SAM WELSFORD NON TRADISCE A CASA SUA. TAPPA E MAGLIA NELLA PRIMA GIORNATA DEL TOUR DOWN UNDER 2025

gennaio 21, 2025 by Redazione  
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Sam Welsford (Team Redbull Bora Hansgrohe) vince in volata la prima tappa del Tour Down Under 2025 grazie allo strapotere nella volata di Gumeracha. L’australiano batte con facilità Matthew Brennan (Team Visma Lease a Bike) e Matthew Walls (Team Groupama FDJ) indossando la prima maglia ocra della breve corsa australiana

Il Tour Down Under apre come di consueto la stagione 2025 vera e propria per i professionisti e racchiude in sei tappe una varietà di percorsi dove velocisti, scalatori e finisseur possono tutti dire la loro. La tappa clou per la classifica generale sarà la quinta, quando la doppia scalata di Willunga Hill deciderà al 99% il vincitore del TDU. I ciclisti australiani tengono particolarmente a questa corsa ma Stephen Williams (Team Israel Premier Tech) proverà a bissare il successo dello scorso anno. La prima tappa è come sempre riservata ai velocisti. Si parte da Prospect e si arriva a Gumeracha dopo 150.7 km. Dopo una prima parte complessivamente pianeggiante, nella quale spicca la facile salita Kangaroo Creek Reservoir, si entrerà nel circuito finale intorno al km 65, dove la doppia ascesa dell’altrettanto facile salita di Berry Hill Climb farà da antipasto al più che probabile sprint finale. Ai nastri di partenza non comparivano Miles Scotson (Arkéa – B&B Hotels) e Manlio Moro (Team Movistar), quest’ultimo fermato da una spalla dolorante dopo la caduta nelle fasi conclusive del Villawood Men’s Classic, breve corsa di 55 km che anticipa il Tour Down Under. Dopo circa due km dalla partenza evadeva la prima fuga del TDU e del 2025 grazie all’azione di tre ciclisti ovvero Bastien Tronchon (Decathlon AG2R La Mondiale Team), Zac Marriage e Fergus Browning (Nazionale Australiana). Proprio quest’ultimo si aggiudicava il gpm di Kangaroo Creek Reservoir posto al km 11.3. Tronchon vinceva il primo traguardo volante di Williamstown posto al km 40.9, dopodichè il ciclista francese si rialzava attendendo il gruppo inseguitore. Una volta entrati nel circuito finale il gruppo iniziava ad imprimere un ritmo più sostenuto. Browning intanto si aggiudicava il primo gpm di Berry Hill Climb posto al km 77.9. Era invece Marriage ad imporsi sul traguardo volante di Birdwood posto al km 100.5. A meno di 50 km dalla conclusione il vantaggio della coppia di testa era sceso a 2 minuti. Browning transitava in prima posizione anche sul secondo gpm di Berry Hill Climb posto al km 121.1. Dopo una decisa accelerazione del gruppo, nella quale le squadre dei velocisti avevano ormai preso in mano la situazione, la fuga veniva ripresa a 23 km dall’arrivo. La corsa offriva un ultimo brivido prima della volata finale a poco meno di 3 km dalla conclusione, quando una caduta, coinvolgeva sette ciclisti tra cui Luke Durbridge (Team Jayco AlUla), neo campione australiano su strada, e Giosuè Epis (Arkéa – B&B Hotels). Tra i ciclisti coinvolti ad avere la peggio era Dylan van Baarle (Team Visma Lease a Bike), che subiva una frattura della clavicola ed era così costretto al ritiro. Nella volata conclusiva il Team Red Bull Bora Hansgrohe guidava alla perfezione Sam Welsford, favorito della vigilia, che vinceva con apparente facilità davanti a Matthew Brennan (Team Visma Lease a Bike) e Matthew Walls (Team Groupama FDJ). Chiudevano la top five Tim Torn Teutenberg (Team Lidl – Trek) in quarta posizione e Ben Swift (Team INEOS Grenadiers) in quinta posizione. Jacopo Mosca (Team Lidl – Trek), giunto in decima posizione, era il primo ciclista italiano all’arrivo. Welsford inizia col botto la sua stagione, vincendo la sua prima corsa ufficiale, visto che le altre tre vittorie in due Criterium e alla già citata Villawood Men’s Classic non fanno testo. L’australiano è anche il primo indossatore della maglia ocra, distanziando Brennan e Marriage rispettivamente di 4 e di 5 secondi in classifica generale. Domani la seconda tappa da Tanunda a Tanunda di 128.8 km dovrebbe essere un po’ più movimentata di quella odierna visto che la triplice scalata di Menglers Hill – 2.8 km al 6.6% di pendenza media – potrebbe tagliare fuori i velocisti puri. Gente come Jhonatan Narváez (UAE Team Emirates – XRG), che oggi ha già racimolato un secondo d’abbuono, potrebbe fare un pensierino per cercare di scakare la classifica e di essere tra i protagonisti come già avvenuto nel 2024.

Antonio Scarfone

Sam Welsford vince la prima tappa del Tour Down Under 2025 (foto: Getty Images)

Sam Welsford vince la prima tappa del Tour Down Under 2025 (foto: Getty Images)

21-01-2025

gennaio 21, 2025 by Redazione  
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SANTOS TOUR DOWN UNDER (Australia)

L’australiano Sam Welsford (Red Bull – BORA – hansgrohe) si è imposto nella prima tappa, Prospect – Gumeracha, percorrendo 150.7 Km in 3h26′38″, alla media di 43.759 Km/h. Ha preceduto allo sprint i britannici Matthew Brennan (Team Visma | Lease a Bike) e Matthew Walls (Groupama – FDJ). Miglior italiano Jacopo Mosca (Lidl – Trek), 10°. Welsford è il primo leader della classifica con 4″ Brennan e 5″ sul connazionale Zac Marriage (nazionale australiana). Miglior italiano Mosca, 14° a 10″

GENNAIO 2025, IL DADO È TRATTO

gennaio 20, 2025 by Redazione  
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Finito il letargo invernale (ma è stato vero letargo? Non proprio, come avrete modo di leggere) arriva il momento del risveglio ciclistico. A metà gennaio in Australia sarà ufficialmente inaugurato il calendario World Tour con il Santos Tour Down Under, corsa che tirerà idealmente la volata alle prime gare europee, in programma sulle strade spagnole della Comunità Valenciana e dell’isola di Maiorca. Infine, il primo mese dell’anno si concluderà con un tuffo nei deserti dell’Arabia Saudita.

La stagione 2025 del ciclismo si appresta a ripartire. Anzi no, a ben guardare è ripartita da un pezzo se consideriamo che per l’Unione Ciclista Internazionale le corse successive al 20 ottobre 2024 – giorno nel quale si sono disputati la Veneto Classic e la Japan Cup – già appartengono al calendario del 2025 nonostante fisicamente si disputino negli ultimi mesi dell’anno precedente. Così tra la seconda metà di ottobre e Natale la programmazione della stagione successiva ha previsto lo svolgimento di alcuni campionati nazionali di stati esotici (come l’India, per esempio) e di otto corse, due delle quali sono state però annullate, il Tour de Okinawa in Giappone (10 novembre) per un’alluvione e il Tour du Faso in Africa (25 ottobre – 3 novembre), dove si è in realtà gareggiato e dove si è imposto il marocchino Mohcine Al Kouraji, vittoria che non è stata omologata dall’UCI dopo che la corsa era stata cancellata d’ufficio dal calendario a causa della presenza di una squadra russa, che non aveva ottenuto dal “governo centrale” del ciclismo il permesso di gareggiare per via della guerra contro l’Ucraina.  Negli stessi giorni della corsa africana si è svolta la Vuelta Ciclistica Internacional a Guatemala, terminata con il successo del colombiano Fabian Robinson Lopez. Nei primi tre giorni di novembre in Brasile è andato in scena il Tour do Rio, che ha visto l’affermazione finale di un altro corridore proveniente dalla Colombia, Sergio Henao, poi è stata la volta della Vuelta Ciclística al Ecuador, della quale si sono disputate prima la gara maschile (11-17 novembre) e successivamente quella femminile (21-24 novembre), rispettivamente vinte dai corridore di casa Richard Huera e dalla sua connazionale Esther Jessica Galarza. Si è trattato di gare, come tutte quelle disputate nell’ultimo scampolo del 2024, lontane dai riflettori del grande ciclismo, prive di grandi nomi al via e con la totale assenza di corridori italiani. Così è stato anche per il Tour de Siak in Indonesia (6-8 dicembre), conquistato dal neozelandese Jack Drage, e per la Vuelta Ciclista Internacional a Costa Rica (13-22 dicembre), terminata tre giorni primi di Natale con il successo del corridore di casa Luis Daniel Oses. Dopo le feste si è ripreso a gareggiare tra l’8 e il 12 dicembre, quando si sono svolti a Perth i campionati nazionali australiani con l’assegnazione di 11 titoli, il più prestigioso dei quali conquistato da Luke Durbridge, che ha così interrotto il dominio in questa gara di Luke Plapp, impostosi consecutivamente nelle ultime tre edizioni e secondo stavolta per soli 5”.

Con la cancellazione della New Zealand Cycle Classic, saltata per questioni economiche, la prima corsa a tappe della stagione 2025 disputata nell’anno nuovo sarà la Vuelta al Táchira en Bicicleta (12-19 gennaio), ma anche la gara venezuelana sarà una parente stretta di quelle organizzate negli ultimi mesi del 2024. Non bisognerà attendere molto per vedere per la prima volta scendere in campo i corridori delle formazioni più quotate poiché poco dopo la metà del mese prenderà il via la prima delle corse iscritte al calendario World Tour, la “serie A” delle corse ciclistiche, la 25a edizione del Santos Tour Down Under (21-26 gennaio), probabilmente l’ultima a essere disputata in questa fase della stagione perché l’UCI sta meditando di spostarla già dal 2026 a ottobre, in modo da evitare le alte temperature tipiche dell’estate. Si gareggia, infatti, sulle strade dell’Australia Meridionale, nell’emisfero opposto al nostro, dove la colonnina di mercurio in questo periodo dell’anno spesso supera i 30 gradi. Sei le tappe previste, cominciando con quella che in 151 Km condurrà da Prospect a Gumeracha, frazione che non dovrebbe sfuggire alle ruote dei velocisti, a cui favore giocano i 30 Km che si dovranno percorrere per andare al traguardo dopo aver superato per la seconda e ultima volta la salita di Berry Hill (1.5 Km al 6.6%). Si può applicare lo stesso discorso anche alla tappa successiva, disegnata per poco meno di 130 Km in circuito attorno a Tanunda e che prevede la triplice ascensione a Mengler Hills (2.8 Km al 6.6%), con l’ultimo scollinamento stavolta fissato a circa 22 Km dalla linea d’arrivo. Fuori dalla portata degli sprinter, invece, sarà sicuramente la terza tappa, che prenderà le mosse da Norwood per concludersi 147 Km più avanti a Uraidla, traguardo che sarà preceduto di 6 Km dalla cima dell’ascesa alla Pound Reserve, 2700 metri al 7.8% di pendenza media. Il vento – con tutti i rischi connessi all’apertura dei temuti “ventagli”, le fratture in seno al gruppo nelle quali si possono perdere parecchi minuti – potrebbe essere uno degli ingredienti della quarta tappa, 157 Km per andare da Glenelg a Victor Harbor costeggiando per ampi tratti l’Oceano Indiano e affrontando un percorso collinare movimentato da diversi saliscendi e due Gran Premi della Montagna, l’ultimo dei quali – piazzato a circa 22 Km dall’arrivo – prevede 1800 metri in ascesa all’8.7%, con un muretto finale di 300 metri all’11.2%. Si correrà a questo punto la tappa più impegnativa che, dopo il via da McLaren Vale, ha in serbo 146 Km più avanti il tradizionale arrivo in salita a Willunga Hill, al termine di una salita di 3.3 Km al 7.4% che dovrà essere presa di petto due volte negli ultimi 23 Km. Sarà il penultimo atto della corsa australiana, che terminerà ventiquattrore più tardi sulle strade di Adelaide, teatro di un circuito cittadino di 90 Km quasi del tutto pianeggiante.

Il 24 gennaio sarà il primo giorno di scuola sulle strade europee, data nella quale si disputerà in Spagna la prima edizione della Classica Camp de Morvedre, corsa di un giorno che in realtà riprende il discorso dell’omonima “vuelta” organizzata per otto stagioni tra il 1982 al 1989 e che era stata nobilitata dalle partecipazioni di corridori del calibro di Miguel Indurain, Greg LeMond e Bernard Hinault: si tratterà di un debutto coi fiocchi perché saranno previsti due passaggi sulla difficile salita all’Alto del Garbì (6.3 Km al 6.4% che contengono un muro di 1500 metri al 13%), ascesa che il gruppo già conosce perché lo scorso anno è stata inserita nel tracciato della Volta a la Comunitat Valenciana, mentre nel 2017 fu affrontata durante la tappa di Sagunto del Giro di Spagna.

Proposta per la prima volta dodici mesi fa, il giorno successivo si correrà la seconda edizione della Ruta de la Cerámica – Gran Premio Castellón, che si snoderà tra le medesime località – Castellón de la Plana e Onda – sulle quali si gareggiò lo scorso anno, quando questa corsa fu tenuta a battesimo dallo sprinter australiano Michael Matthews.

A chiudere questo trittico iberico sarà la 41a edizione della Clàssica Comunitat Valenciana 1969 – Gran Premi València, 184 Km e quasi nessuna opportunità per i velocisti perché a una decina di chilometri dal traguardo di La Nucia si dovrà affrontare la breve ma ripida salita dell’Alto de Turrón Duro (3.5 Km al 9,5% con un picco del 18%).

Non terminerà qui la parentesi spagnola d’inizio stagione poiché dal 29 gennaio al 2 febbraio andrà in scena la 34a edizione del Challenge Ciclista Mallorca, corsa composta da 5 “trofei” che valgono come gare di un giorno, non essendo previste nè una classifica generale, nè l’obbligo di partecipazione a tutte le gare. Si comincerà con il 24° Trofeo Calvià, quasi 150 Km disegnati sulle alture circostanti Palmanova, località situata presso l’estremità occidentale dell’isola di Maiorca, con un tracciato reso vallonato da una dozzina abbondante di brevi e non troppo complicate ascese, le più rilevanti delle quali sono il Coll de Sóller (8.5 Km al 5.5%) e quella di Valldemossa (4.1 Km al 5.8%). Un percorso decisamente più semplice sarà offerto dal 18° Trofeo Ses Salines – Colònia Sant Jordi, 184 Km e dislivelli quasi impalpabili per la gioia dei velocisti, i quali nelle due giornate successive dovranno lasciare il palcoscenico ai corridori più quotati al via della corsa maiorchina. È, infatti, arrivato il momento di confrontarsi con la “Cima Coppi” delle Baleari, l’ascesa al Puig Major (891 m), che sarà la grande protagonista dei tracciati dei prossimi due trofei, inserita per la prima volta dal versante più agevole (4.7 Km al 5.5%) nel mezzo del 19° Trofeo Serra de Tramuntana , 151 Km da Lluc a Selva che prevedono anche il ritorno sul Coll de Sóller, già affrontato il primo giorno, e un muretto di 500 metri scarsi al 9.5% per andare al traguardo. Si farà il bis con il Puig Major ventiquattrore più tardi, quando la più esigente delle cinque gare, il 22° Trofeo Andratx – Mirador des Colomer, lo proporrà stavolta dal versante più impegnativo (14.6 Km al 6%), in cima al quale si scollinerà a 48 Km da quello che sarà anche l’unico arrivo in salita del challenge, ai 204 metri del Mirador des Colomer, dopo 3.3 Km d’ascesa al 5.8%. Il giorno dopo farà calare il sipario su questa competizione la ventiduesima edizione del Trofeo Palma, che si disputerà sul medesimo tracciato visto nelle ultime due stagioni, quasi del tutto sgombro di difficoltà altimetriche nel tratto che precede l’ingresso del pianeggiante circuito finale, tradizionalmente disegnato sul lungomare di Palma di Maiorca.

Mentre sarà in corso di svolgimento la corsa iberica a più di 3000 Km di distanza si disputerà tra i deserti dell’Arabia Saudita, con l’organizzazione tecnica dello stesso team del Tour de France, la quinta edizione dell’AlUla Tour (28 gennaio – 1 febbraio), che prenderà la mosse dalla stesso traguardo sul quale era terminata la prima tappa lo scorso anno, quello dell’Al Manshiya Train Station di AlUla, alla quale si tornerà dopo aver percorso i primi 143 Km, prevalentemente pianeggianti e favorevoli, di conseguenza, ai velocisti (dodici mesi fa la frazione d’apertura si risolse in un volatone di una novantina di corridori). Due saranno le tappe “chiave” e la seconda è programmata al secondo giorno quando si partirà dall’Old Town di AlUla alla volta della Bir Jaydah Mountain Wirkah, che passerà alla storia del ciclismo come il primo arrivo in salita della storia della giovane corsa araba: l’arrivo sarà collocato a 923 metri di quota dopo aver ripetuto per tre volte la breve ma ripida salita che conduce al traguardo, 2.8 Km al 9.8% con connotati di vero e proprio muro nei 1000 metri al 16.6% che termineranno in vista della linea d’arrivo. Si tornerà in pianura per la terza frazione, che scatterà dal sito UNESCO di Hegra per percorrere 181 Km (sarà la tappa più lunga) in direzione del forte di Tayma, poi si vivrà l’altra tappa decisiva, per la quale è stata scelta come sede di partenza la spettacolare Maraya, sala da concerti dalle pareti esterne a specchio sulle quali si riflettono il deserto e le montagne circostanti. 141 Km più avanti il traguardo sarà collocato presso il non meno suggestivo belvedere dell’Harrat Uwayrid, dove la linea d’arrivo sarà stesa a 1200 metri di quota, 8 Km dopo aver superato la cima di un’ascesa priva di nome proprio ma non certo di carattere, per via delle pendenze dei suoi 3 Km (12% la media, 22% la massima), inclinazioni che le hanno fatto meritare il soprannome di Angliru d’Arabia: a differenza dell’ascesa diretta alla Bir Jaydah Mountain, non si tratta di una novità perché dal 2022 è una presenza fissa di questa corsa, che qui ha visto imporsi in ordine cronologico il belga Maxim Van Gils, il portoghese Ruben Guerreiro e il britannico Simon Yates, tutti e tre poi andati anche a prendersi la classifica finale. Quest’anno, però, bisognerà prestare particolare attenzione alla conclusiva tappa perché il pianeggiante tracciato che condurrà all’approdo finale, fissato presso AlUla Camel Cup Track, si snoderà attraverso i deserti di una delle zone più ventose dell’Arabia, dove i corridori potrebbero trovarsi a fare i conti non solo con i paventati “ventagli” ma anche incappare in fastidiose tempeste di sabbia, che in passato spesso crearono non poco problemi durante lo scomparso Tour of Qatar.

Il dado è tratto, la stagione è lanciata.

Buon lavoro a tutti i corridori.

Buon divertimento a tutti gli appassionati

Mauro Facoltosi

I SITI DELLE CORSE CITATE NELL’ARTICOLO

Santos Tour Down Under

https://tourdownunder.com.au/

Ruta de la Cerámica – Gran Premio Castellón

https://gpcastellon.es/

Clàssica Comunitat Valenciana 1969 – Gran Premi València

https://voltalamarina.com/classica-comunitat-valenciana-1969-gran-premio-valencia

Challenge Ciclista Mallorca

https://vueltamallorca.com/challenge-mallorca/en/home/

AlUla Tour

www.thealulatour.com/en

Il Puig Major, massima elevazione dellisola di Maiorca (epicroadrides.com)

Il Puig Major, massima elevazione dell'isola di Maiorca (epicroadrides.com)

19-01-2025

gennaio 19, 2025 by Redazione  
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SANTOS TOUR DOWN UNDER DONNE (Australia)

La statunitense Chloé Dygert (CANYON//SRAM zondacrypto) si è imposta nella terza ed ultima tappa, circuito di Stirling, percorrendo 105.9 Km in 2h53′29″, alla media di 36.626 Km/h. Ha preceduto di 1″ l’olandese Silke Smulders (Liv AlUla Jayco) e l’elvetica Noemi Rüegg (EF Education-Oatly). Miglior italiana Erica Magnaldi
(UAE Team ADQ), 17° a 8″. La Rüegg si impone in classifica con 13″ sulla Smulders e 37″ sulla norvegese Mie Bjørndal Ottestad (Uno-X Mobility). Miglior italiana Eleonora Ciabocco (Team Picnic PostNL), 16° a 1′36″

VUELTA AL TÁCHIRA EN BICICLETA (Venezuela)

Il colombiano Brandon Alejandro Rojas (nazionale colombiana) si è imposto nell’ottava ed ultima tappa, circuito di San Cristóbal, percorrendo 117 Km in 2h42′35″, alla media di 43.178 Km/h. Ha preceduto di 3″ il connazionale Jeferson Armando Ruiz (nazionale colombiana) e di 4″ il venezuelano Kevin Roa (Indet Cricket BDV Gran Misión Vivienda) Nessun italiano in gara. Il venezuelano Eduin Becerra (Team Trululu) si impone in classifica con 22″ sul connazionale Jorge Abreu (Multimarcas MU Training B Plaza F Arroz) e 1′05″ sul connazionale José Alarcon (Gobernación Trujillo – MPP Comercio)

18-01-2025

gennaio 18, 2025 by Redazione  
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SANTOS TOUR DOWN UNDER DONNE (Australia)

L’elvetica Noemi Rüegg (EF Education-Oatly) si è imposta nella seconda tappa, Unley – Willunga Hill, percorrendo 115 Km in 3h10′03″, alla media di 36.306 Km/h. Ha preceduto di 10″ l’olandese Silke Smulders (Liv AlUla Jayco) e di 26″ la norvegese Mie Bjørndal Ottestad (Uno-X Mobility). Miglior italiana Eleonora Ciabocco (Team Picnic PostNL), 15° a 53″. La Rüegg è la nuova leader della classifica con 15″ sulla Smulders e 33″ sulla Ottestad. Miglior italiana la Ciabocco, 15° a 1′04″

VUELTA AL TÁCHIRA EN BICICLETA (Venezuela)

Il venezuelano Eduin Becerra (Team Trululu) si è imposto nella settima tappa, San Rafael de El Piñal – Cerro Cristo Rey, percorrendo 151.4 Km in 4h03′14″, alla media di 37.347 Km/h. Ha preceduto di 4″ il connazionale Jorge Abreu (Multimarcas MU Training B Plaza F Arroz) e di 15″ il colombiano Camilo Andres Gomez (nazionale colombiana). Nessun italiano in gara. Becerra è ancora leader della classifica con 22″ su Abreu e 1′05″ sul connazionale José Alarcon (Gobernación Trujillo – MPP Comercio)

GIRO 2025, PERCORSO VARIO ED EQUILIBRATO. QUALCHE PERPLESSITA’ SULLE MONTAGNE

gennaio 17, 2025 by Redazione  
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Il Giro d’Italia si conferma la corsa meglio disegnata tra i tre grandi giri; come sempre sono tante le tappe con insidie, trabocchetti e occasioni per progettare imboscate. Le tappe a cronometro (forse un po’ corte ) sono piazzate prima delle montagne. Unico neo un paio di tappe di montagna mal disegnate.

Svelato con ritardo il percorso della corsa rosa edizione 2025, un percorso nel solco della tradizione dell’era Vegni, non estremo come quelli proposti da Zomegnan ma molto vario, ricco di tappe insidiose nelle quali far lavorare la fantasia.
Certo, nel ciclismo moderno, nel quale le crisi sono sempre meno frequenti perché atleti e direttori sportivi hanno tutto sotto controllo grazie alla tecnologia, spesso anche tappe come quelle appenniniche si risolvono in un nulla di fatto per i big, ma si tratta comunque di frazioni interessanti sotto molti punti di vista.
Le partenze dall’estero non sono il massimo ma la cosa è stata bilanciata proponendo comunque tre tappe per nulla banali in un paese che affaccia direttamente sul nostro.
Le tappe di pianura forse potevano essere meno, ma va anche detto che alcune, come ad esempio quella con arrivo a Matera, non si chiuderanno con uno sprint di massa.
Le crono forse hanno uno scarso chilometraggio, perché 42 chilometri totali non sono sufficienti per sconvolgere la classifica; l’ideale sarebbe sempre proporre una crono pianeggiante ed una collinare entrambe sui 30/35 Km, tuttavia le prove contro il tempo di questa edizione del Giro sono piazzate prima delle montagne e quindi potranno sparigliare le carte.
Le tappe di montagna, invece, presentano luci e ombre: sono ben disegnate quelle con arrivo a San Valentino e Champoluc che, anche se non presentano ascese estreme, sono terreno comunque fertile per far emergere gli scalatori migliori; invece, quelle di Asiago e Bormio hanno un disegno che lascia a desiderare, specie perché la possibilità di fare meglio c’era anche mantenendo le stesse località di partenza e arrivo che, come sappiamo, sono imposte da esigenze che trascendono lo sport.
Anche la tappa del Colle delle Finestre poteva essere indurita visto che il Lys scalato dal versante settentrionale è davvero poca cosa, ma comunque per una penultima tappa di una corsa di tre settimane l’accoppiata Finestre-Sestriere può fare danni seri (Contador ne sa qualcosa).
La partenza già annunciata dall’Albania vedrà una prima tappa di 160 Km da Durazzo a Tirana con tre GPM, il più duro dei quali è a metà percorso ma nel finale si ripeterà due volte l’ascesa di Surrel che, nella prima parte, presenta pendenze a due cifre e verrà scollinata la seconda volta ai -12: sarà teatro di un’azione da finisseur o di una stilettata dei big?
La seconda tappa albanese, che si snoderà interamente sulle strade della capitale, è già molto importante perché sarà la prima delle due prove contro il tempo previste dal tracciato, una cronometro di 13,7 Km con una salita di quarta categoria piazzata a metà percorso. Si tratta comunque di una prova per specialisti, il cui chilometraggio ridotto non consentirà di scavare solchi profondi ma molti uomini a inizio giro sono ancora con la gamba ingolfata e quindi ci si può aspettare comunque qualche vittima eccellente, che avrà però tutto il tempo per recuperare.
Anche la terza tappa albanese, disegnata in circuito per 160 Km attorno a Valona, si presenta interessante, soprattutto per la presenza, a meno di 40 Km dall’arrivo, del GPM di seconda categoria del Passo di Llogara, a oltre 1000 metri di altitudine. Si tratta di una salita vera, di oltre 10 Km, con una pendenza media del 7,4% e punte del 12%, numeri che possono tranquillamente competere con quelli di molte ascese alpine. La distanza dall’arrivo e la collocazione al terzo giorno di gara dovrebbero portare ad escludere un arrivo dei big, ma certamente si tratterà di una frazione combattuta senza dimenticare che, negli ultimi anni, spesso i fuoriclasse (al netto di quelli che saranno al via) ci hanno riservato sorprese.
Dopo il primo giorno di riposo, si rientrerà in Italia con una tappa per velocisti, da Alberobello a Lecce per 187 chilometri completamente pianeggianti, mentre il giorno successivo la frazione che porterà la carovana da Ceglie Massapica a Matera in 145 chilometri presenterà, dopo 116 Km di corsa, il dentello di Montescaglioso, breve ma ripido (2,5 al 9,2%) e i successivi chilometri comunque mossi, ivi compreso il finale che tira leggermente all’insù.
La tappa più lunga del Giro, la Potenza – Napoli di 226 Km, sarà caratterizzata da una prima parte movimentata da numerosi saliscendi – ivi compreso il GPM di 2a categoria del Valico di Monte Carruozzo, salita molto lunga ma con pendenze dolcissime, e quello di 3a categoria di Montefiore Irpino – prima degli ultimi 80 chilometri pianeggianti che strizzeranno l’occhio alle ruote veloci in quella che sarà probabilmente la seconda volata a gruppo compatto.
Al settimo giorno di corsa ecco la prima tappa di montagna di 168 Km che si svolgerà, come ampiamente annunciato dai rumors, in Abruzzo con arrivo a Marsia, località turistica sopra l’abitato di Tagliacozzo, famoso per l’omonima battaglia, citata anche da Dante nella Divina Commedia, nella quale Carlo d’Angiò riuscì, con uno stratagemma, a sconfiggere i ghibellini di Corradino di Svevia. Il percorso prevede la partenza in salita dalla località di Castel di Sangro verso Roccaraso e, dopo 70 Km, la scalata al durissimo Monte Urano dal versante di Raiano (4,5 Km al 9,4% di pendenza media con punte del 14%). Si tratta di una salita su cui si può fare male, ma è molto lontana dal traguardo e sarà seguita dal Vado della Forcella, ascesa di oltre 20 Km spezzata in due tronconi da un tratto in contropendenza. Si tratta di una salita non durissima, anche se paesaggisticamente spettacolare perché la strada corre laterale al Monte del Sirente, che ricorda molto le cime dolomitiche. Dopo la vetta, nei pressi di Rocca di Mezzo, si comincherà un lunghissimo tratto discendente fino all’abitato di Tagliacozzo, da dove inizierà la salita finale di 12,6 Km fino ai 1425 metri di Marsia. La pendenza media è del 5,4% ma attenzione agli ultimi 2,5 km dopo il bivio per la località d’arrivo, perché quelli sono duri e lì si incontreranno le massime inclinazioni, che arrivano anche al 14%. In concreto si tratterà di una classica tappa appenninica, non durissima ma da non prendere sottogamba perché potrebbe risultare indigesta.
Molto interessante anche la tappa numero 8, da Giulianova a Castelraimondo con un chilometraggio che sfiora i 200 Km. Intorno a metà percorso sarà prevista la scalata al Valico di Santa Maria Maddalena (ciclisticamente più noto con il toponimo di Sassotetto), 13 Km al 7,4% medio con punte del 14% per raggiungere 1465 metri di quota. Dallo scollinamento mancheranno ancora 90 chilometri alla conclusione, ma le difficoltà non saranno terminate perché bisognerà affrontare il GPM di 3a categoria di Montelago (5,5 Km al 7%) e lo strappo di 4a categoria di Gagliole, che presenta rampe in doppia cifra nella seconda parte con scollinamento a soli 6 Km dall’arrivo. Anche questa sembra una tappa da finisseur, ma non si può escludere il tentativo da parte degli uomini di classifica per rosicchiare qualcosa agli avversari o anche solo per misurare loro la “febbre”. Se, invece, qualcuno decidesse di fare selezione spietata sul Sassotetto, allora si rivoluzionerebbero tutte le carte.
Chiuderà la prima settimana la Gubbio – Siena (181 Km), la tappa degli sterrati. I chilometri da percorrere nella polvere (o nel fango in caso di pioggia) saranno una trentina, con i primi tre settori molto lunghi (8 Km il primo e 9,3 Km il secondo e il terzo) e caratterizzati da numerosi strappi. Sappiamo ormai quanto questi settori possano influire nell’economia di una frazione come questa e sappiamo anche che molti big potrebbero trovarsi in difficoltà e che una disattenzione potrebbe costare carissima. Sarà una tappa tutta da seguire alla vigilia del secondo giorno di riposo.
La seconda settimana si apre con una prova contro il tempo. Gli appassionati sanno che, dopo il giorno di riposo, molti corridori non si trovano a loro agio e fanno fatica a ritrovare il ritmo giusto, cosa che in una cronometro di 28,6 chilometri pianeggiante non tecnica bensì da pedalare può costare molto caro, come se non bastasse, il tracciato da Lucca a Pisa è spesso esposto ai venti. Gli specialisti avranno in questa giornata un’occasione d’oro per puntare alla vittoria di tappa, mentre per quanto riguarda la classifica è ormai assodato che gli uomini che primeggiano i montagna spesso lo fanno anche nelle prove contro il tempo.
Interessantissimo si presenta pure il tracciato della tappa numero 11, da Viareggio a Castelnovo ne’ Monti per 185 Km, il cui punto chiave è rappresentato dalla durissima salita verso San Pellegrino in Alpe dal versante di Campori, poco più di 14 Km all’8,7% con punte del 19% per raggiungere i 1623 metri del valico. I meno giovani ricorderanno Francesco Casagrande che al Giro del 2000 attaccò proprio su questa salita per poi andare a vincere sull’Abetone e a conquistare qella maglia rosa che gli sarà sfilata solo da Stefano Garzelli al penultimo giorno di gara, dopo la cronoscalata al Sestriere.
Si tratta di una salita durissima che non ha nulla da invidiare alla salite alpine e, anche se si trova a 90 chilometri dall’arrivo, potrà comunque essere decisiva, perché anche i successivi novanta chilometri sono difficili, sia tecnicamente sia altimetricamente; una selezione qui può poi portare a conseguenze difficilmente prevedibili a tavolino. La salita di Toano, a 40 km dall’arrivo, non è per nulla dura ma è sempre una salita di 10 Km, mentre l’ascesa vero la spettacolare Pietra di Bismantova, anch’essa non durissima a livello di pendenza media, presenta rampe in doppia cifra e termina a soli 5 Km dal traguardo. La salita del San Pellegrino fatta a tutta farebbe certamente esplodere la corsa, perché si tratta di un’ascesa sulla quale potremmo tranquillamente vedere i corridori scollinare uno alla volta.
La successiva tappa Modena – Viadana di 172 Km sarà preda dei velocisti, con una prima parte sulle colline dell’Appennino emiliano che non potrà evitare lo sprint di gruppo, visto che gli ultimi 70 km saranno una sorta di tavolo da biliardo.
La situazione è, invece, diversa per quanto riguarda la tappa numero 13, la Rovigo – Vicenza di 180 Km nella quale c’è tanta pianura nella prima parte, mentre il finale con il Monte Berico da scalare due volte ed altre due facili salite dovrebbe sorridere ad un corridore esplosivo dotato di una sparata sulle rampe brevi e secche. Seguirà un’altra tappa destinata all’arrivo allo sprint, la 14a che da Treviso condurrà in 186 Km alla cittadina slovena di Nova Gorica, dove si affronteranno nel finale alcune dolci colline.
Siamo alla prima nota dolente poiche la quindicesima tappa da Fiume Veneto ad Asiago ha un buon chilometraggio (214 Km) ma purtroppo non è molto ben disegnata. Il Monte Grappa, scalato da un versante non impossibile, difficilmente potrà influire, mentre la salita di Dori, di 2a categoria, è posta a circa 30 Km dall’arrivo, chilometri che presenterano solo qualche lieve ondulazione dell’altopiano di Asiago. Di per sé la distanza tra l’ultima salita e l’arrivo non è un male, tuttavia si tratta di un’asperità non durissima (la pendenza media è del 5,5%) e pertanto sarà difficile fare la differenza. Il timore è che tra i big ci sarà una sorta di tacito accordo per starsene buoni e che quindi la frazione si risolva in un’affare per avventurieri di giornata. In chiusura di seconda settimana, sarebbe stato lecito aspettarsi di più.
La terza settimana, invece, inizierà col botto poichè sarà in programma a questo punto il primo dei due tapponi del Giro 2025 da Piazzola del Brenta a San Valentino di Brentonico. Si tratterà certamente di un appuntamento da non perdere, la prima tappa a cinque stelle della Corsa Rosa con un dislivello importante. 200 km i chilometri da percorrere con 5 GPM, dei quali tre di prima categoria, che metteranno a dura prova gli atleti e favoriranno l’emergere delle differenze. Dopo aver scollinato i GPM della Fricca, Candriai (prima parte del Monte Bondone) e Vigo Cavedine, arriverà la parte più dura con il Santa Barbara (versante Arco, 12,8 Km all’8,3%) e l’arrivo ai 1321 metri di San Valentino (17,5 Km al 6,3% con una parte centrale di 6 Km con una pendenza media vicina al 9%). La fase più interessante sta nel fatto che la fine della discesa del Santa Barbara coincide con l’inizio della salita finale e quindi non ci sarà respiro tra le due ascese. L’attaccò potrà tranquillamente partire sul Santa Barbara, che sarà scollinato a soli 35 km dalla conclusione, e se tale eventualità troverà corpo i distacchi potrebbero farsi sentire.
Siamo alla seconda nota dolente: la tappa numero 17 da San Michele all’Adige a Bormio di 154 chilometri è disegnata maluccio. La scalata del Mortirolo, seppur affrontato dal lato meno duro, non è banale e la discesa è tecnica, tuttavia questa salita sarà preceduta solo dal facile Passo del Tonale e soprattutto, dal termine della discesa ci saranno circa 30 Km di fondovalle per andare all’arrivo, seppure intervallati da un dentello di circa 3 Km all’8%. Visto lo scarso chilometraggio della tappa, sarebbe stato certamente possibile inserire almeno un’altra salita come ad esempio Trivigno (proseguendo verso Aprica) per poi scendere su Tirano e scalare il Mortirolo da Mazzo fino all’altezza del bivio e da lì scendere a Grosio tagliando gli ultimi 3 Km di salita. Insomma le possibilità per rendere questa tappa più interessante c’erano tutte. Disegnata così pare una tappa un po’ sprecata, anche se ovviamente i corridori potrebbero interpretarla al meglio w renderla comunque spettacolare.
La Morbegno – Cesano Maderno è una tappa per velocisti con chilometraggio dilettantistico, forse come contrappasso alla frazione di 250 Km in cui andò in scena il vergognoso sciopero con i corridori che rifiutarono di correre a causa della pioggia nonostante non ricorresse alcuna ipotesi meteo estrema. La prima parte presenterà alcune asperità a quote collinari, ma gli ultimi 60 Km saranno completamente pianeggianti.
Il secondo tappone è previsto alla diciannovesima giornata di gara ed andrà in scena in Val d’Aosta con la Biella – Champoluc. Si tratterà di una tappa di 166 Km, più corta rispetto alla sedicesima ma denotata da un dislivello simile e quindi le difficoltà risultreranno più concentrate.
Anche in questo caso ci saranno 5 GPM e anche un questo caso tre saranno di 1a categoria. La prima salita, che sarà scollinata dopo 15 Km, è la più facile ma dal Km 50 iniziano i guai; in rapida successione si affronteranno il Colle di Zuccore (1623 metri, 16 Km al 7,7% con la seconda parte tutta in doppia cifra e punte al 15%) e il Col de Saint Pantaleon (1664 mt, 16 Km al 7,5%), ben conosciuto dagli appassionati che ricorderanno l’impresa di Ivan Gotti che nel 1997 attaccò su questa salita, andando a vincere a Cervinia e conquistando quella maglia rosa che riuscirà a portare fino a Milano. Seguirà, senza tratti intermedi, il Col de Joux, anch’esso per nulla facile poichè presenta 15 Km con una pendenza media del 7% fino ai 1639 metri di quota. Brevissima discesa su Brusson e inizierà l’ultima salita, meno dura delle precedenti, che nondimeno potrebbe dilatare i distacchi al termine di un tappone così duro: si tratta dell’ascesa ai 1724 metri di Antagnod, 9,5 Km al 4,5% di pendenza media, con qualche rampa in doppia cifra. A quel punto mancheranno solo 5 chilometri di strada per raggiungere il traguardo di Champoluc, a completare una tappa disegnata molto bene con tre colli duri in successione e senza respiro e un finale adatto non solo a dilatare i distacchi ma anche tale da invitare ad anticipare l’attacco.
L’ultima tappa di montagna, 203 Km da Verrès al Sestriere, presenterà gli unici over 2000 del Giro di cui il primo sarà anche la Cima Coppi, il durissimo Colle delle Finestre, con gli ultimi 8 Km di salita sterrati. La scelta di evitare altitudini elevate è stata ovviamente dettata dai problemi meteo che spesso di verificano nel mese di maggio a quote elevate. Sarebbe quantomai opportuno riportare il giro alla sua vecchia collocazione in calendario, vale a dire a cavallo tra l’ultima settimana di maggio e le prime due di giugno ma, in attesa di poter procedere in tal senso, è anche utile confrontarsi con la realtà dei fatti. La tappa ha un buon chilometraggio man almeno sino ai -45n Km non è dura. Nela prima parte si scalerà solo il Colle Lys dal facile versante settentrionale, anche se sarà necessario fare attenzione alla successiva discesa. Da Susa inizieranno gli ultimi 45 chilometri che sono ormai un classico del Giro d’Italia, propronendo l’accoppiata Colle delle Finestre (Cima Coppi a 2178 metri, 18,5 Km al 9,2% max 14%) -Sestriere (16 Km al 4%). Il Finestre, con i suoi 8 Km di sterrato e le sue pendenze severe, è una salita durissima che spesso presenta il conto sulle dolci rampe delle Sestriere, sulle quali chi ha ancora birra può fare velocità ai danni di coloro che invece si ritrovano affaticati. Tutti ricorderanno i crampi di Danilo Di Luca e la difficoltà di Gilberto Simoni nel 2005, mentre Contador nel 2015 andò in crisi in conseguenza degli attacchi di Mikel Landa (ma poi, con la sua grande classe, riuscì a salvarsi). Se i giochi non saranno ancora fatti questa tappa risulterà davvero decisiva. Chris Froome nel 2018 sfruttò questa salita per portare l’attacco decisivo alla maglia rosa in un Giro che sembrava ormai perso, ma in quel caso la tappa era disegnata diversamente.
In ogni caso, alla ventesima giornata di gara, una tappa così potrà fare davvero male alla vigilia della passerella di Roma sul circuito dei Fori imperiali, 141 Km che porteranno il chilometraggio complessivo della corsa rosa a 3413 Km.
Si tratta, a conti fatti, di un Giro disegnato bene ed equilibrato, con molte tappe intermedie nelle quali studiare modi per uscire dal registro e con due tapponi di montagna davvero duri che, nell’economia di una corsa, possono essere sufficienti. Le uniche perplessità, come si diceva in aperturaM sono sulla tappa di Asiago e su quella di Bormio ma, come spesso si ha l’occasione di ricordare, i percorsi possono offrire le occasioni ma sono poi i corridori a coglierle e a fare la corsa e i veri campioni sono capaci anche di cogliere occasioni quando esse sembrano non esserci.

Benedetto Ciccarone

Il Colle delle Finestre (www.bicidastrada.it)

Il Colle delle Finestre (www.bicidastrada.it)

17-01-2025

gennaio 17, 2025 by Redazione  
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SANTOS TOUR DOWN UNDER DONNE (Australia)

L’olandese Daniek Hengeveld (CERATIZIT-WNT Pro Cycling Team) si è imposta nella prima tappa, Brighton – Snapper Point, percorrendo 101.9 Km in 2h45′06″, alla media di 37.032 Km/h. Ha preceduto di 36″ la neozelandese Ally Wollaston (FDJ – SUEZ) e l’austriaca Kathrin Schweinberger (Human Powered Health). Miglior italiana Rachele Barbieri (Team Picnic PostNL), 5° a 36″. La Hengeveld è la prima leader della classifica con 43″ sulla Wollaston e 45″ sulla Schweinberger. Miglior italiana la Barbieri, 9° a 49″

VUELTA AL TÁCHIRA EN BICICLETA (Venezuela)

Il venezuelano Yilber Ramirez (Indet Cricket BDV Gran Misión Vivienda) si è imposto nella sesta tappa, Tovar – La Grita, percorrendo 196.7 Km in 4h53′45″, alla media di 39.564 Km/h. Ha preceduto di 18″ il colombiano Daniel Arroyave (nazionale colombiana) e di 34″ il connazionale Eduin Becerra (Team Trululu). Nessun italiano in gara. Becerra è il nuovo leader della classifica con 14″ sui connazionali Jorge Abreu (Multimarcas MU Training B Plaza F Arroz) e José Alarcon (Gobernación Trujillo – MPP Comercio)

16-01-2025

gennaio 17, 2025 by Redazione  
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VUELTA AL TÁCHIRA EN BICICLETA (Venezuela)

Il venezuelano Angel Rivas (Team Trululu) si è imposto nella quinta tappa, La Fría – Mérida, percorrendo 162.9 Km in 4h09′14″, alla media di 39.216 Km/h. Ha preceduto di 58″ il connazionale Roniel Campos (Team Trululu) e il connazionale Eduin Becerra (Team Trululu). Nessun italiano in gara. Il venezuelano Enmanuel David Viloria (Guacamaya Guacafruit) è il nuovo leader della classifica con 17″ su Becerra e 21″ sul connazionale Jorge Abreu (Multimarcas MU Training B Plaza F Arroz)

VUELTA 2025, PERCORSO UN PO’ MONOTONO

gennaio 16, 2025 by Redazione  
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L’edizione numero 80 del Giro di Spagna partirà dall’Italia con tappe abbastanza interessanti, ma le ombre del resto del percorso superano le luci, moltissime tappe di montagna presentano percorso anonimo e salita finale, sono previste una orribile ed anacronistica cronosquadre e una cronometro individuale troppo corta e mal collocata.

La Vuelta 2025, come già annunciato, prenderà il via dall’Italia con tre tappe più una quarta che porterà la carovana in Francia prima del trasferimento aereo verso la penisola iberica.
Le tre tappe italiane, pur non essendo progettate per influire sulla classifica finale, sono comunque disegnate abbastanza bene nel loro complesso, mentre purtroppo, andando avanti, si incontreranno una girandola di arrivi in salita preceduti da percorsi scialbi, molte tappe avranno un chilometraggio dilettantistico e si dovrà anche affrontare una cronosquadre di 21 chilometri che andrà a favorire i team che possono permettersi di ingaggiare come gregari corridori che sarebbero capitani in tutte le altre squadre (vedi ad esempio Adam Yates, che ha fatto podio al Tour 2023 alle spalle del suo capitano Pogacar) accentuando ancor di più le differenze a favore dei più forti. Forse era meglio, in sua vece, cercare di inserire percorsi dove si potesse sparigliare le carte e ribaltare le gerarchie.
La cronometro individuale sarà alla diciottesima tappa, misurerà solo 26 Km e non sarà in grado di influire più di tanto perché le differenze che gli specialisti riescono a evidenziare nella terza settimana saranno ridotte e gran parte dei giochi potrebbero essere già fatti.
La prima tappa prenderà il via da Venaria Reale e così il Piemonte potrà vantare d’aver dato ospitalità a tutti i tre grandi giri del ciclismo mondiale. Si tratterà di frazione per velocisti di 183 Km, con arrivo a Novara. La seconda frazione, da Alba a Limone Piemonte per 157 Km, proporrà il primo arrivo in salita e, come in molte altre frazioni, la salita finale sarà preceduta da un percorso monotono e pianeggiante, anche se alla seconda tappa la scelta è abbastanza giustificata dalla necessità di fare una selezione minima, giusto per allontanare i velocisti dalle posizione di vertice. La salita verso il traguardo misura 7,5 Km, ha una pendenza media del 5,4% ed è quindi lecito aspettarsi un arrivo dei migliori abbastanza popolato.
La terza tappa, da San Maurizio Canavese a Ceres, è interessante perché presenta vari mangia e bevi lungo il percorso, mentre gli ultimi 2 km tireranno leggermente all’insù (4,2%) ma il chilometraggio dilettantistico (138 Km) rovina una frazione che tecnicamente si presentava interessante.
Con la quarta tappa la corsa si sposterà in Francia con una prova di 192 Km che scatterà da Susa per arrivare a Voiron. La prima parte presenterà le ascese di Exilles, del Monginevro e del Lautaret, che verrà scollinato al Km 78. Dopo una interminabile discesa ed alcuni chilometri di pianura, a circa 30 Km dall’arrivo ci sarà il Col de Comboire, un dentello di 1,7 Km all’8,5% che potrebbe inspirare l’azione di un fuggitivo, pur essendo piuttosto lontano dall’arrivo.
Dopo un lungo trasferimento aereo (senza riposo) si entrerà finalmente in territorio spagnolo con la cronosquadre di Figueres , lunga 20,8 Km. Non c’è bisogno di far notare che, da qualche anno, gli organizzatori sembravano aver capito che le cronosquadre andrebbero eliminate dai grandi giri, sia perché favoriscono indebitamente corridori che corrono in team danarosi (e per questo già avvantaggiati di per sé), sia perché comportano una influenza molto forte su una classifica generale individuale.
La sesta tappa, che scatterà da Olot, sarà la prima frazione di alta montagna. Manco a dirlo l’arrivo è in salita, tuttavia saranno presenti anche altre asperità lungo il percorso. I chilometri saranno 170 e l’arrivo sarà ai 1900 metri della stazione di sport invernali di Pal , nel Principato d’Andorra. La salita finale di 9,7 Km al 6,4% di pendenza sarà preceduta dalla Collada de Sentigosa in apertura, quindi dalla Collada de Toses, salita lunghissima con pendenze per nulla difficili, e dall’Alto della Comella (4,3 Km al 7,4%), collocato subito prima dell’ascesa finale, In questa tappa si potrà vedere il primo scontro tra i big, ma sarà comunque la classica frazione in cui non si capirà chi vincerà la Vuelta, mentre sarà evidente chi non avrà la possibilità di vincerla.
La seconda tappa di montagna della prima settimana prenderà le mosse da Andorra La Vella e terminerà a Cerler dopo 188 Km e quattro GPM, i primi due dei quali caratterizzati da elevato chilometraggio e basse pendenze. La salita finale, invece, procede a gradoni e presenta un tratto di quasi 4 Km al 9,2% ed un altro di 2,7 Km al 9,8%. La pendenza media totale del 5,9% è quindi conseguenza dei tratti in contropendenza che separano i tre settori in cui è divisa l’ascesa: qui le differenze tra i big potrebbero cominciare ad emergere, anche se è ancora presto per dannarsi nel tentativo di staccare gli avversari ad ogni costo.
Torneranno protagonisti i velocisti nell’ottava tappa, che da Monzón condurrà in quasi 160 Km a Saragozza, poi sarà ancora montagna, anche se la frazione numero nove sarà una di quelle che caratterizzano negativamente la Vuelta. Lunga 195 Km e abbastanza semplice, anche se molto irregolare nella prima parte, prevede la partenza da Alfaro e una salita finale molto pedalabile (13 Km al 5.1%) verso la stazione invernale di Valdezcaray : tappe come queste sono ampiamente giustificate in un grande giro, ma dovrebbero essere limitate ad una per edizione, mentre questa Vuelta ne presenta davvero troppe.
Dopo il giorno di riposa, infatti, si avrà una frazione quasi fotocopia della tappa appena disputata, con qualche anonima collina prima dell’arrivo ai 1587 metri della stazione invernale di Larra Belagua , percorsi 169 Km dal raduno di partenza di Arguedas e affrontata una salita finale che, comunque, è un più impegnativa di quella di Valdezcaray (9.4 Km al 6.4% con i primi 4 Km al 7.7%)
L’undicesima tappa è forse la meglio disegnata di tutta la Vuelta, specialmente dal punto di vista tecnico, 168 Km nei dintorni di Bilbao che ricordano molto la “Clásica” di San Sebastián. Sette i Gran Premi della Montagna inseriti nel tracciato, non impossibili ma proposti senza un attimo di respiro. Gli ultimi tre saranno strappi molto brevi ma dotati di pendenze severe, specie per quanto riguarda l’Alto de Pike Bidea (2 Km al 9,4%), che verrà scollinato a meno di 8 Km dall’arrivo e che era stato affrontato anche nel finale della prima tappa del Tour del 2023, vinta dal pocanzi citato Adam Yates. Qui c’è il terreno per cercare di progettare un’imboscata e bisognerà tenere gli occhi spalancati per non cadere in eventuali tranelli. Sull’ultimo strappo quasi sicuramente si muoveranno i big perché l’occasione per guadagnare un po’ di terreno sugli avversari è davvero ghiotta. Anche la dodicesima frazione potrebbe riservare sorprese perché presenta un terreno adatto alle fughe, nonostante sia molto breve (solo 143 Km da Laredo a Los Corrales de Buelna): il GPM di prima categoria della Collada de Brenes (6,6 Km con una pendenza media superiore all’8%) è a soli 22 Km dall’arrivo e quindi si presta ad un tentativo di attacco da lontano.
Alla tappa 13 arriva il temuto Angliru con le sue pendenze estreme e la media in doppia cifra (12.3 Km al 10.1%), sarà preceduto dagli Alti di Mozqueta e Cordal, entrambe salite di limitato chilometraggio cui fanno da contraltare pendenze medie elevate (rispettivamente 8,1% e 8,8%). E’ la tappa più lunga della Vuelta, si partirà da Cabezón de la Sal e l’unica con chilometraggio superiore ai 200 Km ed è inutile dire che sarà fondamentale per la classifica finale.
Il principato delle Asturie sarà protagonista anche il giorno successivo per un’altra frazione in montagna (Aviles – La Farrapona) che, al contrario della precedente, sarà molto breve: solo 135 chilometri ma il finale sarà molto duro con il Puerto di San Lorenzo (9,4 km 8,8% di pendenza) e l’arrivo ai laghi di Somiedo, salita molto lunga con gli ultimi 7 Km all’8,5% medio. In questa tappa si potrebbe tranquillamente provare un attacco sul San Lorenzo, tuttavia il timore della salita finale, divisa in due tronconi con il primo favorevole agli inseguimenti, potrebbe frenare gli ardori.
La seconda settimana si chiuderà con una frazione adatta alle fughe (Vegadeo – Monforte de Lemos) di 166 Km, caratterizzata da una prima parte estremamente movimentata che potrebbe favorire la formazione di un drappello di attaccanti ben assortito e una seconda parte più pianeggiante che potrebbe invece favorire il rientro del gruppo.
Dopo il giorno di riposo, si correrà una sedicesima tappa (Poio – Mos, 172 Km), simile per certi versi a quella di Bilbao, come quella punteggiata da numerose salite abbastanza brevi (salvo l’Alto de Groba di 11 km) a quote collinari. Il finale sarà in salita, 8,7 Km al 5% per raggiungere i 502 metri di quota del Castro de Herville, e bisognerà prestare particolare attenzione ai primi 3 Km, che hanno una pendenza media dell’8,6% e potrebbero quindi ispirare anche un attacco di un uomo di classifica.
La diciassettesima tappa, invece, ricalcherà un po’ il copione generale di questa Vuelta mettendone insieme tutti i difetti: tappa breve (137 Km da O Barco de Valdeorras all’Alto de El Morredero), e un percorso abbastanza anonimo, anche se vallonato, fino alla salita finale che misura 18 Km ed è abbastanza irregolare. C’è un tratto, nella parte iniziale, di 3,5 Km molto duro con una pendenza media che supera di poco il 10%. Dopo un troncone di respiro si incontrano 4,3K all’8,7% seguiti addirittura da un breve tratto in contropendenza prima dello strappo finale di 3,8 Km al 7,3% che porterà ai 1756 metri di quota dell’arrivo. La salita finale è dura ed interessante ma il resto della tappa è poca cosa e sarà piuttosto sonnacchioso.
La tappa numero 18 sarà l’unica cronometro individuale, disegnata a favore dei per specialisti, senza difficoltà altimetriche e lunga 26 Km. Nella terza settimana spesso ciò che conta maggiormente sono le energie rimaste e in genere nelle prove contro il tempo la differenza tra specialisti e scalatori non si assottiglia. Tenendo conto, quindi, del fatto che questa è l’unica cronometro individuale, la collocazione nell’ultima settimana ed il chilometraggio lasciano a desiderare.
Seguirà una tappa interlocutoria da Rueda a Guijuelo (159 km), penultima occasione per velocisti prima della passerella finale di Madrid.
Ventiquattore più tardi di disputerà la tappa regina che, chilometraggio a parte (160 Km), ha l’aspetto di un vero e proprio tappone. Cinque i Gran Premi della Montagna in menù: subito dopo la partenza da Robledo de Chavela si scalerà l’Alto de la Escondida (1262 mt, 11 Km 3,7%) seguito dal Puerto de la Paradilla (1351 mt 5,5 Km al 5,5%), dall’Alto del León a 1506 metri (7,4 Km al 7,1%) e da una prima ascensione al Puerto de Navacerrada (1850 mt, 6,9 Km al 7,6%), una delle salite storiche della Vuelta. Quella conclusiva verso la Bola del Mundo corrisponde in gran parte con precedente, che s lascerà proprio in corrispondenza del passo per intraprendere una stretta stradina lastricata in cemento che si inerpica per 3,2 Km al 12% di pendenza media, con tratti oltre il 20% per arrivare fino alla vetta più alta della Vuelta 2025, a 2254 metri di quota, dove nel 2010 Nibali vinse la sua unica Vuelta resistendo agli attacchi che Ezequiel Mosquera gli portò proprio su questa salita. Lo scalatore siciliano si staccò ma continuò a salire regolare e nel finale raggiunse lo spagnolo portando a termine vittoriosamente la corsa.
Se le tre settimane non avranno disegnato una classifica chiara potremmo rivedere un finale simile prima della passerella conclusiva, 101 Km da Alalpardo al tradizionale approdo finale in Plaza de Cibeles, al cospetto del municipio di Madrid.
Da questa carrellata pare chiaro che questo Giro di Spagna si vincerà in salita ma il timore è che la battaglia tra i big la si vedrà quasi principalmente negli ultimi chilometri dei dieci arrivi in salita previsti.
Ultima notazione: Madrid, che geograficamente è al centro della Spagna, sarà il punto più meridionale toccato dalla corsa…

Benedetto Ciccarone

La strada in cemento verso la Bola del Mundo (http://dukemtb.blogspot.com)

La strada in cemento verso la Bola del Mundo (http://dukemtb.blogspot.com)

15-01-2025

gennaio 16, 2025 by Redazione  
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VUELTA AL TÁCHIRA EN BICICLETA (Venezuela)

Il venezuelano Gabriel José Mendoza (Lotería del Táchira) si è imposto nella quarta tappa, Abejales (Hacienda Los Almendros) – San Cristóbal, percorrendo 113.1 Km in 2h52′18″, alla media di 39.385 Km/h. Ha preceduto di 2′28″ il connazionale Alan Moises López (Alicanto Consulting G Kino Tachira) e di 2′36″ il connazionale Neftali Josue Jimenez (Univ Upraiet IDT R Frontera Inv Alexander). Nessun italiano in gara. Il venezuelano Jhonny Alexander Araujo (Gobernación Trujillo – MPP Comercio) è ancora leader della classifica con 11″ sul connazionale Enmanuel David Viloria (Guacamaya Guacafruit) e 17″ sul connazionale Arlex José Méndez (Alicanto Consulting G Kino Tachira).

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