QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DI BERGAMO
maggio 22, 2023 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Ecco il tradizionale contenitore made ne ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione vinta da Giuseppe Saronni nel 1983)
SALA STAMPA
Italia
Giro d’Italia, la 15ª tappa: vince McNulty davanti a Healy e Frigo. Armirail resta in rosa
Gazzetta dello Sport
Belgio
Brandon McNulty pakt mooiste zege uit zijn carrière en wint vijftiende etappe van Giro na lange sprint tegen Healy en Frigo
Het Nieuwsblad
Slovenia
Bergamo McNultyju, Roglič pospešil le v zaključku
Delo
Gran Bretagna
McNulty wins stage 15 and Thomas cuts Armirail lead
The Guardian
Francia
McNulty règle les échappés, Armirail reste en rose
L’Équipe
Spagna
McNulty, tú sí que vales
AS
Portogallo
João Almeida vai para o descanso no Giro a mostrar que está em forma
Público
Paesi Bassi
Brandon McNulty troeft in zinderende slotfase medevluchters af in 15e Giro-rit
De Telegraaf
Danimarca
Amerikansk udbryder tager sjælden sejr i Giroen
Politiken
Germania
McNulty gewinnt 15. Etappe – Kämna bleibt Siebter
Kicker
USA
McNulty claims first Grand Tour stage win, Armirail stays in Giro lead ahead of decisive Dolomites
The Washington Post
Colombia
Einer Rubio es la revelación del Giro de Italia, otra espectacular etapa
El Tiempo
DISCOGIRO
La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it
Gimondi e il Cannilbale (Enrico Ruggeri)
METEOGIRO
Sabbio Chiese: cielo sereno, 23°C (percepiti 25°C), vento debole da S (6 – 20 Km/h), umidità al 55%
Limone sul Garda (42.8 Km): nubi sparse, 25°C (percepiti 26°C), vento debole da S (2 – 15 Km/h), umidità al 51%
Passo di Santa Barbara (GPM – 76.8 Km): nubi sparse, 19°C, vento debole da SO (3 – 22 Km/h), umidità al 54%
Rovereto (traguardo volante – 103.5 Km): temporale con pioggia debole (0.4 mm), 24°C (percepiti 25°C), vento moderato da S (5 – 30 Km/h), umidità al 58%
Serrada (GPM – 153.5 Km): pioggia debole (0.1 mm), 19°C, vento moderato da S (5 – 31 Km/h), umidità al 59%
Aldeno (traguardo volante – 181.1 Km): poco nuvoloso, 25°C (percepiti 26°C), vento moderato da S (5 – 30 Km/h), umidità al 53%
Monte Bondone: nubi sparse, 18°C, vento moderato da S (4 – 40 Km/h), umidità al 60%
GLI ORARI DEL GIRO
10.30: inizio diretta su Eurosport
10.50: inizio diretta su RaiSport
11.05: partenza da Sabbio Chiese
12.30-12.40: inizio salita del Passo di Santa Barbara
13.05-13.25: GPM del Passo di Santa Barbara
13.20-13.45: GPM di Passo Bordala
13.45-14.10: traguardo volante di Rovereto e inizio salita di Matassone
14.00: inizio diretta su Rai2
14.10-14.40: GPM di Matassone
14.40-15.10: inizio salita di Serrada
15.05-15.55: GPM di Serrada
15.50-16.30: traguardo volante di Aldeno e inizio salita finale
16.50-17.45: arrivo sul Monte Bondone
STRAFALGAR SQUARE
Rizzato: “Hanno le mascherine sopra l’ammiraglia”
Conti: “29 anni e nove mezzi”
Pancani: “Bergamo Alto”
Fabretti: “Ancora un nullo di fatto”
Garzelli: “E’ importante prenderla in primi posizione”
Garzelli: “La maglia rosa è ambita a Roma per indossare e vincere il Giro d’Italia”
Garzelli: “La cronoscalanta del Monte Lussari”
Fabretti: “Grazie a te se il ciclismo è forte come ancora”
GIROALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera
Ordine d’arrivo della quindicesima tappa, Seregno – Bergamo
1° Alberto Dainese
2° Alexander Krieger a 12′33″
3° Amanuel Gebreigzabhier s.t.
4° Mark Cavendish s.t.
5° Charlie Quarterman s.t.
Classifica generale
1° Campbell Stewart
2° Alexander Krieger a 2′35″
3° Yukiya Arashiro a 3′02″
4° Alberto Dainese a 6′14″
5° Nicolas Dalla Valle a 6′51″
IL GIRO DI 40 ANNI FA
Riviviamo l’edizione 1983 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”
27 maggio 1983 – 14a TAPPA: PARMA – SAVONA (243 Km)
BATTAGLIN MALATO PERDE MEZZ’ORA
Dopo la lunga e velocissima Parma-Savona, Saronni ha un avversario in meno da battere
Il capitano dell’Inoxpran, colpito da gastrite acuta dopo l’intossicazione, è crollato in salita ed è giunto staccatissimo con Groppo, vittima di una caduta – Successo del tedesco Braun, che ha resistito al ritorno del gruppo – Moser vuole premi indicizzati

Porta San Giacomo a Bergamo illuminata di rosa (www.bergamosportnews.com)
ARCHIVIO QUARTIERTAPPA
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Raduno di partenza a Fossacesia Marina
1a tappa: Fossacesia Marina – Ortona (cronometro individuale)
2a tappa: Teramo – San Salvo
3a tappa: Vasto – Melfi
4a tappa: Venosa – Lago Laceno
5a tappa: Atripalda – Salerno
6a tappa: Napoli – Napoli
7a tappa: Capua – Gran Sasso d’Italia
8a tappa: Terni – Fossombrone
9a tappa: Savignano sul Rubicone – Cesena (cronometro individuale)
10a tappa: Scandiano – Viareggio
11a tappa: Camaiore – Tortona
12a tappa: Bra – Rivoli
13a tappa: Borgofranco d’Ivrea – Crans Montana
14a tappa: Sierre – Cassano Magnago
BERGAMO, NOTA AL MARGINE: “BASTA MORTI IN BICI”
Ancora una fuga, ancora una bella schermaglia a tre, ancora il peloton pateticamente al pascolo. Il Giro non alza la testa, e il ciclismo nemmeno: da bordo strada si protesta per le morti in bicicletta, il movimento tace.
Un’altra tappa che ci scorderemo facilmente. Si scordano tante cose, dopotutto. Soprattutto i morti. A Bergamo spunta il sole, i bordi delle strade sono stracolmi di gente allegra per il Giro. Gran parte del gruppo si scorda di correre. Sarà l’abitudine. “Lo sa che io ho perduto un Giro?”, dirà un giorno qualcuno. “Signore, lei è un corridore professionista piuttosto distratto”, potrebbero rispondergli. Un’altra tappa è andata, la sua musica finita, col gruppo spanciato anche in salita. Va detto che i ciclisti in genere non sono distratti, altrimenti ci lasciano la pelle. Le cicliste nemmeno, naturalmente: anche loro ci lasciano la pelle. Per fortuna la Regione Lombardia qualche anno fa si è premurata di raccogliere tutti i dati sugli incidenti stradali con vittime in bicicletta: così alla faccia delle reti sociali e della fauna che vi imperversa sappiamo che in bici sostanzialmente si muore senza colpe proprie. Travolti dal solito destino, cioè dal solito guidatore immancabilmente sconvolto. Ex post. Lo stesso che magari fino a un attimo prima dell’incidente si stava dedicando a uluare col clacson contro le biciclette, a superare facendo il filo per ripicca o terrorismo, oppure, perché no, a girare un video e redigere invettive contro i ciclisti sulle stesse reti sociali di cui sopra. Fino a un attimo prima – o magari direttamente durante l’incidente. L’uso del cellulare alla guida scalza droghe, alcol o velocità in vetta alle cause di sinistro. L’automobilista, in effetti, è in genere distratto. D’altronde meglio così, duole meno pensare alla distrazione che non all’accanimento, quando ci scappa un morto. Non che i casi di accanimento conclamato latitino, fra pestaggi e inseguimenti per travolgere apposta il reo ciclista. Magari quello sbagliato, come accaduto a Milano: aggressione e distrazione, perché scegliere una sola delle due se si può scadere in entrambe?
Numeri alla mano, dunque, ciclisti e cicliste non muoiono per distrazione propria, e piuttosto sorprendentemente non muoiono nemmeno per indisciplina. “Sorprendentemente” perché, è vero, in bicicletta può esistere un’intrinseca resistenza a farsi disciplinare. E per fortuna, perché chi pedala ne ha ben donde: in Italia lo si fa tra le maglie di una normativa antidiluviana e programmaticamente ostile, quando non già discriminatoria. È l’eredità squallida e cancrenosa di un passato industriale, anch’esso ormai in condizioni terminali, ma ai cui diktat continuano a improntarsi tanti nostri modi di vivere e di pensare. La coazione a ripetere e l’impotenza della politica hanno fatto il resto: le norme di circolazione italiane così come le infrastrutture specifiche per la bici sono orribilmente obsolete nel migliore dei casi, dannose nel peggiore. È davvero meritorio che si riesca ad andare in bicicletta ovviando alle regole più inaccettabili senza che tali infrazioni della “disciplina” si traducano in incidenti. D’altronde i ciclisti e le cicliste, già si è detto, sono tutt’altro che distratti, e sono pure alquanto interessati alla propria integrità fisica, della quale per il resto nessun altro sembra preoccuparsi granché. Di qui il miracolo di riuscire a farsi ammazzare da innocenti, in un mondo dove di innocenza ne resta ben poca.
Tutto questo lo sappiamo bene, perché scriverne oggi? Lo sappiamo benissimo, anzi, visto che fra l’aprile del 2017 e il novembre del 2022, nel breve volgere di una manciata di anni, sono stati uccisi in sella alle loro biciclette due fra gli atleti professionisti più di spicco del movimento ciclistico italiano, Scarponi e Rebellin. Probabilmente fra i dieci corridori principali che l’Italia abbia avuto in questo squarcio di secolo. Rebellin è stato ucciso meno di sei mesi fa. Ma, come premesso, si scordano tante cose, soprattutto i morti.
A Bergamo è stato investito e ucciso un uomo in bicicletta martedì scorso. Non è passata nemmeno una settimana. È successo a meno di due chilometri da dove il Giro ha posto il proprio festoso traguardo. Bergamo non se n’è scordata. O qualcuno non se n’è scordato a Bergamo. Sulla Boccola, dove i ciclisti sono transitati due volte, in mezzo a due fittissime ali di folla, era esposto un gigantesco striscione: “Basta morti in bici”. Le riprese televisive non ci si sono soffermate più di tanto, anzi sono parse evitarlo. O forse è stata solo distrazione. La distrazione imperante a questo Giro, che coincide pericolosamente col fare il proprio più miope interesse.
Abbiamo scritto giusto un paio di giorni orsono delle pressanti preoccupazioni del sindacato ciclisti professionisti per la salute e sicurezza dei propri membri, in quel caso per via della pioggia. Mi domando se questa morte così recente, così prossima, non potesse o dovesse essere spunto per una nuova levata di scudi. Una parte consistente dell’attività del ciclista professionista si svolge in allenamento, su strade aperte: infatti non si contano gli incidenti, gli infortuni, le aggressioni, le risse. Nel bilancio dei rischi a cui va incontro chi fa il corridore per lavoro, la sicurezza stradale generale e una normativa che tuteli chi pedala dovrebbero essere una priorià assoluta.
Una parte del rischio sarà sempre ineliminabile, ma l’Italia ha un enorme problema specifico in quest’ambito. Un problema colossale. Infatti anche se a Bergamo forse non si nota, in Italia si pedala sempre di meno, e in proporzione si muore sempre di più, con cifre che da decenni si assestano fra i duecento e i trecento morti annui. A Milano nei tre mesi che separano i primi di febbraio dai primi di maggio sono state uccise tre persone in bicicletta. Ogni settimana vengono uccise sulle strade italiane fra quattro e sei persone mentre stanno pedalando. In Spagna, per confrontarci con un Paese per molti versi affine, l’uso della bicicletta – sportivo o meno – è invece in crescita vertiginosa. Il numero dei morti viceversa è crollato, in due successivi scossoni: ai primi Duemila e a metà dei ’10, a seguito di innovazioni nel codice di circolazione. Confrontando i dati dal 2018 ai più recenti disponibili, la Spagna si assesta sulla sessantina di vittime annue con valori anche inferiori a 50. L’Italia viaggia attorno alle 220 vittime. Ogni anno. Le vittime sono la punta di un iceberg che comprende in proporzioni via via crescenti e rapidamente mostruose anche: le lesioni incapacitanti, i feriti gravi, i danni economici, il senso di minaccia continuo per chi pedala, la discriminazione, il caos normativo, l’insicurezza fisica e legale, e quindi, dilagante, l’abbandono della bicicletta proprio in un momento in cui se ne impone l’imprescindibilità per una mobilità minimamente sostenibile.
Contador, nella cronaca televisiva per Eurosport, sbozza un ritratto da brividi di che cosa significhi allenarsi sulle strade italiane perché la gente in macchina guida terribilmente; è qualcosa, uno sprazzo di consapevolezza, ma parla in spagnolo e non lo ascolteranno gli italiani. Il tutto scade poi troppo facilmente nel folklore nazionale, “pensa un po’ l’Italia, i soliti caciaroni, girate al largo se potete”. Sarebbe stato interessante un paragone sui numeri e sulle normative, ma questo va forse chiesto ai giornalisti, più che a Contador.
La tappa di Bergamo è stata una nota al margine in questo Giro. Il gruppo che ha fatto scempio del primo tappone alpino minacciando scioperi in nome della sicurezza, ha poi insistito giorno dopo giorno in uno smaccato sciopero bianco. A poco è valso il sole di Bergamo, le strade asfaltate per tempo. Si è de facto bloccata la sede stradale subito dopo aver dato via libera senza colpo ferire a una fuga bislacca nella quale spiccavano fin da subito i nomi di maggior caratura per un tracciato altimetrico: McNulty, Healy, Mollema, Rubio rientrato dopo un lungo inseguimento solitario. Il resto era mero condimento, con le eccezioni di cui si dirà, più quella di Rojas, stoico in appoggio a Rubio. Nonostante un’evasione di Bonifazio arenatasi sui muri della Roncola, l’ordine di arrivo conferma pedissequamente le previsioni con l’unica aggiunta dell’indomabile giovanissimo Marco Frigo, che riuscirà a piazzarsi terzo. Divertente il duello fra Healy e Rubio per i punti di miglior scalatore, entrambi propensi a insidiare Bais e Pinot. Divertente la sfida in Roncola fra McNulty e Healy, col primo che allunga, il secondo che lo ripiglia e lo schianta nel tratto più ripido con uno scatto violento, poi lo statunitense rientra con una caccia quasi esasperante per equilibrio. Healy ci riprova sulla Boccola, ma non sgancia McNulty che lo liquida in volata, complice la presenza del terzo incomodo Frigo che dimostra un carattere d’acciaio nel fare l’elastico lungo tutti gli ultimi trenta e passa km. Fin. Il gruppo marcia in file orizzontali per monti e per valli. Stucchevoli accenni di allunghi su un paio di strappi, senza esiti di peso. Nessuna novità in classifica generale. Nessuna novità in generale, anzi.
Lo spettacolo l’hanno dato i margini. I margini della strada, stracolmi di gente riversatasi sulle strade per salutare questi pedalatori distratti. Gente che ha esposto tanti striscioni chiedendo di mettere fine alle morti in bicicletta. Ma il ciclismo era stanco, forse troppo lontano, e non ha ascoltato il loro dolore. E, quel che è peggio, non si è reso conto che quel dolore fosse anche il proprio.
Gabriele Bugada

La vittoria di Brandon McNulty a Bergamo (Getty Images)
21-05-2023
maggio 21, 2023 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
Lo statunitense Brandon McNulty (UAE Team Emirates) si è imposto nella quindicesima tappa, Seregno – Bergamo, percorrendo 195 Km in 5h13′39″, alla media di 37.303 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’irlandese Ben Healy (EF Education-EasyPost) e l’italiano Marco Frigo (Israel-Premier Tech). Il francese Bruno Armirail (Groupama-FDJ) è ancora maglia rosa con 1′08″ sul britannico Geraint Thomas (INEOS Grenadiers) e 1′10″ sullo sloveno Primoz Roglic (Jumbo-Visma). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 6° a 2′36″.
4 JOURS DE DUNKERQUE – GRAND PRIX DE HAUTS DE FRANCE
Il belga Tim Merlier (Soudal Quick-Step) si è imposto nella sesta ed ultima tappa, Avion – Dunkerque, percorrendo 173.7 Km in 3h56′38″, alla media di 44.043 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Erlend Blikra (Uno-X Pro Cycling Team) e l’olandese Cees Bol (Astana Qazaqstan Team). Due italiani in gara: Matteo Malucelli (Bingoal WB) 10° con lo stesso tempo dei primi, Daniel Oss (TotalEnergies) 86° a 4′24″. Il francese Romain Grégoire (Groupama-FDJ) si impone in classifica con 13″ sul danese Kasper Asgreen (Soudal Quick-Step) e 15″ su Bol. Oss 58° a 12′07″, Malucelli 87° a 22′38″
ANTWERP PORT EPIC / SELS TROPHY
Il belga Dries De Bondt (Alpecin-Deceuninck) si è imposto nella corsa belga, circuito di Anversa, percorrendo 182.1 Km in 4h12′44″, alla media di 43.231 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Timo Kielich (Alpecin-Deceuninck) e Quinten Hermans (Alpecin-Deceuninck). Miglior italiano Giacomo Nizzolo (Israel-Premier Tech), 8° a 1′26″
ANTWERP PORT EPIC LADIES
La belga Marthe Truyen (Fenix-Deceuninck) si è imposta nella corsa belga, circuito di Anversa, percorrendo 130 Km in 3h27′28″, alla media di 37.596 Km/h Ha preceduto allo sprint la francese Audrey Cordon-Ragot (Human Powered Health) e la connazionale Franziska Koch (Team DSM). Miglior italiana Eleonora Ciabocco (Team DSM), 38° a 8′24″
RUND UM KÖLN
L’olandese Danny van Poppel (BORA-hansgrohe) si è imposto nella corsa tedesca, circuito di Colonia, percorrendo 201.1 Km in 4h24′54″, alla media di 45.549 Km/h. Ha preceduto allo sprint i belgi Milan Menten (Lotto Dstny) e Jasper De Buyst (Lotto Dstny). Miglior italiano Luca Mozzato (Team Arkéa-Samsic), 6°.
FLÈCHE DU SUD (Lussemburgo)
Il francese Lucas Grolier (Vendée U) si è imposto anche nella quarta ed ultima tappa, circuito di Esch-sur-Alzette, percorrendo 147.2 Km in 3h16′28″, alla media di 44.954 Km/h. Ha preceduto allo sprint il polacco Patryk Stosz (Voster ATS Team) e il lussemburghese Colin Heiderscheid (Leopard Togt Pro Cycling). Miglior italiano Giacomo Ballabio (Global 6 Cycling), 7°. L’olandese Pim Ronhaar (Baloise Trek Lions) si impone in classifica con 3″ sul francese Antoine Huby (Vendée U) e 8″ sull’ungherese Marton Dina (ATT Investments). Miglior italiano Ballabio, 8° a 20″
GP GORENJSKA
L’italiano Davide De Cassan (Cycling Team Friuli ASD) si è imposto nella corsa slovena, Kamnik – Cerklje, percorrendo 154.7 Km in 3h32′08″, alla media di 43.75 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli austriaci Martin Messner (WSA KTM Graz p/b Leomo) e Alexander Hajek (Tirol KTM Cycling Team)
TOUR OF JAPAN
Lo statunitense Luke Lamperti (Trinity Racing) si è imposto nel prologo, circuito a cronometro di Sakai, percorrendo 2.6 Km in 3′06″, alla media di 50.323 Km/h. Ha preceduto di 1″ l’australiano Liam Johnston (Trinity Racing) e di 2″ il giapponese Atsushi Oka (JCL Team UKYO). Unico italiano in gara Lorenzo Di Camillo (Sofer-Savini Due-OMZ), 45° a 12″. Lamperti è il primo leader della classifica con 1″ su Johnston e 2″ su Oka. Di Camillo 45° a 12″.
WALMART JOE MARTIN STAGE RACE (USA)
Lo statunitense Riley Sheehan (Denver Disruptors) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, circuito di Fayetteville, percorrendo 62.8 Km in 1h21′59″, alla media di 45.961 Km/h. Ha preceduto allo sprint il colombiano Bryan Steve Gomez (Miami Nights) e il belga Simon Daniels (United Nations of Cycling). Nessun italiano in gara. Sheehan si impone in classifica con 16″ sul colombiano Miguel Ángel López (Team Medellín – EPM) e 49″ sul connazionale Tyler Stites (Project Echelon Racing)
WALMART JOE MARTIN STAGE RACE (USA – Donne)
La cubana Marlies Mejias (Virginia’s Blue Ridge TWENTY24) si è imposta nella quarta ed ultima tappa, circuito di Fayetteville, percorrendo 33.5 Km in 49′42″, alla media di 40.443 Km/h, percorrendo 98.9 Km in 2h50′44″, alla media di 34.756 km/h. Ha preceduto allo sprint la statunitense Skylar Schneider (L39ION of Los Angeles) e di 2″ la canadese Sarah Van Dam DNA (Pro Cycling Team). Nessuna italiana in gara. La statunitense Lauren Stephens (EF Education-TIBCO-SVB) si impone in classifica con 1′25″ sulla connazionale Emily Ehrlich (Virginia’s Blue Ridge – TWENTY24) e 1′37″ sulla canadese Emilie Fortin (Cynisca Cycling)
VUELTA A BURGOS FEMINAS
L’olandese Demi Vollering (Team SD Worx) si è imposta nella quarta ed ultima tappa, Tordómar – Lagunas de Neila, percorrendo 121.5 Km in 3h24′08″, alla media di 35.712 Km/h. Ha preceduto di 1′35″ l’italiana Erica Magnaldi (UAE Team ADQ) e di 1′38″ l’italiana Silvia Persico (UAE Team ADQ). La Vollering si impone in classifica con 2′07″ sulla connazionale Shirin van Anrooij (Trek-Segafredo) e 2′11″ sulla sudafricana Ashleigh Moolman-Pasio (AG Insurance-Soudal Quick-Step Team). Miglior italiana Soraya Paladin (CANYON//SRAM Racing), 8° a 3′59″
CORRIDORI FATE CASINO, IN MEMORIA FELIX
Sulle strade care all’indimenticato Felice Gimondi si corre una tappa apparentemente mal disegnata, con salite che sembrano gettate alla rinfusa nel tracciato. La più dura si affronterà per prima, un altro paio d’ascese s’incontreranno a metà tappa mentre l’ultima, piazzata a poco meno di 30 Km dall’arrivo, proporrà all’inizio un muro niente male che potrà far scricchiolare qualche big della classifica. Per far sì che lasci il segno, però, bisogna darci dentro e rendere la tappa molto più dura di quello che le cartine lasciano suggerire. E lo spazio per far casino, oggi, c’è…
Da quando, il caldo pomeriggio del 16 agosto del 2019, chiudeva per sempre gli occhi Felice Gimondi il Giro d’Italia non aveva ancora avuto occasione per rendere un vero e proprio omaggio al campione lombardo, anche perché nelle ultime tre edizioni la Corsa Rosa si era sempre tenuta alla larga dalla provincia di Bergamo. Ma nel 2023 questa piccola lacuna sarà colmata con una tappa di quasi 200 Km il cui disegno sarebbe piaciuta parecchio a “Nuvola Rossa”, come ebbe a ribattezzarlo l’altrettanto indimenticato Gianni Brera. Tra Seregno e Bergamo non si dovrà soltanto pedalare sulle strade della sua Sedrina, il paesello della Val Brembana dove il tre volte vincitore della Corsa Rosa era nato il 29 settembre del 1942, ma si andranno ad affrontare una serie di salite che sono nella storia del ciclismo e poco importa il fatto che il disegno della frazione le colloca in una maniera apparentemente un po’ scriteriata, con la più difficile piazzata lontano dal traguardo e parecchi intervalli tra un colle e l’altro. Gimondi si sarebbe divertito tantissimo su questo percorso che, se ben sfruttato, può fare più “casino” del previsto, per utilizzare la stessa parolaccia che tanti anni fa fruttò a Felice una vera e propria cacciata dal palco del “Processo alla tappa”, allontanato e qualche giorno più tardi riabilitato dallo storico conduttore della rubrica, il giornalista romagnolo Sergio Zavoli. Si comincerà a circa 35 Km dalla partenza con il Valico di Valcava, impegnativa ascesa che negli anni ‘80 fu sedotta e abbandonata dal Giro di Lombardia, per poi essere riscoperta dalla medesima corsa in tempi più recenti, non più considerata troppo dura per una gara come la “classica delle foglie morte”. 41 Km più avanti sarà la volta di una delle ascese più iconiche delle valli bergamasche, anche se quella che conduce a Selvino è più conosciuta per la spettacolarità dei suoi tornati che per le inclinazioni. Immediatamente dopo si andrà sul Miragolo, salita che – a differenze della altre che si affronteranno oggi – è una scoperta recente, inserita per la prima volta in una competizione professionistica nel 2016. Isolato rispetto a tutti gli altri l’ultimo dei grandi colli di giornata sarà il Valpiana, pure preso a piene mani dal percorso del “Lombardia”, scavalcato il quale si dovranno percorrere 28 Km per andare al traguardo, prima del quale bisognerà fare i conti con la Boccola, l’acciottolata salitella verso Bergamo Alta che i corridori avranno affrontato anche 54 Km prima: sarà l’ultima tessera di un puzzle di 4000 pezzi, il numero di metri di dislivello complessivo che si dovranno superare, un vero e proprio “incastro” nel quale qualche nome grosso della classifica potrebbe rimanerci stritolato.
Prima che entrino in scena le montagne saranno le colline protagoniste del percorso perché il tratto iniziale si svolgerà attraverso la Brianza, affrontando subito dopo il via la dolce salita – poco meno di 3 Km al 3.7% – che conduce a Monticello Brianza, dosso molto conosciuto in gruppo perché è stato inserito in parecchie edizioni della Coppa Agostoni, subito dopo esser usciti dal tradizionale circuito del Lissolo. Il tratto successivo vedrà attraversare le aree pianeggianti del Parco regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, nel quale sono possibile ammirare curiose piramidi che ricordano quelle egiziane. Raggiunta Merate, presso la quale si trova dal 1923 l’osservatorio astronomico della milanese Accademia di Brera, si cambierà direzione per fare ingresso in provincia di Bergamo attraverso il ponte sul fiume Adda di Brivio, centro il cui nome deriva dal termine celtico Briva (che significa per l’appunto ponte) e sul quale dominano i resti del locale castello. Attraversato Cisano Bergamasco si dovrà, però, uscire dai confini della provincia per tornare nel Lecchese e affrontare la Valcava dal lato più duro, anticipata dall’ascesa di San Gregorio (3.1 Km al 6.3%). È da Torre de’ Busi che ha inizio la prima delle quattro grandi salite di giornata, 10 Km all’8,7% e un tratto di quasi 4 Km al 10.2% che terminerà a mezzo chilometro dallo scollinamento, dopo aver toccato un picco massimo del 17%. Giunti in cima a questa salita, che al Lombardia del 1986 riuscì a mettere in croce uno scalatore del calibro del francese Laurent Fignon, si svalicherà accanto ai tralicci di una delle più importanti postazioni radio-tv dell’Italia settentrionale, operativa dal 1975 e realizzata non molto distante dal luogo dove si trovata la stazione d’arrivo della più antica funivia d’Italia, inaugurata nel 1928 e smantellata alla fine degli anni ’70. La successiva discesa verso la Valle Imagna sarà un “mix” tra due differenti versanti, con il primo che verrà abbandonato all’altezza di Costa Valle Imagna per intraprendere un tratto in quota di circa 3 Km che terminerà in corrispondenza del futuro scollinamento del GPM di Valpiana, dove si riprenderà a scendere in direzione di Capizzone. Raggiunta Almenno San Salvatore, presso la quale si può ammirare la romanica chiesa di San Giorgio in Lemine, si andrà a superare il corso del Brembo alle porte di Villa d’Almè, dalla quale si punterà verso Bergamo. Il primo dei tre passaggi dalla “Città dei Mille”, così chiamata per i quasi 200 volontari bergamaschi che presero parte alla storica spedizione, si svolgerà sulle pianeggianti strade della periferia nordorientale, seguendo le quali il gruppo s’infilerà successivamente nel tratto iniziale della Val Seriana. Si pedalerà in uno degli angoli della nostra nazione che maggiormente fu colpito, nella primavera del 2020, dalla prima ondata della pandemia di Covid, andando a sfiorarne uno degli “epicentri”, l’ospedale di Alzano Lombardo. È dalla vicina Nembro che si tornerà, per la terza volta in questa giornata, a parlare il linguaggio della salita, stavolta per affrontare i 12 Km al 5.3% che con 19 tornanti condurranno fino ai 946 metri di Selvino, la stazione di sport invernali più vicina alla Pianura Padana, della quale sono originarie le ex sciatrici Paoletta e Lara Magoni e dove è in progetto la realizzazione dello Skidome, innovativo impianto sciistico sotterraneo. Stavolta la discesa sarà affrontata in maniera parziale perché, percorsone il tratto iniziale si svolterà a sinistra per intraprendere la più difficile salita – 5 Km al 7.2% – che condurrà al borgo di Miragolo San Salvatore, da non confondere con il quasi omonimo e vicino paesello di Miragolo San Marco, che ebbe fama nel Seicento grazie alle pendole “opus Miragoli” che vi venivano prodotte dalla famiglia Gritti. Testimonianza di questo artigianato è visibile nel Museo della Valle che si trova in fondo alla successiva discesa, nel centro di Zogno, il paese natale di Antonio Pesenti, il primo corridore bergamasco a vincere il Giro d’Italia (1932). Siamo tornati in Val Brembana e da lì a pochi chilometri ci sarà il passaggio da Sedrina, il paesello di Gimondi, conosciuto anche per i suoi ponti sul Brembo, il più antico dei quali secondo la tradizione risale all’anno 110. Pochi chilometri più avanti si ritroveranno strade già percorse in precedenza, riattraversando Villa d’Almè e facendo quindi ritorno a Bergamo, dove si andrà per la prima volta ad affrontare la Boccola, la lastricata stradina che sale verso la città alta, 1200 metri nei quali la pendenza media passa da “quota zero” al 7,9%, con un picco del 12% e un brevissimo tratto in acciottolato che inizia in corrispondenza del passaggio da Porta San Lorenzo, il più piccolo tra i quattro varchi che bucano la cortina delle mura veneziane, innalzata nel XIV secolo quando la città era una delle principali della Serenissima. Seguendo in discesa il panoramico viale che costeggia i baluardi fortificati, si andrà per la prima volta a tagliare la linea d’arrivo, nella parte bassa della cittadina orobica, per poi tornare a pedalare in direzione delle Prealpi Orobie, alle cui pendici si tornerà – dopo una quindicina scarsa di chilometri privi di difficoltà altimetriche – all’altezza di Almenno San Bartolomeo, centro dove gli appassionati d’arte romanica potranno deliziarsi con la visita alla Rotonda di San Tomè, chiesa circolare costruita nella prima metà del XII secolo. Qui si tornerà a prendere l’ascensore, stavolta per affrontare la salita di Valpiana, più famosa tra gli appassionati come “Roncola” dal nome del centro che si attraversa 5 Km prima dello scollinamento. Sono 10 Km al 6.1%, molto più impegnativi di quel che dicono i suoi numeri sia perché gli ultimi 2 Km sono praticamente pianeggianti, sia perché non si percorrerà la strada classica nel tratto iniziale, avendo scelto l’organizzazione d’inserire il cosiddetto “Muro di Barlino”, 1300 metri al 10.3% con i primi 500 metri al 12% che prevedono un picco massimo del 14%. Raggiunto lo scollinamento di Valpiana si dovrà affrontare la discesa già percorsa in precedenza scendendo dalla Valcava, puntando quindi per la terza e ultima volta su Bergamo, dove gli acuminati “dentini” della Boccola nuovamente torneranno ad azzannare i polpacci dei corridori, oggi messi a prova da una frazione che potrebbe far più male del previsto. Basta far casino, in memoria di Gimondi.
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Sella di Monte Marenzo (436 metri). Concide con l’omonimo abitato, toccato lungo la salita di San Gottardo, l’ascesa che anticipa quella della Valcava.
Sella di San Gottardo (403 metri). Si trova alle porte dell’omonima località, all’altezza del bivio dove inizia il versante lecchese del Valico di Valcava.
Forcella di Valcava (1336m). Raggiunta dalla Strada Provinciale 179 “della Valcava” sul versante lecchese e dalla SP 22 “Valsecca-Costa Valle Imagna” sul versante bergamasco, mette in comunicazione Torre de’ Busi con Costa Valle Imagna. È nota anche come “Valico di Ca’ Perucchini” e “Valico di Valcava”, toponimo con il quale è segnalato sulle cartine del Giro 2023. Scoperta dal grande ciclismo in occasione del Giro di Lombardia del 1986, è rimasta nel tracciato della classica di fine stagione fino al 1990 per poi essere riscoperta dalla stessa corsa nel 2011, venendo proposta anche nel 2012, nel 2013 e nel 2016. Per il Giro d’Italia si tratta della seconda volta sulla Valcava, già affrontata nel 2012 durante la tappa Busto Arsizio – Pian dei Resinelli (Lecco), vinta dall’abruzzese Matteo Rabottini, primo anche in vetta alla difficile ascesa lombarda.
Sella di Selvino (941 metri). Vi sorge l’omonima località di sport invernali e mette in comunicazione la Val Seriana con la Val Brembana e la Val Serina. Quotata 946 sulle cartine del Giro 2023, è stata affrontata 5 volte alla corsa rosa, tre come GPM di passaggio e due come arrivo di tappa. La prima volta fu scalata nel 1969 nel finale della semitappa Zingonia – San Pellegrino Terme, vinta dal vicentino Marino Basso dopo che al GPM era transitato in testa il bresciano Michele Dancelli. Ci si tornerà nel 1976 nei chilometri conclusivi della Terme di Comano – Bergamo, vinta in casa da Gimondi con il varesino Wladimiro Panizza primo a Selvino. L’ultimo GPM “di passaggio” è stato proposto nel 2017 durante la Valdengo – Bergamo ed è stato conquistato dal francese Pierre Rolland, mentre al traguardo si era imposto il lussemburghese Bob Jungels. I due arrivi di tappa sono stati conquistati dall’americano Andrew Hampsten nel 1988 (Novara – Selvino) e dall’elvetico Tony Rominger nel 1995 (cronoscalata da Cenate): in entrambi i casi i vincitori di tappa qualche giorno più tardi si imporranno nella classifica finale della corsa rosa.
Passo di San Bernardo (858 metri). Concide con l’omonima frazione del comune di Roncola, attraversata dalla Strada Provinciale 172 “della Roncola” lungo la salita a Valpiana. Il Giro l’ha inserita due volte nel tracciato, la prima durante la Milano – Bergamo del 1983, vinta dal lombardo-piemontese Giuseppe Saronni dopo che al GPM, fissato in località Roncola e non al punto di scollinamento, era transitato primo Lucien Van Impe, lo scalatore belga che nel 1976 si era imposto al Tour de France. Durante la pocanzi citata tappa Novara – Selvino del Giro del 1988 a conquistare il GPM, stavolta correttamente collocato al termine dell’ascesa, passò per primo Renato Piccolo, il corridore veneto che quell’anno conquisterà la classifica riservata agli scalatori.
Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

Felice Gimondi e l’altimetria della quindicesima tappa del Giro 2023 (strada.bicilive.it)
CIAK SI GIRO
Se vi piacciono i film comici surreali allora conoscerete – e se non li conoscete dovreste colmare questa lacuna – le strampalate commedie firmate dal regista milanese Maurizio Nichetti, la cui figura è stata accostata da diversi critici a quella di Woody Allen. È autore di film come “Volere volare”, che ricorda molto “Chi ha incastrato Roger Rabbit” per la commistione tra realtà e fantasia cartoonistica, “Ratataplan” (il film che l’ha fatto conoscere) e “Ladri di saponette”, ispirato al celebre “Ladri di biciclette”, il capolavoro del neorealismo firmato nel 1948 dal grande Vittorio De Sica. In “Ladri di saponette”. In questo film Nichetti è due volte regista, perché interpreta sia sé stesso, sia Antonio, il protagonista di un film neorealista da lui diretto e che viene invitato a presentare a un talk show televisivo, condotto quest’ultimo non da un attore ma da uno dei più noti critici cinematografici italiani, Claudio G. Fava. Un imprevisto tecnico provoca, però, un black out dalle conseguenze inattese, con i protagonisti del film in bianco e nero che vengono catapultati nella vita reale a colori e lo stesso regista che, viceversa, si vede costretto a varcare il confine con la finzione per cercare di riportare sui binari originari la trama originaria, riuscendo nell’intento ma poi rimanendo intrappolato nel film. Se la pellicola è surreale, reali – ovviamente – sono i luoghi delle riprese, svoltesi nel breve volgere di 38 giorni a Milano e in alcune dei luoghi che saranno oggi sfiorati dal percorso di gara. Il ponte di Brivio sull’Adda fa così da sfondo alla scena nella quale Antonio si allontana in bici dall’azienda dove lavorava (in realtà un’ex cristalleria situata nel quartiere Bovisasca a Milano) e dalla quale aveva appena rubato un lampadario. Bergamo Alta, invece, è stato il set del famoso spot televisivo del detersivo per pavimenti Ajax, che in quegli anni fu mandato in onda di frequente durante i famosi “consigli per gli acquisti”. Molti ancora ricordano la scena delle massaie che, cantando “igiene sì, fatica no” lanciano per aria i secchi e che si vede anche in questo film, anche se in realtà solo in parte si tratta d’immagini del vero spot, che era stato girato in una suggestiva piazzetta del centro storico di Viterbo. Quando, nell’opera di Nichetti, Maria (la moglie di Antonio, interpretata dall’attrice materana Caterina Sylos Labini) viene catapultata dal film neorealista allo spot trasmesso in quel momento alla tv e può finalmente coronare il suo sogno di divenire attrice, l’azione si svolge in un set diverso, non più a Viterbo ma nella centralissima Piazza Vecchia di Bergamo.
In collaborazione con www.davinotti.com

La scena del spot del detersivo Ajax rigirata da Maurizio Nichetti in Piazza Vecchia a Bergamo per il film “Ladri di saponette” (www.davinotti.com)
Le altre location del film
https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/ladri-di-saponette/50002812
FOTOGALLERY
Una delle Piramidi di Montevecchia (villago.it)
Merate, Osservatorio Astronomico di Brera (www.brera.mi.astro.it)
Brivio vista dal ponte sul fiume Adda
Il centro trasmittente di Valcava, al culmine dell’omonima salita
Almenno San Salvatore, chiesa di di San Giorgio in Lemine
L’ospedale di Alzano Lombardo
Uno dei tornanti della salita di Selvino
Ponti di Sedrina
Almenno San Bartolomeo, Rotonda di San Tomè
Bergamo, Ponte San Lorenzo
20-05-2023
maggio 20, 2023 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
Il tedesco Nico Denz (BORA-hansgrohe) si è imposto nella quattordicesima tappa, Sierre – Cassano Magnago, percorrendo 194 Km in 4h37′30″, alla media di 41.946 Km/h. Ha preceduto allo sprint il canadese Derek Gee (Israel-Premier Tech) e Alberto Bettiol (EF Education-EasyPost). Il francese Bruno Armirail (Groupama-FDJ) è la nuova maglia rosa con 1′41″ sul britannico Geraint Thomas (INEOS Grenadiers) e 1′43″ sullo sloveno Primoz Roglic (Jumbo-Visma). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 6° a 3′09″.
4 JOURS DE DUNKERQUE – GRAND PRIX DE HAUTS DE FRANCE
Il norvegese Per Strand Hagenes (Jumbo-Visma) si è imposto nella quinta tappa, Roubaix – Cassel, percorrendo 187.7 Km in 4h42′29″, alla media di 39.868 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Romain Grégoire (Groupama-FDJ) e di 5″ il francese Alexis Renard (Cofidis). Due italiani in gara: Daniel Oss (TotalEnergies) 44° a 2′38″, Matteo Malucelli (Bingoal WB) 81° a 12′49″. Grégoire è il nuovo leader della classifica con 13″ sul danese Kasper Asgreen (Soudal Quick-Step) e 17″ sull’olandese Olav Kooij (Jumbo-Visma). Oss 51° a 7′43″, Malucelli 102° a 22′38″
VEENENDAAL – VEENENDAAL CLASSIC
L’olandese Dylan Groenewegen (Team Jayco-AlUla) si è imposta nella corsa olandese, circuito di Veenendaal, percorrendo 175.8 Km in 3h39′17″, alla media di 48.102 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Arvid de Kleijn (Tudor Pro Cycling Team) e l’australiano Sam Welsford (Team DSM). Miglior italiano Jakub Mareczko (Alpecin-Deceuninck), 4°.
FLÈCHE DU SUD (Lussemburgo)
Il francese Lucas Grolier (Vendée U) si è imposto nella terza tappa, circuito di Sanem, percorrendo 148 Km in 3h37′59″, alla media di 40.737 Km/h. Ha preceduto di 2″ il polacco Patryk Stosz (Voster ATS Team) e l’australiano Patrick Eddy (Development Team DSM). Miglior italiano Giacomo Ballabio (Global 6 Cycling), 8° a 2″. L’olandese Pim Ronhaar (Baloise Trek Lions) è ancora leader della classifica con 3″ sul francese Antoine Huby (Vendée U) e 8″ sull’ungherese Marton Dina (ATT Investments). Miglior italiano Ballabio, 8° a 20″
TOUR OF SAKARYA (Turchia)
Il cinese Xianjing Lyu (China Glory Continental Cycling Team) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, circuito di Sakarya, percorrendo 138 Km in 2h59′08″, alla media di 46.223 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’estone Martin Laas (Astana Qazaqstan Development Team) e il russo Aleksandr Bereznyak (Sakarya BB Pro Team). Due italiani in gara: Davide Toneatti (Astana Qazaqstan Development Team) 45° con lo stesso tempo dei primi, Simone Zanini (Astana Qazaqstan Development Team) 66° a 2′20″. Laas si impone in classifica con 2″ su Lyu e 6″ su Bereznyak. Toneatti 13° a 25″, Zanini 37° a 4′31″
WALMART JOE MARTIN STAGE RACE (USA)
Il colombiano Miguel Ángel López (Team Medellín – EPM) si è imposto nella terza tappa, cronoscalata del Devil’s Den State Park, percorrendo 4.8 Km in 8′48″, alla media di 32.727 Km/h. Ha preceduto di 10″ lo statunitense Riley Sheehan (Denver Disruptors) e di 25″ lo statunitense Kyle Murphy (L39ION of Los Angeles). Nessun italiano in gara. López è il nuovo leader della classifica con 6″ su Sheehan e 29″ sullo statunitense Tyler Stites (Project Echelon Racing)
WALMART JOE MARTIN STAGE RACE (USA – Donne)
La statunitense Alia Shafi (Fount Cycling Guild) si è imposta nella terza tappa, cronoscalata del Devil’s Den State Park, percorrendo 4.8 Km in 10′58″, alla media di 26.261 Km/h, percorrendo 98.9 Km in 2h50′44″, alla media di 34.756 km/h. Ha preceduto di 4″ la connazionale Lauren Stephens (EF Education-TIBCO-SVB) e di 7″ la connazionale Laurel Quinones (Virginia’s Blue Ridge – TWENTY24). Nessuna italiana in gara. La Stephens è ancora leader della classifica con 1′17″ sulla connazionale Emily Ehrlich (Virginia’s Blue Ridge – TWENTY24) e 1′29″ sulla canadese Emilie Fortin (Cynisca Cycling)
VUELTA A BURGOS FEMINAS
L’olandese Lorena Wiebes (Team SD Worx) si è imposta nella terza tappa, Caleruega – Aranda de Duero, percorrendo 112.7 Km in 2h37′03″, alla media di 43.056 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiana Elisa Balsamo (Trek-Segafredo) e la Sheyla Gutierrez (Movistar Team). La Wiebes è ancora leader della classifica con 14″ sulla statunitense Chloé Dygert (CANYON//SRAM Racing) e sulla connazionale Demi Vollering (Team SD Worx). Miglior italiana la Balsamo, 4° a 19″
QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DI CASSANO MAGNAGO
maggio 20, 2023 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Ecco il tradizionale contenitore made ne ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione vinta da Giuseppe Saronni nel 1983)
SALA STAMPA
Italia
Riecco Denz! Il gruppo dorme, Armirail nuova maglia rosa
Gazzetta dello Sport
Belgio
Geraint Thomas geeft het roze weg aan Bruno Armirail, Nico Denz heeft tweede Giro-etappe beet na millimetersprint
Het Nieuwsblad
Slovenia
Rožnata majica zamenjala lastnika, vendar mož v rožnatem ni Roglič
Delo
Gran Bretagna
Denz doubles up as Armirail seizes race lead from Thomas
The Guardian
Francia
Armirail, premier Français en rose au 21e siècle
L’Équipe
Spagna
Let’s Denz
AS
Portogallo
Bruno Armirail assume liderança após 14.ª etapa ganha por Nico Denz
Público
Paesi Bassi
Denz opnieuw de snelste in Giro, roze trui voor Armirail
De Telegraaf
Danimarca
Slidstærk tysker knokler sig til sejr på regnfuld Giro-etape
Politiken
Germania
Zweiter Tagessieg für Denz: “Ein Traum”
Kicker
USA
Denz wins another Giro stage, Armirail is first Frenchman in pink this century
The Washington Post
Colombia
Giro de Italia 2023: cambio de mando en una etapa pasada por agua
El Tiempo
DISCOGIRO
La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it
Cade la pioggia (Negramaro)
METEOGIRO
Seregno : nubi sparse, 22°C (percepiti 25°C), vento debole da O (6 – 21 Km/h), umidità al 54%
Torre de’ Busi – inizio salita Valcava (36 Km): nubi sparse, 22°C, vento debole da SO (5 – 24 Km/h), umidità al 53%
Nembro (traguardo volante – 87.3 Km): nubi sparse, 23°C (percepiti 25°C), vento debole da S (5 – 23 Km/h), umidità al 54%
Bergamo (primo passaggio – 141.2 Km): nubi sparse, 24°C (percepiti 25°C), vento debole da S (2 – 19 Km/h), umidità al 54%
Roncola Alta (GPM – 164.4 Km): nubi sparse, 18°C, vento debole da N (1 – 16 Km/h), umidità al 62%
Bergamo: nubi sparse, 24°C (percepiti 25°C), vento debole da E (4 – 19 Km/h), umidità al 53%
GLI ORARI DEL GIRO
11.30: inizio diretta su Eurosport
11.45: inizio diretta su RaiSport
11.55: partenza da Seregno
12.45-12.50: inizio salita di Valcava
13.15-13.30: GPM del Valico di Valcava
13.55-14.10: primo passaggio da Bergamo (non dal traguardo)
14.00: inizio diretta su Rai2
14.05-14.20: traguardo volante di Nembro e inizio salita di Selvino
14.30-14.55: GPM di Selvino
14.55-15.20: GPM di Miragolo San Salvatore
15.30-16.00: secondo passaggio da Bergamo (traguardo)
15.50-16.20: traguardo volante di Almenno San Bartolomeo
16.15-16.55: GPM di Roncola Alta
16.50-17.30: arrivo a Bergamo
STRAFALGAR SQUARE
Pancani: “Hanno tentato di evadere il gruppo”
Petacchi: “Ci sono corridori più veluci di lui”
Pancani: “Ha chiamato l’intervento dell’ammiraglia”
Petacchi: “Inos” (Ineos)
Genovesi: “Si piana verso Domodossola”
Pancani: “Le meraviglia del Lago Maggiore”
Pancani: “Arriva la testa al cartello dei 45 Km”
Genovesi: “E’ stata una resistenza estiva” (residenza)
Borgato: “Classifica gerale”
Pancani: “Cambiare i salti” (saltare i cambi)
Pancani: “Sono di nuovi tutti e tre assieme”
Pancani: “Diciotti minuti e mezzo”
Petacchi: “Starà al gruppo Amà gestire la corsa” (la Groupama, squadra della nuova maglia rosa)
Garzelli: “Speriamo che partino con il sole”
Televideo: “Derek e altri sonon piombati sul terzetto”
GIROALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera
Ordine d’arrivo della quattordicesima tappa, Sierre – Cassano Magnago
1° Davide Gabburo
2° Edward Dunbar s.t.
3° Magnus Cort a 44″
4° Sebastian Berwick a 1′19″
5° Niccolò Bonifazio a 1′22″
Classifica generale
1° Campbell Stewart
2° Yukiya Arashiro a 4′49″
3° Alexander Krieger a 5′26″
4° Alessandro Iacchi a 9′22″
5° Nicolas Dalla Valle a 9′32″
IL GIRO DI 40 ANNI FA
Riviviamo l’edizione 1983 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”
26 maggio 1983 – 13a TAPPA: REGGIO EMILIA – PARMA (38 Km, cronometro individuale)
SARONNI VINCE ANCHE A CRONOMETRO, FORSE HA GIÀ VINTO IL GIRO
Tutti accusano la maglia rosa di essere favorito dagli abbuoni in volata e lui domina anche nella tappa contro il tempo
Era partito per difendere il primato, invece ha guadagnato terreno – Per Moser un triste 17° posto – Oggi timore di blocchi dei metalmeccanici verso Savona – Una tappa lunga – Lo champagne nel vaso di fiori

Il campanile della Chiesa di San Maurizio a Cassano Magnago illuminato di rosa (sport.sky.it)
ARCHIVIO QUARTIERTAPPA
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Raduno di partenza a Fossacesia Marina
1a tappa: Fossacesia Marina – Ortona (cronometro individuale)
2a tappa: Teramo – San Salvo
3a tappa: Vasto – Melfi
4a tappa: Venosa – Lago Laceno
5a tappa: Atripalda – Salerno
6a tappa: Napoli – Napoli
7a tappa: Capua – Gran Sasso d’Italia
8a tappa: Terni – Fossombrone
9a tappa: Savignano sul Rubicone – Cesena (cronometro individuale)
10a tappa: Scandiano – Viareggio
11a tappa: Camaiore – Tortona
12a tappa: Bra – Rivoli
13a tappa: Borgofranco d’Ivrea – Crans Montana
FUGA BIDONE IN CASA BASSO. DOPPIETTA PER DENZ, ARMIRAIL IN ROSA
La maxifuga della quattordicesima tappa, dopo essersi frazionata negli ultimi 50 km, vede giocarsi la vittoria una decina di ciclisti. A Cassano Magnago è Nico Denz (Team BORA Hansgrohe) ad imporsi in una volata ristretta davanti a Derk Gee (Team Israel Premier Tech) ed Alberto Bettiol (Team EF Education EasyPost). Dopo oltre 20 anni, un ciclista francese, Bruno Armirail (Team Groupama FDJ), si veste di rosa
Dopo la mezza farsa di ieri, con il taglio del Gran San Bernardo e la salita finale verso Crans Montana in cui i big hanno inscenato una specie di no contest, il Giro riparte oggi – almeno si spera – da Sierre e torna in Italia salutando la Svizzera. L’arrivo è situato a Cassano Magnago dopo 194 km, lungo i quali i ciclisti troveranno ancora maltempo e soprattutto il gpm di prima categoria del Passo del Sempione. La fuga avrà la forza e la qualità per riuscire a reggere l’inseguimento del gruppo, che presumibilmente dovrà raccogliere a poco a poco i pezzi – leggasi velocisti – tra la lunga discesa verso Domodossola e gli ultimi 90 km di tappa complessivamente pianeggianti? Vedremo. Intanto da Sierre Geraint Thomas (Team INEOS Grenadiers) riparte con una maglia rosa un po’ sbiadita dalle polemiche piovute – è proprio il caso di dirlo – dopo l’accorciamento del percorso della tappa di ieri, che ha molti, tra appassionati e tifosi, non è proprio piaciuto. Da Sierre non partivano Samuele Battistella (Team Astana Qazaqstan) e Stefan De Bod (Team EF Education EasyPost), entrambi fermati da problemi fisici. Un primo tentativo di fuga di una trentina di ciclisti, nel quale era presente Michael Matthews (Team Jayco AlUla) non andava bene alla Bahrain Victorious, proprio a causa della presenza dell’australiano, che poteva dare dei grattacapi alla maglia ciclamino Milan. Un nuovo attacco veniva portato qualche km più tardi da una ventina di ciclista, tra i quali erano presenti cinque italiani: Alessandro De Marchi (Team Jayco AlUla), Davide Bais (Team EOLO Kometa), Andrea Pasqualon (Team Bahrain Victorious), Alberto Bettiol (Team EF Education EasyPost), Davide Ballerini (Team Soudal Quick Step). All’inizio del Passo del Sempione, il primo gruppo di testa, formato da 18 ciclisti, veniva raggiunto da un drappello di nove ciclisti tra cui era presente Stefano Oldani (Team Alpecin Deceuninck). Il gruppo maglia rosa inseguiva a quasi 6 minuti di ritardo. Dopo circa 6 km di salita anche Mattia Bais e Mirco Maestri (Team EOLO Kometa) riuscivano a raggiungere la testa della corsa. Davide Bais scollinava in prima posizione sul Passo del Sempione, unico gpm di tappa posto al km 56. Il gruppo maglia rosa inseguiva ad oltre 9 minuti di ritardo. Al primo traguardo volante di Villadossola, posto al km 101.7, era Marius Mayrhofer (Team DSM) a transitare in prima posizione. Laurenz Rex (Team Intermarchè Circus Wanty) si aggiudicava il secondo traguardo volante di Stresa posto al km 138.3. Il ciclista belga allungava, trainando con sé Oldani, Toms Skujins (Team Trek Segafredo) e Davide Ballerini. Il buon accordo del quartetto in testa dava i suoi frutti, visto che il suo vantaggio sul primo gruppo inseguitore aumentava lentamente ma costantemente. A 15 km dall’arrivo i quattro battistrada avevano 30 secondi di vantaggio, mentre il gruppo maglia rosa era cronometrato ad oltre 18 minuti di ritardo. Eppure il primo gruppo inseguitore, anche se frazionato a sua volta, riusciva a raggiungere la testa della corsa a poco meno di 1 km dalla conclusione. Si giocavano così la vittoria, oltre a Rex, Oldani, Ballerini e Skujins, anche Nico Denz (Team BORA Hansgrohe), Derek Gee (Team Israel Premier Tech), Alberto Bettiol (Team EF Education EasyPost) e Mayrhofer. Era proprio il tedesco della BORA a battere al photofinish Gee, mentre Bettiol era terzo. Rex si piazzava in quarta posizione a 1 secondo di ritardo da Denz, mentre chiudeva la top five Ballerini in quinta posizione. Il gruppo maglia rosa tagliava il traguardo con 21 minuti e 11 secondi di ritardo da Denz, il quale ottiene la seconda vittoria di tappa al Giro 2023, due giorni dopo essersi imposto in un’altra fuga nella dodicesima tappa con arrivo a Rivoli. Bruno Armirail (Team Groupama FDJ) è la nuova maglia rosa ed è il primo francese a vestire il simbolo del primato dopo Laurent Jalabert nel 1999. Armirail ha un vantaggio di 1 minuto e 41 secondi su Geraint Thomas (Team INEOS Grenadiers) e di 1 minuto e 43 secondi su primoz Roglic (Team Jumbo Visma). Domani è in programma la quattordicesima tappa da Seregno a Bergamo di 194 km. Un percorso che presenta complessivamente quattro gpm e che ricorda vagamente quello del Giro di Lombardia. Ci auguriamo che si possa scatenare la prima vera bagarre tra i big di classifica, al termine della seconda settimana di Giro dove lo spettacolo ancora langue.
Antonio Scarfone

Nico Denz vince a Cassano Magnago (foto: Getty Images)
DALL’ALTO IN BASSO
Il Giro fa rientro in Italia scavalcando nuovamente la catena alpina. Stavolta, però, dopo aver raggiunto i 2004 metri del Passo del Sempione non s’incontreranno più difficoltà da lì al traguardo e i velocisti già pregustano la possibilità di giocarsi la vittoria a casa di Ivan Basso. Il finale non sarà comunque alla portata di tutti gli sprinter perché una serie di modeste collinette scremerà il gruppo e per primi a saltare saranno quei velocisti che non avranno ancora smaltito il Sempione.
Dalle alte quote si fa velocemente ritorno in pianura con una tappa per davvero guarderà i “girini” dall’alto in basso. Si dovrà, infatti, salire in partenza ai 2004 metri sul livello del mare del Passo del Sempione per poi pedalare verso il basso, sia quello della pianura, sia quello con la B maiuscola perché la località d’arrivo, Cassano Magnago, è la città natale del due volte vincitore del Giro Ivan Basso. Non aspettiamoci, però, una tappa nella quale il campione varesino avrebbe potuto dare sfoggio delle sue doti perché la conclusione più probabile per questa frazione sarà l’arrivo allo sprint, con grande rammarico per tutti quegli appassionati che di sabato avrebbero preferito una tappa infarcita di salite. Impegnativa, comunque, lo sarà per molti dei corridori che oggi potrebbero ben figurare in volata e non soltanto per la presenza del Sempione, che a qualche sprinter potrebbe rimanere nelle gambe nonostante i quasi 140 Km che si dovranno successivamente percorrere per andare al traguardo. Negli ultimi 20 Km sono state, infatti, inserite alcune modeste collinette che in condizioni normali sfoltirebbero di poco il gruppo, mentre stavolta contribuiranno a sfalciare dal plotone quei velocisti che si trovano nel gruppo di testa ma anche ancora le gambe intossicate dal Sempione. E se qualcuno di loro riuscisse a tenere le ruote del gruppo anche dopo questi saliscendi, potrebbe poi finire per essere respinto dalla lieve pendenza che caratterizzerà il chilometro conclusivo.
Dopo il primo tappone alpino si ripartirà ancora dalla Svizzera, avendo come filo conduttore dei primi 35 Km il corso del Rodano, che ha le sue origini sull’omonimo ghiacciaio del Canton Vallese e la foce nel Mediterraneo. In questo tratto iniziale si pedalerà quasi costantemente in pianura, salvo la breve deviazione inserita per raggiungere il piccolo centro di Baltschieder, che comporterà una salita di circa un chilometro e mezzo al 7.6% di pendenza media. Costituirà il biglietto da visita dell’imminente ascesa al Sempione, che inizierà all’uscita da Briga, cittadina di origine celtica nel cui centro svetta l’imponente castello fatto erigere in epoca barocca dal barone Kaspar Jodok von Stockalper, all’epoca noto con il soprannome di “re del Sempione” per le miniere d’oro che possedeva oltre il valico. Per raggiungerle era stata tracciata un’impervia mulattiera, oggi sentiero escursionistico, caduta in disuso in epoca napoleonica quando il celebre imperatore incaricherà l’ingegnere francese Nicolas Céard di realizzare una strada sufficientemente larga per permettere il passaggio dei cannoni. Nonostante fosse l’emblema scelto dal Bonaparte, non è un simbolo napoleonico l’enorme aquila di roccia, alta più di nove metri, che svetta in cima al passo e che fu innalzata durante la seconda guerra mondiale, quando lassù l’esercito elvetico realizzò alcune delle fortificazioni inserite nel complesso del Ridotto Nazionale Svizzero, dismesso nel 2011. Per arrivarci i “girini” percorreranno fedelmente il tracciato della strada napoleonica, che oggi nella prima parte è sostituta da una più moderna superstrada, affrontando così quella che assieme al Monte Bondone (che, però, lo batte per quasi mezzo chilometro) è la seconda salita più lunga del Giro 2023 dopo il Gran San Bernardo, 20 Km al 6.6% con i tratti più impegnativi all’inizio poiché uscendo da Briga per poco più di 6 Km la pendenza media si attesterà all’8.61%, per poi proporre successivamente un altro tratto quasi simile, circa 4 Km all’8.8%. La discesa che riporterà il Giro in patria si snoderà prevalentemente in territorio elvetico e subito prima di superare la frontiera si attraverseranno le suggestiva gola di Gondo, frequentata d’inverno dai “cascatisti” (gli arrampicatori delle cascate di ghiaccio) e che un tempo costituiva un vero e proprio Eldorado perché è proprio qui che si trovano le miniere del barone Stockalper, che le gestiva dagli uffici ospitati all’interno dell’omonima torre, oggi riconvertita in albergo.
A dare il bentornato al gruppo sulle strade italiane sarà la stazione ferroviaria di Iselle, situata presso il portale sud del traforo del Sempione, inaugurato il 24 febbraio del 1905 in un’epoca nella quale costituiva la più lunga galleria ferroviaria del mondo (19 Km e 800 metri), primato che nel corso del XX secolo è stato scalzato da successivi 7 trafori.
L’interminabile planata dal Sempione avrà termine poco prima del passaggio dal centro di Domodossola, il principale della valle del Toce, presso il quale è possibile ammirare il Sacro Monte Calvario, uno dei meno noti tra i nove “Sacri Monti” del Nord Italia iscritti nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO, realizzato a partire dal 1656 su iniziativa di due frati cappuccini che sul Colle Mattarella ebbero l’idea di costruire quindici cappelle che illustrassero la Via Crucis.
Lasciatisi alle spalle la parte più difficile della tappa, nei successivi 70 Km si pedalerà sulla perfezione della pianura, solcando la Val d’Ossola in direzione del Lago Maggiore, sulle cui sponde si giungerà dopo aver lambito un altro piccolo bacino, quello di Mergozzo, non distante dal quale si trovano le famose Cave di Candoglia, dalla quale viene ancora oggi scavato il marmo utilizzato per l’abbellimento del Duomo di Milano. Sulle sponde del Verbano si rimarrà per quasi 30 Km, toccando all’inizio di questo tratto il centro di Baveno, terzo della zona per presenze turistiche, qui attratte dalla romanica chiesa dei Santi Gervaso e Protaso e dall’ancora più antico battistero adiacente. Mentre si pedalerà in direzione di Stresa cattureranno l’attenzione le isole del Golfo Borromeo, ancor oggi proprietà della nobile famiglia che in tempi recenti ha rilevato a Stresa Villa Pallavicino, nel cui parco è possibile visitare un piccolo giardino zoologico nel quale vivono daini, lama, alpaca, pecore “saltasasso” e capre tibetane. Prima di lasciare le rive del Verbano si toccherà un’altra delle “celebrità” del lago, la cittadina di Arona sulla quale dominano il “Sancarlone” e i resti della Rocca Borromeo, distrutta dall’esercito napoleonico nel 1800 e nella quale 260 anni prima era nato San Carlo Borromeo, l’arcivescovo di Milano al quale era sarà dedicata la colossale statua, realizzata in bronzo dall’architetto Giovan Battista Crespi (detto “Il Cerano” dal nome del comune piemontese nel quale la sua famiglia si era trasferita negli anni della giovinezza). Lasciato il Piemonte il Giro sbarcherà in Lombardia superando il corso del Ticino alle porte di Sesto Calende, dove il locale museo archeologico espone interessanti reperti rinvenuti nella vicina necropoli di Monsorino, i cui cromlech costituiscono l’unica testimonianza monumentale della “cultura di Golasecca”, risalente alla prima età del ferro.
Giunti nella vicina Vergiate ci sarà un cambio di fronte perché, per evitare il passaggio attraverso i trafficati centri di Gallarate e Busto Arsizio, s’è deciso di far deviare la corsa verso le prime propaggini collinari del basso varesotto. È, infatti, arrivato il momento di affrontare le brevi salitelle che punteggeranno i chilometri conclusivi e per primo si dovrà superare l’ostacolo più difficile, lo strappo di 1 Km al 6% che conduce a Quinzano San Pietro, una delle frazioni del comune sparso di Sumirago, nel quale ha sede il quartier generale di Missoni, la celebre casa di moda fondata nel 1953 dall’ex ostacolista Ottavio Missoni, che prima di diventare affermato stilista era stato sette volte campione nazionale di atletica leggera. Uno zampellotto di 600 metri al 3.7% precede la discesa verso Albizzate, dove l’antico Oratorio Visconteo dal XIV secolo rappresenta un’interessante testimonianza artistica del celebre casato milanese. Scesi nella valle dell’Arno, torrente omonimo del celebre fiume toscano, un altro tratto in dolce salita condurrà verso Carnago, centro conosciuto soprattutto agli appassionati di calcio perché nel 1963 vi fu inaugurato il centro sportivo di Milanello, voluto dall’allora presidente del Milan, il produttore cinematografico Andrea Rizzoli che soli sette anni prima aveva fondato la “Cineriz”, la casa di produzione che porterà sul grande schermo film di successo come quelli delle saghe di “Don Camillo”, “Fantozzi” e “Amici miei”. A questo punto il gruppo s’innesterà sul tracciato del “circuito del Seprio” – l’anello che, ripetuto più volte, rappresenta il “cuore” del percorso della Coppa Bernocchi – imboccandolo in direzione di Castelseprio, centro il cui nome campeggia nell’elenco dei siti italiani protetti dall’UNESCO per i suoi monumenti d’origine longobarda, tra i quali si segnala l’antico monastero di Torba. I “girini” rimarranno per meno di un chilometro sulle strade della Bernocchi, poi lasceranno le rotte della corsa legnanese per dirigersi su Cassano Magnago, dove l’ultima rampetta di giornata rimescolerà ancora le carte al gruppo lanciato verso una delle ultime volate del Giro 2023.
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Passo del Sempione (2005 metri). Quotato 2004 metri sulle cartine del Giro 2023, vi transita convenzionalmente il confine geografico tra le Alpi Pennine e le Lepontine. Mette in comunicazione il centro elvetico di Briga con il comune italiano di Varzo e su entrambi i versanti è percorso dalla “strada nazionale 9”. Noto tra le genti locali con il toponimo tedesco di Simplonpass, è stato inserito 6 volte nel percorso del Giro d’Italia, la prima durante la tappa Saint Vincent – Verbania del 1952, vinta dall’elvetico Friedrich “Fritz” Schär dopo che l’inedito Sempione era stato conquistato dal corridore francese d’origine romagnole Raphaël Géminiani. Cinque anni più tardi vi transiterà la Sion – Campo dei Fiori, terminata sulla montagna varesina con il successo del veneto Alfredo Sabbadin e la conquista della maglia rosa da parte dell’atteso Charly Gaul, dopo che a scollinare in testa sul Sempione era stato Emilio Bottecchia, figlio di un cugino di quell’Ottavio Bottecchia che nel 1924 era stato il primo italiano a vincere il Tour de France. Il 1963 fu il grande anno di Vito Taccone che non vinse il Giro – alla fine fu soltanto sesto a quasi 12 minuti da Franco Balmanion – ma fece sue ben 5 tappe, 4 delle quali consecutive: una di queste fu la Biella – Leukerbad, che vide il “Camoscio d’Abruzzo” fare suo anche il traguardo GPM posto in vetta al Sempione. Due anni più tardi gli succederà nell’albo d’oro Italo Zilioli e anche in questo caso ci sarà l’en plein, con il successo dell’eterno secondo piemontese sul traguardo della Biandronno – Saas Fee. La scalata proposta nel 1985 passò invece alla storia come “la Cima Coppi più bassa di sempre” (primato che nel 1988 gli sarà scippato dai 1600 metri del Passo Duran), conquistata dal colombiano Reynel Montoya subito dopo la partenza della Domodossola – Saint-Vincent, terminata con il successo di Francesco Moser. In ordine di tempo risale alla Aosta – Domodossola del 2006 l’ultimo passaggio dal Sempione, che porta la firma del corridore umbro Fortunato Baliani, mentre a imporsi in quella frazione sarà il colombiano Luis Felipe Laverde.
Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

Panoramica aerea di Cassano Magnago e l’altimetria della quattordicesima tappa del Giro 2023 (wikipedia)
CIAK SI GIRO
Tra i luoghi più spettacolari della nostra nazione c’è sicuramente l’Isola Bella, una delle tre “perle” del piccolo arcipelago Borromeo, un’isola che un tempo era tutt’altro che bella perché fino al 1632 era semplicemente uno scoglio roccioso sul quale era letteralmente aggrappato un piccolo borgo abitato da pescatori. Tutto cambiò con il conte Vitaliano I Borromeo che ebbe l’idea di costruirvi una lussuosa residenza, progetto che poi sarà portato a compimento dal suo successore Carlo III, il quale farà chiamare l’isola Isabella in omaggio alla moglie, nome che poi per comodità sarà accorciato nell’odierno Isola Bella. I suoi saloni e i suoi spettacolari giardini terrazzati, tra i quali si aggirano candidi pavoni, sono stati visitati nel corso dei secoli da numerosi visitatori, illustri e meno illustri, e in particolare qui vennero Napoleone e lo scrittore francese Stendhal, che alloggiò in quello che – recentemente riaperto dopo un lungo restauro – è l’albergo più antico della zona del Verbano. Il cinema, forse a causa dei limitati spazi sull’isola, si è limitato a inquadrarla da lontano in comunque sempre affascinanti riprese di film girati nell’antistante Stresa. Solo in un paio di occasioni s’è scelto di portare sull’isola macchine da presa e tutto il necessario per girare un film e in una di queste sbarcò uno dei “campionissimi” del cinema italiano, nientemeno che il “mattatore” per eccellenza Vittorio Gassman. L’attore romano d’adozione (era nato a Genova da padre tedesco e madre pisana) qui venne per le scene finali di “Toglio il disturbo”, pellicola che racconta delle vicende di un anziano direttore di banca che torna ad abitare in famiglia dopo aver trascorso in manicomio gli ultimi 18 anni della sua vita. Qui stringe un legame particolare con la nipote Rosa, con la quale andrà a rifugiarsi in un casale abbandonato dopo che la nuora aveva minacciato di rimandarlo nuovamente in clinica. Dopo questo episodio la figlia sarà inviata in un collegio a Stresa, dove diversi mesi dopo la raggiungerà il nonno per un ultimo struggente incontro sulla darsena dell’Isola Bella.
In collaborazione con www.davinotti.com

Vittorio Gassman si allontana dopo l’ultimo incontro con la nipote nella scena finale di “Tolgo il disturbo”, girata sull’Isola Bella (www.davinotti.com)
Le altre location del film
https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/tolgo-il-disturbo/50012253
FOTOGALLERY
Briga, Castello Stockalper
Passo del Sempione
L’aquila di rocca eretta presso il Passo del Sempione
Gondo, torre Stockalper
Iselle, portale italiano del traforo del Sempione
Domodossola, Sacro Monte Calvario
Cave di Candoglia
Baveno, rampa d’accesso alla chiesa dei Santi Gervaso e Protaso
Stresa, il piccolo giardino zoologico di Villa Pallavicino
Arona, Rocca Borromea

Golasecca, necropoli di Monsorino (www.varesenews.it)
Albizzate, Oratorio Visconteo
Carnago, il centro sportivo di Milanello
Castelseprio, monastero di Torba
QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DI CRANS MONTANA
maggio 20, 2023 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Ecco il tradizionale contenitore made ne ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione vinta da Giuseppe Saronni nel 1983)
SALA STAMPA
Italia
A Crans Montana è il grande giorno di Rubio. Thomas resta in rosa
Gazzetta dello Sport
Belgio
Vroege vluchter Einer Rubio is metgezellen te snel af en wint fel ingekorte Giro-etappe, klassementsrenners bestoken elkaar niet
Het Nieuwsblad
Slovenia
Roglič se je potrudil ne prevzeti rožnate majice
Delo
Gran Bretagna
Einer Rubio wins shortened stage 13 as weather chaos continues
The Guardian
Irlanda
Eddie Dunbar puts in late attack in Giro d’Italia and remains seventh overall
The Irish Times
Francia
Pinot grappille, Rubio le plus malin
L’Équipe
Spagna
Einer Rubio se hace grande
AS
Portogallo
Um dia mais curto no Giro e tudo na mesma
Público
Paesi Bassi
Rubio is lachende derde in eindsprint en zegeviert in Giro-etappe
De Telegraaf
Danimarca
Mads Pedersen udgår af Giro d’Italia
Politiken
Germania
Rubio gewinnt verkürzte 13. Giro-Etappe – Kämna weiter Sechster
Kicker
USA
Rubio wins much-altered 13th stage, Thomas stays in Giro lead
The Washington Post
Colombia
¡Einer Rubio la ’sacó del parque’ en el Giro de Italia, triunfazo!
El Tiempo
DISCOGIRO
La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it
La Svizzera (Rita Pavone)
METEOGIRO
Sierre : poco nuvoloso, 17°C, vento moderato da E (7 – 48 Km/h), umidità al 66%
Briga (35.7 Km): pioggia debole (0.4 mm), 14°C, vento moderato da E (7 – 46 Km/h), umidità al 80%
Passo del Sempione (GPM – 56 Km): pioggia debole (1.1 mm), 4°C (percepiti 3°C), vento moderato da SE (6 – 44 Km/h), umidità al 88%
Villadossola (traguardo volante – 101.7 Km): pioggia debole (1.2 mm), 15°C, vento debole da NO (3 – 21 Km/h), umidità al 87%
Stresa (traguardo volante – 138.3 Km): pioggia debole (0.4 mm), 16°C, vento debole da NO (6 – 17 Km/h), umidità al 81%
Cassano Magnago : pioggia debole (0.1 mm), 15°C, vento debole da NO (7 – 17 Km/h), umidità al 86%
GLI ORARI DEL GIRO
11.45: inizio diretta su Eurosport
12.05: inizio diretta su RaiSport
12.15: partenza da Sierre
14.00: inizio diretta su Rai2
14.00-14.20: GPM del Passo del Sempione
15.00-15.20: traguardo volante di Villadossola
15.45-16.10: traguardo volante di Stresa
17.00-17.30: arrivo a Cassano Magnago
STRAFALGAR SQUARE
L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti
Conti: “Tonetti” (Tonelli)
Conti: “I corridori passeranno sotto il tunnel”
Conti: “Passarono sul tunnel”
Fabretti: “La tappa è sempre più condizionata nella sua filosofia”
Vegni: “Il tempo continua a imperversare”
Pancani: “Questo è l’arrivo numero 17 di un arrivo del Giro in Svizzera”
Pancani: “Ha mantenuto intatto la seconda parte del tracciato”
Garzelli: “Il ciclismo d’oggi vanno molto forte”
Fabretti: “Joao Almedia” (Almeida)
Fabretti: “Associazione Corridore Mondiali”
Fabretti: “Comunicato in forma anomina”
Garzelli: “Una salita lunga con un’altrettanto discesa”
Televideo: “CransMontana” (Crans Montana)
Televideo: “Croix de Coeur, Cima Coppi” (la Cima Coppi è prevista alla Tre Cime di Lavaredo)
GIROALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera
Ordine d’arrivo della tredicesima tappa, Borgofranco d’Ivrea – Crans Montana
1° Alessandro Verre
2° Alessandro Iacchi a 51″
3° Niccolo Bonifazio s.t.
4° Samuele Battistella s.t.
5° Gianni Moscon s.t.
Classifica generale
1° Campbell Stewart
2° Yukiya Arashiro a 4′49″
3° Otto Vergaerde a 5′24″
4° Alexander Krieger a 5′52″
5° Alessandro Iacchi a 9′22″
IL GIRO DI 40 ANNI FA
Riviviamo l’edizione 1983 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”
25 maggio 1983 – 12a TAPPA: PIETRASANTA – REGGIO EMILIA (180 Km)
SARONNI ACCETTA LA SFIDA A CRONOMETRO
Ieri giornata d’attesa, lunga fuga e successo dello svedese Segersall con il solito abbuono rosicchiato dalla Maglia rosa (2°)
Oggi sui 38 chilometri contro il tempo da Reggio Emilia a Parma, la classifica della corsa potrebbe chiarirsi in favore del leader o ingarbugliarsi ulteriormente – Ma il campione del mondo sembra in forma iridata – Una storia incredibile

La scritta illuminata sul Lago Grenon (www.crans-montana.ch)
ARCHIVIO QUARTIERTAPPA
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Raduno di partenza a Fossacesia Marina
1a tappa: Fossacesia Marina – Ortona (cronometro individuale)
2a tappa: Teramo – San Salvo
3a tappa: Vasto – Melfi
4a tappa: Venosa – Lago Laceno
5a tappa: Atripalda – Salerno
6a tappa: Napoli – Napoli
7a tappa: Capua – Gran Sasso d’Italia
8a tappa: Terni – Fossombrone
9a tappa: Savignano sul Rubicone – Cesena (cronometro individuale)
10a tappa: Scandiano – Viareggio
11a tappa: Camaiore – Tortona
12a tappa: Bra – Rivoli
A CRANS MONTANA MA SANS MONTAGNA: TANTA FARSA IN UN GIRO MUTILATO
Che pochezza in questo Giro sminuito. Ci mancava solo l’ennesimo braccio di ferro con il fantomatico sindacato corridori che salta su e si preoccupa di problemi (inesistenti) soprattutto quando conviene ad alcuni. Il primo bellissimo tappone, bellissimo sulla carta, si sfascia in battibecchi, come quello che decide la vittoria di giornata.
Ma quanto dovrà svoltare questo Giro smozzicato per salvarsi nella terza settimana? C’è tanta sfortuna, è vero, perché le premesse erano di spicco, fra grandi interpreti e un percorso ben disegnato. E comunque, ammettiamolo fin da subito, stona un po’ intristirsi per il Giro quando il maltempo ha travolto la vita vera, quotidiana, di tante persone. Il maltempo, certo, e il malfatto di tanti anni su piccola e grande scala, non ce ne scordiamo. Perché alla fin fine non è sempre e solo il cielo, l’autore delle disgrazie umane, ma anche un’umanissima cattiva volontà, locale e globale. Meglio fermarsi prima di trascendere nella filosofia, tanto più senza Guillaume Martin al via, però queste considerazioni ben si sposano anche con certi fatti che fra ieri e oggi hanno sostanzialmente deturpato una delle tappe chiave del Giro 2022.
Che cosa è successo? Prima di tutto che da parte Svizzera si è deciso di non aprire il Passo del Gran San Bernardo. Capita? Capita. Dispiace che, come suggerito da parecchi locali molti mesi orsono, quando trasparivano le prima indiscrezioni sul percorso, le motivazioni siano state più probabilmente economiche e prevedibilissime piuttosto che non meteorologiche e incontrollabili. Far cassa col tunnel in date di grandi flussi per via di un fine settimana prolungato da concomitanti festività. Un fenomeno ricorrente e sistematico, a differenza del meteo, di cui non si è tenuto troppo conto, mentre gli svizzeri a quanto sembra ai loro, di conti, ci tenevano parecchio. Senz’altro più che al Giro.
Succede poi che un municipio, quello interessato al transito nella parte più alta delle Croix de Coeur, si attendesse più supporto economico per le asfaltature. Ecco dunque circolare minacciosi documenti video per denunciare che, tolta la neve, l’asfalto sembra pericolosamente malandato. Salta poi fuori che i chilometri in questione sono pochi, che le immagini inquietanti corrispondono in realtà a un aspetto relativamente normale per una stesura di un fondo siffatto in queste condizioni, senza che ciò implichi alcun pericolo di spicco per la corsa.
L’instabilità che si genera è tutta sociale, non meteorologica. È la percezione di un tentennamento, in cui si lancia a tutta forza, come un cuneo, il sindacato corridori. Non si sa se su propria iniziativa oppure se stimolato da alcuni elementi del gruppo, il sindacato lancia una votazione, e percentuali bulgare del gruppo, a quanto sembra, accettano la proposta (stilata in questi termini… da chi?) di eliminare del tutto la salita della Croix de Coeur appigliandosi al famigerato Extreme Weather Protocol, protocollo per le condizioni meteorologiche estreme. Orbene, le condizioni di attivazione del protocollo invocate, secondo il presidente del sindacato – l’ex corridore Adam Hansen già protagonista della vergognosa sceneggiata di Morbegno 2020 – sarebbero state “pioggia gelida (freezing)” e “temperature estreme”. Il problema è che nessuna delle due condizioni si verificava, ma nemmeno da lontano, né nelle previsioni, né poi nella realtà fattuale, per l’intero percorso di oggi. Citare il cumulo di precipitazioni, malanni, stanchezze che pesa dagli scorsi giorni non rende in alcun modo più logico che si chieda di attivare un protocollo il quale, proprio in quanto tale, delinea seppur vagamente alcune determinate condizioni, molto lontane da quelle odierne. A meno che, ovviamente, non si definisca “estremo” un rango di temperature fra gli 8 e i 14 gradi centigradi, o “pioggia gelida” qualche sporadica precipitazione nell’ordine dei pochi millimetri e senza continuità alcuna. Sono facilmente reperibili le immagini del peloton con molti atleti in maniche corte.
Non sappiamo come si sia votato, solo che il voto era anonimo. Non sappiamo se sia votato per atleti o per squadre. Non sappiamo se le percentuali citate da Hansen si riferiscano a una frazione dei votanti oppure a una frazione degli aventi diritto. Ma diciamo pure che non sorprenderebbe che in condizioni di voto anonimo gli atleti optino per togliersi di mezzo un’ascesa estremamente impegnativa nel bel mezzo della tappa. Almeno due team, Bahrain e Astana, erano fortemente favorevoli a correre la tappa con il solo aggiustamento, inevitabile, del transito in tunnel invece che sul passo. Molte altre voci hanno espresso perplessità. Ma tant’è. Percentuali bulgare, sempre un segnale di sana democrazia.
Certo che però, voto o non voto, l’assenza materiale dei criteri necessari ad attivare l’EWP non è qualcosa che si possa votare o meno! Non è che se la strada è secca e ci sono 12 gradi possiamo accordarci e sostenere che, sì, non sembra, ma stiamo sotto una pioggia battente gelata soffrendo “temperature estreme”.
Quel che è peggio dal punto di vista formale è però venuto dopo. Una volta presentata a RCS la proposta degli atleti, pare condita da una minaccia di sciopero più o meno bianco (già se ne è visto uno indigeribile verso il Gran Sasso), la reazione degli organizzatori è stata fare una controproposta: via il Gran San Bernardo, via i primi 120 km di tappa, avanti con una tappina da 80 km, due ore e spicci di sgambata, ma salviamo la salitona della Croix de Coeur. Il sindacato ha raggiunto un accordo su questa proposta. Ma chi ha deciso di accettare la controproposta? Si è tornato a votare? Si è votata una cosa, e ci si è incamminati a tutt’altra.
Diciamo a questo punto che quel che sarebbe potuta apparire l’unica ragione di perplessità autentica, le condizioni della discesa della Croix de Coeur, non erano evidentemente di alcun rilievo per chi “curava” presuntamente gli interessi degli atleti.
Ex post, a tappa corsa, dati meteo reali alla mano, non è restata che l’arrampicata sugli specchi. Il rappresentante dell’associazione italiana corridori, Salvato, pure lui con un curriculum di spicco come Hansen (ricordiamo l’appiattimento del tappone dolomitico nel Giro di Bernal, due anni fa), si è premurato di dare la colpa a fantomatiche “app meteo”. Più sofisticate. Solo in mano ai team. Ovviamente tanto sofisticate che sarebbero uscite dal range di tutte le altre previsioni, in direzione del pessimismo ovviamente, per essere poi brutalmente smentite dalla realtà.
Grottesco. Nelle interviste del dopogara, il più compiaciuto e deciso appare Geraint Thomas, la maglia rosa. Un tappone in meno da digerire. Un tappone in meno da controllare sprecando energie di squadra. Nel tardo pomeriggio emerge l’indiscrezione da Radio Rai: una fonte interna, anonima, avrebbe confermato che la spinta a sforbiciare sarebbe giunta da Oltremanica. Ah, che bella cosa le votazioni, ah che bella cosa la democrazia dal basso. I più “memoriosos”, come il Funes borgesiano, rivivranno in queste ore le emozioni di una Tirreno-Adriatico in cui il San Vicino venne eliminato dal percorso per una nevicata anche lì mai prevista da nessuno, se non dai “siti meteo” di qualche ben informato, e, va da sé, mai e poi mai verificatasi. Quella Tirreno fu anche divertente, un ritorno al vintage, quando era una sfida fra classicomani, e se la portò a casa Van Avermaet, in cima a una classifica che con un arrivo in salita vero avrebbe avuto tutt’altra fisionomia. Alla faccia del falsare i risultati.
Allora, questo è quanto. Il sindacato, tramite un processo decisionale ignoto, mette su una votazione su una proposta preconfezionata, in nome di un protocollo non pertinente. Si vota minacciando scioperi. Si accetta una controproposta che, coerentemente con le incoerentissime premesse, non affronta nessuna delle questioni di sicurezza (discutibili) o meterologiche (inesistenti). L’unico effetto della controproposta è stravolgere l’andamento tecnico-atletico della competizione. Qualcuno decide che la contraproposta va bene, la si accetta, non la si torna a votare. Il gioco è fatto.
Citando Nanni Moretti: “è andata così, è andata male”. Prendiamolo come un esperimento, quantomeno a beneficio della conoscenza in ambito ciclistico. La fantastica tappina dimezzata (men che dimezzata) sarà senz’altro un trionfo dello spettacolo, a quanto profetizzano i teorici delle tappe brevi. La ripida salita iniziale scompaginerà le carte. Vedrete che sparpaglìo!
Ecco, no. Perché, guarda caso, salta fuori che facendo una salita pur durissima quando tutti son freschi, la selezione non si riesce a fare. La squadra che tiene cucito il tutto (Ineos per la maglia rosa di G. Thomas) ha sempre e comunque abbastanza uomini per imporre un ritmo all’inseguimento che stronca ogni velleità. E dire che ci prova un in formissima Ben Healy col capitano Carthy e un bel drappello di nomi fra cui un pezzo grosso come Vine, che letteralmente scoppia nel tentativo di dar fiato all’azione, e poi altre figure che rivederemo in azione più avanti, Pinot col gregario Armirail a spingere a fondo, Cepeda, Rubio, e ancora Dombrowski, perfino il forte Buitrago. Ma non c’è verso. Finché l’azione implica una qualche minacciosità per un addomesticamento del prosieguo, i gregari dietro la tengono al guinzaglio. L’apparente animazione dell’inizio in breve svanisce.
E dunque rieccoci con un copione fin troppo visto e stravisto. Un copione da Tour de France, che in questo Giro si è ripetuto molte volte. Un Giro che imita i Tour che furono senza però averne la muscolatura politica.
Godiamoci allora una nuova evasione, più ridotta, più innocua, che alla fine della fiera si riduce dopo tanti chilometri di corsa insostanziale all’ultima ascesa, con il bisticcio fra Pinot, che scatta tanto e volentieri, e Cepeda, che sta a ruota pure lui tanto e volentieri. Quali che siano ragioni dell’uno e dell’altro, generosità contro calcolo, ma anche poco da perdere contro l’occasione della vita, fine carriera contro un futuro tutto da costruirsi… non c’interessa più di tanto. Pinot si inalbera, strepita contro il collega di quasi diec’anni più giovane, e poi si incaponisce, come peraltro ammetterà a fine tappa: “tutto pur di non far vincere Cepeda”. Il terzo incomodo, lo scalatore colombiano peso mosca della Movistar Einer Rubio, è chi alla fine gode. Nessun furto, ha sofferto le pene dell’inferno solo per mantenere a tito gli altri due, e alla fine è quello che riesce ad allungare con più nettezza mentre i due rivali si sono consumati in una battaglia di nervi. Pinot fa scadere la generosità in una vaga grettezza, ben comprensibile, ma davvero un po’ fuori luogo, specie per lui.
E dietro? Sostanzialmente il nulla. Sì, va bene, Caruso prova un allungo ai meno 1.500 metri. Pure Carthy fa un paio di comparsate. Lorenzo Fortunato aveva messo fuori il naso a metà salita, bravo pure lui, merita la menzione. Dunbar scomoda Geraint Thomas con un’accelerazione nel finale. Insomma, trenino Sky, ahem, INEOS, in versione Alpi svizzere. Un bel plastico con le miniature. Per capirci, il “gruppo dei migliori” è quasi un plotoncino, sui venti atleti, dei quali perfino sul forcing finale una decina arrivano sostanzialmente assieme. Selezione inesistente. Gesti tecnici inesistenti.
A chi giova tutto questo? A chi vincerà il Giro, forse. Anzi, a chi crede che così vincerà il Giro – e noi speriamo che si sbagli di grosso. Ma non giova al Giro. E non giova al ciclismo. Senza Giro e senza ciclismo, non saprei dire che cosa resterà della tutta eventuale vittoria di chi la persegue con questi mezzi. Senza Giro e senza ciclismo, non so che cosa resterà delle altre corse, che magari sulle disgrazie del Giro e del ciclismo italiano gongolano vedendovi dei concorrenti. Un corpo con arti o organi molto malati non suole aver vita facile. La debolezza del sistema italiano del ciclismo rischia di essere fatale per il ciclismo tutto, dacché pur con tanta globalizzazione parliamo pur sempre di uno sport che conta molto, moltissimo, sulle sue nazioni storiche per garantire una minima massa critica di tenuta e solidità nel tempo. Il Giro va tutelato per tutelare il ciclismo in Italia, e il ciclismo in Italia va tutelato per tutelare il ciclismo tutto. Invece, purtroppo, sembra che un’architettura traballante sia lo spazio ideale per sperimentare il reciproco forzarsi la mano da parte di altre istanze, nuovi equilibri di potere, nuovi modelli e dinamiche. Il che sarebbe anche naturale, se non fosse che, dietro tutto ciò, ci sono spesso frenesie speculative e bolle di incerta durata, pronte a mettere in crisi, per i propri interessi, quel capitale culturale che rende il ciclismo uno sport vitale da oltre un secolo. E se pensiate che sia un’esagerazione, percorrete quelle strade, quei paesini, quelle scuole, a cui il Giro oggi ha negato il proprio tanto atteso passaggio in nome di un protocollo fantasma e di un sindacato i cui toni rischiano di avvicinarsi a un qui poco lusinghiero colore giallo.
Gabriele Bugada

La vittoria di Rubio nel "tappino" di Crans Montana (AFP / Getty Images)