LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): MOÛTIERS – BOURG-EN-BRESSE

luglio 20, 2023 by Redazione  
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Dopo le fatiche dei tapponi alpini il gruppo ritrova la pianura per la prima delle tre tappe destinate ai velocisti che sono state inserite nell’ultima settimana del Tour. Ma le energie profuse negli scorsi giorni hanno sicuramente fiaccato gli uomini delle squadre degli sprinter e oggi gli uomini della fuga potrebbero vedere il loro tentativo andare in porto

Possono tirare un bel respiro di sollievo i corridori del Tour 2023. Dopo sei frazioni consecutive molto impegnative – da quella collinare del Beaujolais al tappone di Courchevel – ora il Tour ritrova la pianura in una giornata la cui altimetria dice “arrivo in volata”. La soluzione allo sprint, però, non è così scontata perchè le fatiche profuse nelle ultime ore avranno sicuramente aver lasciato il segno e, come spesso capita nel finale delle grandi corse a tappe, le formazioni degli sprinter potrebbero faticare non poco nel tenere a bada l’inevitabile fuga di giornata. Elevate sono le possibilità che oggi gli attaccanti riescano ad arrivare a giocarsi la vittoria di tappa, come capitò due anni fa nella frazione che terminava a Libourne e e che, affrontata dopo la quattro giorni pirenaica, nonostante un percorso quasi del tutto piatto vide gli attaccanti riuscire ad arrivare al traguardo con quasi 21 minuti di vantaggio. Venendo ai dettagli della frazione odierna, non sarà tutta pianura poichè tra il sessantesimo e il centesimo chilometro si incontreranno alcuni lievi saliscendi, dove saranno messi in palio in occasione di un paio di facili “côtes” i punti per la classifica dei Gran Premi della Montagna, al momento comandata dal nostro Giulio Ciccone, che vanta 6 punti di vantaggio sull’austriaco Felix Gall e 7 sul leader assoluto della corsa Jonas Vingegaard.

METEO TOUR

Moûtiers : cielo sereno, 28°C, vento moderato da NO (7 – 30 Km/h), umidità al 44%
Montmélian (Km 44.7): nubi sparse, 30°C, vento moderato da O (6 – 32 Km/h), umidità al 49%
Belley (Km 96.4): cielo sereno, 29°C, vento moderato da O (7 – 21 Km/h), umidità al 36%
Saint-Rambert-en-Bugey (traguardo volante – Km 132.9): cielo sereno, 28°C (percepiti 27°C), vento moderato da NO (13 – 33 Km/h), umidità al 37%
Bourg-en-Bresse: nubi sparse, 28°C (percepiti 27°C), vento moderato da N (9 – 30 Km/h), umidità al 36%

GLI ORARI DEL TOUR

13.00: inizio diretta su Eurosport
13.35: partenza da Moûtiers
14.45: inizio diretta su RAI2
14.50-15.05: GPM della Côte de Chambéry-le-Haut
15.45-16.05: GPM della Côte de Boissieu
16.25-16.40: traguardo volante di Saint-Rambert-en-Bugey
17.30-17.55: arrivo a Bourg-en-Bresse

RASSEGNA STAMPA

Pogacar, che crollo a Courchevel. Vingegaard lo stacca e si prende il Tour

Gazzetta dello Sport – Italia

Vingegaard fjerner al spænding om Tourens udfald efter Pogacars sammenbrud

Politiken – Danimarca

Avstrijec Gall je zmagovalec kraljevske etape, Pogačar močno zaostal

Delo – Slovenia

Radsport-Geschichte! Felix Gall holt Königsetappe

Kronen Zeitung – Austria

Gall grinds to stage 17 win as Vingegaard opens up gulf at top

The Guardian – Regno Unito

Le triomphe de Gall, la déroute de Pogacar

L’Équipe – Francia

Pogacar se hunde

AS – Spagna

Jonas Vingegaard doet Pogacar volledig kraken en zet Tour definitief naar z’n hand, sterke Felix Gall wint koninginnenrit

Het Nieuwsblad – Belgio

Vingegaard deelt Pogacar genadeklap uit in Tour de France

De Telegraaf – Paesi Bassi

Pogacar bricht ein: “Ich bin tot” – Vingegaard vor Tour-Sieg

Kicker – Germania

Vingegaard takes huge lead at Tour de France after dropping Pogacar in final big test in the Alps

The Washington Post – USA

¡Ahora sí! Vingegaard sentenció el Tour de Francia en el día más gris de Pogacar

El Espectador – Colombia

TOURALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo della diciassettesima tappa, Saint-Gervais Mont-Blanc – Courchevel

1° Simon Geschke
2° Frederik Frison a 2′24″
3° Luka Mezgec a 2′36″
4° Dylan Groenewegen s.t.
5° Elmar Reinders s.t.

Miglior italiano Luca Mozzato, 16° a 5′51″

Classifica generale

1° Michael Mørkøv
2° Cees Bol a 9′27″
3° Frederik Frison a 11′56″
4° Yevgeniy Fedorov a 12′01″
5° Axel Zingle a 17′02″

Miglior italiano Gianni Moscon, 16° a 36′59″

STRAFALGAR SQUARE

Garzelli: ” 5000 metri di slivello”
Garzelli: “Vedremo se saprà capovalgere”
Garzelli: “Stanno tirando due corridori che è Christophe Laporte”
Garzelli: “Soler aveva una borraccia in testa”
De Luca: “Bravissimi Ben O’Connor”
Garzelli: “Era presente in quella Spagna Juan Ayuso” (in quella squadra)
Garzelli: “Cronometro a squadra”
Garzelli: “Non andarà a prendere i punti del GPM”
Garzelli: “La scendenza” (pendenza)
Garzelli: “Il corridare”
Pancani: “Sembrano passato sei mesi”
Televideo: “Rafa Majka” (Rafal)

CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1973

A 50 anni dalla vittoria di Luis Ocaña, riviviamo attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa” l’edizione del Tour vinta dallo “spagnolo di Francia”

19 LUGLIO 1973 – 17a TAPPA: SAINTE-FOY-LA-GRANDE > BRIVE-LA-GAILLARDE (248 Km)

VINCE TOLLET, UNO SCONOSCIUTO – BARONCHELLI RESISTE, È SEMPRE IN TESTA
Tour: s’impone un neoprofessionista – Avvenire: buone notizie
Ocaña continua a controllare la corsa – Oggi le ultime salite

Il monastero reale di Brou a Bourg-en-Bresse e l’altimetria della diciottesima tappa (www.bourgenbresse.fr)

Il monastero reale di Brou a Bourg-en-Bresse e l’altimetria della diciottesima tappa (www.bourgenbresse.fr)

LA CRESTA DEL GALL A COURCHEVEL, DEFINITIVO CROLLO DI POGACAR

luglio 19, 2023 by Redazione  
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L’ultimo tappone alpino vede il netto crollo di Tadej Pogacar, già apparso in sofferenza ieri nella crono di Combloux. Il danese Vingegaard attacca ed estende il suo dominio, mentre in testa alla corsa si mette in luce l’austriaco Felix Gall

Il “gallo” Felix Gall (AG2R Citroën Team) canta nella tappa regina del Tour de France, la diciassettesima da Saint-Gervais Mont-Blanc a Couchevel di 165,7 chilometri. Dietro il corridore austriaco un mai domo Simon Yates (Team Jayco AlUla) chiude secondo all’arrivo a 34″ dal vincitore e recupera un sacco di posizioni in classifica generale. Il merito della vittoria è quasi tutto del lavoro fatto dal compagno di squadra di Gall, Ben O’ Connor.
La giornata segna, inoltre, il definitoivo crollo di Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), il quale – tra l’altro coinvolto in una caduta a inzio tappa – ha perso contatto dai migliori e dalla maglia gialla Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) all’inizio del tratto più duro del Col de la Loze. Già ieri nella crono il danese aveva inflitto quasi due minuti allo sloveno e con la frazione di oggi Vingegaard blinda il simbolo del primato.
La prima fuga vede protagonisti Giulio Ciccone e Mads Pedersen (Lidl – Trek), Neilson Powless (EF Education-EasyPost), Luka Mezgec (Team Jayco AlUla) e Jonas Gregaard (Uno-X Pro Cycling Team), con l’abruzzese punta a conquistare i GPM per dilatare il suo vantaggio nella classifica della maglia a pois di miglior scalatore.
Ad un certo punto Pogacar cade, ma riesce a rientrare nel gruppo maglia gialla. Il campione sloveno ha, però, una ferita al ginocchio sinistro. Powless perde le ruote del gruppo di testa, mentre Ciccone guadagna altri punti nella classifica dei “grimpeur”-
La bagarre vera e propria si scatena sul tremendo Col de La Loze, la vetta più alta del Tour 2023: scollinamento a 2304 metri di altitudine al termine di un’arrampicata lunga 28,1 km al 6% di media, ma con punte anche al 24%.
Per Pogacar questa ascesa si trasforma in un vero e proprio calvario, va in crisi appena le pendenza si fanno aspre e perde oltre tre minuti da Vingegaard.
Ad un certo punto la macchina della giuria si inchioda in salita dietro una moto rimasta bloccata a causa della folla e delle pendenze elevate. Non c’è spazio per passare e così Vingegaard e il suo compagno di squadra Wilco Kelderman sono costretti a ripartire praticamente da fermi.
Gall continua nella sua progressione verso la vetta dell’ultima salita odierna: ha 20” su Simon Yates, 1’45” su Vingegaard (che nel frattempo ha “salutato” Kelderman) e 5’33” su Pogacar.
Gall passa per primo sul Col de La Loze, seguito da Yates e dalla maglia gialla, che ha raggiunto Pello Bilbao (Bahrain Victorius) e David Gaudu (Groupama-FDJ). In discesa il britannico prova una disperata rimonta su Gall, mentre il distacco di Pogacar supera i 6’.
Ma c’è ancora l’ultimo ripido strappo, quella che porta all’arrivo di Courchevel con punte al 18%. Gall resiste e trionfa in solitaria, conquistando la sua seconda vittoria stagionale dopo il successo nella quarta tappa del Giro della Svizzera. Sul gradino più basso del podio si piazza Bilbao a 1’38”, pochi secondi più tardi Vingegaard termina la tappa 1’52” dopo l’arrivo di Gall.
La nuova classifica generale vede il danese incrementare il proprio vantaggio e ora ha 7’35” su Pogacar, 10’45” su Adam Yates (UAE Team Emirates), 12’01” su Carlos Rodriguez (INEOS Grenadiers) e 12’19” su Simon Yates.
La nuova classifica dei GPM ha il suo leader in Giulio Ciccone, al comando con 88 punti seguito da Gall a 82 e Vingegaard a 77.
Domani 18a frazione da Moûtiers a Bourg-en-Bresse con due ma di quarta categoria. L’occasione pare buona per i cacciatori di tappe oppure torneranno protagoniste le ruote veloci.

Vito Sansone

Felix Gall in gloria sullaltiporto di Courchevel (foto AFP)

Felix Gall in gloria sull'altiporto di Courchevel (foto AFP)

19-07-2023

luglio 19, 2023 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE

L’austriaco Felix Gall (AG2R Citroën Team) si è imposto nella diciassettesima tappa, Saint-Gervais Mont-Blanc – Courchevel, percorrendo 165.7 Km in 4h49′08″, alla media di 34.386 Km/h. Ha preceduto di 34″ il britannico Simon Yates (Team Jayco AlUla) e di 1′38″ lo spagnolo Pello Bilbao (Bahrain – Victorious). Miglior italiano Giulio Ciccone (Lidl – Trek), 42° a 24′55″. Il danese Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) è ancora maglia gialla con 7′35″ sullo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) e 10′45£ sul britannico Adam Yates (UAE Team Emirates). Miglior Giulio Ciccone, 30° a 2h13′25″

SD WORX BW CLASSIC

Il belga Milan Fretin (Team Flanders – Baloise) si è imposto nella corsa belga, circuito di Tubize, percorrendo 185.1 Km in 4h06′00″, alla media di 45.146 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’estone Norman Vahtra (Van Rysel – Roubaix Lille Métropole) e il connazionale Siebe Deweirdt (Soudal – Quick-Step Devo Team). Nessun italiano in gara

LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): SAINT-GERVAIS MONT-BLANC – COURCHEVEL

luglio 19, 2023 by Redazione  
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Ultimo atto alpino per il Tour 2023, che oggi ha in serbo l’arrivo a Courchevel, la nota stazione di sport invernali dove nel 2000 Marco Pantani ottenne la sua ultima vittoria. L’ascesa finale non sarà la stessa di 23 anni perchè ad un certo punto si devierà dalla strada principale per raggiungere i 2304 metri del Col de la Loze, il valico più alto di questa edizione della Grande Boucle. Successivamente inizierà un “tuffo” di circa 6 Km che si concluderà a soli 700 metri dall’arrivo, quando la strada tornerà ad impennarsi verso il traguardo

Ventiquattrore dopo la cronometro individuale di Combloux si disputa l’ultimo dei tre tapponi alpini, la penultima occasione offerta ai grandi protagonisti del Tour 2023 per ribaltare la classifica (sabato prossimo, sui Vosgi, l’estrema possibilità sulle salite dei Vosgi). Delle tre tappe disegnate a cavallo del terzo week end di gara questa sarà la più impegnativa, forte di quasi 5400 metri di dislivello, quasi 1000 in più rispetto a quelli della frazione disputata domenica con arrivo a Saint-Gervais Mont-Blanc. Da quest’ultima si ripartirà alla volta della stazione di sport invernali di Courchevel, meta cara ai tifosi del “Pirata” perchè lassù il 16 luglio del 2000 Marco Pantani ottenne la sua ultima vittoria. Come in quella storica tappa si arriverà sulla pista dell’altiporto, a 2003 metri d’altezza, ma la salita finale sarà percorsa in maniera parziale perchè ad un certo punto, dopo averne affrontato i primi 9 Km, si devierà in direzione di Méribel e da lì si andrà a percorrere il tratto conclusivo del Col de la Loze. Si tratterà del “Souvenir Henri Desgrange”, la Cima Coppi francese, e per raggiungerne i suoi 2304 metri si dovranno affrontare 28 Km d’ascesa complessiva al 6% di pendenza media, toccandone le inclinazioni più esplosive (massima del 24%) nei 5000 metri conclusivi, nei quali la media schizza al 9.8%. Transitati nel luogo dove si concluse il tappone alpino del Tour 2020 – prima e finora unica volta nella quale il Tour scalò il Col de la Loze, conquistato dal colombiano Miguel Ángel López – mancheranno poco più di 6 Km all’arrivo, 700 metri prima del quale si ritroverà la strada classica d’accesso a Courcheve, che porterà al traguardo con un’impennata finale al 18%. Considerato l’elevata entità del dislivello giornaliero il Col de la Loze non sarà ovviamente l’unica difficoltà di gara, che in precedenza proporrà le già rodate ascese al Col de Saisies (13.4 Km al 5.1%) e ai quasi 2000 metri del Cormet del Roselend (20 Km al 6%) prima dell’inedita Côte de Longefoy (6.6 Km al 7.5%)

METEO TOUR

Saint-Gervais Mont-Blanc: temporali (2.4 mm), 24°C, vento moderato da O (2 – 43 Km/h), umidità al 70%
Beaufort (traguardo volante – Km 46): pioggia debole (0.5 mm), 25°C (percepiti 26°C), vento moderato da O (7 – 43 Km/h), umidità al 71%
Bourg-Saint-Maurice (Km 85.5): pioggia debole (0.4 mm), 24°C (percepiti 25°C), vento forte da O (10 – 58 Km/h), umidità al 70%
Courchevel-Le Praz (Km 140.5): pioggia debole (0.1 mm), 21°C, vento moderato da O (7 – 43 Km/h), umidità al 73%
Courchevel : previsioni non disponibili

GLI ORARI DEL TOUR

12.00: inizio diretta su Eurosport
12.30: partenza da Saint-Gervais Mont-Blanc
13.20-13-30: GPM del Col des Saisies
13.35-13.45: traguardo volante di Beaufort
14.30-14.50: GPM del Cormet de Roselend
14.45: inizio diretta su RAI2
15.10-15.35: GPM della Côte de Longefoy
15.40-16.05: inizio salita del Col de la Loze
16.55-17.40: GPM del Col de la Loze
17.00-17.45: arrivo a Courchevel

RASSEGNA STAMPA

Vingegaard pedala sulla luna: a crono rifila 1′38″ a Pogacar e ipoteca il Tour

Gazzetta dello Sport – Italia

Manden i den gule trøje viser, at den bliver, hvor den er

Politiken – Danimarca

Najhladnejši tuš za Pogačarja, za Vingegaardom je zaostal 1:38

Delo – Slovenia

Vingegaard leaves Pogacar trailing after dominant time trial

The Guardian – Regno Unito

Vingegaard assomme le Tour

L’Équipe – Francia

Vingegaard aplasta a Pogacar

AS – Spagna

Na demonstratie in tijdrit zet gele trui Vingegaard rivaal Pogacar op 1’48”: dit is het nieuwe klassement in de Tour

Het Nieuwsblad – Belgio

Vingegaard deelt mokerslag uit aan Pogacar in Tour-tijdrit

De Telegraaf – Paesi Bassi

Vingegaard deklassiert Pogacar im Bergzeitfahren und baut Führung aus

Kicker – Germania

Vingegaard closer to Tour victory after sensational time trial extends lead to nearly 2 minutes

The Washington Post – USA

Vingegaard, imparable: ganó la etapa 16 y conservó el liderato

El Espectador – Colombia

TOURALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo della quindicesima tappa, Passy – Combloux

1° Alexis Renard
2° Victor Campenaerts a 46″
3° Dylan Groenewegen a 1′03″
4° John Degenkolb a 2′03″
5° Luka Mezgec a 2′04″

Miglior italiano Alberto Bettiol, 20° a 3′00″

Classifica generale

1° Michael Mørkøv
2° Cees Bol a 9′17″
3° Yevgeniy Fedorov a 11′51″
4° Frederik Frison a 12′39″
5° Phil Bauhaus a 14′18″

Miglior italiano Gianni Moscon, 18° a 32′36″

STRAFALGAR SQUARE

Martini: “Fare i rulli un’ora prima della loro orario di partenza”
Garzelli: “Le squadre dei velocisti non potranno tenere le squadre sotto controllo”
Garzelli: “Psicologhi”
Garzelli: “Non abbiamo visto neanche il corridori”
De Luca: “Stanno facendo una gara che nulla è i comparizione con gli avversari più diretti”
Garzelli: “Avrà solo due corridori che potranno barterlo”
De Luca: “Vingegaard ha dato la stessa imprezzione”
Garzelli: “Vingegaard sta guagnando”
Pancani: “Ha dato all’avversario 4 Km al chilometro”
Pancani: “E’ di nuovo in terza posizione Adam Yates” (non è mai stato terzo in classifica quest’anno)
Televideo: “Curchevel” (Courchevel)

CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1973

A 50 anni dalla vittoria di Luis Ocaña, riviviamo attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa” l’edizione del Tour vinta dallo “spagnolo di Francia”

18 LUGLIO 1973 – 16a TAPPA; 1a SEMITAPPA: FLEURANCE – BORDEAUX (210 Km); 2a SEMITAPPA: CIRCUITO DI BORDEAUX-LAC (cronometro individuale, 12.4 Km)

FUENTE (PER UN SOFFIO) SUPERATO DA THEVENET – BARONCHELLI CADE, FORSE SI RITIRA
Tour: Ocaña sempre leader – Grosso colpo di scena ieri al Tour dell’Avvenire
Il francese è passato al secondo posto in classifica – L’azzurro, leader in classifica, vorrebbe continuare, ma lamenta numerose ferite – Stamane la decisione

Courchevel e l’altimetria della diciassettesima tappa (www.les3vallees.com)

Courchevel e l’altimetria della diciassettesima tappa (www.les3vallees.com)

VINGEGAARD, LE MANI SUL TOUR DE FRANCE

luglio 18, 2023 by Redazione  
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La maglia gialla conquista l’unica prova contro il tempo di questo Tour de France con distacchi abissali su tutti gli altri, rischiando anche di andare a riprendere il grande rivale Tadej Pogacar, che a sua volta era quasi andato a riprendere Carlos Rodriguez, terzo in classifica generale. Ormai solo una crisi può togliere la vittoria al danese.

Alla vigilia si parlava di lotta serrata, di questione di pochi secondi, si analizzava ogni metro della prova contro il tempo andata in scena oggi per capire quali fossero i tratti più favorevoli all’uno o all’altro.
Alla fine, invece, non c’è stata storia e questo è vero su un doppio piano perché i due contendenti di questo Tour de France hanno dato enormi distacchi agli avversari. Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) ha dato oltre un minuto ad uno specialista come Wout Van Aert (Jumbo-Visma), che era anche accreditato per una possibile vittoria, ed è andato a riprendere Carlos Rodriguez (INEOS Grenadiers) che non è uno specialista, ma è pur sempre terzo in classifica generale. Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) ha però offerto una prova straordinaria dando quasi 4 secondi al chilometro a Pogacar, un distacco che era quello che gli scalatori leggeri come Pantani prendevano negli anni 90 da specialisti come Indurain o Ullrich.
Alcuni segnali c’erano indubbiamente stati, perché lo sloveno – dopo aver comunque distanziato il danese anche se per pochi secondi sia a Cauterets, sia sul Puy de Dome – non era sembrato brillante sul Grand Colombier e soprattutto due giorni fa Saint Gervais Mont Blanc, quando si era avuta addirittura l’impressione che la maglia gialla avrebbe potuto partire e staccarlo.
Indubbiamente la preparazione del campione nazionale sloveno non è stata delle migliori, visto che si è dovuto fermare diversi mesi a causa dell’incidente alla Liegi, ma i più pensavano che questo avrebbe potuto portare grattacapi nella prima settimana, difficoltà che ci sono state avendo lo sloveno perso un minuto nella prima tappa pirenaica, ma che sono sembrate più legate ad una giornata storta piuttosto che ad una condizione scarsa.
Ora rimane da capire se lo sloveno abbia accusato il giorno di riposo oppure se i valori contro il tempo siano questi perché, come già si è detto, Pogacar ha dato comunque oltre un minuto a tutti gli altri avversari, specialisti compresi, quindi forse sono più i meriti di Vingegaard che i demeriti di Pogacar, anche se il capitano della UAE non aveva una pedalata brillantissima, soprattutto sulla salita di Domancy, tratto di percorso nel quale ha continuato a perdere da Vingegaard, che non aveva cambiato la bicicletta e quindi percorreva il tratto con un mezzo decisamente più pesante e meno adatto al tracciato.
Nel tratto finale, invece il distacco si è dilatato, in quanto la bicicletta da cronometro offre un certo vantaggio su pendenze dolci.
Dopo i primi tre si è piazzato Pello Bilbao (Bahrain – Victorious) seguito dai fratelli Yates separati da Remi Cavagna (Soudal – Quick Step): il ritardo di questi atleti è stato intorno ai 3 minuti. Il distacco di Rodriguez, giunto dodicesimo a 3′36″ ha permesso a Adam Yates (UAE Team Emirates) di risalire sul podio virtuale. Buona la prova di Giulio Ciccone (Lidl-Trek), che ha preso 6 minuti ma per le sue caratteristiche non è un cattivo risultato.
Va detto che, in effetti, è statp un Tour senza storia con i primi due semplicemente su un altro livello rispetto a tutti gli altri, con il terzo a oltre 8 minuti quando mancano ancora due tappe di montagna da affrontare. Vingegaard ha dato oltre 8 secondi al chilometro ai corridori in lotta per il podio.
La considerazione più immediata è che, se uno di questi corridori dovesse fare il Giro d’Italia oppure se uno dovesse essere costretto a saltare il Tour per qualche motivo, si avrebbe una corsa a tappe senza storia, un monologo degno del periodo Armstrong.
Ora solo una crisi potrà rimettere tutto in discussione, però siamo alla terza settimana e le crisi possono sempre venire. Purtroppo le tappe di montagna ancora da affrontare, seppur dure, non presentano un chilometraggio degno e quindi anche provocare crisi diventa difficile. Analogamente la preparazione scientifica che vige in casa Jumbo rende difficile pensare che possano capitare crisi di fame o dovute a cattiva gestione dello sforzo.
Conosciamo il carattere di Pogacar, corridore che non si arrende, e lo sloveno cercherà probabilmente un attacco da lontano, però il problema sarà staccare un Vingegaard che sembra in condizione di rispondere colpo su colpo.
La punta di velocità dimostrata da Pogacar a Cauterets è superiore a quella del danese, ma ora si tratta di recuperare un distacco importante e dopo aver speso parecchie energie sulle strade di questo Tour.

Benedetto Ciccarone

Vingegaard domina la cronometro di Combloux (Getty Images Sport)

Vingegaard domina la cronometro di Combloux (Getty Images Sport)

18-07-2023

luglio 18, 2023 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE

Il danese Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) si è imposto nella sedicesima tappa, cronometro individuale Passy – Combloux, percorrendo 22.4 Km in 32′36″, alla media di 41.227 Km/h. Ha preceduto di 1′38″ lo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) e di 2′51″ il belga Wout van Aert (Jumbo-Visma). Miglior italiano Gianni Moscon (Astana Qazaqstan Team), 31° a 5′03″. Vingegaard è ancora maglia gialla con 1′48″ su Pogacar e 8′52″ sul britannico Adam Yates (UAE Team Emirates). Miglior italiano Giulio Ciccone (Lidl-Trek), 35° a 1h50′20″

LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): PASSY – COMBLOUX

luglio 18, 2023 by Redazione  
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Arriva il turno della tappa a cronometro, l’unica inserita nel percorso della 110a edizione del Tour de Francia. Terreno di gara saranno i 22.4 Km che da Passy condurranno a Combloux seguendo un tracciato che mixa tratti veloci ad altri decisamente più impegnativi, come la celebre e durissima salita di Domancy che riporta alla memoria il mondiale del 1980

Dopo l’ultimo giorno di riposo si riparte con l’unica tappa a cronometro inserita nel tracciato del Tour 2023. Poco più di 22 saranno i chilometri che si dovranno percorrere su di un tracciato che è po’ cronoscalata e un po’ gara contro il tempo più adatta agli specialisti, un caleidoscopio di variazioni di ritmo che potrebbe rivelarsi selettivo quando le pendenze sulla quali ci si troverà a pedalare. Lasciata la rampa di lancio di Passy ed effettuati i primi 2 km in condizioni pianeggianti si andrà ad affrontare la breve ascesa della “Cascata del Cuore”, costituita da una rampa principale di 1300 metri all’8.7% e, dopo 200 metri di strada pianeggiante, da un dentello finale di 700 metri al 7.4% che porterà i corridori dai 579 metri della partenza ad una quota di 744 metri sul livello del mare. Terminata la successiva discesa, pure suddivisa in due tratti – il primo di 1700 metri al 4.6%, il secondo di 2.8 Km al 4.6% – da un troncone in falsopiano lungo un chilometro e 300 metri, poco prima dell’ingresso in Sallanches inizierà la seconda ed ultima porzione di pianura, sei chilometri resi scorrevoli dalla presenza di due lunghi tratti in rettilineo, l’ultimo dei quali si conclude ai piedi della Côte de Domancy, una delle salite più celebri di Francia: i suoi 2500 metri al 9.4% entrarono nella storia del ciclismo il 31 agosto del 1980, quando furono ripetuti 20 volte in occasione dei mondiali disputati nella vicina e citata Sallanches, dove il francese Bernard Hinault andò a conquistare la maglia iridata tagliando il traguardo con un minuto di vantaggio sull’italiano Gianbattista Baronchelli. Il Gran Premio della Montagna sarà posto proprio in vetta a questa mitica ascesa, nonostante la salita non termini sotto lo striscione ma continui a corrente alternata anche nei successivi 3.5 Km che si dovranno percorrere per raggiungere Combloux, piccola stazione di villeggiatura posta lungo la strada che conduce alla più rinomata stazione di sport invernali di Megève. Se dopo il passaggio dal GPM si assisterà ad un declinare delle pendenze, la salita riprenderà poi piglio per proporre una rampa di 800 metri al 7.1% che si concluderà a 1600 metri dall’arrivo e poi, dopo tratto di respiro quasi pianeggiante, un ultima “strappata” di 700 metri al 7.5% che si smorzerà quando al traguardo mancheranno meno di 300 metri. Ecco completato il mosaico delle variazioni di ritmo nel quale verrà intersiata un’altra pagina dell’appassionante sfida tra Pogacar e Vingegaard.

METEO TOUR

Passy – partenza primo corridore (ore 13): temporali (0.3 mm), 33°C, vento moderato da O (3 – 45 Km/h), umidità al 36%
Passy (ore 14): temporali (0.3 mm), 34°C, vento moderato da SO (6 – 47 Km/h), umidità al 34%
Passy (ore 15): temporali (0.4 mm), 34°C, vento forte da S (6 – 54 Km/h), umidità al 37%
Passy (ore 16): temporali (0.6 mm), 33°C, vento moderato da SO (8 – 49 Km/h), umidità al 36%
Passy – partenza maglia gialla (ore 17): temporali (0.2 mm), 32°C (percepiti 33°C), vento forte da SO (5 – 54 Km/h), umidità al 44%
Combloux – arrivo primo corridore (ore 14 circa): temporali (0.3 mm), 33°C, vento moderato da SO (7 – 45 Km/h), umidità al 35%
Combloux (ore 15): temporali (0.4 mm), 33°C, vento forte da S (7 – 50 Km/h), umidità al 37%
Combloux (ore 16): temporali (0.6 mm), 32°C, vento moderato da SO (8 – 45 Km/h), umidità al 38%
Combloux – arrivo maglia gialla (ore 17): temporali (0.1 mm), 32°C, vento forte da SO (6 – 50 Km/h), umidità al 45%

GLI ORARI DEL TOUR

12.45: inizio diretta su Eurosport
13.05: partenza del primo corridore da Passy
13.40: arrivo del primo corridore a Combloux
14.45: inizio diretta su RAI2
17.00: partenza della maglia gialla da Passy
17.35: arrivo della maglia gialla a Combloux

RASSEGNA STAMPA

Super Poels sul Monte Bianco. Vingegaard risponde a Pogacar, classifica invariata

Gazzetta dello Sport – Italia

Hollænder vinder etape. Seks minutter senere kom Vingegaard og Pogacar i mål. Samtidig

Politiken – Danimarca

Nizozemcu Poelsu etapna zmaga, Pogačar ostaja 10 sekund za rumeno majico

Delo – Slovenia

Vingegaard retains lead over Pogacar as Poels wins stage 15

The Guardian – Regno Unito

Pogacar et Vingegaard inséparables

L’Équipe – Francia

Dos lapas en el Tour

AS – Spagna

Wéér net niet: Wout van Aert botst op sterke Wout Poels en moet vrede nemen met tweede plaats in Tour

Het Nieuwsblad – Belgio

Weergaloze Wout Poels boekt eerste Nederlandse ritzege deze Tour

De Telegraaf – Paesi Bassi

Ausreißer Poels gewinnt letzte Bergankunft – Vingegaard kontert Pogacars Angriff

Kicker – Germania

Vingegaard keeps yellow jersey at Tour de France as Poels soloes to victory in 15th stage

The Washington Post – USA

Se retiró Martínez, y se cayeron Egan Bernal y Rigoberto Urán: caótica etapa en el Tour

El Espectador – Colombia

TOURALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo della quattordicesima tappa, Annemasse – Morzine

1° Cees Bol
2° Michael Mørkøv s.t.
3° Victor Campenaerts a 1′22″
4° Adrien Petit a 1′34″
5° Axel Zingle a 1′41″

Miglior italiano Luca Mozzato, 37° a 3′49″

Classifica generale

1° Michael Mørkøv
2° Cees Bol a 10′26″
3° Yevgeniy Fedorov a 11′19″
4° Frederik Frison a 12′32″
5° Axel Zingle a 14′06″

Miglior italiano Gianni Moscon, 17° a 30′29″

STRAFALGAR SQUARE

Garzelli: “Toglierà gli abbuoni a una possibile vittoria”
Garzelli: “La tappa è un GPM di 1a categoria”
De Luca: “Il tacrimetro di una moto”
De Luca: “La classifica a pois”
De Luca: “Da stamattina abbiamo visto salare con la funivia”
Garzelli: “Si sta staccando dal quarto terzo di classifica”
Garzelli: “In questi ultimi ouanni”
Televideo: “Vingegaard non si fa sorprendere quando lo sloveno prova a staccarsi nell’ultimo chilometro”

CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1973

A 50 anni dalla vittoria di Luis Ocaña, riviviamo attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa” l’edizione del Tour vinta dallo “spagnolo di Francia”

17 LUGLIO 1973 – 15a TAPPA: PAU – FLEURANCE (137 Km)

FLEURANCE: DAVID VINCE MA OCANA NON HA RIVALI
Un belga per distacco al Tour
Avvenire: Baronchelli è sempre al comando

Il lago di Combloux e l’altimetria della sedicesima tappa (www.cluses-montagnes-tourisme.com)

Il lago di Combloux e l’altimetria della sedicesima tappa (www.cluses-montagnes-tourisme.com)

POELS SUL MONTE BIANCO. TADEJ E JONAS ARRIVANO INSIEME. DANESE SEMPRE IN GIALLO

luglio 16, 2023 by Redazione  
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Wout Poels è uno di quegli scalatori che quando becca la giornata giusta può essere micidiale e lo ha dimostrato oggi vincendo la 15 tappa del Tour de France. L’olandese in forza alla Bahrain-Victorius ha avuto la meglio sui numerosi compagni di fuga, battendo nettamente lungo la salita finale Wout Van Aert (Jumbo-Visma) condannto all’ennesimo piazzamento di una Grand Boucle in cui proprio non riesce ad alzare le braccia al cielo. Poels ha staccato il fenomeno belga poco dopo i -10 lungo le rampe più dure del Col des Amerands ed è giunto al traguardo con oltre 2 minuti sul corridore della Jumbo. Terza piazza per il transalpino Mathieu Burgaudeau (TotalEnergies) bravo nel finale ad emergere dal gruppetto degli inseguitori.
La lotta per la maglia gialla ha invece sortito un nulla di fatto. Dopo lo spettacolo delle ultime due tappe, oggi Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) e Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) si sono controllati a lungo. Lo sloveno ha attaccato solo nell’ultimo km, ma il fuoriclasse danese non ha dato nessun segno di cedimento e non ha perso neanche un metro dal rivale, che ha affiancato poco prima della linea d’arrivo lasciando intendere ancora una volta che non ha nessuna intenzione d’abdicare.

La 15a tappa, da Les Gets Les Ports du Soleil a Saint-Gervais Mont-Blanc per un totale di 179 km, era posta al termine di un fine settimana di alta montagna e proponeva l’ultimo vero arrivo in salita della Gran Boucle 2023. Dopo la partenza all’insù, i corridori erano attesi da un primo tratto di circa 30 km pianeggiante che anticipava la prima ascesa di giornta, il Col de Fleuries (8,9 km al 4,6%; non classificato come gpm) posto al km 40. Quindi, un tratto di saliscendi e lo sprint intermedio di Bluffy (km 72) facevano da prologo al primo gpm di 1a categoria di giornata, il Col de la Forclaz de Montmin (7,2 km al 7,4%) la cui cima si trovava ai -96. Al termine della successiva discesa vi erano un’altra salita non segnalata come gpm, il Col du Marais (10,2 km al 3,2%), e un altro gpm di 1a categoria, il Col de la Croix Fry (11,4 km al 7,1%) ai -57. Dopo una breve discesa, la strada tornava a salire con il Col de Aravis (4,4 km al 6,2%), gpm di 3a categoria posto ai -45. A questo punto i corridori dovevano affrontare una prima discesa, un tratto di falsopiano e un’ultima discesa prima delle ultime due salite: la Cote des Amerands (2,7 km al 10,1%) ai -8,4 e dopo un brevissimo tratto all’ingiù l’ascesa che portava a Saint-Gervais (7 km al 7,7%).

Come d’abitudine, la frazione è stata supemeggiante sin dalla partenza vista la lotta furibonda che si consumata nei primi 30 km per entrare nella fuga di giornata. Dopo una lunga serie di tentativi, l’azione buona è partita sul Col de Fleuries quando un gruppo piuttosto folto (circa un quarantina di corridori) si è man mano formato al termine di una serie di attacchi e contrattacchi. Il gruppo inizialmente non ha lasciato molto margine ai fuggitivi. Poi, intorno al km 50, un improvvido spettatore poco attento alla corsa ha letteralmente tirato giù Sepp Kuss (Jumbo-Visma) e quindi il compagno di squadra Nathan Van Hooydonck. I due colossi in lotta per la corsa, Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) e Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), hanno schivato il pericolo ma praticamente mezzo gruppo maglia gialla è finito a terra e di conseguenza il plotone ha immediatamente rallentato per consentire il rientro dei tanti atleti caduti. La fuga ha così avuto il definitivo via libera aumentando rapidamente il vantaggio che di lì a poco ha superato gli 8 minuti.

Davanti nel frattempo i fuggitivi avevano già iniziato a frazionarsi, grazie all’azione di Julian Alaphilippe (Soudal-Quick Step) e Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan Team) partiti intorno al km 40. Alle loro spalle a poco più di mezzo minuto si trovavano 37 corridori: Nans Peters (AG2R Citroën Team), Mathieu van der Poel e Søren Kragh Andersen (Alpecin-Deceuninck), Mikel Landa e Wout Poels (Bahrain-Victorious), Marco Haller, Patrick Konrad e Nils Politt (BORA-hansgrohe), Guillame Martin e Ion Izagirre (Cofidis), Andrey Amador, Magnus Cort Nielsen, Neilson Powless e Rigoberto Urán (EF Education-EasyPost), Olivier Le Gac e Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), Omar Fraile (INEOS Grenadiers), Rui Costa (Intermarché-Circus-Wanty), Michael Woods, Hugo Houle, Krists Neilands e Dylan Teuns (Israel-Premier Tech), Wout van Aert (Jumbo-Visma), Giulio Ciccone, Mattias Skjelmose Jensen e Juan Pedro López (Lidl-Trek), Alex Aranburu (Movistar), Warren Barguil e Simon Guglielmi (Team Arkéa-Samsic), Chris Hamilton (Team DSM-firmenich), Lawson Craddock, Christopher Juul-Jensen e Luka Mezgec (Team Jayco-Alula), Mathieu Burgadeau (TotalEnergies), Marc Soler (UAE Emirates), Jonas Abrahamsen e Torstein Træen (Uno-X Pro Cycling Team).

I due battistrada sono rimasti in testa a lungo col kazako che è passato in testa sul primo gpm di giornata, il Col de la Forclaz de Montmin, davanti ad ad Alaphilippe. A circa 40″ è transitato un gruppetto regolato da Ciccone che ha preceduto Powless recuperdando così 2 punti nella classifica per la maglia a pois. Il gruppo maglia gialla, tirato da Christophe Laporte (Jumbo-Visma) navigava ad 8′25″ (massimo vantaggio). La situazione in testa alla corsa era però fluida: Alaphilippe e Lutsenko sono stati ripresi nel tratto successivo alla discesa, mentre poco dopo dal gruppetto degli attaccanti è partito tutto solo Marco Haller. Il passista austriaco è rimasto in testa diversi chilometri, imboccando il Col de la Croix Fry con 45″ sugli insguitori e circa 7 minuti sul gruppo maglia gialla che nel frattempo aveva leggermente aumentato l’andatura. Lungo le prime rampe della salita, dal plotone di testa è partito Rui Costa. Il portoghese ha rapidamente ripreso Haller e lo ha poi agevolmente saltato restando tutto solo ai -60. L’azione del lusitano ha però risvegliato anche gli ex compagni di fuga, in particolar modo i corridori della Lidl-Trek che hanno iniziato a tirare per Ciccone, deciso a fare incetta di punti nei gpm e a rubare la maglia a pois a Neilson Powless. L’aumento di andatura messo in opera da Lopez e Skjelmose è riuscito a scremare il drappello degli attaccanti, facendo staccare tra gli altri proprio lo statuniteste. Una volta ripreso Rui Costa, Ciccone ha avuto vita facile nel transitare per primo sul gpm guadagnando i 10 punti necessari ad affiancare Powless in testa alla graduatoria dei gpm. Il gruppo, ancora in leggero recupero, è transitato con un gap di poco superiore ai 6 minuti.

Dopo una breve discesa, la strada è tornata a salire lungo le rampe del Col de Aravis. Ciccone ha provato a tenere compatto il drappello di testa anche lungo il terzultimo gpm di giornata, ma a metà salita è partito secco Marc Soler. Il Catalano ha guadangato una decina di secondi avviandosi allo scollinamento solitario. Ai -500, avvertito il pericolo, Wout Van Aert ha messo in atto una delle sue micidiali progressioni per lanciarsi all’inseguimento di Soler. Alla sua ruota si è immediatamente posto un lucidissimo Wout Poels, imitato di lì a poco da Krists Neilands. Il terzetto così formato è transitato sul gpm a pochi secondi da Soler che è stato poi ripreso lungo la discesa. Il nuovo quartetto di testa ha spinto a fondo lungo la discesa guadagnando subito un margine di poco meno di mezzo minuto sugli immediati inseguitori. Ai -36 Neilands è malamente caduto nel tentativo di recuperare una borraccia d’acqua da una moto dell’organizzazione. Il lettone si è poi rialzato e ha ripreso la corsa nononostante avesse colpito un muretto in cemento. Van Aert, Soler e Poels hanno invece proseguito la loro calvalcata continuando a guadagnare anche nel tratto in falspiano, al temine del quale avevano un vantaggio di ben 1′15″ sul drappello degli inseguitori composto da: Landa, Ciccone, Uran, Pinot, Skjelmose, Konrad, Aramburu, Martin, Houle, Teuns, Guglielmi, Barguil, Craddock e Burgaudeau. Il gap è ulteriormente aumentato nel tratto di discesa successivo e così il drappello inseguitore ha imboccato la Cote des Amerands con 1′30″ di ritardo dai battistrada.

Poels e Van Aert hanno approcciato la dura salita (2,7 km al 10,9%) con qualche metro di vantaggio su Soler che aveva perso le ruote dei due compagni d’avverntura lungo le ultime centinaia di metri della discesa. Lo spagnolo ha provato a rientrare ad inizio salita ma, proprio mentre stava per riaccodarsi a Poels e Van Aert, l’olandese ha piazzato il suo scatto secco. Van Aert non ha reagito e anzi ha perso contatto anche da Soler. Il belga e lo spagnolo hanno poi scollinato insieme con 30″ di ritardo dallo scatenato Poels. Gli immediati inseguitori nel frattempo avevano alzato bandiera bianca e ora solo Guillaume Martin continuava ad imporre un’andatura interessante al fine di recuperare tempo e posizioni in classifica generale. Nel gruppo maglia gialla invece, gli uomini della UAE avevano decisamente preso la testa, scalzando i rivali della Jumbo. In particolare rilievo Rafal Majka che ha imposto un ritmo talmente alto da far staccare uno alla volta i vari Pello Bilbao (Bahrain-Victorius), Simon Yates (Team Jayco-AlUla) e Jai Hindley (Bora-Hansgrohe). E così il drappello dei big si è rapidamente ridotto ad appena 7 unità: Vingegaard e Kuss della Jumbo-Visma, Pogacar, Majka e Adam Yates per la UAE, David Gaudu (Groupama-FDJ) e Carlos Rodriguez (Ineos Grenadiers).

Lungo la salita finale Van Aert ha staccato Soler, ma non è riuscito minimamente ad avvicinarsi a Poels. Anzi, l’olandese ha continuato a guadagnare su tutti gli inseguitori più immediati coronando l’attacco con una vittoria in grande stile. Alle sue spalle, staccato di oltre 2 minuti un ottimo Wout Van Aert che si è dovuto accontentare però dell’ennesimo piazzamento. Terza piazza per Burgaudeau, bravo a staccare gli altri inseguitori e a ripredere e staccare Soler nel finale.
Nel frattempo il drappello maglia gialla il ritmo è continuato a restare molto alto. Ai -4,5 Majka ha esaurito il suo lavoro, lasciando le redini della corsa ad Adam Yates. Il ritmo del britannico, ancora più asfissiante, ha fatto si che nel giro di pochi metri gli restassero a ruota solo Pogacar e Vingegaard. E’ così iniziata una fase di controllo con lo sloveno più volte impegnato a controllare il danese. Proprio a margine di uno di questi momenti di studio, Pogacar ha lasciato andare via il compagno Yates e così i due fuoriclasse che lottano per la maglia gialla si sono ritrovati impegnati nell’ennesimo duello. Vingegaard, evidentemente capito il gioco tattico, si è messo a ruota dello Sloveno consentendo il rientro del solito Rodriguez che si è immediatamente messo davanti a tirare col fine di limitare il gap da Yates. Proprio sotto lo striscione dell’ultimo km, Pogacar ha provato la sua irresistibile accelerazione, ma a differenza delle ultime volte, Vingegaard gli è stato facilmente a ruota. In men che non si dica i due hanno ripreso Yates e Soler. Pogacar ha provato nuovamente a staccare il rivale negli ultimi 300 metri ma anche stavolta lo scatto è stato vano, tanto che il danese ha voluto rimarcare la sua leadership affiancando lo sloveno sul traguardo. Il duo è giunto al traguardo con 6′04″ da Poels, precedendo Adam Yates (6′24″), Carlos Rodrigue (6′42″), Sepp Kuss e Marc Soler (7′05″), un tenace Gaudu (7′15″), Pello Bilbao (7′24″), Rafal Majka (7′52″) e un Jai Hindley in difficoltà (7′58″).

In classifica generale la maglia gialla Vingegaard mantiente 10″ su Pogacar, mentre Rodriguez è ora a 5′21″ dal Danese. Lo spagnolo della Ineos deve difendere il podio dallo scatenato Adam Yates, 4° a 5′40″. Perde terreno invece Jay Hindley, ora 5° a 6′38 e un pò lontano dal 3° posto. Segue Sepp Kuss, 6° a 9′16″ dal compagno di squadra, quindi troviamo Pello Bilbao a 10′11″ che oggi ha scavalcato Simon Yates, 8° a 10′48″. Completano la top ten provvisoria David Gaudu, 9° a 14′07″, e Guillaume Martin, 10° a 14′18″ dopo aver scavalcato Felix Gall (Ag2r Citroen Team) grazie alla fuga odierna.

Dopo il trittico alpino, domani i corridori potranno recuperare qualche energia grazie al secondo giorno di riposo della Grand Boucle in attesa della crono di martedì che potrebbe risultare decisiva ai fini della classifica generale. Vingegaard e Pogacar si sfideranno in una prova contro il tempo breve (appena 22,4 km) ma resa complicata dalla presenza di due strappi: la Cote de la Cascade de Coeur (1,3 km al 8,5) posta poco dopo la partenza e quindi la famigerata Cote de Domancy (2,8 km al 8,5%) ai -4. Gli ultimi 4000 metri saranno praticamente tutti in salita. Una prova che potrà rompere l’equilibrio visto nelle ultime giornate.

Pierpaolo Gnisci

Poels si impone sul Monte Bianco (fonte:Getty Images)

Poels si impone sul Monte Bianco (fonte:Getty Images)

16-07-2023

luglio 16, 2023 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE

L’olandese Wout Poels (Bahrain – Victorious) si è imposto nella quindicesima tappa, Les Gets – Saint-Gervais Mont-Blanc, percorrendo 179 Km in 4h40′45″, alla media di 38.255 Km/h. Ha preceduto di 2′08″ il belga Wout Van Aert (Jumbo-Visma) e di 3″ il francese Mathieu Burgaudeau (TotalEnergies). Miglior italiano Giulio Ciccone (Lidl-Trek), 14° a 5′35″. Il danese Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) è ancora maglia gialla con 10″ sullo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) e 5′21″ sullo spagnolo Carlos Rodríguez (INEOS Grenadiers). Miglior italiano Ciccone, 33° a 1h44′21″

TOUR OF QINGHAI LAKE (Cina)

Il belga Timothy Dupont (Tarteletto – Isorex) si è imposto nell’ottava ed ultima tappa, Gonghe – Chaka, percorrendo 200.3 Km in 3h57′50″, alla media di 50.524 Km/h. Ha preceduto allo sprint il colombiano Victor Ocampo (Team Medellín – EPM) e il neozelandese Luke Mudgway (Bolton Equities Black Spoke). Miglior italiano Davide Baldaccini (Team Corratec – Selle Italia), 7°. L’eritreo Henok Mulubrhan (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè) si impone in classifica con lo stesso tempo dell’uruguaiano Eric Antonio Fagundez (Burgos-BH) e 49″ su Baldaccini

GP INTERNACIONAL TORRES VEDRAS – TROFEU JOAQUIM AGOSTIHO

Il portoghese Frederico Figueiredo (Glassdrive Q8 Anicolor) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Lourinhã – Alto de Montejunto, percorrendo 185.8 Km in 4h52′37″, alla media di 38.098 Km/h. Ha preceduto di 6″ l’uruguaiano Mauricio Moreira (Glassdrive Q8 Anicolor) e 8″ il russo Artem Nych (Glassdrive Q8 Anicolor). Unico italiano rimasto in gara Giovanni Carboni (Equipo Kern Pharma), 14° a 52″. Moreira si impone in classifica con 29″ su Nych e 37″ su Figueiredo. Carboni 10° a 1′25″

GEMENC GP (Ungheria)

Lo slovacco Lukáš Kubiš (Dukla Banska Bystrica) si è imposto nella seconda ed ultima tappa, circuito di Szerkszárd, percorrendo 144.6 Km in 3h04′24″, alla media di 47.05 Km/h. Ha preceduto allo sprint il ceco Tomáš Jakoubek (ATT Investments) e il polacco Marcin Budzinski (HRE Mazowsze Serce Polski). Miglior italiano Thomas Pesenti (Beltrami TSA – Tre Colli), 11° Il ceco Filip Řeha (Elkov – Kasper) si impone in classifica con 1″ sull’australiano Dylan Hopkins (Ljubljana Gusto Santi) e su Kubiš. Miglior italiano Pesenti, 9° a 12″

BALOISE LADIES TOUR (Belgio)

La serba Jelena Erić (Movistar Team) si è imposta nella quarta ed ultima tappa, circuito di Deinze, percorrendo 121.1 Km in 2h57′51″, alla media di 40.855 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Femke de Vries (GT Krush Rebellease Pro Cycling) e l’italiana Alice Maria Arzuffi (CERATIZIT-WNT Pro Cycling). L’olandese Lucinda Brand (Lidl – Trek) si impone in classifica con 24″ sulla danese Emma Norsgaard (Movistar Team) e 24″ sulla britannica Anna Henderson (Team Jumbo-Visma). Miglior italiana Laura Tomasi (UAE Team ADQ), 11° a 1′43″

WOMEN’S CYCLING GRAND PRIX STUTTGART

L’italiana Elena Pirrone (Israel Premier Tech Roland) si è imposta nella corsa tedesca, Tamm – Stoccarda, percorrendo 104 Km in 2h39′47″, alla media di 39.053 Km/h. Ha preceduto di 23″ l’austriaca Kathrin Schweinberger (CERATIZIT-WNT Pro Cycling) e la tedesca Linda Riedmann (Team Jumbo-Visma)

GIRO CICLISTICO DELLA VALLE D’AOSTA – MONT BLANC (Under23)

Il britannico Joshua Golliker (Equipe continentale Groupama-FDJ) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Valtournenche – Breuil-Cervinia, percorrendo 99.7 Km in 3h10′26″, alla media di 31.41 Km/h. Ha preceduto di 2′09″ lo spagnolo Jorge Gutierrez (Equipo Finisher) e di 2′31″ il francese Colin Savioz (Equipe continentale Groupama-FDJ). Miglior italiano Florian Samuel Kajamini (Team Colpack Ballan CSB), 11° a 4′21″. L’irlandese Darren Rafferty (Hagens Berman Axeon) si impone in classifica con 2′22″ sul francese Alexy Faure-Prost (Circus-ReUz-Technord) e 2′57″ sul messicano Isaac del Toro (A.R Monex Pro Cycling Team). Miglior italiano Lorenzo Galimberti (Biesse – Carrera), 9° a 7′53″

FANTASMI DA MORZINE: POGACAR EYES WIDE SHUT

luglio 16, 2023 by Redazione  
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Una sola salita lottata, un solo secondo fra i duellanti. Tappa ridotta all’essenziale, ma ciclismo spaziale.

Kasparov ebbe a dire che gli scacchi sono lo sport più violento che esista. Il ciclismo in giornate come quella di Morzine può esibire solide credenziali quale pretendente al titolo. La tappa, micragnosamente breve ma infarcita di dislivello, si riduce al suo totem finale, il Joux Plane. Prima il tutto si riassume in una sebaldiana storia naturale della distruzione: i bombardieri Jumbo radono al suolo qualunque cosa si ritorca sulla vacua superficie della terra, in una pioggia di fuoco che rende ancor più rovente una giornata corsa tutta fin troppo sopra i trenta gradi (e fin troppo al di sotto dei duemila metri). Il sudore frigge come olio bollente, le borracce si sprecano, e i gialloneri pregustano un match point decisivo. Pogacar, pare assodato dai guru, tende a soffrire il caldo; il cumulo di dislivelli a passo ossessivo ne ottunde lo spunto; le salite vere favoriscono Vingegaard. L’accidentale Ventoux 2021 trasformato in protocollo, la scienza coglie il caso prototipico e si predispone a farne sistema.
Note al margine: Ciccone all’arrembaggio, si inserisce di forza nella lotta per la maglia a pois, anche se, come gli anni scorsi, con le tappe di gran montagna vi irrompono pure i fenomeni della generale, che potrebbero finire per portarsela via quasi per caso. Di Ciccone ci piace ricordare la sorta di muta protesta, la fronda, la resistenza, con cui, pur essendo ormai segnato il destino della fuga, allunga in solitaria un pugno di secondi davanti al gruppo trenato prima da Van Hooydonck poi da Benoot sulle rampe della Ramaz. Un gesto senza senso proprio, senza speranza, solo un granello di sabbia negli ingranaggi Jumbo che lo stritoleranno senza pietà. E proprio quando il gruppo lo deglutisce e tritura, passando di fianco a Pogacar, uno scambio di battute, un sorriso dello sloveno (un sorriso a 6 watt per kg). L’esibizione Jumbo scoccia. I terzi in causa per obiettivi minori cominciano a tifare contro. Travolte con Ciccone tutte le storie che si erano intrecciate nel conformarsi della fuga, le sportellate con Dani Martínez e Powless ai GPM, il coraggio di Pinot, l’ambizione e la voglia di bis di Woods o Kwiatko, le malinconie di Landa o Alaphilippe, e tanto altro per tanti altri ancora.
Ma la Jumbo ha deciso che oggi Morzine sarà Megiddo, il luogo della battaglia atomica finale, e non c’è spazio per altri fili narrativi.
Emergono allora prepotenti dalla memoria le altre storie recenti che hanno reso iconico questo arrivo. Pantani in fuga, inevitabilmente in fuga, il 18 luglio 2000, compleanno di Gino Bartali. Di nuovo all’assalto dopo il Ventoux in cattiva compagnia, dopo la prova di forza solitaria di Courchevel. Nonostante un fisico già minato, nonostante un mondo sportivo e non solo violentemente ostile. Lungo la strada per Morzine, i problemi di alimentazione (altri tempi, altra scienza). La scarsa collaborazione e quasi il boicottaggio dei compagni di fuga, poco predisposti al magnicidio contro il Re Americano, pur di ricevere qualche briciola e una vernice di redenzione. Virenque, emblema di questo atteggiamento, a vincere la tappa. Pantani ritirato. Ma anche. Ma anche Armstrong nel panico, che telefona, sì, telefona in diretta in piena corsa al suo spirito guida, il Dottor Ferrari. Armstrong telefona alla scienza, e la scienza rassicura: Pantani non può arrivare. L’economia delle entrate e uscite energetiche non può tornare, lo sperpero, l’azzardo, la diarrea, la solitudine consumeranno il Pirata. Il dubbio però rode, Courchevel rode. E Armstrong fa crac. L’arcirivale Ullrich gli rifila quasi due minuti. Lo lasciano indietro anche Heras o Escartín, i compagni di merende che lo avevano salvato dal naufragio verso Courchevel, facendogli da gregari pur appartenendo ad altro team, quel Kelme che fu di Fuentes. Il Tour de France era già deciso, ampiamente deciso, da molte tappe, o da molti mesi. Non cambierà nulla. Scienza e fantasmi. Il fantasma di Pantani contro la scienza dello sport, o Pantani contro il fantasma della scienza sportiva (Ferrari la chiamava arte: l’arte è lunga, la vita breve, diceva Ippocrate).
Sei anni e due giorni dopo siamo nel 2006, 20 luglio 2006, e Floyd Landis ha appena perso la maglia gialla. Altro yankee inventato in casa Bruyneel come gregario eccezzionale (con due “z”, minimo), ma messosi in proprio già nel 2005 con la sulfureissima Phonak (perché giallo-verdastra, non peraltro…). L’anno precedente non gli era andata così bene, top ten risicata a una dozzina di minuti. Ma nell’anno 2006 l’era Armstrong è finita. Tocca ai liberi imprenditori, così Floyd assurge alla gloria gialla sulla cima della mitica Alpe d’Huez. Verso la Toussuire tuttavia il giallo si è subito scolorito in dieci minuti di ritardo dal danese Rasmussen (e altri venti atleti). Però Landis non si arrende. A quasi 130 km dall’arrivo parte da solo a doppia velocità lasciando basiti gli inseguitori che pure provano a prendergli la ruota, ma senza alcuna chance. Proveranno poi collettivamente. Tutto inutile. I più vicini inseguitori arrivano a quasi 6 minuti. Il regno di Lance è finito, e tornerà a finire, in modo ancor più radicale, pochi anni dopo; ma la scienza frattanto ha imparato a farsi arte con Ferrari, e ora da arte si fa pura magia. Operation Witchcraft. Floyd però non aveva capito che la vera magia non è quella della scienza, né quella dell’arte: la vera magia è quella della politica. Non quella dei partiti, anche se può corrispondervi, né quella degli Stati, anche se vi si intreccia: bensì la politica generale e microscopica del potere, che impregna i corpi e se ne nutre, la biopolitica degli sponsor multinazionali, dei comitati olimpici, dei nuovi grandi racconti a cui vendersi quando li si compra. Floyd Landis non ha intercettato questa magia, e il gruppo storce il naso, sciopera platealmente, proliferano i sussurri dietro le quinte, e Landis sale in giallo sul podio parigino solo per esserne rimosso via antidoping. Troppo testosterone, Floyd, ma senza essere un maschio alfa, e soprattutto senza appartenere al branco giusto.
Finisce l’excursus e siamo ai piedi del Joux Plane. Il gruppo non c’è più. Ci sono solo i Jumbo contro gli UAE, il resto sono dettagli, Hindley penzolante, Carlos Rodríguez 22enne umile ed enorme per l’INEOS mentre Pidcock è scoppiato tempo prima. Simon Yates staccato da Van Aert nella discesa della Ramaz, rientrato sputando sangue con il sempre più sorprendente austriaco Felix Gall e con il filosofo che non ti aspetti, il buon Guillaume Martin. Una dozzina di uomini ma quel che conta è la partita a scacchi. La partita letale fra UAE e Jumbo.
Dettagli, fra i quali si annida il diavolo. Come negli scacchi. Mosse e contromosse. Pensiero anticipatorio. Congetture e interpretazioni. Trappole. Carlos Rodríguez, lo vedremo, è uno di questi dettagli.
Dettagli: Pogacar chiede a Majka di dare una trenata inattesa per scombussolare il treno Jumbo. Rompere il rullare dei tamburi di watt predefinit. Calcolo e intuizione contro scienza e misurazione. Funziona, il treno deraglia. Contromosse, sorprese: ad esempio, Van Aert. Van Aert che aveva tirato alla morte, scoppiato, piantatosi come spesso vediamo oggidì piantarsi i corridori-lavoratori spremuti dai superteam fino all’ultima goccia. Van Aert resuscita dai morti: scienza, arte, magia, pura forza di volontà, genio ciclistico, aberrazione atletica? Van Aert non solo riprende il gruppetto dopo essersi letteralmente fermato, ma passa tutti a doppia velocità e tira e tira fino a stroncare Majka. Il treno torna in corsa.
Dettagli: a Pogacar cade una borraccia. Sguardo di smarrimento. Gesti di panico, che appaiono invero sproporzionati. Ma oggi le calorie sono calcolate al minuto. Entrate e uscite. Economia del sudore. Economia contro entropia. Si avvicina sereno il compagno Adam Yates, ecco una borraccia. Sollievo. Yates non sta facendo quasi nulla, fin qui, per Pogi, basta paragonarlo con il lavoro di Kuss per Vinge. Ma oggi bastava la sua faccia. E la borraccia, certo.
Tira e salta Kuss, Pogacar potrebbe far leva sull’attendismo. Due contro uno, lui e Adam Yates appunto contro Vingegaard che ha esaurito l’intero team e non sembra pronto. Non è arrivato al metro esatto, al minuto esatto, dove avrebbe dovuto scatenare i watt. Qualcosa non quadra. Quei turni sfasati, forse. Quel Ciccone inutile come un granello di sabbia a spostare watt fuori luogo e fuori tempo tanti e tanti km fa. Chi lo sa. Vinge non agisce.
Ma Pogacar non è tipo da attendere. Fa tirare Yates, e poi.
Attacca. Allo scollinamento mancano quasi 4 km.
E subito se ne va. Stavolta Vingegaard non prova nemmeno la reazione immediata. Ha capito l’antifona. Sale del proprio passo, e fra i due la regia disegna un filo d’argento virtuale. Il filo d’argento infrangibile. 5 secondi di differenza che restano tali.
L’icona di questa tappa è il viso di Pogi, senza occhiali, con gli occhi enormi, ingenui, infantili, spalancati, persi nelle vastità senza limiti dello sforzo. Vede fantasmi, Pogacar? Certamente ne vede quando comincia a voltarsi, anche un po’ troppo spesso. Un fantasma danese.
Sono stati minuti ad altissima intensità, e di colpo si passa al surplace. I processori ricominciano a calcolare impazziti, ci vorrebbe un computer quantistico per gestire la deriva delle interpretazioni. Pogacar ha fallito, sta male, non è riuscito a fare il vuoto. E Vingegaard perché non scatta quando riprende Pogacar? È cotto pure lui? È al limite? Avrebbe dovuto insistere, Pogacar? Avrebbe – potuto – insistere? La scienza non ha più risposte. In cima alla salita c’è un abbuono in tempo, una delle novità strampalate che il Tour introduce di tanto in tanto. Ai 500 metri Pogacar lancia una prevedibilissima volata lunga, ma i muri di gente strozzano l’allungo e due moto, di fotografi e riprese, bloccano del tutto la strada. Stop and go. Non cambierà niente, ma la sensazione è che sia cambiato tutto. Si torna alla surplace, letteralmente, velocità da amatori, mentre da dietro si avvicinano Adam Yates e Carlos Rodríguez, che in un paio di km avevano incassato più di un minuto.
Da qui Pogacar sembra andare in confusione. Scacchi e ciclismo. Ciclismo e boxe. Il ciclismo è lo sport più violento che ci sia, con la differenza che il danno inflitto all’avversario, o meglio, come intendevano Kasparov, e Fisher, all’ego dell’avversario, passa per infliggere danni fisici a sé stessi. Una strategia scacchistica di sacrificio, ma perenne, costante, sistematica. Sempre sul limite. O appena oltre.
Al GPM Vingegaard pizzica Pogacar distratto, e gli strappa il passaggio sulla linea con una volata cortissima, quasi inesistente, tutta giocata sull’effetto sorpresa. Pogi incassa.
Il diavolo in rosso Carlos Rodríguez rientra e subito allunga, Yates non riesce a tallonarlo, Vinge neppure, men che meno Pogi. Ha scelto bene la curva e volerà via per tutta la discesa fino a vincere la tappa laggiù a Morzine. Come dirà Matxin, il DS spagnolo di Pogacar, oggi ha vinto l’alunno più studioso, il più intelligente, il più lucido. Calcola perfettamente il talento 22enne, e poi calcola perfettamente pure i rischi in discesa, perché “il leone di Almuñécar” ama anche l’azzardo, che è dopotutto l’altra faccia del calcolo, dove calcolo e arte s’incontrano. Vittoria in solitaria, a braccia alzate, e, molto provvisoriamente, terzo posto nella classifica generale. Per un secondo.
Pogacar si mette davanti e scende malissimo, Vingegaard gli si incolla alla ruota, altra scelta azzardata, da guerra psicologica, o forse solamente da confusione. Interpretazioni alla deriva. Pogi potrebbe aspettare Yates che fatica tantissimo a scendere, a sua volta, in modo accettabile, ma lo sloveno sembra ossessionato dal non perdere sulla testa della corsa. Ossessionato dagli abbuoni, ossessionato dal far tornare i conti, ma non abbastanza da pensare che se si fermasse, se facesse passare Yates, magari facendo lui stesso un po’ da tappo, poi Vingegaard dovrebbe inseguire e diventerebbe una facile ruota a cui agganciarsi. Se poi Yates arrivasse, fare terzo contro il danese quarto premierebbe comunque di più che fare secondo con il danese terzo. Non ci pensa Pogacar, né ci pensa l’ammiraglia. Qui non è questione di conti, è questione di sensazioni, di voglia di vincere, di trovarsi quasi a sorpresa ad emergere nello scenario che tutto avrebbe voluto più favorevole al rivale. Ma, allo stesso tempo, non riuscire a chiudere il break, schiantarsi quasi su quelle moto, non poter più far correre libero il proprio sguardo dagli occhi spalancati a un orizzonte ignoto, ma impegolarsi nei conti della serva, nel secondo più o secondo meno. E, sul terreno della lucidità, inaspettatamente stentare. Alla fine Pogi sarà secondo, Vinge terzo. Bilancio in secondi, uno guadagnato dal danese. Che cosa significherà tutto questo, alla fine del Tour? Alla fine delle carriere? O dopo altri vent’anni di ciclismo? Chi sarà divenuto un fantasma, chi sarà inseguito dai fantasmi? Non abbiamo una risposta oggi, anche se alla prima domanda ne avremo una fra una settimana. O fra qualche mese, o fra qualche anno. L’arte è lunga, la vita è breve.

Gabriele Bugada

Pogacar e Vingegaard sulla salita del Joux-Plaine (foto AFP)

Pogacar e Vingegaard sulla salita del Joux-Plaine (foto AFP)

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