LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): SAINT-PAUL-TROIS-CHÂTEAUX – SUPERDÉVOLUY
luglio 17, 2024 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Il Tour si appresta a far ritorno sulle Alpi, già visitate per 24 ore durante la prima settimana in occasione della frazione del Galibier. Quello odierno sarà solo un assaggino, in vista dei due dure tapponi previsti tra venerdì e sabato, ma lo spazio per stimolare le velleità degli scalatori c’è.
E’ già ora di tornare in montagna per il Tour 2024, che andrà nuovamente a pedalare sulle strade della catena alpina, già attraversata in occasione della quarta frazione, la tappa che aveva condotto la “carovana gialla” dall’Italia alla Francia scalando i passi del Sestriere e del Galibier. In attesa dei duri tapponi di Isola 2000 e del Col de la Couillole, previsti venerdì e sabato prossimo, oggi andrà in scena quella che a prima vista è la meno impegnativa tra le sette tappe d’alta montagna previste quest’anno dal percorso. In realtà trattasi di un prelibato bocconcino per gli scalatori, in particolare per quelli che si trovano lontanissimo dai piani alti della classifica e che potrebbero sfruttare l’occasione per infilarsi nella fuga da lontano, sempre che questa non venga stoppata sul nascere dalle formazioni dei corridori che stanno lottando per la maglia verde e che vorranno tenere cucita la corsa almeno fino al traguardo volante di Veynes, collocato al 115° Km di gara. Il trittico di ascese che caratterizza gli ultimi 39 Km potrebbero, però, ispirare anche corridori più “altolocati” se si pensa che Vingegaard, attualmente secondo a 3′34″ dall’inossidabile Pogacar, dopo le due imprese dello sloveno sui Pirenei ha dichiarato di credere ancora alla possibilità di ribaltare le sorti della corsa. Per farlo oggi avrà a disposizione poco meno di 20 Km d’ascesa, cominciando con quella che condurrà al Col Bayard (7 Km al 7.2%), anche se la più interessante per un attacco sarà quella del successivo Col du Noyer, che misura 7.6 Km, sale al 7.9% e presenta nel finale un tratto di 2000 metri al 10%, il tutto “condito” da una sede stradale stretta che inevitabilmente metterà in fila i pretendenti alla maglia gialla. Dopo lo scollinamento inizierà un tuffo di poco più di 7 Km che terminerà esattamente ai piedi della salita conclusiva, questa non particolarmente difficile, che in 3.9 Km al 5.7% condurrà alla stazione di sport invernali di SuperDévoluy, debuttante al Tour dopo aver ospitato negli anni scorsi in due occasioni il Giro del Delfinato. A vincere quelle due frazioni – il finale era lo stesso di quello odierno, ma senza il Bayard – furono lo spagnolo Samuel Sánchez nel 2013 e il britannico Steve Cummings nel 2016, mentre in entrambi i casi a vestire la maglia di leader era Chris Froome
METEO TOUR
Saint-Paul-Trois-Châteaux: nubi sparse, 28°C, vento forte da NO (27-54 Km/h), umidità al 39%
Rosans (Km 73.4): sereno, 28°C, vento moderato da NO (9-29 Km/h), umidità al 40%
Veynes (Traguardo Volante – Km 114.8): sereno, 27°C, vento moderato da O (4-20 Km/h), umidità al 44%
SuperDévoluy: sereno, 21°C, vento moderato da NO (8-27 Km/h), umidità al 54%
GLI ORARI DEL TOUR
12.15: inizio diretta su Eurosport
12.45: partenza da Saint-Paul-Trois-Châteaux
14.00: inizio diretta su Rai2
15.15-15.35: traguardo volante di Veynes
15.50-16.10: inizio salita Col Bayard
16.05-16.30: GPM del Col Bayard
16.25-16.50: inizio salita Col du Noyer
16.40-17.10: GPM del Col du Noyer (con abbuoni)
16.55-17.30: arrivo a SuperDévoluy
RASSEGNA STAMPA
Italia
Philipsen non perdona: Vdp lo lancia, lui fa tris a Nimes. Nessun problema per Pogacar
Gazzetta dello Sport
Slovenia
Girmay na tleh. Philipsen brez težav do tretje etapne zmage (Girmay sul pavimento. Philipsen senza problemi alla terza vittoria di tappa)
Delo
Danimarca
Philipsen vinder søvndyssende Tour-etape i massespurt (Philipsen vince la tappa del Tour che induce al sonno in uno sprint di massa)
Politiken
Regno Unito
Mark Cavendish misses out in his final Tour de France sprint as Jasper Philipsen wins stage 16 (Mark Cavendish perde il suo ultimo sprint del Tour de France mentre Jasper Philipsen vince la tappa 16)
The Daily Telegraph
Francia
Le triplé pour Philipsen, Girmay a chuté (Tripletta per Philipsen, cade Girmay)
L’Équipe
Spagna
Philipsen caza a Girmay (Philipsen dà la caccia a Girmay)
AS
Belgio
En dat is nummer 3! Jasper Philipsen sprint oppermachtig naar ritzege in Tour de France (E questo è il numero 3! Jasper Philipsen fa uno sprint supremo per conquistare la vittoria di tappa al Tour de France)
Het Nieuwsblad
Paesi Bassi
Hattrick Jasper Philipsen in Tour (Tripletta di Jasper Philipsen al Tour)
De Telegraaf
Germania
Philipsen schneller: Bauhaus verpasst Etappensieg – Girmay gestürzt (Philipsen più veloce: Bauhaus ha mancato la vittoria di tappa – Girmay è caduto)
Kicker
Stati Uniti
Belgian sprinter Philipsen completes hat trick of stage wins at Tour, Girmay falls near finish (Il velocista belga Philipsen completa la tripletta di vittorie di tappa al Tour, Girmay cade vicino al traguardo)
The Washington Post
Colombia
Jasper Philipsen logró su tercer victoria de etapa en el Tour de Francia 2024 (Jasper Philipsen ha ottenuto la sua terza vittoria di tappa al Tour de France 2024)
El Espectador
Ecuador
Tour de Francia: Jasper Philipsen firma su triplete; Richard Carapaz salva la etapa 16 (Tour de France: Jasper Philipsen firma la sua tripletta; Richard Carapaz salva la tappa 16)
El Universo
Australia
Tour stage treble for Philipsen as Girmay falls (Tripletta di tappa del Tour per Philipsen mentre Girmay cade)
The West Australian
TOURALCONTRARIO
Ordine d’arrivo della sedicesima tappa, Gruissan – Nîmes
1° Christopher Juul-Jensen
2° Tim Wellens s.t.
3° Harold Tejada a 9″
4° Richard Carapaz s.t.
5° Alexey Lutsenko s.t.
Miglior italiano: Luca Mozzato, 29° a 1′27″
Classifica generale
1° Davide Ballerini
2° Mark Cavendish a 25″
3° Jarrad Drizners a 3′51″
4° Phil Bauhaus a 10′23″
5° Fernando Gaviria a 11′38″
I MISTERI DELLA CASSAPANCA
L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti
Pancani: “Una tappa riservata e pianeggiante”
Cassani (traducendo Pogacar): “Sono numeri che non ho mai fatto sul Plateau de Beille” (anche perché non lo ha mai scalato prima)
Rizzato: “Prendentele con le molle questi dati”
Cassani: “Ieri ha fatto fatica, come tanti velocisti” (ieri c’era il riposo)
Rizzato: “Francesco Pantani”
Cassani: “Van Aert è nella ruota del campione europeo”
Cassani: “Ci sono stato un po’ di testate”
Garzelli: “Si viaggiano a 70 all’ora”
Teletext TV Svizzera: “La lotta alla maglia verde”
CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1948
La partenza del Tour da Firenze ci riporta con la memoria al Tour del 1948, l’ultimo dei due vinti dal fiorentino Gino Bartali, conquistato nei drammatici giorni dell’attentato al leader del Partito Comunista Italiano Palmiro Togliatti. Riviviamo quei giorni attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”
19 LUGLIO 1948 – 16a TAPPA: LOSANNA – MULHOUSE (243 Km)*
INATTACCABILE GINO BARTALI DOPO LA DEFINITIVA RESA DI BOBET – TENTERÀ SCHOTTE L’ESTREMO COLPO SULLE STRADE BELGHE CONTRO BARTALI? – HO SCOMMESSO CHE GINO VINCERÀ ANCHE TAPPA A CRONOMETRO
Oggi riposo: domani ultima incognita
*Nei titoli del quotidiano piemontese non si fa accenno all’esito della tappa, vinta dal belga Edward Van Dijck
TOGLIATTI FUORI PERICOLO
Dopo la confessione dell’attentatore Pallante l’istruttoria si svolge con rito sommario

SuperDévoluy e l’altimetria della diciassettesima tappa (skidata.io)
PHILIPSEN CENTRA IL TRIS A NÎMES, GIRMAY A TERRA, LA SFIDA PER LA MAGLIA VERDE SI RIAPRE
Japer Philipsen conquista la terza vittoria al Tour de France, pareggia i successi con Biniam Girmay (Intermarché – Wanty) e grazie alla sua Alpecin – Deceuninck, soprattutto a Mathieu Van Der Poel che lo ha lanciato al meglio verso il traguardo, riapre la lotta per la maglia verde, caduto poco prima dell’ultimo chilometro Girmay, al secondo posto arriva Phil Bahaus (Bahrain – Victorious), terzo invece un redivivo Alexander Kristoff Uno-X Mobility.
Riparte il Tour de France dopo l’ultimo giorno di riposo per l’ultima settimana, non partono, invece, le azioni di fuga ed il gruppo, di fatto, resta ancora in una condizione di “riposo” lungo i chilometri che da Gruissan portano a Nîmes. Non c’è nemmeno il tanto temuto vento, caratteristico di queste zone, a farsì la tappa diventi frizzante con la formazione dei ventagli. Tutti insieme appassionatamente per una tappa che non vede nessun allungo per quasi due ore di corsa. La velocità aumenta in testa al gruppo soltanto al traguardo con punti per la maglia verde, siamo al chilometro 96, la volata la vince Bryan Coquard (Cofidis), seguito da Jasper Philipsen (Alpecin – Deceuninck), terzo Anthony Turgis (Total Energies) mentre quarto la maglia verde Biniam Girmay (Intermarché – Wanty). Il belga rosicchia quattro punti all’eritreo che conserva un vantaggio rassicurante nella speciale classifica. Dopo la sfiammata dello sprint il gruppo si ricompone, la velocità diminuisce e ne approfitta Thomas Gachignard (TotalEnergies) guadagnando in poco tempo più di due minuti sul gruppo. Il ventitreenne francese transita per primo sull’unico GPM di quarta categoria di giornata, la Côte de Fambetou. Ai meno 25 chilometri dall’arrivo Gachignard viene ripreso con le squadre dei velocisti che iniziano il valzer delle cosuete operazioni in testa al gruppo per prendere le posizioni migliori e tenere al riparo il proprio uomo veloce. In particolare sia la Uno-X Mobility sia Lotto Dstny conducono il gruppo innalzando la velocità. Una serie infinita di rotonde costringe il gruppo a fare da elastico, i treni vanno a rimescolarsi continuamente in pratica fino ai meno 2 chilometri dall’arrivo. Poco prima del triangolo rosso dell’ultimo chilometro una caduta coinvolge Marijn van den Berg (EF Education – EasyPost) ma soprattutto Biniam Girmay, l’eritreo resta a dolorante a terra e taglierà il traguardo scortato da due compagni di squadra, si spera senza conseguenze, in attesa di notizie ufficiali dalla Intermarché – Wanty. A causa della caduta il gruppo si spezza, davanti sono abilissimi ed espertissimi come sempre gli Alpecin – Deceuninck a togliersi dai guai e condurre, così con la solita eccezionale spaarata di Mathieu Van Der Poel, jasper Philipsen a conquistare il suo terzo successo al Tour de France 2024, il belga vince facile su Phil Bahaus (Bahrain – Victorious) e su Alexander Kristoff (Uno-X Mobility), quarto posto per Sam Bennet (Decathlon AG2R La Mondiale Team), quinto per Wout van Aert (Team Visma | Lease a Bike) rimasto un pò chiuso nel finale. Si riapre quindi la sfida per la classifica della maglia verde che vede sempre al comando Girmay segue Philipsen con soli 32 punti da recuperare. Nulla cambia, invece, in classifica generale con Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) sempre in maglia gialla. Domani tappa numero 17 da Saint Paul Trois Châteaux a Superdévoluy verso l’arrivo ben tre GPM di seconda, prima e terza categoria, concentrati nei 40 Km finali, che possono prevedere delle imboscate tra gli uomini di classifica.
Antonio Scarfone

Jasper Philipsen (Alpecin - Deceuninck) fa tris a Nimes (Photo Credit: Getty Images)
16-07-2024
luglio 16, 2024 by Redazione
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TOUR DE FRANCE
Il belga Jasper Philipsen (Alpecin – Deceuninck) si è imposto nella sedicesima tappa, Gruissan – Nîmes, percorrendo 188.6 Km in 4h11′27″, alla media di 45.003 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Phil Bauhaus (Bahrain – Victorious) e il norvegese Alexander Kristoff (Uno-X Mobility). Miglior italiano Davide Ballerini (Astana Qazaqstan Team), 24°. Lo sloveno Tadej Pogačar (UAE Team Emirates) è ancora in maglia gialla con 3′09″ sul danese Jonas Vingegaard (Team Visma | Lease a Bike) e 5′19″ sul belga Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step). Miglior italiano Giulio Ciccone (Lidl – Trek), 8° a 15′48″
APPENNINO ANCORA ROSSOCROCIATO, A GENOVA ARRIVO SOLITARIO DI JAN CHRISTEN
Un altro successo svizzero al Giro dell’Appennino. Dopo la vittoria di Marc Hirschi lo scorso anno, domenica a imporsi è stato Jan Christen, giunto in solitaria sul traguardo. Secondo posto per Velasco davanti ad Ulissi.
Il Giro dell’Appennino, sempre alla ricerca di una collocazione in calendario che lo riporti ai fasti del passato, si è corso domenica da Novi Ligure a Genova. Il tracciato prevedeva nell’ordine il Passo della Castagnola (2.9 Km al 5% medio), il Passo dei Giovi (2.3 km al 4,5%), la Crocetta d’Orero (9 km al 3.4%), la salita di Pietralavezzara (6.2 km al 7.7%) e infine quella della Madonna della Guardia (6.9 km al 7.9% di media, con un tratto al 21%), per poi approdare nel salotto buono di Genova, Via XX Settembre, familiarmente chiamata Via XX dai genovesi.
La corsa è iniziata con la classica fuga della prima ora, promossa dall’australiano Samuel Jenner (BridgeLane), dal britannico Zachary Walker (Rime Drali), dal sudafricano Travis Stedman (Q36.5 Continental) e dagli italiani Gabriele Casalini (MBH Bank-Colpack-Ballan), Simone Lucca (Rime Drali), Alessandro Morra (Biesse-Carrera) e Simone Olivero (Corratec-Vini Fantini). Il gruppo, controllato da UAE e Arkea, li ha lasciati fare mantenendo un gap sempre al di sotto dei 5 minuti. L’azione dei battistrada, caratterizzata dall’allungo di Walker e Casalini prima, e da quello di Walker poi e dal ricongiungimento di Stedman su Walker, termina ai piedi della salita di Pietralavezzara, tratto iniziale del celebre Passo della Bocchetta, salita simbolo del Giro dell’Appennino. È da quel momento che la corsa cambia svolgimento. Con il traguardo che si avvicina e con due salite di tutto rispetto ancora da percorrere entrano in gioco i big. Il primo a muoversi è lo svizzero Jan Christen (UAE Emirates), raggiunto quasi subito dal belga Jarno Widar (Lotto Dstny Development), dal britannico Paul Double (Polti-Kometa), dall’ecuadoriano Jonathan Caicedo (Petrolike), dall’eritreo Nahom Zerai (Q36.5 Continental) e dal neozelandese Finn Fisher-Black (UAE Emirates).
Dietro l’Astana e la solita Arkea si organizzano e nella successiva discesa si riportano sui battistrada con Alessandro Verre (Arkéa-B&B Hotels), Christian Scaroni e Simone Velasco (Astana), presto raggiunti dal francese Louis Barré (Arkéa), dagli italiani Filippo Baroncini (UAE) e Diego Ulissi (UAE) e dagli spagnoli Jon Aguirre (KERN Pharma) e Unai Iribar (KERN). Se la discesa ha portato bene al drappello di inseguitori, non si può dire lo stesso per il belga Widar, recente vincitore del Giro d’Italia Under23, caduto proprio il quel tratto. Il gruppetto affronta l’ultima salita e si accende la bagarre. I primi a staccarsi sono Zerai, Scaroni e Aguirre. Poco prima del tratto al 21 % c’è l’attacco di Christen e Double. Quest’ultimo da fondo a tutte le sue risorse per tenere la ruota dello svizzero, ma senza successo. Comincia così la galoppata vittoriosa di questo ventenne nato a Leuggern il 26 Giugno del 2004. La sua squadra, in superiorità numerica rispetto alle altre del gruppo inseguitore, fa buona guardia e smorza tutti i tentativi di coloro che volevano riportarsi sul fuggitivo. L’unico tentativo andato a buon fine è quello della coppia Velasco-Ulissi, valido però solo per i conquistare i restanti gradini del podio della corsa genovese.
Christen si è così aggiudicato la corsa con 56″ di margine su Velasco e sul compagno di squadra Ulissi. Più staccato, a 1′18″, è arrivato Baroncini, che ha preceduto Caicedo, Barré, Double e Verre. A 1′20″ Iribar e Fisher-Black hanno completato la TopTen.
Il successo di domenica, unito a al quinto posto ottenuto a febbraio al Treofeo Laigueglia, ha permesso al giovane svizzero di conquistare anche la Challenge Liguria, che premia appunto il corridore autore dei migliori piazzamenti nelle uniche due gare liguri del calendario professionistico.
Mario Prato

Un altro successo elvetico sulle strade del Giro dell'Appennino: adesso tocca a Jan Christen (foto Studio MeV)
LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): GRUISSAN – NÎMES
luglio 16, 2024 by Redazione
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La settimana conclusiva del Tour si apre con l’ultima delle otto tappe riservate ai velocisti. Il percorso è facile, ma il vento potrebbe rendere la giornata molto complicata
Il Tour entra nel suo ultimo terzo e lo fa con una tappa sulla carta semplice, l’ultima destinata ai velocisti. L’altimetria non è del tutto piatta, poichè realmente pianeggianti saranno solamente gli ultimi 75 Km e altri tratti nella prima metà, mentre la fase centrale sarà più mossa, caratterizzata dalle facilissime “côtes” di Puéchabon (7 Km al 3.4%) e di Fambetou (1.1 Km al 5%), la seconda valida come unico GPM di giornata, la prima collocata a pochi chilometri di distanza dal traguardo volante di Les Mateletts, che chiamerà alla ribalta i corridori in lotta per la conquista della maglia verde. Vista così sembra una tappa poco preoccupante, ma potrebbe non rivelarsi una passeggiata perchè domani si attraverserà il Midi, zona conosciuta per il vento maestrale che la spazza con frequenza e che potrebbe ispirare qualche squadra – la Visma del grande sconfitto Vingegaard su tutte – per mettere in scena i temutissimi ventagli al fine di tentare di staccare il leader della classifica Pogacar. E le previsioni per domani annunciano vento lungo tutto il percorso di gara, non fortissimo ma comune in grado di stuzzicare la formazione del danese, anche perchè dovrebbe spirare per quasi tutta la giornata laterale e a favore
METEO TOUR
Gruissan : nubi sparse, 28°C, vento moderato da NO (19-37 Km/h), umidità al 40%
Pézenas (Km 51.6): sereno, 31°C (percepiti 30°C), vento moderato da NO (18-37 Km/h), umidità al 32%
Les Matellettes (Traguardo Volante – Km 96.1): sereno, 30°C (percepiti 29°C), vento moderato da NO (13-34 Km/h), umidità al 36%
Villevieille (Km 140.9): sereno, 33°C (percepiti 32°C), vento moderato da NO (10-26 Km/h), umidità al 29%
Nîmes : sereno, 33°C (percepiti 31°C), vento moderato da NO (12-31 Km/h), umidità al 26%
GLI ORARI DEL TOUR
12.45: inizio diretta su Eurosport
13.30: partenza da Gruissan
14.45: inizio diretta su Rai2
15.30-15.45: traguardo volante di Les Matelettes
15.50-16.10: GPM della Côte de Fambetou
17.30-17.55: arrivo a Nîmes
LA FOTORICOGNIZIONE DEL FINALE
http://www.ilciclismo.it/2009/?p=73722
RASSEGNA STAMPA
Italia
A Plateau de Beille un altro capolavoro di Pogacar: doppietta Giro-Tour a un passo
Gazzetta dello Sport
Slovenia
Pogačar je kralj kraljevske etap (Pogačar è il re dei palcoscenici reali)
Delo
Danimarca
Vingegaard prøvede at gøre løbet hårdt for ærkerivalen, men til sidst viste Pogacar sig for stærk (Vingegaard ha provato a rendere la gara difficile all’arcirivale, ma alla fine Pogacar si è rivelato troppo forte)
Politiken
Regno Unito
Tadej Pogacar extends Tour de France lead with Bastille Day victory (Tadej Pogacar estende il vantaggio del Tour de France con la vittoria del giorno della Bastiglia)
The Independent
Francia
Pogacar sans rival (Pogacar senza rivali)
L’Équipe
Spagna
Pogacar remacha a Vingegaard (PPogacar vince Vingegaard)
AS
Belgio
Tour lijkt beslist: Vingegaard loopt op dodelijke counter van Pogacar, podium wenkt voor Evenepoel (Il Tour sembra deciso: Vingegaard corre su una reazione micidiale di Pogacar, il podio attende Evenepoel)
Het Nieuwsblad
Paesi Bassi
Pogacar deelt in zware bergrit nieuwe dreun uit aan Vingegaard (Pogacar assesta un altro duro colpo a Vingegaard in una dura tappa di montagna)
De Telegraaf
Germania
Pogacar kontert Vingegaard und distanziert ihn erneut (Pogacar ribatte Vingegaard e lo allontana nuovamente)
Kicker
Stati Uniti
Tadej Pogacar conquers scorching Pyrenean climb to win stage 15 of Tour de France (Tadej Pogacar conquista la rovente scalata dei Pirenei e vince la quindicesima tappa del Tour de France)
The Washington Post
Colombia
Pogacar se impuso en la etapa 15 Tour de Francia y se alejó de Vingegaard (Pogacar ha vinto la quindicesima tappa del Tour de France e ha preso le distanze da Vingegaard)
El Espectador
Ecuador
Richard Carapaz es designado el más ‘combativo’ de la etapa 15 del Tour de Francia que la ganó Tadej Pogacar (Richard Carapaz è designato il più “combattivo” della quindicesima tappa del Tour de France, vinta da Tadej Pogacar)
El Universo
Australia
Pogacar homes in on Tour triumph with more solo magic (Pogacar trionfa nel Tour con ancora più magia da solista)
The West Australian
TOURALCONTRARIO
Ordine d’arrivo della quindicesima tappa, Loudenvielle – Plateau de Beille
1° Arnaud Démare
2° Fernando Gaviria a 35″
3° Mark Cavendish a 1′02″
4° Cees Bol s.t.
5° Alexey Lutsenko s.t.
Miglior italiano: Davide Ballerini, 6° a 1′02″
Classifica generale
1° Davide Ballerini
2° Mark Cavendish a 25″
3° Jarrad Drizners a 3′51″
4° Phil Bauhaus a 10′17″
5° Fernando Gaviria a 11′38″
I MISTERI DELLA CASSAPANCA
L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti
Cassani: “Riuscì a conquistore una splendida medaglia d’oro”
Rizzato: “L’abbiamo visto dall’altro” (dall’alto)
Rizzato: “Farebbero i capitani in diversi nelle altre frazioni” (formazioni)
Cassani: “E’ necessario integrarsi nel migliore nei modi” (reintregrare i liquidi persi con il sudore)
Rizzato: “21000 metri di dislivello dispersi nelle varie frazioni”
Garzelli: “Quando la corsa è tiratissa”
Rizzato: “Vingegaard, il numero unno”
Rizzato: “Non ci piacciono i tifosi che si finiscono in mezzo ai corridori”
Rizzato: “Oltre 3 minuto di ritardo”
Pancani: “Andiamo da Silvano Ploner per sentire cosa e come si respira nella squadra di Pogacar”
Televideo RAI: “Peyresourd” (Peyresourde)
Sport Mediaset: “Port de Leres” (Port de Lers)
CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1948
La partenza del Tour da Firenze ci riporta con la memoria al Tour del 1948, l’ultimo dei due vinti dal fiorentino Gino Bartali, conquistato nei drammatici giorni dell’attentato al leader del Partito Comunista Italiano Palmiro Togliatti. Riviviamo quei giorni attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”
17 LUGLIO – GIORNO DI RIPOSO AD AIX-LES-BAINS
SONO DI FRONTE A BARTALI E BOBET
I due grandi campioni del Tour
Il giudizio di Gino: “Bobet è davvero un gran bel corridore e so benissimo che non si darà per vinto” – Schiettezza del francese: “Ad un campione come Bartali non è disonore essersi dovuto inchinare”
IL GOVERNO HA PRESO LE MISURE PER FRONTEGGIARE OGNI AGITAZIONE – TOGLIATTI MIGLIORA
Le forze dello Stato hanno tutti i mezzi per proteggere la libertà – Le leggi sugli scioperi saranno presentate al Parlamento in autunno – Ignora quanto avvenuto nel paese – Voleva i giornali ma per sapere del Giro di Francia – Stalin invierebbe il suo medico personale
18 LUGLIO 1948 – 15a TAPPA: AIX-LES-BAINS – LOSANNA (256 Km)
TRIONFO N° 3 NELL’ULTIMA TAPPA ALPINA
Così Bartali ha festeggiato i suoi 34 anni
Il solitario arrivo a Losanna – Ieri Gino ha aumentato il vantaggio

La Maison Carrée di Nîmes e l’altimetria della sedicesima tappa (www.arenes-nimes.com)
15-07-2024
luglio 15, 2024 by Redazione
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TOUR DE FRANCE
Giorno di riposo
TOUR DE L’AIN
Il francese Rémi Capron (Van Rysel – Roubaix) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Lagnieu – Île Chambod, percorrendo 153.1 Km in 3h44′21″, alla media di 40.945 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Tom Donnenwirth (Decathlon AG2R La Mondiale Development Team) e Nicolas Breuillard (St Michel – Mavic – Auber93). Due italiani in gara: Stefano Oldani (Cofidis) 5° con lo stesso tempo dei primi, Davide Cimolai (Movistar Team) non ha terminato la tappa. L’ecuadoriano Jefferson Alexander Cepeda (EF Education – EasyPost) si impone in classifica con 24″ su Capron e 28″ su Oldani e
CLÁSICA TERRES DE L’EBRE
Lo spagnolo Abel Balderstone (Caja Rural – Seguros RGA) si è imposto nella corsa spagnola, Amposta – Mont Caro, percorrendo 191.7 Km in 5h06′07″, alla media di 37.57 Km/h. Ha preceduto di 36″ il connazionale Joan Bou (Euskaltel – Euskadi) e di 41″ il connazionale José Félix Parra (Equipo Kern Pharma). L’unico italiano in gara, Alessio Gasparini (Sidi Ali – Unlock Team), ha terminato la corsa fuori tempo massimo.
TUTTO MOLTO BEILLE, MA NON C’È PLATEAU: CITIUS, ALTIUS, FORTIUS IN UN TOUR SENZA LIMITI
Jonas Vingegaard e la sua Jumbo Visma vanno “all in” e puntano tutto sull’autentica tappa regina dei Pirenei nonché, con buona pace della Bonette, di tutto il Tour. Gli ingredienti ci sono tutti per portare Pogacar al limite. Manca all’appello solo il limite stesso, che lo sloveno non pare più avere.
Era una tappa pirenaica come tante altre, quel giorno di mezz’estate del 1998, ma quel giorno lui attaccò. Pantani era reduce dalla durissima vittoria al Giro contro un Tonkov quasi incrollabile e dopo una solo cronometro in terra francese aveva quasi cinque minuti di distacco nella classifica generale del Tour, gara allora riservata a quanti fra i cronomen sapessero rendere anche in salita, e viceversa sostanzialmente preclusa agli scalatori puri. Per capirci, quella prima autentica cronometro prevedeva da sola altrettanti km – circa 60 d’un colpo – quanto tutto il TDF 2024 (inoltre era stata preceduta, per non farsi mancare nulla, da un cronoprologo, e ce ne sarebbe stata al penultimo giorno un’altra equivalente). Il giorno prima di Plateau de Beille c’era già stata una cavalcata pirenaica di 200 km con oltre 5 mila metri di dislivello e sul Peyresourde conclusivo, prima di un arrivo in discesa, Pantani aveva tentato la stilettata, rosicchiando poco più di venti secondi al titanico Ullrich. Non si era nemmeno levata la bandana.
Il giorno dopo ci sarebbe stata, appunto, la scalata a Plateau de Beille e dopo nemmeno un chilometro il pirata salutò tutti. 13 chilometri di quasi assoluta solitudine, interrotti da un sorpasso al fuggitivo di giornata più macchinoso del previsto, e 100 secondi strappati all’avversario tedesco. Si vedeva a occhio nudo che non era ancora il Pantani devastante in salita, usciva dal recupero post Giro come chi esce da un letargo, da una sbornia o da una lunga febbre. Quel giorno si capirono due cose: che Ullrich non avrebbe mai e poi mai perso il Tour a base di attacchi normali come quello di Plateau de Beille, l’unica opzione era che venisse portato al limite e poi da quel limite ancora un passo oltre, nel baratro della crisi; la seconda cosa importantissima che qualcuno solo qualcuno intuì, tuttavia, è che quel limite, pur ancora non sfiorato, eppure da qualche parte, fra le alte cime, esisteva. Difficile dire chi si potesse contare nel novero di quei “qualcuno” fra gli esperti di ciclismo o gli altri atleti, ma di una persona lo sappiamo per certo: Pantani stesso. Bisognava però uscire dagli schemi dell’attacco finale, pur di lungo raggio, e pensare a un altro ciclismo. Il ciclismo dell’invenzione e del viaggio nell’inesplorato.
Quel giorno di mezz’estate del 1998 Pantani stabilì uno dei suoi tanti record di scalata destinati a durare un quarto di secolo e più. Il ciclismo intanto è cambiato molte volte, sono comparsi i trenini in salita, sono comparse le squadre padrone a imporre un ritmo blando fino all’ultima ascesa, sono migliorate le bici, le ruote, le gomme, l’alimentazione, l’allenamento, la scienza. Quello di Plateau de Beille, a differenza per dire dell’Alpe d’Huez, non era un gran record, non era un record fantasmagorico, eppure resse lo stesso, un po’ per inerzia, un po’ per caso, un po’ a testimonianza di un ciclismo che si diceva più pulito ma era solo più pigro nel cuore inteso come animo anche se non nel cuore inteso come macchina da pompaggio.
Ieri, domenica, un altro pomeriggio di mezz’estate sotto il sole del Tour de France, è cambiato tutto e al contempo si è tornati al via, al punto d’origine, alla scaturigine del ciclismo. Tutto è nuovo, tutto è uguale, tutto è diverso.
Il ciclismo è tornato ancora una volta il “mano a mano”, come si dice in spagnolo, il duello uno contro uno, il “salta lui o salto io”, lo scornarsi salita dopo salita, tappa dopo tappa dopo tappa, dopo un’ultima tappa ancora che ha fatto la leggenda di questo sport, da Coppi e Bartali ad Anquetil e Poulidor, e via via fino a Pantani contro Indurain, Pantani contro Tonkov, Pantani contro Ullrich, Pantani contro Armstrong. Al contempo oggi ci sono gli squadroni da mettere al lavoro, i calcoli, le tabelle. La scienza. Il risultato è un record saltato a piè pari da ben tre atleti lo stesso giorno, e pareggiato dal quarto classificato.
Come già detto, ma pure come già accaduto tante altre volte, il lampo atomico dello scontro fra i semidei del ciclismo cancella tutto il resto. Chi si ricorda che cosa accadde dopo la musica da ballo che intercorse fra Coppi e il secondo della Sanremo? Quando Anquetil e Poulidor si scorticarono quasi a spallate sul Puy de Dome nemmeno vinsero la tappa, che andò allo spagnolo Jímenez, seguito da uno dei più grandi scalatori di ogni tempo, Bahamontes, peraltro terzo in classifica generale, capace quel giorno di ridurre il proprio distacco da Anquetil a un minuto e mezzo, strappandogliene più che altrettanto. Ma nella foto gli spagnoli non ci sono, restano fuori quadro, così come su Google la ricerca restituisce a pioggia solo loro due, Anquetil e Poulidor. Nella Merano-Aprica del 1994 la tappa la vince Berzin, che vince pure il Giro: non arriveremo a dire che il vincitore di tappa e generale finale sparisca dal ricordo, ma i colossi protagonisti di quella giornata sono per tutti loro due, Pantani e Indurain.
Questo Tour de France 2024, per ora, è solo loro due: Pogacar e Vingegaard, come da quattro anni in qua (anche se, va detto, nel 2021 il duello fu a stento tale e Vingegaard sgomitava ancora nella categoria di altri due eroi ancora in gara oggi, proprio oggi, come figure da fuga, Enric Mas e Richard Carapaz). Non c’è solo il Tour, nella sfida, ci sono state anche Tirreno-Adriatico, Parigi-Nizza, Paesi Baschi, il tutto però più sporadico e sempre con l’impressione che nello scontro diretto Pogacar prevalesse, come di fatto è accaduto quasi sempre in quelle gare, perché l’avversario non era pienamente investito della missione del massimo rendimento.
Veniamo all’oggi, ai 200 km di tappa (finalmente), ai 5.000 metri di dislivello (finalmente), ai colli durissimi e in serie, ma serie ma molto spaziate fra loro, e questo non sarebbe il massimo come norma e regola generale, seppur nel solco della tradizione del Tour; però i tempi e lo stile sono in realtà assai cambiati sotto il cielo di Francia, come pure per le crono (oggi vanno le tappe corte con salite a raffica concatenate, e non ce ne lamentiamo troppo, se non per la brevità). E allora, suvvia, per una volta anche questa distribuzione delle asperità intercalate di gran fondovalle ci sta tutta, in modo da chiamare in causa anche la strategia, il senso tattico, le alleanze e la gestione, tutti fattori che – giocoforza – si sono andati affievolendo in un ciclismo fatto di scalini così insormontabili fra atleta e atleta, sintomo statistico, peraltro, di valori assoluti davvero eccelsi, non solo di una superiorità relativa.
Gara tattica, gara di testa, gara da pensare, gara di resistenza per eccellenza, dunque, condita da un caldo infernale come da pacchetto vacanze pirenaico (Armstrong che lo odiava ne fu risparmiato dalla sua proverbiale buona sorte tranne che nel 2003): e del caldo si dice che possa costituire un tallone d’Achille di Pogacar, che ama il freddo, la pioggerellina, la nebbia, uomo finora soprattutto d’autunno e primavera, uomo da tappe alpine al Giro in maniche corte.
Tappa anche per le fughe, che dopo anni di abbuffate sembrano pure esse travolte e annichilite dal fuoco e fiamme, fuoco e fiamme, fuoco e fiamme imposto dai grandi team delle volate o delle salite. Parte in effetti una fugona epica, solida, potente, con dentro i capitani fuori classifica sostenuti dai rispettivi gregari. Giungeranno in cinque alla salita finale con un minutino e mezzo da difendere, situazione disperata per chiunque, ma oggi c’è chi sotto sotto un po’ ci crede, siccome oltre al rinato De Plus (talento in salita girato a gregario oggi battitore libero) e al fenomeno nordico Johannessen (come molti nordici e molti sovietici prima, folgorante da under poi più opaco nel professionismo, ma sempre capace di alzate d’ingegno) abbiamo un assortimento di vittorie e podi nei Grandi Giri, fra Carapaz, Mas e Hindley, fra tutti e tre mettono assieme due Giri d’Italia e la bellezza di dieci podi finali fra Italia, Spagna e Francia. Il gotha dei pretenders, ormai non più contenders. Possiamo sindacare sul comportamento scapestrato, come da stereotipo, dell’irlandese Healy che, nonostante l’appoggio ricevuto da Carapaz pochi giorni fa sul Massiccio Centrale, “ricambia” facendo i cavolacci propri, probabilmente anche a danno del compagno, a conti fatti. Possiamo sindacare sulla gestione degli sforzi e dei gregari. Ma. Ma tutto questo non conta un bel niente, perché quando arriva il treno giallo, a pois e bianco di Pogacar, Vingegaard (in maglia a pois per procura) ed infine subito staccato Evenepoel (miglior giovane), testuali parole, “ci si rende conto che fanno un altro sport”.
Ma come è potuto arrivare il gruppo selezionato dei migliori così vicino a cotanta fuga? Risposta, la Jumbo Visma. L’alveare meccanico, pur sparuto e spopolato come dopo una spruzzata di pesticidi sulle verdi campagne, ci ha messo tutto quel che ne aveva per picchiare ritmo duro e cattivo lungo i cinque colli e i duecento chilometri a disposizione. Vedono il Pogacar di Pla d’Adet e rilanciano. Dopo tutto, il loro Tour si è basato finora sull’andare a vedere fino in fondo – metro a metro – ogni rilancio di Pogi, dal San Luca agli sterrati, ai muri vulcanici da grande classica del Massiccio Centrale. Viceversa, quando Pogacar ha potuto fare il proprio gioco in solitaria, in cima al Galibier o, per definizione, nella crono, lì fu dove il distacco si era allargato. Unica eccezione, il sabato. Ma sabato faceva fresco. Ma sabato la salita era corta e lo sloveno aveva fatto la propria sparata dove le pendenze mollavano a breve per mettere a rendimento i falsipiani. Ma sabato la tappa era breve. Ma sabato la tappa era la prima dopo due abbuffate di pianura di quelle che restano più nelle gambe di Vingo che non in quelle dello sloveno.
Il ciclismo è sport di mistero e scoperta. Come sta l’altro? Come starà? Come sto io? Come staremo entrambi dopo esserci entrambi spremuti, chi ha recuperato meglio e chi meno? Chi è più prossimo al fondo del barile, ma soprattutto, al fondo del fondo, che barile ha più fondo? Dai cicloamatori che si dicono sempre gli uni gli altri di aver fatto meno km e di aver più kg del dovuto, sempre a corto di un pizzico di forma, fino ai grandi campioni che devono scoprire le proprie carte per scoprire quelle altrui. Ma nel ciclismo, e non solo, la conoscenza ha un prezzo. E il prezzo consiste nel risucchiare le energie di chi vuole sapere, svelare: appunto, andare a vedere. La strada che ha da andarsi per arrivare a quel “vedere” è lunga e aspra più di ogni salita. Ciliegina sulla torta, alla fine di quella strada molte volte da vedere c’è solamente l’abisso.
Dunque la Jumbo Visma si immola intera nella fornace pirenaica. Alla bocca di Plateau de Beille si attende solo che emerga dal crogiuolo il profeta Vingegaard trasfigurato al calor bianco. Jorgenson come un San Giovanni battezza il gruppo con pedalate sferzanti e impietose, ultimo gregario in un gruppetto in cui di gregari ce ne sono davvero pochi. Non sono più i tempi d’oro dei quattro compagni di squadra su nove uomini di ben altri trenini, pure rivisitati dalla stessa Jumbo in anni recenti. Almeida, luogotenente di Pogacar, si è staccato presto, prestissimo (poi sarà clamorosamente quinto dopo una cronoscalata in autonomia, impresa delle sue, da diesel col pace maker). Con Pogi c’è solo Yates. Con Evenepoel c’è solo Landa. Parentesi d’obbligo: che fenomeno pazzesco Mikel Landa, quarto assoluto di tappa, unico corridore abbondantemente sopra i 30 anni nelle prime venti e passa posizioni sia di giornata, sia della generale; le sue mani basse sul manubrio, un punto fermo delle salite attraverso quattro “generazioni” di ciclismo, mette all’angolo Contador, tira il collo a Froome sia da gregario sia da rivale, spalleggia Carapaz nell’interregno, e ora è ancora il primo degli umani, quando la strada sale, alle spalle dei Mazinga della Generazione Z. Carlos Rodríguez, il leone timido di casa INEOS, ha De Plus davanti dalla fuga.
Poi veramente il nulla. Tocca ammetterlo, perché a differenza dell’era Merckx ma perfino a differenza di quelle di Froome o Armstrong, o anche Indurain, qui c’è la rivalità fra due arcinemici con superpoteri, con Remco e Rogla potenziali spalle a bordo ring, ma il cast dei comprimari è, con rispetto parlando, alquanto modesto. La “lotta” per la top ten, diciamo quella misera dozzina di atleti che per ora (!) resistono al di sotto della mezzoretta buona di distacco, è costituita per 8/12 da UAE (3), Jumbo Visma (2), INEOS (1), Soudal Quickstep (2), sostanzialmente gli uomini che siamo andati nominando finora. Gli altri quattro sono l’italiano Ciccone per la Trek, lo svizzero Felix Gall per la Decathlon, il colombiano Buitrago della Bahrain e il canadese Gee per la squadra israeliana. Salvo Buitrago che forse (forse) ha ancora margini di crescita, sarebbero tutti atleti piuttosto maturi, sia pure con carriere un po’ segnate da peripezie varie, ma senza alcun pedigree nella classifica generale dei Grandi Giri. Ciccone e Gee non hanno mai visto una top ten nemmeno col cannocchiale, Buitrago ha come miglior esito un decimo posto finale in CG e Gall un ottavo. Atleti rispettabilissimi di squadre assolutamente solide, carenate e solventi, team senza complessi di inferiorità. Ma, francamente, ciclisti lontanissimi dalla categoria di talento necessaria per giocarsi un grande giro, contro chiunque, non solo contro gli Z-men. Addirittura ancora lontani dalla possibilità di vincere una corsa a tappe di una sola settimana. Sudare duro per le tappe, quello sì, per le maglie secondarie. Eppure dietro a quella dozzina di protagonisti, capitani o gregari, appartenenti ai suddetti Superteam (e tolti, ovviamente, i fuggitivi del mattino) i migliori per la tappa e per la generale sono proprio questi poco-fantastici quattro, i Meravigliosi Mestieranti. Poi si esce dai venti… primi venti arrivati, e primi venti minuti, quasi, con Carlos Verona.
Questa analisi, oltre a rendere giustizia, sebbene impietosamente, degli altri atleti comunque in lizza per una top ten del TDF, permette di comprendere un’altra questione cruciale. La Jumbo Visma ha fatto il possibile per quasi 200 km, ma erano letteralmente solo loro. Il resto del gruppo, fatti i propri conti, era in modalità sopravvivenza e risparmio. Le salite di tappa sono state affrontate a ritmo allegro, ma sempre un minuto almeno sopra ai relativi record, appartenenti quasi tutti a epoche diverse del ciclismo dagli anni 2000 in qua. Tempi comparabili o peggiori di quelli di un Barguil, di un Kessiakoff, di un Rolland, di un Pineau, di un Malori, se proprio vogliamo perfino di uno Wiggins o di un Voeckler miracolati.
Evidentemente la Jumbo Visma non è più quella capace di spompare con attacchi a raffica e trenate dei gregarioni il Pogi 2022. Tocca allora a Vingegaard l’onere di riscuotere la scommessa. Il Vingegaard 2023 non aveva avuto bisogno del team per abbattere Pogacar con un primo jab sul Marie Blanque e poi un unico diretto ben assestato a crono. Il danese e il suo team attendono questo momento messianico con fede piena, come deve essere. Il mantra recita: fatica tanta, caldo troppo, salita lunga. E Vingegaard esegue il rito a perfezione, allungando ai -10 km dalla fine. Sforzo prolungato, grande salita. Passo asfissiante. Non è che il danese vada piano. Proprio no. Evenepoel capisce subito l’andazzo e va del suo passo. Ma anche un Adam Yates in formissima si ritira subito di scena.
Vingo tira, Pogi a ruota. Implacabile, imparziale, imperturbabile come il karma, giustizia e cattiveria. È finita l’ora dei cambi dati a gratis dopo esser stato ripreso sul Perthus. È finita l’ora delle ruote ciucciate dal danese (e ben a ragione!) sulla polvere degli sterrati. Ora a ruota ci sta lo sloveno, all’altro il compito di stanarlo, scuoterlo, svuotarlo. Vingegaard tira, e tira, e tira. Tira forte, fortissimo, mentre Pogacar s’innaffia di borracce, anche senza mani quasi strafottente, non molla un centimetro. Lo si vede soffrire di tanto in tanto. Oscilla le spalle. China il capo. Sempre ruota a ruota, incollato. O salta lui, o salto io. Ad ogni modo, Vingegaard non vede nulla, né la strafottenza e la sicumera né i cedimenti e la bocca ritorta. Guarda solo avanti, come dev’essere: avanti, dentro di sé, nell’abisso.
Fino a che a un certo punto Vingegaard si volta. Novello Orfeo, ha rotto l’incantesimo, rimarrà solo e non più in coppia. Dopo un quarto d’ora menando, nel mezzo del cammin fra l’attacco e la vetta, Jonas guarda indietro. E, come la moglie di Lot, rimane di sale. Basta quello. Uno sguardo indietro. Pogacar lo vede, lo attacca. E se ne va. Non è un attacco bruciante come altre volte, più una progressione, ma è subito chiaro che il gioco è finito. Se (questo) Pogacar ha dei limiti, non è (questo) Vingegaard a poterli scoprire, a poterli portare allo scoperto. Non oggi, non qui, non ora. Il prezzo da pagare sono altri cinque chilometri di sofferenza solitaria, di abisso.
Pogacar gigantesco: nel vedere la classifica di giornata, i commentatori TV la scambiano per quella generale, per il cumulativo di due settimane intere di Tour. No, ragazzi, è una vita in una salita. Jumbo sconfitta. Vingegaard sconfitto. Seccamente, senza appello. Errori tattici? Forse. Col senno di poi. Ma bisognava provare. Un punto a favore del ciclismo che non ha tutto nero su bianco previamente ben calcolato nel retrobottega. E poi, stando così le cose, va bene così. Stando così le cose un minuto, due o tre è la stessa cosa. Non esiste una differenza atletica a favore di Vingegaard su nessun terreno, punto. Ergo, la differenza va fatta fuori dal terreno delimitato dall’atletismo. Nelle sorprese, nelle invenzioni. Questo era l’ultimo spartito razionale, ed è stato suonato fino in fondo. Ora si tratta di inoltrarsi nel terreno della lucida pazzia. La principale speranza per noi, per il pubblico, è che la gara non venga a risolversi, ora che le gerarchie sono delineate, per fattori esterni o interni di tipo accidentale: cadute, crisi inopinate non provocate dai rivali, problemi di salute estemporanei, esibizionismo poliziesco o giudiziario, ripicche, vendette. Per il resto, ci siamo divertiti e continuiamo a divertirci parecchio. Grazie Pogacar, grazie Vingegaard. La grandezza, per entrambi, sta ed è stata più nel lottare quando si è o si era in condizioni di inferiorità, piuttosto che non nei numeri da record. E un altro giorno toccherà parlare pure di questo fenomenale Remco Evenepoel.
Gabriele Bugada

Pogacar vince a Plateau de Beille e blinda il Tour (www.cyclingnews.com)
LONGO BORGHINI REGINA D’ITALIA, IL GIRO WOMEN È SUO
Capolavoro di Elisa Longo Borghini che rintuzza tutti gli attacchi della sua diretta avversaria Lotte Kopecky per poi staccarla sul rettilineo finale. Ultima tappa a Kimberley (Le Court) Pienaar, prima atleta mauriziana a vincere una tappa. Podio di giornata per Ruth Edwards e Franziska Koch, arrivate con la vincitrice.
Finalmente Longo Borghini!!! Finalmente Elisa Longo Borghini (Lidl – Trek) ha scritto il suo nome nella storia del Giro d’Italia Women e lo ha fatto vestendo il simbolo del primato dalla prima all’ultima tappa. Rischiando di perderla, ma senza mai avere paura che questo accadesse veramente. La sua avversaria più forte, la belga Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime), ha messo sulla strada tutta la sua classe e le sue capacità, che sono veramente tante. Ma la Longo Borghini vista in queste otto tappe è stata fredda quando occorreva, calcolatrice, quasi ragioniera all’occorrenza e forte, terribilmente forte e motivata come oggi, quando dopo aver francobollato la ruota dell’avversaria per tutto il giorno l’ha staccata negli ultime centinaia di metri di questo Giro per tagliare il traguardo da sola. E poco importava se la tappa era già stata vinta da Kimberley (Le Court) Pienaar (AG Insurance – Soudal Team), che aveva regolato le compagne di viaggio Ruth Edwards (Human Powered Health) e Franziska Koch (Team dsm-firmenich PostNL).
La vincitrice di tappa, prima atleta provenuiente dalle isole Mauritius ad aggiudicarsi una tappa del Giro, ha detto dopo l’arrivo: “Non ho parole per quello che ho fatto. Era un sogno partecipare a una gara come questa e ora sono qui, con una vittoria di tappa. Ho perso molto tempo in classifica generale, quindi oggi l’intenzione era quella di divertirmi. Ho dato tutto perché non avevo nulla da perdere. È stata una sensazione pazzesca tagliare il traguardo per prima, non la dimenticherò mai. Ancora non ci credo! Non siamo venute al Giro con grandi aspettative perchè la nostra leader Ashleigh Moolman Pasio è caduta al Catalunya e quindi eravamo qui con una squadra molto giovane. Ho provato a tenere in classifica ma poi ho avuto una giornata storta e mi sono concentrata sulle tappe. E’ andata bene così. E’ un grandissimo risultato per il mio paese e spero possa ispirare più persone ad iniziare a praticare questo sport splendido”.
Questa ultima tappa era facilmente ipotizzabile come un lungo duello che vedeva le due prime della classifica, divise alla partenza da un solo secondo. La disponibilità degli abbuoni poteva favorire la belga mentre la determinazione e un’eventuale fuga tornavano a vantaggio della ragazza di Ornavasso. Un “all in” appassionante, che strada facendo sembrava sempre più emozionante e aperto a tutte le soluzioni. La Kopecky pesta sui pedali come solo una campionessa del suo calibro può permettersi. La Longo Borghini tiene botta, risponde ad ogni attacco e non molla mai la ruota della sua diretta avversaria. L’italiana ha interesse che la fuga arrivi, la belga non solo deve annullare la fuga ma deve mettere la propria bici davanti a quella dell’avversaria. I chilometri finali passano veloci e il vantaggio della fuggitive si riduce e perdono anche qualche pezzo per strada. La Kopecky insiste, Longo Borghini resiste. Le fuggitive arrivano e si giocano la tappa, la Longo Borghini da una botta, una sola, e non ce n’è più per nessuno; arriva quarta, da sola, e corona finalmente il suo sogno rosa. Elisa Longo Borghini conquista il Giro d’Italia Women 2024 targato RCS.
“E’ stato l’epilogo incredibile di una settimana perfetta. Mi piace vivere questo tipo di situazioni, essere sotto pressione, lottare gomito a gomito. Sono partita con un secondo di vantaggio ma ero motivatissima a dare tutto, e nel team tutti mi hanno supportato. Vestire la Maglia Rosa finale è qualcosa di speciale, sono orgogliosa di ciò che ho fatto, anche se mi servirà del tempo per metabolizzarlo – poi ha continuato – Questa vittoria è frutto del duro lavoro, perchè non sono nata fenomeno ma nonostante ciò non ho mai smesso di crederci, superando anche momenti difficili, infortuni, periodi in cui volevo riconsiderare la mia carriera. Anche in questa corsa ci sono stati momenti critici come nella terza tappa, in cui ho sofferto il caldo sulla salita finale. Oggi invece ero molto tranquilla, la fuga aveva un buon margine e questa situazione ha portato Kopecky a scoprirsi. Ero un po’ infastidita dal finale di ieri e oggi volevo dimostrare tutto il mio valore. Il mio prossimo obiettivo sono le Olimpiadi ma prima voglio godermi questo successo e la Maglia Rosa che ho tanto sognato e che ora posso finalmente definire mia”.
Onore della armi per la seconda classificata, che può onorarsi di essere la prima atleta belga a salire sul podio della corsa rosa: “E’ bello tornare sul podio di un Grande Giro anche se il margine che mi ha separato dal successo era veramente minimo. – sono state le sue parole – Oggi è stata una tappa durissima, devo ringraziare le mie compagne di squadra che hanno fatto il possibile per aiutarmi. Rispetto molto Elisa, è stata una grande avversaria. Sono soddisfatta e orgogliosa di ciò che ho fatto”.
L’ultimo giorno di un grande Giro è quello delle emozioni ma anche quello dei consuntivi.
Come già detto e ripetuto la maglia rosa è andata alla Longo Borghini con 21″ sulla Kopecky mentre terza a 1′16″ si è piazzata l’australiana Neve Bradbury (Canyon//SRAM Racing) grazie all’impresa del giorno prima nel tappone del Blockhaus.
La maglia rossa della classifica a punti se la porta a casa l’indomabile Kopecky grazie ai numerosi piazzamenti precendendo di 86 lunghezze la Longo Borghini con 68 e di 95 la neozelandese Niamh Fisher-Black (Team SD Worx – Protime), vincitrice a Toano del primo arrivo in salita.
La maglia azzurra dei Gran Premi della Montagna se l’aggiudica la belga Justine Ghekiere (AG Insurance – Soudal Team) davanti alla connazionale Kopecky, mentre la maglia bianca di miglior giovane è andata alla Bradbury, terza in classifica generale. Infine, la miglior formazione è risultata la Liv AlUla Jayco che, messi assieme i tempi delle loro atlete, ha sopravanzato di quasi 10 minuti la Lidl – Trek della maglia rosa.
Il Giro d’Italia Femminile, che nella sua storia ha cambiato più volte nome fino all’odierno Giro d’Italia Women, vanta nel suo palmares solo 5 atlete italiane sul gradino più alto del podio: Maria Canins (1988), Roberta Bonanomi (1989), Michela Fanini (1994), Fabiana Luperini (1995-1998, 2008) e da oggi anche Elisa Longo Borghini.
Mario Prato

Il podio del Giro d'Italia Women 2024 (Getty Images)
14-07-2024
luglio 14, 2024 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR DE FRANCE
Lo sloveno Tadej Pogačar (UAE Team Emirates) si è imposto anche nella quindicesima tappa, Loudenvielle – Plateau de Beille, percorrendo 197.7 Km in 5h13′55″, alla media di 37.787 Km/h. Ha preceduto di 1′08″ il danese Jonas Vingegaard (Team Visma | Lease a Bike) e di 2′51″ il belga Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step). Miglior italiano Giulio Ciccone (Lidl – Trek), 13° a 6′29″. Pogačar è ancora in maglia gialla con 3′09″ su Vingegaard e 5′19″ su Evenepoel. Miglior italiano Ciccone, 8° a 15′48″
GIRO D’ITALIA WOMEN
La mauriziana Kimberley (Le Court) Pienaar (AG Insurance – Soudal Team) si è imposta nell’ottava ed ultima tappa, Pescara – L’Aquila, percorrendo 117 Km in 3h19′08″, alla media di 35.253 Km/h. Ha preceduto allo sprint la statunitense Ruth Edwards (Human Powered Health) e la tedesca Franziska Koch (Team Dsm-Firmenich PostNL). Miglior italiana Elisa Longo Borghini (Lidl – Trek), 4° a 25″. La Longo Borghini si impone in classifica con 21″ sulla belga Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime) e 1′16″ sull’australiana Neve Bradbury (Canyon//SRAM Racing)
GIRO DELL’APPENNINO
L’elvetico Jan Christen (UAE Team Emirates) si è imposto nella corsa italiana, Novi Ligure – Genova, percorrendo 198.5 Km in 4h58′47″, alla media di 39.862 Km/h. Ha preceduto di 56″ gli italiani Simone Velasco
(Astana Qazaqstan Team) e Diego Ulissi (UAE Team Emirates)
TOUR DE L’AIN
L’ecuadoriano Jefferson Alexander Cepeda (EF Education – EasyPost) si è imposto nella seconda tappa, Saint-Vulbas – Lélex (Monts-Jura), percorrendo 155.3 Km in 3h50′20″, alla media di 40.454 Km/h. Ha preceduto di 28″ l’italiano Stefano Oldani (Cofidis) e il francese Rudy Molard (Groupama – FDJ). In gara anche l’italiano Davide Cimolai (Movistar Team), 68° a 21′50″. Cepeda è il nuovo leader della classifica con 32″ su Oldani e 33″ su Molard. Cimolai 63° a 22′00″
TOUR OF QINGHAI LAKE (Cina)
L’uruguaiano Eric Antonio Fagúndez (Burgos – BH) si è imposto nell’ottava ed ultima tappa, circuito di Menyuan, percorrendo 120.6 Km in 2h27′41″, alla media di 48.997 Km/h. Ha preceduto di 1″ il polacco Marcin Budziński (Mazowsze Serce Polski) e lo spagnolo Rodrigo Álvarez (Burgos – BH). Miglior italiano Filippo Magli
»VF Group – Bardiani CSF – Faizanè), 5° a 1″. L’ecuadoriano Jefferson Alveiro Cepeda (Caja Rural – Seguros RGA) si impone in classifica con 1′31″ sull’uruguaiano Guillermo Thomas Silva (Caja Rural – Seguros RGA) e 2′07″ sull’italiano Manuele Tarozzi (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè)
GP INTERNACIONAL TORRES VEDRAS – TROFÉU JOAQUIM AGOSTINHO (Portogallo)
Il portoghese Afonso Eulálio (ABTF Betão – Feirense) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Atouguia da Baleia – Alto de Montejunto, percorrendo 171 Km in 4h08′37″, alla media di 41.268 Km/h. Ha preceduto di 18″ il portoricano Abner González (Efapel Cycling) e lo spagnolo Fernando Barceló (Caja Rural – Seguros RGA). Nessun italiano in gara. Il venezuelano Orluis Aular (Caja Rural – Seguros RGA) si impone in classifica con 13″ su Eulálio e 23″ sul russo Artem Nych (Sabgal / Anicolor)
GROTE PRIJS CHW BEVEREN (Donne)
La belga Fien Van Eynde (Fenix-Deceuninck Development Team) si è imposta nella corsa belga, circuito di Beveren, percorrendo 138 Km in 3h32′42″, alla media di 38.928 Km/h. Ha preceduto allo sprint le connazionali Anna Vanderaerden (Fenix-Deceuninck Development Team) e Febe Poppe (Proximus – Cyclis CT). Due italiane in gara: Gaia Tortolina (A.S.D. Women Cycling Project) 16°, Martina Puiatti (Torelli) non ha terminato la corsa.
LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): LOUDENVIELLE – PLATEAU DE BEILLE
luglio 14, 2024 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Seconda ed ultima giornata del Tour sulle strade pirenaiche. La frazione che terminerà a Plateau de Beille sarà la prima di questa edizione della Grande Boucle a potersi fregiare del titolo di “tappone”, forte di oltre 5000 metri di dislivello e di ben sei ascese, anche se solo sull’ultima vedremo rinnovarsi lo spettacolo della sfida tra i primattori della classifica generale.
Alla prima razione pirenaica ne segue immediatamente una più consistente, letteralmente da “cavallo”. Percorrendo i 198 Km che da Loudenvielle condurranno al Plateau de Beille i corridori dovranno sorbirsi ben 5071 metri di dislivello, il più elevato previsto in questa edizione da una singola frazione, un vero e proprio tappone caratterrizato da ben sei salite. I riflettori saranno quasi unicamente puntati, però, su quella conclusiva, vista la disposizione delle altre ascese, con le prime tre concentrate entro i 65 Km iniziali e le altre due piazzate a una settantina di chilometri dall’arrivo. Lasciato il raduno di partenza subito inizierà l’ascesa verso un altro mitico colle del Tour, il Peyresourde (7 Km al 7.8%), seguita dalla discesa sulla nota stazione termale di Luchon e dal tratto pianeggiante che terminerà ai piedi del Col del Mentè (9 Km al 9.3%). Immediatamente dopo si percorreranno i 4.3 Km al 9.6% del Col de Portet-d’Aspet, transitando al cospetto del monumento che ricorda Fabio Casartelli, per poi imboccare il semplice tratto centrale della tappa, una sessantina di chilometri totalmente privi di difficoltà altimetriche. A questo punto si tornerà a salire per affrontare l’impegnativa ascesa del Col d’Agnès (10 Km al 7.2%), seguita dal breve e pedalabile Port de Lers (4.4 Km al 5.4%) e poi da un altro abbondante tratto sgombro di salite, quasi 35 Km che tireranno idealmente la volata all’attesa salita conclusiva, diretta alla stazione di sport invernali di Plateau de Beille. È qui che, percorsi 16 Km al 7.8%, Marco Pantani il 22 luglio del 1998 pose la prima pietra della sua vittoria finale al Tour, un successo che riporterà il nome di un italiano al vertice della Grande Boucle 33 anni dopo l’affermazione di Felice Gimondi. È qui che, il 14 luglio del 2024 sicuramente vivremo un’altra pagina di grande agonismo: Pogacar affonderà ulteriormente sugli avversari o questi sapranno prendersi la rivincita in una giornata nella quale anche i corridori francesi vorranno prendersi la loro parte, per celebrare al meglio la festa nazionale?
METEO TOUR
Loudenvielle : sereno, 26°C, vento moderato da SO (9-37 Km/h), umidità al 39%
Marignac (traguardo volante – Km 37): nubi sparse, 28°C (percepiti 30°C), vento moderato da N (9-25 Km/h), umidità al 57%
Col du Portet d’Aspet (GPM – Km 65.4): nubi sparse, 26°C (percepiti 27°C), vento moderato da NO (10-28 Km/h), umidità al 60%
Aulus-les-Bains (Km 127.8): sereno, 28°C, vento moderato da N (9-32 Km/h), umidità al 52%
Tarascon-sur-Ariège (Km 172.1): pioggia debole (0.3 mm), 28°C (percepiti 30°C), vento moderato da N (7-28 Km/h), umidità al 59%
Plateau de Beille: pioggia debole (0.1 mm), 20°C, vento moderato da N (9-32 Km/h), umidità al 63%
GLI ORARI DEL TOUR
11.30: inizio diretta su Eurosport
12.05: partenza da Loudenvielle e inizio salita del Peyresourde
12.20-12.30: GPM del Col de Peyresourde
12.55-13.10: traguardo volante di Marignac
13.05-13.15: inizio Col de Mentè
13.15-13.30: GPM del Col de Menté
13.35-13.50: inizio Col du Portet d’Aspet
13.40-14.00: GPM del Col du Portet d’Aspet
14.45: inizio diretta su Rai2 (dopo la diretta del Giro d’Italia Femminile, dalle 14.00)
15.20-15.45: inizio Col d’Agnès
15.45-16.15: GPM del Col d’Agnès
16.35-17.15: inizio salita finale
17.20-18.05: arrivo al Plateau de Beille
LA FOTORICOGNIZIONE DEL FINALE
http://www.ilciclismo.it/2009/?p=73617
RASSEGNA STAMPA
Italia
Show di Pogacar, mani sul Tour! Travolgente sui Pirenei, dà 39″ a Vingegaard e 1′10″ a Evenepoel
Gazzetta dello Sport
Slovenia
Tadej Pogačar v velikem slogu dobil prvo pirenejsko bitko (Tadej Pogačar vinse con stile la prima battaglia dei Pirenei)
Delo
Danimarca
Formidable Pogacar sætter Vingegaard på plads på den første etape i Pyrenæerne (Il formidabile Pogacar mette Vingegaard al suo posto nella prima tappa nei Pirenei)
Politiken
Regno Unito
Pogacar wins in high mountains to deal blow to Vingegaard and extend Tour de France lead (Pogacar vince in alta montagna per assestare un duro colpo a Vingegaard e aumentare il vantaggio del Tour de France)
The Daily Telegraph
Francia
Le coup de force de Pogacar (Il colpo di stato di Pogacar)
L’Équipe
Spagna
Pogacar no se cansa de atacar (Pogacar non si stanca mai di attaccare)
AS
Belgio
Pogacar deelt op eerste aankomst bergop ferme tik uit aan Vingegaard, Evenepoel wordt knap derde (Pogacar sferra un duro colpo a Vingegaard al primo arrivo in salita, Evenepoel arriva terzo)
Het Nieuwsblad
Paesi Bassi
Pogacar deelt tik uit (Pogacar sferra un pugno)
De Telegraaf
Germania
Entfesselter Pogacar gewinnt erste Pyrenäen-Etappe – Vingegaard büßt Zeit ein (Pogacar scatenato vince la prima tappa dei Pirenei – Vingegaard perde tempo)
Kicker
Stati Uniti
Pogacar wins mountainous 14th stage of Tour de France to extend overall lead over Vingegaard (Pogacar vince la quattordicesima tappa montuosa del Tour de France estendendo il vantaggio su Vingegaard)
The Washington Post
Colombia
Pogacar atacó a Vingegaard en la montaña, en un día agridulce para los colombianos (Pogacar ha attaccato Vingegaard in montagna, in una giornata agrodolce per i colombiani)
El Espectador
Ecuador
¡Intratable! Tadej Pogacar gana la etapa 14 y es líder indiscutible del Tour de Francia; Richard Carapaz asciende en la general (Intrattabile! Tadej Pogacar vince la tappa 14 ed è il leader indiscusso del Tour de France; Richard Carapaz sale in classifica generale)
El Universo
Australia
Pogacar takes Tourmalet stage win to extend Tour lead (Pogacar vince la tappa del Tourmalet per estendere il vantaggio del Tour)
The West Australian
TOURALCONTRARIO
Ordine d’arrivo della quattordicesima tappa, Pau – Saint-Lary-Soulan (Pla d’Adet)
1° Cees Bol
2° Mark Cavendish s.t.
3° Gerben Thijssen s.t.
4° Davide Ballerini s.t.
5° Arnaud Démare a 31″
Classifica generale
1° Bram Welten
2° Gerben Thijssen a 13′18″
3° Jarrad Drizners a 17′19″
4° Davide Ballerini a 18′27″
5° Mark Cavendish a 18′52″
I MISTERI DELLA CASSAPANCA
L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti
Cassani: “Il giorno primo”
Garzelli: “Fabio Aru ha smesso troppo presto, perché un corridore che ha vinto la Vuelta ha smesso”
Garzelli: “E’ una tappa lunghissima l’Olimpiade”
Garzelli: “Oggi è iniziato il Tour de France”
Pancani: “43 secondi rimediati a Vingegaard”
Televideo RAI: “Plateau Beille” (Plateau de Beille)
Sport Mediaset: “Kwiatowski” (Kwiatkowski)
Sport Mediaset: “si staccano con l’avvicinamento al secondo muro (Col d’Horquette d’Ancizan)” (8 Km al 5%, tutto tranne che un muro)
CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1948
La partenza del Tour da Firenze ci riporta con la memoria al Tour del 1948, l’ultimo dei due vinti dal fiorentino Gino Bartali, conquistato nei drammatici giorni dell’attentato al leader del Partito Comunista Italiano Palmiro Togliatti. Riviviamo quei giorni attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”
16 LUGLIO 1948 – 14a TAPPA: BRIANÇON – AIX-LES-BAINS (263 Km)
PRIMO E SOLO ANCHE AD AIX-LES-BAINS – GINO BARTALI RICONQUJISTA LA MAGLIA GIALLA – COME BARTALI HA VINTO TRA I TURBINI DELLE ALPI
Nella sosta dì Aix-les-Bains non si parla che di Gino – Conserverà il primato fino a Parigi? – Vittoria memorabile negli annali del Tour
Il “Bobet del ‘38” si chiamava Vervaecke
TRISTE BILANCIO E INQUETUDINE POLITICA
Dopo due giorni di sciopero generale – De Gasperi annuncia alla Camera le nuove leggi sugli scioperi – Le condizioni di Togliatti
“Bisogna poter lavorare in tranquillità; l’Italia non vuole più alcuna dittatura” – Violenti incidenti e pugilato generale tra l’estrema sinistra ed il centro – Accuse al Governo di Nenni e Di Vittorio – Gli organi offesi dai tre proiettili – Le trasfusioni di sangue – Le complicazioni bronco-polmonari

Il Plateau de Beille e l’altimetria della quindicesima tappa (www.ariegepyrenees.com)