IL TOUR SI ACCENDE A CAUTERETS. BOTTA E RISPOSTA TRA POGACAR E VINGEGAARD, NUOVA MAGLIA GIALLA
Dopo i duri Aspin e Tourmalet, la sesta tappa di decide sulla salita finale di Cuterets-Cambasque quando Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) stacca Jonas Vingegaard (Team Jumbo Visma) a 2 km dalla conclusione. Lo sloveno vince ed il danese è la nuova maglia gialla. Il duello continua
Quest’anno il Tour de France è entrato subito nel vivo e dopo l’inizio scoppiettante nei Paesi Baschi, le prime avvisaglie di Pirenei hanno già dato un bello scossone alla classifica con Jai Hindley (Team BORA Hansgrohe) che ieri è riuscito ad andare in fuga e dopo una scalata incisiva sul Col de Marie Blanque non ha permesso agli immediati inseguitori, tra i quali Jonas Vingegaard (Team Jumbo Visma), di raggiungerlo. Hindley ha così vinto la sua prima tappa al Tour e soprattutto ha indossato per la prima volta in carriera la maglia gialla, con cui riparte oggi da Tarbes per una frazione ancora tutta all’insù, lunga 145 km,nella quale Col d’Aspin e Col du Tourmalet (rispettivamente di prima categoria e di hors categorie) diranno molto sul prosieguo della corsa e dell’assestamento dei valori in campo. L’attesa maggiore probabilmente è per l’UAE Team Emirates, che ieri ha deluso con Tadej Pogacar e Adam Yates, quest’ultimo costretto a cedere il simbolo del primato a Hindley. Dopo la partenza da Tarbes si formava la fuga di giornata grazie all’azione di venti ciclisti: Wout van Aert (Team Jumbo Visma), Matteo Trentin (UAE Team Emirates), Michal kwiatkowski (Team INEOS Grenadiers), Neilson Powless e James Shaw (Team EF Education EasyPost), Julian Alaphilippe e Kasper Asgreen (Team Soudal Quick Step), Nikias Arndt (Team Bahrain Victorious), Benoit Cosnefroy ed Oliver Naesen (Team AG2R Citroen), Mathieu van der Poel (Team Alpecin Deceuninck), Bryan Coquard ed Anthony Perez (Team Cofidis), Ruben Guerreiro e Gorka Izagirre (Team Movistar), Krists Neilands (Team Israel Premier Tech), Christopher Juul-Jensen (Team Jayco AlUla), Matis Louvel (Team Arkéa Samsic), Tobias Halland Johannessen e Jonas Gregaard (Uno X Pro Cycling Team). Sul primo gpm della Côte de Capvern-les-Bains, posto al km 29.9, era Powless a scollinare in prima posizione. Il ciclista statunitense oggi puntava al piatto grosso, visto che i successivi gpm del Col d’Aspin e del Col du Tourmalet offrivano parecchi punti per la speciale classifica. All’inizio della scalata verso il Col d’Aspin, il vantaggio della fuga sul gruppo maglia gialla si aggirava sui 3 minuti. Powless era il primo a scollinare mentre la fuga aveva perso già alcuni pezzi. Alle spalle dei fuggitivi si alternavano in testa al gruppo maglia gialla gli uomini della BORA Hansgrohe e della Jumbo Visma. La scalata verso il Col du Tourmalet vedeva perdere ulteriori pezzi tra i fuggitivi ma anche e soprattutto nel gruppo inseguitore. Il primo dei nomi caldi a perdere contatto era Michael Woods (Team Israel Premier Tech), che si staccava dal gruppo maglia gialla a circa 5 km dalla vetta. Prima di lui si erano già staccati Rigoberto Uran ed Esteban Chaves (Team EF Education EasyPost). A circa 4 km dallo scollinamento una violenta accelerazione del Team Jumbo Vista ad opera di Dylan van Baarle metteva in fila indiana il gruppo inseguitore. Si avvantaggiavano poco dopo Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), Sepp Kuss e Jonas Vingegaard (Team Jumbo Visma), mentre perdeva contatto Jai Hindley (Team BORA HAnsgrohe). Johannessen scollinava in prima posizione sul Col du Tourmalet ed insieme al norvegese restavano in testa alla corsa Kwiatkowski, Shaw, Guerreiro e Van Aert. Alle loro spalle, a circa 40 secondi di ritardo, inseguivano Pogacar, Vingegaard e Powless. Van Aert rallentava nella discesa e veniva ripreso dal primo gruppo inseguitore. Il belga dava così man forte a Vingegaard per riportarsi in testa alla corsa. All’inizio della salita verso il traguardo di Cauterets-Cambasque in testa erano presenti otto ciclisti, con Vingegaard e Pogacar proiettati verso l’ennesimo duello per la vittoria di tappa. Il gruppo maglia gialla inseguiva abbastanza mestamente a 2 minuti e 40 secondi di ritardo. Van Aert terminava il suo lavoro a 4 km e mezzo dalla conclusione, proprio quando iniziava il tratto più duro della salita. Restavano in testa Pogacar, Vingegaard e Kwiatkowski. Vingegaard aumentava l’andatura a poco più di 3 km dalla conclusione e solo Pogacar gli restava attaccato a ruota. Lo sloveno contrattaccava ai meno 2 e si avvantaggiava di una decina di secondi sul danese. Pogacar andava a vincere con 24 secondi di vantaggio su Vingegaard mentre Johannessen chiudeva terzo a 1 minuto e 22 secondi di ritardo. Ruben Guerreiro era quarto a 2 minuti e 6 secondi di ritardo mentre chiudeva la top five James Shaw a 2 minuti e 15 secondi di ritardo da Pogacar. La lotta per la maglia gialla sembra ormai una questione tra Vingegaard e Pogacar, con il danese che conduce di 25 secondi sullo sloveno mentre il primo degli umani, Jai Hindley (Team BORA Hansgrohe), è terzo a 1 minuto e 34 secondi di ritardo. Domani è in programma la settima tappa da Mont-de-Marsan a Bordeaux di 169.9 km. La semplice Cote de Béguey, posta a circa 40 km dal traguardo, non dovrebbe impensierire più di tanto i velocisti, che si giocheranno al 99% la vittoria.
Antonio Scarfone

Tadej Pogacar vince a Cauterets-Cambasque (foto: Getty Images)
GIRO DONNE: VAN VLEUTEN SEMPRE PIÙ CANNIBALE, REALINI SALE SUL PODIO
Ennesima dimostrazione di forza della maglia rosa. Sul traguardo sulle alture di Alassio Annemiek van Vleuten ha dimostrato per l’ennesima volta il suo strapotere in questa edizione del Giro Donne. Se il successo della fortissima olandese non è una novità, lo è invece il rimescolamento alle sue spalle in classifica. Juliette Labous e Gaia Realini, infatti, grazie al secondo posto e al terzo posto di giornata salgono nello stesso ordine alle spalle della maglia rosa.
Il Giro Donne cambia Regione, cambia strade, ma come in matematica il risultato non cambia. Anche oggi sui saliscendi dell’entroterra del ponente della provincia di Savona la più forte è sempre stata lei, la campionessa del mondo Annemiek van Vleuten vestita di rosa griffato Movistar. Ad andare a cercare il classico “pelo nell’uovo” oggi l’olandese ha lasciato un po’ più la scena alle avversarie, salvo poi involarsi all’attacco dell’ultima salita, quella che portava al traguardo del Santuario della Madonna della Guardia, e pedalata dopo pedalata ha dimostrato tutta la sua superiorità nei confronti della avversarie.
Le uniche che hanno provato a resistere alla scatenata olandese sono state Juliette Labous (Team dsm-firmenich) e Gaia Realini (Lidl – Trek). La francese si è piazzata al secondo posto a 13” mentre per l’italiana, promossa sul campo capitana della squadra dopo il ritiro di Elisa Longo Borghini, il ritardo è stato di 20”. Un piazzamento di tutto rispetto per le due che ora seguono in classifica la maglia rosa rispettivamente di 3’56” e 4’25”-
Nonostante il finale “scontato” la tappa odierna, grazie anche ad un tracciato che in parte ha “sfruttato” le strade del Trofeo Laigueglia, non è mai stata banale, anche se la superiorità di condizione della maglia rosa non faceva certo presupporre ribaltoni in classifica o imprese da ciclismo eroico. Alcuni tentativi di attacco hanno ottenuto l’unico effetto che il gruppo delle migliori tenesse alta l’andatura, perdendo costantemente elementi.
Domani si osserverà un giorno di riposo per permettere alla carovana di raggiungere la Sardegna, dove nel weekend si disputeranno le ultime due tappe.
Sabato si correrà la Nuoro – Sassari di poco meno di 126 km, mentre domenica la conclusione sarà con la Sassari – Olbia-
In entrambe le tappe il tracciato potrebbe favorire icolpi di mano ma, per quanto visto fino a questo momento, l’unica veramente in grado di interpretare la corsa con la giusta dose di coraggio e voglia di attaccare è colei che indossa la Maglia Rosa e che sembra destinata a portare a casa il suo quarto Giro dopo i successi del ’18, ’19 e ’22.
Mario Prato

Ennesima dimostrazione di forza della Van Vleuten sulle strade del Giro Donne (Getty Images)
VINGE, IL CAVALIERE PALLIDO FA SBIANCARE POGI (E IL MONDO)
Laruns o Laredo? Tappa western, sottofondo di Morricone, Vingegaard spara più veloce che la propria ombra. Ma tappa e maglia vanno al coraggioso Hindley.
Tappa complessa, tappa avventurosa. Tappa che comincia come scontro fra squadre e finisce come un duello fra singoli. La tensione è altissima fin dal via quando prende il largo, dopo una lotta acerrima durata per oltre trenta km, una fuga potentissima di quasi quaranta atleti. Nubi nere metaforiche riempiono il cielo pirenaico, aria di Giro, aria di L’Aquila 2010, ma qui siamo oltre la fuga bidone, qui vibra nell’atmosfera una vera e propria “electrical storm”, fulmini e saette pronti e percorrere l’alta classifica: per una volta, vanno applaudite a scena aperta le formazioni che cercano una via alternativa per rompere il duopolio a cui sembrerebbe improntato il Tour.
Ecco allora che la Trek lancia in avanti Ciccone (anche se l’uomo per la classifica generale è il giovanissimo danese Skjelmose) accompagnato da due scudieri di primissima categoria come Juanpe López – a lungo maglia rosa del Giro 2022 – e l’ex campione del mondo Pedersen, idem per la Ag2R che accompagna il proprio capitano Gall con il già vincente Paret-Peintre o il promettente scalatore Berthet, la Quickstep che spedisce in avanti Alaphilippe (più per la tappa, invero) con due guardie del corpo d’eccezione quali Cavagna e Asgreen, e via dicendo, con formula simile ma ridotta a duo, con Van Gils scortato da Campenaerts per la Lotto, Matteo Jorgenson supportato da Mühlberger in casa Movistar, Martínez e Fraile per la INEOS.
Volutamente lasciamo per ultimi gli autori di quel che sarà il capolavoro di giornata, i BORA che già ci regalarono con un’azione orchestrale la tappa più memorabile del Giro 2022, quella di Torino: in fuga c’è proprio Jai Hindley, vincitore del Giro proprio quell’anno ma già secondo dietro Tao nel 2020. È al suo primo Tour, ma questo Tour non è più come quelli “di una volta”: qui di cronometro, specialità dove Hindley tentennava, ce n’è pochina. Questo è un Tour dove Hindley può fare quel che gli riesce meglio, aprire il gas con veemenza in qualche arrivo in salita strategico. È assolutamente anomalo che una figura di questo calibro sia riuscita a mettersi in fuga, che glielo si sia consentito, da parte del gruppo, ma anche da parte della fuga stessa, che gradirebbe la serenità di non vedersi inseguita alla morte. Ma la quadratura del cerchio riesce, e Hindley si trova in testa alla gara con due compagni di primissimo livello, a propria volta già, nel recente passato, grandi speranze per l’alta classifica dei movimenti austriaco e tedesco: Konrad e Buchmann.
La chiave di volta tattica è probabilmente la Jumbo che realizza, forse involontariamente, se non direttamente per sbaglio, un altro capolavoro di strategia, certamente stavolta con molta complicità da parte dell’ingenua tracotanza in casa UAE. Il punto della questione è infatti che in testa alla corsa c’è anche Wout Van Aert, anzi c’è una bella fetta del comparto classiche dello squadrone giallonero, stante il fatto che Wout ha al proprio fianco Laporte e un jolly come Benoot. Parliamo degli uomini chiave per le tappe del Galibier e dell’Hautacam l’anno scorso.
E allora qui va segnalata una prima differenza importante, rispetto a un finale che – quello sì, come vedremo – ricorda un po’ troppo la Sky dei tempi d’oro: durante i più soporiferi Tour Sky, le fughe massive della prima settimana si sganciavano con facilità a causa di accordi più o meno taciti di natura preventiva, vale a dire che tali fughe massive erano il frutto di equilibri politici che non si esprimevano in un braccio di ferro sulla strada. Idem dicasi per l’era Armstrong. Durante quei lunghi periodi di dominio, era rara la pratica ora più comune (così come era comune nel ciclismo storico, fino agli anni Ottanta) di dover negoziare la formazione della fuga a base di scatti, controscatti, trenate, chiusure, con medie altissime per mezzora, un’ora o anche più. La fuga riceveva il beneplacito dei pope del peloton con un gesto benedicente, e tanti saluti. La corsa era già controllata fuori dal nastro d’asfalto e prima che si sbandierasse il via. Tant’è che le poche eccezioni sono restate nella storia dello sport, direttamente, a prescindere dal fatto di aver o meno scosso la classifica finale. Qui la situazione, per i motivi che siano, prende un colore diverso, con una gestione degli uomini Jumbo arrischiata, dividendo il team e spostandone il baricentro all’attacco.
E i motivi magari sono bizzarri, come una possibile insurrezione di Van Aert che, insoddisfatto per non avere ancora vinto la sua brava tappetta, decide di prendere il largo con un paio di fedelissimi per farsi i fatti propri. Fatto sta che la giocata, potenzialmente suicida, anche per via della gamba non pienissima dello stesso Wout, si trasforma invece in colpo di genio. La fuga si sente corroborata dalla presenza del carismatico belga e riceve generose iniezioni di vantaggio grazie ai suoi sodali. Dietro la Jumbo stessa non tira, e viceversa si profonde da subito la UAE in solitario: ma così la minaccia per la fuga è assolutamente relativa e percepita come gestibile. Risultato? Nessuno si propone di cacciar via a base di attacchi ad personam il buon Hindley, che naviga fino al finale sostanzialmente a ruota e sostanzialmene indisturbato. Perfetto.
La UAE stessa si consola con la presenza, là davanti, di due alfieri di peso e prestigio, vale a dire Marc Soler e Grossschartner (Austria e Danimarca, come si vede anche oggi, sempre paesi in grandissimo spolvero, esibendo una “muscolatura” del proprio movimento ciclistico anche superiore alle attese, già interessanti). C’è perfino un momento in cui sembrerebbe che la Jumbo, per incapacità di dare un senso chiaro alla missione di Van Aert là davanti, stia in realtà servendo su un piatto d’argento la giocata magistrale a Pogacar: due forti gregari che si riposano in testa, se in qualche momento Pogi aprisse un buco anche piccolo, poi potrebbe agganciarli e dilatare le differenze. Questa la nota tattica che ronza come un basso continuo sullo sfondo di un distacco che oscilla in modo elastico fra i due e i quattro minuti. Un’area di indefinizione che apre ogni ventaglio di possibilità e rende lo scenario appassionante da seguire minuto per minuto, con l’aggiunta ulteriore delle sorprese che la fuga in sé riserva con le proprie dinamiche: Van Aert che anticipa il Soudet, regge con lui solo Campenaerts, e già si pregusta una cavalcata trionfale del “crossista”. Poi però in salita salta fuori che Wout non è più (o non è ancora) l’uomo dell’Hautacam, Juanpe López lavorando per Ciccone lo riporta a tiro, e i nomi forti con la strada all’insù appaiono altri, lo stesso Ciccone, ma ancor più l’arrembante Felix Gall, Dani Felipe Martínez (tutti questi a caccia di punti per la maglia a pois), e naturalmente, assai sornione, il buon Hindley, sempre al coperto. Poi tanti rientri in discesa, e di nuovo Wout a provare l’anticipo, stavolta con Alaphilippe, sulla scia di Neilands, l’uomo delle evasioni a sorpresa.
Fuochi d’artificio, o una sparatoria da saloon, a volte con la sensazione che alcuni cowboys siano perfino un po’ alticci, esaltati dalla possibilità di una vittoria inattesa, giacché dietro avvertono che sta prendendo piede il panico, nelle fila UAE. Soler e Grossschartner vengono richiamati in sequenza per lavorare in testa al gruppo, una marcia indietro che tatticamente comunque penalizza il team, dunque una correzione per evitare mali peggiori, ma con l’inevitabile sentore di confusione e di aver dunque sbagliato tutti i conti.
Arriva il Marie Blanque, lo spauracchio dei Pirenei occidentali, ed è ora di vedere tutti i bluff al tavolo da poker. Hindley se ne va con Gall, poi da solo. Ciccone insegue, il migliore degli altri, con l’altro BORA, Buchmann, sempre sulle ruote a far da stopper (ma a questo punto conta poco, giusto una remora psicologica). Il resto della maxifuga, disperso. Dietro la UAE prende la salita con un certo piglio, ma la Jumbo ha altro in mente. Kuss inietta veleno nei polpacci del gruppo con una delle sue accelerazioni da scalatore puro, potenziata da una bella trenata aggiuntiva da parte di – indovina chi? – Wout Van Aert, incrociato come per caso a mezza salita. In un batter di ciglia il gruppo dei favoriti è sfatto, ridotto al trio Kuss, Vinge, Pogi. Aveva provato a restare attaccato con le unghie il giovanissimo spagnolo della INEOS, Carlos Rodríguez, ma naturalmente scoppia e rimbalza, anche se poi riuscirà a salvare un piazzamento nei dieci, subito dietro il più cauto Gaudu, che ancora ricorda le sberle prese in edizioni anteriori del Tour dai Bud Spencer e Terence Hill che menano forte là davanti. Altro giovinetto pimpante Skjelmose, per il quale come vedremo corre la Trek (ora non più Segafredo ma Lidl). Del resto del panorama intero del ciclismo mondiale, non vanno a fondo, per un filo, giusto i gemelli Yates.
Ma non è finita. Perché deve ancora sparare Vingegaard. E Vingegaard spara. Pogacar nemmeno abbozza una mezza risposta. Quando l’uomo con il fucile, oggi evidentemente Vingegaard, incontra Pogacar armato di pistola, il secondo è un uomo morto. E che fucile impugna Vingegaard oggi. Non si era vista negli ultimi quindici anni un’erogazione di potenza del genere in salita. Praticamente 7 w/kg durante 20 minuti. L’unico termine di paragone disponibile è il Contador di Verbier. O prima, Pantani. Con il dato ancor più traumatico che questa potenza media già di per sé sconvolgente si distribuisce – il che normalmente è meno efficace – in modo disomogeneo, in una curva di continuo aumento ininterrotto. Nell’ultimo km del Marie Blanque c’è stata fra Vingegaard e Pogacar la stessa differenza proporzionale che normalmente può correre fra un professionista e un amatore seppur ben preparato. Ora, è evidente che Pogacar non è al meglio, perché così lo attesta il fatto di non aver potuto sganciarsi di ruota Kuss, che pure aveva ben lavorato in precedenza: lo sloveno doveva essere già al limite, come si deduce anche dall’incapacità di alzare il ritmo quando, dopo la discesa, si arriva a un breve tratto di pianura e flasopiani in teoria a lui più favorevole. È però altrettanto evidente che il livello prestazionale proposto da Vingegaard non ha semplicemente molti termini di paragone fisiologici nel corso della storia del ciclismo tutta.
Dopo il Marie-Blanque, tocca remare, e Vingegaard da bravo vichingo, rema, eccome se rema. Solo soletto riprende tutti i componenti della fuga, tranne Hindley, che vincerà la tappa e andrà in maglia gialla, aprendo così una breccia interessantissima rispetto allo scenario di duopolio che un po’ già ci annoiava prima del via. Hindley comunque si salva per un misero mezzo minuto, tanto per capirci. Dietro Ciccone si arrabbia anche un po’ perché in ammiraglia gli proibiscono di collaborare con Vinge, e così chiudere su Hindley per giocarsi la tappa: ma l’ammiraglia preferisce non dilatare il distacco su Skjelmose che insegue (davvero pensano di giocarsi una vittoria generale del Tour con Skjelmose? Danish power a gogo. Ma magari!). Peccato, perché la volata per il secondo posto la stravince proprio Giulio, con Vingegaard, per fortuna, diciamolo, che si sgancia esausto quando gli altri, che andavano al traino, lanciano lo sprint. Dietro Pogacar arriva mestamente con un gruppo raccogliticcio assemblatosi in discesa, fugaioli superstiti, più altri frammenti dell’esplosione avvenuta in classifica generale. Ora è quasi due minuti dietro la maglia gialla Hindley, e quasi un minuto dietro Vingegaard. Ma Vingegaard ha sentito il sapore del sangue, e potrebbe cercare già sul Tourmalet di chiudere la pratica Pogacar. Magari alleandosi con Hindley e lasciando la gialla a quest’ultimo. Oppure basterà una revolverata nel breve muro di un paio di km che interrompe la monotonia del falsopiano ascendente verso Cauterets. Oppure… Oppure… Oppure chi lo sa, perché questo Tour è partito scoppiettante. Chiudiamo con un altro dato numerico, apertissimo a revisioni naturalmente: la giornata di ieri ci riporta al ciclismo delle maturazioni graduali, agli atleti che fino ai 25-26 anni regalano giusto sprazzi e poi solo da lì in poi vanno affermandosi con crescente sicurezza. Se Bernal, Evenepoel o Pogacar ci avevano in qualche modo proiettato verso il ciclismo precoce dei Coppi, dei Gimondi, dei Merckx, degli Hinault, ci troviamo – insisto, ad oggi – ad ammirare una generale provvisoria dove Pogacar 24enne è fra i pochi più giovani, ma sul serio, con giusto Skjelmose 8º, Carlos Rodríguez 9º e Pidcock 13º a rappresentare il mondo under 23. Hindley, Vingegaard, Ciccone, gli Yates, Buchmann, Kuss ancora una volta sugli scudi, sono tutti esempi invece di maturazione graduale, come potrebbe essere Gaudu, mentre si affacciano ancora sullo sfondo alcuni “vecchietti” di qualità come Bardet, Kelderman o Landa (Woods storia diversa per il cambio di disciplina, un po’ alla Roglic). Anche fra gli eroi di giornata, Gall o Dani Felipe o Jack Haig corrispondono al profilo, più abituale per chi ha seguito il ciclismo degli anni Novanta e Duemila, di una piena espressione del potenziale solo quando si passi il crinale dei 25 anni. Vedremo se anche la classifica generale finale confermerà questa tendenza o resterà un’eccezione del momento. Simbolico che un Pogi fatto impallidire dal pallidissimo Vingegaard indossi la maglia bianca, stavolta senza prestarla a terzi, e inoltre perché oggi come oggi ne sembra l’autentico titolare più che un rivale alla pari del danese per la gialla.
Gabriele Bugada

Vingegaard all'attacco sulle rampe del Marie-Blanque (foto Michael Steele/Getty Images)
LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): TARBES – CAUTERETS (CAMBASQUE)
luglio 6, 2023 by Redazione
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Seconda ed ultima giornata pirenaica per il Tour de France, che oggi proporrà il primo dei quattro arrivi in salita previsti quest’anno. L’ascesa verso il traguardo di Cambasque non è delle più difficili, ma sarà immediatamente preceduta da uno dei simboli del Tour, l’arrampicata che condurrà ai 2115 metri del Col de Tourmalet.
Il Tour si ferma altre ventiquattrore sui Pirenei per affrontare una frazione decisamente più impegnativa ed interessante rispetto a quella vista ieri, come già si evince dando una scorta alla cifra del dislivello complessivo che risultà di quasi 3900 metri, circa 250 in più al confronto con la tappa di Laruns. Ma sono i nomi delle due salite principali a calamitare le attenzioni degli appassionati perchè sono in programma, rispettivamente a 77 e a 48 Km dal traguardo, i mitici colli dell’Aspin e del Tourmalet, che alla Grande Boucle vengono affrontati dal 21 luglio del 1910, giorno della prima tappa pirenaica della storia, disputata tra Luchon e Bayonne, la località dove tre giorni fa si è imposto il belga Jasper Philipsen mentre 113 anni prima a vincere era stato Octave Lapize, il corridore francese che portò a casa quell’edizione del Tour dopo aver dato degli “assassini” agli organizzatori della corsa per aver inserito nel tracciato quelle salite all’epoca impossibili a causa dello stato del fondo stradale. L’Aspin sarà approcciato da Arreau (12 Km al 6.5%) mentre ai 2115 metri del Tourmalet – prima delle due salite “over 2000″ dell’edizione 2023 – si salirà dal più impegnativo tra i due versanti possibili, che inizia a Sainte-Marie-de-Campan e prevede 17 Km d’ascesa al 7.3%. Assegnato in vetta al colle lo speciale premio intitolato a Jacques Goddet, storico organizzatore del Tour dal 1936 al 1986, si percorrerà la successiva discesa di quasi 18 Km, seguita da un lungo tratto in falsopiano discendente che terminerà ai piedi della salita finale verso Cauterets, località termale che già quattro volte ha ospitato l’arrivo di una tappa del Tour. La prima (1953) e l’ultima volta (2015) il traguardo era fissato in centro a poco meno di 900 metri di quota (a imporsi sono stati lo spagnolo Jesús Loroño e il polacco Rafał Majka) mentre quest’anno si salirà fino alla soprastante stazione di sport di Cambasque, a 1355 metri sul livello del mare, dove si è arrivati nel 1989 e nel 1995, quando a tagliare per primi la linea d’arrivo furono lo spagnolo Miguel Indurain e il francese Richard Virenque, vittorioso in un momento triste per il ciclismo italiano (e non solo) perchè quel giorno Fabio Casartelli aveva perso la vita dopo una drammatica caduta nella discesa dal Col de Portet-d’Aspet. Come quel tragico pomeriggio bisognerà affrontare un’ascesa finale che sulle prime non pare particolarmente difficile, lunga 16 Km e caratterizzata da una pendenza media del 5.4% appena. Affrontata una prima parte pedalabile, però, quando mancheranno 5 Km all’arrivo inizierà un tratto di 3500 al 9.2% che potrebbero mettere in croce quei corridori che avranno sofferto il Tourmalet. Sempre che i big della classifica non l’abbiano affrontato in “sordina” decidendo di riservare le energie per l’ascesa finale, come purtroppo spesso accade da qualche anno a questa parte.
METEO TOUR
Tarbes : nubi sparse, 24°C (percepiti 25°C), vento moderato da E (12 – 30 Km/h), umidità al 64%
Côte de Capvern-les-Bains (GPM – Km 29.9) : nubi sparse, 24°C (percepiti 25°C), vento moderato da E (11 – 31 Km/h), umidità al 65%
Arreau – inizio salita Col d’Aspin (Km 55.8) : pioggia debole (0.6 mm), 24°C (percepiti 25°C), vento moderato da NE (3 – 23 Km/h), umidità al 61%
Col du Tourmalet (GPM – Km 97.9) : pioggia debole (1.1 mm), 19°C, vento moderato da SO (0 – 26 Km/h), umidità al 70%
Cauterets (Cambasque)*: pioggia debole (0.2 mm), 24°C (percepiti 25°C), vento moderato da S (4 – 32 Km/h), umidità al 64%
* previsioni relative al centro di Cauterets (842 metri), dal quale si transita a 7 Km dal traguardo (a quota 1355 metri)
GLI ORARI DEL TOUR
13.00: inizio diretta su Eurosport
13.25: partenza da Tarbes
14.10-14.20: GPM della Côte de Capvern-les-Bains
14.40-14.50: traguardo volante di Sarrancolin
14.45: inizio diretta su RAI2
14.50-15.00: inizio salita Col d’Aspin
15.10-15.25: GPM del Col d’Aspin
15.30-15.45: inizio salita Col du Tourmalet
15.55-16.15: GPM del Col du Tourmalet
16.40-17.10: inizio salita finale
17.05-17.35: arrivo a Cauterets (località Cambasque)
RASSEGNA STAMPA
Un super Ciccone chiude 2°: a Hindley tappa e maglia. Vingegaard stacca Pogacar
Gazzetta dello Sport – Italia
Australier sejrer, men dagens store vinder var Vingegaard
Politiken – Danimarca
Vingegaard zmlel Pogačarja in rumeno majico, ki jo bo jutri nosil Hindley
Delo – Slovenia
Jai Hindley wins stage 5 to take the yellow jersey
The Daily Telegraph – Regno Unito
La victoire et le jaune pour Hindley, le bon coup de Vingegaard
L’Équipe – Francia
Vingegaard tumba a Pogacar
AS – Spagna
Jonas Vingegaard deelt in Tour serieuze tik uit aan Pogacar, prijs van de Strijdlust voor Wout van Aert en sluwe Jai Hindley pakt het geel
Het Nieuwsblad – Belgio
Dubbelslag Hindley in eerste bergrit in Tour, Vingegaard pakt veel tijd
De Telegraaf – Paesi Bassi
Traumtag für Bora: Hindley in Gelb, Buchmann auf Rang vier – Vingegaard fährt Pogacar davon
Kicker – Germania
Former Giro champion Hindley wins Tour mountain stage in Pyrenees, claims yellow jersey
The Washington Post – USA
Jack Hindley ganó la quinta etapa del Tour de Francia y es el nuevo líder
El Espectador – Colombia
Jonas Vingegaard gana el primer duelo de montaña a Tadej Pogacar en el Tour de Francia 2023; Jai Hindley, nuevo líder
El Universo – Ecuador
‘Lost for words’: Aussie star’s epic Tour de France win
The Australian – Australia
TOURALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.
Ordine d’arrivo della quinta tappa, Pau – Laruns
1° Fabio Jakobsen
2° Yves Lampaert s.t.
3° Dries Devenyns s.t.
4° Gianni Moscon s.t.
5° Caleb Ewan s.t.
Classifica generale
1° Yevgeniy Fedorov
2° Gianni Moscon a 1′24″
3° Jasper De Buyst a 1′28″
4° Cees Bol a 2′56″
5° Mark Cavendish s.t.
STRAFALGAR SQUARE
Martini (Giro Donne): “La sala strade” (la strada sale)
Garzelli: “Lorens” (Laruns)
De Luca: “Un altro velocista che si è subito scattato” (staccato)
Garzelli: “L’anno scarso” (scorso)
De Luca: “Seguire le ruota del battistrada”
Martini: “Marchiamo questa uscita ad uomo” (attendendo l’arrivo di Ciccone)
Pancani: “E’ appena arrivato la maglia verde”
CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1973
A 50 anni dalla vittoria di Luis Ocaña, riviviamo attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa” l’edizione del Tour vinta dallo “spagnolo di Francia”
5 LUGLIO 1973 – 5a TAPPA: NANCY – MULHOUSE (188 Km)
SPRINT DI GODEFROOT SU GUIMARD. CATIEAU SEMPRE IN MAGLIA GIALLA
La lunga e sfortunata fuga di Grosskost al Tour

Il belvedere del Cirque du Lys a Cauterets e l’altimetria della sesta tappa (www.cauterets.com)
05-07-2023
luglio 5, 2023 by Redazione
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TOUR DE FRANCE
L’australiano Jai Hindley (BORA-hansgrohe) si è imposto nella quinta tappa, Pau – Laruns, percorrendo 162.7 Km in 3h57′07″, alla media di 41.17 Km/h. Ha preceduto di 32″ l’italiano Giulio Ciccone (Lidl-Trek) e l’austriaco Felix Gall (AG2R Citroën Team). Hindley è la nuova maglia gialla con 47″ sul danese Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) e 1′03″ su Ciccone
GIRO D’ITALIA DONNE
L’olandese Annemiek van Vleuten (Movistar Team) si è imposta nella sesta tappa, circuito di Canelli, percorrendo 102.7 Km in 2h39′04″, alla media di 38.738 Km/h. Ha preceduto di 20″ la connazionale Lorena Wiebes (Team SD Worx) e la tedesca Liane Lippert (Movistar Team). Miglior italiana Soraya Paladin (CANYON//SRAM Racing), 4° a 25″. La Van Vleuten è ancora in maglia rosa con 3′03″ sulla statunitense Veronica Ewers (EF Education-TIBCO-SVB) e 3′39″ sulla francese Juliette Labous (Team Dsm-Firmenich). Miglior italiano la Realini, 5° a 3′14″
ÖSTERREICH-RUNDFAHRT – TOUR OF AUSTRIA
L’italiano Matteo Sobrero (Team Jayco-AlUla) si è imposto nella quarta tappa, Alpendorf (Sankt Johann im Pongau) – Steyr, percorrendo 197 Km in 4h09′19″, alla media di 47.41 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Felix Engelhardt (Team Jayco-AlUla) e il ceco Michael Boros (Elkov-Kasper). L’ecuadoriano Jhonatan Narvaez (INEOS Grenadiers) è ancora leader della classifica con 28″ su Sobrero (Team Jayco-AlUla) e 31″ sul colombiano Jesus David Peña (Team Jayco-AlUla)
VAN VLEUTEN BRINDA ANCHE A CANELLI, SEMPRE PIÙ PADRONA DEL GIRO DONNE
La Campionessa del mondo si conferma padrona di questo Giro 2023. L’arrivo in solitaria a Canelli ha sancito, nel caso ce ne fosse stato bisogno, che l’olandese è decisamente molto al di sopra delle sue avversarie. Prima delle terrestri la campionessa europea Lorena Wiebes, che ha preceduto la Campionessa Nazionale di Germania Liana Lippert in uno sprint a due. Quarta l’italiana Soraya Paladin.
Nel caso ci fossero stati ancora dubbi, sulla tenuta atletica e sulla aggressività sportiva della portacolori del Team Movistar Annemiek Van Vleuten, l’arrivo di oggi gli ha fugati tutti.
La campionessa del mondo in carica, alla soglia dei 41 anni, non si risparmia, non fa calcoli, non corre di conserva. Con il vantaggio in classifica che aveva alla partenza della sesta tappa avrebbe potuto starsene tranquilla in gruppo a far fare la corsa a chi ha ancora speranze se non di spodestarla, almeno di lottare per i restanti gradini del podio. La disavventura occorsa ieri alla campionessa italiana Longo Borghini, non partita oggi, le aveva tolto colei che fino a poco prima dell’incidente aveva dimostrato di essere l’unica in grado, se non di batterla, comunque di impensierirla. A questo si deve aggiungere la caduta che ha costretto al ritiro la vincitrice di ieri, la tedesca Antonia Niedermaier (Canyon//SRAM Racing), che la seguiva in classifica. Si poteva prospettare quindi un proseguo di Giro Donne all’insegna del controllo e del risparmio di energie per la Maglia Rosa. Due termini che molto probabilmente non appartengono al vocabolario dell’olandese.
La tappa odierna è stata interpretata a viso aperto, ma la Maglia Rosa si è sempre dimostrata pronta e presente, senza mai risparmiarsi. Nelle fasi decisive, con il gruppo di testa ormai ridotto a poco più di una quarantina di ragazze, la DSM si è messa in mostra con l’intenzione di appropinquarsi all’ultima salita di giornata con Juliette Labous nelle migliori condizioni per fare bene. Infatti, è stata proprio la francese a forzare l’andatura sul GPM di Calosso, facendo però il gioco della Maglia Rosa che ha aperto il gas e ha salutato la compagnia. L’ennesimo assolo vincente dell’olandese ha dimostra ulteriormente che la Van Vleuten vuole portarsi a casa questo Giro senza se e senza ma.
A questo punto, con la maglia rosa involata verso il traguardo, le atlete che le si trovano appena dietro in classifica si sono organizzate per andare a cogliere almeno le posizioni di rincalzo, anche perché con le uscite di scena della Longo Borghini e della Niedermaier si aprono importanti spiragli per andare ad occupare i gradini più bassi del podio. Tornando alla tappa odierna seconda a 20″ si è piazzata Lorena Wiebes (Team SD Worx) che ha avuto la meglio sullatedesca Liane Lippert (Movistar Team). A 25″ si è piazzata Soraya Paladin (Canyon//SRAM Racing), mentre dopo altre 3 secondi Silvia Persico (UAE Team ADQ) ha avuto la meglio su altre tre componenti del primo gruppetto inseguitore.
In classifica generale alle spalle dell’olandese troviamo la statunitense Veronica Ewers (EF Education-TIBCO-SVB) a 3′03″, la francese Labous a 3′39″ e Gaia Realini (Lidl – Trek), prima delle italiane, a 3′59″.
Domani il carrozzone del Giro Donne si trasferirà in Liguria per la Albenga-Alassio, tappa dopo la quale si osserverà un giorno di riposo per effettuare la traversata che condurrà in terra sarda. L’arrivo in salita di domani al santuario della Guardia potrebbe essere l’ennesimo palcoscenico per la Maglia Rosa, sempre più decisa a essere padrona di questa edizione del Giro.
Mario Prato

La Van Vlauten all'attacco tra i vigneti del Monferrato (foto Getty)
GIRO DONNE: A CERES LA NOVITÀ NIEDERMAIER E LA CONFERMA VAN VLEUTEN
Dopo la serie vittoriosa delle Maglie simbolo del ciclismo, oggi è stata la volta della giovane Antonia Niedermaier, classe 2002, imporsi sul traguardo di giornata. Seconda la mgalia rosa Annemiek van Vleuten, che nonostante una caduta si conferma leader assoluta della corsa. Addio sogni di gloria per Elisa Longo Borghini, che dopo una prova da protagonista cade in discesa e arriva con quasi 8’ di ritardo.
Era la tappa regina di questo Giro Donne e le attese non sono state deluse, anche se per i colori italici sono più i rimpianti che le soddisfazioni.
Da sportivi non si può che essere felici per l’esito della tappa odierna. Innanzitutto per il nome della vincitrice, alla sua prima affermazione nel World Tour. Antonia Niedermaier (Canyon//SRAM Racing), teutonica di vent’anni, nella prova odierna non ha avuto timori reverenziali a combattere a viso aperto con le protagoniste della corsa. In una tappa molto frizzante con una situazione sempre in divenire le assolute protagoniste sono state soprattutto Elisa Longo Borghini (Lidl – Trek) e la Maglia Rosa Annemiek van Vleuten (Movistar Team). In questa guerra aperta tra le due prime donne si è inserita senza timori referenziale la Niedermaier, che ha confermato anche oggi di essere una delle migliori scalatrici tra le nuove generazioni. La sua azione, che si è poi dimostrata decisiva, ha chiamato alla ribalta anche le due “stars”, che sono anche cadute in discesa. La Van Vleuten vittima di una scivolata, è subito risalita in sella, ma ha diminuito l’intensità del suo inseguimento. La Longo Borghini, invece, se l’è vista decisamente più brutta poichè a causa di un “dritto” in discesa è andata a centrare un cumulo di terra a bordo strada che l’ha letteralmente catapultata in avanti. Nonostante la botta e le escoriazioni, la nostra è risalita in sella ed è giunta al traguardo con un ritardo di 7’40”, scortata dalla compagna di squadra Shirin Van Anrooij
Ora la classifica generale vede sempre al primo posto la Van Vleuten che precede di 2’07” la vincitrice di oggi, neo Maglia Bianca ai danni di Gaia Realini (Lidl – Trek), ora quinta nella generale a 3′14″ dall’olandese in rosa. Terza a 2’18” è Veronica Ewers (EF Education-TIBCO-SVB).
Oggi altra giornata piemontese per il Giro Donne con la Canelli-Canelli di 104,4 km. Il percorso presenta una seconda parte vallonata e un finale in salita che dovrebbe scongiurare l’arrivo a ranghi compatti.
Mario Prato

Antonia Niedermaier a due passi dalla vittoria sul traguardo di Ceres (Getty Images)
LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): PAU – LARUNS
luglio 4, 2023 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Scocca l’ora delle grandi montagne con il primo dei due tapponi pirenaici. Pur con qualche differenza si gareggerà sullo stesso percorso sul quale lo sloveno Tadej Pogacar si impose al Tour del 2020, quando tra Pau e Laruns si disputò la nona tappa. Stavolta siamo appena alla quinta giornata di gara, grandi difficoltà ancora non sono state effettuate e le energie globali sono ancora fresche: è molto probabile che ci sia molta meno selezione rispetto a tre anni fa, tenendo anche conto che molti big non vorranno sprecare troppe energie in previsione della più impegnativa frazione di Cauterets di domani
E’ già arrivato il momento di affrontare le grandi salite, anche perchè partendo quest’anno dalla Spagna era inevitabile ritrovarsi dopo poche tappe sui Pirenei. I corridori li affronteranno in due giornate e la prima darà agli appassionati una certa sensazione di “déjà vu” (”già visto” per chi non mastica il francese) perchè tra le medesime città di tappa odierne, l’onnipresente Pau e Laruns, si è disputata una tappa anche nel 2020, su di un percorso quasi fotocopia. Quel giorno si percorsero una decina di chilometri in meno rispetto alla frazione di quest’anno, ma con una salita in più, l’impegnativo Col de la Hourcère, seguita dal tratto terminale del Col de Soudet e infine dal Marie-Blanque. Stavolta il Soudet si affronterà nella sua interezza (15 Km al 7.2%) e il tratto successivo sarà ricalcato alla virgola, con il poco impegnativo Col d’Ichère (4.2 Km al 7%) a precedere il Col de Marie-Blanque, poco meno di 8 Km all’8.6% con gli ultimi 4000 metri costantemente sopra all’10% di pendenza media. Giunti in vetta mancheranno 18 Km e mezzo per giungere allo stesso traguardo dove tre anni fa si impose lo sloveno Tadej Pogacar, che precedette allo sprint il connazionale Roglic, l’elvetico Hirschi, il colombiano Bernal e lo spagnolo Landa, mentre un altro risicato gruppetto di rivali di classifica tagliò la linea d’arrivo con undici secondi di ritardo. Va detto, però, che in quell’occasione si era al termine della nona frazione e in precedenza si erano già affrontate quattro tappe di montagna, mentre oggi sarà appena il quinto giorno di gara e i corridori non hanno lasciato per strada parecchie energie, anche se le prime due frazioni in terra basca si sono rivelate parecchio dispendiose, se si pensa che la maglia nera – l’ultimo corridore della classifica – viaggia già con tre quarti d’ora di ritardo. A meno di clamorose sorprese, è molto probabile che i distacchi siamo molto meno marcati rispetto alla tappa del 2020, anche perchè i corridori che puntano al successo finale potrebbero giocare al risparmio e attendere la più impegnativa tappa di domani, che ha in serbo la mitica ascesa ai 2115 metri del Tourmalet e l’arrivo in salita a Cauterets.
METEO TOUR
Pau : poco nuvoloso, 23°C (percepiti 25°C), vento moderato da NO (6 – 19 Km/h), umidità al 61%
Lanne-en-Barétous (traguardo volante – Km 48.8) : poco nuvoloso, 22°C (percepiti 24°C), vento moderato da NO (3 – 20 Km/h), umidità al 63%
Col de Soudet (GPM – Km 87.5) : pioggia debole (0.1 mm), 14°C, vento moderato da N (8 – 27 Km/h), umidità al 81%
Laruns : pioggia debole (0.4 mm), 22°C (percepiti 23°C), vento moderato da N (8 – 35 Km/h), umidità al 74%
GLI ORARI DEL TOUR
12.45: inizio diretta su Eurosport
13.25: partenza da Pau
14.25-14.35: traguardo volante di Lanne-en-Barétous
14.45: inizio diretta su RAI2
15-15.10: inizio salita Col de Soudet
15.40-16.00: GPM del Col de Soudet
16.30-16.55: GPM del Col d’Ichère
16.40-17.05: inizio salita Col de Marie-Blanque
17.00-17.30: GPM del Col de Marie-Blanque
17.20-17.55: arrivo a Laruns
RASSEGNA STAMPA
Philipsen, bis in volata nel circuito di Nogaro. Adam Yates resta in giallo
Gazzetta dello Sport – Italia
Belgisk sprinterfænomen vandt for anden dag i træk efter et drabeligt spurtopgør
Politiken – Danimarca
Mohorič je grdo padel, Philipsen ponovil zmago – Pogačar po deseto zmago v kraj srečnega imena
Delo – Slovenia
Jasper Philipsen the sprint master wins second Tour de France stage in a row
The Daily Telegraph – Regno Unito
Le nouvel ogre Philipsen
L’Équipe – Francia
Una siesta al esprint
AS – Spagna
Slaapverwekkende rit, fenomenale finish: Jasper Philipsen is opnieuw de snelste in koninklijke massasprint in de Tour
Het Nieuwsblad – Belgio
Fiets Fabio Jakobsen breekt in tweeën bij valpartij tijdens chaotische Tour-finish
De Telegraaf – Paesi Bassi
Bauhaus erneut auf dem Podest – Philipsen siegt in chaotischem Zielsprint
Kicker – Germania
Philipsen makes it back-to-back Tour de France stage wins, Yates keeps overall lead
The Washington Post – USA
Jasper Philipsen volvió a ganar y se quedó con la cuarta etapa del Tour de Francia – Egan Bernal recibió dura sanción y multa en el Tour de Francia 2023
El Espectador – Colombia
Jasper Philipsen se impone en accidentado esprint de la cuarta etapa del Tour de Francia
El Universo – Ecuador
TOURALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.
Ordine d’arrivo della quarta tappa, Dax – Nogaro
1° Mikkel Bjerg
2° Quinn Simmons a 36″
3° Antonio Pedrero a 1′31″
4° Jasper De Buyst a 1′39″
5° Pascal Eenkhoorn s.t.
Miglior italiano Alberto Bettiol 22° a 2′09″
Classifica generale
1° Yevgeniy Fedorov
2° Gianni Moscon a 1′24″
3° Jasper De Buyst a 1′28″
4° Cees Bol a 2′56″
5° Mark Cavendish s.t.
STRAFALGAR SQUARE
De Luca: “La tappa maglia di Adam Yates” (la maglia gialla)
Garzelli: “Non sarà facile per i velocista”
Pancani: “Se la sono presi con calma”
Pancani: “La primo tappa pirenaica”
Televideo: “Jesper Philipsen” (Jasper Philipsen)
Televideo: “La tappa vive sulla fuga dei francebiet Cosnefroy e Delaplace”
CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1973
A 50 anni dalla vittoria di Luis Ocaña, riviviamo attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa” l’edizione del Tour vinta dallo “spagnolo di Francia”
4 LUGLIO 1973 – 4a TAPPA: REIMS – NANCY (214 Km)
BIS DI ZOETEMELK NEL TOUR A NANCY
Dopo la cronometro d’apertura – La maglia gialla rimane a Catieau – Tappa al rallentatore in piena afa – Oggi arrivo a Mulhouse

Laruns e l’altimetria della quinta tappa (www.guide-bearn-pyrenees.com)
TOUR DE FRANCE, PHILIPSEN E’ ANCORA IL RE DEGLI SPRINTERS
Il fiammingo dell’Alpecin – Deceuninck si conferma numero uno in volata e bissa il successo di ieri a Bayonne, ancora una volta grazie allo splendido lavoro di Mathieu Van der Poel sui lunghi rettilinei dell’Autodromo Paul Armagnac di Nogaro. Il podio di un giorno fa ha gli stessi protagonisti, con Caleb Ewan che stavolta è secondo e ha avuto la meglio su Phil Bauhaus. Da domani si va sui Pirenei.
Implacabile, imbattibile. Quali altri aggettivi possiamo usare per definire Jasper Philipsen? Se ieri a Bayonne ha rischiato (anche la squalifica), oggi il belga dell’Alpecin-Deceuninck ha avuto la meglio per questione di centimetri su Caleb Ewan, fortissimo e brevilineo uomo delle volate per la Lotto – Dstny.
Ma non è stato un finale tranquillo quello visto nella quarta tappa (Dax – Nogaro, 182 km): il profilo altimetrico piuttosto ondeggiante ha permesso alla fuga di Benoit Cosnefroy (AG2R-Citroen) e Anthony Delaplace (Arkea Samsic) dopo una prima parte di corsa ad andatura “cicloturistica” e il passaggio dal santuario di Notre-Dame des Cyclistes. La coppia transalpina verrà poi raggiunta ad una trentina di chilometri dal traguardo e le squadre iniziano a lavorare per la volata.
Gli ultimi tremila metri di tappa sono all’interno dell’autodromo Paul Armagnac di Nogaro ed ai -1700 metri vanno a terra Fabio Jakobsen (Soudal Quick-Step) e Jacopo Guarnieri (Lotto Dstny): l’italiano s’infortuna alla spalla (sospetta frattura alla clavicola), poi è il norvegese Søren Wærenskjold ( Uno-X Pro Cycling Team) a cadere a terra insieme ad Axel Zingle (Cofidis) nel lanciare rispettivamente le volate ad Alexander Kristoff e Bryan Coquard, poi irrompe Mathieu van der Poel che si conferma il perfetto ultimo uomo per Philipsen.
La classifica generale rimane immutata con Adam Yates ( UAE Team Emirates) sempre in maglia gialla, ma da domani si inizia a salire sui Pirenei cn la Pau – Laruns di 163 km. C’è da affrontare il Col de Soudet, il Col d’Ichere ed il Col de Marie Blanque: qualcosa si può smuovere in questo primo assaggio di grandi salite del Tour 2023.
Andrea Giorgini

Bis per Philipsen sulle strade del Tour 2023 (foto Getty Images)
04-07-2023
luglio 4, 2023 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR DE FRANCE
Il belga Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck) si è imposto anche nella quarta tappa, Dax – Nogaro, percorrendo 181.8 Km in 4h25′28″, alla media di 41.09 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Caleb Ewan (Lotto Dstny) e il tedesco Phil Bauhaus (Bahrain Victorious). Miglior italiano Luca Mozzato (Team Arkéa-Samsic), 12°. Il britannico Adam Yates (UAE Team Emirates) è ancora in maglia gialla con 6″ sullo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) e sul connazionale Simon Yates (Team Jayco-AlUla). Miglior italiano Giulio Ciccone (Lidl-Trek), 17° a 43″.
GIRO D’ITALIA DONNE
La tedesca Antonia Niedermaier (CANYON//SRAM Racing) si è imposta nella quinta tappa, Salassa – Ceres, percorrendo 105.6 Km in 3h14′02″, alla media di 32.654 Km/h. Ha preceduto di 9″ l’olandese Annemiek van Vleuten (Movistar Team) e di 1′26″ la neozelandese Niamh Fisher-Black (Team SD Worx). Miglior italiana Gaia Realini (Lidl-Trek), 6° 1′32″. La Van Vleuten è ancora in maglia rosa con 2′07″ sulla Niedermaier e 2′18″ sulla statunitense Veronica Ewers (EF Education-TIBCO-SVB). Miglior italiano la Realini, 5° a 3′14″
ÖSTERREICH-RUNDFAHRT – TOUR OF AUSTRIA
L”ecuadoriano Jhonatan Narvaez (INEOS Grenadiers) si è imposto anche nella terza tappa, Sillian – Alpendorf (Sankt Johann im Pongau), percorrendo 148.5 Km in 3h54′26″, alla media di 38.007 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’etiope Berhe Hagos Welay (Team Jayco-AlUla) e di 3″ il colombiano Jesus David Peña (Team Jayco-AlUla). Miglior italiano Alessandro Covi (UAE Team Emirates), 7° a 6″. Narvaez è ancora leader della classifica con 28″ su Peña e 32″ sul neozelandese George Bennett (UAE Team Emirates). Miglior italiano Matteo Sobrero (Team Jayco-AlUla), 6° a 35″.
TROFEO CITTÀ DI BRESCIA – MEMORIAL RINO FIORI
L’italiano Federico Guzzo (Zalf Euromobil Fior) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Brescia, percorrendo 121.8 Km in 2h52′06″, alla media di 42.464 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Matteo Zurlo (UC Trevigiani Energiapura Marchiol) e di 22″ l’italiano Edoardo Zamperini (Zalf Euromobil Fior)