MAGNUS, IL GUSTO DELLA FUGA. VITTORIA DEL DANESE, POGACAR RESTA IN GIALLO
Una maxifuga dopo il secondo giorno di riposo accende la decima tappa ‘pre – alpina’ del Tour 2022. E’ Magnus Cort Nielsen (Team EF Education EasyPost), validissimo uomo da fughe, ad avere la meglio sul nutrito gruppo di fuggitivi ed a battere in una volata ristretta Nick Scultz (Team BikeExchange Jayco). Tades Pogacar (UAE Team Emirates) conserva la maglia gialla ed è pronto a fare faville nei due consecutivi tapponi alpini di mercoledì e giovedì.
Dopo il secondo giorno di riposo, il Tour riparte con la decima tappa da Morzine a Megève. Sarà pure una tappa alpina ma la distanza di soli 148 km e i quattro GPM inseriti nel percorso, di cui due di quarta categoria, uno di terza ed uno di seconda non sembrano tali da fare sconquassi in classifica generale. La salita finale verso Megève è lunga quasi 20 km ma la pendenza media del 4% la rende più simile ad un lungo falsopiano. Insomma si poteva fare di più per una tappa che anticipa quella del Col du Granon e dell’Alpe d’Huez ma che sulla carta non dovrebbe aggiungere o togliere molto alla classifica generale. La fuga avrà perciò le sue buone chances di successo, come già accaduto nella tappa di domenica. Da Morzine no ripartivano, causa Covid o altre patologie, Alexis Vuillermoz (Team TotalEnergies), George Bennett (UAE Team Emirates), Ben O’Connor (Team AG2R Citroen) e Luke Durbridge (Team BikeExchange Jayco). I primi attacchi concreti per portare via la fuga di giornata iniziavano sulla Cote de Chevenoz, primo GPM di tappa, posto al km 24. Benoit Cosnefroy (Team AG2R Citroen) ed Alberto Bettiol (Team EF Education EasyPost) ci provavano, riuscendo a mettere tra loro ed il gruppo maglia gialla una quindicina di secondi di vantaggio. Il gruppo però reagiva ed annullava questo primo tentativo di fuga. Pierre Latour (Team TotalEnergies) era il primo a scollinare. Nella discesa che portava ai piedi del Col de Jambaz, seconda asperità di tappa, provava l’azione solitaria Alexis Gougeard (Team B&B Hotels KTM). Il francese riusciva ad accumulare oltre 20 secondi di vantaggio al km 35. Una volta esaurita l’azione di Gougeard, dopo una decisa accelerazione del gruppo che lo riprendeva sulle prime rampe verso il Col de Jambaz, ci riprovavano in quattro, ovvero Philippe Gilbert (Team Lotto Soudal), Luis Leon Sanchez (Team Bahrain Victorious), Pierre Rolland (Team B&B Hotels KTM) e Dylan Van Baarle (Team INEOS). Il quartetto di testa aveva una ventina di secondi di vantaggio lungo il falsopiano che precedeva l’ascesa vera e propria di questo secondo GPM. Ai quattro di testa si univano in ventuno, ovvero Lennard Kamna (Team BORA Hansgrohe), Christophe Laporte (Team Jumbo Visma), Filippo Ganna (Team INEOS), Matteo Jorgenson (Team Movistar), Ion Izagirre e Benjamin Thomas (Team Cofidis), Fred Wright (Team Bahrain Victorious), Kristian Sbaragli (Team Alpecin Fenix), Andreas Leknessund (Team DSM), Georg Zimmermann (Team Intermarchè Wanty Gobert), Simone Velasco (Team Astana Qazaqstan), Alberto Bettiol e Magnus Cort Nielsen (Team EF Education EasyPost), Hugo Hofstetter e Connor Swift (Team Arkea Samsic), Mads Pedersen e Quinn Simmons (Team Trek Segafredo), Edvald Boasson Hagen (Team TotalEnergies), Simon Clarke (Team Israel Premier Tech), Jack Bauer e Nick Schultz (Team BikeExchange Jayco). Rolland era il primo a scollinare sul Col de Jambaz posto al km 69.3. Il gruppo era segnalato ad oltre 3 minuti di ritardo ed per la maglia rosa il ciclista della fuga più ‘minaccioso’ era Kamna, a quasi 9 minuti di ritardo da Pogacar. Sulla successiva Cote de Chatillon-sur-Cluses era Rolland a scollinare per primo. Il gruppo maglia gialla lasciava fare e manteneva un ritmo molto blando, per cui Kamna iniziava a intravedere la possibilità di vestire la maglia gialla al termine della tappa. Bettiol si aggiudicava il traguardo intermedio di Passy posto al km 123.9. Sull’ultima irregolare salita che portava all’arrivo i fuggitivi iniziavano a scattarsi in faccia ed i più attivi nei km finali erano Cort Nielsen, Schultz, Sanchez, Kamna, Jorgenson e Van Baarle. Erano Cort Nielsen e Schultz ad avvantaggiarsi di quel tanto per giocarsi la vittoria in una volata a due. A prevalere era Cort Nielsen che riusciva per questioni di centimetri a mettere la sua ruota davanti a quella di Schultz. Terzo si classificava Sanchez a 7 secondi di ritardo, mentre chiudevano la top five Matteo Jorgenson in quarta posizione e Dylan Van Baarle in quinta posizione, con un ritardo rispettivamente di 8 e 10 secondi da Cort Nielsen. Velasco, primo degli italiani in fuga, era soltanto dodicesimo. Il gruppo maglia gialla veniva regolato da Pogacar a 8 minuti e 54 secondi di ritardo da Cort Nielsen. Il danese, ormai a tutti gli effetti un finisseur cacciatore di tappe, ottiene la sua seconda vittoria in carriera al Tour de France, dopo quella ottenuta nel 2018 a Carcassonne. In classifica generale Pogacar mantiene la maglia gialla per soli 11 secondi rispetto a Kamna. Domani si fa sul serio, con il primo dei due tapponi alpini da Albertville al Col du Granon. La scalata finale, hors categorie, è preceduta da altri tre GPM, in un crescendo di difficoltà: Lacets de Montvernier (2° categoria), Col du Telegraphe (prima categoria) e Col du Galibier (hors categorie). Tutti aspettiamo l’attacco di Pogacar, che già sul Col du Telegraphe potrebbe animare la corsa. La fuga ha certamente le sue chances di successo, ma anche ai big di classifica farà sicuramente gola vincere la tappa del Telegraphe, del Galibier e del Granon.
Giuseppe Scarfone

Magnus Cort Nielsen vince a Megève (foto: Getty Images)
12-07-2022
luglio 12, 2022 by Redazione
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TOUR DE FRANCE
Il danese Magnus Cort (EF Education-EasyPost) si è imposto nella decima tappa, Morzine (Les Portes du Soleil) – Megève, percorrendo 148.1 Km in 3h18′50″, alla media di 44.691 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Nick Schultz (Team BikeExchange-Jayco) e di 7″ lo spagnolo Luis León Sánchez (Bahrain Victorious). Miglior italiano Simone Velasco (Astana Qazaqstan Team), 12° a 1′02″. Lo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) è ancora maglia gialla con 11″ sul tedesco Lennard Kämna (BORA-hansgrohe) e 39″ sul danese Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 16° a 3′40″
LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): MORZINE – MEGÈVE
luglio 12, 2022 by Redazione
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Dopo il secondo giorno di riposo il Tour si rimette in marcia con la meno impegnativa tra le quattro tappe disegnate sulla catena alpina. L’interminabile ascesa finale verso Megève non presenta in nessun punto pendenze degne di segnalazione e con tutta probabilità i big si prenderanno una seconda giornata di relax vigile in attesa dei tapponi previsti nelle prossime ore
Non v’illuda l’interminabile salita finale, terza per lunghezza tra le ascese inserite nel percorso del Tour 2022, preceduta solo dai mitici colli del Galibier e della Croix-de-Fer. I 21 Km e rotti che condurranno oggi il gruppo fino ai 1460 metri dell’aeroporto della stazione di sport invernali di Megève, sulla cui pista sarà tracciata la linea d’arrivo, non presentano in nessun punto pendenze impegnative e difficilmente vedremo in azione i big, oggi principalmente attenti a non sprecare inutili energie in vista delle due dure tappe che sono programmate tra domani e dopo. Al massimo potrebbe esserci una sparata di qualche uomo di classifica sul rettilineo d’arrivo, che coincide con uno dei tratti più impegnativi dell’ascesa, sulla falsariga di quanto fatto da Pogacar domenica a Châtel, azione che gli ha permesso di guadagnare giusto una manciata di secondi sui rivali. Quella odierna, dunque, sarà un’altra occasione che i cacciatori di tappe e i corridori oramai fuori classifica non dovranno lasciarsi sfuggire, come ha saputo fare l’altro giorno il lussemburghese Jungels.

La pista dell’aeroporto di Megève e l’altimetria della decima tappa (www.savoie-mont-blanc.com)
METEO TOUR
Morzine : cielo sereno, 25.2°C, vento debole da N (9 km/h), umidità al 41%
Thonon-les-Bains (42.8 Km): sole e caldo, 30.1°C, vento moderato da NNE (14-15 km/h), umidità al 35%
Châtillon-sur-Cluses (GPM – 97.3 Km): cielo sereno, 27.5°C, vento moderato da NNE (11 km/h), umidità al 38%
Megève* : nubi sparse, 23.1°C, vento debole da NW (8 km/h), umidità al 53%
* previsioni relative al centro di Megève (1111 metri), traguardo a quota 1460
GLI ORARI DEL TOUR
13.15: inizio diretta su Eurosport1
13.40: partenza da Morzine
14.10-14.15: GPM della Côte de Chevenoz
14.45: inizio diretta su RAI2
15.10-15.20: GPM del Col de Jambaz
15.50-16.00: GPM della Côte de Châtillon-sur-Cluses
16.25-16.40: traguardo volante di Passy-Marlioz
16.30-16.45: inizio salita finale
16.55-17.15: GPM della Montée de l’altiport de Megève
17.00-17.20: arrivo a Megève

RASSEGNA STAMPA
Tour, Jungels trionfa in solitario. Pogacar sempre in giallo
Gazzetta dello Sport – Italia
Jungels zmagovalec 9. etape, Roglič je že na robu deseterice
Delo – Slovenia
Kalkuleret gambling slog fejl: Asgreen er ude af Touren
Politiken – Danimarca
Bob Jungels takes emotional Tour de France stage win with long-range solo effort
The Daily Telegraph – Regno Unito
Jungels, numéro en solo
L’Équipe – Francia
Jungels alarga la sequía española
AS – Spagna
Bob Jungels rondt lange solo in 9e rit van de Tour succesvol af, Tadej Pogacar pakt in laatste instantie toch nog wat tijd
Het Nieuwsblad – Belgio
Bob Jungels rondt solo van 50 kilometer succesvol af in Tour
De Telegraaf – Paesi Bassi
Bob Jungels gewinnt Tour-de-France-Etappe
Luxemburger Wort – Lussemburgo
Jungels attackiert zum Sieg – Geschkes Kampf mit Bergtrikot belohnt
Kicker – Germania
Люксембуржец Юнгельс выиграл девятый этап «Тур де Франс»
Sport Express – Russia
Mala jornada para Martínez y Urán en el Tour de Francia 2022
El Espectador – Colombia
Best day of Luxembourger’s life
The Australian – Australia
TOURALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.
Ordine d’arrivo della nona tappa, Aigle – Châtel
1° Frederik Frison
2° Reinardt Janse Van Rensburg s.t.
3° Amund Grøndahl Jansen s.t.
4° Caleb Ewan s.t.
5° Tim Wellens s.t.
Miglior italiano Mattia Cattaneo, 11° a 1′20″
Classifica generale
1° Anthony Turgis
2° Mikkel Bjerg a 12′59″
3° Marc Hirschi a 14′02″
4° Albert Torres a 23′12″
5° Amund Grøndahl Jansen a 24′55″
Miglior italiano Andrea Bagioli, 10° a 29′08″
STRAFALGAR SQUARE
L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti
Rizzato: “Pogacar, due volte vincitore delle ultime due edizioni”
Rizzato: “L’ultima volta fu 25 anni fa, nel 1988″ (1998)
Garzelli: “Pidcock mi sembra di vederlo in maglia bianca” (a dire il vero la indossa da tre giorni)
Garzelli: “Otto giorni di corsi a tutta”
Rizzato: “La sua prima vittoria stra i professionisti”
Televideo: “Jungels attaca sulla Croix”
Televideo: “Thomas Geraint” (al contrario, Thomas è il cognome)
Televideo (riportando una dichiarazione di Pogacar): “L’Alpe d’Huez è la tappa regina”
CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1992
Sono passati 30 anni dall’impresa di Claudio Chiappucci al Tour del 1992. Riviviamo quell’edizione della corsa francese attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”
9a TAPPA: LUSSEMBURGO – LUSSEMBURGO (cronometro individuale, 65 Km) – 14 LUGLIO 1992
INDURAIN È IL PADRONE
Lo spagnolo domina la cronometro e mette le mani sul Tour – E adesso addio ai sogni
Bugno perde quasi 4’, Chiappucci 5’ – Neppure l’aiuto di uno psicologo evita all’iridato un autentico kappaò – Il campione del mondo: “Bravo Miguel” – Lino ancora 1°


PAMBIANCO, RICORDO DI UN “GARIBALDINO”
luglio 11, 2022 by Redazione
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È scomparso negli scorsi giorni all’età di 86 anni Arnaldo Pambianco, il corridore che vinse il Giro d’Italia del 1961 e che era soprannominato il “garibaldino” per il suo modo di correre e “Gabanein” dai suoi corregionali. Lo ricordiamo con il racconto di Mario Silvano
“Generoso!” Così ha definito Pambianco il mio amico Michele Dancelli, al quale ho chiesto che tipo di corridore fosse stato il campione romagnolo recentemente scomparso.
E che avesse questa caratteristica gli sportivi italiani se ne erano accorti ben prima del suo clamoroso successo al Giro del 1961.
Perché nel 1957, al campionato mondiale dei dilettanti, il ventunenne Arnaldo Pambianco diede prova di coraggio e di generosità, lanciandosi in un tentativo solitario verso il successo iridato, che si infranse a ottocento metri dal traguardo quando venne raggiunto dal belga Proost, che lo superò in volata. Un secondo posto amaro, invelenito dalla polemiche nell’ambiente azzurro, che non risparmiarono chi, tra i compagni di squadra, non lo avrebbe adeguatamente protetto. Quell’argento si aggiungeva non solo al titolo nazionale dei puri, conseguito lo stesso anno, ma anche al quinto posto ottenuto l’anno precedente alle Olimpiadi di Melbourne, dove il successo arrise al suo conterraneo Ercole Baldini.
Insieme a lui sarebbe passato professionista nelle fila della Legnano, ma nei primi due anni dovette accontentarsi di compiti di gregariato, che sembravano cozzare con i brillanti trascorsi da dilettante.
Al Mondiale di Reims, nel 1958, Pambianco c’era e quando Baldini andò in fuga fu sul punto di andarlo a riprendere, ma Coppi lo stoppò: “Lascialo andare”, gli disse. E Fausto aveva visto giusto, quel giorno.
Poi, nel 1960, dopo il secondo posto al Giro della Sardegna ottiene la prima vittoria da professionista: alla Milano-Torino giunge in solitudine nel motovelodromo, dopo essere scattato sulla salita che conduce all’Eremo. E il suo primo gesto dopo la vittoria è dettato anch’esso dalla generosità: depone il mazzo dei fiori del vincitore ai piedi della stele che ricorda Serse Coppi, tragicamente scomparso dopo la caduta alla Milano Torino del 1951.
Al Giro di quell’anno è un esempio di regolarità: in otto tappe si piazza nei primi dieci e nello storico tappone del Gavia è quarto. Conclude la corsa rosa al settimo posto e la brillante prestazione lo porta dritto in Francia, ad affiancare Gastone Nencini.
In quel Tour il generoso contributo di Pambianco per la vittoria di finale del campione toscano è determinante. Il giorno del trionfo azzurro a Briançon (primo Battistini, secondo Massignan) è accanto a Nencini e arriva insieme a lui sul traguardo. Addirittura potrebbe impreziosire la sua partecipazione alla Grande Boucle con una vittoria di tappa, ma a Luchon deve accontentarsi della piazza d’onore alle spalle dell’elvetico Gimmi.
Il settimo posto finale nella generale (terzo degli italiani, dopo il primoposto di Nencini e il secondo di Battistini) è un ulteriore conferma delle indubbie qualità del romagnolo.
Ma è l’anno successivo che Pambianco (il quale ha cambiato squadra, passando alla Fides con i gradi di capitano) compie il suo capolavoro, l’impresa che lo renderà indimenticabile.
E’ il Giro del 1961, la corsa a tappe dedicata al centenario dell’Unità d’Italia. Torriani pare essersi ispirato in buona parte alla memorialistica risorgimentale di Abba (Da Quarto al Volturno) quando ha disegnato il tracciato. Da Torino a Milano, passando per Quarto, Marsala, Teano, Castelfidardo, Trieste ,Vittorio Veneto e Trento: un evento sportivo il cui significato travalica il dato meramente agonistico per trasformarsi in una celebrazione dei luoghi del Risorgimento e dell’italianità.
Assente Nencini, non sembra che i nostri portacolori possano competere con Anquetil e Gaul, accreditati dei favori del pronostico.
Qualcuno, alla vigilia, accenna a Pambianco tra i possibili aspiranti alla vittoria finale, pur non nascondendo i limiti dell’atleta di Bertinoro il quale, invece, affronta la sfida con uno spirito “garibaldino”. Dopo una settimana di gara è quarto in classifica con soli 44 secondi di distacco dalla maglia rosa, l’iberico Suarez, mentre Anquetil ha quasi due minuti di ritardo.
Nella tappa da Cosenza a Taranto Pambianco è vittima di una grave caduta. Riesce a concludere la frazione, sospinto dai suoi compagni di squadra (“Qui non si ritira nessuno”, gli dicono) ma i sogni di gloria sembrano definitivamente tramontati. Il giorno successivo c’è la tappa cronometro e, miracolosamente, riesce a limitare i danni, pur accusando un ritardo di oltre quattro minuti dal transalpino. Risalendo la penisola, tuttavia, giorno dopo giorno guadagna terreno e dopo la tappa di Castelfidardo si ritrova al terzo posto, con un distacco di un minuto e 18 secondi dal campione d’oltralpe (ne aveva più di sette dopo la crono di Bari!).
Ma è nella tappa da Ancona a Firenze che Pambianco termina la sua rincorsa alla vetta della classifica. Sul passo del Muraglione si lancia in fuga con altri ardimentosi accorgendosi che Anquetil non è in giornata di grazia (il francese avrebbe addentato un panino insieme alla carta che lo avvolgeva, stagnola o oleata che fosse a seconda delle versioni). Settimo al traguardo, conquista la maglia rosa con un vantaggio di ventiquattro secondi sul francese, che diventano quarantaquattro dopo l’arrivo di Trieste.
L’Italia sportiva e non si appassiona all’impresa del romagnolo, a cui resta un ultimo ostacolo da superare, il temibile tappone dolomitico che, seppur modificato (il tracciato originario prevedeva il Gavia, oltre allo Stelvio da Bormio e l’arrivo in quota al Passo Resia), resta una prova ardua.
In quei giorni di inizio Giugno solo un altro evento ruba spazio al Giro: alla Corte d’Assise di Roma si celebrano le ultime udienze del famoso processo Fenaroli e gli italiani si dividonoin colpevolisti e innocentisti, in attesa del verdetto.
Pambianco, invece, rappresenta un momento di ritrovata unità e, sullo Stelvio, tutti vorrebbero essere lassù a sostenerlo. E l’impresa riesce: Gaul si aggiudica la frazione, ma il romagnolo a Bormio chiude al secondo posto, distanziando ulteriormente Anquetil. Il Giro è suo e la notizia oscura quella della sentenza di condanna emessa nel caso Fenaroli.
Finisce in un trionfo, per nulla annunciato, al Vigorelli (con l’attrice Joan Crawford a consegnargli il mazzo di fiori) e sarà il punto più alto (e irripetibile) della sua carriera.
Non ha vinto alcuna tappa, ma la lacuna verrà colmata due anni dopo con il successo al Nevegal.
Nel frattempo ci sarà spazio per un quinto posto ai Mondiali di Salò e per la vittoria finale al Giro di Sardegna. Passato nel 1963 alla Salvarani, Pambianco coglierà un prestigioso successo alla Freccia del Brabante prima di dedicarsi, negli ultimi due anni di carriera, a scortare con la consueta generosità Adorni e Gimondi nei loro successi al Giro e al Tour.
Una bella storia, quella di Arnaldo, che da ragazzo faceva il garzone di macelleria e indossava una giacchetta corta e striminzita (da qui il soprannome “Gabanein”).
Bella e romantica come la sua storia d’amore con Fabiola, la donna che avrebbe sposato dopo la vittoria al Giro e che sarebbe stata la compagna di tutta una vita.
E che fosse un atleta generoso lo aveva capito anche Coppi, il quale una volta gli consigliò di imparare ad amministrarsi, a non sprecare inutilmente energie. Il romagnolo fece tesoro dei preziosi suggerimenti del Campionissimo proprio in quel Giro del 1961, vinto – come ebbe a ricordare – grazie alla forza di volontà, alla resistenza alle avversità e a cinque minuti di fortuna. E chissà come sarebbe stato contento Fausto…..
Vera e propria icona del ciclismo di quegli anni Pambianco ha goduto dell’apprezzamento di colleghi e appassionati e non è mai stato dimenticato: il “garibaldino d’Italia” ha saputo conquistarsi, con pieno merito, un posto nella storia del ciclismo.
Mario Silvano

Arnaldo Pambianco in maglia rosa al Giro del 1961
JUNGELS BUSSA ALLE PORTE DEL SOLE
Bob Jungels ha vinto la nona tappa del Tour de France, partecipando ad una fuga ed attaccando poi in solitaria a 60 Km dall’arrivo. Nel finale, il lussemburghese resiste al disperato tentativo di rientro di Thibaut Pinot, che sembrava sul punto di chiudere il gap. Sprint tra i big, con Pogacar e Vingegaard che creano anche un buco di tre secondi sugli altri uomini in lotta per la classifica generale.
Primo assaggio di montagne al Tour de France, con tre GPM oltre i 1000 metri di altitudine. La salite che presentava il percorso della tappa di oggi non erano certo impossibili e quindi ci si aspettava una fuga da lontano, con i big abbastanza coperti ed in controllo fino agli ultimi chilometri.
In effetti, le cose sono andate in questo modo, anche se Tadej Pogacar è stato costretto comunque a far lavorare duro la squadra per via della presenza in fuga di tale Rigoberto Urán che, ad un certo punto, è andato a vestire virtualmente il vessillo del primato.
Il capitano della EF, tuttavia, quando si sono aperte le vere ostilità per la vittoria di tappa si è ritrovato senza energie ed è stato ripreso e staccato, uscendo di classifica.
Gli uomini di classifica hanno a quel punto tirato i remi in barca, lasciando la lotta per la tappa agli uomini della fuga iniziale, che erano riusciti a resistere all’inseguimento del gruppo. Negli ultimissimi metri, Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard sono andati a sprintare, aprendo un buco di tre secondi su tutti gli altri big.
In realtà, il ritmo del gruppo maglia gialla ha fatto soffrire anche uomini importanti come Pidcock e Vlasov, mentre hanno retto bene la coppia britannica della Ineos Thomas e Yates, i due francesi Bardet e Gaudu e anche il nostro Damiano Caruso, come pure Quintana, Mas e Roglic.
Sin dalle prime fasi di gara ci sono numerosi tentativi di attacco, ma le altissime velocità rendono difficile l’evasione. L’unico tentativo di una certa consistenza appare quello di Mads Pedersen, ma il danese è da solo e la sua iniziativa non ha successo.
Da segnalare, in queste prime fasi, la difficoltà di Ben O’Connor che, dopo il quarto posto dello scorso anno e il recente podio al Delfinato, non sembra in condizioni di lottare per la generale.
Dopo il primo GPM si forma finalmente una fuga con il citato Urán, Jonathan Castroviejo, Patrick Konrad, Carlos Verona, Simon Geschke, Kobe Goossens, Joseph Dombrowski, Urán, Warren Barguil, Jasper Stuyven, Guy Niv, Hugo Houle, Franck Bonnamour. A questi uomini, si uniscono ben presto anche Wout van Aert, Benoît Cosnefroy, Ion Izagirre, Bob Jungels, Thibaut Pinot, Pierre Latour, Luis León Sánchez, Brandon McNulty e Nils Politt.
La presenza di Urán, a poco più di tre minuti da Pogacar in classifica, costringe la maglia gialla a mettere al lavoro la squadra per tenere sotto controllo il distacco.
Il realtà la fuga arriverà ad avere un vantaggio tale da mandare Urán virtualmente in maglia gialla, anche se per pochi minuti.
Ai piedi della prima salita di giornata over 1000, il distacco è superiore ai 3 minuti.
Le ostilità tra i fuggitivi si aprono sulla salita più dura di giornata, quella che conduce al Col de la Croix che, sebbene misuri poco più della metà del chilometraggio dell’ultimo GPM, presenta pendenze più severe.
Dopo qualche breve scaramuccia, Jungels che, pur non essendo un provetto scalatore, prova l’affondo riuscendo a staccare tutti ad eccezione di Geschke, che passa primo al GPM e riuscirà a indossare la maglia a pois per un solo punto di vantaggio su Jungels.
Dietro restano solo Urán, Sánchez, Barguil, Konrad, Mcnulty, Pinot, Houle, van Aert, Izagirre, Goossens, Verona e Castroviejo, mentre il gruppo recupera terreno e si porta a circa 2 minuti mezzo.
In discesa, cade Geschke senza riportare conseguenze, se non quella di lasciare Jungels solo in testa alla corsa. Gli inseguitori non hanno accordo o comunque non fanno velocità e lasciano prendere al battistrada un enorme vantaggio.
Jungels è un grande passista e nel tratto pianeggiante tra il Col de la Croix e il Pas de Morgins incrementa di molto il gap. Tuttavia un corridore solo per quanto forte non può fare più velocità di un gruppo organizzato in pianura. La verità è che il gruppo degli inseguitori non è affatto organizzato e perde, infatti, molti secondi anche nei confronti del gruppo maglia gialla, dal quale Daniel Martinez perde definitivamente contatto e nel quale Aleksandr Vlasov è in grande difficoltà.
Nei primi chilometri della salita finale è Pinot a sferrare un grande attacco. Lo scalatore francese, che ha deciso di lasciar perdere la generale e di puntare alle tappa, vuole riscattare le disavventure patite ieri e parte deciso al contrattacco, riuscendo a recuperare su Jungels fino ad arrivare a 21 secondi dal battistrada, praticamente al contatto visivo, mentre dietro gli altri vengono riassorbiti ad eccezione di Castroviejo e Verona, che restano a loro volta ad una ventina di secondi da Pinot.
Dopo il GPM il canovaccio cambia con Pinot che non riesce a più a guadagnare, non essendo mai stato un grande discesista, mentre Jungels sembra cavarsela abbastanza. Negli ultimi 4 Km di salita la situazione non cambia con Jungels che, vedendo avvicinarsi il traguardo, trova energie che sembrava non avere più incrementa il vantaggio su Pinot che, ormai scoraggiato, viene raggiunto e staccato anche da Castroviejo e Verona, che giungono rispettivamente secondo e terzo.
Il gruppo recupera parecchio nel finale e, proprio a pochi metri dal traguardo, Pogacar accelera per raggranellare qualche secondo, ma Vingegaard non molla un metro e i due arrivano insieme, creando un buco di tre secondi sugli altri.
La tappa è stata sostanzialmente tranquilla per i big, anche se molti hanno patito gravi difficoltà come O’Connor, che dall’inizio ha mostrato gravi problemi, e Martinez che ha perso un quarto d’ora. Anche Vlasov ha mostrato difficoltà, tuttavia gli altri non si sono dati troppa battaglia.
Jungels merita davvero la lode, non è uno scalatore ma ha sfruttato le sue grandi doti sul passo per portare a buon fine un attacco partito a 60 Km dalla conclusione. Anche se la caduta di Geschke e l’esitazione di contrattaccanti hanno certamente favorito il lussemburghese, va anche detto che, quando a 10 Km dall’arrivo Pinot si trovava a 21 secondi, il destino del buon Jungels sembrava segnato. Il vincitore della tappa, però, si è gestito benissimo tirando fuori energie dagli angoli più reconditi del suo fisico.
Pinot si è prodigato in una ottima scalata al Pas de Morgins, da scalatore puro, recuperando gran parte del gap ma gli è mancato il finale, buona comunque la prova che ha dato in salita. Probabilmente anche l’aver lasciato un così ampio margine a Jungels nel tratto pianeggiante ha impedito al francese di riuscire a portare a termine positivamente l’impresa.
Buone anche le prove di Castroviejo e Verona che, con la regolarità, sono riusciti a rientrare su Pinot ed a chiudere a solo 20 secondi da Jungels.
Anche martedì, dopo il giorno di riposo, il tracciato presenta una lunga salita finale di quasi 20 Km, tutt’altro che impossibile visto che la pendenza media si attesta appena sopra il 4% e quindi il canovaccio potrebbe essere lo stesso di oggi.
La musica cambierà decisamente mercoledì e giovedì con i due tapponi alpini, il primo con il durissimo Col de Granon (che non viene affrontato dal 1986) dopo gli spettacolari tornanti di Montvernier e la coppia Télégraphe-Galibier, ed il secondo con la classicissima cavalcata Galibier – Croix de Fer – Alpe d’Huez.
Benedetto Ciccarone

Un'istantanea della fuga di Bob Jungels verso il traguardo di Châtel (Getty Images)
10-07-2022
luglio 10, 2022 by Redazione
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TOUR DE FRANCE
Il lussemburghese Bob Jungels (AG2R Citroën Team) si è imposto nella nona tappa, Aigle – Châtel (Les Portes du Soleil), percorrendo 192.9 Km in 4h46′39″, alla media di 40.377 Km/h. Ha preceduto di 22″ lo spagnolo Jonathan Castroviejo (INEOS Grenadiers) e di 26″ lo spagnolo Carlos Verona (Movistar Team) Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 11° a 52″. Lo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) è ancora maglia gialla con 39″ sul danese Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) e 1′17″ sul britannico Geraint Thomas (INEOS Grenadiers). Miglior italiano Caruso, 14° a 3′40″
GIRO D’ITALIA DONNE
L’italiana Chiara Consonni (Valcar-Travel & Service) si è imposta nella decima ed ultima tappa, Abano Terme – Padova, percorrendo 90.5 Km in 2h12′04″, alla media di 41.116 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiana Rachele Barbieri (Liv Racing Xstra) e la danese Emma Norsgaard (Movistar Team). L’olandese Annemiek van Vleuten (Movistar Team) si impone in classifica con 1′52″ sull’italiana Marta Cavalli (FDJ-Nouvelle Aquitaine-Futuroscope) e 5′56″ sulla spagnola Margarita Victoria García (UAE Team ADQ)
GRAND PRIX INTERNATIONAL DE LA VILLE DE NOGENT-SUR-OISE
Il britannico Alexandar Richardson (Saint Piran) si è imposto nella corsa francese, circuito di Nogent-sur-Oise, percorrendo 175 Km in 3h46′25″, alla media di 46.375 Km/h. Ha preceduto di 19″ il francese Baptiste Veistroffer (V.C.Pays de Loudéac) e di 35″ il francese Maxime Dransart (Laval Cyclisme 53). Nessun italiano in gara.
DISTRICTENPIJL – EKEREN-DEURNE
L’olandese Coen Vermeltfoort (VolkerWessels Cycling Team) si è imposto nella corsa belga, Deurne – Ekeren, percorrendo 165.9 Km in 3h32′52″, alla media di 46.762 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Matthew Bostock (WiV SunGod) e il neozelandese Luke Mudgway (Bolton Equities Black Spoke Pro Cycling). Nessun italiano in gara.
DISTRICTENPIJL – EKEREN-DEURNE DONNE
La polacca Daria Pikulik (ATOM Deweloper Posciellux.pl Wroclaw) si è imposta nella corsa belga, Deurne – Ekeren, percorrendo 138.2 Km in 3h22′43″, alla media di 40.904 Km/h. Ha preceduto allo sprint le belghe Marthe Truyen (Plantur-Pura) e Nathalie Bex (Bingoal Casino-Chevalmeire-Van Eyck Sport). Unica italiana in gara Gaia Tortolina (A.S.D. Women Cycling Project), 26° a 28″
VISEGRAD 4 BICYCLE RACE – GP POLAND
Il polacco Marceli Boguslawski (HRE Mazowsze Serce Polski) si è imposto nella corsa polacca, Długołęka – Oleśnica, percorrendo 146.5 Km in 3h15′22″, alla media di 45.238 Km/h. Ha preceduto allo sprint il ceco Tomas Barta (ATT Investments) e l’israeliano Einhorn Itamar (nazionale israeliana). Nessun italiano in gara.
CAMPIONATI EUROPEI – GARA SU STRADA UOMINI U23 (Portogallo)
Il tedesco Felix Engelhardt si è imposto nella gara su strada, circuito di Anadia, percorrendo 147.3 Km in 3h37′27″, alla media di 40.644 Km/h. Ha preceduto allo sprint il ceco Mathias Vacek e l’italiano Davide De Pretto
CAMPIONATI EUROPEI – GARA SU STRADA DONNE U23 (Portogallo)
L’olandese Shirin van Anrooij (Trek – Segafredo) si è imposta nella gara su strada, circuito di Anadia, percorrendo 104.5 Km in 2h57′41″, alla media di 35.287 Km/h. Ha preceduto di 11″ l’italiana Vittoria Guazzini e la connazionale Fem van Empel
A PADOVA CONSONNI CHIUDE IN BELLEZZA E VAN VLEUTEN FA TRIS
La chiusura del Giro Donne in quel di Padova ha visto Chiara Consonni aggiudicarsi l’ultima volata davanti a Barbieri e Norsgaard. Nessun problema per Annemiak van Vleuten che si aggiudica il suo terzo Giro d’Italia. Podio finale per Marta Cavalli e Mavi Garcia, che non è stata insidiata dalla Longo Borghini, ottima quarta
Cala il sipari sull’edizione 2022 del Giro d’Italia Donne e lo fa nel Prato della Valle a Padova. La volata finale della tappa partita da Abano Terme è andata a Chiara Consonni (Valcar – Travel & Service), che ha avuto la meglio su Rachele Barbieri (Liv Racing Xstra) e Emma Norsgaard (Movistar Team), salite con lei sul podio di giornata. Quarta piazza per Elisa Balsamo (Trek – Segafredo) che ha preceduto Sofia Bertizzolo (UAE Team ADQ). TopTen anche per Martina Fidanza (Ceratizit-WNT Pro Cycling), nona.
In classifica generale questa tappa non ha influito e Annemiek van Vleuten (Movistar Team) si porta a casa il suo terzo Giro d’Italia. Seconda piazza per la rivelazione Marta Cavalli (FDJ Nouvelle-Aquitaine Futuroscope) mentre terza si è piazzata “Mavi” García (UAE Team ADQ) che, nonostante le ultime tappe un po’ opache, ha salvato il podio ai danni di Elisa Longo Borghini (Trek – Segafredo), che ha pagato i quasi 5 minuti rimediati nella tappa di Cesena.
Oltre la Maglia Rosa UNCHR la van Vleuten si porta a casa anche la Maglia Ciclamino Fastweb della classifica a punti davanti a Elisa Balsamo (Trek-Segafredo). La maglia verde dei GPM, griffata Discovery+, è andata alla vincitrice di ieri Kristen Faulkner (Team BikeExchange – Jayco). La speciale classifica dei giovani, caratterizzata dalla Maglia Bianca Eurosport, è andata alla neozelandese Niamh Fisher-Black (Team SD Worx) mentre la speciale classifica riservata alla squadre ha visto imporsi la FDJ della Cavalli, che ha distanziato di oltre mezz’ora il team Canyon//SRAM Racing.
Questo Giro d’Italia Donne che si chiude passa l’ideale testimone al Tour Tour de France Femmes, in programma dal 24 al 31 Luglio, con partenza da Parigi e una conclusione decisamente interessante sulla Super Planche des Belles Filles, dove si affronterà la stessa rampa sterrata che ha visto nei giorni scorsi il successo di Tadej Pogačar.
Mario Prato

Il podio del Giro d'Italia femminile 2022 (Getty Images)
A SAN LORENZO DORSINO VITTORIA PER LA FAULKNER
La tappa regina del Giro donne 2022 ha visto il successo di Kristen Faulkner, già vincitrice della tappa d’avvio. La portacolori del Team BikeExchange – Jayco si è imposta in solitaria rifilando distacchi di un certo spessore. L’unica a chiudere sotto il minuto di ritardo è stata Marta Cavalli, che dimostra ulteriormente il suo stato di forma. Terza piazza per la Longo Borghini giunta, insieme alla maglia rosa Van Vleuten
Kristen Faulkner (Team BikeExchange – Jayco) ha fatto sua la tappa regina del Giro d’Italia Donne 2022 con un’azione da lontano iniziata salendo verso Fai della Paganella. Ad accompagnare la statunitense è stata Gaia Realini (Isolmant – Premac – Vittoria), rimasta con lei fino ai 500 metri al GPM di Passo Daone. La giovane pescarese ha comunque tenuto al rimontare del gruppo e ha chiuso 5a.
Mentre le due davanti cercavano gloria e onori dietro di loro non si è certo dormito. La forte andatura ha scremato il gruppo fin dall’inizio della fuga e anche i tentativi di portarsi sulle battistrada sono stati sempre rintuzzati dalle prime in classifica, ovvero la maglia rosa Annemiek van Vleuten (Movistar Team), Marta Cavalli (FDJ Nouvelle-Aquitaine Futuroscope) e “Mavi” Garcia (UAE Team ADQ), anche se strada facendo l’azione dell’iberica si è appesantita al punto dal vedersi assottigliarsi il vantaggio che aveva su Elisa Longo Borghini (Trek – Segafredo), che insidiava la sua terza posizione in classifica.
Oggi il Giro d’Italia Donne si concluderà con la Abano Terme-Padova di 90.5 km, classica tappa conclusiva favorevole ai velocisti anche se l’esiguo distacco, solo 49”, tra la Garcia e la Longo Borghini potrebbe scatenare la lotta per il terzo gradino del podio.
Mario Prato

Kristen Faulkner vince la tappa regina del Giro Donne (Getty Images)
LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): AIGLE – CHÂTEL
luglio 10, 2022 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Arriva il momento di confrontarsi con le Alpi, quest’anno previste in quattro round. Il primo andrà ancora in scena sulle strade della Confederazione Elvetica, che si lasceranno a soli 10 Km dal traguardo, una volta transitati in vetta alla penultima e principale ascesa di giornata, il Pas de Morgins
Il Tour sbarca sulle Alpi e lo fa con una tappa quasi interamente disegnata fuori dai confini nazionali, poiché si rientrerà definitivamente in territorio francese a soli 10 Km dal traguardo, in corrispondenza dello scollinamento della principale ascesa di giornata. Cinque ne proporrà il tracciato e su tutte spiccano proprio i 15.4 Km al 6.1% del Pas de Morgins, salita che è stata affrontata l’ultima volta in una corsa professionistica il 28 aprile del 2016 quando nella sottostante ed omonima stazione di sport invernali – dove termina il tratto più impegnativo (12 Km al 7.1%) – si concluse una tappa del Giro di Romandia vinta a tavolino dal colombiano Nairo Quintana in seguito alla retrocessione al secondo posto, a causa di una scorrettezza durante lo sprint a due, del russo Ilnur Zakarin. Non s’incontreranno, dunque, pendenze particolarmente ostiche in questa prima frazione alpina, ma quelle che ci sono potrebbe bastare per vedere un po’ di scintille tra gli uomini di classifica, che oggi potrebbero anche mettere sul piano un po’ di energie in più contando sul recupero che domani sarà offerto dal giorno di riposo.

Il Lac de Vonnes a Châtel e l’altimetria della nona tappa (www.savoie-mont-blanc.com)
METEO TOUR
Aigle : cielo sereno, 26.8°C, vento moderato da NNE (16-23 km/h), umidità al 46%
Semsales (traguardo volante – 56.5 Km): poco nuvoloso 22.6°C, vento moderato da NNE (17 km/h), umidità al 52%
Les Diablerets (inizio salita Col de la Croix – 122.3 Km): cielo sereno, 21.3°C, vento moderato da NNE (13-15 km/h), umidità al 52%
Monthey (inizio salita Pas de Morgins – 166.4 Km): cielo sereno, 27.3°C, vento moderato da NE (19-29 km/h), umidità al 44%
Chatel: cielo sereno, 20.4°C, vento moderato da NNE (18-22 km/h), umidità al 51%
GLI ORARI DEL TOUR
12.15: inizio diretta su Eurosport1
12.45: partenza da Aigle
13.35-13.45: GPM della Côte de Bellevue
14.00-14.15: traguardo volante di Semsales
14.45: inizio diretta su RAI2
15.25-15.45: GPM del Col des Mosses
16.00-16.20: GPM del Col la Croix
16.40-17.10: inizio salita Pas de Morgins
17.20-17.50: GPM del Pas de Morgins
17.30-18.00: arrivo a Chatel

RASSEGNA STAMPA
Spettacolo a Losanna: Van Aert davanti a Matthews e Pogacar
Gazzetta dello Sport – Italia
Pogačarju ni uspel hat-trick, Van Aert je bil najhitrejši
Delo – Slovenia
Wout van Aert snupper etapesejren i Lausanne, hvor dansker var med helt fremme
Politiken – Danimarca
Wout van Aert times late attack to perfection to win stage eight at Tour de France
The Daily Telegraph – Regno Unito
Van Aert plus fort que Pogacar
L’Équipe – Francia
Van Aert es de oro
AS – Spagna
Wout wint weer! Groene trui Van Aert pakt tweede zege na indrukwekkende sprint
Het Nieuwsblad – Belgio
Van Aert laat iedereen zijn hielen zien en wint achtste Tour-etappe
De Telegraaf – Paesi Bassi
Van Aert sprintet in der Schweiz zum Sieg – Pogacar ganz entspannt Dritter
Kicker – Germania
Wout van Aert derrotó a Pogacar en el esprint de la octava etapa del Tour
El Espectador – Colombia
TOURALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.
Ordine d’arrivo dell’ottava tappa, Dole – Losanna
1° Amund Grøndahl Jansen
2° Danny van Poppel a 6′02″
3° Kasper Asgreen s.t.
4° Michael Mørkøv s.t.
5° Frederik Frison a 6′17″
Miglior italiano Andrea Bagioli, 7° a 6′48″
Classifica generale
1° Anthony Turgis
2° Mikkel Bjerg a 12′59″
3° Marc Hirschi a 15′19″
4° Victor Lafay a 26′32″
5° Kasper Asgreen a 26′59″
Miglior italiano Andrea Bagioli, 15° a 36′18″
STRAFALGAR SQUARE
L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti
Rizzato: “I tamponi interni fatti dalla squadra al coronavirus”
Garzelli: “La Slovenia è la nazione rilevazione” (rivelazione)
Garzelli: “Ti tremano la gamba”
Rizzato: “Abbiamo visto una prima settima atipica, tante salite” (hanno fatto solo la Planche)
Garzelli: “Daniel Oss vediamo se centrerà una fuga” (si è ritirato due giorni fa)
Rizzato: “Ci andrei piano a dire che il ciclismo italiano sia decotto” (infatti non hanno ancora inventato una tisana alla maglia rosa)
Garzelli: “Ayuso l’ho visto iniziare a correre con 10 anni”
Garzelli: “Bravissima nell’attenzione Dainese”
Garzelli: “Finale spettecolare”
Garzelli: “Estrema favittoria” (estrema facilità di vittoria)
Televideo: “Mattia Catteneo” (Cattaneo)
CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1992
Sono passati 30 anni dall’impresa di Claudio Chiappucci al Tour del 1992. Riviviamo quell’edizione della corsa francese attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”
8a TAPPA: VALKENBURG – COBLENZA (206.5 Km) – 13 LUGLIO 1992
VEDIAMO SE INDURAIN È SEMPRE GRANDE
Tour: oggi lo spagnolo deve gettare la maschera sui 63 Km della crono in Lussemburgo
A Bugno basterebbe limitare il distacco – Chiappucci senza paura: “Perderò poco e attaccherò sulle alpi” – Vince Nevens


VAN AERT-BIS A LOSANNA. IL BELGA VINCE DI NUOVO, POGACAR SEMPRE IN GIALLO.
Wout, ancora lui. Due giorni fa lo avevamo ammirato estasiati durante il suo splendido quanto velleitario tentativo di compiere un’impresa oltre il limite dell’impossibile. Lo ritroviamo oggi di nuovo vincente in quel di Losanna grazie ad una volata senza storia che gli consegna il secondo successo di tappa (5° piazzamento nei primi due posti in 8 giorni) e che consolida probabilmente in maniera definitiva la sua leadership nella classifica a punti. Il fuoriclasse fiammingo ha finalizzato nel migliore dei modi il lavoro della squadra (un Van Hooydonck oggi instancabile) battendo con facilità Michael Matthews (Team BikeExchange-Jayco) e il solito Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) che guadagna l’ennesimo abbuono di questo sfavillante inizio di Tour. Ai piedi del podio Andres Kron (Lotto-Soudal) e Alberto Bettiol (EF Education-Easy Post). Pogacar naturalmente resta in giallo, portando il gap su Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) a 39″. Segue il duo della Ineos Grenadiers formato da Geraint Thomas (3° ad 1′14″) ed Adam Yates (4° a 1′22″).
L’8a tappa della Grand Boucle si presentava alla vigilia come una frazione interlocutoria e aperta a diverse soluzioni: dalla fuga all’arrivo in volata di un gruppo ristretto. I 186 km che hanno portato i corridori da Dole a Losanna erano caratterizzati da un continuo saliscendi (2 gpm di 4a categoria ed uno di 3a) senza però presentare asperità particolarmente dure. L’arrivo era posto in cima allo strappo che conduceva nei pressi dello Stadio Olimpico di Losanna (4,9 km al al 4,5%) ed offriva ai corridori più esplosivi la possibilità di giocarsi il successo di tappa.
La frazione è iniziata con la notizia delle positività al covid di Geoffrey Bouchard (Ag2r Citroen Team) e Vegard Laengen (UAE Team Emirates), entrambi ovviamente costretti ad abbandonare la corsa. La fuga di giornata ha preso forma pochi chilometri dopo il via ufficiale ed ha visto protagonisti soltanto 3 corridori: Mattia Cattaneo (Quick Step Alpha Vinyl), Frederik Frison (Lotto-Soudal) e Fred Wright (Bahrain-Victorius). Il trio è riuscito ad avvantaggiarsi poco prima di una caduta avvenuta nella pancia del gruppo che ha coinvolto molti corridori, tra cui anche la maglia gialla di Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), e ha costretto Kevin Vanmaerke (Team DSM) al ritiro. Il successivo rallentamento del gruppo ha consentito ai tre fuggitivi di prendere il largo, impedendo ad altri eventuali contrattaccanti di rinvenire sulla testa della corsa. Il vantaggio del terzetto non è però mai decollato (vantaggio massimo di circa 3 minuti e mezzo) poichè gli uomini di Jumbo-Visma e Team BikeExchange-Jayco, intenzionati a giocarsi la tappa rispettivamente con Wout Van Aert e Michael Matthews, hanno mantenuto un ritmo sempre abbastanza sostenuto. Da segnalare in particolare il lavoro di Nathan Van Hooydonck che ha tirato il plotone per diverse decine di chilometri.
La corsa ha proceduto a lungo senza particolari sussulti, ad eccezione dello sprint intermedio di Montrond (km 47) vinto da Wright davanti a Frison e Cattaneo e grazie al quale Van Aert, 5° dietro a Jasper Philipsen (Alpecin-Fenix), ha guadagnato altri 2 punti su Fabio Jakobsen (Quick Step Alpha Vinuyl) nella corsa per la maglia verde.
Ai -62 Frison ha perso contatto dagli altri due fuggitivi per poi essere riassorbito dal plotone pochi chilomentri dopo (-56). Cattaneo e Wright hanno invece proceduto di comune accordo anche se il loro vantaggio a quel punto era già inferiore ai 2 minuti. La coppia si è dissolta soltanto ai -8,5, quando Cattaneo si è rialzato lasciando in tutto solo in testa alla corsa il britannico della Bahrain. Dietro nel frattempo erano iniziati a formarsi i vari treni con Jumbo, BikeExchange ed UAE particolarmente attive. Una volta iniziata la salita finale è stata però la Bora-Hansgrohe a prendere il comando delle operazioni grazie soprattutto al lavoro di Patrick Konrad. Proprio il ritmo imposto dall’austriaco ha decretato la fine dell’avventura di Wright, ripreso ai -3. Il gruppo a quel punto era già ridotto a poco più di una trentina di corridori. Una volta esaurito il lavoro di Konrad (-1,5), sono stati nuovamente i compagni di squadra di Pogacar (coi soliti Rafal Majka e Brandon McNulty) a tenere alta l’andatura, riducendo il plotone a circa 25 unità. Il drappello dei big è transitato sotto la flame rouge col trenino UAE in testa e il duo Jumbo formato da Vingegaard e Van Aert a ruota.
Si è così giunti al prevedible epilogo allo sprint. Matthews ha provato ad anticipare ai -200 con Pogacar abile a prendergli immediatamente la ruota. Ma da dietro è rinvenuto di potenza Van Aert che ha facilmente superato prima la maglia gialla e poi l’australiano, andando a cogliere il secondo successo di tappa in questa Grand Boucle. Alle sue spalle proprio Matthews, che raccoglie l’ennesimo secondo posto della sua carriera, e il sempre più impressionante Tadej Pogacar. 4° posto per Andreas Kron (Lotto-Soudal) davanti ad Alberto Bettiol (EF Education-EasyPost) e Alexandre Vlasov (Bora-Hangrohe). Quindi troviamo Benjamin Thomas (Cofidis), Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) e il duo Ineos Tom Pidcock-Geraint Thomas, tutti con lo stesso tempo del vincitore. Con i punti conquistati oggi, Van Aert raggiunge quota 264 nella classifica della maglia verde, ben 115 lunghezze in più rispetto a Fabio Jakobsen.
Resta sostanzialmente invariata la classifica generale, con Pogacar che guadanga 4″ d’abbuono su tutti gli avversari. Vingegaard è secondo a 39″, seguito da Geraint Thomas (Ineos Grenadiers) a 1′14″ ed Adam Yates (Ineos Grenadiers) ad 1′22″. Seguono David Gaudu (Groupama-FDJ), 5° ad 1′35″, Romain Bardet (Team DSM), 6° ad 1′36″, e Tom Pidcock (7° ad 1′39″). Chiudono la top ten Neilson Powless (EF Education-EasyPost), ad 1′41″, Enric Mas (Movistar Team, ad 1′47″, e Nairo Quintana (Team Arkea Samsic), 10° a 2′10″.
Domani è in programma la 9a tappa che proporrà ai corridori il primo assaggio di Alpi. La fazione che partirà da Aigle, sede dell’UCI, potererà la carovana a Chatel al termine di 193 km conditi da 4 gpm di cui ben due di prima categoria. Dopo i primi 30 km completamente piatti, la strada darà il primo assaggio di salita con la Cote de Bellevue (4,4 km al 3,9%), classificata come gpm di 4a categoria. I successivi 50 km, ondulati ma tutto sommato semplici, anticiperanno la prima vera salita di giornata, il Col de Mosses (13,3 km al 4,1%) la cui vetta sarà posta al km 108 (gpm di 2a categoria). Al termine della successiva breve discesa, inzierà il primo dei due gpm di 1a categoria, il Col de la Croix (8 km al 7,5 %) posto ai -61. Una lunghissima discesa ed un breve tratto di pianura (con tanto di nuovo passaggio per le vie di Aigle) precederà la salita finale, il Pas de Morgins (15,4 km al 6,2% con un finale decisamente più morbido). Dalla vetta mancheranno appena 10 km, di cui i primi 6 in discesa e gli ultimi 4 nuovamente all’insù (4,6% di pendenza media). Una frazione che potrebbe sorridere ai fuggitivi, ma non è assolutamente da escludere che siano i corridori di classifica a giocarsi nuovamente il successo.
Pierpaolo Gnisci

Van Aert bis a Losanna (fonte:Getty Images)

