23-12-2023

dicembre 24, 2023 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A COSTA RICA

L’ecuadoriano Richard Huera (Movistar – Best PC) si è imposto nell’ottava tappa, Pérez Zeledón – Oreamuno, percorrendo 117.3 Km in 3h26′58″, alla media di 33.9 Km/h. Ha preceduto allo sprint il costaricense Kevin Rivera (7C – Economy – Lacoinex) e di 3″ il colombiano Juan Diego Alba (Movistar – Best PC). Nessun italiano in gara. Alba è il nuovo leader della classifica con 55″ su Rivera e 2′35″ sul costaricense Sergio Arias (Colono Bikestation Kölbi)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XLV: TIRRENO-ADRIATICO 2017

dicembre 23, 2023 by Redazione  
Filed under News

Se la stagione delle classiche lascerà l’amaro in bocca a Sagan, nello stesso periodo lo slovacco si consola imponendosi in un paio di frazioni della Tirreno-Adriatico, tra le quali l’impegnativo tappone dei muri marchigiani

3a TAPPA: MONTEROTONDO MARITTIMO – MONTALTO DI CASTRO

SAGAN IMBATTIBILE A MONTALTO, DENNIS IN AZZURRO

A Montalto di Castro, in una volata non propriamente di gruppo condizionata da una caduta negli ultimi chilometri, prevale Peter Sagan (Team Bora Hansgrohe) su Elia Viviani (Team SKY) e Jurgen Roelandts (Team Lotto Soudal). In classifica generale, grazie alla somma dei piazzamenti Rohan Dennis (Team BMC) si veste d’azzurro. Domani l’attesa tappa del Terminillo che dirà molto sul vincitore della Tirreno Adriatico 2017.

Prima dell’atteso week end con la scalata del Terminillo di sabato e i muri fermani di domenica, la Tirreno-Adriatico si è concessa un giorno tranquillo nella terza tappa tra Monterotondo Marittimo e Montalto di Castro per un totale di 204 km, conditi da due salite di media difficoltà poste a metà tappa. Sulla carta sembrava scontato un arrivo allo sprint e la leggera pendenza su cui è posto l’arrivo sembrava favorire ancora di più gente come Peter Sagan (Team Bora Hansgrohe) e Greg Van Avermaet (Team BMC), apparsi brillanti anche ieri a Pomarance nonostante la vittoria in solitaria di Geraint Thomas (Team SKY). Inoltre, la testa della classifica generale raggiunta proprio dal belga faceva intravedere come la tappa di oggi potesse essere controllata proprio dagli uomini della BMC, a protezione e sostegno del suo capitano. Dopo la partenza da Monterotondo Marittimo si segnalavano alcuni attacchi per riuscire a formare la fuga di giornata. Si formava un gruppetto composto da sette ciclisti: Alexis Gougeard (Team AG2R), Mattia Frapporti (Androni Giocattoli), Andrij Hrivko (Team Astana), Mirco Maestri e Luca Wackermann (Team Bardiani CSF), Iuri Filosi e Kohei Uchima (Nippo Vini Fantini). Il vantaggio della fuga era di 4 minuti dopo circa 40 km dalla partenza, per poi scendere poco sotto i 3 minuti a 100 km dall’arrivo. A Scansano Filosi si aggiudicava l’unico GPM di giornata, posto al km 92.7. Maestri transitava in testa ai due traguardi intermedi posti nel giro di 15 km, tra Terme di Saturnia e Catabbio, rialzandosi subito dopo con l’obiettivo di riprovarci domani per rafforzare il primato nella classifica di leader dei traguardi volanti. Il gruppo recuperava poco a poco mentre la fuga perdeva altri pezzi. Ai meno 40 rimanevano in testa soltanto Filosi, Gougeard e Hrivko. Il gruppo riprendeva infine i fuggitivi a meno 20 km dall’arrivo. Le squadre dei velocisti, in particolare il Team Sky e la Quick Step, prendevano le prime posizione mentre il gruppo si sfilacciava anche a causa di una caduta negli ultimissimi chilometri che coinvolgeva, per fortuna senza conseguenze di rilievo, Fabio Felline (Team Trek Segafredo), Tim Wellens (Team Lotto Soudal) e, soprattutto, il colombiano Fernando Gaviria (Team Quick Step), altro grande favorito per il successo quest’oggi essendo già imposto lo scorso anno sul traguardo di Montalto di Castro. La volata, non a ranghi completamente compatti, vedeva la vittoria di Peter Sagan (Team Bora Hansgrohe) su Elia Viviani (Team SKY) e Jurgen Roelandts, in una top ten nella quale si segnalava la presenza di altri tre ciclisti italiani, Sacha Modolo (Team UAE Emirates, 4°), Andrea Palini (Androni Giocattoli, 7°) e Roberto Ferrari (Team UAE Emirates, 8°). Si tratta della prima vittoria in Italia nel 2017 per il campione del mondo e della seconda stagionale dopo l’affermazione di fine febbraio alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne. In classifica generale Rohan Dennis (Team BMC), grazie alla somma dei piazzamenti, è primo con lo stesso tempo dei compagni di squadra Greg Van Avermaet e Damiano Caruso. Il week end della Tirreno-Adriatico si annuncia ora, come già detto all’inizio, bello tosto con la quinta tappa di domani che prevede l’arrivo in salita al Terminillo e la sesta tappa di domenica che non ha nulla da invidiare alle Ardenne, viste le vere e proprie “côtes” a doppie cifre di pendenza che si affronteranno nel finale. Due tappe, insomma, in cui i ciclisti che aspirano alla vittoria finale si daranno senz’altro battaglia.

Giuseppe Scarfone

5a TAPPA: RIETI – FERMO

SAGAN NON STA MAI… FERMO! SUO IL TAPPONE DEI MURI

Peter Sagan (Team Bora Hansgrohe) vince a Fermo la sua seconda tappa alla Tirreno Adriatico 2017 su un traguardo posto su un vero e proprio muro con pendenze fino 22%. Secondo classificato un buon Thibaut Pinot (Team FDJ), in terza posizione Primož Roglič (Team Lotto NL Jumbo). Nairo Quintana (Team Movistar) conserva la maglia azzurra alla vigilia della penultima tappa adatta ai velocisti.

Da Rieti a Fermo, dal Lazio alle Marche. La quinta tappa della Tirreno Adriatico 2017 si presentava ricca di spunti anche alla luce della leadership conquistata da Nairo Quintana (Team Movistar) il giorno prima sul Terminillo. Sono 209 i km da percorrere senza respiro, soprattutto i 35 km finali che prevedono il triplice ed insidiosissimo passaggio da Fermo, con una serie di muri e pendenze che arrivavano fino al 22%. Un finale fatto su misura per i finisseur ma dove gli uomini di classifica dovranno mostrare le unghie per confermare o migliorare le loro posizioni. Dopo la partenza da Rieti senza Fabio Aru (Team Astana), ritiratosi a causa di una bronchite che lo ha fortemente debilitato in questi giorni, si formava una fuga composta da 11 uomini: Alexis Gougeard (Team AG2R), Davide Ballerini (Androni Giocattoli), Moreno Moser (Team Astana), Maxime Monfort (Team Lotto Soudal), Marco Canola (Nippo Vini Fantini), Niki Terpstra (Team Quick Step), Stephen Cummings e Scott Thwaites (Team Dimension Data), Maurits Lammertink (Team Katusha), Gianni Moscon (Team SKY) e Filippo Ganna (Team UAE Emirates). La fuga raggiungeva un massimo vantaggio di 4 minuti. La Movistar e la Bahrain Merida dettavano il ritmo del gruppo che non faceva dilatare troppo il vantaggio. Anche la Cannondale Drapac dava una mano per ridurre il ritardo e a meno 120 km dall’arrivo il vantaggio della fuga era sceso a 2 minuti. All’inizio della salita di Montelparo, a meno 82 km dal termine, il gruppo ritornava compatto. Era chiara l’intenzione delle squadre di classifica di non concedere troppo spazio e magari di far conquistare ai loro capitani, in caso di vittoria, gli abbuoni temporali al traguardo di Fermo. Dopo Aru era costretto al ritiro per problemi fisici anche Adam Yates (Team Orica Scott), secondo in classifica generale. Si formava una nuova fuga composta da quattro uomini, Mikel Landa (Team SKY), Tim Wellens (Team Lotto Soudal), Mattia Cattaneo (Androni Giocattoli) e Bob Jungels (Team Quick Step). Il quartetto prendeva un vantaggio di circa un minuto a 72 km dall’arrivo su un gruppo tirato dalla Movistar e già abbastanza sfilacciato. A meno 60 km dall’arrivo la fuga manteneva il proprio vantaggio sempre intorno al minuto. Al traguardo volante di Grottazzolina Mattia Cattaneo transitava in prima posizione. AI meno 50 la fuga aveva ancora 50 secondi di vantaggio sul gruppo. Fermo si avvicinava con i suoi muri. La fuga veniva ripresa e sui primi muri, in località Mulini di Tenna, il primo ciclista a tentare una sortita dal gruppo era Michal Kwiatkowski (Team Sky). Il polacco restava in testa per qualche chilometro, ma ai meno 36 il gruppo tornava nuovamente compatto. Fabio Felline (Team Trek Segafedo) e Oscar Gatto (Team Astana) contrattaccavano ai meno 32 seguiti da Tejay Van Garderen (Team BMC) e da un indomabile Kwiatkowski. Sul muro di Capodarco Felline transitava in prima posizione. Era un continuo rimescolarsi nelle prime posizioni del gruppo; il quartetto veniva ripreso ed ai meno 22 in testa si portavano Luis León Sánchez (Team Astana) e Vasil Kiryienka (Team SKY). Lo spagnolo provava addirittura la sortita individuale provando a staccare il bielorusso e ai meno 12 era lui a condurre con 27 secondi sul gruppo, nettamente sfilacciato. Lo spagnolo veniva ripreso ai meno 9 da Van Garderen, mentre in ottica vittoria di tappa era encomiabile il lavoro di Rafal Majka (Team Bora Hansgrohe) per il capitano Peter Sagan. Ai meno 5 Sanchez aveva 12 secondi su di un gruppo ridotto ad una trentina di atleti. Gli ultimi 3 km erano i più appassionanti; Sanchez veniva ripreso e partiva al contrattacco Thibaut Pinot (Team FDJ) sul secondo passaggio dal muro di Via Reputolo, quello che proponeva le pendenza più ostiche di giornata. Nairo Quintana (Team Movistar) replicava immediatamente riportandosi in testa e trainando con sé il gruppo dei migliori, ora ridotto a non più di una decina di unità. Prima dell’ultimo strappo verso il traguardo di Fermo Peter Sagan (Team Bora Hansgrohe) si riportava in testa e con una grande azione negli ultimi metri si imponeva nettamente su Pinot e Primož Roglič (Team Lotto NL Jumbo). Nessun italiano era presentenella top ten, essendo il primo dei nostri, Michele Scarponi (Astana), piazzatosi 14° a 31″ dal campione del mondo, che ottiene la sua seconda vittoria in questa Tirreno-Adriatico dimostrando di poter vincere quando vuole e come vuole, sia in pianura, sia quando la strada si impenna brevemente. In classifica generale Quintana resta primo con 50 secondi di vantaggio su Pinot ed 1 minuto e 6 secondi su Rohan Dennis (Team BMC). La penultima tappa di domani tra Ascoli Piceno e Civitanova Marche di 168 km presenta un solo GPM verso la metà del percorso e tendenzialmente è favorevole ai velocisti, anche se lo strappetto di Civitanova Alta, piazzata a 8 Km dal traguardo, potrebbe escludere qualche velocista dallo sprint finale.

Giuseppe Scarfone

Ha appena affrontato un muro al 22% ma Sagan si beve in un sol sorso e con disarmante facilità il francese Pinot sul traguardo di Fermo (Tim de Waele/TDWSport.com)

Ha appena affrontato un muro al 22% ma Sagan si beve in un sol sorso e con disarmante facilità il francese Pinot sul traguardo di Fermo (Tim de Waele/TDWSport.com)

22-12-2023

dicembre 23, 2023 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A COSTA RICA

L’ecuadoriano Byron Guamá (Movistar – Best PC) si è imposto nella settima tappa, San José – Pérez Zeledón, percorrendo 126.7 Km in 3h25′34″, alla media di 36.971 Km/h. Ha preceduto allo sprint il costaricense Donovan Ramírez (7C – Economy – Lacoinex) e il connazionale Bryan Raul Obando (Movistar – Best PC). Nessun italiano in gara. Il costaricense Sergio Arias (Colono Bikestation Kölbi) è ancora leader della classifica con 1′25″ sul colombiano Juan Diego Alba (Movistar – Best PC) e 1′33″ sull’ecuadoriano Santiago Montenegro
(Movistar – Best PC)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XLIV: KUURNE 2017

dicembre 22, 2023 by Redazione  
Filed under News

Dopo il bis al Mondiale Peter Sagan punta ad un’altra stagione profiqua ma stavolta non sarà così. Vero o non vero stavolta la “maledizione del mondiale” fa sentire in parte i suoi influssi e per lo slovacco quella del 2017 sarà una stagione in parte deludente. Riuscirà a far suo il terzo mondiale di fila, un’impresa mai riuscita a nessuno, ma uscirà a bocca quasi del tutto asciutta dalle classiche del nord. Sarà secondo alla Sanremo e alla Omloop Het Nieuwsblad, terzo al Gand e addirittura 27° al Giro delle Fiandre; per lui solo le briciole con la vittoria nella semiclassica Kuurne – Bruxelles – Kuurne

PETER SAGAN, LAMPO ARCOBALENO A KUURNE

Peter Sagan dopo essersi dovuto inchinare ieri a Greg Van Avermaet si è imposto oggi nella Kuurne-Bruxelles-Kuurne, semiclassica belga di inizio stagione. Il campione del mondo si è imposto con una volata delle sue su un gruppetto di 5 elementi che comprendeva anche il nostro Matteo Trentin. Le piazze d’onore sono andate a Jasper Stuyven e Luke Rowe.

Peter Sagan non finirà mai di stupire e ad insegnare ciclismo. Lo slovacco di iride fasciato oggi ha fatto il bello e cattivo tempo e, dopo la sconfitta serenamente accolta di ieri, è partito per ribadire un concetto ormai a tutti noto: Peter Sagan è unico e inimitabile.
Dopo il secondo posto di ieri alla Omloop Het Nieuwsblad dov’era stato battuto da Greg Van Avermaet, il campione del mondo in carica ha messo in carniere il successo alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne: l’inizio della “stagione delle pietre” non poteva essere migliore per lo slovacco e la sua Bora-Hansgroe.
Ovviamente l’entrata in scena di Peter Sagan ha tolto la ribalta agli altri, ma prima che lo slovacco monopolizzasse l’attenzione di addetti ai lavori e non, la corsa è stata interessante e non certo un lento avvicinarsi al traguardo.
Dopo un attacco velleitario portato al chilometro zero da David Boucher (Pauwels Sauzen-Vastgoedservice) e durato poche centinaia di metri, parte il tentativo senza fortuna di Berden De Vries (Roompot-Nederlandse Loterij), Jimmy Janssens (Cibel-Cibon), Benoît Jarrier (Fortuneo-Vital Concept), Mark McNally (Wanty-Groupe Gobert), Lawrence Naesen (WB Veranclassic Aqua Protect), Jonas Rickaert (Sport Vlaanderen-Baloise), Julien Stassen (WB Veranclassic Aqua Protect) e Timothy Stevens (Pauwels Sauzen-Vastgoedservice). Stessa sorte per Alexis Gougeard (AG2R La Mondiale) e Daniel Oss (BMC Racing Team): insomma, il gruppo sembra non lasciare andare via la fuga di giornata, che si forma solo con l’inizio della sequenza dei muri. A prendere il largo prima dell’Onkerzele Berg, secondo dei dodici previsti, sono Guillaume Boivin (Israel Cycling Academy), Antoine Duchesne (Direct Énergie), Alex Kirsch (WB Veranclassic Aqua Protect), Jürgen Roelandts (Lotto Soudal), Sjoerd van Ginneken (Roompot-Nederlandse Loterij) e ancora Alexis Gougeard, che è stato l’iniziatore del tentativo. A loro si accodano in un secondo monento Sander Cordeel (Pauwels Sauzen-Vastgoedservice), Maxime Farazijn (Sport Vlaanderen-Baloise) e il già citato Boucher.
L’ Oude Kwaremont, com’è giusto che sia, sveglia i big e trasforma la gara. Oltre a frazionare il plotone in più tronconi, l’aumento del ritmo riduce il gap con i fuggitivi. Il ricongiungimento tarda, però, a compiersi e la corsa sembra in stand-by: i fuggitivi continuano la loro azione, mentre chi insegue sembra temporeggiare, annusando l’aria e studiando di nascosto gli avversari.
A dare la scossa alla situazione ci pensano alcune squadre che, guadagnata la testa del primo plotone inseguitore, alzano il ritmo. Il ricongiungimento ne è la naturale conseguenza. L’azione decisiva porta quindi la firma di Jasper Stuyven (Trek – Segafredo). Lui è vincitore della scorsa edizione della Kuurne e vuole a tutti i costi il bis. Questa volta, però, la risposta di Peter Sagan è immediata, con conseguente “francobollamento” dello slovacco da parte di Matteo Trentin (Quick-Step Floors). Ai tre involatisi si accodano successivamente, in tempi diversi, Tiesj Benoot (Lotto Soudal) e Luke Rowe (Team Sky), mentre fallisce lo stesso obiettivo Stefan Küng (BMC Racing Team)
Ben presto diventa evidente che la corsa belga sia questione limitata ai cinque battistrada, nonostante il gran lavoro svolto dalla BMC per riportare il gruppo inseguitore sui fuggitivi.
Ai meno 800 metri Trentin prova l’attacco a sorpresa, ma senza successo. Ai meno 200 sale in cattedra Peter Sagan che lancia la volata da dietro, rendendosi irraggiungibile fin dalle prime pedalate.
Alle spalle dello scatenato campione del mondo si piazzano nell’ordine Stuyven, Rowe, Benoot e Trentin. Dopo 6 secondi la volata dei primissimi inseguitori è vinta da Arnaud Démare (FDJ), che forse ha già la mente proiettata alla bis alla Milano-Sanremo.
Protagonista sfortunato della giornata è stato Tony Martin (Team Katusha – Alpecin), vittima con Planckaert e Boivin di una caduta che gli ha lasciato sul sopracciglio un taglio ricucito con otto punti di sutura.

Mario Prato

Sagan punta a testa bassa verso lobiettivo della Kuurne-Bruxelles-Kuurne (Tim de Waele/TDWSport.com)

Sagan punta a testa bassa verso l'obiettivo della Kuurne-Bruxelles-Kuurne (Tim de Waele/TDWSport.com)

21-12-2023

dicembre 22, 2023 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A COSTA RICA

Il costaricense Ricardo Rouillon (Real Estelí) si è imposto nella sesta tappa, circuito di San José, percorrendo 111 Km in 2h30′40″, alla media di 44.2 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Richard Alonso Zamora (Ciclo Café) e l’ecuadoriano Richard Huera (Movistar – Best PC). Nessun italiano in gara. Il costaricense Sergio Arias (Colono Bikestation Kölbi) è ancora leader della classifica con 1′10″ sul connazionale Kevin Rivera (7C – Economy – Lacoinex) e 1′26″ sul colombiano Juan Diego Alba (Movistar – Best PC)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XLIII: MONDIALE 2016

dicembre 21, 2023 by Redazione  
Filed under News

Il percorso totalmente pianeggiante lasciava intendere un mondiale noioso, votato alla volata finale. Invece il tratto in linea iniziale attraverso il deserto si rivela elettrizzante e decisivo a causa del vento, selezionando il gruppetto di una ventina di corridori che andrà a giorcarsi la maglia iridata sul circuito di Doha. I velocisti più attesi riescono a rimanere nella prima parte del gruppo, ma sul rettilineo d’arrivo non ci sarà nulla da fare: Sagan li anticipa tutti conquistando il suo secondo mondiale

CHILOMETRO 70: IL MONDIALE ESPLODE E SAGAN FA IL BIS

E’ stato un ventaglio aperto dai belgi al chilometro 70 a portar via il gruppo che si è andato a giocare l’edizione 2016 dei mondiali di ciclismo su strada. Eliminati dai giochi i pericolosi alemanni, belgi e italiani hanno tentato di fare la corsa ma, nella volata conclusiva, si è imposto perentoriamente Peter Sagan, che ha messo dietro anche il fortissimo velocista mannese Cavendish ed ha imitato l’impresa di Bugno del 91/92, mettendo la ciliegina su una stagione da incorniciare.

Il caldo, la distanza, il vento; queste le tre principali difficoltà di un tracciato che si presentava come un tavolo da biliardo, senza neppure un metro di salita. Una scelta certamente discutibile che ragioni di natura economica, per quanto rilevanti, non possono del tutto giustificare. Fortunatamente, ci hanno pensato i corridori a sfruttare al massimo le tre difficoltà del percorso per fare corsa dura. Ne è venuta fuori una gara emozionante, esplosa già a più di 170 Km dalla conclusione quando, su un’accelerazione dei britannici, i belgi aprono un ventaglio molto stretto che rende difficile l’ingresso, tanto che moltissimi corridori di primissimo piano, tra cui gli alfieri della corazzata tedesca, rimangono fuori, costretti ad aprire altri ventagli che provocano ulteriore selezione.
Altro aspetto da sottolineare è certamente la desolante assenza di pubblico, che solo nei pressi dell’arrivo si è minimamente animato, composto comunque di sostenitori quasi tutti europei. In un territorio come quello in cui si svolgeva la rassegna iridata non c’è la benché minima tradizione ciclistica ed era quindi del tutto prevedibile che non ci sarebbe stata una gran risposta da parte della popolazione. Anche se il deserto ed il caldo hanno dato ai più coraggiosi l’occasione di far esplodere la corsa da molto lontano, non si può comunque non ribadire la sostanziale negatività di un tracciato che tecnicamente rimane povero, anche se ha offerto momenti tattici davvero importanti e pregevoli.
Dopo l’apertura del ventaglio, infatti, la corsa ha vissuto sostanzialmente di tatticismo, con quelli davanti che andavano a tutta – tirati particolarmente dai corridori della nazionali più rappresentate, Belgio e Italia – e quelli dietro intenti ad inseguire, con il grosso del lavoro sulle spalle dei tedeschi, disturbati in continuazione dai due belgi rimasti dietro con il compito di rompere i cambi.
In definitiva, chi scrive ritiene che, nonostante la corsa di oggi si stata oggettivamente appassionante, sarebbe opportuno evitare percorsi del genere, sia per l’ambientazione singolare in relazione ad uno sport come il ciclismo, sia per la assenza totale di difficoltà altimetriche in grado di scompigliare i piani.
Passando alla cronaca, si devono registrare i primi scatti fin dal via ufficiale. Nonostante l’andatura iniziale si presentasse comunque elevata, sono Ryan Roth (Canada), Anas Ait El Abdia (Marocco), Rene Corella (Messico), Nick Dougall (Sud Africa), Natnael Berhane (Eritrea), Sergei Lagkuti (Ucraina) e Brayan Ramírez Chacón (Colombia) che riescono ad evadere dal gruppo dopo 7 chilometri di corsa. Andata via la fuga, il gruppo rallenta notevolmente, lasciando che i battistrada riescano a mettere all’attivo un vantaggio che arriva a superare gli 11 minuti. Una prima reazione la abbozza Kanstantin Siutsou (Bielorussia) che, con una accelerazione dei ritmi, comincia a erodere il vantaggio dei fuggitivi della prima ora. L’andatura sale ulteriormente in prossimità del giro di boa con il ritorno verso Doha, cambio di direzione repentino che porterà il vento laterale sulla corsa, con la conseguente probabilità di formazione di ventagli. I favoriti cercano, ovviamente, di mantenersi davanti e questo provoca l’ulteriore erosione del vantaggio dei battistrada, che cercano di resistere aumentando a loro volta i ritmi e provocando la capitolazione di Corella, che non riesce a mantenere il ritmo.
Proprio nei pressi del cambio di direzione gli inglesi impongono un’accelerazione, ma sono i belgi che, in contropiede, vanno ad aprire un ventaglio molto stretto dal quale rimane fuori l’australiano Ewan che cerca, tanto disperatamente quanto invano, di non perdere questo treno. Nulla da fare: il ventaglio è troppo stretto, chi non si è fatto trovare pronto è rimasto inesorabilmente tagliato fuori e costretto a cercare di aprire altri ventagli per inseguire. Il frazionamento è massimo e si formano numerosi gruppetti divisi da pochi secondi. Per colpa di una caduta perdono contatto Luke Durbridge (Australia), Fernando Gaviria (Colombia) e Luka Mezgec (Slovenia). Per i colombiani la caduta di Gaviria, che rimane dolorante a bordo strada, rappresenta il tramonto delle poche speranze che potevano nutrire ai nastri di partenza.
Spezzata la corsa, si fa l’appello e davanti a rispondere “presente” ci sono William Bonnet, (Francia), Oliver Naesen, Jens Keukeleire, Tom Boonen, Jasper Stuyven, Greg Van Avermaet, Jurgen Roelandts (Belgio), Mathew Hayman, Michael Matthews (Italia), Daniele Bennati, Jacopo Guarnieri, Giacomo Nizzolo, Elia Viviani (Italia), Niki Terpstra, Tom Leezer (Paesi Bassi), Edvald Boasson Hagen, Alexander Kristoff, Truls Korsaeth (Norvegia), Sam Bennett (Irlanda), Magnus Cort Nielsen (Danimarca), Peter Sagan, Michael Kolář (Slovacchia), Mark Cavendish e Adam Blythe (Gran Bretagna).
Mancano nomi altisonanti, come tutti i componenti della temuta corazzata tedesca (a partire da Degenkolb, Kittel e Greipel) e i francesi Bohuanni e Démare. L’andatura è elevatissima e, per lunghi tratti, la velocità è prossima ai 70 Km/h. In una situazione del genere un minimo problema meccanico significa la sostanziale compromissione della corsa: le vittime sono Magnus Cort Nielsen e Sam Bennett, che devono abbandonare l’allegra compagnia dell’avanguardia del gruppo, nel frattempo popolatasi dei sei battistrada iniziali, che vengono riassorbiti e cercano di rimanerne accodati.
A questo punto, la battaglia si restringe ad un duello a distanza tra il primo gruppo, che tenta di aumentare il proprio vantaggio, ed il secondo, che tenta disperatamente di rientrare. In un primo momento, il vantaggio sembrava essersi stabilizzato sui 30/40 secondi ma, quasi subito, si assesta sul minuto. Dopo l’ingresso nel circuito finale, da ripetere sette volte, il gap si allarga ulteriormente, sostanzialmente per due fattori. Infatti, davanti Belgio e Italia collaborano nel tenere un’andatura il più possibile elevata, mentre dietro i due belgi rimasti nelle retrovie cercano di favorire i sei connazionali di testa andando a rompere i cambi e provocando l’ira di Degenkolb, visibilmente contrariato, che va quasi a minacciare i due portacolori del Belgio. Il vantaggio arriva a superare i due minuti, circostanza che porta Degenkolb e Kittel a mollare il colpo ed a ritirarsi.
Nei chilometri successivi non ci sono particolari note di cronaca da segnalarfe, con il gruppo davanti che continua la marcia di avvicinamento alla fasi finali e con la tensione che comincia a trasparire fuori dai caschi e dagli occhiali.
Ci si gioca tutto all’ultimo giro, nel corso del quale quelli che hanno tirato tutto il giorno, tra cui l’ottimo Daniele Bennati, si staccano e davanti rimane un drappello più ridotto. E’ Terpstra che prova per primo a muoversi, ma il suo allungo, immediatamente stoppato da Van Avermaet, è estremamente timido e lo stesso olandese desiste immediatamente dal tentativo. L’andatura si alza ulteriormente per le trenate di quelli che voglio evitare gli scatti ed arrivare allo sprint ma, in un momento di esitazione, parte molto deciso Tom Leezer che guadagna subito qualche metro. Complice una prima indecisione su chi dovesse prendersi l’incarico di inseguire, il vantaggio aumenta fino ad arrivare ad una consistenza di oltre 150 metri. Ad un certo punto si ha l’impressione che l’olandese, che passa in testa sotto il triangolo rosso, possa farcela, ma la fatica si fa sentire e, poche centinaia di metri prima dell’arrivo, Leezer deve capitolare. Quasi in contemporanea Guarnieri cerca di lanciare la sprint di Nizzolo, che viene infilato proprio vicino alle transenne da Peter Sagan che poi va ad imporsi su Cavendish e su Tom Booonen, uno dei principali responsabili della situazione di corsa che si era venuta a creare nel deserto e, sicuramente, uno di quelli che poteva trarne i maggiori vantaggi. Il massimo risultato, però, è andato a Sagan che, pur trovandosi di fronte velocisti puri come Cavendish, ha fatto valere la maggior capacità di reggere la fatica di una corsa di 257 chilometri, disputata in un gruppo ristretto che ha corso a tutta per la maggior parte del tracciato. Alla fine, la fatica, complice anche il caldo, si è fatta sentire ed è venuta fuori la classe e la resistenza dello slovacco che non solo va a bissare il successo dell’anno scorso, come fece Bugno nei primi anni ‘90, ma corona anche una stagione da incorniciare con un Tour de France corso veramente da fuoriclasse.
Gli italiani non sono riusciti ad arricchire il nostro parco medaglie ma hanno corso con generosità, alimentando attivamente l’azione del gruppo davanti in cui erano in 4, inferiori in numero solo ai belgi. Nel finale Viviani sembrava tormentato dai crampi, mentre Nizzolo ha provato a lanciare lo sprint lungo ma, contro la brillantezza di Peter Sagan, che si è infilato in una strozzatura tra Nizzolo e le transenne, non c’è stato nulla da fare ed alla fine il campione italiano è rimasto un po’ intrappolato ed ha chiuso in quinta posizione.
E’ stato un mondiale obbiettivamente appassionante, grazie alla situazione creatasi già a 170 Km dalla conclusione ma, come si diceva in apertura, questo non è abbastanza per dare la sufficienza ad un percorso che lascia comunque molte perplessità.

Benedetto Ciccarone

Al termine di una gara più emozionante di quel che lasciava presagire il tracciato, Peter Sagan espolde e fa sua la maglia iridata, la seconda consecutiva dopo quella conquistata a Richmond lanno passato (foto Tim de Waele/TDWSport.com)

Al termine di una gara più emozionante di quel che lasciava presagire il tracciato, Peter Sagan ''espolde'' e fa sua la maglia iridata, la seconda consecutiva dopo quella conquistata a Richmond l'anno passato (foto Tim de Waele/TDWSport.com)

20-12-2023

dicembre 21, 2023 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A COSTA RICA

Il costaricense Kevin Rivera (7C – Economy – Lacoinex) si è imposto nella quinta tappa, San Ramón – Berlin, percorrendo 99.9 Km in 3h03′06″, alla media di 32.736 Km/h. Ha preceduto di 41″ il costaricense Sebastián Moya (Colono Bikestation Kölbi) e di 46″ il colombiano Juan Diego Alba (Movistar – Best PC). Nessun italiano in gara. Il costaricense Sergio Arias (Colono Bikestation Kölbi) è il nuovo leader della classifica con 1′10″ su Rivera e 1′26″ su Alba

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XLII: ENECO TOUR 2016

dicembre 20, 2023 by Redazione  
Filed under News

Il mondiale del 2016 è stato spostato in avanti in calendario di un paio di settimane per evitare ai corridori il caldo del Qatar e così i corridori che vogliono puntare alla maglia iridata sono obbligati a un piccolo cambio di programma, cercando l’iscrizione a corse più vicino all’appuntamento. Dopo l’infelice esperienza dell’anno precedente Sagan sceglie di non tornare alla Vuelta e di optare per una diversa marcia d’avvicinamento, che passa prima per le corse canadesi del World Tour e per il campionato europeo e poi per una breve gara a tappe, l’ENECO Tour. La corsa disegnata a cavallo tra Belgio e l’Olanda è l’ideale per affinare la preparazione in vista di un mondiale dal percorso completamente pianeggiante e Sagan coglie l’occasione per andare a segno su un paio di traguardi

3a TAPPA: BLANKENBERGE – ARDOOIE

SEMBRA TOMBA, MA E’ SAGAN

Altra incredibile vittoria del campione del mondo che, dopo che i 5 fuggitivi di giornata sono stati ripresi in vista del traguardo, slalomeggia letteralmente tra gli avversari sul rettilineo finale di Ardooie e si impone davanti a Danny Van Poppel e Nacer Bouhanni, portandosi a 3” da Rohan Dennis in classifica generale. Migliore degli azzurri ancora Giacomo Nizzolo che bissa il 6° posto ottenuto a Bolsward.

La terza tappa dell’Eneco Tour, 182,3 km da Blankenberge ad Ardooie, si presentava come una classica frazione per velocisti, che già in passato nella cittadina delle Fiandre Occidentali divenuta traguardo fisso della breve corsa a tappe del Benelux l’hanno fatta da padrone con Tom Boonen che si è imposto in due occasioni, ultima delle quali nel 2015, al pari di André Greipel.
Tuttavia il copione solo in extremis ha potuto essere rispettato e non per via del vento, che non ha rappresentato un’insidia come si paventava alla vigilia, ma perchè, nonostante almeno una dozzina di squadre abbiano collaborato all’inseguimento, i fuggitivi di giornata – Stijn Steels (Topsport Vlaanderen), Jesper Asselman (Roompot), Mark McNally (Wanty), Yukia Arashiro (Lampre-Merida) e un Martin Elmiger (Iam Cycling) che ha quantomeno fatto incetta di secondi di abbuono negli sprint intermedi che gli hanno consentito di portarsi a 14” dal leader Rohan Dennis (Bmc) in classifica generale – hanno resistito alla grande al ritorno del gruppo, colpevole di aver inizialmente lasciato loro troppo spazio, con un vantaggio massimo che ha superato i 7′. Se non avessero cincischiato dopo un tentativo di allungo del giapponese in vista dell’ultimo chilometro, i cinque ardimentosi si sarebbero certamente giocati il successo. Così, invece, non è stato e a disputarsi la vittoria sono stati gli sprinter con Peter Sagan (Tinkoff), i cui compagni peraltro non si erano mai fatti vedere in testa al gruppo in precedenza, autore di un vero e proprio show nelle ultime centinaia di metri in cui, nonostante la sede stradale piuttosto stretta e l’ostacolo rappresentato dagli ex battistrada che procedevano molto più lentamente degli altri sul rettilineo finale, ha messo insieme potenza e abilità di guida della bicicletta slalomeggiando letteralmente tra gli avversari fino a mettere le ruote davanti a tutti, portandosi a quota 11 successi stagionali. Alle spalle dello slovacco si è piazzato un po’ a sorpresa Danny Van Poppel (Team Sky) che ha preceduto Nacer Bouhanni (Fdj) e il vincitore della tappa di Bolsward Dylan Groenewegen (Lotto NL-Jumbo) mentre Giacomo Nizzolo (Trek-Segafredo) ha confermato il 6° posto ottenuto l’altroieri ponendosi tra i reduci della fuga McNally ed Elmiger e davanti agli ancora deludenti Marcel Kittel (Etixx-QuickStep) ed André Greipel (Lotto Soudal).
Con questo successo Sagan si porta a soli 3” da Dennis in classifica generale, scavalcando Jos Van Emden (Lotto NL-Jumbo), ora 3° a 5”, e distanziando chi segue con Jasha Sütterlin (Movistar) ed Elmiger 4° e 5° ambedue a 14” e Wilco Kelderman (Lotto NL-Jumbo) e Matthias Brändle (Iam Cycling) rispettivamente 6° e 7° a 15” e ponendo le basi per conquistare la maglia biancorossa di leader al termine della quarta tappa, 201,4 km da Aalter a St-Pieters-Leeuw che, nonostante le sei “côtes” da scavalcare dovrebbe, sulla carta dovrebbe vedere ancora gli sprinter alla ribalta, anche se in chiave successo finale le cose per lo slovacco potrebbero complicarsi al termine della quinta frazione, una cronosquadre di 20,9 km in quel di Sittard che vede la Tinkoff meno attrezzata rispetto a molte dirette rivali.

Marco Salonna

4a TAPPA: AALTER – SINT-PIETERS-LEEUW

SAGAN, WHAT ELSE? TAPPA E MAGLIA ALL’IRIDATO

Ennesima prova di forza del fuoriclasse slovacco, al quarto successo nelle ultime due settimane malgrado una concorrenza sempre di altissimo livello, che si aggiudica allo sprint anche la tappa di St-Pieters-Leeuw davanti ad André Greipel, rinvenuto forte negli ultimi metri ma non a sufficienza per superarlo, e ad Alexander Kristoff, balzando in vetta alla classifica generale con 7” su Rohan Dennis, che però potrebbe riprendersi il primato al termine della cronosquadre di Sittard. Ancora una volta il migliore dei nostri è Giacomo Nizzolo, che non va oltre il 9° posto, mentre una caduta nel finale costringe al ritiro Tom Boonen.

Anche la quarta tappa dell’Eneco Tour, 201 km da Aalter a St-Pieters-Leeuw, si è conclusa allo sprint come era prevedibile alla vigilia, ma rispetto alle precedenti frazioni in linea di Bolsward e Ardooie si è assistito a una corsa decisamente più combattuta, complice un percorso leggermente più impegnativo che prevedeva diversi tratti in pavè e alcuni muri, comunque non paragonabili ai più duri che si affrontano al Giro delle Fiandre, tra i quali spiccavano quelli di Alsemberg e di Bruine Put, inseriti nel circuito finale di 32 km da ripetere tre volte. La prima fuga di giornata, che ha visto protagonisti Mark McNally (Wanty-Groupe), ancora in avanscoperta dopo essere stato ripreso solo sul rettilineo finale in quel di Ardooie, Bert Van Lerberghe (Topsport Vlaanderen) e il duo della Roompot-Oranje composto da Brian Van Goethem e Sjoerd Van Ginneken, è stata infatti annullata dal gruppo in coincidenza con il primo passaggio sotto la linea del traguardo, quando ancora alla conclusione mancavano 64 km. Da quel momento si sono susseguiti gli scatti: un primo tentativo di una ventina di corridori – tra i quali il leader della generale Rohan Dennis (Bmc), Edvald Boasson Hagen (Dimension Data) e il bresciano Matteo Bono (Lampre-Merida) – è stato tempestivamente rintuzzato dagli uomini della Tinkoff di Peter Sagan, mentre decisamente più spazio ha avuto l’azione della coppia dell’Astana Grivko – Gruzdev, che ha guadagnato una trentina di secondi e a lungo ha resistito non solo al ritorno del gruppo – nel quale diversi corridori e squadre si sono alternati all’inseguimento, anche se il grosso del lavoro è stato compiuto dal trentino Daniel Oss (Bmc) – ma anche a quello di due tra i più forti cronomen in circolazione, al di là della giornata no avuta da entrambi nella prova contro il tempo di Breda, Tom Dumoulin (Giant-Alpecin) e Tony Martin (Etixx-QuickStep), che si sono portati a ridosso dei due ex sovietici al comando ma poi hanno dovuto desistere e sono stati riassorbiti da un plotone dal quale, strada facendo, hanno perso contatto alcuni tra i velocisti meno avvezzi alle salite come Caleb Ewan (Orica-Bike Exchange) e Andrea Guardini (Astana), oltre a un’ulteriore cinquantina di atleti.
Sull’ultimo passaggio sul muro di Bruine Put, con Grivko e Gruzdev ormai prossimi a essere ripresi, è stato Jasper Stuyven (Trek-Segafredo) a provare a dare nuova linfa all’azione, riportandosi sui due uomini dell’Astana per poi tirare dritto ai -3 dal traguardo. Anche per il passista veloce belga non c’è stato nulla da fare e sono iniziate le grandi manovre in vista della volata, cui non ha preso parte Michael Matthews (Orica-Bike Exchange), che ha innescato una caduta di massa nella quale è stato coinvolto anche Tom Boonen (Etixx-QuickStep), poi costretto al ritiro. Davanti si sono portati Roy Curvers (Giant-Alpecin) e William Bonnet (Fdj), a sostegno dei rispettivi capitani John Degenkolb e Arnaud Démare che, però, hanno atteso qualche attimo di troppo prima di partire e ne hanno così approfittato Alexander Kristoff (Katusha), che è stato il primo a lanciarsi, e soprattutto il solito Sagan che, dopo aver impressionato ancora una volta per la facilità con cui ha risalito il gruppo senza l’apporto di alcun compagno di squadra e nonostante qualche spallata di troppo con Démare, ha saltato con facilità il norvegese ed è andato a cogliere il secondo successo consecutivo, il dodicesimo stagionale, malgrado il disperato tentativo di rimonta di André Greipel (Lotto-Soudal), la cui formazione ha, come spesso accaduto in questa stagione, sbagliato i tempi lasciandolo da solo quando ancora mancavano diverse centinaia di metri al traguardo. Sul gradino più basso del podio si è piazzato Kristoff davanti a Démare, a Dylan Groenewegen (Lotto NL-Jumbo) e a Degenkolb mentre Giacomo Nizzolo (Trek-Segafredo), un altro che in questo Eneco Tour non può contare su una squadra in grado di supportarlo al meglio negli ultimi metri, è stato nuovamente il migliore degli azzurri ma non è andato oltre il 9° posto.
Con i 10” di abbuono conquistati Sagan è balzato al comando della classifica generale mettendo importante fieno in cascina e, infatti, ora guida con 7” su Dennis, 12” su Jos Van Emden (Lotto NL-Jumbo), 20” su Grivko, risalito a sua volta dopo aver fatto incetta di abbuoni nei tre sprint intermedi presenti in rapida successione nel cosiddetto ”Chilometro d’Oro”, e 21” su Jasha Sütterlin (Movistar) e Martin Elmiger (Iam Cycling). Difficilmente il fuoriclasse slovacco potrà confermarsi in maglia biancorossa al termine della quinta tappa, una cronosquadre di 20,9 km con partenza e arrivo a Sittard, ma se la Tinkoff riuscirà a limitare i danni rispetto a Bmc, Lotto NL Jumbo e Movistar, che sembrano essere le compagini maggiormente attrezzate, ha tutte le carte in regola per riprendersi il primato nelle due frazioni conclusive, adattissime alle sue caratteristiche.

Marco Salonna

Ci ha ricordato le prodezze di Alberto Tomba quanto fatto vedere dal campione del mondo Peter Sagan sul rettilineo di Ardooie (foto Tim de Waele/TDWSport.com)

Ci ha ricordato le prodezze di Alberto Tomba quanto fatto vedere dal campione del mondo Peter Sagan sul rettilineo di Ardooie (foto Tim de Waele/TDWSport.com)

19-12-2023

dicembre 20, 2023 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A COSTA RICA

Il costaricense Brian Salas (Team CostaFrut – GoRigoGo – Giant) si è imposto nella quarta tappa, Liberia – Naranjo, percorrendo 172.3 Km in 4h45′48″, alla media di 36.172 Km/h. Ha preceduto di 43″ il colombiano Juan Diego Alba (Movistar – Best PC) e il connazionale Leandro Varela (7C – Economy – Lacoinex). Nessun italiano in gara. Il costaricense Donovan Ramírez (7C – Economy – Lacoinex) è ancora leader della classifica con 1′42″ sul connazionale Sergio Arias (Colono Bikestation Kölbi) e 3′24″ sull’ecuadoriano Santiago Montenegro (Movistar – Best PC)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XLI: EUROPEO 2016

dicembre 19, 2023 by Redazione  
Filed under News

È una maglia che non potrà indossare quella di campione europeo perchè quella iridata ha la “prelazione” su tutte e Sagan mira, un mese più tardi, ha riconquistarla nel mondiale qatarino. Ma è comunque un prestigioso trofeo da conservare in bacheca, anche per il fatto che chi la vincerà avrà l’onore di inaugurare l’albo d’oro del campionato europeo di ciclismo su strada, gara già presente in calendario sin dal 1995 ma che solo dal 2016 viene aperta ai professionisti. E il campione slovacco non si fa trovare impreparato sul rettilineo in salita di Plumelec, dove svernicia il corridore di casa Julian Alaphilippe e lo spagnolo Daniel Moreno

E’ SAGAN IL PRIMO CAMPIONE EUROPEO

Lo slovacco campione del mondo in carica va a prendersi anche il primo titolo di campione europeo dello storia del ciclismo, precedendo nettamente Alaphilippe e Moreno in volata al termine di una corsa combattuta sino alla fine, con gli italiani, in particolare Moser e Villella, che hanno messo in scena belle azioni, purtroppo non andate a buon fine

La prima edizione dei campionati europei di ciclismo aperta ai professionisti (esclusi fin dall’edizione del debutto, disputata nel 1995) impone una riflessione su tale corsa. Sicuramente quella di istituire questa corsa è una buona idea, specialmente in chiave storica. Il ciclismo è stato, infatti, per la maggior parte della sua storia uno sport prettamente europeo, con i soli Stati Uniti e Colombia che sono riusciti a portare nelle corse più importanti uomini di un certo spessore. Al giorno d’oggi, tuttavia, la situazione volge verso un cambiamento. Se, infatti, sono sempre gli atleti europei quelli numericamente più presenti nelle grandi corse, è pur vero che sempre più frequentemente si affacciano sulla scena corridori dei vari continenti.
A questo aspetto positivo ne fanno fronte due negativi, che caratterizzano però questa edizione e sono quindi suscettibili di miglioramenti.
In primo luogo, è infelice la collocazione in calendario di questa particolare edizione, posta a ridosso dei mondiali e non troppo lontana dal termine della Vuelta. I partecipanti sono stati così costretti a scegliere tra europei e mondiali, senza contare quei corridori che non hanno ancora smaltito le fatiche di una corsa a tappe di tre settimane come quella spagnola. Ovviamente non c’è confronto di importanza tra europei e mondiali e sono i primi a pagarne le spese, con una partecipazione inferiore a quella che potrebbe registrare una corsa del genere collocata meglio in calendario. Va, però, detto che finora i campionati europei si correvano a luglio, in concomitanza con il Tour, o talvolta ad agosto e la collocazione settembrina dell’edizione 2016, la prima aperta ai professionisti, è stata stabilita anche per non scontrarsi con le Olimpiadi, che hanno provocato lo “slittamento” di altre corse, come l’Eneco Tour, che prenderà il via domani, con un mese di ritardo rispetto alla data tradizionale.
L’altro aspetto negativo è il percorso, un circuito di 14 chilometri, da ripetere 17 volte, privo di difficoltà altimetriche sostanziali, se si eccetta la salita che conduceva al traguardo, la Côte de Cadoudal (1,7 Km al 6,2%), affrontata in diverse occasioni anche al Tour de France. Come spesso succede anche in occasione dei campionati del mondo, quello proposto è risultato un percorso troppo facile perché i corridori talentuosi negli attacchi possano offrire un numero degno di una competizione che aspira ad un certo livello.
Nonostante il nome altisonante del vincitore e i tentativi che pure ci sono stati, la corsa alla fine è arrivata allo sprint. Ciò non significa comunque che i corridori non abbiano cercato di interpretare al meglio un circuito che non offriva particolari spunti interessanti.
Dopo 6 chilometri di corsa si forma la fuga che caratterizzerà gran parte della prova e nella quale entrano Bert – Jan Lindeman (Paesi Bassi), Pirmin Lang (Svizzera), Andrii Bratashchuk (Ucraina) e Risto Raid (Estonia). Il gruppo prosegue sornione, lasciando che i battistrada si allontanino concedendo loro un vantaggio massimo di oltre 11 minuti. Sono Italia, Belgio e Francia ad imporre una accelerazione in gruppo che comincia ad erodere poco alla volta il vantaggio dei fuggitivi.
A cinque giri dalla fine, provano a lanciarsi al contrattacco Alexandre Geniez (Francia), Enrico Gasparotto (Italia), Jelle Vanendert (Belgio), David De La Cruz (Spagna), Emanuel Buchmann (Germania), Łukasz Owsian (Polonia) e Tobias Ludvigsson (Svezia) ma senza trovare la necessaria collaborazione, così che il gruppo non tarda a riportarsi su di loro.
Meglio strutturata è l’azione che va in scena nel giro successivo, composta da Karol Domagalski (Polonia), Sergey Lagutin (Russia), Jan Polanc (Slovenia), Redi Halilaj (Albania), Nicolas Edet, Cyril Gautier (Francia), Ben Hermans, Jelle Vanendert (Belgio), Davide Villella, Fabio Aru (Italia), Sam Oomen (Paesi Bassi), Fabian Lienhard (Svizzera), Karel Hnik (Rep. Ceca), Simon Geschke (Germania), Peeter Pruus (Estonia), David De La Cruz, Omar Fraile (Spagna) e Sergio Paulinho (Portogallo). Questo gruppo riesce a guadagnare sino a 1′30 su quello inseguitore ma anche costoro faticano a trovare la giusta tabella di marcia e vengono ripresi, mentre i battistrada vedono il loro vantaggio ridursi a soli 30 secondi che, a seguito di un nuovo cambio di ritmo del gruppo, si polverizzano in men che non si dica.
Nel corso della discesa dalla Côte de Cadoudal finiscono a terra Gianni Moscon (Italia), Alexandre Geniez (Francia) e Rubén Fernández (Spagna); la confusione che ne segue favorisce il formarsi di un drappello al comando formato da Philippe Gilbert, Tiesj Benoot, Ben Hermans (Belgio), Moreno Moser, Giovanni Visconti, Fabio Aru (Italia), Paul Martens, Paul Voss (Germania), Cyril Gautier (Francia), Diego Rubio (Spagna), Huub Duyn, Sam Oomen (Paesi Bassi), Mathias Frank, Sébastien Reichenbach (Svizzera), Karol Domagalski (Polonia), Matija Kvasina (Croazia) e Sergey Lagutin (Russia). L’italia ha tre ottimi elementi davanti, ma dietro sono Portogallo e Slovacchia, che non hanno uomini in fuga, a tirare; anche Francia e Spagna, che hanno un solo uomo davanti, decidono di dare una mano nell’inseguimento, che ha termine all’inizio dell’ultima tornata, ma Moser tenta nuovamente l’attacco, stavolta da solo. Il tentino riesce a guadagnare un vantaggio di una trentina di secondi che sembra restare stabile, finché non è Peter Sagan in prima persona ad imporre un cambio di ritmo al gruppo e, nel tratto più duro della salita finale, il gruppo piomba su Moser. Gli uomini di Cassani, però, non mollano ed è Villella a provare la stoccata vincente, ma anch’egli si vede ripreso a soli 400 metri dall’arrivo. La volata non ha offerto alcuna emozione dato che Sagan si è imposto sugli avversari con una facilità disarmante. Pronostico rispettato, dunque.
L’italia, nonostante non abbia raccolto molto, si è mossa bene, in tutte le azioni pericolose gli uomini di Cassani sono stati presenti e, nel finale, sono stati in due a provarci con l’azione di Moser, che è stata davvero pregevole.

Benedetto Ciccarone

Sagan si impone con facilità anche nella prima edizione dei campionati europei destinata ai professionisti (foto Bettini)

Sagan si impone con facilità anche nella prima edizione dei campionati europei destinata ai professionisti (foto Bettini)

« Pagina precedentePagina successiva »