MILESI E DYGERT GIOIE MONDIALI

agosto 10, 2023 by Redazione  
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A Stirling, nelle prove a cronometro under 23 e donne elite, prima Lorenzo Milesi trionfa nella crono Under 23 riportando l’oro in Italia dopo 15 anni dall’exploit di Adriano Malori a Varese, mentre la statunitense Chloe Dygert è campionessa del mondo tra le donne

Nei 36.2 km da Stirling a Stirling (con l’arrivo in pavè sulla salitella verso il caratteristico castello che domina la cittadina inglese) l’Italia del cronometro – categoria under 23 – torna grande dopo 15 anni, quando a Varese si impose Adriano Malori. Lorenzo Milesi, dopo una prima metà con i primi due passaggi all’intertempo in cui resta alle spalle del belga Alec Segaert, apriva il gas e ribaltava il pronostico della vigilia che vedeva proprio il belga favorito. Al terzo intertempo infatti il ciclista bergamasco era davanti di tre secondi sul belga e chiudeva infine con il tempo di 43 minuti netti, mentre Segaert continuava a perdere tempo e giungeva al traguardo a 11 secondi di ritardo da Milesi. Medaglia di bronzo era l’australiano Hamish McKenzie che chiudeva con il tempo di 43 minuti e 51 secondi, a 51 secondi di ritardo da Milesi. La top five veniva completata dallo spagnolo Raul Garcia Pierna che concludeva in quarta posizione con il tempo di 43 minuti e 54 secondi e dall’irlandese Darren Rafferty, quinto con il tempo di 43 minuti e 56 secondi. L’altro ciclista italiano Bryan Olivo non faceva meglio del quarantaseiesimo posto, a 4 minuti e 16 secondi di ritardo da Milesi. Sulla stessa distanza di 36.2 km si svolgeva anche la gara delle donne elite con la statunitense Chloe Dygert che vinceva con il tempo di 46 minuti e 59 secondi. La Dygert specialmente nella prima metà del percorso poneva le basi per l’oro mondiale e nonostante una leggera flessione nella seconda metà riusciva a restare davanti all’australiana Grace Brown per 6 secondi. Bronzo era invece l’austriaca Christina Schweinberger che chiudeva a 1 minuto e 13 secondi di ritardo dalla Dygert. In quarta posizione si piazzava la britannica Anna Henderson ed in quinta posizione la francese Juloette Labous, rispettivamente a 1 minuto e 15 secondi di ritardo ed 1 minuto e 22 secondi di ritardo dalla Dygert. Male le italiane con Alessia Vigilia ventiquattresima a 3 minuti e 40 secondi di ritardo dalla Dygert e Vittoria Guazzini trentaduesima a 4 minuti e 16 secondi di ritardo dalla Dygert. Domani grande attesa per la prova a cronometro uomini elite in un percorso di 47.8 km con Tobias Foss che si rimette in discussione dopo l’inatteso oro australiano dello scorso settembre ma che dovrà fare i conti con ciclisti del calibro di Wout van Aert, Remco Evenepoel, Stefan Kung, Geraint Thomas, Remi Cavagna ed altri. Per quanto riguarda l’Italia, Filippo Ganna vuole cancellare la brutta prestazione di Wollongong – soltanto settimo nel 2022 – e tornare in zona medaglia. Oltre a Ganna l’Italia punta su Matteo Cattaneo, vincitore lo scorso 3 Agosto della cronometro individuale al Giro di Polonia e possibile outsider della prova iridata.

Antonio Scarfone

Lorenzo Milesi campione del mondo under 23 a cronometro (foto: Getty Images)

Lorenzo Milesi campione del mondo under 23 a cronometro (foto: Getty Images)

09-08-2023

agosto 9, 2023 by Redazione  
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CAMPIONATI DEL MONDO GLASGOW 2023 – CRONOMETRO INDIVIDUALE MASCHILE UNDER 23

L’italiano Lorenzo Milesi si è imposto nella cronometro individuale, circuito di Stirling, percorrendo 36.2 Km in 43′00″, alla media di 50.512 Km/h. Ha preceduto di 11″ il belga Alec Segaert e di 51″ l’australiano Hamish McKenzie. In gara anche l’italiano Bryan Olivo, 46° a 4′16″

VOLTA A PORTUGAL EM BICICLETA

Il portoghese Rafael Reis (Glassdrive Q8 Anicolor) si è imposto nel prologo, circuito a cronometro di Viseu, percorrendo 3.6 Km in 3′58″, alla media di 54.454 Km/h. Ha preceduto di 2″ lo spagnolo Txomin Juaristi (Euskaltel – Euskadi) e di 3″ l’uruguayano Mauricio Moreira (Glassdrive Q8 Anicolor). Nessun italiano in gara. Reis è il primo leader della classifica con 2″ su Juaristi e 3″ su Moreira

TOUR OF SZEKLERLAND (Romania)

L’italiano Marco Andreaus (Cycling Team Friuli ASD) si è imposto nel prologo, circuito a cronometro di Sfântu Gheorghe, percorrendo 4.5 Km in 5′57″, alla media di 45.378 Km/h. Ha preceduto di 6″ il polacco Szymon Tracz (Santic – Wibatech) e l’austriaco Stefan Marbler (WSA KTM Graz p/b Leomo). Andreaus è il primo leader della classifica con 6″ su Tracz e Marbler

TOUR CYCLISTE INTERNATIONAL DE LA GUADELOUPE

Il francese Lucas Boniface (Vendée U) si è imposto anche nella quinta tappa, Deshaies – Les Abymes, percorrendo 159.1 Km in 3h57′34″, alla media di 40.185 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Mathieu Pellegrin (Convergence SC Abymienne Proprete 2000) e Adrien Guillonnet (Hexagone – Corbas Lyon Métropole). Nessun italiano in gara. Il lussemburghese Alexandre Kess (Materiel-Velo.com) è ancora leader della classifica con 1′13″ sul colombiano Esneider Arley Baez (Team Cama CCD) e 1′27″ sul francese Baptiste Vadic (Vendée U)

CRONOSTAFFETTA MISTA MONDIALE: ORO SVIZZERO SU FRANCIA E GERMANIA. ITALIA QUINTA

agosto 8, 2023 by Redazione  
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Il sestetto svizzero vince contro il tempo davanti a Francia e Germania. Italia solo quinta

Glasgow, Scozia, Regno Unito: Martedì 8 Agosto si respira ancora nell’aria l’emozione per il successo solitario di Mathieu Van Der Poel di 48 ore fa ma le corse non terminano, anzi se possibile raddoppiano in questa lunga settimana iridata: oggi è il turno della crono-staffetta mista uomini e donne.
L’Italia si presenta al via con una rosa di tutto rispetto composta da Bettiol, Cattaneo e Moro lato maschile e Paternoster, Persico e Vigilia lato femminile. Le fasi iniziali della prova azzurra sotto la guida e il ritmo del campione fiorentino promettono bene, tanto che al passaggio di consegne fra i due terzetti l’intertempo si stoppa addirittura al secondo posto parziale. Una prova opaca di Letizia Paternoster e soprattutto uno sfortunato problema meccanico di Silvia Persico però rigettano con forza le velleità di medaglia della compagine azzurra quest’oggi, relegandola al quinto posto conclusivo.
La vittoria è storia a due: Francia e Svizzera si combattono il metallo più pregiato sul filo dei secondi e alla fine saranno soltanto 7 al traguardo in favore dei rossocrociati elvetici, che possono così esultare di gioia nonostante lo spavento della caduta di Marlene Reusser: medaglia d’oro per Stefan Bisseger, Stefan Kung, Mauro Schmid, Elise Chabbey, Nicole Koller e la già citata Reusser. Chiude il podio odierno alle spalle dei delusi transalpini il sestetto tedesco con 10 secondi di vantaggio sulla squadra di “casa”, la Gran Bretagna. L’Italia pagherà uno scarto conclusivo di 1 primo e 17 secondi dall’oro e appena 26″ dal bronzo, con il piccolo rammarico per il problema meccanico che – forse – è risultato decisivo nella lotta per il podio.

Lorenzo Alessandri

La Svizzera conquista la Mixed Relay Mondiale. Photo Credit: Getty Images

La Svizzera conquista la Mixed Relay Mondiale. Photo Credit: Getty Images

08-08-2023

agosto 8, 2023 by Redazione  
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CAMPIONATI DEL MONDO GLASGOW 2023 – CRONOMETRO A SQUADRE MISTA

La nazionale elvetica si è imposta nella cronometro a squadre, circuito di Glasgow, percorrendo 40.3 Km in 54′16″, alla media di 44.558 Km/h. Ha preceduto di 7″ la nazionale elvetica e di 51″ la nazionale tedesca. La nazionale italiana ha terminato la gara in quinta posizione a 1′17″

TOUR CYCLISTE INTERNATIONAL DE LA GUADELOUPE

Il francese Lucas Boniface (Vendée U) si è imposto nella quarta tappa, Saint-François – Sainte-Anne, percorrendo 161 Km in 3h49′38″, alla media di 42.067 Km/h. Ha preceduto allo sprint il brasiliano Kacio Fonseca da Silva Freitas (Swift Carbon Pro Cycling Brasil) e il connazionale Samuel Paslier (Hexagone – Corbas Lyon Métropole). Nessun italiano in gara. Il lussemburghese Alexandre Kess (Materiel-Velo.com) è ancora leader della classifica con 1′13″ sul colombiano Esneider Arley Baez (Team Cama CCD) e 1′27″ sul francese Baptiste Vadic (Vendée U)

MONDIALE 2023: LE PAGELLE

agosto 8, 2023 by Redazione  
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Le pagelle del mondiale conquistato dal belga Mathieu van der Poel

MATHIEU VAN DER POEL: Il fenomeno olandese si porta a casa meritatamente il mondiale su strada in una stagione che lo ha visto primeggiare più volte conquistando, tra le altre corse, la Sanremo e la Roubaix: un Campionissimo!. Da troppi e tanti anni l’Olanda non vinceva la maglia iridata, digiuno terminato grazie a Mathieu che, con una condotta di gara stupenda e nonostante una caduta, è riuscito a salire sul tetto del mondo sbarazzandosi con facilità dei rivali. Corre un Tour de France sornione dove lo si vede solo nelle trenate per tirare qualche volata a Jasper Philipsen, si pensava fosse fuori forma e invece aveva in testa solo i mondiali, sia su strada,.sia nella mountain bike. Fenomeno assoluto, capace di puntare gli obiettivi come nessuno e in 6 ore e 7 minuti di corsa ad annichilire e di ridurre a nani giganti del pedale del calibro di Pogacar e Van Aert e regalando il titolo mondiale all’Olanda trentotto anni dopo Joop Zoetemelk, una delle leggende del ciclismo mondiale. VOTO: 10

TADEJ POGACAR: Il fuoriclasse sloveno lo trovi su ogni terreno, è un corridore universale, pazzesco. Quando corre non si risparmia mai, c’è sempre. Reduce dalle fatiche del Tour de France fa quel che può centrando il gradino più basso del podio. VOTO: 7,5

MADS PEDERSEN: Quando le corse diventano difficilI da leggere spunta sempre lui. Con la Danimarca ben attiva dalla prima parte di corsa era subito chiaro che avrebbe detto la sua, lui che un mondiale l’ha già vintop. Lotta con i denti e con astuzia ma si deve arrendere allo sprint per il bronzo contro Pogacar. VOTO: 7

MATTHEW DINHAM: Il giovane australiano entra nella prima fuga del mattino e non si stacca più. Il 23enne corridore Team Dsm – Firmenich chiuderà il suo primo Mondiale al settimo posto. Chapeau. VOTO: 7

WOUT VAN AERT: Secondo posto per il belga che conquista un ottimo argento, peccato che di secondi posti ne abbia ormai troppi. Il Belgio aveva un grande team ai nastri di partenza rispetto a molti diretti concorrenti e perde malamente l’ennesimo scontro diretto con Van der Poel. VOTO: 6,5

ALBERTO BETTIOL: Il corridore toscano sa bene che contro quei mostri sacri o ti inventi il numero della vita o non vincerai mai. Prova a sorprendere tutti da lontano ma non riesce a prendere quel vantaggio tale da permettergli di lottare almeno per una medaglia. Finirà la corsa al decimo posto. VOTO: 6

MATTEO TRENTIN: Il trentino prova a fare un numero entrando in una fuga quando al traguardo mancano 90 km. Una caduta gli porta via i sogni di gloria. VOTO: 6

FILIPPO BARONCINI: L’iridato under 23 di due anni fa si butta nella mischia con coraggio e dedizione finchè non viene coinvolto in una caduta. VOTO: 6

STEFAN KUNG: Un altro piazzamento per il passistone svizzero, purtroppo però i trionfi sono altro e anche stavolta la strada per vittoria è lontana. VOTO: 6

VALENTIN MADOUAS: Si ritrova capitano della Francia in un mondiale spettacolare, un ruolo troppo grande per lui in un contesto spettacolare. VOTO: 5,5

REMCO EVENEPOEL: Senza le fatiche del Tour de France ci aspettavamo tutti una grande prestazione a Glasgow, cosa che non avviene. Remco è il grande battuto del mondiale, come il suo Belgio che con una squadra spaziale viene sbaragliato da Van der Poel. VOTO: 4

Luigi Giglio

07-08-2023

agosto 8, 2023 by Redazione  
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TOUR CYCLISTE INTERNATIONAL DE LA GUADELOUPE

Il lussemburghese Alexandre Kess (Materiel-Velo.com) si è imposto nella terza tappa, Trois-Rivières – Baillif, percorrendo 158 Km in 4h22′47″, alla media di 36.075 Km/h. Ha preceduto di 18″ il francese Benjamin Le Ny (Uni Sport Lamentinois) e di 38″ il francese Alexandre Desroches (Hexagone – Corbas Lyon Métropole). Nessun italiano in gara. Kess è il nuovo leader della classifica con 1′09″ sul colombiano Esneider Arley Baez (Team Cama CCD) e 1′26″ sul francese Baptiste Vadic (Vendée U)

RE MATHIEU PER UN MONDIALE MATTO

agosto 7, 2023 by Redazione  
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Mondiale memorabile, anche se forse un filo troppo folle, che esalta una generazione di campioni

Un’infinita facezia, un’infinita pazzia. Impossibile raccontare questo Mondiale, impossibile ridurlo a cronaca. Correte subito a cercarne una replica e guardatevelo assolutamente. Anche tutto. Certo, in una posizione comoda e avvisando amici e parenti affinché vi assistano in caso di deliri, infarti o svenimenti. Se proiettato in sala, richiederebbe un disclaimer: astenersi se soffrite di 3D sickness o mal di mare da riprese impazzite, astenersi se amate razionalizzare gli eventi in un filo narrativo prevedibile o anche solo minimamente afferrabile.
Roberto Bolaño riporta nel suo romanzo “Los detectives salvajes” il componimento visivo, assolutamente enigmatico, di un’immaginaria poeta messicana, Cesárea Tinajero: un quadratino, forse una barchetta, forse un cursore, si situa dapprima su una linea retta, quindi su una linea regolarmente ondulata, infine su una linea spezzata violentemente irregolare. Ecco, il Mondiale scozzese trova il proprio corrispettivo e apice in quest’ultimo “verso visuale”. La linea retta è quella che porta da Edinburgo alla fermata imposta da una manifestazione di protesta contro l’assoluta follia di continuare ad estrarre combustibili fossili. C’è da essere grati al lucido pazzesco azzardo di chi si è cementato o incatenato in mezzo alla strada (con conseguenze poliziesche e legali accluse) per ricordarci che continuano ad accadere cose più mondiali, grandi e pazze di questo pazzo, grande Mondiale di ciclismo. 50 minuti del nostro tempo valgono bene il promemoria sull’avidità di chi non si stanca di mettere il mondo a ferro e fuoco in nome del profitto.
E poi, chi lo sa, magari proprio questo stop è stato la scintilla o la brace sotto la cenere in cui si è covato l’inesausto incendio, questo sì solo metaforico, sportivo e godibile, della gara che ne è seguita. Il buon van der Poel ha chiesto educatamente accesso al bagno di una casa privata per espletare una necessità alchemica che sicuramente avrà alleggerito la parte terrosa e acquea del suo corpo per renderlo più volatile e infine fiammeggiante sui trampolini verso l’arcobaleno che sono stati gli strappi di Glasgow. Altre alchimie si saranno cucinate nella lunga attesa: strategie, accordi, pianificazioni di squadra, forgiate e plasmate, e di nuovo limate al dettaglio; altrimenti, più complicate da richiamare alla mente in una gara senza radioline. Fors’anche il semplice effetto di vedersi caricati come molle, fremendo con le gambe frizzanti di impazienza.
Cominciano così, all’avvicinarsi a Glasgow, e poi entrando nel circuito conclusivo, le ondulazioni del secondo “verso” della poesia di Tinajero, crescenti e via via più impetuose, come ondate di marea: sono i grandi sommovimenti di squadra. Ancora in modo ritmato e blando, prima di approdare a Glasgow, con turni alternati delle squadre dei favoriti, Belgio e Olanda soprattutto, ma con già le prime cadute a limitare la formazione orange. Arrivando in città, tuttavia, subentra la marea danese, con un’onda oceanica di altissima velocità che immediatamente allunga e frammenta il gruppo, dettando fin dai 140 (centoquaranta!) chilometri al traguardo quel che sarà lo spartito vorticoso di tutta quanta la gara. Non ci sono praticamente lunghi rettilinei, non c’è vera salita ma neppure discesa, e a ben vedere nemmeno pianura!
Un allungo di Alaphilippe, marcato ovviamente da un danese, Kragh Andersen, attiva la linea sincopata, spezzata, impazzita appunto, diremmo quasi “da sismografo” che dominerà per intero le ultime tre ore e mezza di competizione, e accende al contempo la centrifuga cognitiva in cui si ritrova precipitato lo spettatore. Il gruppo si stira, si ricompatta, si spacca, gli elicotteri della televisione non possono destreggiarsi con piena libertà fra gli edifici, le curve continue, a gomito o peggio, interrompono le prospettive. Chi c’è davanti? Chi è rimasto dietro?
Concettualmente a metà fra queste due fasi di gara si situa l’iniziativa collettiva della squadra italiana, che nonostante una formazione non proprio di punta a livello individuale, decide comunque di cavalcare il susseguirsi di ondate e scosse telluriche per dire la propria e farsi protagonista del proprio destino. Prima un allungo di Bettiol, poi un forcing tremendo e concertato di Velasco e Bagioli: il risultato è un onda che si fa tsunami, e il gruppo di colpo non c’è più quando alla meta mancano oltre cento km. Da duecento a venti, e fra quei venti Trentin e Bettiol.
Da qui in poi è letteralmente impossibile ricondurre la gara a un resoconto lineare. Si può al massimo provare a scomporla in temi ricorrenti. Ad esempio notando che quando alla fine mancano ancora due ore, una selezione di forza riduce la competizione a un quintetto: Bettiol, van der Poel, Van Aert, Pedersen e Pogacar. Saranno gli uomini più forti di oggi, anche se Bettiol chiuderà decimo per una scommessa da tutto o niente a 50 km dalla meta.
Si può osservare che van der Poel è molto isolato perché le cadute mutilano una parte della sua formazione, e poi van Baarle, unico sopravvissuto fra gli olandesi, non sembra godere della stessa forma stratosferica vista al Tour, o forse più o meno consapevolmente è roso dal tarlo dell’obbedienza alla fedeltà di squadra “commerciale” (la Jumbo di Van Aert) piuttosto che non di casacca nazionale. E allora Mathieu risparmia e rischia, facendosi trovare a volte dietro, ricucendo chirurgicamente in extremis quando tocca, operando allunghi e attacchi in funzione più strategica che non necessariamente selettiva. Una volta ancora, in questa stagione, una gara perfetta, sul crinale (inesistente) che congiunge e comprende tanto il moderarsi quanto lo strabordare, tanto il rischiare quanto il conservare.
A proposito di squadre e di quadrature del cerchio impossibili, il Belgio si disintegra nella tensione fra Van Aert ed Evenepoel. Remco è in difficoltà su un tracciato tecnico dal punto di vista della guida e poco amico delle più protratte ma in qualche modo regolari erogazioni di potenza per le quali brilla il campione uscente. Ma Van Aert ogni volta che si ritrova davanti in uno degli innumerevoli frazionamenti, inevitabilmente partecipa dei turni con solide trenate se viceversa Evenepoel è rimasto staccato dietro. Ed Evenepoel deve spesso e volentieri ricucire lui stesso in prima persona. Lo stesso Belgio a volte si spende per riportarlo sotto, ma altre volte lo lascia naufragare in terra di nessuno, a sfogare la sua furia e frustrazione in solitudine. Prima di cedere definitivamente, Remco stesso proporrà una serie di allunghi inutili e rabbiosi con i quali senz’altro onora il titolo e il proprio ruolo, ma che forse avrebbero potuti essere incanalati in altro tipo di lavoro in funzione dei compagni. Certo che però a quel punto, vistosi eliminato in casa propria, la motivazione al sacrificio per Van Aert non sarà stata delle più forti!
La cosa paradossale è che il team belga sarà sostanzialmente l’unico, quando si ricoagula, a provare a dare ordine e razionalità a una corsa assurda. Dilaniato dalla proprie contraddizioni, diventa un esempio da manuale di come l’iperrazionalità sconfini senza accorgersi nella pazzia.
Al contrario la Danimarca brilla per sforzo collettivo e abnegazione, con corridori di peso come il già citato Kragh Andersen a spendersi come mere pedine tattiche. L’incudine e il martello della formazione danese saranno tuttavia un colossale Mads Pedersen e un inesauribile Skjelmose. I due alternano forcing insistiti e veri e propri attacchi con una furia da berserk. Saranno senz’altro coloro che susciteranno l’impressione fisico-atletica globalmente più travolgente, anche se il risultato finale sarà dei più beffardi, con Pedersen (il giustiziere del nostro Trentin nel pure durissimo e zuppo mondiale inglese), lui quasi velocista puro, oltreché uomo da classiche che non smette di raccogliere piazzamenti di lusso e prestazioni brillanti, ecco, lui forte, astuto e veloce, bellamente freddato nello sprint a due per l’ultima medaglia rimasta, quella di bronzo, da quel vero e proprio fenomeno che risponde al nome di Pogacar.
Pogacar come van der Poel corre da isolato, nel suo caso fin dal via. Si espone molto di più di van der Poel, e al contempo rischia ancor meno: è sempre nelle primissime posizioni, attentissimo, lestissimo. In comune con van der Poel ha gli attacchi ben dosati, contati, mirati, pensati. Attacchi che scremano, ritagliano, selezionano degli avversari e un tipo di gara a propria misura, anche se un terreno che è tutt’altro che adatto al buon Tadej, visibilmente il più leggerino anche come corporatura fra i contendenti.
Infine l’Italia, l’Italia a metà strada, a metà strada fra la volontà di razionalizzare la gara e l’istinto da schegge impazzite. L’Italia che in una corsa in cui (tolto il Belgio) le squadre hanno due uomini in testa, oppure uno solo, apparteneva deliberatamente al primo gruppo, ma per via di una delle sorprendentemente poche cadute perde Trentin e salta al secondo, con Bettiol isolato. E Bettiol che prova il tutto o niente: a oltre 50 km dalla fine se ne va da solo, e arriva a guadagnare fino a quaranta secondi, mentre un’altra di quelle pochissime cadute, pochissime ma significative sempre, riporta all’eterno numero di quattro fantastici i suoi inseguitori. Van der Poel. Van Aert. Pogacar. Pedersen.
Finalmente sembra che l’equazione sia stata semplificata ai suoi minimi termini. Quattro campioni da Fiandre, per l’esattezza i primi quattro del Fiandre 2023 (più uno davanti, ex vincitore del Fiandre pure lui, a ben vedere). Muri e muretti, curve strette, sprazzi di sole e acqua. Visto dalla fine tutto sembra così chiaro. Visto da qui, visto così, nonostante le magie di Pogi, il re delle Fiandre è sostanzialmente uno. L’uomo dallo scatto secco e breve più fulminante del mondo, il vivo ritratto dei versi di Silvio Rodríguez: “qualcosa che ti cancella di colpo, una luce accecante, uno scoppio di neve”. Mathieu van der Poel. Mathieu van der Poel spara il suo sparo di neve su uno strappo, uno a caso, sicuramente non quello che tutti si aspettano, non all’ultimo giro, non quando tutto torna, ma quando la meta è lontana, più di 20 km, con dietro tre lepri, e che lepri, ma non importa, è il tipo di scatto che cancella tutto e tutti. Van Aert prova a tenerlo e scoppia. Pedersen e Pogacar cercano di regolarsi, e scoppiano comunque. Bettiol viene obliterato e lasciato quinto a inseguire pazzamente in solitudine, finché proprio alla fine lo travolgeranno i resti di comuni mortali che, stretti in solidarietà tacita e tiepida da sconfitti, lo passano e relegano a un comunque bel decimo posto.
Gara finita?
A meno che van der Poel cada. E cade.
Cade e si rialza. Abrasioni. Bici? (la prima domanda del ciclista caduto, qualunque ciclista). Bici a posto. Scarpa rotta. Scarpa rotta eppur bisogna andare. Dove sono gli altri? Non si sa. In questo circuito non si capisce niente. Non ci sono radio. Nessuno sa niente. Ma van der Poel è già da solo da un pezzo. La luce accecante ha cancellato tutto e tutti. Riparte. Strappa a mani nude il pezzo di BOA della scarpetta che penzola e rischia di finire nelle corone (è un cavo d’acciaio).
Van der Poel è il campione del mondo di ciclismo maschile su strada a Glasgow 2023 (nel cross già lo era, e sabato corre per l’iride in MTB, in realtà per cercare la qualificazione olimpica diciamo pure).
Per l’olandese: Sanremo 2023. Roubaix 2023. Mondiale 2023. Le tre pazzie del ciclismo. I tre veri Monumenti, perché la Liegi e il Fiandre, con tutto il rispetto, furono a lungo gare domestiche del pur indiscutibile movimento belga. Ma Sanremo, Roubaix e – per definizione – Mondiale sono le gare di un giorno che fin da subito richiamarono contendenti da tutte le nazioni ciclistiche. E oggi sono le tre gare più assurde. Quelle in cui pare che possa capitare qualsiasi cosa. Quelle dove non è affatto detto che vinca il più forte. Quelle che non somigliano allo spirito dei tempi (qualsiasi cosa ciò significhi) di ciò che volta in volta si chiama “il ciclismo moderno”. La Sanremo e il suo nulla infinito per cinque minuti di pazzia. La Roubaix e la sua pazzia fatta strada e pietre rotte. Il Mondiale per nazionali, col corridore della Città del Vaticano, quello di Monaco (principato di), quello di Malta…
Gare che a volte “così non vale”, “ma guarda come ha vinto”. Ciclismo allo stato puro. E oggi ciclismo, oltre che pazzo, anche incontestabile. Van der Poel, Van Aert, Pogacar. Per trovare un podio di qualità simile bisogna andare a un’altra gara pazza, quella del deserto, con Sagan-Cavendish-Boonen. O la follia colombiana di Olano-Indurain-Pantani a Duitama. Nel ciclismo, grandezza e pazzia vanno mano nella mano: la vena di pazzia scozzese ci ha regalato un mondiale per la Storia.

Gabriele Bugada

Van der Poel si laurea campione del mondo a Glasgow (Getty Images)

Van der Poel si laurea campione del mondo a Glasgow (Getty Images)

06-08-2023

agosto 6, 2023 by Redazione  
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CAMPIONATI DEL MONDO GLASGOW 2023 – STRADA MASCHILE ELITE

L’olandese Mathieu van der Poel si è imposto nel mondiale maschile elite, Edimburgo – Glasgow, percorrendo 271.1 Km in 6h07′27″, alla media di 44.267 Km/h. Ha preceduto di 1′37″ il belga Wout van Aert e di 1′45″ lo sloveno Tadej Pogačar. Miglior italiano Alberto Bettiol, 10° a 4′03″

TOUR CYCLISTE INTERNATIONAL DE LA GUADELOUPE

Il bermudiano Kaden Hopkins (Vendée U) si è imposto nella seconda tappa, Morne-à-l’Eau – Port-Louis, percorrendo 161.4 Km in 3h51′44″, alla media di 41.789 Km/h. Ha preceduto allo sprint i francesi Lucas Boniface (Vendée U) e Loïc Laviolette (Team Madras Cycling). Nessun italiano in gara. Lo statunitense Cade Bickmore (Project Echelon Racing) è ancora leader della classifica con 5″ sul connazionale Tyler Stites (Project Echelon Racing) e 9″ su Hopkins

05-08-2023

agosto 5, 2023 by Redazione  
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CAMPIONATI DEL MONDO GLASGOW 2023 – STRADA MASCHILE JUNIORES

Il danese Albert Withen Philipsen si è imposto nel mondiale maschile juniores, circuito di Glasgow, percorrendo 127.7 Km in 3h06′26″, alla media di 41.098 Km/h. Ha preceduto di 1′19″ il tedesco Paul Fietzke e il norvegese Felix Ørn-Kristoff. Miglior italiano Juan David Sierra, 4° a 1′24″

CAMPIONATI DEL MONDO GLASGOW 2023 – STRADA FEMMINILE JUNIORES

La francese Julie Bego si è imposta nel mondiale femminile juniores, circuito di Glasgow, percorrendo 70.3 Km in 1h54′53″, alla media di 36.716 Km/h. Ha preceduto di 9″ la britannica Cat Ferguson e la belga Fleur Moors. Miglior italiana Federica Venturelli, 4° a 9″.

100TH ANNIVERSARY TOUR OF THE REPUBLIC (Turchia)

Il kazako Daniil Marukhin (Vino SKO Team) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Çankiri – Ankara, percorrendo 175.4 Km in 4h18′00″, alla media di 40.791 Km/h. Ha preceduto di 4″ l’eritreo Mengis Petros (Beykoz Belediyesi Spor Kulübü) e di 2′02″ il turco Ahmet Örken (Spor Toto Cycling Team). Nessun italiano in gara. Petros si impone in classifica con 3′03″ sul turco Samet Bulut (Konya Buyuksehir Belediye Spor) e 3′34″ su Marukhin

TOUR CYCLISTE INTERNATIONAL DE LA GUADELOUPE

Lo statunitense Cade Bickmore (Project Echelon Racing) si è imposto nella prima tappa, Gosier – Baie-Mahault, percorrendo 166.6 Km in 3h52′59″, alla media di 42.904 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Lucas Boniface (Vendée U) e il britannico James Jobber (EuroCyclingTrips Pro Cycling Team). Nessun italiano in gara. Bickmore è il nuovo leader della classifica con 5″ sul connazionale Tyler Stites (Project Echelon Racing) e 11″ sul lussemburghese Ivan Centrone (Materiel-Velo.com).

04-08-2023

agosto 4, 2023 by Redazione  
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TOUR DE POLOGNE

Il belga Tim Merlier (Soudal Quick-Step) si è imposto nella settima ed ultima tappa, Zabrze – Cracovia, percorrendo 166.6 Km in 3h28′44″, alla media di 47.889 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Arvid de Kleijn (Tudor Pro Cycling Team) e il colombiano Fernando Gaviria (Movistar Team). Miglior italiano Matteo Moschetti (Q36.5 Pro Cycling Team), 9°. Lo sloveno Matej Mohoric (Bahrain Victorious) si impone in classifica con 1″ sul portoghese Joao Almeida (UAE Team Emirates) e 17″ sul polacco Michal Kwiatkowski (INEOS Grenadiers). Miglior italiano Mattia Cattaneo (Soudal Quick-Step), 5° a 41″.

100TH ANNIVERSARY TOUR OF THE REPUBLIC (Turchia)

Il turco Serdar Depe (Spor Toto Cycling Team) si è imposto nella quarta tappa, Samsun – Çorum, percorrendo 176.1 Km in 4h15′09″, alla media di 40.894 Km/h. Ha preceduto di 4′53″ i connazionali Ahmet Örken (Spor Toto Cycling Team) e Burak Abay (Konya Buyuksehir Belediye SK). Nessun italiano in gara. Il britannico Max Stedman (Beykoz Belediyesi Spor Kulübü) è ancpra leader della classifica con 7″ sull’ucraino Yaroslav Parashchak (Beykoz Belediyesi Spor Kulübü) e 8″ sull’iraniano Ali Labib Shotorban (Mes Sungun-Azad).

TOUR CYCLISTE INTERNATIONAL DE LA GUADELOUPE

Lo statunitense Tyler Stites (Project Echelon Racing) si è imposto nel prologo, circuito a cronometro di Capesterre-Belle-Eau, percorrendo 6 Km in 6′57″, alla media di 51.799 Km/h. Ha preceduto di 7″ il connazionale Cade Bickmore (Project Echelon Racing) e di 8″ il lussemburghese Ivan Centrone (Materiel-Velo.com). Nessun italiano in gara. Stites è il primo leader della classifica con 7″ su Bickmore e 8″ su Centrone

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