1992 al 1997 – di una delle formazioni più vincenti del ciclismo mondiale, nella quale hanno militato corridori del calibro di Paolo Bettini e Michele Bartoli. Una vera e propria cittadella dello sport nella quale il pomeriggio del 14 maggio 2023 aleggerà il ricordo di Ercole Baldini.
Mauro Facoltosi

Ercole Baldini e l’altimetria della nona tappa del Giro 2023
CIAK SI GIRO
Continuiamo a parlare di Roberto Benigni e di un altro dei suoi film più conosciuti, “Johnny Stecchino”. Uscito in Italia il 24 ottobre del 1991, le pellicola narra le vicende di Dante Ceccarini, autista di scuolabus per disabili che scopre di essere sosia di un boss mafioso siciliano. Se le scene ambientate nell’isola furono effettivamente girate in Sicilia, quando la storia si svolge in “continente” a venir mostrati non sono scorci della Toscana, come si tenderebbe a pensare ingannati dai “natali” di Benigni. Il regista decise, infatti, di rendere omaggio all’amata moglie Nicoletta Braschi – nel film interpreta la compagna del mafioso che noterà la somiglianza tra i due e proporrà al marito di effettuare uno scambio di personalità – e di andare a girarle nella città dove era nata e dove risiedevano i suoi genitori. E così la prima parte del film fu filmata a Cesena, della quale vengono mostrati sia scorsi del centro storico, sia del quartiere periferico Oltre Savio, dove stavano di casa i genitori della Braschi e dove la produzione individuò una delle palazzine di Via della Valle da presentare nella pellicola come il condominio dove abitava Benigni.
In collaborazione con www.davinotti.com

Roberto Benigni in azione su una delle rampe d’accesso della palazzina di Via della Valle a Cesena, l’abitazione del protagonista di “Johnny Stecchino” (www.davinotti.com)

Scena di passaggio di “Johnny Stecchino” girata nel centro di Cesena (ma subito dopo l’azione si sposterà in quel di Ravenna) (www.davinotti.com)
Le altre location del film
https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/johnny-stecchino/50002987
FOTOGALLERY
Savignano sul Rubicone, la centralissima Piazza Bartolomeo Borghesi
Savignano sul Rubicone, la sede della casa museo dedicata a Secondo Casadei
San Mauro Pascoli, casa natale di Giovanni Pascoli
San Mauro Pascoli, Villa Torlonia
Bellaria-Igea Marina, Parco del Sole
Sala di Cesenatico, chiesa di Santa Maria del Rosario
Cesena, Piazza della Libertà e l’abside della cattedrale
Cesena, Technogym Village
13-05-2023
maggio 13, 2023 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
L’irlandese Ben Healy (EF Education-EasyPost) si è imposto nell’ottava tappa, Terni – Fossombrone, percorrendo 207 Km in 4h44′24″, alla media di 43.671 Km/h. Ha preceduto di 1′49″ il canadese Derek Gee (Israel-Premier Tech) e l’italiano Filippo Zana (Team Jayco-AlUla). Il norvegese Andreas Leknessund (Team DSM) è ancora maglia rosa con 8″ sul belga Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step) e 38″ sullo sloveno Primoz Roglic (Jumbo-Visma). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 9° a 1′39″
TOUR DE HONGRIE
L’elvetico Yannis Voisard (Tudor Pro Cycling Team) si è imposto nella quarta tappa, Martonvásár – Dobogókő, percorrendo 206.4 Km in 5h04′14″, alla media di 40.706 Km/h. Ha preceduto di 10″ il belgi Thibau Nys (Trek-Segafredo) e Sylvain Moniquet (Lotto Dstny). Miglior italiano Matteo Fabbro (BORA-hansgrohe), 7° a 10″. L’elvetico Marc Hirschi (UAE Team Emirates) è ancora leader della classifica con 10″ sul britannico Ben Tulett (INEOS Grenadiers) e 13″ su Voisard. Miglior italiano Fabbro, 7° a 22″
TOUR DU FINISTÈRE
Il francese Paul Penhoët (Groupama-FDJ) si è imposto nella corsa francese, Saint-Évarzec – Quimper, percorrendo 193.3 Km in 4h46′22″, alla media di 40.501 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Sandy Dujardin (TotalEnergies) e Axel Zingle (Cofidis). Due italiani in gara: Marco Tizza (Bingoal WB) 7° con lo stesso tempo dei primi, Lorenzo Germani (Groupama-FDJ), 41° a 34″
GRAND PRIX HERNING
Il danese Mathias Norsgaard (nazionale danese) si è imposto nella corsa danese, circuito di Herning, percorrendo 179.4 Km in 4h08′44″, alla media di 43.275 Km/h. Ha preceduto di 1′02″ i connazionali Rasmus Bøgh Wallin (Restaurant Suri-Carl Ras) e Michael Valgren (nazionale danese). Non hanno concluso la corsa i due italiani in gara, Liam Bertazzo (Maloja Pushbikers) e Filippo Fortin (Maloja Pushbikers)
VOLTA A FORMOSA INTERNACIONAL
L’argentino Laureano Rosas (Gremios por el Deporte Cutral Co.) si è imposto anche nella terza tappa, Formosa – El Colorado, percorrendo 189.8 Km in 3h50′03″, alla media di 49.502 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Lucas Manuel Gaday (Rower San Luis Continental) e l’ecuadoriano Cristian David Pita
(Team Banco Guayaquil). Miglior italiano Luca Collinelli (nazionale italiana), 6°. Rosas è il nuovo leader della classifica con 6″ sull’uruguaiano Pablo Anchieri (nazionale uruguaiana) e 8″ sull’italiano Samuel Quaranta (nazionale italiana)
BRETAGNE LADIES TOUR CERATIZIT
La francese Valentine Fortin (Cofidis Women Team) si è imposta nella quinta ed ultima tappa, Plouharnel – Saint-Jean-Brévelay, percorrendo 128 Km in 3h25′15″, alla media di 37.418 Km/h. Ha preceduto allo sprint le italiane Arianna Fidanza (Ceratizit-WNT Pro Cycling) e Martina Alzini (Cofidis Women Team). L’australiana Grace Brown (FDJ-SUEZ) si impone in classifica con 17″ sulla francese Coralie Demay (St Michel-Mavic-Auber 93) e 26″ sull’italiana Alessia Vigilia (Top Girls Fassa Bortolo)
ITZULIA WOMEN (Spagna)
L’olandese Demi Vollering (Team SD Worx) si è imposta anche nella seconda tappa, Vitoria-Gasteiz – Amurri, percorrendo 133.2 Km in 3h30′34″, alla media di 37.955 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiana Soraya Paladin (CANYON//SRAM Racing) e l’elvetica Marlen Reusser (Team SD Worx). La Vollering è ancora leader della classifica con 56″ sulla Reusser e 1′05″ sulla polacca Katarzyna Niewiadoma (CANYON//SRAM Racing). Miglior italiana la Paladin, 8° a 1′49″.
QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DI FOSSOMBRONE
maggio 13, 2023 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Ecco il tradizionale contenitore made ne ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione vinta da Giuseppe Saronni nel 1983)
SALA STAMPA
Italia
A Fossombrone il primo attacco del Giro: Roglic va, Remco paga, gli Ineos
Gazzetta dello Sport
Belgio
Evenepoel moet bergop 14 seconden prijsgeven op Roglic, ontketende Healy pakt ritwinst na solo van dik 50 kilometer
Het Nieuwsblad
Slovenia
Roglič je Remcu ukradel 14 sekund
Delo
Gran Bretagna
Ben Healy lands solo stage win while Evenepoel loses time
The Guardian
Irlanda
Ireland’s Ben Healy claims first Grand Tour stage win after stunning solo attack at Giro d’Italia
The Irish Time
Francia
Roglic met Evenepoel en difficulté, Healy vainqueur
L’Équipe
Spagna
Esto sí es el Giro
AS
Portogallo
Roglic atacou e Evenepoel perdeu tempo no Giro
Público
Paesi Bassi
Roglic deelt tikje uit aan Evenepoel, Healy vernedert medevluchters in Giro
De Telegraaf
Norvegia
Den rosa drømmen fortsetter for Leknessund
Aftenposten
Germania
Healy siegt, Roglic attackiert, Evenpoel und Kämna büßen Zeit ein
Kicker
USA
Roglic gains time on Stage 8 of Giro; Healy wins with solo breakaway
The Washington Post
DISCOGIRO
La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it
Under attack (ABBA)
METEOGIRO
Savignano sul Rubicone – partenza primo corridore: pioggia debole (0.3 mm), 16°C, vento debole da N (9 – 21 Km/h), umidità al 76%
Savignano sul Rubicone – partenza maglia rosa: pioggia debole (0.7 mm), 17°C, vento debole da NE (8 – 23 Km/h), umidità al 73%
Cesena – arrivo primo corridore: pioggia debole (0.1 mm), 18°C, vento debole da NE (7 – 23 Km/h), umidità al 67%
Cesena – arrivo maglia rosa: pioggia debole (0.2 mm), 17°C, vento debole da S (2 – 22 Km/h), umidità al 75%
GLI ORARI DEL GIRO
13.00: inizio diretta su Eurosport
13.10: inizio diretta su RaiSport
13.10: partenza del primo corridore da Savignano sul Rubicone
13.50: arrivo del primo corridore a Cesena
14.00: inizio diretta su Rai2
16.32: partenza della maglia rosa da Savignano sul Rubicone
17.10: arrivo della maglia rosa a Cesena
STRAFALGAR SQUARE
L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti
Pancani: “Particalarità”
Pancani: “La volata del gruppo di Foligno” (la volata del gruppo a Foligno)
Pancani: “Si sono scollinati”
Petacchi: “Ieri il vento è stato il nemico che non ha fatto attaccare le squadre”
Fabretti: “Ha vinto una tappa al GP Industria e Artigianato” (non è una corsa a tappe)
Giovannelli: “Queste citazioni letterarie gliele abbiamo fatto tradorre”
Televideo: “Domani la crono Rubicone – Cesena”
Televideo: “La situazione è tranquilla per gli uomini di classifica” (andate a domandarlo a Evenepoel)
GIROALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera
Ordine d’arrivo dell’ottava tappa, Terni – Fossombrone
1° Thibault Guernalec
2° Alex Kirsch a 17″
3° Niccolò Bonifazio a 28″
4° Campbell Stewart s.t.
5° Kaden Groves s.t.
Classifica generale
1° Veljko Stojnic
2° Stefano Gandin a 2′24″
3° Daan Hoole a 3′05″
4° Martijn Tusveld a 4′48″
5° Nicolas Dalla Valle a 6′10″
IL GIRO DI 40 ANNI FA
Riviviamo l’edizione 1983 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”
19 maggio 1983 – 7a TAPPA: CAMPITELLO MATESE – SALERNO (216 Km)
VERSO IL NORD CON SARONNI IN MAGLIA ROSA
A Salerno (1° Argentin, 3° l’iridato) la corsa ha doppiato ieri la sua boa meridionale
I 10″ di abbuono gli hanno consentito di scavalcare Contini – Fallito (anche per una caduta), l’attacco di un gruppetto con Van Impe e Lejarreta – Tocca ai velocisti – Salerno, 16 anni fa

Il ponte della Concordia a Fossombrone illuminato di rosa (www.ilrestodelcarlino.it)
ARCHIVIO QUARTIERTAPPA
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Raduno di partenza a Fossacesia Marina
1a tappa: Fossacesia Marina – Ortona (cronometro individuale)
2a tappa: Teramo – San Salvo
3a tappa: Vasto – Melfi
4a tappa: Venosa – Lago Laceno
5a tappa: Atripalda – Salerno
6a tappa: Napoli – Napoli
7a tappa: Capua – Gran Sasso d’Italia
HEALY, FUGA D’AUTORE. L’IRLANDESE DOMINA L’8A TAPPA A FOSSOMBRONE. LEKNESSUND RESISTE IN ROSA
Ben Healy era uno degli uomini più pronosticati alla viglia dell’8a tappa. Possiamo dire che l’irlandese non ha per niente deluso le attese. Il corridore della EF Education-EasyPost ha prima contribuito a portare via (ma quanta fatica!) la fuga di giornata e ha poi staccato tutti i compagni d’avventura sul primo passaggio per il duro strappo dei I Cappuccini, quando all’arrivo mancavano oltre 50 km. Healy ha tagliato il traguardo con ben 1′49″ sul canadese Derek Gee (Israel PremierTech) che ha regolato nella volata per il secondo posto Filippo Zana (Team Jayco-AlUla) e Warren Barguil (Team Arkea-Samsic). Battaglia tra i big sull’ultimo strappo, con uno scatenato Primoz Roglic (Jumbo-Visma) che è riuscito a rosicchiare 14″ ad un Remco Evenepoel (Soudal-Quick Step) sembrato oggi non brillantissimo. Resta in rosa Andreas Leknessund (Team DSM) con appena 8″ su Evenepoel e 38″ su Roglic.
L’8a tappa, 207 km da Terni a Fossombrone, aveva tutta l’aria d’essere la classica frazione appenninica destinata a premiare la fuga di giornata. Ad eccezione del tratto iniziale, i primi 155 km erano sostanzialmente piatti. La musica cambiava però negli ultimi 50 km vista la presenza di 3 gpm della montagna. La prima asperità era lo strappo de I Cappuccini (2,8 km al 7,9%, ultimi 1500 metri con pendenze costantemente al di sopra del 10%), posta al km 50. Subito dopo (-36) i corridori erano attesi dal Monte delle Cesane (7,8 km al 6,5%). Infine la seconda (ed ultima) ascesa verso I Cappuccini la cui cima era posta ad appena 5,9 km dal traguardo di Fossombrone.
A differenza di quanto visto ieri, la lotta per entrare nella fuga di giornata è stata molto accesa. In gruppo erano in tanti a voler cogliere l’occasione offerta dalla tappa odierna e come sempre in questi casi il risultato è stato un avvio di tappa corso a ritmi altissimi. Gli attacchi e i contrattacchi si sono sprecati per oltre 60 km. L’azione buona ha iniziato a prendere forma intorno al km 17, quando 4 corridori sono riusciti a predere un lieve margine sul gruppo: Valentin Paret-Peintre (Ag2r Citroen Team), Ben Healy (EF Education-EasyPost), Carlos Verona (Movistar Team) e Derek Gee (Israel-PremierTech). Il gruppo ha continuato a mantenere un ritmo elevato visto che le squadre rimaste fuori dall’azione non si erano rassegnate a mollare. Ne è venuto fuori un lunghissimo duello con i battistada. Il quartetto di testa per tantissimi chilometri ha difeso coi denti un vantaggio che oscillava tra i 15 e i 20 secondi, mentre da dietro i contrattacchi continuavano. Al km 44 Toms Skujins (Trek-Segafredo) è riuscito a cogliere l’attimo buono riportandosi tutto solo sui battistrada, ma la bagarre non accennava ancora a calmarsi. Al km 63 un gruppetto di 6 contrattaccanti è riuscito a venire fuori dal plotone, lanciandosi all’inseguimento dei 5 di testa. Il drappello inseguitore era composto da Samuele Battistella (Astana Qazaqstan Team), François Bidard (Cofidis), Filippo Zana (Team Jayco-AlUla), Mattia Bais (Eolo-Kometa), Alessandro Tonelli (Green Project-Bardiani-CSF) e Alessandro Iacchi (Team Corratec-Selle Italia). Alle loro spalle si è mosso poco dopo anche Warren Barguil (Team Arkea-Samsic).
Il gruppo si è rialzato solo al km 74, lasciando finalmente il via libera agli attaccanti di giornata. Di lì a poco Barguil è riuscito a rientrare sui 6 contrattaccanti che a quel punto pagavano ancora una ventina di secondi di ritardo dal quintetto di testa. Il ricongiungimento tra i due drappelli è avvenuto al km 80. Infine, al km 93 è giunto davanti anche Ramon Sinkeldam (Alpecin-Deceuninck), che era rimasto tutto solo all’inseguimento dei corridori di testa.
A questo punto la corsa si è stabilizzata: i 13 battistrada hanno proceduto di comune accordo, mentre dietro il gruppo tirato dagli uomini della maglia rosa Andreas Leknessund (Team DSM) seguiva con un ritardo di poco superiore ai 4 minuti (4′20″ ai -100). Il fuggitivi hanno lentamente continuato a guadagnare raggiungendo un vantaggio di 5′45″ intorno ai -60. A quel punto in testa al gruppo sono arrivate anche le squadre dei principali uomini di classifica (Ineos, Jumbo e Soudal) intenzionate a farsi trovare davanti già sul primo passaggio sul duro e stretto strappo de I Cappuccini (-50). All’imbocco dello strappo il plotone aveva ridotto lo svantaggio al di sotto dei 5 minuti.
Lungo lo strappo è scoppiata la bagarre sia tra i battistrada che nel gruppo. Davanti è stato Ben Healy a smuovere le acque. L’irlandese è scattato nel tratto più duro e si è levato di torno tutti gli avversari aumentando poi il vantaggio nella successiva breve discesa. Nel gruppo maglia rosa è stata invece l’Ineos a fare la voce grossa grazie all’andatura imposta da Pavel Sivakov e Laurens De Plus e che ha fatto staccare diversi corridori.
Al primo passaggio sul tragurdo di Fossombrone Healy vantava già 35 secondi sugli ex compagni di fuga (da cui mancava solo Iacchi) e poco più di 5 minuti sul gruppo.
Lo scatenato Healy ha continuato a guadagnare anche lungo le rampe del Monte delle Cesane scollinando con un vantaggio di oltre 1′40 sui primi inseguitori ovvero Zana, Gee, Bais, Verona e Barguil. Il gruppo invece, tirato dagli uomini di Ineos e Jumbo, procedeva con un’andatura regolare, condizione che aveva riportato il gap oltre i 5′30″. La cavalcata di Healy è proseguita senza intoppi anche nel tratto successivo che anticipava il secondo passaggio su I Cappuccini. Ai -10 il vantaggio sui 5 più immediati inseguitori sfiorava i 2 minuti, mentre il gruppo maglia rosa, ridotto a meno di 40 corridori e sempre guidato dalla Jumbo-Visma, si trovava ad oltre 6′.
La bagarre si è riaperta proprio sull’ultimo strappo. Nel gruppo degli inseguitori Zana ha piazzato uno scatto secco con l’obiettivo di guadagnarsi il secondo posto. Su di lui è però rientrato poco dopo Gee e successivamente anche Barguil. Ma lo spettacolo vero è venuto fuori nel gruppo della maglia rosa. Gli uomini della bora hanno accelarato nel tratto che precedeva lo strappo, approcciando a tutta la salita. Proprio ad inizio del tratti più duro è arrivato lo scatto di Primoz Roglic (Jumbo-Visma) seguito immediatamente da Lennard Kamna (Bora-Hansgrohe) e a sorpresa anche dalla maglia rosa. Remco Evenepoel (Soudal-Quick Step) non ha reagito subito allo scatto dello sloveno, palesando una gamba non strepitosa. Roglic a quel punto ha forzato ancora staccando prima Kaman e poi Leknessund. Evenepoel ha quindi provato a reagire, togliendosi di ruota Geraint Thomas (Ineos Grenadiers) e superando poi sia il tedesco che il norvegese, ma è successivamente andato in difficoltà. Su di lui sono così piombati gli immediati inseguitori. Il duo Ineos Thomas-Geoghegan Hart lo ha superato lanciandosi all’inseguimento di Roglic. Proprio in prossimità dello scollinamento i due britannici sono rinvenuti su Roglic, mentre Evenepoel è trasitato con una decina di secondi di ritardo in compagnia di Joao Almeida (UAE Team Emirates) e Damiano Caruso (Bahrain-Victorius).
Nel frattempo, Healy stava arrivando al traguardo concedendosi un lungo festeggiamento nel rettilineo finale. Dietro di lui Gee ha avuto la meglio su Zana e Barguil nello sprint per la seconda piazza. Per loro un distacco di 1′49″. 5° posto per Carlos Verona (a 2′12″) davanti a Mattia Bais (2′37″) e Toms Skujins (3′51″). Seguono Tonelli (a 3′56″) e Riesebeek (a 4′00″). 10° posto per Tao Geoghegan Hart (4′34″) che ha preceduto Roglic e Thomas. Evenepoel, giunto in compagnia di Almeida, Caruso, Jay Vine (UAE Team Emirates), Jack Haig (Bahrain-Victorius) e Pavel Sivakov (Ineos Grenadiers), è arrivato a 4′48″ perdendo 14″ da Roglic. Ancora più indietro Alexandre Vlasov (Bora-Hansgrohe) e Andreas Leknessund (5′08″), col norvegese che è però riuscito a difendere la maglia rosa.
La classifica generale vede ora il Norvegese in testa con appena 8″ su Evenepoel, 38″ su Roglic, 40″ su Almeida e 52″ su Thomas. Quindi troviamo Geoghegan Hart a 56″ e Aurelien Paret-Peintre (Ag2r Citroen Team) a 58″. Vlasov scende in 8a posizione ad 1′26, davanti a Caruso (1′39″) e Kamna (1′54″).
Domani è in programma la 9a tappa, una delle frazioni più attese della prima parte di Giro. I corridori saranno infatti impegnati in una prova contro il tempo di 35 km da Savignano al Rubicone a Cesena. Il percorso, piatto come il tavolo di un biliardo, presenterà lunghi drittoni e poche curva. Insomma, la classica cronometro da specialisti. Il favorito d’obbligo è Remco Evenepoel, anche alla luce del ritiro di Filippo Ganna (Ineos Grenadiers), positivo al covid.
Pierpaolo Gnisci
AGGUATI ALL’OMBRA DELLE GOLE
Al Giro d’Italia è arrivato il giorno dei muri. Alla vigilia della seconda cronometro lunga i corridori dovranno fare i conti con i colli marchigiani, percorrendo strade che ben conosce chi è un habitué della Tirreno-Adriatico. Proprio alla “Corsa dei due mari” quattro anni fa è stato per la prima volta proposto ai corridori il muro dei Cappuccini, che oggi dovrà essere ripetuto due volte in un finale di tappa che proporrà altre due verticali, quelle del Monte delle Cesane e di Montefelcino.
Le gole sono da sempre luoghi temuti dall’uomo, in passato sovente teatro di assalti a sorpresa come sperimentò a sue spese l’esercito dell’impero romano nel 231 a.C., quando subì una delle più pesanti sconfitte che la storia ricordi presso le Forche Caudine, le gole che si trovano tra Caserta e Benevento. Quelle spettacoli del Furlo, che saranno attraversate alle porte del finale odierno, gli antichi le conoscevano grazie all’angusta galleria che l’imperatore Vespasiano aveva fatto scavare per agevolare il passaggio dei viandanti e solo più avanti questo luogo divenne teatro di assalti, prima all’epoca della guerra gotica e poi molto più tardi in epoca risorgimentale, quando vi si sfidarono i soldati della Repubblica Romana e l’esercito austriaco. Senza dimenticare che luoghi del genere erano prescelti dai briganti per le loro scorribande. Nessuno di questi pericoli incontreranno i “girini” nel 2023, ma ancora una volta all’uscita dalle gole potrebbe esserci delle amare sorprese per qualcuno perché stavolta rappresenteranno la porta d’accesso a un finale di tappa particolarmente insidioso, che prevede negli ultimi 50 Km quattro brevi ma ripidi muri sui quali qualche uomo di classifica potrebbe staccarsi e perdere le ruote del gruppo. Su inclinazioni che arrivano al 19% gli scalatori vorranno ancora provare a prendersi la rivincita sugli avversari più dotati sul passo, ma in quest’occasione dovranno anche giocare al risparmio perché l’indomani il menù del Giro ha in serbo una portata per loro pesante da digerire, una cronometro totalmente pianeggiante di quasi 34 Km.
Sarà, dunque, una tappa tutta da seguire per le sorprese che potrà offrire nel finale, mentre non presenteranno particolari difficoltà i precedenti 150 Km. L’unica vera salita inserita nel percorso nella prima parte di gara sarà, infatti, il poco impegnativo Valico della Somma (5 Km al 5.8%), in cima al quale si scollinerà a poco più di 11 Km dalla partenza da Terni, subito prima di lanciarsi in discesa verso l’incantevole Spoleto, la città del “Festival dei Due Mondi”, evento che sin dal 1958 ha come scenario delle sue manifestazioni culturali i principali monumenti della cittadina umbra, dalla Piazza del Duomo alla rocca voluta dal cardinale spagnolo Egidio Albornoz. Seguiranno una ventina di chilometri in perfetta pianura, sfiorando all’inizio di questo tratto il piccolo lago delle Fonti del Clitunno, presso il quale i longobardi ricostruirono con materiale originario il tempio che gli antichi romani vi avevano eretto in onore di Giove Clitunno. Transitati ai piedi del panoramico colle conico sul quale sorge Trevi la corsa giungerà a Foligno, città abituata a mangiare pane e ciclismo avendo ospitato in questi ultimi vent’anni, come sede d’arrivo o partenza, quattro volte il Giro d’Italia e cinque la Tirreno-Adriatico, corsa che ha un legame speciale con la città umbra perché nel 1966 vi terminò la prima della tappa della prima edizione, terminata con il successo dell’elvetico Rolf Maurer, che allo sprint ebbe ragione dei veneti Dino Zandegù e Flaviano Vicentini. I chilometri successi vedranno il gruppo risalire in lieve falsopiano la Valtopina in direzione di Nocera Umbra, borgo dominato dal ricostruito Campanaccio, torre quasi completamente demolita dal terremoto del 1997, e nel quale ammirare una piccola ma interessante pinacoteca ospitata nella sconsacrata chiesa di San Francesco. Affrontata una dolce salitella a cavallo del passaggio da Nocera (2.8 Km al 4.5%), la strada ridiventerà pianeggiante pedalando alla volta di Gualdo Tadino, altro centro che al Poverello d’Assisi ha dedicato una chiesa meritevole d’una sosta, così come la Rocca Flea, tipica fortificazione del basso Medioevo. Lievi e quasi impalpabili tratti in leggera ascesa interverranno successivamente a “inquinare” la pianura, mentre il percorso va a sfiorare il borgo di Fossato di Vico, che ebbe notevole importanza in epoca romana, quand’era una stazione di posta nella quale cambiare i cavalli, dormire e rifocillarsi durante gli estenuanti viaggi sulle strade consolari dell’epoca. Tornata scorrevole sotto le ruote dei corridori, la strada introdurrà quindi il gruppo nel centro di Sigillo, borgo che per gli appassionati di speleologia è il campo base al quale appoggiarsi prima di salire sul Monte Cucco e introdursi nella spettacolare e omonima grotta, una delle più estese d’Italia, scoperta nel 1499, esplorata solamente a partire dal 1883 e aperta ufficialmente al pubblico nel 2009.
Prima di lasciare l’Umbria si dovrà scavalcare uno dei più agevoli valichi appenninici, il Passo della Scheggia, che sul versante che percorreranno i “girini” in salita presenta appena 600 metri d’ascesa al 4.7% di pendenza media. Tenere sono le inclinazioni anche nella successiva discesa (2.3 Km al 5.2%), conclusa la quale la Corsa Rosa farà il suo ingresso nelle Marche, accolta sulle strade di Cantiano, centro che lo scorso autunno è stato tra i più colpiti dalle alluvioni che hanno devastato la regione. Procedendo in lieve discesa si giungerà quindi a Cagli, dove l’imponente Torrione Martiniano fa da sentinella al borgo e all’imbocco della ripida salita diretta al Monte Petrano, sul cui altipiano nel 2009 terminò il tappone del Giro d’Italia del Centenario, vinto da Carlos Sastre, il corridore spagnolo che l’anno prima si era imposto a sorpresa al Tour de France, mentre in quell’edizione del Giro terminerà – anche in seguito alle squalifiche di Danilo Di Luca e Franco Pellizotti – in seconda posizione a quasi 4 minuti dal russo Denis Menchov.
Il passaggio dalla vicina Acqualagna recherà con sé l’aroma dei pregiati tartufi bianchi che costituiscono il principale vanto della cittadina marchigiana, biglietto da visita dell’imminente passaggio attraverso le gole del Furlo, nelle quali il gruppo giungerà dopo aver sfiorato l’antica abbazia di San Vincenzo. Infilatosi nella stretta galleria – 6 metri di larghezza, tuttora in “esercizio” – fatta scalpellare nella viva roccia dall’imperatore Vespasiano, il gruppo tornerà alla luce del sole alle porte di Fossombrone, dove si svolterà subito in direzione del Colle dei Cappuccini, detto anche Colle dei Santi perché nel monastero francescano – uno dei primi fondati dal San Francesco – hanno dimorato diversi frati che sono saliti agli onori degli altari, il più celebre dei quali è Francesco da Copertino, il monaco pugliese venerato come patrono degli studenti. Madonne e santi li vedranno anche i “girini” perché alle soglie del convento si arriverà dopo aver affrontato il primo dei tre muri che caratterizzano il finale, una verticale di 2 Km al 10% e un picco massimo del 19%, il tutto “condito” da una sede stradale molto stretta che contribuirà ad acuire la selezione. Non si tratterà di una sorpresa per il gruppo, almeno per quelli che c’erano il 16 marzo del 2019 quando questa salita è stata affrontata nel finale della tappa di Fossombrone della Tirreno-Adriatico, rocambolescamente conquistata dal kazako Alexey Lutsenko nonostante le due cadute nelle quali incappò nel corso della discesa successiva e il fatto d’esser stato raggiunto dagli inseguitori proprio a causa di questi incidenti. Raggiunto il traguardo di Fossombrone inizierà il primo due giri del circuito finali, previsti su due percorsi completamente differenti. Il primo anello, lungo circa 33 Km, debutterà con il secondo muro, 2300 metri al 10.7% necessari per rimontare la collina sulla quale si stagliano i resti della Rocca Malatestina. Stavolta non ci sarà scollinamento perché, terminato il muro, la salita proseguirà per altri 3 Km, nel corso dei quali la pendenza media cala leggermente al 9.3%. Attraversata la foresta delle Cesane, polmone verde che si estende per quasi 1500 ettari, la successiva discesa porterà a Isola del Piano, dove si potrà ingannare l’attesa del passaggio del gruppo, oramai selezionati dai primi due muri, entrando nell’ex chiesa dell’Annunziata, che conserva dipinti di Giovanni Santi, un’artista il cui nome ai più non dice nulla ma che è notissimo agli appassionati d’arte poiché si tratta del padre del celeberrimo Raffaello Sanzio. Un terzo muro, che sull’altimetria si nota a malapena (Montefelcino, 800 metri all’11%), anticiperà l’ultimo tratto di pianura della tappa, al termine del quale si chiuderà il primo giro di circuito e s’inizieranno i 10 Km conclusivi, nei quali si andrà a ripetere nuovamente il muro dei Cappuccini. Stavolta, però, il bianco cordiglio che stringe i sai dei fraticelli potrebbe per qualche corridore giunto fin qui in debito d’energie trasformarsi in un fatal cappio al collo.
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Valico della Somma (646 metri). Valicato in galleria dalla Strada Statale 3 “Via Flaminia” tra Terni e Spoleto, si trova poche decine di metri più in basso rispetto al valico geografico vero e proprio (circa 680 metri). Quotato 665 metri sulle cartine del Giro 2023, dal 1933 – anno dell’istituzione della speciale classifica degli scalatori – a oggi è stato proposto in 6 occasioni dal GPM. “Battezzata” da Gino Bartali nel 1950 (Perugia – L’Aquila, vinta dal piemontese Giancarlo Astrua), la Somma è stata poi conquistata dall’olandese Wout Wagtmans nel 1957 (Loreto – Terni, vinta dal medesimo corridore), dal palermitano Antonino Catalano nel 1960 (Terni – Rimini, vinta dal cremasco Pierino Baffi), da Gianni Bugno nel 1986 (Rieti – Pesaro, vinta dal bresciano Guido Bontempi), dall’australiano Nathan Hass nel 2014 (Frosinone – Foligno, vinta dal francese Nacer Bouhanni) e dall’emiliano Giovanni Aleotti nel 2021 (L’Aquila – Foligno, vinta dallo slovacco Peter Sagan).
Passo della Scheggia (632 metri). Valicato dalla Strada Statale 3 “Via Flaminia” tra Scheggia e Cantiano, è quotato 635 metri sulle cartine del Giro 2023. Noto anche con il nome di Forca Lupara, è stato spesso luogo di passaggio del Giro, che non l’ha mai proposto come traguardo GPM (ultimo passaggio in occasione della pocanzi citata Rieti – Pesaro del 1986). Non va confusp con il Valico di Scheggia che si trova in Toscana, tra Arezzo e Anghiari, e che in passato è stato affrontato in alcune occasioni al Giro.
Gola del Furlo (177 metri). Attraversata dal vecchio tracciato della Strada Statale 3 “Via Flaminia” tra Acqualagna e Fossombrone. Quotata 180 metri sulle cartine del Giro 2023, è stata attraversata l’ultima volta dal Giro nel 1999 durante la tappa Ancona – Sansepolcro, vinta da Mario Cipollini.
Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

La gola del Furlo e l’altimetria dell’ottava tappa del Giro 2023 (www.tripendipity.com)
CIAK SI GIRO
Pochi lo sanno ma il premio Oscar, l’ambita statuetta dorata assegnata fin dal 1929, ha una parte di fondamenta ben piantate in terra umbra. Alle porte di Terni furono, infatti, girate le più significative scene della pellicola che nel 1999 conquistò ben tre Oscar, attribuiti rispettivamente a Roberto Benigni per il miglior film in lingua straniera, allo stesso regista per il miglior attore protagonista e al compositore romano Nicola Piovani per la colonna sonora. Avrete già capito che stiamo parlando de “La vita è bella”, film che narra le vicende della famiglia Orefice, ebrea e per questo destinata al campo di concentramento tedesco dove il padre Guido (Benigni) perderà la vita per salvarla al figlio Giosuè, interpretato da Giorgio Cantarini. Ebbene, quel che nel film viene presentato come lager in realtà era un complesso industriale chimico in abbandono situato in quel di Papigno, frazione di Terni posta lungo la strada diretta alle celebri Cascate delle Marmore. Il luogo era dismesso da diversi anni e poco tempo prima l’inizio delle riprese era stato acquistato d Cinecittà e riconvertito per usi cinematografici con la realizzazione dei teatri di posa Spitfire, che poi prenderanno il nome di Umbria Studios. Dopo il clamoroso e inatteso successo de “La vita è bella”, Benigni tornerà altre volte in questo luogo inevitabilmente rimastogli nel cuore e, in particolare, qui girerà anche diverse scene del suo successivo film da regista, l’ennesima trasposizione cinematografica della favola di Pinocchio. Girata in Umbria anche la struggente scena finale del film – l’incontro tra Giosuè e la madre Dora (Nicoletta Braschi, moglie anche nella realtà di Benigni) fu filmato a Castellonalto, frazione di Ferentillo – il resto delle riprese ebbero come scenario la Toscana, salvo una capatina alla stazione ferroviaria di Ronciglione, in Lazio, dalla quale inizierà il viaggio in treno verso il campo di concentramento. Così la deliziosa villa liberty nella quale abita la famiglia Orefice fino allo scoppio della guerra si trova a Montevarchi, mentre a due passi dalla spettacolare Piazza Grande di Arezzo viene pronunciata una delle battute più celebri del film, “Maria, butta la chiave!”. Si tratta di location scelte non a caso dal celebre attore toscano, che è aretino d’origine: infatti, anche il suo paese natale, Castiglion Fiorentino, fu omaggiato con la ripresa della scena nella quale Benigni viene nientemeno scambiato che per il re d’Italia Vittorio Emanuele III.
In collaborazione con www.davinotti.com

Il momento dell’arrivo del carro armato americano dopo la liberazione del campo di concentramento nel finale de “La vita è bella”: nella finzione siamo in Germania, nelle realtà alle porte di Terni (www.davinotti.com)
Le altre location del film
https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/la-vita-e-bella/50003584
FOTOGALLERY
Terni, anfiteatro
Spoleto, Piazza del Duomo
Fonti del Clitunno
Il colle di Trevi
Nocera Umbra, il Campanaccio (sulla destra)
Gualdo Tadino, Rocca Flea
Grotta di Monte Cucco (www.umbriaoggi.it)
Cagli, Torrione Martiniano
Acqualagna, abbazia di San Vincenzo al Furlo
L’angusta galleria scavata nella Gola del Furlo
Fossombrone, Rocca Malatestiana (www.pinterest.it)
La foresta delle Cesane
Fossombrone, convento dei Cappuccini
QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DEL GRAN SASSO D’ITALIA
maggio 12, 2023 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Ecco il tradizionale contenitore made ne ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione vinta da Giuseppe Saronni nel 1983)
SALA STAMPA
Italia
Giro d’Italia, fuga da leggenda e trionfo sul Gran Sasso: sorriso Bais, Leknessund resta in rosa
Gazzetta dello Sport
Belgio
Eerste aankomst bergop in de Giro baart een muis: Remco Evenepoel wint prestigesprintje, Italiaanse vluchter maakt droom waar
Het Nieuwsblad
Slovenia
Baisu čast in slava, Roglič brez težav sledil Evenepoelovemu šprintu
Delo
Gran Bretagna
Davide Bais triumphs on Gran Sasso after ‘boring’ stalemate
The Guardian
Francia
Premier succès pour Bais, statu quo chez les favoris
L’Équipe
Spagna
Fumata blanca
AS
Portogallo
Davide Bais vence em dia de apatia no pelotão
Público
Paesi Bassi
Bais stunt met prachtige ritzege in de Giro, geen spektakel klassementsmannen
De Telegraaf
Norvegia
Leknessund forsvarte sammenlagtledelsen og beholder rosa trøye: – Han kjører som en gud
Aftenposten
Germania
Bais gewinnt die Giro-Kraftprobe
Kicker
USA
Giro leaders play it safe on first mountain stage as breakaway rider Bais wins
The Washington Post
Colombia
Santiago Buitrago y Einer Rubio suben como espuma en el Giro de Italia
El Tiempo
DISCOGIRO
La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it
Tutto il resto è noia (Franco Califano)
METEOGIRO
Terni : poco nuvoloso, 20°C, vento debole da SO (3 – 15 Km/h), umidità al 48%
Foligno (traguardo volante – 47.9 Km): cielo coperto, 20°C, vento moderato da O (6 – 22 Km/h), umidità al 45%
Sigillo (traguardo volante – 97.3 Km): poco nuvoloso, 12°C, vento debole da E (6 – 22 Km/h), umidità al 69%
Cagli (129 Km): pioggia debole (1.6 mm), 16°C, vento debole da NE (6 – 28 Km/h), umidità al 68%
Fossombrone (primo passaggio – 162.6 Km): pioggia debole (1.1 mm), 17°C, vento moderato da SE (10 – 28 Km/h), umidità al 84%
Fossombrone – arrivo: pioggia debole (1 mm), 16°C, vento moderato da SE (10 – 29 Km/h), umidità al 82%
GLI ORARI DEL GIRO
11.30: inizio diretta su Eurosport
11.50: inizio diretta su RaiSport
12.00: partenza da Terni
13.10-13.15: traguardo volante di Foligno
14.00: inizio diretta su Rai2
14.15-14.30: traguardo volante di Sigillo
15.35-16.00: GPM dei Cappuccini (1° passaggio)
15.45-16.10: primo passaggio dal traguardo
16.05-16.35: GPM di Monte delle Cesane
16.40-17.10: secondo passaggio da Fossombrone
16.45-17.20: GPM dei Cappuccini (2° passaggio)
16.55-17.30: arrivo a Fossombrone
STRAFALGAR SQUARE
L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti
Genovesi: “Costanze Girardengo”
Borgato: “Sono stata affiancata dalla maglia della Bora” (ammiraglia)
Borgato: “Vlasov, il corridore rosso della Bora” (russo)
Intervistato da Martini: “Fa freddo, come potete ben vedere”
Petacchi: “Domani c’è una crono per le fughe”
Borgato: “Stavate parlavando”
Garzelli: “Avrebbero provato a vincere questa fantastica squadra” (tappa)
Televideo: “Cristian Scaroni” (Christian)
GIROALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera
Ordine d’arrivo della settima tappa, Capua – Gran Sasso d’Italia
1° Samuele Zoccarato
2° Kaden Groves a 52″
3° Niccolò Bonifazio s.t.
4° Alexander Krieger s.t.
5° Oscar Riesebeek s.t.
Classifica generale
1° Stefano Gandin
2° Veljko Stojnic a 1′11″
3° Daan Hoole a 4′16″
4° Martijn Tusveld a 5′59″
5° David Dekker a 6′20″
IL GIRO DI 40 ANNI FA
Riviviamo l’edizione 1983 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”
18 maggio 1983 – 6a TAPPA: VASTO – CAMPITELLO MATESE (145 Km)
SOLO UNO SPAGNOLO DAVANTI A SARONNI
A Campitello vince Alberto Fernandez, secondo l’iridato
Staccato Baronchelli, crollano (a due minuti) Prim e Moser – Ora il campione del mondo è a 2″ dalla «maglia rosa» Contini – Terzo in classifica «Nonno» Panizza – Oggi scalata al Terminio – Gelosia anti-calcio

Il Forte Spagnolo dell'Aquila illuminato di rosa (abruzzoweb.it)
ARCHIVIO QUARTIERTAPPA
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Raduno di partenza a Fossacesia Marina
1a tappa: Fossacesia Marina – Ortona (cronometro individuale)
2a tappa: Teramo – San Salvo
3a tappa: Vasto – Melfi
4a tappa: Venosa – Lago Laceno
5a tappa: Atripalda – Salerno
6a tappa: Napoli – Napoli
BIG IN CONTROLLO TRA LE NEVI DEL GRAN SASSO, VIA LIBERA ALLA FUGA
Una fuga composta da quattro corridori, poi rimasti in tre, durata oltre 200 chilometri è andata all’arrivo senza particolari problemi per gentile concessione del gruppo. Infatti, nonostante il terreno per attaccare, quantomeno nel finale, ci fosse, i “big” hanno deciso di concedersi una giornata di riposo. La squadra della maglia rosa ha badato solo a tutelare il simbolo del primato.
La cronaca della tappa di oggi può constare davvero di poche righe.
In effetti vi è stata una fuga animata da Davide Bais (Eolo-Kometa), Karel Vacek (Corratec-Selle Italia), Simone Petilli (Intermarché-Circus-Wanty) e Henok Mulubhran (Green Project-Bardiani Csf-Faizané). partita nelle primissime fasi della frazione e alla quale il gruppo ha concesso il via libera. Il ritmo durante tutta la gara è sempre stato piuttosto blando, tanto che i tre avventurieri di giornata, pur visibilmente esausti nel finale, non hanno avuto problemi a mantenere un vantaggio rassicurante e andare a giocarsi la tappa.
Il vantaggio massimo è stato, infatti, di 12 minuti per poi ridursi progressivamente e veleggiare a lungo intorno ai 6 minuti. Lungo l’ascesa finale il gruppo ha recuperato sino a giungere al traguardo con circa 3 minuti di ritardo.
I fuggitivi rimangono in tre lungo la salita verso Roccaraso, che vede Mulubhran alzare bandiera bianca. Nel finale non ci sono grandi tentativi se non brevi accenni di allungo e negli ultimi 200 metri Davide Bais dimostra di averne di più e riesce a tagliare il traguardo in testa, distanziando gli altri due di qualche secondo.
Il gruppo dietro è stato guidato quasi sempre dalla squadra della maglia rosa che, nella propria ottica, ha giustamente solo pensato ad evitare che il vantaggio all’arrivo fosse superiore ai 7 minuti, la “distanza” che in classifica separava Petilli da Andreas Leknessund (Team DSM). Quello che, invece, ha sorpreso è stato l’atteggiamento delle squadre degli uomini di classifica, che non hanno provato ad alzare il ritmo per chiudere sulla fuga e lanciare i capitani alla ricerca di un attacco o, perlomeno, di un abbuono. Corridori esplosivi e forti allo sprint e che devono recuperare terreno come Primoz Roglic (Jumbo-Visma) avrebbero dovuto almeno tentare di rosicchiare qualche secondo in classifica, soprattutto in vista della lunga e piatta frazione contro il tempo prevista per domenica e favorevole al campione del mondo.
Parimenti, ha sorpreso il fatto che, arrivati gli ultimi 4 chilometri, con pendenze spesso in doppia cifra, nessuno abbia provato un allungo, anche solo per vedere la reazione degli avversari o comunque verificare le condizioni di Remco Evenepoel (Soudal – Quick Step) dopo la doppia caduta nella tappa di Salerno.
A guardare l’atteggiamento del gruppo negli ultimi chilometri sembra quasi ci sia stato un tacito patto di non belligeranza, cosa abbastanza inspiegabile proprio in vista di una cronometro ad esito della quale l’iridato potrebbe trovarsi in testa alla classifica con un enorme vantaggio, un po’ come accadeva nei primi anni ‘90 con Miguel Indurain che incamerava vantaggi enormi prima delle montagne, sulle quali si limitava a gestire senza troppi patemi.
La verità è che sia la tappa con arrivo a Lago Laceno, sia quella odierna avevano proprio lo scopo di promuovere le prime schermaglie tra i big per muovere un po’ la classifica dopo la cronometro di apertura che, nelle intenzioni degli organizzatori, non avrebbe dovuto creare distacchi così netti.
Quanto andato in scena oggi manda a ramengo anche gli assurdi appunti mossi durante il Processo alla Tappa ai chilometraggi delle frazioni. E’ stato detto che le tappe di trasferimento dovrebbero essere più corte, adattate ai tempi televisivi perché altrimenti lo spettatore si annoia.
La tappa di oggi, che non era affatto di trasferimento e nella quale c’era terreno nella seconda parte per fare corsa dura, ha avuto lo stesso copione, ovvero una fuga partita nei primi chilometri con il gruppo in controllo. Ciò dimostra che non è il chilometraggio a determinare lo spettacolo, né i percorsi, bensì il modo in cui i corridori affrontano la gara. Certamente il percorso deve essere costruito in modo da offrire ai corridori la possibilità di inventarsi qualcosa, poi sta agli atleti il compito di tradurre in pratica le possibilità offerte dal tracciato, cosa che oggi gli atleti – vuoi per paura, vuoi per il freddo, vuoi per il timore di spendere energie o di trovarsi in difficoltà – non hanno voluto fare.
In questa ottica è assurdo che ci sia chi chiede di adattare le corse ai tempi televisivi per il fatto che ci sono le dirette integrali delle tappe. Nel momento in cui la televisione prende la decisione di trasmettere le tappe integralmente, sa perfettamente come è fatto il ciclismo, quali sono i chilometraggi e quelli che possono essere gli sviluppi di una tappa. Non si può pretendere che per una scelta della TV di trasmettere le tappe integrali lo sport si debba adeguare, perché in questo modo si riduce lo sport ad un prodotto sottoposto alle regole economiche del mercato e della domanda e questo è l’esatto contrario di ciò che è lo sport. Il ciclismo è anche attesa, contemplazione e, sì , è anche noia, è anche tappe di trasferimento con copioni già scritti, così è sempre stato e così sempre sarà e non può certo stravolgersi per esigenze televisive.
Sono semmai le televisioni che, se vogliono trasmettere lo sport, debbono adattarsi alle regole e ai tempi di quello sport. Se la diretta integrale si rivela poco appetibile è sempre possibile tornare a trasmettere integralmente solo i tapponi di montagna e riservare alle altre frazioni un paio di ore di trasmissione in diretta.
Le emozioni offerte dalle tappe di montagna sono comunque anche determinate dai percorsi affrontati in precedenza. In una corsa come la Sanremo una salita come il Poggio, sulla quale normalmente non si staccherebbero neppure i velocisti puri, fa selezione proprio perché arriva dopo 300 Km di corsa.
Per fortuna Mauro Vegni, interpellato sull’argomento, ha manifestato il proprio disappunto per queste proposte assurde, condite con spunti ancor peggiori come l’idea di correre in circuito quando il fascino del ciclismo sta proprio nel continuo cambio di paesaggio.
Lo stesso concetto di giro di un paese è del tutto antitetico all’idea di correre in circuito.
Le azioni poste in essere al Tour de France da Pogacar, al Giro del 2018 da Froome e nella Corsa Rosa 2019 da Carapaz (e in generale le varie imprese) dimostrano che la questione sta nella voglia dei corridori di darsi battaglia e anche di rischiare, dando fondo alle energie che gli stessi riescono a mettere in campo. La famosa minitappa del Tour de France di 65 Km con la partenza in griglia stile formula uno per stimolare la battaglia da subito si è rivelata un clamoroso flop e non è stata più riproposta.
Nella tappa di oggi abbiamo avuto indicazioni di un Roglic che probabilmente ha paura della condizione attuale di Evenepoel e si sente battuto anche in volata; cerca di limitare i danni, sperando in un calo del campione del mondo nella terza settimana, visto che il belga è giovane e meno esperto dello sloveno e sembra avere una squadra non all’altezza.
In questo senso è stata una occasione persa la tappa di Lago Laceno, dove un pizzico di forcing in più da parte della Ineos, che punta certamente con i suoi fondisti alla terza settimana, avrebbe lasciato Evenepoel in rosa e il peso di condurre la corsa sulle spalle della sua squadra.
La tappa di domani propone insidie sulle quali si spera di vedere almeno qualche schermaglia. Già il Monte delle Cesane presenta un tratto al 18% e i due chilometri finali al dieci, ma lo strappo dei Cappuccini, che pure ha una punta del 19% ed un chilometro all’undici, è posto a soli 6 Km dalla conclusione e potrebbe rappresentare il giusto trampolino per provare almeno a dare un segnale alla vigilia della cronometro.
Non resta che aspettare e sperare in un salto di qualità.
Benedetto Ciccarone

L'arrivo dei big al traguardo del Gran Sasso (foto Stuart Franklin/Getty Images)
12-05-2023
maggio 12, 2023 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
L’italiano Davide Bais (EOLO-Kometa Cycling Team) si è imposto nella settima tappa, Capua – Gran Sasso d’Italia (Campo Imperatore), percorrendo 218 Km in 6h08′40″, alla media di 35.479 Km/h. Ha preceduto di 9″ il ceco Karel Vacek (Team corratec – Selle Italia) e di 16″ l’italiano Simone Petilli (Intermarché-Circus-Wanty). Il norvegese Andreas Leknessund (Team DSM) è ancora maglia rosa con 28″ sul belga Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step) e 30″ sul francese Aurélien Paret-Peintre (AG2R Citroën Team). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 10° a 1′59″
TOUR DE HONGRIE
L’elvetico Marc Hirschi (UAE Team Emirates) si è imposto nella terza tappa, Kaposvár – Pécs, percorrendo 179.9 Km in 4h26′57″, alla media di 40.435 Km/h. Ha preceduto di 8″ il britannico Ben Tulett (INEOS Grenadiers) e di 10″ il britannico Max Poole (Team DSM). Miglior italiano Matteo Fabbro (BORA-hansgrohe), 6° a 12″. Hirschi è il nuovo leader della classifica con 10″ su Tulett e 16″ su Poole. Miglior italiano Fabbro, 6° a 22″
VOLTA A FORMOSA INTERNACIONAL
L’argentino Laureano Rosas (Gremios por el Deporte Cutral Co.) sè imposto nella seconda tappa, Formosa – Herradura, percorrendo 125.5 Km in 2h40′56″, alla media di 46.79 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Samuel Quaranta (nazionale italiana) e l’uruguaiano Pablo Anchieri (nazionale uruguaiana). Anchieri è ancora leader della classifica con 2″ su Quaranta e 4″ su Rosas
BRETAGNE LADIES TOUR CERATIZIT
La polacca Daria Pikulik (Human Powered Health) si è imposta nella quarta tappa, Mûr-de-Bretagne – Kervignac, percorrendo 136 Km in 3h27′22″, alla media di 39.351 Km/h. Ha preceduto allo sprint le italiane Arianna Fidanza (Ceratizit-WNT Pro Cycling) e Martina Alzini (Cofidis Women Team). L’australiana Grace Brown (FDJ-SUEZ) è ancora leader della classifica con 17″ sulla francese Coralie Demay (St Michel-Mavic-Auber 93) e 26″ sull’italiana Alessia Vigilia (Top Girls Fassa Bortolo)
ITZULIA WOMEN (Spagna)
L’olandese Demi Vollering (Team SD Worx) si è imposta nella prima tappa, Etxebarria – Markina-Xemein, percorrendo 122.2 Km in 3h16′32″, alla media di 37.307 Km/h. Ha preceduto di 47″ l’elvetica Marlen Reusser (Team SD Worx) e di 49″ la polacca Katarzyna Niewiadoma (CANYON//SRAM Racing). Miglior italiana Soraya Paladin (CANYON//SRAM Racing), 8° a 1′35″. La Vollering è la prima leader della classifica con 50″ sulla Reusser e 55″ sulla Niewiadoma. Miglior italiana la Paladin, 8° a 1′45″.