FILIPPO GANNA MONS…IGNORE DI VALLONIA
Dominio del ciclista piemontese nella breve corsa a tappe belga dove si impone subito in volata nella prima tappa e suggella la vittoria nella quarta vincendo la cronometro individuale di Mons. Il ciclista italiano è atteso ora ad un grande Mondiale. Da segnalare anche la vittoria nella quinta ed ultima tappa di Andrea Bagioli (Team Soudal Quick Step)
Anche se il ciclismo professionistico si disputa ormai (quasi) tutto l’ano, l’ultima settima di Luglio segna lo spartiacque consueto tra prima e seconda parte di stagione. Con la fine del Tour de France ci si prepara agli impegni di un agosto molto particolare, visto che quest’anno proprio in questo mese si disputeranno i Campionati Mondiali in quel di Edimburgo. Giro di Vallonia, Classica di San Sebastian e Giro di Polonia anticipano l’evento iridato e alcuni dei protagonisti che vedremo sfrecciare sulle strade scozzesi disputeranno proprio queste corse. Filippo Ganna (Team INEOS) è uno dei ciclisti più attesi ed ha già dichiarato pubblicamente che vuole tornare ad indossare la maglia iridata di campione a cronometro. Il ciclista piemontese parte come grande favorito del Tour de Wallonie, corsa belga di cinque tappe che presenta nella penultima una cronometro individuale di 32 km. Le altre quattro tappe in linea sono equamente divise come ‘preda’ per velocisti o per uomini da classiche. Ganna è partito subito forte già nella prima tappa di 189.6 km da Huy ad Hamoir. Una volta superata la Cote de Grand-Houmart, posta a 8 km dal traguardo, il gruppo, allungatissimo in discesa, ha visto in difficoltà i velocisti puri e Ganna è stato il primo a tagliare il traguardo davanti a Davide Ballerini (Team Soudal Quick Step) ed Arne Marit (Team Intermarchè Circus Wanty) ed ha così indossato immediatamente la maglia rossa di leader. Il giorno succesivo nella seconda tappa da Saint-Ghislain a Walcourt, lunga 179,7 km, è tornato alla vittoria Arnaud De Lie (Team Lotto Dstny) dopo il recupero lampo successivo alla caduta ed al conseguente ritiro nella prima tappa dei 4 Jours de Dunkerque dello scorso Maggio. Il ventunenne belga ha vinto in volata davanti a Thybau Nys (Team Lidl Trek) e Timo Kielich (Team Alpecin Deceuninck). Nella terza tappa da Thuin a Mont-Saint-Guibert, nonostante un arrivo che si impennava a quasi il 5% di pendenza media, una sessantina di ciclisti si sono giocati la vittoria ed a prevalere è stato Timo Kielich (Team Alpecin Deceuninck) – belga classe 1999 alla prima vittoria in una corsa da pro – davanti a Florian Senechal (Team Soudal Quick Step) e Simone Consonni (Team Cofidis). La cronometro della quarta tappa, decisiva come detto ai fini della classifica generale finale, si snodava sui 32.7 km di un percorso che da Mons puntava verso sud per poi risalire e arrivare nella stessa località di partenza. Filippo Ganna ha vinto non senza difficoltà con soli 8 secondi di vantaggio sul giovane compagno di squadra Joshua Tarling, diciannovenne britannico di belle speranze, tra l’altro neo campione nazionale a cronometro lo scorso 21 Giugno. Al terzo posto si piazzava Connor Swift, a 30 secondi di ritardo da Ganna, per una tripletta INEOS sempre molto sensibile alla corsa contro il tempo. A questo punto Ganna poteva vantare alla partenza della quinta ed ultima tappa da Banneux ad Aubel di 215 km, 18 secondi di vantaggio su Tarling e 40 secondi di vantaggio su Swift. Il profilo altimetrico era certamente il più difficile di tutte e cinque le tappe del Tour de Wallonie, visto che alle otto cotes classificate si alternavano numerosi saliscendi. La fuga di cinque ciclisti, tra cui Mauro Schmid (Team Soudal Quick Step), il ciclista meglio classificato in classifica generale, veniva tenuta sotto controllo dal Team INEOS fino a che proprio Schmid veniva ripreso a circa 20 km dalla conclusione. A giocarsi la vittoria erano una quarantina di ciclisti ed a vincere era Andrea Bagioli (Team Soudal Quick Step) che conquistava la sua prima vittoria stagionale battendo in volata Stephen Williams (Team Israel Premier Tech) ed Arnaud De Lie (Team Lotto Dstny). Ganna controllava agevolmente la situazione e vinceva così la prima corsa a tappe del 2023 dopo aver già raccolto due secondi posti alla Vuelta a San Juan e alla Volta ao Algarve. Chiudevano il podio finale Joshua Tarling a 18 secondi di ritardo da Ganna e Brent van Moer (Team Lotto Dstny) a 40 secondi di ritardo da Ganna. Per quanto riguarda le altre classifiche, Timo Kielich vince quella a punti, Johan Meens (Team Bingoal WB) quella dei GPM e Joshua Tarling quella del miglior giovane. Infine il Team INEOS vince la classifica a squadre. Come detto Luglio si chiude nel prossimo week end con due corse WT che faranno ulteriormente da antipasto al Mondiale di Agosto, ovvero la Classica di San Sebastian e il Giro di Polonia.
Antonio Scarfone

Filippo Ganna vince il Tour de Wallonie 2023 (foto: Luc Claessen/Getty Images)
LA FUGA VA AL TOUR FEMMINILE: VITTORIA DI YARA KASTELIJN, KOPECKY SEMPRE IN GIALLO
Fuga vincente della olandese Kastelijn che tiene le inseguitrici a oltre un minuto, nonostante la battaglia tra le prime della classifica. Quinta Elisa Longo Borghini. La Maglia Gialla Lotte Kopecky chiude 14a ma mantiene la leadership.
Tappa molto interessante e molto combattuta quella odierna e fin dalle prime si è capito che sarebbe stata una giornata di “grandi manovre”.
Il primo tratto di gara più pianeggiante ha visto l’attacco da lontano di ben 14 elementi. Nulla di strano diranno i più, ma leggendo i nomi delle componenti del gruppetto di battistrada qualche campanello d’allarme deve per forza essere suonato. Troviamo infatti la francese Audrey Cordon-Ragot (+2’21”), l’olandese Yara Kastelijn (+2’41”) e l’italiana Alice Maria Arzuffi (+3’50”).
I segnali d’allarme sono stati però ignorati dalla SD Worx della maglia gialla Lotte Kopecky, che ha lasciato fare. Le battistrada hanno così raggiunto un vantaggio superiore ai 10’. Con il passare dei chilometri e con il percorso che diventava molto più insidioso grazie ai continui saliscendi l’azione delle fuggitive perdeva energia, mentre le inseguitrici affilavano le armi pronte al confronto tra le big.
A dare fuoco alle polveri, quando mancavano 25 km al termine, è stata l’esperta olandese Annemiek van Vleuten (Movistar Team), fresca vincitrice del Giro d’Italia, mentre tra le battistrada quasi in contemporanea forzavano l’andatura la Cordon-Ragot e la Kastelijn, con quest’ultima che ha affondato il colpo poco dopo, precisamente sulla Côte de Moyrazès, lasciando sui pedali la francese e involandosi verso il traguardo.
Nel gruppo delle big ha invece preso l’iniziativa la maglia gialla in persona, decisa a non cedere le insegne del primato. A cercare di fronteggiarla si sono impegnate soprattutto le olandesi Demi Vollering (Team SD Worx – Protim) e Van Vleuten.
Alla fine di una tappa molto combattuta la Kastelijn giunge al traguardo con 1′11″ di vantaggio sulla Vollering (Team SD Worx – Protime), 1′12″ sull’altra olandese Anouska Koster (Uno-X Pro Cycling Team) e 1′13″ su di un gruppetto formato dalla Van Vleuten, dalla nostra Elisa Longo Borghini (Lidl – Trek), dalla polacca Katarzyna Niewiadoma (Canyon//SRAM Racing), dalla sudafricana Ashleigh Moolman-Pasio (AG Insurance – Soudal Quick-Step) e dalla francese Célia Le Mouel (St Michel – Mavic – Auber93 WE). La Kopecky chiude 14a a 1′27″ dalla vincitrice e mantiene la Maglia Gialla con 43″ sulla Vollering, che ha conquistato sei posizioni in cassifica, e a 51″ sulla Moolman-Pasio, che ha confermato la sua terza piazza. La Longo Borghini è rimasta in quinta posizione con lo stesso ritardo della sudafricana. La vincitrice di oggi grazie alla sua “impresa” è ora settima ad un minuto, facendo un salto in alto di ben 25 posizioni.
Domani la quinta tappa, Onet-le-Château – Albi di 126.1 Km, ricorda nell’orografia la terza tappa con un avvio molto frastagliato e gli ultimissimi chilometri più pianeggianti e favorevoli al rientro del gruppo in previsione di un probabile arrivo allo sprint.
Mario Prato

Yara Kastelijn taglia in solitaria il traguardo della 4a tappa (foto Alex Broadway / Getty Images)
TDF FEMMES: WIEBES LA PIÙ VELOCE A MONTIGNAC. CONSONNI E BALSAMO NELLA TOPFIVE
Volata vincente della Campionessa Europea Lorena Wiebes. La Kopecki terza mantiene e consolida la sua Maglia Gialla. Per l’Italia, buone prestazioni per Chiara Consonni, quarta, e Elisa Balsamo, quinta.
Spettacolare volata a Montignac-Lascaux di Lorena Wiebes (SD Worx) che porta la sua maglia con i colori e le stelle dell’Europa sul gradino più alto del podio di questa terza tappa del Tour de France Femmes.
Alle spalle della velocista olandese si sono piazzate nell’ordine la connazionale Marianne Vos (Team Jumbo-Visma), la sempre più maglia gialla Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime) che rafforza così la sua leadership grazie agli abbuoni, le italiane Chiara Consonni (UAE Team ADQ) ed Elisa Balsamo (Lidl – Trek). Buon piazzamento anche per Soraya Paladin (Canyon//SRAM Racing), nona.
La volata vincente della campionessa europea ha, però, rischiato di non avere luogo perchè la lunga fuga perpetuata in solitario dalla belga Julie Van de Velde (Fenix-Deceuninck) si è conclusa solo a 500 metri dal traguardo.
La quarta tappa porterà le ragazze impegnate in questa seconda edizione del Tour de France Femmes da Cahors a Rodez per una lunghezza di poco più che 177 km e un finale dall’orografia frastagliata che si preannuncia molto interessante
Mario Prato

Lorena Wiebes batte in volata le avversarie al termine della terza tappa del Tour de France femminile (foto Tim de Waele / Getty Images)
26-07-2023
luglio 26, 2023 by Redazione
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TOUR DE FRANCE FEMMES
L’olandese Yara Kastelijn (Fenix-Deceuninck) si è imposta nella quarta tappa, Cahors – Rodez, percorrendo 177.1 Km in 4h38′39″, alla media di 38.134 Km/h. Ha preceduto di 1′11″ la connazionale Demi Vollering (Team SD Worx) e di 1′12″ la connazionale Anouska Koster (Uno-X Pro Cycling Team). Miglior italiana Elisa Longo Borghini (Lidl – Trek), 5° a 1′13″. La belga Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime) è ancora maglia gialla con 43″ sulla Vollering e 51″ sulla sudafricana Ashleigh Moolman-Pasio (AG Insurance – Soudal Quick-Step). Miglior italiana la Longo Borghini, 5° a 51″
ETHIAS – TOUR DE WALLONIE
L’italiano Andrea Bagioli (Soudal – Quick Step) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Banneux – Aubel, percorrendo 215 Km in 5h06′10″, alla media di 42.134 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Williams Stephen (Israel-Premier Tech) e il belga Arnaud De Lie (Lotto Dstny). L’italiano Filippo Ganna (INEOS Grenadiers) si impone in classifica con 18″ sul britannico Joshua Tarling (INEOS Grenadiers) e 40″ sul belga Brent Van Moer (Lotto Dstny)
VUELTA A CASTILLA Y LEON
Il tedesco Felix Engelhardt (Team Jayco AlUla) si è imposto nella prima tappa, circuito di Soria, percorrendo 168.9 Km in 4h01′19″, alla media di 41.995 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Alessandro Fedeli (Q36.5 Pro Cycling Team) e l’olandese Alex Molenaar (Electro Hiper Europa). Engelhardt è il primo leader della classifica con 4″ su Fedeli e 6″ su Molenaar
TOUR ALSACE
Il team belga Lotto Dstny Development Team si è imposto nella prima tappa, cronometro a squadre di Sausheim, percorrendo 4.3 Km in 4′56″, alla media di 52.297 Km/h. Ha preceduto adi 3″ il team francese Cross Team Legendre e di 7″ il team olandese Jumbo-Visma Development Team. Miglior team italiano il Cycling Team Friuli ASD, 16° a 12″. Il belga Tijl De Decker (Lotto Dstny Development Team) è il primo leader della classifica con lo stesso tempo del connazionale Alec Segaert (Lotto Dstny Development Team) e del britannico Joshua Giddings (Lotto Dstny Development Team). Miglior italiano Dario Igor Belletta (Jumbo-Visma Development Team), 7° a 7″.
DOOKOŁA MAZOWSZA (Polonia)
L’israeliano Oded Kogut (nazionale israeliana) si è imposto nella prima tappa, circuito di Teresin, percorrendo 168 Km in 3h40′23″, alla media di 45.738 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Lars Rouffaer (Allinq Continental Cycling Team) e il lettone Mārtiņš Pluto (ABLOC CT). Nessun italiano in gara. Kogut è il primo leader della classifica con 5″ su Pluto e 6″ su Rouffaer
VUELTA A COLOMBIA FEMENINA
La colombiana Diana Peñuela (DNA Pro Cycling) si è imposta nella prima tappa, circuito di Tunja, percorrendo 50 Km in 1h21′27″, alla media di 36.832 Km/h. Ha preceduto allo sprint la venezuelana Lilibeth Chacón (Clarus Merquimia Group – Strongma) e di 2″ la connazionale Elvia Cardenas (Ciclismo Capital-Fun Gero). Nessuna italiana in gara. La Peñuela è la prima leader della classifica con 6″ sulla Chacón e 10″ sulla Cardenas
LA FOTO RICOGNIZIONE DEL MONDIALE DI GLASGOW 2023 – 1a parte
luglio 26, 2023 by Redazione
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Ecco a voi la fotoricognizione del circuito (14.3 Km da ripetere 9 volte) del mondiale elite del 6 agosto prossimo. Sarà suddivisa in tre pubblicazioni (le due successive nei prossimi giorni): oggi vi presentiamo i primi 5 Km, caratterizzati da 23 delle 66 curve complessive e da uno strappo di 200 metri al 7.9% di pendenza media.
Curva a destra a 14.2 Km dall’arrivo (100 metri dopo il passaggio dal traguardo)
Curva a destra a 14.1 Km dall’arrivo
Curva a sinistra a 14 Km dall’arrivo
Curva a destra a 13.8 Km dall’arrivo
Curva a destra a 13.6 Km dall’arrivo
Curva a sinistra a 13.4 Km dall’arrivo
Curva a destra a 13.1 Km dall’arrivo
Curva a sinistra a 13 Km dall’arrivo
Curva a destra a 12.7 Km dall’arrivo
Lo strappo in uscita dalla curva (200 metri al 7.9%)
Curva a destra a 12.3 Km dall’arrivo
Curva a sinistra a 11.8 Km per imboccare il ponte
Curva a destra all’uscita dal ponte
Curva a sinistra a 11.7 Km dall’arrivo, dopo la quale inizia il tratto in rettilineo più lungo del circuito (800 metri)
Il rettilineo più lungo del circuito
Curva a destra a 10.9 Km dall’arrivo
Curva a destra a 10.6 Km dall’arrivo
Curva a sinistra a 10.5 Km dall’arrivo
Curva a destra a 10.4 Km dall’arrivo
Curva a sinistra a 10.3 Km dall’arrivo, dopo la quale inizia un tratto di 200 metri nel quale la strada tende sempre leggermente a curvare verso sinistra
Curva a destra a 10.2 Km dall’arrivo
Curva a destra a 10 Km dall’arrivo (si tratta della strada oltre i paletti)
Curva a destra a 9.9 Km dall’arrivo
Curva a destra a 9.6 Km dall’arrivo
Curva a sinistra a 9.5 Km dall’arrivo
25-07-2023
luglio 25, 2023 by Redazione
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TOUR DE FRANCE FEMMES
L’olandese Lorena Wiebes (Team SD Worx – Protime) si è imposta nella terza tappa, Collonges-la-Rouge – Montignac-Lascaux, percorrendo 147.2 Km in 3h49′47″, alla media di 38.43 Km/h. Ha preceduto allo sprint la connazionale Marianne Vos (Team Jumbo-Visma) e la belga belga Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime)- Miglior italiana Chiara Consonni (UAE Team ADQ), 4°. La Kopecky è ancora maglia gialla con 55″ sulla tedesca Liane Lippert (Movistar Team) e 1′05″ sulla sudafricana Ashleigh Moolman-Pasio (AG Insurance – Soudal Quick-Step). Miglior italiana Elisa Longo Borghini (Lidl – Trek), 5° a 1′05″
ETHIAS – TOUR DE WALLONIE
L’italiano Filippo Ganna (INEOS Grenadiers) si è imposto nella terza tappa, circuito a cronometro di Mons, percorrendo 37.2 Km in 38′01″, alla media di 51.609 Km/h. Ha preceduto di 8″ il britannico Joshua Tarling (INEOS Grenadiers) e di 30″ il britannico Connor Swift (INEOS Grenadiers). Ganna è tornato leader della classifica con 18″ su Tarling e 40″ su Swift
PRUEBA VILLAFRANCA – ORDIZIAKO KLASIKA
L’elvetico Marc Hirschi (UAE Team Emirates) si è imposto nella corsa spagnola, circuito di Ordizia, percorrendo 165.9 Km in 3h49′34″, alla media di 43.36 Km/h. Ha preceduto di 3″ l’irlandese Ben Healy (EF Education-EasyPost) e di 24″ lo spagnolo Juan Ayuso (UAE Team Emirates). Miglior italiano Diego Ulissi (UAE Team Emirates), 6° a 25″.
MEMORIAŁ ANDRZEJA TROCHANOWSKIEGO
Il belga Timo Kielich (Alpecin-Deceuninck Development Team) si è imposto nella corsa polacca, circuito di Zdunowo, percorrendo 143.5 Km in 4h28′57″, alla media di 41.673 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Florian Sénéchal (Soudal – Quick Step) e l’italiano Simone Consonni (Cofidis). Kielich è il nuovo leader della classifica con 4″ sul belga Arnaud De Lie (Lotto Dstny) e sull’italiano Filippo Ganna (INEOS Grenadiers)
TOUR DE FRANCE 2023: LE PAGELLE DE ILCICLISMO.IT
luglio 25, 2023 by Redazione
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Appena terminata l’edizione n° 110 ecco le pagelle del secondo Tour de France targato Vingegaard
JONAS VINGEGAARD: La prima volta non si scorda mai, ma la seconda è sempre la più difficile. Il danese partiva da favorito rispetto allo scorso anno e con tanta pressione addosso: nonostante ciò vince questa edizione del Tour de France in maniera netta, perentoria. Arriverà a Parigi con più di 7 minuti su Pogacar e con la vittoria nella cronometro di Combloux che resterà negli annali della corsa francese, uno dei suoi massimi capolavori. VOTO 9,5
JASPER PHILIPSEN: Il velocista belga è il re delle volate nel Tour de France 2023. Ben quattro le vittorie conquistate in terra transalpina, altre due sfiorate e in più la Maglia Verde di leader della classifica a punti. Tour da ricordare in casa Alpecin. VOTO: 8
SEPP KUSS: Lo scalatore americano è l’uomo in più della Jumbo Visma, team chge ha raccolto 6 grandi giri tra il 2019 e il 2023: tre Vuelte, un Giro e due Tour. Sempre presente quando la strada sale e c’è da lavorar sodo. VOTO 8
TADEJ POGACAR: Reduce dal brutto infortunio subito alla Liegi lo sloveno combatte come un mastino fino al Col de la Loze, sul quale crolla pesantemente. Corridore sempre spettacolare, nonostante i due mesi di inattività riesce a chiudere sul secondo gradino del podio e a trionfare nelle tappe montane di Cauterets-Cambasque e Le Markstein. VOTO 7,5
FELIX GALL: Il corridore austriaco sboccia in questo Tour de France correndo in modo propositivo, centrando una top ten in classifica generale e la vittoria nel tappone di Courchevel. Una delle sorprese più belle in questa edizione della Grande Boucle. VOTO: 7,5
ADAM YATES: Senza tante pressioni riesce a lavorare per il capitano Pogacar e a salire sul gradino più basso del podio. Spettacolari i duelli col gemello Simon, sia in alcune tappe (come a Bilbao, dove trionfa e conquista la prima maglia gialla), sia che nella classifica generale. VOTO 7
CARLOS RODRIGUEZ: Il corridore della Ineos tiene alta la bandiera del team britannico terminando al quinto posto in classifica generale nonostante le cadute. Ciliegina sulla torta la vittoria a Morzine. A ventidue anni è un mastino dal futuro roseo. VOTO 7
PELLO BILBAO: Con Landa lontano in classifica diventa il leader della Bahrein. Lotta per la classifica e raccoglie un buon sesto posto con la vittoria nella tappa di Issoire da conservare gelosamente nel cassetto dei ricordi. VOTO: 7
KASPER ASGREEN e MATEJ MOHORIC: Da due ciclisti talentuosi come loro si ci aspetta sempre qualcosa e loro non tradiscono mai le attese vincendo una tappa a testa. VOTO: 7
SIMON YATES: Lotta per il podio ma lo perde per per un minuto e mezzo. Riesce, però, ad infiammare il Tour grazie ai duelli con il gemello Adam. VOTO: 6,5
GIULIO CICCONE: Il nostro corridore abruzzese riporta in Italia la Maglia a Pois. Era dai tempi di Claudio Chiappucci che un italiano non vinceva la classifica scalatori, leadership conquista fuga dopo fuga, montagna dopo montagna. VOTO: 6,5
MATHIEU VAN DER POEL: Il treno olandese della Alpecin Deceuninck è l’arma in più per Philipsen, una freccia nel treno che non lascia scampo a nessuno. VOTO: 6,5
JORDI MEEUS: Il ciclista della Bora riesce a timbrare il cartellino nella sfilata parigina, ottimo risultato per lui. VOTO: 6,5
MADS PEDERSEN: Il danese è un vero combattivo, prende una vittoria e tanti piazzamenti, sempre a correre su più terreni. VOTO: 6,5
VICTOR LAFAY: Il francese è la prima sorpresa del Tour de France, mentre i big si guardavano lui trionfava a San Sebastian. VOTO: 6,5
ION IZAGIRRE: Non vinceva una tappa al Tour de France dal 2016, ci riesce a Belleville-en-Beaujolais facendo gioire una Cofidis protagonista in patria. VOTO:6,5
MICHEL WOODS: A trentasei anni riesce ancora a vincere una tappa nella Grande Boucle. Il canadese dosa bene le forze e riesce a raccogliere il massimo col minimo sforzo. VOTO: 6
JAI HINDLEY: Il vincitore del Giro d’Italia 2022 finisce il Tour de France lontano dal podio. Timbra il cartellino con una vittoria a Laruns, ma per la classifica generale le distanze sono lunghissime e si ci aspettava qualcosa di più dall’australiano. VOTO: 6
DAVID GAUDU: La squadra era stata costruita su di lui, con polemiche annesse per aver lasciato a casa Démare, eppure non va oltre al nono posto a ben 23 minuti dalla Maglia Gialla. Lontano anche dal vincere una tappa, per lui un Tour de France insufficiente. VOTO 5,5
ALBERTO BETTIOL: Prova solo una volta ad entrare nella fuga di giornata ma non combina nulla. A Glasgow potrebbe giocare da prima punta, ma i segnali arrivato dal Tour sono poco incoraggianti. VOTO: 5
BINIAM GIRMAY: Ce lo aspettavamo più combattivo e presente in qualche finale di tappa adatto alle sue caratteristiche, invece corre un Tour de France sottotono. Fa lavorare l’Intermarché più giorni ma di stoccate nessuna. Solo un terzo posto conquistato nella tappa di Bordeaux. VOTO: 5
MIKEL LANDA: Il basco esce subito di classifica perdendo i gradi di capitano in casa Bahrain Victorious. Cerca e trova la fuga in diverse occasioni, non riuscendo mai ad azzeccare la stoccata decisiva. Per lui il miglior risultato è il quinto posto nella tappa di Saint-Gervais Mont Blancx, troppo poco. VOTO: 5
THIBAUT PINOT: L’esperto corridore transalpino non riesce a centrare nessun obiettivo, non lotta per la Maglia Gialla o una top ten in classifica generale, non va vicino a vincere una tappa ed è lontano anche dalla vetta della classifica degli scalatori. VOTO: 5
JULIAN ALAPHILIPPE: Il fuoriclasse francese attacca e partecipa più volte nelle fughe di giornata, purtroppo la gamba non è più quella di qualche anno fa e di risultati nemmeno l’ombra. VOTO: 4,5
Luigi Giglio
24-07-2023
luglio 24, 2023 by Redazione
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TOUR DE FRANCE FEMMES
La tedesca Liane Lippert (Movistar Team) si è imposta nella seconda tappa, Clermont-Ferrand – Mauriac, percorrendo 151.7 Km in 4h13′43″, alla media di 35.875 Km/h. Ha preceduto allo sprint la belga Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime) e l’italiana Silvia Persico (UAE Team ADQ). La Kopecky è ancora maglia gialla con 49″ sulla Lippert e 59″ sulla sudafricana Ashleigh Moolman-Pasio (AG Insurance – Soudal Quick-Step). Miglior italiana Elisa Longo Borghini (Lidl – Trek), 7° a 59″
ETHIAS – TOUR DE WALLONIE
Il belga Timo Kielich (Alpecin-Deceuninck Development Team) si è imposto nella terza tappa, Thuin – Mont-Saint-Guibert, percorrendo 186.8 Km in 4h28′57″, alla media di 41.673 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Florian Sénéchal (Soudal – Quick Step) e l’italiano Simone Consonni (Cofidis). Kielich è il nuovo leader della classifica con 4″ sul belga Arnaud De Lie (Lotto Dstny) e sull’italiano Filippo Ganna (INEOS Grenadiers)
TDF FEMMES: NELLA SECONDA TAPPA SUCCESSO DELLA LIPPERT. KOPECKY, SECONDA, ANCORA IN GIALLO
La seconda tappa del Tour de France femminile ha visto la volata di un gruppo forte di una decina di unità. Successo per la tedesca Liane Lippert sulla maglia gialla Lotte Kopecki. Terza Silvia Persico.
Da Clermont-Ferrand a Mauriac il Tour de France Femmes ha continuato a dipanare il suo tracciato con la seconda tappa, una frazione animata da qualche fuga ma che alla fine ha visto “le prime della classe” andarsi a giocare il successo di giornata. La presenza di un GPM a soli 1400 metri dal traguardol ha alzato la tensione agonistica, portando il gruppo delle migliori a tarpare le ali a tutte quelle che nei tratti precedenti avevano provato ad avvantaggiarsi.
Dopo l’ultimo GPM di giornata, quello della Côte de Trébiac che ha visto transitare per prima l’elvetica Marlen Reusser (Team SD Worx – Protime) sull’italiana Elisa Longo Borghini (Lidl – Trek) e sulla polacca Katarzyna Niewiadoma (Canyon//SRAM Racing), si è arrivati ad uno sprint a ranghi ridotti con la la maglia gialla Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime) intenzionata a fare il bis dopo aver vinto ieri la prima tappa. Più veloce della belga, però, è stata la campionessa nazionale tedesca Liane Lippert (Movistar Team), mentre terza e prima delle italiane si è piazzata Silvia Persico (UAE Team ADQ). Undicesima ha terminato la Longo Borghini, ultima del gruppetto giunto alle spalle della vincitrice e che a sua volta ha preceduto di 4″ le immediate inseguitrici.
In classifica generale nulla è cambiato per la leadership, mentre fanno un interessante salto in avanti la Lippert (ora seconda a 49”), la russa Tamara Dronova-Balabolina (Israel Premier Tech Roland), la danese Cecilie Uttrup Ludwig, la Niewiadoma e la Longo Borghini, tutte classificate con 59″ di ritardo dalla maglia gialla.
Domani la terza tappa porterà il plotone da Collonges-la-Rouge a Montignac-Lascaux in147.2km. Il percorso presenta continui saliscendi, ma con gli ultimi 12 km saranno pianeggianti. È facile ipotizzare una condotta di tappa simile a quella odierna con qualche tentativo dalla lunga distanza nelle prime fasi di gara, animate anche da chi lotta per la maglia a pois considerato i quattro GPM che si dovranno affrontare. Il finale, invece, dovrebbe favorire il primo, vero arrivo in volata.
Mario Prato

La volata a ranghi ridotti che ha deciso le sorti della seconda tappa del Tour femminile (foto AFP)
A PARIGI SOFFIA LA BORA. VINGE MAGLIA GIALLA E CALICE NERO!
Finisce un bel Tour con un retrogusto amarognolo di illusioni perdute.
Philipsen non batte il cinque, è lui il battuto, per la seconda volta in questo Tour su sei sprint di gruppo dove, quando non è stato primo, alla peggio ha fatto secondo. Maglia verde incontrastata per il velocista dominante in un’epoca di sprinter un po’ spenti, come peraltro è pure un po’ spento il nuovo tono cromatico che contraddistingue il leader della classifica a punti. Philipsen è più che uno sprinter, l’abbiamo visto potente nelle classiche del Nord sia in proprio vincendo gare di blasone come De Panne o lo Scheldeprijs, sia a supporto di van der Poel, che qui di converso, fra malanni e concentrazione rivolta al Mondiale agostano, ha ricambiato alla grande il favore, guidando magistralmente il compagno nelle melée massive dei tanti arrivi piatti. Ha pure due quarti posti, il buon Philipsen, nelle due tappe rocambolesche della terza settimana in cui i fuggitivi ci hanno regalato parecchie emozioni, pur su un terreno, appunto, assai amico alle ruote veloci. È andata bene, benissimo, così, per evitare un’indigestione di volate che il percorso pareva rendere quasi inevitabili. Anche perché gli Alpecin oltreché potenti vi apparivano via via anche sempre più prepotenti, fino a rasentare il fastidio in chi guarda ma soprattutto nel resto del peloton.
Inevitabile è invece la volata parigina, va da sé, dopo le “fughe” iniziali a titolo di parata per gli uomini in maglia (gialla per Vingegaard, bianca per Pogacar, a pois per il bravissimo Ciccone e, come detto, verde per Philipsen), dopo i brindisi e le sceneggiate assortite. Poche tutto sommato le iniziative volte a rovesciare l’ovvio copione, fra esse va segnalata quella, stavolta non meramente scenografica, di Pogacar in persona, stoppato però dalla Jumbo-Visma con un van Hooijdonk nelle vesti di fastidioso stopper; sembrano volerci credere, su questo allungo protratto, bei nomi quali Bettiol, Kwiatkowski, Skjelmose, Lampaert, Wright… ma alla fine dei conti il cumulo di volponi talentuosi, come spesso succede, è la rovina della fuga stessa, che non prende il largo e ai meno trenta è già neutralizzata. Più convenzionale, nonché sostanzialmente innocuo, il successivo tentativo di Frison, Oliveira e Clarke, mera transizione verso lo sprint. Groenewegen lancia lunghissimo con Pedersen, mentre van der Poel appariva appannato (che ci attendiamo fra due settimane sotto l’arcobaleno di Glasgow? Contro un Van Aert i cui doveri paterni si sono sovrapposti alla perfezione con un ritiro classico stile Vuelta, di quelli in cui il GT spagnolo risulta, ritirandosi all’inizio della terza settimana, il trampolino perfetto per il Mondiale, quando tenuto in date autunnali standard). Il più destro di tutti è Jordi Meeus, ancora giovane atleta del Bora, lui pure uomo da Nord più che missile di massa, agile nel saltare sulla scia dei tentativi di anticipare e poi solido nel reggere al rientro di Philipsen.
Torniamo al brindisi. Iconica l’immagine di Vingegaard che levanta il calice alla telecamera: la trovata del team olandese è optare per un calice nero, in modo da far pendant con la maglia gialla del leader per comporre l’abbinamento di colori che già caratterizza la divisa delle laboriosi api Jumbo. Il risultato è perturbante. Gotico danese in puro stile Blixen. Ghigno di labbra violacee (…pare sia l’immarcescibile succo di barbabietola rossa già celebrato da tutte le icone del ciclismo, da Ferrari a Ghislain Lambert al Team Sky!). Cinema vampiresco da “Lasciami entrare”. Casualità inconsapevole o sfida sfacciata e deliberata? Difficile a dirsi, ma quel che è certo è che il comportamento spietato del team olandese ha ghiacciato il sangue e svuotato la linfa a un Tour che era stato a lungo esplosivo, travolgente, eccitante. Van Hooijdonk sulla ruota di Pogacar che irrompe sui Campi Elisi. Le stesse sensazioni avevano infiltrato la peraltro appassionante tappa del sabato, tutta tesa fra un atteggiamento di Vingegaard improntato alla prudenza e al controllo, da un lato, e, dall’altro lato, dal malcelato desiderio del danese di prevalere su Pogacar per la vittoria di tappa, sublimatosi in una goffa e malriuscita volatina. La tappa è stata bella, certo, ma ancor più bella sarebbe stata se, qualora Vingegaard davvero ambiva alla vittoria, la maglia gialla ci avesse regalato uno scontro a viso aperto, tanto più che, con il vantaggio abissale accumulato, il rischio di un approccio più arrembante era sostanzialmente nullo: un ultimo, autentico duello all’arma bianca con il rivale ormai più che sconfitto.
Questo il dubbio e lo spettro che si insinuano come un’ombra lungo le intere tre settimane di Tour, comprese le prime: il duello a cui abbiamo assistito è stato autentico, o è stato un calcolo? Non si tratta qui di saltare ad altro genere di insinuazioni, del tutto fuori luogo in questa sede, bensì semplicemente di comprendere quale sia stato il significato di quanto accaduto sulla strada, prima e dopo, ma il tutto alla luce della folgorante cronometro di Domancy.
Il ciclismo è sport ermeneutico. La verità, l’aletheia, il disvelamento è ciò che accade nel ciclismo. Ci sono allenamenti, ciascuno per conto proprio, e si arriva alla gara con la prima grande domanda sullo stato di forma. Dopodiché tutto è comprendere quanto forte sia davvero il rivale, quali siano le gerarchie. Una sola tappa non esaurisce il dubbio. Quali le condizioni? Chi si è trattenuto? Chi si è spremuto? Le domande appassionano i tifosi di ciclismo, ma sono le stesse che si pone ogni atleta sui rivali, e talvolta, non di rado, perfino nel ciclismo scientifico, anche a proposito di se stesso o se stessa.
Ciò che avvelena questo Tour è il caos interpretativo: forse, in piccola misura, è stato perfino il tarlo che ha roso le gambe di Pogi sulla strada del Col de la Loze. La crono ci ha restituito un atleta enormemente superiore a tutti gli altri contendenti per la tappa o per la generale, come ben già si sapeva: Pogacar. E un altro atleta a propria volta enormemente superiore a Pogacar. La sfida a cui avevamo assistito, con i reciproci affondi sul Marie Blanque o verso Cauterets, con i braccio di ferro vibranti sul filo dei secondi scalando il Puy-de-Dome o il Joux Plane, tutto questo si ribalta in una sproporzione di forze fisiche, di mera erogazione di potenza, che proietta Vingegaard su un altro livello competitivo rispetto a Pogacar. E dunque? Vingegaard si era trattenuto scientemente per non bruciarsi? Pogacar si è consumato come un Icaro scavando nel fondo del suo fisico per trovare le energie necessarie a reggere alla pari una sfida che era in realtà dispari e sovrumana? Si è trattato di una beffa crudele ai danni delle guance rosee e delle ciocche ribelli che esibisce il principe del ciclismo a tutto tondo, il cui sguardo si faceva sempre più spiritato e febbricitante scontro dopo scontro? I Vosgi ci hanno lasciato senza risposte. Vingegaard rivela che aveva programmato dal novembre scorso un doppio appuntamento, Tour e Vuelta, con un apprezzabile prurito froomiano. Ma sarà vero? Questo Tour era allora programmaticamente impostato al risparmio, fatta salvata quella fiammata di mezzora più vicina agli 8 che ai 7 watt per kg, numeri mai visti nella storia del ciclismo? La perplessità sale come una marea. Che supereroe si nasconde nella figura gracile e pallida del danese? Tornerò per il terzo, dice Vingegaard. La maglia gialla ha solo certezze, le domande restano aperte per Pogacar e per tutti gli altri, spettatori e spettatrici compresi.
Gabriele Bugada

Il podio del Tour 2023 (Getty Images Sport)